ottava sinfonia di Wes Anderson: Grand Budapest Hotel

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L'ottava sinfonia di Wes Anderson: Grand Budapest Hotel
Author : Serena Bobbo
Categories : articoli
Date : 10 maggio 2014
Wes Anderson torna a farci sognare con il suo Grand Budapest Hotel e lo fa nei migliori dei
modi con un film ispirato alle opere di Stefen Zweig, noto scrittore austriaco. E’ ennesima
conferma del talento di Wes Anderson, con un cast superbo. Sono anni ormai che ci delizia con
la sua ironia e il suo sarcasmo: "Le avventura acquatiche di Steve Zissou", "I Tenenbaum",
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piccoli capolavori di ordinaria follia. Ma il Grand Budapest è ancora diverso, non solo perché ha
aperto il Festival del Cinema di Berlino, ma anche perché si è portato a casa uno dei premi più
ambiti, quello della giuria.
Ci racconta di un sogno che ti cambia la giornata, e che una volta sveglio non vedi l’ora di
tornare a dormire per rivedere. Ma non è un film per tutti, l’humour e lo stile esulano dai grandi
Blockbuster a cui siamo abituati, e forse proprio per questo bisognerebbe dargli qualche chance
in più. Il Grand Budapest Hotel è quel regalo che avresti sempre voluto ricevere, ma che
nessuno aveva mai osato farti sino a questo momento. La pellicola è ambientata all’interno di
un fantasioso albergo, sito in cima ad un monte nella fittizia Repubblica di Zubrowka, attraverso
un lungo flashback che porta all’inizio degli anni ’30 del ‘900.
https://www.youtube.com/watch?v=JN5sqSEXxm4
È la storia, rispettivamente di un mestiere, di un’amicizia, di un omicidio e di un quadro. Il
protagonista, accusato dell’assassinio, è Gustave H. (Ralph Fiennes), concierge e motore della
scena. Un personaggio delizioso, che sembra disegnato dalla matita di Walt Disney. L’altro
protagonista è il suo “lobby boy” Moustafa che diventerà il suo più fidato amico. Vengono
coinvolti nel furto di un quadro chiamato Ragazzo con Mela, il lascito di una nobildonna
frequentatrice dell’albergo nonché amante di Gustave, Madame D. I contorni del film vengono
delineati dalle simmetrie delle immagini, i colori ( merito anche dei costumi della pluri-premio
Oscar Milena Canonero) e una colonna sonora quasi perfetta, diretta dal magistrale Desplat.
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Un film che per all’incirca 100 minuti mantiene un ritmo incalzante, alternando sinuosi alti e
bassi senza alcuna apparente fatica. Per non parlare delle immancabili uscite tra il surreale e il
grottesco, mentre si passa con disinvoltura da un genere all’altro: prima commedia, poi noir,
poi di nuovo commedia passando stavolta per l’avventura. Oltre che sorprenderci, Anderson
trova pure il modo di emozionarci, perché a dispetto della sua struttura ad orologeria Grand
Budapest Hotel è tutt’altro che asettico. Ci dimostra ancora una volta come ogni dettaglio dei
film di questo maniacale maestro del cinema sia diventato un piccolo oggetto di culto per gli
spettatori. Assolutamente da vedere.
Erica Maria Saglioccolo © centoParole Magazine – riproduzione riservata
https://www.youtube.com/watch?v=1Fg5iWmQjwk
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