INTERNAZIONALE La strategia razionale dello stato

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INTERNAZIONALE La strategia razionale dello stato
INTERNAZIONALE La strategia razionale dello stato islamico di Scott Artran, The Guardian, Regno Unito I jihadisti non sono pazzi: le loro azioni fanno capire parte di un piano che l’occidente non è ancora riuscito a capire “Questo è solo l’inizio della costringendola a rinunciare alla tempesta”, afferma l’organizzazione guerra psicologica mediatica e alla Stato islamico (Is) e non c’è da guerra per procura finché non stupirsene. Il caos e la paura dopo gli combatterà direttamente". Lo stesso attentati di Parigi sono proprio vale per la Francia, il Regno Unito e i quello che i jihadisti volevano. Più loro alleati. forte sarà la reazione contro i Il reclutamento è inquadrato musulmani e più l’occidente si farà in una struttura precisa. La zona coinvolgere nei conflitti in Medio grigia, un editoriale pubblicato Oriente, più i capi dell’Is ne saranno all'inizio del 2015 su Dabiq, la rivista felici. È questa infatti la strategia online dello Stato islamico, descrive dell’organizzazione: trovare, creare e la posizione intermedia di quasi tutti gestire il caos. Esiste uno scritto i musulmani, a metà strada tra il programmatico, un manifesto: La bene e il male, tra il califfato e gli gestione del caos, un trattato scritto infedeli, come dimostrato dalle nel 2004 da Abu Bakr Naji per Al “gloriose operazioni dell’11 Qaeda in Mesopotamia, il gruppo che settembre”. L’articolo cita Bin Laden: avrebbe poi dato origine Is. “Il mondo è diviso. Bush aveva Proviamo a esaminare l'orrore di ragione quando ha detto: ‘ O con noi Parigi alla luce dei suoi assiomi o con i terroristi’ ma i veri ‘terroristi’ fondamentali. Colpire obiettivi civili: sono i crociati occidentali”. Ora "Diversificate ed espandete gli prosegue l’editoriale, “serve un altro attacchi tesi a tormentare il nemico evento che porti divisione nel crociato-­‐sionista in ogni luogo del mondo e distrugga la zona grigia”. mondo islamico, e anche al di fuori Gli attacchi di Parigi sono un capitolo di esso se possibile, così da di questa strategia, e stavolta è stata disperdere gli sforzi del nemico e presa di mira l’Europa, come’era dissanguarlo il più possibile". accaduto di recente con gli attacchi Colpire quando le vittime in Turchia. Molti altri seguiranno. hanno la guardia abbassata. Considerato tutto questo, è cruciale Seminare il terrore nella capire cosa sta succedendo davvero. popolazione, danneggiare le Il radicalismo arabo sunnita, economie. "Se una località turistica capeggiato al momento dallo Stato frequentata dai crociati viene islamico, è un movimento colpita, tutte le località turistiche del rivoluzionario di proporzioni mondo dovranno adottare misure di storiche che può vantare la riserva di sicurezza aggiuntive che combattenti volontari più vasta ed comportano un enorme aumento eterogenea dalla seconda guerra delle spese". mondiale. In meno di due anni Pensiamo all'attenzione del l'organizzazione ha stabilito il suo gruppo i rapporti di causa ed effetto: dominio e su centinaia di migliaia di "Cercate di esporre la debolezza del chilometri quadrati e su milioni di potere centralizzato dell'America persone. Pur essendo attaccato da ogni lato da avversari interni ed esterni, il gruppo ha gettato radici sempre più solide nelle zone che controlla, estendendo la sua influenza in sacche sempre più profonde dell’Eurasia. Trattare lo Stato islamico come una semplice forma di "terrorismo" o di "estremismo violento" significa ignorare la minaccia reale. Limitarsi a liquidare il gruppo come un'organizzazione "nichilista" significa rifiutarsi di comprendere e affrontare la sua missione morale, il cui obiettivo è cambiare e salvare il mondo. E sostenere che lo Stato islamico vorrebbe riportare la storia indietro al medioevo è falso come dire che il movimento del Tea party statunitense vorrebbe che tutto tornasse come nel 1776. La verità è più complessa. Per citare le parole di Abu Moussa, il responsabile della comunicazione dello Stato islamico a Raqqa, "noi non vogliamo tornare all'epoca del piccione viaggiatore, anzi: approfitteremo dello sviluppo. Ma in un modo che non contraddice la religione". Lo Stato islamico cerca di colmare il vuoto ovunque ci sia "caos" o "barbarie" (at-­‐ta-­‐nwhouslz), come in Asia centrale e in Africa. E dove il caos è insufficiente, come nelle terre degli infedeli (chiamate "la casa della guerra"), cerca di crearlo. Una causa peri giovani L'organizzazione sfrutta abilmente la preoccupante dinamica tra l'ascesa del fondamentalismo islamico radicale e la rinascita dei movimenti etnonazionalisti xenofobi che stanno cominciando a minacciare seriamente la classe media, il pilastro della stabilità e della democrazia in Europa, in un modo che ricorda gli attacchi del comunismo e del fascismo contro la democrazia europea negli anni venti e trenta. Il fatto che in Europa il tasso di fecondità sia di appena 1,4 figli per coppia e che quindi occorra un afflusso migratorio consistente per mantenere una forza lavoro produttiva capace di sostenere lo stile di vita della classe media è una manna dal cielo per lo Stato islamico, perché allo stesso tempo la tolleranza verso l'immigrazione non è mai stata così poca. Questo contesto fornisce il tipo dì caos che lo Stato islamico può sfruttare a proprio vantaggio. Oggi a motivare le organizzazioni più spietate non sono il Corano o le dottrine religiose, ma una causa emozionante che promette gloria e rispetto. Il jihad è un datore di lavoro ugualitario che garantisce pari opportunità: fraterno, esaltante e persuasivo. Un sondaggio dell'Icm del luglio del 2014 ha rivelato che più del 25 per cento dei giovani francesi tra i 18 e i 24 anni ha un'opinione favorevole o molto favorevole dello Stato islamico, anche se solo il 7 o l'8 per cento dei francesi è di fede musulmana. Tra chi lascia il proprio paese per unirsi allo Stato islamico, più di tre persone su quattro lo fanno con amici e parenti. Quasi tutti sono giovani, in un momento di transizione della loro vita: immigrati, studenti, senza lavoro, senza una relazione, appena usciti dal nucleo familiare d'origine, entrano a far parte di una "banda di fratelli e sorelle" pronti a sacrificarsi per qualcosa d’importante. Le nostre “contronarrative” sono prive di fascino e inefficaci. Sono perlopiù negative e consistono nel bombardare di messaggi indistinti i giovani che invece di ricorrere a un dialogo personale. Come ha spiegato un imam che ha fatto parte dello Stato islamico, "i giovani che venivano da noi non avevano bisogno di lezioni come bambini stupidi: erano persone sensibili e intelligenti che avevano ricevuto la guida sbagliata". Anche in questo caso si osserva un metodo preciso nell'approccio dell’Is. Nella sua campagna dì reclutamento il gruppo può impegnarsi per centinaia dì ore nel tentativo di coinvolgere un solo individuo e capire come i suoi problemi e le sue recriminazioni personali si inseriscano nel tema universale della persecuzione di tutti i musulmani. I sistemi attualmente usati per contrastare la radicalizzazione non hanno la stessa forza dì attrazione e la promessa di emancipazione della visione del mondo divulgata dallo Stato islamico, né la sua capacità di rivolgersi in modo particolare a individui diversi in tutto il mondo. Il primo passo per combattere l'Is consiste nel comprenderlo. Non ci siamo ancora riusciti, e questo ci sta costando caro.