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intervista
Molini con
due secoli di storia
Intervista ad Andrea Valente, Nova S.p.A.
Di: Martina Zambon
D
Parola d’ordine:
miglioramento
qualitativo
del prodotto
supportato
da una
comunicazione
positiva che
ne esalti le
innumerevoli virtù
r Valente, la sua Azienda ha
una tradizione familiare che
affonda le sue radici nel XVIII
secolo. Potrebbe brevemente
sintetizzare la storia di un’Azienda che è diventata una realtà di primo
piano nel panorama molitorio nazionale e
illustrarci l’attuale organizzazione aziendale?
Per più di due secoli, nella nostra famiglia, il
mestiere del mugnaio si è trasmesso ininterrottamente da padre a figlio. La strada del
cambiamento e della crescita fu intrapresa
da mio nonno, dopo i bombardamenti del
1944 che colpirono la città di Asti e rasero al
suolo il molino, all’epoca situato sul fiume Tanaro, in prossimità del ponte ferroviario. Per
lui famiglia e molino erano inscindibili, anzi
proprio il molino rappresentava da sempre la
struttura di riferimento dell’unione familiare.
Fu determinato nel ricostruire altrove l’attività, insieme ai cinque figli. Con altrettanto spirito imprenditoriale, mio padre e mia madre
decisero di proseguire in proprio, rilevando
un impianto già esistente. Diedero impulso
alla produzione, raddoppiarono la potenzialità e con il loro esempio riuscirono a trasmettere a me e a mia sorella Anna la stessa
passione. Tramite alcune acquisizioni mirate
raggiungemmo quella massa critica necessaria per poter concentrare la produzione
in un unico sito idoneo alle nuove esigenze
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Andrea Valente, Nova S.p.A., consigliere Italmopa della Sezione Frumenti a Tenero
In queste pagine alcune immagini, in esterni e in interni degli impianti di Nova
del mercato ed adeguato a porre le basi per
uno sviluppo a lungo termine dell’azienda. Individuammo questo sito ideale nel Comune
di Felizzano, dove già sorgeva un magazzino
generale, dotato di raccordo ferroviario, con
grandi e moderni silos di stoccaggio.
Ricordo che mio padre ne fu entusiasta, sia
per l’ubicazione strategica in quanto al centro
di un’importante zona di produzione di grano
e baricentrica rispetto ai nostri naturali mercati di sbocco, sia perché era in qualche modo
come un ritorno “a casa” sul fiume Tanaro.
Il nuovo impianto di Felizzano è entrato in
funzione nel 2001. Da allora, con una politica
di piccoli passi, abbiamo raddoppiato fatturato e volumi, migliorato le nostre competenze nel settore delle farine di panificazione di
alta gamma, ampliando l’offerta commerciale e il numero delle referenze. Abbiamo
mantenuto due linee di prodotto con i marchi
Molini Valente e Molino Novelli. La nostra at-
tuale organizzazione mette al primo posto la
soddisfazione del Cliente. Perseguiamo qualità, servizio, affidabilità, competenze e miglioramento continuo, grazie al nostro staff
tecnico, commerciale ed amministrativo attento, propositivo e collaborativo. L’impegno
di tutti per continuare a fare meglio è grande.
Siamo oggi una realtà di primo piano e questo lo dobbiamo sicuramente alle scelte
fatte insieme ai miei genitori. Nel mio bagaglio personale di conoscenze, oltre al forte
impulso familiare, è stato importante anche
il confronto aperto avuto con altri imprenditori-mugnai di eccezione ai quali esprimo
gratitudine, Lorenzo Tamburi, Virgilio Gaiero
e Mario Mirone.
L’Italia offre circa 250 tipi di pane tradizionale, con innumerevoli varianti regionali. Quest’offerta straordinaria non è
tuttavia stata sufficiente a frenare la ri-
Le cause sono molteplici: il cambio delle
abitudini alimentari, il consumo dei pasti
fuori casa, l’ampia scelta di sostitutivi del
pane, la crisi economica, l’affermarsi di cucine etniche che non ne prevedono il consumo, ma a mio parere soprattutto l’errata
percezione dei consumatori sull’influenza
negativa di pane e pasta nella dieta.
duzione del consumo procapite del pane,
giunto ormai a livelli preoccupanti. Quali
sono, a suo parere, i principali motivi di
questa disaffezione dei consumatori nei
riguardi di un prodotto da sempre alla
base della nostra civiltà?
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Ritiene che questo trend negativo possa
essere interrotto? Sarebbe preferibile
investire risorse sulla qualità del pane
oppure su una massiccia azione di comunicazione incentrata sulle caratteristiche
nutritive e salutistiche del prodotto?
Se si vuole invertire questo trend e stare al
passo con i tempi la strada è una sola: miglioramento qualitativo del prodotto supportato da una comunicazione positiva che
ne esalti le innumerevoli virtù nutrizionali,
emozionali, nonché gli aspetti di sostenibi-
In senso orario: esterni dei molini Nova, i numeri
dell’azienda e foto di gruppo per i vertici della società
lità, prendendo spunto ed esempio da quanto è stato fatto e si sta facendo in Francia.
Sono necessarie coesione delle categorie
coinvolte e determinazione e la nostra categoria deve essere in prima fila.
La sua Azienda ha recentemente sviluppato accordi di filiera a livello locale. Potrebbe indicarci quali sono le sue aspettative in merito?
Crediamo che costruire e partecipare a
progetti di filiera sia uno degli aspetti innovativi del nostro lavoro. Riuscire a recuperare, coordinare e organizzare le singole
fasi che accompagnano un prodotto dal
campo alla tavola è una sfida impegnativa
che stiamo portando avanti con i diversi
attori protagonisti, con l’obiettivo di saldare sempre di più il legame con il territorio,
seguire con attenzione le pratiche colturali, approfondire i temi della scelta varietale
e dell’impronta che lasciamo nell’ambiente
che ci circonda. Questi temi sono, per me
ed il mio staff, professionalmente stimolanti e le aspettative sono sicuramente di
ulteriore sviluppo. Occorre però tenere
presente che, al di fuori degli accordi di
filiera locali, nazionali o internazionali, l’approvvigionamento si deve sempre poter
muovere in ambito comunitario e extracomunitario alla ricerca dei migliori grani
e anche delle migliori condizioni economiche per poter garantire all’industria alimentare nazionale un prodotto altamente
qualitativo e al tempo stesso competitivo.
Come immagina il futuro dell’Industria
molitoria nazionale?
È un tema su cui si dibatte da tempo e penso
che la strada sia oramai segnata. Il processo
di razionalizzazione e concentrazione anche
se più lento del previsto, è comunque in corso. Non so se rimarranno solo pochi gruppi
di grandi dimensioni, quello che auspico è
sicuramente una crescita dimensionale e
una riduzione del numero degli attori, questo porterebbe all’interno delle aziende un
maggior numero di persone specializzate e
altamente qualificate con le quali costruire
la propria squadra di lavoro migliorando le
performance aziendali. Inoltre permetterebbe di concentrare sforzi e investimenti
verso i vari settori di mercato ai quali ci rivolgiamo, puntando a valorizzare i prodotti,
uscendo dalla sola dinamica del prezzo.
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Ci risulta che Lei sia tifoso del Torino.
Deve essere duro assistere a questo interminabile ciclo di trionfi della Juventus...
La mia passione calcistica risale agli anni
ruggenti del campionato quando squadre
di diverse città e lignaggio riuscivano comunque a competere in campionati equilibrati. Ora il mondo è cambiato e così anche
il calcio è show business, grandi investimenti, grandi vittorie. Tanto di cappello ai
cugini bianconeri, per il momento faccio
una foto alla classifica (oggi Toro + 8 sulla
Juve), ben sapendo che il momento durerà
poco e sperando, come ripete il nostro mister Ventura, che il lavoro, l’applicazione, la
professionalità, il migliorare le conoscenze servano anche a migliorare i risultati e
a potersi confrontare con competitors con
fatturato superiore. Nel calcio come nel
lavoro.