Introduzione al pensiero di Friedrich Nietzsche
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Introduzione al pensiero di Friedrich Nietzsche
Introduzione al pensiero di Friedrich Nietzsche - il concetto di superuomo e le sue interpretazioni - Introduzione. Il Superuomo, o Übermensch, è uno dei concetti filosofici che ha maggiormente influenzato le cultura europea. Il suo ideatore, Friedrich Nietzsche è stato considerato come il precursore del Nazismo, a causa della presenza in alcuni brani di spunti antisemiti, razzisti, e bellicisti. A incoraggiare la visione “nazista” di Nietzsche fu senz’altro la sorella Elisabeth che non esitò a modificare i testi del fratello, ormai folle, per farne il filosofo più prestigioso del Nazismo. Tuttavia, il pensiero nietzscheano è qualcosa di più profondo e complesso, che va al di là di una semplice trasposizione politica delle sue idee, come poteva essere fatto nel caso di Hegel. Quello di Nietzsche è un attacco a tutta la cultura Occidentale, alla crisi di valori che il Positivismo aveva portato, dunque non è neanche interpretabile con il superomismo estetizzante di D’Annunzio. Il concetto di Superuomo. Il Superuomo nietzscheano è colui che rigetta i valori della morale tradizionale, affronta la Morte di Dio e si pone in prospettiva dell’Eterno Ritorno. Secondo Nietzsche, il punto di decadenza a cui è arrivata la nostra società è dovuta alla presenza di tutti quegli idoli, che la civiltà occidentale si è costruita per esorcizzare la sue paure, quali la metafisica, Dio, lo Stato… e attorno i quali si è sviluppata. Il compito del filosofo è quello di far prendere coscienza di questa situazione la società: “Rovesciare gli idoli è il mio mestiere” afferma Nietzsche, indicando la distruzione degli idoli necessaria alla liberazione dell’uomo e alla sua trasformazione in Superuomo, o meglio Oltreuomo. Necessaria al processo di liberazione e di smascheramento è la distruzione della metafisica. L’emblema della metafisica è costituito dal Platonismo che, ponendo il mondo sovrasensibile delle idee come “mondo vero”, ha contribuito ad alimentare negli uomini un desiderio di rinuncia alla vita, vista come “mondo inautentico” e perciò d’intralcio al processo di elevazione per raggiungere il mondo “autentico”. Questa teoria porta ad una scissione dell’uomo che rinuncia alle passioni a favore della razionalità. Il colpevole di ciò è considerato Socrate con la sua “tirannia della razionalità”. Il rifiuto della metafisica porta Nietzsche a rifiutare anche le forme stilistiche attraverso cui essa si esprime, come il trattato. Nietzsche dal canto suo preferisce la formula del racconto evangelico e dell’aforisma dove prevale la critica, l’invettiva: la presunta verità viene subito smascherata. “Perché io faccio con i problemi profondi come un bagno freddo: presto dentro, presto fuori” . Una volta smascherati gli idoli, l’uomo si troverà di fronte un abisso, chiamato Morte di Dio, che farà la differenza tra l’uomo qualunque e l’Oltreuomo: il primo avverte un senso di angoscia di fronte al nulla, che lo porta a costruirsi surrogati di Dio; il secondo ha il coraggio del nulla, una volta scomparsi gli idoli, costruisce una propria tavola dei valori che sia fedele alla Terra ponendosi come fonte di significati e valori. Quindi il nichilismo nietzscheano è solo una fase transitoria necessaria per la trasformazione in Oltreuomo. Una volta affrontata la Morte di Dio, l’uomo deve affrontare “il più abissale dei pensieri”: l’Eterno Ritorno, che potrebbe essere interpretato come la conferma dell’accettazione totale della vita. In altre parole l’uomo potrà dirsi Oltreuomo se accetta pienamente la vita come se dovesse viverla e riviverla in eterno, senza mai pentirsene. Anche qui vi è una demarcazione tra l’uomo e l’Oltreuomo: l’uomo al pensiero di rivivere la propria vita in eterno, sempre nello stesso modo, prova terrore e senso di peso, mentre l’Oltreuomo prova gioia perché accettando la vita pienamente è disposto ed è contento di riviverla in eterno. La Morte di Dio Come abbiamo visto il primo passo per diventare Oltreuomo è affrontare la Morte di Dio. L’annuncio della Morte di Dio è contenuta nella “Gaia Scienza”, nell’episodio dell’uomo folle. Questo episodio narra di un uomo che un mattino si reca al mercato, frequentato per lo più da atei, I con una lanterna accesa gridando che Dio è morto, che siamo stati noi ad ucciderlo. Ciò suscita le risa degli uomini del mercato. In seguito elenca tutte le conseguenze che ne derivano, come il senso di smarrimento.. ottenendo il silenzio e l’attenzione degli spettatori, conclude dicendo che questo avvenimento è ancora in corso e che non è ancora giunto il tempo perché gli uomini ne prendano atto, sebbene siano stati essi stessi a compiere questo gesto. In seguito ripete la stessa orazione nelle chiese, considerate dei monumenti funebri innalzati a Dio, qui viene cacciato. Questo racconto è pieno di significati simbolici e è molto importante per comprendere le conseguenze che comporta la presa di coscienza della Morte di Dio. L’uomo folle è il profeta che all’annuncio della morte di Dio suscita le risa superficiali degli intellettuali atei ottocenteschi che non comprendono cosa significa affrontare la morte di Dio. Per spiegare l’importanza dell’evento utilizza diverse immagini come il bere il mare o lo sciogliere la Terra dal Sole, indicanti il carattere oltre-umano dell’azione, cioè l’assassinio di Dio; mentre il precipitare da tutte le parti è una reazione dovuta al senso di smarrimento che si prova nel momento in cui vengono a mancare i tradizionali punti di riferimento assoluti. La necessità di divenire “dei” anticipa il concetto di Oltreuomo, che come abbiamo visto è colui che sa far fronte alla Morte di Dio, prendendo coscienza dell’inesistenza di certezze metafisiche e ponendosi come fonte di nuovi valori, che non siano universali. La Morte di Dio è dunque il punto di partenza del pessimismo attivo di Nietzsche: posto che non esistono certezze metafisiche assolute, non esistono neanche valori assoluti, l’uomo può dunque costituirsi una nuova tavola di valori, esaltanti la vitalità dionisiaca e caotica del cosmo, che diventa caos, e quindi più fedele alla realtà, per quanto non sia assoluta. La Volontà di Potenza. La Volontà di Potenza di Nietzsche è la forza che muove la vita, la vita stessa. Nietzsche ne parla nel discorso “Della vittoria su se stessi” in “Così Parlò Zarathustra”. In questo discorso Zarathustra dimostra ad alcuni saggi come la volontà di potenza costituisca la base stessa della vita, anche dove vi è abnegazione, rinuncia e amore, la volontà di potenza “Per vie traverse, il debole si insinua nella roccaforte e nel cuore del potente- e vi ruba potenza.” Zarathustra dimostra che tutte le volte che ha incontrato uomini ha sentito parlare della necessità di obbedire e della difficoltà e delle responsabilità che il comandare comporta, giacché anche chi comanda diviene vittima della sua stessa legge. Ma nella volontà di colui che serve ha trovato la volontà di essere padrone, ogni persona infatti riveste la sua volontà di potenza sui più deboli. Zarathustra afferma poi che la vita stessa è un continuo superarsi, potenziarsi, questo viene chiamato volontà di generare e istinto verso lo scopo, verso sempre maggiore altezza, lontananza, varietà: ma tutto questo è sempre volontà di potenza. Anche dove vi è la morte è la vita che immola se stessa per la potenza. Spiega che la volontà di esistere non esiste: poiché chi non esiste non può volere, e chi esiste non può volere esistere perché esiste già: questa volontà si chiama volontà di potenza. Questo concetto, essendo piuttosto vago è facile leggerlo in chiave imperialistica e militarista. L’Eterno Ritorno. L’Eterno Ritorno dell’Uguale è un altro dei concetti filosofici su cui Nietzsche non è stato molto chiaro. Nietzsche rifiuta la concezione lineare, razionale, del tempo, ma recupera la visione ciclica del tempo, secondo questa visione tutto è destinato a ripetersi all’infinito, simboleggiando il caos e l’irrazionalità dell’Universo. Nietzsche enuncia questa teoria in “Così Parlò Zarathustra” nel discorso “la visione e l’enigma”, in cui Zarathustra e il nano che lo accompagna si trovano su un sentiero di montagna di fronte un cartello con la scritta “attimo”, simboleggiante il presente, e due sentieri che nessuno ha mai percorso per intero, perché portano all’infinito, si dipartono, essi rappresentano il passato e il futuro. Zarathustra e il nano parlano del tempo e quando quest’ultimo allude alla visione ciclica del tempo, la scena cambia e Zarathustra ha una specie di visione: c’è un uomo che dorme con un serpente in bocca, Zarathustra cerca invano di toglierlo e alla fine urla all’uomo di mordere la testa del serpente, l’uomo lo fa e alla fine si trasforma in una creatura II ridente. Questo discorso è fortemente simbolico: il pastore, rappresentante l’uomo, può trasformarsi in creatura ridente e superiore, nell’Oltreuomo, solo a patto di vincere il ripugno per l’idea dell’eterno ritorno, il serpente, e lo può fare prendendo una decisione coraggiosa, il morso della testa. Tuttavia, Nietzsche non ci spiega in che cosa consista l’Eterno Ritorno, se è una verità ontologica o se è soltanto un invito a vivere la vita come se dovessimo riviverla in eterno, il dibattito non è ancora concluso. Alessandra Nisticò [email protected] Bibliografia: o “Fare Filosofia” vol. 3, N. Abbagnano, G. Foriero, o “Filosofia e Pedagogia dalle origini ad oggi” vol. 3, G. Reale, D. Antiseri, M. Laeng, Editrice La Scuola, 1986 o “Filosofia” Filosofie contemporanee, tomo 5, M. De Bartolomeo, V. Magni, Atlas, 2001 o “Filosofie e Società 3”, Vegetti, Alessio, Fabietti, Papi, Zanichelli Editore Bologna, 1975 Questo testo è stato scaricato da: http://jacopo.agnesina.it III