Sher Khan. Fermiamo la violenza. Rivista SenzaConfine (Marzo 1994)

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Sher Khan. Fermiamo la violenza. Rivista SenzaConfine (Marzo 1994)
U FERMIAMO LA VIOLENZA
Pubblichiamo un intervento di Sher Khan, aggredito a Fiumicino da "squadre razziste" e segretario della Uawa
(l'associazione dei lavoratori asiatici in Italia), sulle recenti spinte xenofobe di cui molte città sono ormai teatro .
Sono arrivato in Italia nel 1989, dopo
aver lavorato come marinaio sulle petroliere che attraversano gli oceani .
Ho fatto questo per tanti anni ma poi,
stanco di quella vita, mi sono accorto
che la mia sola ancora di salvezza era
emigrare in un altro paese. Sono arrivato in Italia: vivevo alla stazione
Termini senza soldi, senza dignità e
con l'ossessione della legalità. Nel
1990 sono rientrato nella sanatoria
che, sulla base della Legge Martelli,
ha messo in regola 245 mila persone .
Ma questa legalità era soltanto formale, perché di fatto la mia situazione, e
quella di tanti altri immigrati, restava
ai limiti della sopravvivenza . II problema del lavoro, della casa, dell'assistenza sanitaria rimaneva comunque
grave . A luglio dello stesso anno, insieme ai lavoratori asiatici, abbiamo
costituito la Uawa, un'associazione il
cui obiettivo rimane l'auto-organizzazione dei lavoratori che provengono
dal Bangladesh, Pakistan, India, Cina,
Sri Lanka . Attualmente oltre 3 mila
asiatici, che vivono e lavorano in
Italia, sono iscritti alla Uawa per discutere in modo civile e democratico
sui problemi del lavoro, della casa,
dell'integrazione in Italia. Nel giugno
del 1990 8 esplosa la Pantanella .
Circa 3 mila persone sono state sgomberate da lì, senza affrontare le conseguenze. Sono iniziate allora le deportazioni degli immigrati : da un
quartiere all'altro della città, da una
periferia all'altra, da una città ad
un'altra città . Il razzismo, negli ultimi
due anni in Italia, è aumentato molto:
la gente crede che noi gli rubiamo il
lavoro e la casa, ma la verità è che i
nostri lavori gli italiani non li farebbero mai e nelle nostre case gli italiani non ci vivrebbero affatto . Confesso
di avere paura in questo clima, e che
molti miei compagni sono intimoriti .
Hanno paura di uscire, di cercare lavoro, di denunciare le aggressioni
quotidiane . Sono tanti i Sher Khan e
gli Ali Saadani che, ogni giorno, rischiano la vita, che vengono picchiati
e perseguitati . E che non finiscono
sulle pagine dei giornali . Io personalmente sono già stato aggredito due
volte e non escludo che si ripetano in
futuro, soprattutto se, con le elezioni,
vince la destra. Noi vogliamo fermare
questa spirale di violenza : diciamo
basta alla violenza, alle aggressioni
ed alle intimidazioni . Gli immigrati
vogliono vivere in pace, rispettando
le leggi italiane ma non è giusto criminalizzarci e ghettizzarci ; prenderci
come capro espiatorio della crisi italiana e degli interessi di alcuni partiti .
Noi non staremo zitti, con le mani in
mano, a farci massacrare . Ci faremo
sentire, ci organizzeremo. I giornali
ora parlano di noi, ora siamo un caso,
ora interessiamo . Ma fino a quattro
anni fa, dov'erano tutti i giornalisti e
le telecamere, mentre ci deportavano
fuori le città, senza che si affrontassero realmente i nostri problemi . Noi
lavoriamo e produciamo ricchezza,
diamo lavoro, vogliamo votare certo,
pagare le tasse, come in ogni paese
democratico che si rispetti . Ma assolutamente prima è necessario placare
la violenza, fermare questa spirale
criminale che ci intimorisce . Perché
dobbiamo avere paura? Per quale motivo? Noi siamo qui per lavorare, per
le nostre famiglie e i nostri figli ; non
per rovinare la vostra società e, nonostante tutto, non ce ne andremo
perché siamo condannati ad emigrare
nei vostri paesi.
Ali MohammedM. Sher Khan