Colore al carcere di Bollate
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Colore al carcere di Bollate
informazioni per la stampa Milano, 10 giugno 2008 Il valore sociale del colore: la prima applicazione in un istituto di pena Colore al carcere di Bollate ------abstract---------------------------------------------------------------------------------------Un intervento di riqualificazione cromatica basato sullo studio dell’effetto dei colori sulla percezione del tempo. Che non è puramente decorativo, ma indirizzato a migliorare l’estetica dell’esterno, spezzando con una policromia estrema l’ortogonalità della “gabbia”. E la vivibilità complessiva, e quindi la qualità della vita, degli ambienti interni dedicati agli operatori della polizia penitenziaria. Un’iniziativa no-profit del color consultant Massimo Caiazzo, volta ad estendere i benefici della rivoluzione cromatica anche a luoghi che ne sono sempre stati esclusi. Progetto che è sicuramente il primo in Europa (e forse del mondo: non si hanno al momento notizie d’iniziative simili in Nord America o Asia), con queste caratteristiche. -------------------------------------------------------------------------------------------------------Il colour consultant, Massimo Caiazzo e la Direzione della Seconda Casa di Reclusione di MilanoBollate, sono lieti di annunciare il termine dei lavori di “riqualificazione cromatica” dell’esterno e di alcuni locali interni dell’istituto di Bollate. I rinnovati locali saranno inaugurati ufficialmente il giorno 24 giugno, martedì, alle ore 16, presso la Seconda Casa di Reclusione di Milano-Bollate, via Cristina Belgioioso 120, Milano. L’idea - Il progetto di riqualificazione “Colore a Bollate”, è nato l’autunno scorso da un’idea di Massimo Caiazzo e Carlo Zanda impegnati da tempo in un progetto su “Il valore sociale del colore” con l’obbiettivo di “studiare, progettare e realizzare soluzioni che, utilizzando le potenzialità del colore, contribuiscano a migliorare la qualità della vita di quei luoghi che in questi anni sono stati esclusi dalla rivoluzione cromatica di cui hanno beneficiato, per esempio, i centri storici delle città d’arte, il design, la moda eccetera”. Con queste premesse si sono rivolti alla Direzione della Seconda Casa di Reclusione di MilanoBollate, nella persona della dottoressa Lucia Castellano, per proporre un intervento all’interno e all’esterno della casa circondariale di Bollate, volto a migliorare la vivibilità degli ambienti che più ne avevano bisogno, in primo luogo le zone comuni destinate alla Polizia Penitenziaria. Il progetto ben si inseriva negli obiettivi programmatici che la direzione del carcere di Bollate indicò al momento della inaugurazione (dicembre 2000) della casa di reclusione, proponendosi di coniugare in modo innovativo massima sicurezza e rispetto della persone: detenuti, guardie o famigliari, specie se bambini. Quindi grazie all’appoggio della direzione del carcere nel mese di settembre è partito l’intervento con l’individuazione e i primi contatti con lo sponsor tecnico. I lavori veri e propri sono iniziati nel mese di febbraio 2008. Si è trattato di un intervento non semplicemente decorativo (“per dare colore, per fare allegria”, come si suol dire), ma basato su osservazioni scientifiche che tengono conto delle componenti che concorrono a determinare il cosiddetto “clima cromatico”, in modo da realizzare un equilibrio ottimale tra luce (sia naturale che artificiale) e colore. E questo, per dar vita (senza abbattere o spostare muri) ad ambienti equilibrati e meglio finalizzati al loro uso. In altre parole non si trattava di decorare gli ambienti ma di studiare e realizzare soluzioni per ottenere un clima cromatico armonico e un sistema d’illuminazione efficace che fosse anche d'aiuto alla fatica di un lavoro di grande responsabilità. I protagonisti - Il progetto è stato realizzato grazie a un modello di cooperazione tra tutti i vari soggetti coinvolti al fine di ottimizzare la ricerca e l’uso delle risorse. Quindi in primo luogo grazie un filo diretto con la Direzione del carcere che ha messo a disposizione esperienza e conoscenza del contesto in cui si operava. In secondo luogo, valorizzando le risorse umane presenti: il lavoro è stato infatti eseguito da una “squadra” composta da cinque detenuti volontari, coordinata da un assistente della polizia penitenziaria, Walter Raso, e con l’indispensabile collaborazione del geometra Francesco Mangino e di Stefano Buro che ha realizzato i rendering del progetto. Tutte le fasi della realizzazione del progetto sono state documentate fotograficamente da Gianpaolo Finizio - endstart photography in una sorta di diario di bordo presto disponibile anche in versione video a cura di Peppe Bellucci. E infine, con l’intervento di un professionista del colore come Massimo Caiazzo, che ha dato organicità al progetto, ispirando e coordinando le scelte delle tonalità e dei materiali. Il lavoro di riqualificazione non ha avuto nessun impatto sui bilanci della pubblica amministrazione, grazie alla scelta di Massimo Caiazzo e Carlo Zanda di offrire gratuitamente la loro consulenza. E alla sponsorizzazione di un operatore privato, la Sikkens - leader nella produzione di pitture e vernici e da tempo impegnato nella ricerca di nuove applicazioni della “risorsa colore” - che ha fornito senza oneri per l’amministrazione penitenziaria tutti i materiali utilizzati. L’intervento - L’area interessata all’intervento comprende, oltre alle facciate esterne dell’edificio, i locali posti all’ingresso dell’istituto in via Belgioioso (dove avviene il controllo dei documenti e il primo filtro delle persone in visita) e anche parte della palazzina che funge da caserma e alloggi per gli agenti di polizia penitenziaria. In particolare i locali adibiti ad alcune fondamentali attività collettive: bar, ristorante, sala conferenze e altro. Un’area d’importanza strategica per determinare la qualità della vita degli agenti, perché è qui che comincia la loro giornata di lavoro ed è qui che trascorrono il loro tempo libero. Gli spazi destinati agli operatori del carcere sono stati indicati proprio dalla dottoressa Castellano come più bisognosi di un intervento volto a migliorarne la vivibilità. - L’esterno - L'elemento colore può essere una risorsa insostituibile per la valorizzazione e il recupero del territorio, perché non solo produce associazioni di stati d'animo e d’impressioni sia soggettive che oggettive, ma influenza anche la nostra idea di volume, di peso, tempo e rumore. Per l’esterno della casa circondariale la problematica da risolvere era l’eccessiva ortogonalità delle facciate dell’edificio: una struttura massiccia rivestita di cemento che richiama l’idea di una fortificazione, mentre l’ortogonalità, la “griglia” della struttura evoca inevitabilmente il concetto di gabbia, di carcere come luogo di pena e non di riabilitazione. Questa "deprivazione sensoriale" visiva e cromatica si coniuga con gli stati emotivi dell'osservatore (spesso inconsapevole), finendo per condizionarne l’umore, la motivazione, la psiche. Il modo meno invasivo e più economico per interrompere questa ortogonalità, per spezzare le linee della gabbia, è stato individuato in una soluzione policroma. Che avrebbe interrotto il grigio modulare della struttura spezzandolo in un universo di tinte diverse. Per avere il minimo impatto economico sul progetto si è deciso di intervenire solo sulle cornici delle finestre e sulla tettoia-pensilina che circonda gli edifici, per le quali Caiazzo ha studiato una tavolozza di ben 18 colori tutti diversi (vedi palette allegata). - Gli interni - L'identità cromatica del contesto degli edifici della casa circondariale di Bollate esprimeva una certa disorganicità che sottolineava il contrasto tra il "dentro" e il "fuori". E anche all'interno del carcere stesso, si avvertiva una forte contrapposizione tra gli spazi a disposizione del personale penitenziario, che risultavano penalizzati da una evidente carenza stimoli visivi, e quelli destinati alla detenzione in cui la presenza dei murales realizzati dai detenuti nei corridoi da cui si accede alle celle, introduce a una dimensione cromatica meno spersonalizzante. Per arginare la neutralità di questi ambienti è stato quindi necessario formulare un progetto colore volto a ristabilire l'equilibrio visivo, studiato con cura per contrastare innanzitutto le grigie monocromie (che troviamo nella maggior parte degli uffici, ospedali, scuole e strutture pubbliche in generale) che pregiudicano il benessere e l’utilizzo equilibrato delle capacità umane. In generale, un buon progetto si riconosce immediatamente quando i colori non sovrastano l’osservatore, ma generano un clima naturale armonico e continuamente cangiante. Luce e colore sono determinanti per ottenere un rapporto bilanciato tra contenuto e forma: la loro combinazione deve rendere armonici gli ambienti, facilitando le azioni quotidiane. La rifrazione della luce è infatti direttamente proporzionale al grado di opacità o lucidità delle superfici: la scelta delle vernici e della loro finitura è importantissima per calibrare il contrasto di superficie che, interagendo con la sorgente luminosa (naturale e artificiale) esalta i diversi gradi di matericità del colore. Calibrando adeguatamente colore e luce è quindi possibile creare l'atmosfera più adatta a ogni momento della giornata. Nel dettaglio il progetto è tutto giocato sul rapporto tra colore e stima del tempo: i colori caldi infatti tendono ad accelerare la percezione del tempo, mentre i colori freddi la rallentano. Per ottenere un risultato estetico "sorprendente" a costi di realizzazione contenuti, si è agito per zone, procedendo ad una suddivisione modulare delle superfici di ciascun ambiente. Per il corridoio è stata utilizzata una sequenza che passa da un’atmosfera cromatica calda a una più fredda (effetto anamorfico), per realizzare (anche grazie all’illuminazione) un contesto cangiante con ombre colorate, studiate per non essere invasive. L’illuminazione è stata realizzata con speciali lampade “Biolight” che riproducono la luce solare e permettono anche lo fotosintesi clorofilliana, in modo da poter disporre anche all’interno di florescenze meno tradizionali, restituendo inoltre una luce molto simile a quella solare che rende tutto il contesto molto più “naturale” e quindi vivibile. Per lo spaccio e la mensa nella zona dedicata alla polizia penitenziaria, invece, l’intervento richiama volutamente le atmosfere e le tonalità delle vecchie case e latterie della zona lombarda ed è tutto giocato sulla sovrapposizione e il contrasto delle tinte che devono creare un rapporto equilibrato della percezione della stima del tempo, che in questo caso deve essere più dilatato possibile, in quanto ci troviamo in un luogo deputato al consumo di cibi e bevande degli operatori. Le pareti sono state quindi realizzate con una “boiserie-cromatica” bicolore. Per la parte inferiore delle pareti è stata utilizzata una tonalità pervinca chiaro: un colore freddo che ha però grazie alla componente rossastra proietta un ombra calda. La parte superiore, invece, è in colore bianco-avorio, molto più caldo. Infine per il soffitto-cielo è stato scelto un bianco cromatico con ombre celesti. Infine per la sala convegni è stata scelta una tonalità di rosso fragola, un colore incluso in una gamma di toni molto utilizzati per esempio nei teatri perché considerati "attivi" capaci cioè stimolare l'attenzione e la socialità dando la sensazione che il tempo libero trascorra velocemente. In definitiva la formulazione della tavolozza colori riassume in termini estetici l'intento di offrire una dimensione abitativa, lavorativa di qualità, capace di coniugare armoniosamente l'attenzione verso all'ambiente e il benessere delle persone che lo vivranno. L’uso cosciente e accurato del colore e della luce artificiale è un indice di qualità della vita, un’espressione di armonia. Un elemento che dovrebbe essere imprescindibile quando si vogliono progettare ambienti equilibrati, sereni e meglio finalizzati al loro uso. I colori utilizzati, forniti da Sikkens azienda certificata Iso 9001, sono a bassa valenza di sostanze volatili (COV), dannose per la barriera di ozono e per la salute delle persone. Massimo Caiazzo desidera ringraziare per la preziosa collaborazione anche: Armando Fagotto, Emanuela Elli, Laura Savini, Gianni Cozzi, Angelo Ianno, Rubina Guardiani, Valeria Regazzoni, Luca Loriente, Aldo Berton e William di Egoluce, Sandra Laudato. Versione digitale dei testi e delle immagini del progetto: www.massimocaiazzo.com/carcerecolori Per ulteriori informazioni: Massimo Caiazzo viale Bligny 26, 20135 Milano T. 02 583 011 69/ 02 49457758 M. 335 592 77 37 - Fax 02 36560250 [email protected] Ufficio Stampa Lorenzo Di Palma 347 827 00 42 [email protected] informazioni per la stampa Milano, 10 giugno 2008 Massimo Caiazzo Nato a Napoli nel 1966, vive e lavora a Milano. Lo studio della "nuova percezione del suono e del colore" è il filo conduttore del suo lavoro, caratterizzato spesso anche da una certa ironia esistenziale. Il suo eclettismo professionale e artistico, improntato alla contaminazione tra le diverse discipline, ha trovato spazio anche in campo industriale dove è consulente d'importanti aziende. Dal 2003 è Docente di tecniche grafiche speciali e cromatologia presso il l’Accademia "Cignaroli" di Verona e di corsi di approfondimento sul colore nella progettazione presso la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) e Domus Academy di Milano Dopo il Master in grafica cinetica all’Istituto Europeo di Design, dal 1991 collabora con Atelier Mendini, dove si occupa di colore, progetti editoriali, decori e immagini per Swatch, Alessi, Biscazza e per molte manifestazioni internazionali. Nel ’92 disegna, "Swatch the People", l'orologio che celebra i 100 milioni di Swatch prodotti, esposto al Beaubourg di Parigi. Suoi lavori sono presenti anche al Museum fur Kunst und Gewerbe di Amburgo e al Museé de la Publicité del Louvre a Parigi. Nella sua attività di Colour Consultant, dal ’94 ad oggi, ha sviluppato studi cromatici in diversi settori: nautico, automobilistico (palette di colori per Fiat Advanced Design e Lancia, 2003-04), trasporto pubblico (clima cromatico dei nuovi autobus a gas naturale di Verona, 2004), arredo urbano (Napoli, 2001), architettura d’interni (casa e studio di Gianna Nannini a Milano, 2002-2008, Banca Albertini SYZ di via Borgonuovo a Milano, 2008, Cantine Vinanda a Mirabella Eclano 2007), design (elettrodomestici Philips by Alessi e colori packaging Alessi, 1994), moda (collezione cromoterapica "Respira il colore" di Etro) exhibit design (consulente cromatico e sonoro per "Essere ben essere" alla Triennale di Milano, 2000; curatore delle mostre dell'artista-designer Jacopo Foggini, 1997-1999), nell’ideazione di eventi e performance ("Eden: Genesi del colore" al Palazzo delle Stelline di Milano, 1995; "Color is Music", concerti sinestetici con Alma Megretta, Cecilia Chailly 1999), e in ambito artistico (nel 1999 è autore, con Alessandro Mendini di "Biancaneve", scultura ispirata ai sette colori dell'arcobaleno, collezione Future Film Festival). Nel 1993 ha fondato la rivista "Olis – Idee per la Nuova Era" di cui, fino al 1997, è stato editore e direttore artistico, oltre che produttore dei dodici cd di musica internazionale allegati alla rivista. Nel 1994 partecipa all'esposizione "La fabbrica estetica" (La nuova generazione del design italiano) al Grand Palais di Parigi e all'Expo International di Taejon in Corea. Nel 1998 fonda "Collective Intelligence", gruppo interdisciplinare che spazia tra musica e colore. Nel 2004 ha curato il progetto grafico e la selezione degli oggetti per la mostra "Normali Meraviglie" nell’ambito di Genova04, città della cultura europea. Nello stesso anno, per il Festival della Mente di Sarzana, è stato ideatore con Alessandro Mendini dello spettacolo sul processo creativo "Decori Vaganti". Nel 2005 sempre al Festival della Mente di Sarzana presenta il workshop "La nuova percezione del colore" che registra il tutto esaurito. Nel 2006 ha partecipato alla 10° Biennale di Architettura di Venezia, con il suo progetto “Nuovo Paesaggio Cromatico”: un'installazione esperienzale e una scenografia dinamica, sulle relazioni tra colore, percezione artistica e pratica del quotidiano, che ha coinvolto anche musicisti e neuroscienziati. Versione digitale dei testi e delle immagini del progetto : www.massimocaiazzo.com/carcerecolori Massimo Caiazzo viale Bligny 26, 20135 Milano T. 02 583 011 69/ 02 49457758 M. 335 592 77 37 - Fax 02 36560250 [email protected] Ufficio Stampa Lorenzo Di Palma 347 827 00 42 [email protected]