Il ProMATEo incatenato

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Il ProMATEo incatenato
Il ProMATEo incatenato
Margherita Roggero
(Da un’idea originale di Anna Iavarone)
La scena
Radura in mezzo ad un bosco. A sinistra il bosco è più fitto, ma si intravvede un sentiero.
A destra si apre un ampio squarcio di cielo.
I personaggi
• PROMETEO: è molto vecchio, con una lunga barba bianca, vestito di qualche straccio
logoro; si trova incatenato ad una roccia nel centro della radura.
• CANTOR: è un ragazzo dall’aria molto normale, vestito con abiti moderni (primi
novecento).
• ZEUS: immagine tipica di Zeus seduto in trono. Non personaggio reale in scena, ma
proiezione sul cielo. Voce tonante.
• ALTRO DIO: simile a Zeus, ma più grande. Proiettato dietro a Zeus.
Scena I
Tardo pomeriggio di sole. Prometeo: scuote ogni tanto le catene, si lamenta debolmente e
volge spesso lo sguardo timoroso verso il cielo.
Cantor: entra in scena proveniendo dal sentiero, parla ad alta voce ma come tra sè e
sè. Ogni tanto fa il gesto di acchiappare una mosca senza riuscirci.
Cantor: . . . . . . ma il numero dei numeri è più grande di ogni numero e quindi il numero
dei numeri è infinito. E il numero infinito è . . .
(fa uno scatto per acchiappare la mosca e nel movimento vede Prometeo: .)
Oh, povero vecchio! Che ti hanno fatto, nonno? Ti hanno derubato e legato qui? Che
tempi!
(Si guarda intorno preoccupato, mentre cerca di liberare Prometeo.)
Ora ti slego e andiamo subito via prima che tornino.
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Prometeo: (sorridendo debolmente) Il tuo cuore è generoso, fanciullo, ma le tue giovani
mani non potranno rompere le mie catene. Neppure il più forte degli uomini lo potrebbe,
perchè in esse c’è la potenza di Zeus.
Cantor: Zeus? Il dio Zeus?
Prometeo: (Annuisce.) Il Padre Zeus mi legò a questa roccia.
Cantor: ( Al pubblico) Devono avergli dato una botta in testa. E poi dicono a me che
sono un po’ tocco! Magari è stato un colpo di sole.
E’ da questa mattina che ti hanno legato qui, nonno?
Prometeo: Non sono tuo nonno (almeno credo). E sono legato a questa roccia ormai da
mille e mille e mill’anni.
Cantor: Accidenti! ( Al pubblico) Dev’essere l’età che lo fa straparlare. Io mi chiamo
Cantor. E tu come ti chiami?
Prometeo: Io sono Prometeo. (Enfatico) Io diedi a voi uomini i doni divini dei numeri e
delle lettere.
(Stanco) Quante volte ho già ripetuto questa battuta!
Cantor: (Al pubblico) Questo è proprio andato!
E cosı̀ tu saresti Prometeo! Ho letto quella storia da piccolo, nel mio libro di mitologia.
Tu saresti l’uomo che rubò agli dei . . .
Prometeo: Io non sono un uomo! Io sono un Titano, io sono un DIO!
Cantor: Se sei un dio, perchè non le rompi da te le catene? Io proprio non ci riesco. Ma
un dio con una forza infinita . . .
(Appena dice ‘‘infinita’’ scatta per acchiappare la mosca.)
Sai Prometeo, ho questo moscone che mi tormenta. A volte mi pare proprio di poterlo
acchiappare e invece . . .
Prometeo: (Nostalgico) Conoscevo una ragazza tanto tempo fa che aveva il tuo stesso
problema.
Cantor: Una ragazza? Carina? E’ per lei che hai rubato i numeri agli dei? Anche a me
piacciono i numeri. E mi piacciono anche le ragazze, ma . . .
Prometeo: ma rimani sempre con un pugno di mosche!
Cantor: Un pugno di mosche? Magari!
Prometeo: Toglimi una curiosità ragazzo. E’ da tanto che me lo chiedo. Cosa ci avete
fatto poi voi uomini con i numeri e le lettere?
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Cantor: Abbiamo fatto . . . . . . Beh, ora non c’è tempo. Te lo racconto un’altra volta. E’
meglio se vado a cercare aiuto.
Prometeo: No! ti prego, non mi lasciare solo! Tra poco arriva l’aquila.
Cantor: L’aquila? Ah, già, l’aquila. Ma dimmi Prometeo, com’è che l’aquila divora da
mille e mill’anni parti di te, e io ti vedo ancora qui tutto intero? Eh, spiegamelo un
po’!
Prometeo: Te l’ho già detto, ragazzo, io sono un dio. Tutto in me è infinito e all’infinito
puoi anche togliere una parte e rimane ancora grande quant’era prima.
Cantor: Certo, certo. Vado a cercare aiuto.
(Si allontana, ma lentamente, perpleso, ripetendo tra sè e sè le parole di Prometeo e
cercando di acchiappare la mosca)
All’infinito puoi togliere una parte e rimane ancora grande quant’era prima.
Scena II
Prometeo rimasto solo si mette a pensare intensamente anche se con sforzo evidente. Il sole
si abbassa all’orizzonte e viene sera.
Prometeo: Zeus! Zeus!
Compare Zeus, proiettato sul cielo.
Zeus: Eccomi Prometeo. Ti faccio presente che mi avevi chiamato appena appena ( conta
sulle dita) poche centinaia di anni fa. Cosa vuoi di nuovo?
Mentre Zeus parla, Cantor è ricomparso camminando pensoso come prima dal bosco.
Si ferma allibito alla vista di Zeus nel cielo e si nasconde dietro un albero.
Prometeo: Poco fa ho conosciuto un ragazzo e ciò che mi ha detto mi ha dato da pensare.
Zeus: Pensare! Tu!
Prometeo: Sı̀, pensare. Ho una domanda da farti. Com’è che io che sono un dio e ho
una forza infinita, non posso rompere queste catene? (Occhiata timorosa al cielo.) per
strangolare finalmente quel gallinaccio di un’aquila!
Zeus: Perchè le catene te le ho messe io, che sono un dio, e le ho fatte infinitamente
resistenti.
Prometeo: Tu sei un dio e io sono un dio. Siamo pari. Perchè vinci tu?
Zeus: Piano, piano, mio caro. Non confondiamo: c’è dio e dio. Tu non sei nulla in
confronto a me. (Si pavoneggia)
Prometeo: Ma io sono infinito. Come puoi essere più di me? Cosa c’è in più?
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Zeus: Di più? Ma c’è molto, molto di più! Io racchiudo in me tutti i tuoi poteri, nella
loro interezza e in ogni loro parte. E ciò fa di me un dio infinitamente più grande di
te. Pensa, se tu sparissi, io non me ne accorgerei neppure! Zeus con Prometeo o Zeus
senza Prometeo è sempre lo stesso Zeus.
Prometeo: Come me con o senza fegato?
Zeus: Appunto. Ma tu per me sei molto meno di un fegato. Un fegato è pur sempre
qualcosa. Tu per me sei come . . . come uno sputo. Se sputo, qualcosa di me se ne va,
ma talmente poco che è come niente.
Prometeo: Ah, è cosı̀? Se per te sono cosı̀ poco, perchè mi tieni legato qui? Ti vanti
tanto, ma sotto sotto hai paura. Tu sai che questo sputo ti distruggerà.
Zeus: Lo so perchè me lo hai detto tu. E io non ci credo. Però . . . tenerti legato qui non
costa nulla.
Prometeo: Anche legato ti distruggerò. Le profezie non mentono. Magari non sarò io,
magari gli uomini lo faranno per me.
Zeus: ( Scettico) Come? con i numeri?
Prometeo: Non so. Intanto ( Ridacchia) si occupano più di far conti che di far sacrifici
a te.
Zeus: ( Furibondo) Gli uomini! Si danno tanta importanza, credono che tu, col tuo dono,
gli abbia messo in mano il cielo, l’infinito. Non sono altro che scarafaggi in un buco.
Prometeo: Ma quel buco è senza confini.
Zeus: Oh no! Li ha i confini. E’ una prigione. Ma loro, gli scarafaggi, sono talmente
piccoli che non riescono a raggiungerli. Basta lasciare sempre un altro palmo libero
davanti al loro naso perchè abbiano l’illusione di possedere l’universo. Sai come lo
chiamano? L’infinito in potenza! Si riempiono la bocca di queste baggianate, poi si
ingarbugliano, si pestano la coda da soli e cascano col sedere per terra. Non sai quanto
me la rido!
Cantor: (Esce infuriato da dietro l’albero) Ora basta! Sarai anche Zeus, ma ora le tue te
le senti!
(Al pubblico.) Sto parlando con Zeus! Il nonnetto legato dev’essere contagioso!
Zeus: E questo chi è?
Prometeo: E’ Cantor, il ragazzo che ho incontrato oggi.
Zeus: Ah, quello che ha fatto pensare un titano. E cosı̀, ragazzo, tu sai fare i miracoli.
Devo proprio starlo a sentire.
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Cantor: Certo che mi starai a sentire, Zeus dei miei stivali.
(Al pubblico.) Tanto o sono matto o sto dormendo.
Prometeo: Ahi, ahi, ahi. Da questa sera saremo in due ad aspettare l’aquila.
Cantor: Ascolta attentamente quello che ho appena pensato. Se Prometeo è infinito perchè
è un dio e tu anche sei infinito, ma più grande, perchè racchiudi in te Prometeo . . .
Zeus: (Compiaciuto) Certo ragazzo. Fa piacere sentire che c’è chi sa riconoscere la vera
maestà.
Cantor: Sta zitto e fammi dire. . . . se tu sei più grande perchè racchiudi in te Prometeo
nella sua interezza e in tutte le sue parti, allora ci deve essere un dio ancora più grande,
che ti racchiude in sè, nella tua interezza e in tutte le tue parti.
Zeus: Tu bestemmi! Io sono il più grande. Non c’è nessuno al di sopra di me.
Altro dio: C’è, c’è.
(Compare un altro dio dietro Zeus, ma più grosso. Voce tonante, ma divertita.) Zeus
perchè dici le bugie?
Cantor: Lo sapevo! Lo sapevo! Doveva esserci! ( Con uno scatto acchiappa il moscone.)
C’è!
Prometeo: Il moscone?
Cantor: C’è il moscone e c’è un dio più grande! ( Al pubblico, toccandosi la testa) Quando
queste rotelline cominciano a girare, sono una vera potenza. ( Corre da Prometeo e
con uno strattone gli strappa le catene.)
Prometeo: Finalmente! Stasera aquila arrosto!
Cantor: ( All’altro dio) Scusa la curiosità, ma se Prometeo è il dio che possiede tutti i
numeri che contano e Zeus è il dio dello spazio infinito, tu . . . ?
Altro dio: Io presiedo all’evoluzione e al cambiamento; in me si trovano tutti i cammini che le cose percorrono e anche quelli che le cose potrebbero percorrere ma non
percorreranno.
Cantor: Uhau! E poi, al di sopra di te . . .
Altre Voci ci sono io. . . . e poi io. . . . e ancor sopra io . . . ( compare una fila di immagini
di Zeus sempre più grandi all’infinito.)
Cantor: OH MIO DIO! (Al pubblico.) Cioè . . . OH MIEI DEI! Forse sto sognando, ma
questo sı̀ che è un colpo d’occhio! Nessuno me lo aveva detto!
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Altro dio: Neiente di strano. Sei il primo uomo da cui ci facciamo vedere. Qualche volta
ci abbiamo provato, ma ci confondono tutti uno con l’altro. Invece ognuno di noi è
diverso dall’altro.
Cantor: E adesso che io vi ho visto? Spero non vi verrà il ghiribizzo di cercarvi ognuno
dei fedeli e di farli combattere per la smania di prevalere.
Altro dio: No, no, non temere. Noi non siamo cosı̀. Niente guerre per noi. Sai, la nostra
è una società fortemente gerarchica, ma siamo anche molto uniti. Tutti per uno e uno
per tutti! Vero Zeus?
Zeus: (Bofonchiando) Ma sı̀, ma sı̀ . . . però . . .
Cantor: Che bello. Tutti questi dei in fila davanti a me, e nessuno che cerca di sgomitare
per farsi avanti. Ma . . . non è che ce ne sono degli altri, magari cattivelli?
Altro dio: Sei incontentabile. Noi non ti bastiamo?
Cantor: Oh, insomma, non girarci intorno. Siete tutti lı̀ o ce ne sono anche degli altri?
Altro dio: Forse che sı̀, forse che no.
Cantor: Sı̀ o no? Lo voglio sapere, ti prego, ti prego.
Zeus: (Vendicativo.) Questo non lo saprai mai. Non puoi sapere tutto, scarafaggio.
Cantor: Con lui non parlo più, ma tu sei più simpatico. Perchè non me lo vuoi dire?
Altro dio: Se non lo sai è più divertente. Ti lasciamo libero di decidere. Scegli tu cosa
preferisci.
Cantor: Scelgo io? Allora scelgo che siete tutti qui.
Altro dio: Bene. Siamo tutti qui.
Cantor: No, ho cambiato idea. Scelgo che ce ne sono altri.
Altro dio: Bene. Ce ne sono altri.
Cantor: E’ meraviglioso. Allora, voglio vedere qui davanti a me un dio che sia più grande
di Prometeo ma più piccolo di Zeus. Ti prego.
Altro dio: No, non puoi. Se hai deciso che c’è, c’è. Ma non potrai mai vederlo.
Cantor: Sei odioso anche tu. (A Prometeo.)
comincia a girarmi la testa.
Vieni, nonno, andiamocene di qui che
Zeus: Dove credi di andare, scarafaggio? Pensi che io ti lascerò libero di andare a raccontare in giro che Zeus non è nessuno e che il cielo è pieno di dei più grandi di lui a cui
far sacrifici?
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Cantor: Chi credi di spaventare? Mi hai proprio annoiato. Sai cosa mi frulla per la
testa? Se io sono libero di decidere se certi dei esistono o non esistono, allora posso
anche decidere se tu esisti o no. Basta, niente più dei, niente più infiniti, niente più
acchiappare mosconi. (Apre il pugno e butta la mosca per terra) Torniamo coi piedi
per terra. (Schiocca le dita e gli dei scompaiono, anche Prometeo. Cantor si avvia
verso il sentiero.)
Tu non hai fame nonno? Io sı̀. Sai che si fa? Tornando passiamo a farci una pizza da
Primo. Come fa le pizze lui non le fa nessuno. Non le puoi neanche tagliare a fette,
te le mangi tutte intere in un boccone solo. E quante ne fa! La lista è lunga che non
finisce più. C’è la pizza con le olive e le acciughe ( due olive e tre acciughe); poi c’è la
pizza 5 stagioni, la pizza 7 formaggi, . . . Ehi, ma dove sei finito?
(Cerca in giro Prometeo.) Che sbadato, facendo sparire gli dei ho fatto sparire anche
lui. Peccato, era proprio simpatico. (Fa per avviarsi, ma si blocca di nuovo folgorato
da un altro pensiero.) E se ho fatto sparire anche la lista delle pizze di Primo? Meglio
non rischiare. L’infinito c’è!
(Schiocca le dita e gli dei riappaiono con un sospiro di sollievo. Subito però si mettono
a parlare tutti insiemi verso di lui)
Cantor: Meglio di no!
(Schiocca le dita Tutto tace)
Cantor: E le pizze? Meglio di sı̀.
(Schiocca le dita. Baraonda. Il sipario cala mentre Cantor si siede su un sasso con le
mani nei capelli )
Sipario