Grand Budapest Hotel - Cinema Verdi
Transcript
Grand Budapest Hotel - Cinema Verdi
Cineforum G. Verdi www.cineverdi.it Grand Budapest Hotel CAST TECNICO ARTISTICO Regia Wes Anderson Sceneggiatura Wes Anderson Soggetto W. A., Hugo Guinness Fotografia Robert Yeoman Musiche Alexandre Desplat Montaggio Barney Pilling Costumi Milena Canonero Distribuzione 20th Century Fox Paese Regno Unito 2014 Durata 100’ INTERPRETI E PERSONAGGI Ralph Fiennes M. Gustave Tony Revolori Zero Moustafa, giovane Saoirse Ronan Agatha Bill Murray M. Ivan Edward Norton Henckels Gran Premio della Giuria a Berlino 2014, Golden Globe 2015, e 9 nomination agli Oscar 2015. Riconoscimenti meritatissimi per il capolavoro di Wes Anderson, ma non per questo abbiamo scelto di proporvi il film. É molto raro, nella cinematografia contemporanea, incontrare una storia che sappia essere al contempo una vera e propria “esperienza” visiva e sogno a occhi aperti; surreale e delicata ma anche capace di parlarci della realtà tramite quanto di meno realistico si possa ideare. Una premessa di carattere letterario, anzi due. Il film è dedicato a Stefan Zweig, autore austriaco molto noto negli anni venti e trenta, convinto pacifista, che nel 1933 vide bruciare le sue opere 40° anno 15°° film dal fanatismo nazista (sue le battute iniziali ali dello “Scrittore da Vecchio”). A lui il regista dichiara apertamente di ispirarsi per questo viaggio immaginario e - seconda premessa - vince la difficile sfida di ogni opera di narrazione: quella che il poeta e critico inglese Samuel Taylor Coleridge (1772 (1772-1834) definiva la “sospensione sospensione volontaria dell’incredulità dell’incredulità” del lettore (per noi spettatore) il quale sospende volontariamente la sua incredulità razionale, immergendosi completamente nel mondo fantastico di una storia, purché (ecco la sfida) questa rispetti le regole interne di coerenza e credibilità. Sta lì la magia del racconto, della scrittura e del cinema. Tale “immersione” è un piccolo miracolo della mente umana e qui Wes Anderson dimostra una maestria straordinaria. Ecco perché tutto funziona funziona: «anche la scena più inverosimile, più azzardata, è inserita così perfettamente nella trama attraverso una perfetta scrittura di dialoghi e un’attenta scelta di montaggio da apparire verosimile o comunque così assurdamente geniale da non poter far altro che he ridere e applaudire applaudire». Grand Budapest Hotel è la “summa” del cinema di Wes Anderson, uno dei pochissimi artisti riconoscibili da un’inquadratura, da una smorfia o dal colore con cui dipinge una scena. Una grandiosa e raffinatissim raffinatissima architettura registica registica, fatta di milioni di dettagli meticolosamente studiati e calcolati. Nulla è lasciato al caso, ogni inquadratura è al contempo una splendida fotografia statica che potrebbe benissimo stare a sé, e dimostra la cura maniacale del regista per la simmetria, le geometrie eometrie fisse, i movimenti di Grand Budapest Hotel macchina ortogonali. E ancora, la frontalità dei corpi nelle inquadrature, le carrellate calcolate al millimetro, con traiettorie precise, pulite: in una parola, la perfezione, o se vogliamo l’idea di Cinema precisa, elegante e compiuta di questo regista. E poi i colori. Da quelli sgargianti ai delicati pastelli che ci portano nel sogno, i fondali dipinti, talmente “simulati” da apparire quadro o fumetto ma anche più veri del vero e capaci di regalarci una sensazione di bellezza e di benessere quasi fisico. Questo giovane genio texano, colto, sensibile e raffinato, ci regala (anche) una lezione di cinema. Da Lubitsch a Wilder, passando per Chaplin, percorre circa cinquant’anni di storia, a cavallo delle due guerre mondiali, facendoci rivivere quelle epoche del cinema, a partire dal “formato” dell’immagine. Non si tratta solo di una raffinata scelta tecnico-estetica ma rappresenta una precisa indicazione di senso. Il formato della proiezione cambia tre volte,a seconda dei piani temporali: si inizia con quello quadrato, proprio del film muto del cinema classico, a volte con immagini accelerate, come nelle vecchie comiche (memorabile la sequenza dell’inseguimento sulla neve); c’è l’uso dell’animazione a passo uno, dalla fantastica cremagliera che porta all’Hotel (quasi a segnarne la distanza dal mondo), alle fumettistiche funivie che fanno salire i personaggi sulle vette, fino a giungere al formato di oggi. C’è tutto: dalla commedia al noir, al romanzo d’avventura. Paradossalmente, mi verrebbe da dire che il cinema di Anderson è il più ortodosso che si possa immaginare, sul versante della forma 21 – 22 - 23 - 24 gennaio 2015 tecnica,ma al contempo impossibile da classificare proprio perché libero nella scrittura, capace e consapevole di potersi privare delle regole. Non è soltanto forma, intendiamoci, c’è anche la sostanza. E parecchia. Con il pretesto di una storia classica (in fondo si tratta di un “giallo”, con tanto di delitto e furto di un’opera d’arte, colpi di scena e fughe rocambolesche, in un’immaginaria repubblica dell’est europeo) Anderson ci porta nel Grand Budapest Hotel con le sue mille stanze e gli innumerevoli personaggi. L’hotel del titolo è anche allegoria del Grand Hotel di questo mondo, o della nostra epoca, con le sue stanze popolate da individui strani o privi di scrupoli che riflettono vizi e virtù dell’animo umano. I richiami alla realtà sono chiari, dall’immigrazione al razzismo, dall’arroganza del potere al dramma delle frontiere che per troppo tempo hanno impresso dolore e lutti in tutta Europa. Il cast è stellare: Ralfh Fiennes-Gustave H. in stato di grazia, e perfettamente a suo agio in un ruolo brillante, affiancato dall’esordiente Tony Revolory-Lobby Boy-garzoncello, icona dell’immigrato con un volto che può benissimo essere sudamericano, arabo o ebreo al contempo, e poi una grandinata di star hollywoodiane, capaci di dare il massimo anche in piccoli ruoli. Tutti sopra la giostra visionaria di questa opera d’arte della quale – a prima vista - qualcosa sfugge. Ecco perché alla fine del film viene subito voglia di ricominciare da capo. G. Stefano Messuri [email protected] Cineforum G. Verdi www.cineverdi.it Il regista Wes Anderson nato il 1 maggio 1969 a Houston (USA) 40° anno 15°° film Grand Budapest Hotel L’attore La locandina Ralph Fiennes nato il 22 dicembre 1962 a Ipswich (Regno Unito) Orso d'argento, Gran Premio della Giuria alcuni tra i film più importanti David di Donatello 2014 (2012) Moonrise Kingdom (2009) Fantastic Mr. Fox (2004) Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2001) I Tenenbaum (2013) The invisible woman (2012) Skyfall (1996) Il paziente inglese (1993) Schindler's list Miglior film straniero Curiosità Il film, ambientato in uno Stato immaginario, è stato girato in Germania nella cittadina di Gorlitz in Sassonia. L’albergo non esiste, è un modellino, mentre l’enorme atrio è stato ricostruito negli ex-magazzini della cittadina. Il nome della Repubblica di Zubrowka deriva da una antica marca di Vodka prodotta in Polonia che significa “erba di bisonte”. Nel super-cast (Ralph Fiennes, Adrien Brody, Willem Defoe, Harvey Keitel, Jude Law, Edward Norton e molti altri) non poteva mancare Bill Murray: dal 1996 è stato sempre presente nei 7 film di Wes Anderson. Il prossimo film Premi e riconoscimenti Festival del cinema di Berlino 2014 alcuni tra i film più importanti Oscar 2015 9 Nomination (in attesa della notte del 22 febbraio) Nel sito di recensioni turistiche TripAdvisor è presente un profilo (finto) del Grand Budapest Hotel definito come il miglior albergo della a Repubblica di Zubrowka. Il regista è talmente ossessionato dalla perfezione che prima di girare il film ha realizzato una versione “animata” di tutte le scene, versione rimasta purtroppo privata. Il film, costato circa 30 milioni di dollari ne ha incassato sato più di 170 in tutto il mondo. • • • • • • • • • • • • • • di Ivano De Matteo Italia – drammatico – 92’ Il regista De Matteo torna a parlare di famiglia, in particolare del difficile rapporto genitori-figli. Genitori troppo presi dalle rispettive carriere, senza avere più un rapporto sincero con i figli. Figli che credono di vivere in un videogame, tra sigarette, feste e mancanza di valori. Il film ha il pregio di mettere a fuoco il rapporto tra genitori e figli con onestà e senza ipocrisia. La parola al pubblico Voti film rassegna L’attrice ttrice Tilda Swinton che interpreta l’ottua l’ottuagenaria Madame D. ha dovuto sottoporsi tutti i giorni a 5 ore di trucco. 21 – 22 - 23 - 24 gennaio 2015 Inviate i vostri commenti al 348 - 5603580 Storia di una ladra di libri 12 anni schiavo Torneranno i prati Alabama Monroe La nostra terra Il capitale umano La sedia della felicità Class enemy Mister Morgan Noi 4 Il venditore di medicine Il passato Locke VIII rassegna FAV corti 4,53 4,41 4,36 4,21 4,21 3,93 3,90 3,79 3,64 3,58 3,53 3,52 3,30 3,12 TORNERANNO I PRATI “Ancora scossa dalle toccanti immagini di una guerra che racconta sentimenti e della quale abbiamo solo storie e memorie di altri. Stasera anche noi abbiamo vissuto una guerra e vorrei ringraziare Olmi per la sua grande capacità di saper trasferire i suoi pensieri nel cuore degli altri”. “Bello Torneranno i prati! L’ho visto domenica con mio marito ma sono tornata a rivederlo per rivedere quegli sguardi, quella sofferenza che ho sentito raccontare tante volte da chi la guerra l’ha vissuta … bello anche il dopo film, soprattutto sentire il regista come insegnava agli attori come recitare!”. Grazie per i tanti messaggi … pubblicheremo i rimanenti sms nella prossima recensione