Festa della Sacralità cosmica 07 - MEDIA MAX
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Festa della Sacralità cosmica 07 - MEDIA MAX
Potrebbe sembrare come il gioco dei bambini il divertirsi a scambiare le postazioni di particolari oggetti o a invertire i ruoli delle persone e delle cose. Il gioco che vorremmo proporre al mondo intero in questo momento potrebbe essere proprio invertire le dimensioni e chiamare immenso l’uomo e piccolo il cielo. A rifletterci bene la inversione può e deve diventare misura reale e propria. Il cielo è già di fatto piccolissimo. L’uomo, invece, è immenso. Anzi, il più piccolo uomo è sempre più grande dell’irraggiungibile e inafferrabile cielo. La prima ragione che favorisce la inversione in questo nostro gioco che ci incanta è che l’uomo, perché piccolissimo o poverissimo, è sempre raggiungibile. Anzi, quanto più è piccolo, tanto più diventa ammirevole ed incantevole. Piace a tutti abbracciare il piccolo e proteggerlo e amarlo. Il grande ci stupisce ma non riusciamo ad abbracciarlo perché ci manca la capacità e la forza a farlo. Il cielo non l’abbracciamo e, dopo lo stupore e la meraviglia, sentiamo che siamo distanti, diversi e che ci separa una distanza immensa. Ci piace attuare il gioco dell’inversione praticandolo tra Dio e l’uomo. Dio è l’immenso, l’infinito, l’irraggiungibile, l’intoccabile. L’uomo è creatura fragile, piccola, povera. Nasce e muore, l’uomo. Spesso si ammala e, a volte, volontariamente si rotola nella polvere e nella miseria. Dio, invece, no. In effetti, se si parla di Dio non si può dire che Egli è il no. Di Lui si deve dire che è il sì, o come dicono taluni, è l’Amen. Non soffre perché tutto possiede. Non muore perché il vivere è la sua prerogativa. Non geme perché infinitamente ricco, fonte e principio di felicità. Ma il gioco dell’inversione è quell’interessante gioco che proprio Dio si è divertito a realizzare per primo quando ha lasciato il cielo immenso per venire ad abitare sulla piccolissima terra: la nostra terra che, pur nella sua apparente grandezza, è una piccolissima parte dell’immensità cosmica. Ed è avvenuto che l’indescrivibile, l’inafferrabile, l’indicibile, l’immenso si è fatto piccolo: Uomo tra gli uomini, Dio nato da Donna. E fra gli uomini, Egli stesso si è fatto il più piccolo, addossandosi tutta la povertà e tutte le miserie umane. Ha giocato all’inversione non come se fosse il gioco dei quattro cantoni quasi per offrire possibilità di scelte alternative. Ha praticato il gioco della inversione dichiarando all’uomo: Tu sarai Dio, Io mi faccio Uomo. L’inversione è avvenuta di fatto. Non è stato un gioco di un momento ma una nuova storia di vita, una nuova identità personale. Il suo giocare all’inversione non è stato un immaginario divertimento, una favola da sogno narrata ai piccoli che provano piacere a darsi delle arie. Il gioco si è concretizzato nell’attuazione di una realtà eccezionale. Continuando il gioco e proponendolo a noi Egli ha detto: “Tutto quello che tu avrai fatto al più piccolo l’avrai fatto a me”. Ed ha aggiunto che se qualcuno, verso di Lui, pensa di fare cose grandi, Egli le rifiuta. Le giudica, spesso, forme di ipocrisia o di ostentazione. Preferisce le “forme” piccole, le piccolissime misure che Egli abbraccia nella loro piccolezza. Ci piace questo gioco dell’inversione. Nell’esempio divino troviamo la forza di poter dire che il piccolissimo uomo, con tutte le sue miserie, è l’infinito cielo, predestinato a sempre maggiore estensione e grandezza. Sì! Un giorno tutta la terra diventerà cielo e ogni uomo si ritroverà nella grandezza della insopprimibile, inarrestabile, interminabile Potenza il cui progetto è trasformare il piccolissimo uomo nella medesima grandezza divina. Questa è per “Vivere In” la certezza della Sacralità cosmica. Proviamoci a praticare il gioco che Dio continua a fare. Venuto sulla terra, ci ha offerto il suo cielo. Prendiamone il possesso pur occupando i piccolissimi spazi del nostro vivere. Nicola Giordano www.viverein.it [email protected]