TANK S - Korian

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TANK S - Korian
Segesta Gestioni S.r.l.
Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo
ai sensi dell’art. 6, comma 3, del Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231
“Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e
delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma
dell’articolo 11 della Legge 29 settembre 2000, n. 300”
PARTE GENERALE
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1. IL DECRETO LEGISLATIVO 231 DEL 2001
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1.1 Il regime della responsabilità amministrativa degli Enti
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1.2 Principi fondamentali del Decreto e della normativa rilevante
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1.3 Le sanzioni
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1.4 Le fattispecie di reato
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1.5 L’esimente della responsabilità: l’adozione del Modello di Organizzazione 5
2. IL MODELLO ADOTTATO DA SEGESTA GESTIONI S.R.L.
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2.1 Requisiti generali e principi ispiratori
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2.2 Approvazione del Modello
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2.3 Struttura del Modello
7
2.4 Aggiornamento e adeguamento del Modello
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2.5 Destinatari del Modello
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2.6 Formazione delle risorse e diffusione del Modello
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3. MODELLO E CODICE ETICO
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4. ORGANISMO DI VIGILANZA
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4.1 Requisiti
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4.2 Funzioni e poteri dell’Organismo di Vigilanza
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4.3 Flussi informativi: reporting dell’O.d.V.
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4.4 Flussi informativi: reporting verso l’O.d.V.
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4.5 Raccolta e conservazione delle informazioni
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5. SISTEMA DISCIPLINARE
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5.1 Principi Generali del sistema disciplinare
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5.2 Misure sanzionatorie
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5.3 Il procedimento per l’accertamento delle sanzioni
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5.4 Pubblicazione e diffusione
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6. CORPORATE GOVERNANCE DI SEGESTA GESTIONI
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6.1 Segesta Gestioni
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6.2 Struttura societaria
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6.3 Organigramma
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6.4 Funzionigramma
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7. ELENCO REATI
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7.1 Reati commessi nei rapporti con la pubblica amministrazione
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7.2 Concussione e corruzione
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7.3 Reati in materia di falsità in monete e valori bollati
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7.4 Delitti contro industria e commercio (e reati alimentari)
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7.5 Reati Societari
39
7.6 Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dall’ordine democratico 44
7.7 Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili
47
7.8 Delitti contro la personalità’ individuale
47
7.9 Reati contro gli abusi di mercato
49
7.10 Reati in materia di sicurezza sul lavoro
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7.11 Reati di ricettazione e riciclaggio
51
7.12 Reati Transnazionali
52
2
7.13 Reati informatici e trattamento illecito dati
7.14 Violazione in materia di diritto d’autore
7.15 Induzione a non rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria
7.16 Reati Ambientali
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PARTE GENERALE
1. IL DECRETO LEGISLATIVO 231 DEL 2001
1.1 Il regime della responsabilità amministrativa degli Enti
Con il Decreto Legislativo n. 231 dell’8 giugno 2001 (di seguito il “Decreto”), dal titolo
“Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e
delle associazioni anche prive di personalità giuridica”, ha introdotto nell’ordinamento
italiano un regime di responsabilità amministrativa a carico degli enti (da intendersi
come società, consorzi, ecc., di seguito denominati “Enti”) per alcuni reati commessi,
nell'interesse o a vantaggio degli stessi
(i) da persone fisiche che rivestano funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di
direzione degli Enti stessi o di una loro unità organizzativa dotata di autonomia
finanziaria e funzionale;
(ii) da persone fisiche che esercitino, anche di fatto, la gestione e il controllo degli Enti
medesimi; nonché
(iii) da persone fisiche sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti sopra
indicati.
La nuova disciplina ha determinato un ampliamento di responsabilità per cui gli Enti
possono essere ora ritenuti responsabili e, conseguentemente sanzionati, in via diretta
ed autonoma, in relazione a taluni reati commessi o tentati nell’interesse o a vantaggio
dell’Ente stesso. Tale responsabilità, tuttavia, è da considerarsi autonoma e non esclude
ma si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il fatto.
Con riferimento alla natura della responsabilità amministrativa ex D.lgs. 231/2001, la
Relazione illustrativa al Decreto ha sottolineato la “nascita di un tertium genus che
coniuga i tratti essenziali del sistema penale e di quello amministrativo nel tentativo di
contemperare le ragioni dell’efficacia preventiva con quelle della massima garanzia”.
1.2 Principi fondamentali del Decreto e della normativa rilevante
Con il Decreto si è inteso adeguare la normativa interna in materia di responsabilità
delle persone giuridiche alle convenzioni internazionali cui l’Italia ha già da tempo
aderito, quali:
(i) la Convenzione di Bruxelles della Comunità Europea del 26 luglio 1995 sulla tutela
degli interessi finanziari;
(ii) la Convenzione del 26 maggio 1997, anch’essa firmata a Bruxelles, sulla lotta alla
corruzione nella quale sono coinvolti funzionari della Comunità Europea o degli Stati
membri; e
(iii) la Convenzione OCSE del 17 dicembre 1997 sulla lotta alla corruzione di pubblici
ufficiali stranieri nelle operazioni economiche e internazionali.
1.3 Le sanzioni
Le sanzioni amministrative per la commissione o tentata commissione degli illeciti
amministrativi dipendenti da reato sono:
(i) sanzioni pecuniarie;
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La sanzione pecuniaria è determinata dal giudice penale e varia fra un minimo di €
25.800,00 ad un massimo di Euro 1.549.000,00. L’Ente risponde dell’obbligazione per il
pagamento della sanzione pecuniaria con il suo patrimonio o con il fondo comune (art.
27, comma 1, del Decreto).
(ii) sanzioni interdittive;
in particolare le principali sanzioni interdittive concernono:
- l’interdizione dall’esercizio delle attività;
- la sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla
commissione dell’illecito;
- l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi e sussidi, nonché la revoca di
quelli eventualmente già concessi;
- il divieto di pubblicizzare beni o servizi.
Le sanzioni interdittive si applicano in relazione ai soli reati per i quali siano
espressamente previste e purché ricorra almeno una delle seguenti condizioni: i) l’ente
ha tratto dalla consumazione del reato un profitto di rilevante entità e il reato è stato
commesso da soggetti in posizione apicale ovvero da soggetti sottoposti all’altrui
direzione quando, in tale ultimo caso, la commissione del reato è stata determinata o
agevolata da gravi carenze organizzative; ii) in caso di reiterazione degli illeciti.
Le sanzioni interdittive sono previste per il compimento di: reati contro la pubblica
amministrazione, la fede pubblica, delitti in materia di terrorismo e di eversione
dell’ordine democratico, delitti contro la personalità individuale, pratiche di mutilazione
degli organi genitali femminili, reati transnazionali, reati in materia di salute e sicurezza,
ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita nonché
dei delitti informatici e trattamento illecito di dati, delitti di criminalità organizzata,
taluni delitti contro l’industria e il commercio, delitti in materia di violazione del diritto
d’autore e reati ambientali.
(iii) confisca del prezzo o del profitto del reato;
(iv) pubblicazione della sentenza.
1.4 Le fattispecie di reato
Le fattispecie di reato rilevanti ai fini del Decreto - e successive integrazioni - possono
essere comprese nelle seguenti macro aree: reati contro la pubblica amministrazione,
reati societari, reati commessi in violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, reati
informatici, reati di riciclaggio e ricettazione e impiego illecito del denaro, delitti in
materia di commercio e terrorismo, abusi di mercato, reati associativi e di criminalità
organizzata, reati transnazionali reati monetari e, in ultimo, i neo introdotti, reati
ambientali.
I reati specifici appartenenti alle singole categorie sono trattati e descritti nel dettaglio
nel Capitolo 7 al quale si rinvia.
1.5 L’esimente della responsabilità: l’adozione del Modello di Organizzazione
L’adozione del modello di organizzazione, gestione e controllo è facoltativa, ma se l’Ente
vuole beneficiare dell’esonero di responsabilità previsto dal Decreto deve dimostrare:
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(i) di aver adottato e efficacemente attuato attraverso l’organo dirigente, prima della
commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati
della specie di quello verificatosi;
(ii) di aver affidato a un organismo interno, dotato di autonomi poteri di iniziativa e di
controllo, il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli, nonché di
curare il loro aggiornamento;
(iii) che le persone che hanno commesso il reato abbiano agito eludendo
fraudolentemente i suddetti modelli di organizzazione e di gestione;
(iv) che non vi sia omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’organismo di cui al
precedente punto (ii).
Il Decreto prevede inoltre che, in relazione all’estensione dei poteri delegati e al rischio
di commissione dei reati, i modelli di organizzazione, gestione e controllo debbano
rispondere alle seguenti esigenze:
(i) .individuare le aree a rischio di commissione dei reati previsti dal Decreto;
(ii) predisporre specifici protocolli al fine di programmare la formazione e l’attuazione
delle decisioni dell’ente in relazione ai reati da prevenire;
(iii) prevedere modalità di individuazione e di gestione delle risorse finanziarie idonee a
impedire la commissione di tali reati;
(iv) prescrivere obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a
vigilare sul funzionamento e l’osservanza del Modello;
(v) configurare un sistema disciplinare interno idoneo a sanzionare il mancato rispetto
delle misure indicate nel Modello.
2. IL MODELLO ADOTTATO DA SEGESTA GESTIONI S.R.L.
Segesta Gestioni S.r.l., (di seguito anche “SEGESTA GESTIONI ” o la “Società”) sensibile
all’esigenza di assicurare e garantire condizioni di correttezza e trasparenza nella
conduzione del proprio business e, in generale, nello svolgimento di tutte le attività
aziendali, ha ritenuto opportuno rendersi compliant con il Decreto 231 del 2001.
Tale iniziativa viene assunta nella convinzione che l’adozione del Modello di
Organizzazione Gestione e Controllo, al di là delle prescrizioni legislative, che lo
indicano come facoltativo e non obbligatorio, possa costituire un valido strumento di
sensibilizzazione nei confronti di tutti coloro che operano in nome e per conto di
SEGESTA GESTIONI , affinché pongano in essere comportamenti trasparenti e lineari,
tali da prevenire il rischio di commissione dei reati, con particolare riferimento a quelli
contemplati nel Decreto.
2.1 Requisiti generali e principi ispiratori
Con l’adozione del presente Modello nonché del Codice Etico, la società intende
sottolineare innanzitutto di non tollerare comportamenti illeciti, di qualsiasi tipo ed
indipendentemente da qualsiasi finalità, in quanto tali comportamenti, anche nel caso in
cui la società fosse apparentemente in condizione di trarne vantaggio, sono comunque
contrari ai principi etici cui SEGESTA GESTIONI intende attenersi, nell’espletamento
della propria missione aziendale
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Il presente Modello rappresenta un insieme coerente di principi, procedure e
disposizioni che:
(i)incidono sul funzionamento interno della Società e sulle modalità con le quali la stessa
si rapporta con l’esterno;
(ii)regolano la diligente gestione di un sistema di controllo delle attività sensibili,
finalizzato a prevenire la commissione, o la tentata commissione, dei reati e degli illeciti
amministrativi rilevanti ai fini della responsabilità degli Enti.
Il suo scopo è quello di costituire un sistema strutturato ed organico di procedure,
nonché di attività di controllo, da svolgersi anche in via preventiva volto a prevenire la
commissione dei reati e degli illeciti sanzionati dal D.lgs. 231/01.
Nella redazione del Modello, la Società ha tenuto conto oltre alle prescrizioni del
Decreto, della relativa relazione governativa di accompagnamento, dei principi generali
di un adeguato sistema di controllo interno desumibili dalla miglior pratica
internazionale nonché delle già richiamate Linee guida di Confindustria del 7 marzo
2002 e aggiornate al 31 marzo 2008 e, in ultimo, ma di fondamentale importanza, dalle
indicazioni fornite dai recenti provvedimenti emessi da Regione Lombardia in tema di
costruzione dei modelli di organizzazione, gestione e controllo ex D. Lgs 231/01” Tali
provvedimenti, infatti, non si limitano ad indicare i principi informatori che il Modello
Organizzativo di Gestione e Controllo e il Codice Etico devono attuare, ma suggeriscono le
modalità di strutturazione e di redazione di detti documenti nonché i contenuti minimi
che questi ultimi devono presentare, oltre che le modalità di composizione e
funzionamento dell’Organismo di Vigilanza.
2.2 Approvazione del Modello
Il presente Modello è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione della Società con
delibera del 15 novembre 2012
2.3 Struttura del Modello
Ai fini della realizzazione del Modello, SEGESTA GESTIONI ha svolto, con l’aiuto di
professionisti e consulenti esterni, una serie di attività propedeutiche alla realizzazione
di un sistema organizzativo e di gestione idoneo a prevenire la commissione degli illeciti.
Tali attività possono essere così sintetizzate:
(i)
individuazione delle attività sensibili: sono state effettuate delle interviste con
i responsabili delle funzioni aziendali e approfondimenti con il personale
della società coinvolto nelle diverse aree, finalizzate a all’acquisizione di
informazioni in merito allo svolgimento ordinario delle attività e anche in
merito alla verifica della circostanza se nel passato si siano mai verificati
episodi di “malpractice”: Attraverso tali indagini - e mediante l’analisi
dell’organigramma aziendale ed il sistema di ripartizione delle responsabilità
– sono state individuate le aree in cui, teoricamente, è possibile la
commissione dei Reati Presupposto. La possibilità (o rischio) teorico di
commissione reati è stata valutata con riferimento alle attività tipiche della
società ed esclusivamente alle caratteristiche intrinseche delle attività
indipendentemente da chi sono svolte e dai sistemi di controllo già in essere.
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(ii)
identificazione delle procedure esistenti: attraverso le interviste sono state
individuate le procedure di controllo giù adottate dalla società nelle aree
sensibili o potenzialmente sensibili individuate.
(iii)
determinazione del rischio residuale e individuazione dei protocolli di
prevenzione integrativi: per ciascuna attività sensibile o potenzialmente
sensibile individuata è stato valutato il rischio residuale eventualmente non
coperto dalle procedure già esistenti e in taluni casi si è provveduto ad
integrare le procedure già adottate mentre in altri a predisporne di adeguate
e specificatamente finalizzate.
Il Modello di SEGESTA GESTIONI risulta quindi costituito da una “Parte Generale” e da
una “Parte Speciale”.
La Parte Generale descrive il quadro normativo di riferimento e disciplina il
funzionamento complessivo del sistema di organizzazione, gestione e controllo adottato
da SEGESTA GESTIONI e volto a prevenire la commissione dei reati presupposto
(“Governance”). Contiene altresì le caratteristiche e la descrizione della funzione, dei
poteri e delle principiali attività svolte dall’Organismo di Vigilanza, nonché l’elenco e la
descrizione dei reati richiamati dalla normativa (i cd“reati presupposto”) la cui
commissione comporterebbe la possibilità di imputare una qualche forma di
responsabilità alla società.
La Parte Speciale, elaborata sulla base delle risultanze delle interviste e delle analisi
sopra descritte contiene:
(i) il cd “ Risk Assessment” o “Piano di valutazione del rischio”, documento all’interno del
quale sono riportati gli esiti delle attività di valutazione dei rischi di commissione dei
Reati Presupposto;
(ii) il fascicolo dei protocolli preventivi.
2.4 Aggiornamento e adeguamento del Modello
Essendo il Modello un “atto di emanazione dell’organo dirigente” (in conformità
all’articolo 6, comma 1, lettera a) del Decreto), anche le successive modifiche ed
integrazioni di carattere sostanziale, che dovessero rendersi necessarie per
sopravvenute esigenze aziendali ovvero per adeguamenti normativi ovvero in
accoglimento dei suggerimenti dell’Organismo di Vigilanza, sono rimesse alla
competenza dell’organo direttivo di SEGESTA GESTIONI .
E’ attribuito all’Organismo di Vigilanza il potere di proporre modifiche al Modello o
integrazioni di carattere formale nonché quelle modifiche ed integrazioni del Modello
consistenti nella:
i) introduzione di nuove procedure e controlli nel caso in cui non sia sufficiente una
revisione di quelle esistenti;
ii) revisione dei documenti e delle procedure aziendali e societarie che formalizzano
l’attribuzione delle responsabilità e dei compiti alle posizioni responsabili di strutture
organizzative “sensibili” o comunque che svolgono un ruolo di snodo nelle attività a
rischio;
iii) introduzione di ulteriori controlli delle attività sensibili, con formalizzazione delle
iniziative di miglioramento intraprese in apposite procedure;
iv) evidenziazione delle esigenze di integrare regole di carattere generale.
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2.5 Destinatari del Modello
Le regole contenute nel Modello si applicano a coloro che svolgono, anche di fatto,
funzioni di gestione, amministrazione, direzione o controllo in SEGESTA GESTIONI , ai
dipendenti, nonché a coloro i quali, pur non appartenendo alla Società, operano su
mandato della medesima o sono legati alla società da rapporti di collaborazione,
consulenza o altro.
La Società comunica il presente Modello attraverso modalità idonee ad assicurarne
l’effettiva conoscenza da parte di tutti i soggetti interessati.
SEGESTA GESTIONI condanna qualsiasi comportamento difforme, oltre che dalla legge,
dalle previsioni del Modello anche qualora il comportamento sia realizzato nell’interesse
dell’azienda ovvero con l’intenzione di arrecare a essa un vantaggio.
2.6 Formazione delle risorse e diffusione del Modello
La Società predispone specifici interventi formativi rivolti a tutti i dipendenti al fine di
assicurare un’adeguata conoscenza, comprensione e diffusione dei contenuti del
Modello e del Codice Etico e di diffondere, altresì, una cultura aziendale orientata verso
il perseguimento di una sempre maggiore trasparenza ed eticità.
I soggetti ai quali il Modello si rivolge sono tenuti a rispettarne puntualmente tutte le
disposizioni, anche in adempimento dei doveri di lealtà, correttezza e diligenza che
scaturiscono dai rapporti giuridici instaurati con la Società. Ogni dipendente infatti è
tenuto a: i) acquisire consapevolezza dei contenuti del Modello; ii) conoscere le modalità
operative con le quali deve essere realizzata la propria attività; iii) contribuire
attivamente, in relazione al proprio ruolo e alle proprie responsabilità, all’efficace
attuazione del Modello, segnalando eventuali carenze riscontrate nello stesso.
Al fine di garantire un’efficace e razionale attività di comunicazione, la Società promuove
ed agevola - anche attraverso la partecipazione ad una specifica attività formativa - la
conoscenza dei contenuti del Modello da parte dei dipendenti, con grado di
approfondimento diversificato a seconda del grado di coinvolgimento nelle attività
individuate come sensibili ai sensi del D.lgs. 231/2001.
L’attività di comunicazione dei contenuti del Modello è indirizzata anche nei confronti di
quei soggetti terzi che intrattengano con la Società rapporti di collaborazione
contrattualmente regolati o che rappresentano la Società senza vincoli di dipendenza
(ad esempio: partner commerciali, agenti e consulenti, distributori, procacciatori d’affari
e altri collaboratori autonomi).
Si provvederà altresì alla pubblicazione del Modello e del Codice Etico sul sito web del
Gruppo Segesta : www.grupposegesta.com
3. MODELLO E CODICE ETICO
Il Codice Etico contiene l’insieme dei diritti, dei doveri e delle responsabilità della
Società nei confronti dei “portatori d’interesse” (dipendenti, fornitori, clienti, Pubblica
Amministrazione ecc.) e mira a raccomandare, promuovere o vietare determinati
comportamenti, al di là ed indipendentemente da quanto previsto a livello normativo, e
prevede sanzioni proporzionate alla gravità delle eventuali infrazioni commesse.
Il Codice Etico è stato adottato per comunicare a tutti i portatori di interesse i principi di
deontologia aziendale cui la società intende uniformarsi, anche indipendentemente da
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quanto stabilito dalla normativa e dal Decreto nonché di favorire e promuovere un
elevato standard di professionalità.
Il Codice Etico, è quindi strumento di portata generale, finalizzato alla promozione di
una “deontologia aziendale”, anche se privo di una specifica proceduralizzazione.
Il Codice Etico deve essere considerato, quindi, quale fondamento essenziale del
Modello, poiché insieme a quest’ultimo, costituisce un corpus sistematico di norme
interne finalizzato alla diffusione di una cultura dell’etica e della trasparenza aziendale
ed è elemento essenziale del sistema di controllo.
Il Codice Etico è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione con la medesima
delibera che ha adottato il presente Modello
4. ORGANISMO DI VIGILANZA
In ottemperanza a quanto previsto all’art. 6, lettera b, del Decreto - che prevede che il
compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza del Modello e di curarne il relativo
aggiornamento nonché secondo quanto stabilito dalle Delibere regionali in materia di
requisiti richiesti per accreditamento (DGR n. 3856 del 25 luglio 2012 e n. 3540 del 30
maggio 2012) Segesta gestioni ha ritenuto di nominare un Organismo di Vigilanza
collegiale composto da tre soggetti dotati delle competenze necessarie allo svolgimento
dell’incarico, che risponde direttamente all'organo direttivo; l’attività dell’organismo
sarà disciplinata dal Regolamento Interno dell’Organismo approvato dal Consiglio di
Amministrazione della società
In considerazione della peculiarità delle proprie attribuzioni, l’Organismo di Vigilanza,
nello svolgimento dei compiti che gli competono, si potrà avvalere del supporto anche di
altre funzioni aziendali di SEGESTA GESTIONI che di volta in volta saranno ritenute utili
per l’espletamento dell’incarico di controllo affidato.
4.1 Requisiti
L’Organismo di Vigilanza nominato dalla Società, in linea con le disposizioni del Decreto
e, precisamente, da quanto si evince dalla lettura del combinato disposto degli articoli 6
e 7, e dalle indicazioni contenute nella Relazione di accompagnamento al Decreto,
possiede le seguenti caratteristiche precipue.
Autonomia e indipendenza
L’Organismo di Vigilanza della Società è dotato nell’esercizio delle sue funzioni di
autonomia ed indipendenza dagli organi societari e dagli altri organismi di controllo
interno e dispone di autonomia anche finanziaria sulla base di un budget di spesa annua
riconosciuto dal Consiglio di Amministrazione anche tenuto conto della richiesta
formulata al riguardo dallo stesso Organismo di Vigilanza.
L’Organismo di Vigilanza ha facoltà di disporre in autonomia e senza alcun preventivo
consenso delle risorse finanziarie indicate nel budget relativamente alle quali
presenterà al CDA un rendiconto delle spese sostenute nel corso dell’annuale relazione.
All’Organismo di Vigilanza sono riconosciuti, nel corso delle verifiche ed ispezioni, i più
ampi poter al fine di svolgere efficacemente i compiti affidatigli.
Nell’esercizio delle loro funzioni i membri dell’Organismo di Vigilanza non devono
trovarsi in situazioni, anche potenziali, di conflitto di interesse derivanti da qualsivoglia
ragione di natura personale, familiare o professionale. In tale ipotesi essi sono tenuti ad
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informare immediatamente gli altri membri dell’Organismo di Vigilanza e devono
astenersi dal partecipare alle relative deliberazioni.
Con riferimento ai membri dell’Organismo di Vigilanza che siano soggetti interni alla
Società, non essendo esigibile dai componenti di provenienza interna una totale
indipendenza dalla Società stessa, il grado di indipendenza dell’Organismo di Vigilanza
dovrà essere valutato nella sua globalità.
Professionalità
L’Organismo di Vigilanza possiede, al suo interno, competenze tecnico-professionali
adeguate alle funzioni che è chiamato a svolgere. Tali caratteristiche, unite
all’indipendenza, garantiscono l’obiettività di giudizi.
L’Organismo di Vigilanza nel suo complesso deve essere dotato almeno delle seguenti
competenze professionali:
(i)conoscenza dell’organizzazione e dei principali processi aziendali;
(ii)conoscenze giuridiche tali da consentire l’identificazione delle fattispecie suscettibili
di configurare ipotesi di reato.
Ove necessario, l’Organismo di Vigilanza può avvalersi, anche con riferimento
all’esecuzione delle operazioni tecniche necessarie per lo svolgimento della funzione di
controllo, di Consulenti esterni. In tal caso, i Consulenti dovranno sempre riferire i
risultati del loro operato all’Organismo di Vigilanza.
Continuità
L’Organismo di Vigilanza deve garantire la necessaria continuità nell’esercizio delle
proprie funzioni, anche attraverso la calendarizzazione dell’attività e dei controlli, la
verbalizzazione delle riunioni e la disciplina dei flussi informativi provenienti dalle
strutture aziendali.
4.2 Funzioni e poteri dell’Organismo di Vigilanza
L’Organismo di Vigilanza dispone di autonomi poteri di iniziativa, intervento e controllo,
che si estendono a tutti i settori e funzioni della Società, poteri che devono essere
esercitati al fine di svolgere efficacemente e tempestivamente le funzioni previste nel
Modello e dalle norme di attuazione del medesimo per assicurare un’effettiva ed
efficiente vigilanza sul funzionamento e sull’osservanza del Modello secondo quanto
stabilito dall’art. 6 del d.lgs. 231/2001.
Le attività poste in essere dall’Organismo di Vigilanza non possono essere sindacate da
alcun altro organo o funzione della Società. L’Organismo di Vigilanza può chiedere
informazioni e documentazione aziendale in modo autonomo e senza che occorra alcuna
autorizzazione da parte del vertice aziendale; a tali richieste dell’Organismo di Vigilanza
non può essere opposto rifiuto.
In particolare, all’Organismo di Vigilanza sono affidati, per l’espletamento e l’esercizio
delle proprie funzioni, i seguenti compiti e poteri:
(i) vigilare sulla corretta attuazione del Modello da parte dei dipendenti e dei destinatari
in genere;
(ii)verificare l’adeguatezza e l’efficacia del Modello, con particolare attenzione
all’identificazione delle aree “a rischio” reato e all’idoneità delle procedure adottate per
la prevenzione dei reati previsti dal d.lgs. 231/2001;
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(iii)verificare lo stato di aggiornamento del Modello segnalando con immediatezza al
Consiglio di Amministrazione e al Collegio Sindacale la necessità di procedere alle
integrazioni e agli aggiornamenti da eseguire a seguito della modificazione della
normativa di riferimento o della struttura aziendale o comunque a seguito di altre
circostanze riscontate;
(iv)eseguire verifiche periodiche nella Società finalizzate alla corretta applicazione delle
procedure descritte nel Modello e dei principi contenuti nel Codice Etico;
(v)promuovere, di concerto con le funzioni aziendali a ciò preposte, programmi di
formazione e comunicazione interna, con riferimento al Modello, agli standard di
comportamento e alle procedure adottate si sensi del Decreto;
(vi)mantenere un costante scambio di informazioni con le funzioni aziendali le quali
devono garantire, anche senza preavviso, l’accesso libero e incondizionato ad
informazioni, dati, documenti e ogni altro elemento ritenuto di rilevo nell’esecuzione dei
compiti affidatigli. A tal fine può richiedere direttamente informazioni a tutto il
personale della Società. La mancata collaborazione con l’Organismo di Vigilanza
costituisce un illecito disciplinare;
(vii)segnalare al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale, per l’adozione
degli opportuni provvedimenti, le violazioni del Modello o il mancato adeguamento alle
prescrizioni dell’Organismo di Vigilanza da parte dei Dipendenti della Società.
4.3 Flussi informativi: reporting dell’O. d .V.
L’Organismo di Vigilanza riferisce in merito all’attuazione del Modello, all’emersione di
eventuali aspetti critici e alla necessità di interventi modificativi.
In particolare, l’Organismo di Vigilanza:
- preventivamente, comunica al Consiglio di Amministrazione e al Collegio Sindacale il
programma delle attività previste su base annua;
- con cadenza trimestrale si riunisce per effettuare le verifiche in materia di rispetto
dei principi e delle norme di comportamento previste nel Codice Etico, nel MOG e nei
protocolli specifici
-con cadenza annuale, documenta e riporta al Consiglio di Amministrazione, e al
Collegio Sindacale le conclusioni relative alle verifiche effettuate segnalando le
problematiche emerse e i provvedimenti da adottare per correggere tali situazioni;
- entro la fine del mese di febbraio di ciascun anno, invia alle ASL competenti per
territorio, un estratto della relazione annuale inviata al Cda attestante, in modo esplicito
e inequivocabile, l’efficace e corretta applicazione del Modello organizzativo e l’assenza
o l’evidenza di criticità.
-immediatamente, segnala al Consiglio di Amministrazione la necessità di procedere
alle integrazioni e agli aggiornamenti del Modello da eseguire a seguito della
modificazione della normativa di riferimento o della struttura aziendale o comunque di
altre circostanze riscontrate. Di tale segnalazione è data tempestiva informativa anche al
Collegio Sindacale.
L’Organismo di Vigilanza può essere convocato e può chiedere di essere ascoltato in
qualsiasi momento dal Consiglio di Amministrazione e dal Collegio Sindacale.
Gli incontri con gli organi societari cui l’Organismo di Vigilanza riferisce devono essere
documentati. L’Organismo di Vigilanza cura l’archiviazione della relativa
documentazione.
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4.4 Flussi informativi: reporting verso l’O.d.V.
L’Organismo di Vigilanza deve essere tempestivamente informato in merito ad atti,
comportamenti od eventi che possano determinare una violazione del Modello o che, più
in generale, siano rilevanti ai fini del d.lgs. 231/2001.
In particolare, la Direzione della Società e i singoli responsabili di area hanno
l’obbligo di segnalare per iscritto all’Organismo di Vigilanza le possibili situazioni che
potrebbero esporre la Società al rischio di reato e fornire, inoltre, una costante e
immediata comunicazione delle nuove circostanze idonee a variare o ad estendere le
aree a rischio di realizzazione di reati presupposto ai sensi del d.lgs.231/2001.
In particolare, devono comunicare all’Organismo di Vigilanza tempestivamente tutte le
informazioni relative:
(i)
alle richieste di assistenza legale inoltrate dai Dirigenti e/o dai Dipendenti nei
confronti dei quali la magistratura procede per i reati presupposto di cui al d.lgs.
231/2001;
(ii)
alle commissioni di inchiesta o relazioni interne dalle quali emergano
responsabilità per le ipotesi di reato di cui al d.lgs.231/2001;
(iii)
alle comunicazioni dei procedimenti disciplinari per fatti commessi in violazione
delle prescrizioni contenute nel Modello;
(iv)
ai provvedimenti o notizie provenienti da organi di polizia giudiziaria o da
qualsiasi altra autorità dai quali si evinca lo svolgimento di indagini anche nei
confronti di ignoti per i reati presupposto di cui al d.lgs. 231/2001;
(v)
alle comunicazioni in ordine alla variazione della struttura organizzativa, dei
poteri e delle deleghe;
(vi)
ai verbali delle riunioni dell’Assemblea, del Consiglio di Amministrazione e del
Collegio Sindacale che possono rilevare ai sensi del d.lgs. 231/2001.
Devono altresì comunicare all’Organismo
quadrimestrale, tutte le informazioni relative:
di
Vigilanza,
con
periodicità
(i)
alle decisioni relative alle richieste, erogazione e utilizzo di finanziamenti
pubblici;
(ii)
ai prospetti riepilogativi degli appalti aggiudicati a seguito di gare a livello
nazionale e europeo,ovvero a trattativa privata;
(iii)
alle notizie relative a commesse attribuite da Enti pubblici o soggetti che
svolgano funzioni di pubblica utilità;
(iv)
alle notizie relative all’effettiva attuazione, a tutti i livelli aziendali, del Modello,
con evidenza dei procedimenti disciplinari svolti e delle eventuali sanzioni
irrogate ovvero dei provvedimenti di archiviazione di tali procedimenti con le
relative motivazioni;
(v)
alla reportistica periodica in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Analogo obbligo informativo sussiste in capo a tutti i Dipendenti in riferimento a fatti o
circostanze riscontrati nell’espletamento della propria attività e meritevoli di
segnalazione ai sensi del d.lgs.231/2001.
I consulenti e gli altri destinatari del Modello esterni alla Società sono tenuti a una
informativa immediata direttamente all’Organismo di Vigilanza nel caso in cui gli stessi
ricevano, direttamente o indirettamente, da un dipendente/rappresentante della Società
13
una richiesta tale da configurare comportamenti che potrebbero determinare una
violazione del Modello. Tale obbligo deve essere specificato nei contratti che legano tali
soggetti alla Società.
Gli obblighi di informazione su eventuali comportamenti contrari alle disposizioni
contenute nel Modello rientrano nel più ampio dovere di diligenza ed obbligo di fedeltà
del prestatore di lavoro di cui agli artt. 2104 e 2105 c.c. Il corretto adempimento
dell’obbligo di informazione da parte del prestatore di lavoro non può dar luogo
all’applicazione di sanzioni disciplinari.
La Società adotta misure idonee ed efficaci affinché sia sempre garantita la riservatezza
circa l’identità di chi trasmette all’Organismo di Vigilanza informazioni utili per
identificare comportamenti difformi da quanto previsto dal Modello, dalle procedure
stabilite per la sua attuazione e dalle procedure stabilite dal sistema di controllo interno,
fatti salvi gli obblighi di legge e la tutela dei diritti della Società o delle persone accusate
erroneamente e/o in mala fede. È vietata qualsiasi forma di ritorsione, discriminazione o
penalizzazione nei confronti di coloro che effettuino in buona fede segnalazioni
all’Organismo di Vigilanza. La Società si riserva ogni azione contro chiunque effettui in
mala fede segnalazioni non veritiere. Le segnalazioni possono essere trasmesse via mail
all’indirizzo:
Organismo di Vigilanza di Segesta Gestioni S.r.l.:
[email protected]
Le segnalazioni sono conservate a cura dell’Organismo di Vigilanza secondo le modalità
indicate nel proprio Regolamento.
4.5 Raccolta e conservazione delle informazioni
Ogni informazione, segnalazione, report, relazione previsti nel Modello e di competenza
dell’Organismo di Vigilanza è conservata a cura dello stesso secondo le modalità indicate
nel proprio Regolamento.
5. SISTEMA DISCIPLINARE
La predisposizione di un efficace sistema disciplinare per la violazione delle prescrizioni
contenute nel Modello e del Codice Etico è condizione essenziale per garantire
l’effettività del Modello stesso. Al riguardo, infatti, l’articolo 6, comma 2, lettera e), del
Decreto prevede che i modelli di organizzazione e gestione devono “introdurre un
sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel
modello”.
L’applicazione delle sanzioni disciplinari determinate ai sensi del Decreto prescinde
dall’esito di eventuali procedimenti penali, in quanto le regole imposte dal modello sono
assunte dalla società in piena autonomia, con lo scopo di regolamentare in senso etico le
proprie condotte. In tale direzione, SEGESTA GESTIONI ha predisposto un sistema
disciplinare basato sulle seguenti linee d’indirizzo:
(i) il sistema disciplinare è diversamente strutturato a seconda dei soggetti destinatari e
tenendo conto delle limitazioni dettate dalle legislazioni locali;
(ii) il sistema disciplinare individua esattamente le sanzioni disciplinari da adottarsi nei
confronti dei soggetti destinatari, per il caso in cui questi ultimi si rendessero
responsabili di violazioni, infrazioni, elusioni, imperfette o parziali applicazioni delle
14
prescrizioni contenute nel Modello, il tutto nel rispetto delle relative disposizioni dei
contratti collettivi e delle prescrizioni legislative applicabili;
(iii) il sistema disciplinare prevede una apposita procedura di irrogazione delle
sanzioni, nel rispetto delle procedure previste dalla legislazione locale;
(iv) il sistema disciplinare introduce idonee modalità di pubblicazione e di diffusione del
relativo codice.
5.1 Principi Generali del sistema disciplinare
SEGESTA GESTIONI ha adottato il presente sistema disciplinare (di seguito, il “Sistema
Disciplinare”) istituendo un adeguato apparato sanzionatorio che si applica alle
infrazioni concernenti le norme comportamentali e procedurali nonché le regole di
condotta del Codice Etico che rappresentano, nel loro insieme, il Modello ex D.lgs
231/2001 adottato dalla società.
Le sanzioni disciplinari sono rivolte e si applicano a tutti coloro che sono tenuti al
rispetto delle predette norme e in particolare ai dipendenti, ai collaboratori interni, agli
amministratori, ai sindaci, ai soci, ai collaboratori e consulenti esterni e alle terze parti
che lavorano per e con la società.
Le sanzioni disciplinari e le altre misure sanzionatorie previste per i soggetti non
dipendenti, ma legati da forme di collaborazione con la società dovranno essere adottate
nel rispetto del principio di proporzionalità della sanzione che andrà valutato con
riferimento ai seguenti parametri:
- la gravità della violazione, considerata sulla base delle caratteristiche della condotta,
delle conseguenze derivanti alla società sia al proprio interno che nel rapporto con i
terzi, nonché delle circostanze in cui si è verificata la violazione;
- la tipologia di rapporto di lavoro instaurato con il “prestatore” (subordinato,
parasubordinato, dirigenziale, etc ..) tenuto conto della specifica disciplina sussistente
sul piano legislativo e contrattuale.
L’applicazione delle sanzioni disciplinari prescinde dall’esito di un eventuale
procedimento penale, in quanto, le regole di condotta imposte sono assunte dall’azienda
in piena autonomia indipendentemente dall’illecito che eventuali condotte possano
determinare. I soggetti vengono sanzionati dalla società se compiono atti od omissioni
diretti inequivocabilmente a violare le regole comportamentali previste nel presente
codice, anche se l’azione non si compie o l’evento o non si verifica.
SEGESTA GESTIONI applica il vigente Contratto Collettivo Nazionale UNEBA ed è a tale
regolamentazione che occorre far riferimento, in via generale, per l’individuazione delle
misure sanzionatorie connesse alla violazione del Modello che costituiscono illeciti
disciplinari.
5.2 Misure sanzionatorie
Le sanzioni possono essere applicate nei confronti di chi ponga in essere condotte
derivanti da:
- inosservanza delle procedure contenute nel Modello volte a prevenire la commissione
di reati;
- comportamenti costituenti le ipotesi di reato descritte nelle varie parti del Modello;
15
- inosservanza delle regole di condotta contenute nel Modello e nel Codice Etico, sia
tramite un comportamento attivo che uno omissivo;
- mancanza o inesatta evidenza dell’attività svolta relativamente a modalità di
documentazione e conservazione della stessa in modo tale da impedire e/o rendere
difficoltosi gli accertamenti svolti dalla funzione audit e quelli inerenti l’esatta
applicazione del Modello da parte dell’Organismo di Vigilanza;
- violazione del sistema di controllo posto in essere mediante sottrazione, distruzione o
alterazione della documentazione prevista oppure impedendo il controllo delle
informazioni e l’accesso alle stesse da parte dei soggetti a ciò preposti, inclusi i
componenti dell’Organismo di Vigilanza;
- mancata segnalazione delle avvenute infrazioni al Codice Etico e al Modello, di cui la
persona sia venuta a conoscenza.
Resta in ogni caso salva ogni altra ipotesi di violazione enunciata sia nel Modello sia nel
Codice Etico.
Tutte le sanzioni irrogate dovranno essere portate a conoscenza dell’Organismo di
Vigilanza.
Le violazioni riscontrate dall’Organismo di Vigilanza, prima ancora di dare luogo
all’applicazione di una sanzione, dovranno essere contestate tempestivamente in forma
scritta al soggetto interessato.
A) Sanzioni per i lavoratori dipendenti
I provvedimenti disciplinari irrogabili nei confronti dei lavoratori, nel rispetto dell’art. 7
dello Statuto dei Lavoratori e delle eventuali normative speciali sono quelli previsti
dall’apparato sanzionatorio del CCNL del settore:
richiamo verbale: in caso di lieve inosservanza dei principi e delle regole di
comportamento previsti nel Modello di Organizzazione e /o del Codice Etico o in
violazione delle procedure o norme interne;
ammonizione scritta: nei casi di recidiva delle infrazioni di cui al precedente punto 1;
multa: in misura non eccedente l’importo di 3 ore della normale retribuzione da
applicarsi per inosservanza dei principi e delle regole di comportamento previsti nel
Modello di Organizzazione e /o del Codice Etico o in violazione delle procedure o norme
interne in misura tale da poter essere considerata, ancorché non lieve, non grave,
correlandosi, detto comportamento ad una negligente inosservanza delle norme e/o
delle procedure e/o delle direttive ed istruzioni impartite dalla direzione o dai
superiori;
sospensione dalla retribuzione e dal servizio per un massimo di 3 giorni : si applica in
caso di inosservanza dei principi e delle regole di comportamento previsti nel Modello di
Organizzazione e /o del Codice Etico o in violazione delle procedure o norme interne in
misura tale da poter essere considerata di una certa gravità, anche se dipendente da
recidiva in qualsiasi illecito disciplinare sanzionato con la Multa;
licenziamento disciplinare senza preavviso e con le altre condizioni di legge: nei casi di
adozione, nell’espletamento delle attività ricomprese tra quelli sensibili, di un
comportamento caratterizzato da notevole inadempimento delle prescrizioni e/o delle
procedure interne e/o delle norme del Modello di organizzazione e del Codice Etico,
anche se sia solo suscettibili di configurare uno dei reati o degli illeciti amministrativi
16
sanzionati dal decreto o, in caso di recidiva in un qualsiasi illecito disciplinare
sanzionato con la sospensione.
B) Sanzioni nei confronti dei dirigenti
In via generale, anche per i dirigenti, le misure sanzionatorie irrogabili sono quelle
previste dal relativo CCNL.
In caso di inosservanza, da parte dei dirigenti, dei principi e delle regole di
comportamento previsti nel Modello di Organizzazione e /o del Codice Etico o in
violazione delle procedure o norme interne o nei casi di adozione, nell’espletamento
delle attività ricomprese tra quelli sensibili, di comportamenti non conformi e non
adeguati alle suddette prescrizioni si provvederà ad applicare nei confronti dei
responsabili la misura disciplinare più appropriata fra quelle di seguito richiamate :
-
ammonizione scritta;
-
multa non superiore al 10% della retribuzione mensile;
-
sospensione dal servizio e dalla retribuzione fino ad un massimo di 3 giorni;
-
revoca o limitazione di eventuali procure e deleghe conferite al dirigente;
-
licenziamento.
C) Misure nei confronti degli amministratori.
In caso di violazione del Modello da parte di uno o più membri del Consiglio di
Amministrazione, l’Organismo di Vigilanza informa il Collegio Sindacale e l’intero
Consiglio di Amministrazione i quali rendono gli opportuni provvedimenti tra cui, ad
esempio, la convocazione dell’assemblea dei soci, al fine di adottare le misure più
idonee.
Qualora l’amministratore non sia legato da rapporti di dipendenza con la società, il
Consiglio di Amministrazione adotterà il provvedimento della sospensione o della
revoca se l’amministratore:
(i) ha sistematicamente violato le procedure previste nel Modello e gli obblighi di
comunicazione all’Organismo di Vigilanza, creando un elevato rischio di determinare un
danno alla società;
(ii) ha adottato nelle aree di rischio, condotte sistematiche dirette, in modo non
equivoco, a favorire la commissione di reati ai sensi del D.lgs 231/2001;
(iii) è indagato per una delle ipotesi che possano determinare la decadenza dalla carica;
(iv) ha determinato un grave danno all’immagine della società, violando una delle regole
dettate dal Codice Etico.
Qualora la violazione sia posta in essere da un amministratore che sia anche
dipendente/dirigente della società, il Consiglio di Amministrazione a adotterà le
specifiche misure sanzionatorie indicate per i dipendenti e per i dirigenti, oltre,
eventualmente, al provvedimento della revoca della carica.
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D) Provvedimenti per inosservanze poste in essere dai fornitori, consulenti
esterni e terze parti in genere
Ai fini del presente Sistema Disciplinare, sono sanzionabili nei confronti dei fornitori e
dei consulenti esterni e delle terze parti, i seguenti comportamenti:

violazione, infrazione, elisione, imperfetta o parziale applicazione delle
prescrizioni del Modello di Organizzazione richiamate contrattualmente che non
abbiano prodotto conseguenze ovvero che non costituiscano fattispecie
penalmente rilevanti;

violazione, infrazione, elisione, imperfetta o parziale applicazione delle
prescrizioni del Modello di Organizzazione richiamate contrattualmente e dirette
in modo non equivoco al compimento di un reato sanzionato dal D.lgs 231/2001

violazione, infrazione, elisione, imperfetta o parziale applicazione delle
prescrizioni del Modello di Organizzazione richiamate contrattualmente che
abbiano determinato l’esercizio dell’azione penale nei confronti della società.
Le predette violazioni comporteranno l’applicazione di sanzioni, tra cui la risoluzione
del rapporto contrattuale e il risarcimento del danno, che saranno commisurate al
livello di responsabilità del consulente, collaboratore, fornitore o terza parte,
all’intenzionalità del comportamento, alla gravità del medesimo (intendendo in questo
caso la rilevanza degli obblighi violati e gli effetti ai quali la società può ragionevolmente
ritenersi esposta a seguito della condotta censurata. Qualora, con un solo atto, siano
commesse più infrazioni punite con sanzioni diverse, si applica la sanzione più grave.
Per la gestione delle sanzioni applicabili ai fornitori, consulenti esterni e terze parti,
dovrà essere inserita una specifica clausola contrattuale nei contratti di collaborazione,
nelle lettere di incarico o negli altri documenti contrattuali in cui sia prevista la
risoluzione del rapporto fatta salva l’eventuale richiesta di risarcimento per l’ipotesi in
cui, dal comportamento del fornitore, collaboratore o terzo, discendano danni per la
società.
La clausola risolutiva dovrà essere sottoposta a doppia firma ex at. 1341 e ss. c.c. e, in
caso di accertata violazione del Modello, il datore di lavoro (legale rappresentante)
dovrà provvedere alla comunicazione della risoluzione, con raccomandata A/R avente
efficacia dalla data del ricevimento.
5.3 Il procedimento per l’accertamento delle sanzioni
Per quanto riguarda l’accertamento delle violazioni è necessario mantenere la
distinzione tra i soggetti legati alla Società da un rapporto di lavoro subordinato e le
altre categorie di soggetti.
Per i primi, il procedimento disciplinare non può che essere quello già disciplinato dallo
“Statuto dei lavoratori” (Legge n. 300/1970) e dal CCNL vigente. A tal fine anche per le
violazioni delle regole del Modello è in ogni caso previsto il necessario coinvolgimento
dell’Organismo di Vigilanza nella procedura di accertamento delle infrazioni e della
successiva irrogazione delle sanzioni in caso di violazioni delle regole che compongono il
Modello adottato . Non potrà, pertanto, essere archiviato un provvedimento disciplinare
o irrogata una sanzione disciplinare per violazioni, senza preventiva informazione e
parere dell’Organismo di Vigilanza, anche qualora la proposta di apertura del
procedimento disciplinare provenga dall’Organismo stesso.
I comportamenti dei fornitori, consulenti esterni e terze parti verranno integralmente
valutati dal Responsabile del Servizio Personale (PER) che, sentito il parere del Della
18
Direzione Amministrazione Finanza e Controllo (DAF) o di altra diversa funzione che ha
richiesto l’intervento del professionista e previa diffida dell’interessato, nonché sentito il
parere dell’Organismo di Vigilanza, riferirà tempestivamente e per iscritto
all’Amministratore Delegato.
5.4 Pubblicazione e diffusione
Tutti i destinatari del regolamento sanzionatorio devono essere informati circa
l’esistenza ed il contenuto del presente documento. In particolare, sarà compito del
Responsabile dell’Ufficio Personale definire le modalità di comunicazione dello stesso.
6. CORPORATE GOVERNANCE DI SEGESTA GESTIONI
Il sistema di corporate governance della Società, inteso come insieme dei principi e degli
strumenti che presidiano al governo della medesima da parte degli organi sociali
preposti, è retto dai seguenti principi:
- correttezza;
- trasparenza;
- rispetto della legge e dei regolamenti interni ed esterni alla Società;
- segregazione delle attività;
- tracciabilità delle operazioni.
Al fine di rispettare i principi di cui sopra ed evitare pertanto la commissione dei reati
previsti dal D.lgs. 231/01, SEGESTA GESTIONI si è dotata di un insieme di strumenti di
governo dell’organizzazione interna che ne garantiscono il corretto e fluente
funzionamento e che sono così riassumibili:
(i)
Statuto, che rappresenta l’insieme delle regole di funzionamento interno della
società.
(ii)
Sistema delle Procure: che definisce l’attribuzione dei poteri rappresentativi della
Società.
(iii) Comunicazioni interne che abbracciano varie tematiche (generalmente affisse in
bacheca, od inviate via e-mail ai dipendenti);
(iv) Ulteriori specifiche attribuzioni ai sensi di legge che definiscono ulteriori aree di
responsabilità. In particolare la Società ha individuato i Responsabili della
sicurezza sul lavoro ai sensi del Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81 in materia
di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro nonché i Responsabili del
Trattamento dei dati ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 in
materia di tutela e sicurezza dei dati personali.
(v)
Codice Etico che esprime i principi etici e di deontologia che la Società riconosce
come propri e sui quali richiama l’osservanza da parte di tutti coloro che operano
per il conseguimento degli obiettivi della Società.
6.1 SEGESTA GESTIONI - Descrizione
SEGESTA GESTIONI ha sede in Italia, a Milano.
SEGESTA GESTIONI è inoltre presente sul resto del territorio nazionale attraverso la
gestione diretta e indiretta di diverse Residenze Sanitarie Assistenziali.
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6.2 Struttura societaria
Il capitale sociale ammonta a € 30.000 i. v. ed è interamente detenuto da Segesta S.p.A.,
holding del Gruppo Segesta.
Consiglio di Amministrazione - Il sistema di Amministrazione in carica prevede un
Consiglio formato da tre membri: il Presidente del Consiglio di Amministrazione e
Amministratore Delegato Dott.ssa Mariuccia Rossini, l’Amministratore Delegato Rag.
Franco Bruno Francione e la Dott.ssa Catina Piantoni, anch’essa Amministratore
Delegato.
Al Consiglio spettano i poteri relativi alla sola ordinaria amministrazione.
Ripartizione di competenze - Al fine di creare un sistema di ripartizione di poteri e di
controlli efficace, da un lato per la gestione delle attività sociali e conforme, dall’altro,
alla ratio del Decreto Legislativo 231, la Società ha ritenuto opportuno - nell’ambito dei
più ampi poteri conferiti ai singoli Amministratori Delegati – individuare delle specifiche
aree di competenza suddivise per materia all’interno delle quali ciascun Amministratore
Delegato agisce in via principale con firma libera e, solo qualora sia impossibilitato a
svolgere il proprio incarico (per assenza temporanea o altro impedimento) possono
intervenire, nell’esercizio dei poteri, in via sussidiaria, gli altri componenti del Consiglio.
Ricorrendo tale ipotesi, vige inoltre l’obbligo per l’Amministratore che ha compiuti atti
in area di competenza dell’altro Amministratore, di rendicontare senza indugio lo stesso
precisando e specificando gli atti compiuti.
La ripartizione per materia, definita e approvata dal Consiglio di Amministrazione è la
seguente:
Dott.ssa Mariuccia Rossini
Rappresentanza legale e rapporti istituzionali
Presidente e Amministratore Delegato
Gestione del personale
Dott.ssa Catina Piantoni
Amministratore Delegato
Gestione dei rapporti e sottoscrizione dei contratti
con i medici.
Gestione dell’area Marketing
Gestione dell’area Qualità
Gestione dei rapporti e sottoscrizione dei contratti
con i liberi professionisti e/o società tra gli stessi,
operanti nel solo ambito socio sanitario.
Rag. Franco Bruno Francione
Amministratore Delegato
Ogni altra materia non ricompresa nei precedenti
elenchi.
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Procure - In forza della facoltà attribuita ai singoli Amministratori Delegati di nominare
procuratori per determinati atti o categorie di atti sono state conferite le seguenti
procure speciali ai Direttore di Struttura:
Dott.ssa Rossini > Simone Simonetti con riferimento alla struttura “Centro Vado Sabatia”
sita in Vado Ligure per le operazioni di ordinaria amministrazione;
Rag. Francione > Raffaele Raviglione, con riferimento alla struttura “RSA Crocetta” sita in
Torino;
Rag. Francione > Savino Fornelli, con riferimento alla struttura “Città di Verona” sita in
Verona;
Rag. Francione > Andrea Enea, con riferimento alla struttura “RSA San Nicola” sita in
Sassari;
Rag. Francione > Marco Parenti, con riferimento a tutte le strutture site nel territorio
della Regione Lombardia;
Rag. Francione > Elisabetta Clerici, con riferimento alle strutture “RSA Saccardo –
edificio A e RSA Saccardo – edificio B” sita in Milano;
Rag. Francione > Daniela Bianco, con riferimento alla struttura “RSA San Giorgio” sita in
Milano;
Rag. Francione > Silvana Bertoglio, con riferimento alla struttura “RSA Santa Giulia “ e
RSA Santa Chiara” site in Milano;
Rag. Francione > Paolo Schiavini, con riferimento alla struttura “RSA Santa Lucia” sita in
Milano;
Rag. Francione > Barbara Grill con riferimento alla struttura “RSA Giovanni Paolo II” sita
in Melzo;
Rag. Francione > Nadia Bardoni, con riferimento alla struttura “RSA Santa Marta” sita in
Milano;
Rag. Francione >Federico Vigato, con riferimento alla struttura “RSA Famagosta” sita in
Milano
Rag. Francione > Marta Plebani , con riferimento alle strutture “RSA Sant’Andrea” sita in
Monza e “RSA Villa San Clemente” sita in Villasanta
Tutte le predette procure sono state rilasciate per le sole operazioni di ordinaria
amministrazione ed in particolare al fine di:
-
sottoscrivere contratti con la clientela nell’ambito dei modelli e delle condizioni
generali approvate dalla Società;
-
firmare la corrispondenza;
-
assumere personale, salvo dirigenti e quadri, con limite di costo pari a €
35.000,00
-
incassare crediti, somme di denaro etc..
-
stipulare contratti di appalto, somministrazione,collaborazione professionale e di
ogni altro genere, della durata massima di 12 mesi e nei limiti di valore di €
15.000 per contratto;
-
rappresentare la Società avanti all’Autorità Comunale, Provinciale e Regionale
21
Rag. Francione > Cesare Calcinati affinché, in favore di Segesta Gestioni, abbia a
compiere operazioni di ordinaria amministrazione con riferimento al campo delle
risorse umane. In particolare, assumere e licenziare personale dipendente (esclusi i
dirigenti), determinare qualifiche, mansioni e le retribuzioni; gestire i rapporti con i
consulenti esterni e società fornitrici di servizi inerenti l’area delle risorse umane;
rappresentare la società davanti all’INPS, all’ INAIL e alle Autorità di Pubblica Sicurezza,
agli ispettorati del lavoro; costituirsi in giudizio nelle cause di diritto del lavoro.
Collegio Sindacale - Il controllo contabile spetta al Collegio Sindacale, composto da
cinque membri di cui tre effettivi e due supplenti mentre la revisione legale dei conti è
stata affidata ad una primaria società di revisione.
6.3 Organigramma
Segesta Gestioni è la società operativa del Gruppo Segesta. Si occupa, come detto in
premessa, della gestione diretta e indiretta delle strutture residenziali assistenziali.
Nell’ambito del più ampio coordinamento delle società del Gruppo ed al fine di
ottimizzare le risorse umane e di conoscenza disponibili in seno al Gruppo medesimo, la
Società e le funzioni che ne esplicano l’operatività si avvalgono del coordinamento
funzionale di Segesta2000 Srl.
Nel dettaglio, tale attività trova concreta attuazione nei confronti delle seguenti funzioni:
- Ufficio Contabilità e bilancio
- Ufficio del Personale
- Ufficio Legale
- Ufficio Acquisti
- Ufficio Comunicazione e Marketing
- Ufficio Information & Technology
- Direzione Sanitaria
Inoltre, con riferimento alla funzione relativa alla gestione propria dell’Ufficio Personale,
Segesta2000 garantisce il presidio diretto della medesima funzione attraverso un
proprio manager.
Viene inoltre istituito un Comitato Consultivo - a disposizione del Consiglio di
Amministrazione – composto da managers scelti da Segesta2000 e finalizzato a
supportare il Cda nelle scelte di maggior importanza strategica per il raggiungimento dei
risultati aziendali.
L’attività di Segesta2000 – e la partecipazione dei suoi managers al Comitato Consultivo
- è regolata da un contratto di management stipulato in data 1.06.2012
Detto contratto disciplina gli ambiti di intervento di Segesta2000 e dei propri manager
nell’operatività di Segesta Gestioni, definendone altresì responsabilità ed obblighi di
rendicontazione.
Per quanto concerne la struttura organizzativa interna occorre precisare che tutti i
responsabili di funzione riportano, gerarchicamente, all’Amministratore Delegato
competente per materia. Nella parte Speciale del presente Modello verrà data evidenza
dei meccanismi di controllo previsti al fine di monitorare l’attività delle singole funzioni
e delle figure apicali.
22
Nella pagina seguente si trova lo schema dell’organigramma interno approvato dal
Consiglio di Amministrazione della società.
Si precisa che, all’interno delle due Area manager (Lombardia ed extra Lombardia)
indicate nei riquadri a sinistra della raffigurazione grafica, si trovano le funzioni di
Direzione di struttura e Direzione sanitaria le cui attività sono meglio specificate nel
paragrafo relativo al funzionigramma.
23
24
6.4 Funzionigramma
SEGESTA GESTIONI in conformità agli orientamenti dottrinali maggioritari, al fine di dar
vita ad un sistema di controllo interno preventivo sia in relazione ad eventuali difformità
nello svolgimento dell’attività aziendale sia in relazione ai possibili comportamenti
illeciti che potrebbero dar luogo a responsabilità amministrativa ex D. Lgs 231 ha
adottato un sistema organizzativo interno sufficientemente formalizzato e chiaro che:
(i)
esplicita ruoli e funzioni
(ii)
delinea le responsabilità delle principali figure aziendali
(iii)
permette l’individuazione delle funzioni di controllo.
Si riporta, al riguardo, la descrizione del funzionigramma/mansionario di SEGESTA
GESTIONI .
Ai fini di una migliore comprensione delle descrizioni sotto riportate, si precisa il
significato della seguente terminologia:
Funzione e compiti: definisce in titoli le attività che devono essere svolte dalla funzione.
Tali indicazioni non si ritengono esaustive in quanto verranno poi richiamate e
specificate nel dettaglio dalle procedure del sistema di gestione aziendale.
Riporto: definisce la dipendenza gerarchica a cui la funzione deve fare riferimento.
Funzione e compiti
Identificativo
Area Manager
Responsabile Area Manager
La funzione garantisce l’efficacia del servizio delle unità operative nel territorio
perseguendo strategie di efficienza e di sinergia tra le stesse o con le istituzioni presenti
nel territorio.
In particolare:
-
dirige e coordina l’operato dei Direttori delle unità operative per la gestione del
servizio visitando periodicamente e a rotazione le sedi operative;
-
collabora con i Direttori delle unità operative, nella risoluzione delle problematiche
di gestione per la promozione del miglioramento continuo;
-
risolve, con la collaborazione dei Direttori, le situazioni di reclamo pervenute in
sede centrale;
-
coordina i Direttori nella pianificazione delle attività formative per il personale a
supporto del Centro di Formazione Segesta2000;
-
collabora con l’ufficio Comunicazione e Marketing per la ricerca di nuove
opportunità di sviluppo sul territorio;
-
collabora con l’ufficio Legale per la gestione del contenzioso relativo alle diverse
strutture;
-
collabora con l’ufficio Acquisti per la definizione dei contratti di fornitura;
25
-
interviene, in collaborazione con l’Ufficio Personale nell’attività di selezione del
personale delle strutture.
Riporto: AD D.ssa Piantoni
Funzione e compiti
Identificativo
Ufficio Qualità e Organizzazione
Responsabile Qualità
QUALITA’. La funzione garantisce l’efficacia dei sistemi di qualità, il miglioramento
continuo della gestione operativa delle singole strutture e la soddisfazione del cliente.
Coordina le attività relative ai sistemi di gestione della qualità attivi nelle strutture
operative.
In particolare:
-
collabora con l’ufficio Comunicazione e Marketing per l’indagine di soddisfazione
clienti;
-
controlla funzionalmente gli assicuratori qualità delle diverse sedi operative.
Riporto: AD D.ssa Piantoni
Funzione e compiti
Identificativo
Ufficio Comunicazione e Marketing
Responsabile Uff Comunicazione e
Marketing
La funzione ha lo scopo di definire e pianificare le modalità operative e i relativi controlli
di tutto ciò che attiene ai rapporti con i clienti delle singole strutture.
Coordina la gestione operativa delle relazioni con gli uffici clienti delle varie strutture al
fine di omogeneizzare i comportamenti e le prestazioni per migliorare la qualità del
servizio.
In particolare:
-
definisce l’applicazione delle procedure esistenti e promuove ogni iniziativa tesa
alla soddisfazione del cliente;
-
opera in guisa che gli uffici clienti di tutte le strutture agiscano secondo gli standard
del gruppo sia dal punto di vista della comunicazione sia dal punto di vista
amministrativo ed informatico;
-
implementa i progetti di sviluppo delle relazioni con la clientela.
Riporto: AD D.ssa Piantoni
26
Funzione e compiti
Identificativo
Ufficio Personale
Responsabile Ufficio Risorse Umane
La Funzione è presidiata direttamente – attraverso apposita procura – da un manager si
Segesta2000.
La funzione garantisce la qualificazione e la valorizzazione, la motivazione del personale
ed il rispetto della normativa di settore.
In particolare:
-
cura l’aggiornamento in materia giuslavorista per i Direttori delle strutture
operative;
-
armonizza i trattamenti retributivi del personale in particolare con riferimento alle
medesime figure operanti su strutture differenti;
-
cura le relazioni con le organizzazioni sindacali, sia in relazione alla gestione delle
strutture già consolidate, sia in relazione alle nuove subentranti in seguito a
processi di integrazione di nuovi gruppi;
-
gestisce, nel rispetto delle caratteristiche richieste dai responsabili di settore, per
le posizioni nelle diverse strutture, la selezione del personale attraverso la raccolta
dei profili, la valutazione dei candidati fino alla negoziazione del contratto di
assunzione;
-
è di supporto agli uffici del personale delle sedi operative per la definizione dei
requisiti e per la gestione delle situazioni problematiche per la società di gestione.
Riporto: AD Dott.ssa Piantoni
Funzione e compiti
Identificativo
Ufficio Contabilità e Bilancio
Responsabile contabilità e bilancio
La funzione si occupa della gestione operativa, della contabilità e della predisposizione
del bilancio.
Assicura altresì un costante flusso di risorse finanziarie a supporto delle attività delle
strutture operative.
In particolare:
-
tiene la contabilità generale curando le registrazioni contabili ai fini civilistici e
fiscali;
-
cura la contabilità analitica;
-
cura gli adempimenti amministrativi fiscali;
-
contabilizza le paghe;
-
elabora il bilancio societario;
-
coordina l’attività degli uffici clienti per la fatturazione attiva;
27
-
monitora giornalmente la liquidità di cassa;
-
verifica la coerenza tra deleghe e autorizzazioni di spesa;
-
genera gli scadenziari ed esegue i pagamenti in uscita;
-
redige i report dei flussi di cassa, a breve, medio e lungo periodi
Riporto: AD Rag. Francione
Funzione e compiti
Identificativo
Ufficio Legale
Responsabile Ufficio legale
La funzione cura gli interessi in ambito legale e di diritto societario e gestisce la
contrattualistica curandone l’archiviazione.
In particolare:
-
cura l’elaborazione, l’aggiornamento e l’applicazione dei contratti di outsourcing;
-
studia e sviluppa, con la collaborazione del responsabile competente, i contratti di
appalto standard;
-
definisce e formalizza i contratti con i medici libero professionisti;
-
cura la segreteria societaria;
-
gestisce i rapporti con i professionisti esterni;
-
gestisce il pre-contenzioso e il contenzioso civile con clienti e fornitori;
-
gestisce ed implementa il Modello di Organizzazione e Gestione ai sensi del D.lgs
231/2001.
Riporto: AD Rag. Francione
Funzione e compiti
Identificativo
Direzione Sanitaria / Responsabile Sanitario
Responsabile Sanitario
La funzione è’ responsabile delle R.S.A. per gli aspetti igienico sanitari ed in particolare:
-
sovrintende ed è responsabile della corretta eliminazione dei rifiuti ospedalieri
trattati e dei rifiuti speciali.
-
coordina l’attività dei medici liberi professionisti, organizzando gli orari di
presenza, la reperibilità notturna e festiva, secondo le indicazioni fornite dalla
Direzione Generale; inoltre presenta e controlla i piani di assistenza sanitaria.
-
e’ responsabile dell’attività fisioterapica per gestire la quale si avvale della
consulenza del medico fisiatra.
-
e’ responsabile della tenuta della farmacia interna e del controllo della spesa
farmaceutica nel rispetto delle indicazioni date dalla Direzione Generale.
28
-
e’ responsabile della gestione degli stupefacenti ed infetti.
-
ha il controllo della qualità dei servizi Analisi di laboratorio, Ambulanze e
Podologia.
-
e’ responsabile della corretta compilazione ed dell’appropriatezza dei dati delle
schede SOSIA per la Regione Lombardia
Riporto: Ad Dott.ssa Piantoni
Funzione e compiti
Area di indirizzo Sanitario
La funzione è presidiata da personale di Segesta2000 in forza del contratto di
management richiamato alla precedente pag. 23. In particolare, tale funzione:
-
è garante delle procedure e dei procedimenti finalizzati a fornire un servizio con
caratteristiche che soddisfino le esigenze sanitarie dell’ospite.
-
fornisce l’indirizzo assistenziale che consente agli operatori di lenire le patologie
invalidanti dell’ospite.
-
verifica il rispetto delle normative igienico sanitarie delle società che forniscono il
servizio di ristorazione e di pulizia oltre che del servizio di stoccaggio dei prodotti
farmaceutici.
-
indica le norme assistenziali e i protocolli di intervento per tutte le operazioni di
carattere sanitario ed assistenziale.
Riporto: Ad Dott.ssa Piantoni
Funzione e compiti
Identificativo
Ufficio Acquisti
Responsabile Ufficio Acquisti
La funzione cura e gestisce le attività di acquisto .
Gestisce i rapporti con i fornitori e le attività di approvvigionamento relative alle
strutture.
In particolare:
-
selezione e valuta, nel rispetto delle linee guida impartiti dai responsabili di
coordinamento di Segesta2000, i nuovi fornitori legati ai beni di consumo e servizi
e negozia i contenuti economici e le modalità di erogazione;
-
effettua ordini e gestisce gli ordini delle strutture;
-
aggiorna l’anagrafica dei beni di consumo, dell’elenco prodotti e dei listini prezzi
utilizzati dagli uffici approvvigionamenti delle strutture operative;
-
effettua, per conto dei responsabili, le trattative per l’acquisto dei beni durevoli;
-
collabora con i direttori gestionali delle strutture nella valutazione delle prestazioni
29
dei fornitori;
-
viene coinvolto nella definizione dei budget collaborando con la direzione di
riferimento;
-
collabora con gli uffici acquisti delle singole strutture per definire le singole
caratteristiche tecniche dei beni e dei servizi al fine di valutarne le prestazioni
qualitative.
Riporto: AD Rag. Francione
Funzione e compiti
Identificativo
Information Techonology
Responsabile ICT
La Funzione si occupa della razionalizzazione delle risorse EDP aziendali assicurando la
funzionalità, la qualità e la tempistica delle elaborazioni, la sicurezza dei dati e
l’adeguato dimensionamento delle risorse informatiche. Garantisce, inoltre, l’efficacia
dei processi relativi alle tecnologie informatiche e comunicative.
In particolare:
-
dirige e coordina l’operato dell’ufficio Information Technology
-
cura l’applicazione dei metodi operativi concordati a livello di gruppo
-
raccoglie e razionalizza le esigenze dei clienti interni
-
attua e controlla il funzionamento dei sistemi installati
-
propone e realizza scelte di hardware e software adeguate alle esigenze aziendali
-
definisce e gestisce i budget destinati ai sistemi informativi
-
collabora con il Centro di Formazione per la preparazione degli utenti aziendali
-
assicura la gestione dei dati in conformità al D.lgs 196/2003
Riporta: AD Rag. Francione
Funzione e compiti
Identificativo
Ufficio Controllo di gestione
Responsabile controllo di gestione
La funzione collabora con le singole strutture ed è responsabile :
-
della definizione del budget annuale generale e di quello specifico per singole aree
funzionali;
-
dell’analisi mensile degli indicatori di sintesi economici e non, nonché dei conti
economici per ogni struttura;
-
della raccolta dei dati COGES;
-
redazione di report per ogni singola area monitorata
30
-
organizzazione e gestione di riunioni trimestrali di controllo dei risultati per
singola area e funzione
Riporta: AD Rag. Francione
Funzione e compiti
Identificativo
Ufficio Tecnico
Responsabile ufficio tecnico
La funzione si occupa prevalentemente di garantire l’adeguatezza del patrimonio
aziendale al fine della miglior qualità, continuità e sicurezza delle prestazioni erogate. A
tal fine la funzione:
-
gestisce il patrimonio mobiliare e immobiliare della società.
-
valuta le imprese appaltanti alle quali proporre la gara per la realizzazione dei
lavori.
-
valuta le offerte delle imprese appaltanti e gestione dell’appalto.
-
supervisiona e controlla periodicamente i progetti con verifica della correttezza dei
documenti contabili emessi dai fornitori.
-
verifica la documentazione prodotta in sede di collaudo
-
gestisce l’attività di adeguamento normativo funzionale delle strutture
-
gestisce l’archivio immobiliare cartaceo ed elettronico
Riporta: AD Rag. Francione
Funzione e compiti
Identificativo
Servizio Prevenzione e Protezione RSPP
Responsabile RSPP
La funzione previene e gestisce i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti
nell’ambito delle strutture ed individua le misure di prevenzione e di protezione
necessaria alla loro sicurezza.
In particolare:
-
procede con la redazione del documento di valutazione dei rischi (DUVR e DUVRI) e
si occupa dell’applicazione delle misure in esso previste;
-
redige e aggiorna il piano di emergenza;
-
programma ed esegue prove di evacuazione;
-
definisce e attua il Piano di Sorveglianza Sanitaria;
-
si occupa della formazione e dell’informazione dei dipendenti in tema di Sicurezza e
31
salute sul lavoro;
-
effettua sopralluoghi periodici nei luoghi di lavoro;
-
gestisce gli infortuni sul lavoro
monitora l’ambiente lavorativo.
Riporta: AD Rag. Francione
7. ELENCO DEI REATI
Il Decreto n. 231 prevedeva inizialmente i soli reati contemplati nelle norme di cui agli
artt. 24 e 25: per effetto di provvedimenti normativi successivi la casistica dei reati si è
notevolmente ampliata.
Questo l'insieme dei reati attualmente richiamati dal D.Lgs. 231/2001, o dalle normative
che ad esso fanno rinvio, da cui consegue la responsabilità amministrativa dell’ente.
7.1 Reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione
(articolo 24, D. Lgs. 231/2001) Introdotti il 4.7.2001
Malversazione a danno dello Stato o di altro ente pubblico (art 316 bis c.p.)
1. Chiunque, estraneo alla pubblica amministrazione, avendo ottenuto dallo Stato o da
altro ente pubblico o dalle Comunità europee contributi, sovvenzioni o finanziamenti
destinati a favorire iniziative dirette alla realizzazione di opere o allo svolgimento di
attività di pubblico interesse, non li destina alle predette finalità, è punito con la
reclusione da sei mesi a quattro anni.
Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato o di altro ente pubblico o
delle Comunità europee (art 316 ter c.p.)
1. Salvo che il fatto costituisca il reato previsto dall’articolo 640 bis, chiunque mediante
l’utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non
vere, ovvero mediante l’omissione di informazioni dovute, consegue indebitamente, per
sé o per altri, contributi, finanziamenti, mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso
tipo, comunque denominate, concessi o erogati dallo Stato, da altri enti pubblici o dalle
Comunità europee è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
2. Quando la somma indebitamente percepita è pari o inferiore a € 3.999,96 si applica
soltanto la sanzione amministrativa del pagamento
di una somma di denaro da € 5.164 a € 25.822.
3. Tale sanzione non può comunque superare il triplo del beneficio conseguito.
Truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o delle Comunità europee (art
640, comma 2, n. 1, c.p.)
1. Chiunque con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un
ingiusto profitto con altrui danno , è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con
la multa da € 51 a € 1.032.
32
2. La pena è della reclusione da uno a cinque anni e della multa da € 309 a € 1.549:
1) se il fatto è commesso è commesso a danno dello Stato o di un altro ente pubblico o
col pretesto di far esonerare taluno dal servizio militare;
2) se il fatto è commesso ingenerando nella persona offesa il timore di un pericolo
immaginario o l’erroneo convincimento di dover eseguire un ordine dell’Autorità.
3) Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorra taluna delle
circostanze previste dal capoverso precedente o un’altra circostanza aggravante.
Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art 640 bis c.p.)
La pena è della reclusione da uno a sei anni e si procede d’ufficio se il fatto di cui all’art.
640 riguarda contributi, finanziamenti, mutui agevolati ovvero altre erogazioni dello
stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti
pubblici o delle Comunità europee.
Frode informatica a danno dello Stato o di altro ente pubblico (art 640 ter c.p.)
1. Chiunque alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o
telematico o intervenendo senza diritto con qualsiasi modalità su dati, informazioni, o
programmi contenuti in un sistema informatico o telematico o ad esso pertinenti,
procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da
sei mesi a tre anni e con la multa da € 51 a € 1.032.
2. La pena è della reclusione da uno a cinque anni e della multa da € 309 a € 1.549 se
ricorre una delle circostanze previste dal numero 1) del secondo comma dell’articolo
640, ovvero se il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema.
3. Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorra taluna delle
circostanze di cui al secondo comma o un’altra circostanza aggravante.
7.2 Concussione e corruzione
(articolo 25, D.Lgs. 231/2001) introdotti il 4.7.2001
Concussione (art 317 c.p.)
Il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a
dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con
la reclusione da sei a dodici anni.
Corruzione per un atto d’ufficio (art 318 c.p.)
Il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente
riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa è punito con
la reclusione da uno a cinque anni .
Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (art 319 c.p.)
1. Il pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto
del suo ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la
promessa, è punito con la reclusione da quattro a otto anni.
33
Circostanze aggravanti (art 319 bis c.p.)
La pena è aumentata se il fatto di cui all'art. 319 ha per oggetto il conferimento di
pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti nei quali sia
interessata l'amministrazione alla quale il pubblico ufficiale appartiene.
Corruzione in atti giudiziari (art 319 ter c.p.)
1. Se i fatti indicati negli articoli 318 e 319 sono commessi per favorire o danneggiare
una parte in un processo penale, civile o amministrativo, si applica la pena della
reclusione da quattro a dieci anni.
2. Se dal fatto deriva l’ingiusta condanna di taluno alla reclusione non superiore a cinque
anni, la pena è della reclusione da cinque a dodici anni; se deriva l’ingiusta condanna alla
reclusione superiore a cinque anni o all’ergastolo, la pena è della reclusione da sei a
venti anni.
Induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319-quater)
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico
servizio
che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere
indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da tre a
otto anni.
Nei casi previsti dal primo comma, chi dà o promette denaro o altra utilità è punito con
la reclusione fino a tre anni
Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio (art 320 c.p.)
1. Le disposizioni degli articoli 318 e 319 si applicano anche all’incaricato di un pubblico
servizio »
2. In ogni caso le pene sono ridotte in misura non superiore ad un terzo.
Pene per il corruttore (art 321 c.p.)
1. Le pene stabilite nel primo comma dell’articolo 318, nell’articolo 319, nell’articolo 319
bis, nell’articolo 319 ter e nell’articolo 320 in relazione alle suddette ipotesi degli articoli
318 e 319, si applicano anche a chi dà o promette al pubblico ufficiale o all’incaricato di
pubblico servizio il denaro o altre utilità.
Peculato, concussione, corruzione e istigazione alla corruzione di membri degli
organi delle Comunità Europee e di funzionari delle Comunità europee e di Stati
esteri (art 322 bis c.p.)
1. Le disposizioni degli articoli 314, 316, da 317 a 322, terzo e quarto comma, si
applicano anche:
1) ai membri della Commissione Comunità europee, del Parlamento europeo, della Corte
di giustizia, e della Corte dei conti delle Comunità europee;
2) ai funzionari e agli agenti assunti per contratto a norma dello statuto dei funzionari
delle Comunità europee o del regime applicabile agli agenti delle Comunità europee;
34
3) alle persone comandate dagli Stati membri o da qualsiasi ente pubblico o privato
presso le Comunità europee, che esercitino funzioni corrispondenti a quelle dei
funzionari o agenti delle Comunità europee;
4) ai membri e agli addetti a enti costituiti sulla base dei trattati che istituiscono le
Comunità europee;
5) a coloro che, nell’ambito di altri Stati membri dell’Unione europea, svolgono funzioni
o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico
servizio.
2. Le disposizioni degli articoli 319-quater, secondo comma,321 e 322, primo e secondo
comma, si applicano anche se il denaro o altra utilità è dato, offerto o promesso:
1) alle persone indicate nel primo comma del presente articolo;
2) a persone che esercitano funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici
ufficiali e incaricati di pubblico servizio nell’ambito di altri Stati esteri o organizzazioni
pubbliche internazionali, qualora il fatto sia commesso per procurare a sé o ad altri un
indebito vantaggio in operazioni economiche internazionali.
3. Le persone indicate nel primo comma sono assimilate ai pubblici ufficiali, qualora
esercitino funzioni.
Istigazione alla corruzione (art 322 c.p.)
1. Chiunque offre o promette denaro od altra utilità non dovuti, ad un pubblico ufficiale o
a un incaricato di pubblico servizio che riveste la qualità di pubblico impiegato, per
indurlo a compiere un atto del suo ufficio, soggiace, qualora l’offerta o la promessa non
sia accettata, alla pena stabilita nel primo comma dell’articolo 318, ridotta di un terzo.
2. Se l’offerta o la promessa è fatta per indurre un pubblico ufficiale o un incaricato di
pubblico servizio a omettere o a ritardare un atto del suo ufficio, ovvero a fare un atto
contrario ai suoi doveri, il colpevole soggiace, qualora l’offerta o la promessa non sia
accettata, alla pena stabilita nell’articolo 319, ridotta di un terzo.
3. La pena di cui al primo comma si applica al pubblico ufficiale o all’incaricato di un
pubblico servizio che riveste la qualità di pubblico impiegato che sollecita una promessa
o una dazione di denaro o altra utilità da parte di un privato per le finalità indicate
dall’articolo 318.
4. La pena di cui al secondo comma si applica al pubblico ufficiale o all’incaricato di
pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro od altra utilità da parte
di un privato per le finalità indicate dall’articolo 319
7.3 Reati di falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in
strumenti o segni di riconoscimento
(art. 25 bis, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 27.9.2001
Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di
monete falsificate (art 453 c.p.)
1. E’ punito con la reclusione da tre a dodici anni e con la multa da € 516 a € 3.098:
35
1) chiunque contraffà monete nazionali o straniere, aventi corso legale nello Stato o
fuori;
2) chiunque altera in qualsiasi modo monete genuine, col dare ad esse l’apparenza di un
valore superiore;
3) chiunque, non essendo concorso nella contraffazione o nell’alterazione, ma di
concerto con chi l’ha eseguita ovvero con un intermediario, introduce nel territorio dello
Stato o detiene o spende o mette altrimenti in circolazione monete contraffatte o
alterate;
4) chiunque, al fine di metterle in circolazione, acquista o comunque riceve da chi le ha
falsificate, ovvero da un intermediario, monete contraffatte o alterate.
Alterazione di monete (art. 454 c.p.)
1.Chiunque altera monete della qualità indicata nell’articolo precedente, scemandone in
qualsiasi modo il valore, ovvero rispetto alle monete in tal modo alterate, commette
taluno dei fatti indicati nei nn. 3 e 4 del detto articolo, è punito con la reclusione da uno a
cinque anni e con la multa da € 103 a € 516.
Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate (art 455
c.p.)
1. Chiunque fuori dei casi preveduti dai due articoli precedenti, introduce nel territorio
dello Stato, acquista o detiene monete contraffatte o alterate, al fine di metterle in
circolazione, ovvero le spende o le mette altrimenti in circolazione, soggiace alle pene
stabilite nei detti articoli ridotte da un terzo alla metà.
Spendita di monete falsificate ricevute in buona fede (art 457 c.p.)
Chiunque spende, o mette altrimenti in circolazione monete contraffatte o alterate, da lui
ricevute in buona fede, è punito con la reclusione fino a sei mesi i con la multa fino a €
1.032.
Falsificazione di valori di bollo, introduzione nello Stato, acquisto, detenzione o
messa in circolazione di valori di bollo falsificati (art 459 c.p.)
1. Le disposizioni degli articoli 453, 455 e 457 si applicano anche alla contraffazione o
alterazione di valori di bollo e alla introduzione nel territorio dello Stato, o all’acquisto,
detenzione e messa in circolazione di valori di bollo contraffatti; ma le pene sono ridotte
di un terzo.
2. Agli effetti della legge penale, s’intendono per valori di bollo la carta bollata, le marche
da bollo, i francobolli e gli altri valori equiparati a questi da leggi speciali.
Contraffazione di carta filigranata in uso per la fabbricazione di carte di pubblico
credito o di valori di bollo (art 460 c.p.)
1. Chiunque contraffa la carta filigranata che si adopera per la fabbricazione delle carte
di pubblico credito o di valori di bollo, ovvero acquista, detiene o aliena tale carta
36
contraffatta, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione da
due a sei anni e con la multa da € 309 a € 1.032.
Fabbricazione o detenzione di filigrane o di strumenti destinati alla falsificazione
di monete, di valori di bollo o di carta filigranata (art 461 c.p.)
1. Chiunque fabbrica, acquista, detiene o aliena filigrane, programmi informatici o
strumenti destinati esclusivamente alla contraffazione o alterazione di monete, valori di
bollo o di carta filigranata è punito, se il fatto non costituisce più grave reato, con la
reclusione da uno a cinque anni e con la multa da € 103 a € 516.
2. La stessa pena si applica se le condotte previste dal primo comma hanno ad oggetto
ologrammi o altri componenti della moneta destinati ad assicurarne la protezione
contro la contraffazione o l’alterazione.
Uso di valori di bollo contraffatti o alterati (art 464 c.p.)
1. Chiunque non essendo concorso nella contraffazione o nell’alterazione, fa uso di valori
di bollo contraffatti o alterati è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino
a € 516.
2. Se i valori sono stati ricevuti in buona fede, si applica la pena stabilita nell’art. 457
ridotta di un terzo.
Contraffazione, alterazione o uso di segni distintivi di opere dell'ingegno o di
prodotti industriali (art 473 c.p.)
Chiunque contraffà o altera i marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, delle opere
dell'ingegno o dei prodotti industriali, ovvero, senza essere concorso nella
contraffazione o alterazione, fa uso di tali marchi o segni contraffatti o alterati, è punito
con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino a euro 2.065.
Alla stessa pena soggiace chi contraffà o altera brevetti, disegni o modelli industriali,
nazionali o esteri, ovvero, senza essere concorso nella contraffazione o alterazione, fa
uso di tali brevetti, disegni o modelli contraffatti o alterati.
Le disposizioni precedenti si applicano sempre che siano state osservate le norme delle
leggi interne o delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o
industriale.
Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art 474 c.p.)
Chiunque, fuori dei casi di concorso nei delitti preveduti dall’articolo precedente,
introduce nel territorio dello Stato per farne commercio, detiene per vendere, o pone in
vendita, o mette altrimenti in circolazione opere dell’ingegno o prodotti industriali, con
marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati, è punito con la
reclusione fino a due anni e con la multa fino a lire quattro milioni. Si applica la
disposizione dell’ultimo capoverso dell’articolo precedente.
37
7.4 Delitti contro l’industria e il commercio
(art 25 bis 1, D.Lgs. 231/2001) Introdotti l’1.08.2009
Turbata libertà dell'industria o del commercio (art. 513 c.p.)
Chiunque adopera violenza sulle cose ovvero mezzi fraudolenti per impedire o turbare
l'esercizio di un'industria o di un commercio è punito, a querela della persona offesa, se
il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione fino a due anni e con la multa
da euro 103 a euro 1.032.
Illecita concorrenza con minaccia o violenza (art 513 bis c.p.)
Chiunque nell'esercizio di un'attività commerciale, industriale o comunque produttiva,
compie atti di concorrenza con violenza o minaccia è punito con la reclusione da due a
sei anni.
La pena è aumentata se gli atti di concorrenza riguardano un'attività finanziaria in tutto
o in parte ed in qualsiasi modo dallo Stato o da altri enti pubblici.
Frodi contro le industrie nazionali (art. 514 c.p.)
Chiunque, ponendo in vendita o mettendo altrimenti in circolazione, sui mercati
nazionali o esteri, prodotti industriali, con nomi, marchi o segni distintivi contraffatti o
alterati, cagiona un nocumento all'industria nazionale è punito con la reclusione da uno
a cinque anni e con la multa non inferiore a euro 516.
Se per i marchi o segni distintivi sono state osservate le norme delle leggi interne o delle
convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà industriale, la pena è aumentata e
non si applicano le disposizioni degli articoli 473 e 474 c.p..
Frode nell'esercizio del commercio (art 515 c.p.)
Chiunque, nell'esercizio di un'attività commerciale, ovvero in uno spaccio aperto al
pubblico, consegna all'acquirente una cosa mobile per un'altra, ovvero una cosa mobile,
per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita, è
punito, qualora il fatto non costituisca un più grave delitto, con la reclusione fino a due
anni o con la multa fino a euro 2.065.
Se si tratta di oggetti preziosi, la pena è della reclusione fino a tre anni o della multa non
inferiore a euro 103.
Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine (art. 516 c.p.)
Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in commercio come genuine sostanze
alimentari non genuine è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a
euro 1.032.
Vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art 517 c.p.)
Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in circolazione opere dell'ingegno o
prodotti industriali, con nomi, marchi o segni distintivi nazionali o esteri, atti a indurre
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in inganno il compratore sull'origine, provenienza o qualità dell'opera o del prodotto, è
punito, se il fatto non è preveduto come reato da altra disposizione di legge, con la
reclusione fino a un anno o con la multa fino a ventimila euro.
Fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà
industriale art (517 ter c.p.)
Salva l’applicazione degli articoli 473 e 474 del c.p. chiunque, potendo conoscere
dell’esistenza del titolo di proprietà industriale, fabbrica o adopera industrialmente
oggetti o altri beni realizzati usurpando un titolo di proprietà industriale o in violazione
dello stesso è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni e
con la multa fino a euro 20.000.
Alla stessa pena soggiace chi, al fine di trarne profitto, introduce nel territorio dello
Stato, detiene per la vendita, pone in vendita con offerta diretta ai consumatori o mette
comunque in circolazione i beni di cui al primo comma.
Si applicano le disposizioni di cui agli articoli 474-bis, 474-ter c.p., secondo comma, e
517-bis, secondo comma c.p..
I delitti previsti dai commi primo e secondo sono punibili sempre che siano state
osservate le norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni
internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o industriale.
Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti
agroalimentari (art. 517 quater c.p.)
Chiunque contraffà o comunque altera indicazioni geografiche o denominazioni di
origine di prodotti agroalimentari è punito con la reclusione fino a due anni e con la
multa fino a euro 20.000.
Alla stessa pena soggiace chi, al fine di trarne profitto, introduce nel territorio dello
Stato, detiene per la vendita, pone in vendita con offerta diretta ai consumatori o mette
comunque in circolazione i medesimi prodotti con le indicazioni o denominazioni
contraffatte.
Si applicano le disposizioni di cui agli articoli 474-bis, 474-ter, secondo comma, e 517bis, secondo comma c.p..
I delitti previsti dai commi primo e secondo sono punibili a condizione che siano state
osservate le norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni
internazionali in materia di tutela delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di
origine dei prodotti agroalimentari.
7.5 Reati Societari
(art. 25 ter, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 16.04.2002
False comunicazioni sociali (art 2621 c.c.)
1. Salvo quanto previsto dall’articolo 2622, gli amministratori, i direttori generali,
dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i
liquidatori, i quali, con l’intenzione di ingannare i soci o il pubblico e al fine di conseguire
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per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre
comunicazioni sociali previste dalla legge, dirette ai soci o al pubblico, espongono fatti
materiali non rispondenti al vero ancorché oggetto di valutazioni ovvero omettono
informazioni la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica,
patrimoniale, o finanziaria della società o del gruppo al quale essa appartiene, in modo
idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla predetta situazione, sono puniti con
l’arresto fino a due anni.
2. La punibilità è estesa anche al caso in cui le informazioni riguardino beni posseduti od
amministrati dalla società per conto di terzi.
3. La punibilità è esclusa se le falsità o le omissioni non alterano in modo sensibile la
rappresentazione della situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o
del gruppo al quale essa appartiene. La punibilità è comunque esclusa se le falsità o le
omissioni determinano una variazione del risultato economico di esercizio, al lordo delle
imposte, non superiore al 5 per cento o una variazione del patrimonio netto non
superiore all’uno per cento.
4. In ogni caso il fatto non è punibile se conseguenza di valutazioni estimative che,
singolarmente considerate, differiscono in misura non superiore al 10 per cento di
quella corretta.
5. Nei casi previsti dai commi terzo e quarto, ai soggetti di cui al primo comma sono
irrogate la sanzione amministrativa da dieci a cento quote e l’interdizione dagli uffici
direttivi delle persone giuridiche e delle imprese da sei mesi a tre anni, dall’esercizio
dell’ufficio di amministratore, sindaco, liquidatore, direttore generale e dirigente
preposto alla redazione dei documenti contabili societari, nonché da ogni altro ufficio
con potere di rappresentanza della persona giuridica o dell’impresa.
False comunicazioni sociali in danno dei soci o dei creditori (art 2622, comma 1 e 3,
c.c.)
1. Gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei
documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, con l’intenzione di
ingannare i soci o il pubblico al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto,
nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge, dirette
ai soci o al pubblico, esponendo fatti materiali non rispondenti al vero ancorché oggetto
di valutazioni, ovvero omettendo informazioni la cui comunicazione è imposta dalla
legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al
quale essa appartiene, in modo idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla predetta
situazione, cagionano un danno patrimoniale alla società, ai soci o ai creditori, sono
puniti, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre anni.
2. Si procede a querela anche se il fatto integra altro delitto, ancorché aggravato, a danno
del patrimonio di soggetti diversi dai soci e dai creditori, salvo che sia commesso in
danno dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee.
3. Nel caso di società soggette alle disposizioni della parte IV, titolo III,capo II, del testo
unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n.58 e successive modificazioni, la
pena per i fatti previsti al primo comma è da uno a quattro anni e il delitto è procedibile
d’ufficio.
4. La pena è da due a sei anni se, nelle ipotesi di cui al terzo comma, il fatto cagiona un
grave nocumento ai risparmiatori.
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5. Il nocumento si considera grave quando abbia riguardato un numero di risparmiatori
superiore allo 0,1 per mille della popolazione risultante dall’ultimo censimento Istat,
ovvero se sia consistito nella distruzione o riduzione del valore di titoli di entità
complessiva superiore allo 0,1 per mille del prodotto interno lordo.
6. La punibilità per i fatti previsti dal primo e dal terzo comma è estesa anche al caso in
cui le informazioni riguardino beni posseduti o amministrati dalla società per conto
terzi.
7. La punibilità per i fatti previsti dal primo e dal terzo comma è esclusa se le falsità o le
omissioni non alterano in modo sensibile la rappresentazione della situazione
economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale essa
appartiene. La punibilità è comunque esclusa se le falsità o le omissioni determinano
una variazione del risultato economico di esercizio, al lordo delle imposte, non superiore
al 5 per cento o una variazione nel patrimonio netto non superiore all’1 per cento.
8. In ogni caso il fatto non è punibile se conseguenza di valutazioni estimative che,
singolarmente considerate, differiscono in misura non superiore al 10 per cento da
quella corretta.
9. Nei casi previsti dai commi settimo e ottavo, ai soggetti di cui al primo comma sono
irrogate la sanzione amministrativa da dieci a cento quote e l’interdizione dagli uffici
direttivi delle persone giuridiche e delle imprese da sei mesi a tre anni, dall’esercizio
dell’ufficio di amministratore, sindaco, liquidatore, direttore generale e dirigente
preposto alla redazione dei documenti contabili societari, nonché da ogni altro ufficio
con potere di rappresentanza della persona giuridica o dell’impresa.
Impedito controllo (art 2625 comma 2 c.c.)
1. Gli amministratori che, occultando documenti o con altri idonei artifici, impediscono o
comunque ostacolano lo svolgimento delle attività di controllo legalmente attribuite ai
soci, ad altri organi sociali, sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria fino a
10.329 euro.
2. Se la condotta ha cagionato un danno ai soci, si applica la reclusione fino ad un anno e
si procede a querela della persona offesa.
3. La pena è raddoppiata se si tratta di società con titoli quotati in mercati regolamentati
italiani o di altri Stati dell’Unione europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante ai
sensi dell’articolo 116 del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998 n. 58.
Indebita restituzione dei conferimenti (art 2626 c.c.)
1. Gli amministratori che, fuori dei casi di legittima restituzione del capitale sociale,
restituiscono, anche simulatamene, i conferimenti ai soci o li liberano dall’obbligo di
eseguirli, sono puniti con la reclusione fino ad un anno.
Illegale ripartizione degli utili e delle riserve (art 2627 c.c.)
1. Salvo che il fatto non costituisca più grave reato, gli amministratori che ripartiscono
utili o acconti su utili non effettivamente conseguiti o destinati per legge a riserva,
ovvero che ripartiscono riserve, anche non costituite con utili, che non possono per
legge distribuirle, sono puniti con l’arresto fino ad un anno.
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2. La restituzione degli utili o la ricostituzione delle riserve prima del termine previsto
per l’approvazione del bilancio estingue il reato.
Illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della società controllante (art 2628
c.c.)
1. Gli amministratori che, fuori dei casi consentiti dalla legge, acquistano o sottoscrivono
azioni o quote sociali, cagionando una lesione all’integrità del capitale sociale o delle
riserve non distribuibili per legge, sono puniti con la reclusione fino ad un anno.
2. La stessa pena si applica agli amministratori che, fuori dai casi consentiti dalla legge,
acquistano o sottoscrivono azioni o quote emesse dalla società controllante, cagionando
una lesione del capitale sociale o delle riserve non distribuibili per legge.
3. Se il capitale sociale o le riserve sono ricostituiti prima del termine previsto per
l’approvazione del bilancio relativo all’esercizio in relazione al quale è stata posta in
essere la condotta, il reato è estinto.
Operazioni in pregiudizio dei creditori (art 2629 c.c.)
1. Gli amministratori che in violazione delle disposizioni di legge a tutela dei creditori,
effettuano riduzioni del capitale sociale o fusioni con altra società o scissioni,
cagionando danno ai creditori, sono puniti, a querela della persona offesa, con la
reclusione da sei mesi a tre anni.
2. Il risarcimento del danno ai creditori prima del giudizio estingue il reato.
Omessa comunicazione del conflitto di interessi (art 2629 bis c.c.)
1. L’amministratore o il componente del consiglio di gestione di un a società con titoli
quotati in mercati regolamentati italiani o di altro Stato dell’Unione europea o diffusi tra
il pubblico in maniera rilevante ai sensi dell’articolo 116 del testo unico di cui al decreto
legislativo 24 febbraio 1998 n. 58, e successive modificazioni, ovvero di un soggetto
sottoposto a vigilanza ai sensi del testo unico di cui al decreto legislativo 1° settembre
1993 n. 385, del citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, della legge
12 agosto 1982 n. 576, o del decreto legislativo 21 aprile 1993 n. 124, che viola gli
obblighi previsti dall’articolo 2391, primo comma, è punito con la reclusione da uno a tre
anni, se dalla violazione siano derivati danni alla società o a terzi.
Formazione fittizia del capitale (art 2632 c.c.)
1. Gli amministratori e i soci conferenti che, anche in parte, formano od aumentano
fittiziamente il capitale sociale mediante attribuzioni di azioni o quote in misura
complessivamente superiore all’ammontare del capitale sociale, sottoscrizione reciproca
di azioni o quote, sopravvalutazione rilevante dei conferimenti di beni in natura o di
crediti ovvero del patrimonio della società nel caso di trasformazione, sono puniti con la
reclusione fino ad un anno.
Indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori (art 2633 c.c.)
1. I liquidatori che, ripartendo i beni sociali tra i soci prima del pagamento dei creditori
sociali o dell’accantonamento delle somme necessario a soddisfarli, cagionino danno ai
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creditori, sono puniti, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre
anni.
2. Il risarcimento del danno ai creditori prima del giudizio estingue il reato.
Corruzione tra privati (art 2635 c.c.)
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, gli amministratori, i direttori generali, i
dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i
liquidatori, che, a seguito della dazione o della promessa di denaro o altra utilità, per sé o
per altri, compiono od omettono atti, in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o
degli obblighi di fedeltà, cagionando nocumento alla società, sono puniti con la
reclusione da uno a tre anni.
Si applica la pena della reclusione fino a un anno e sei mesi se il fatto è commesso da chi
è sottoposto alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti indicati al primo comma.
Chi dà o promette denaro o altra utilità alle persone indicate nel primo e nel secondo
comma è punito con le pene ivi previste.
Le pene stabilite nei commi precedenti sono raddoppiate se si tratta di società con titoli
quotati in mercati regolamentati italiani o di altri Stati dell’Unione europea o diffusi tra il
pubblico in misura rilevante ai sensi dell’articolo 116 del testo unico delle disposizioni
in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998,
n. 58, e successive modificazioni.
Illecita influenza sull’assemblea (art 2636 c.c.)
1. Chiunque con atti simulati o fraudolenti, determina al maggioranza in assemblea, allo
scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, è punito con la reclusione da sei
mesi a tre anni.
Aggiotaggio (art 2637 c.c.)
1. Chiunque diffonde notizie false, ovvero pone in essere operazioni simulate o altri
artifici concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di
strumenti finanziari non quotati o per i quali non è stata presentata una richiesta di
ammissione alle negoziazioni in un mercato regolamentato ovvero ad incidere in modo
significativo sull’affidamento che il pubblico ripone nella stabilità patrimoniale di
banche o di gruppi bancari, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
Ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza (art 2638
c.c.)- Corruzione tra privati
1. Gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei
documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori di società o enti e gli altri soggetti
sottoposti per legge alle autorità pubbliche di vigilanza, o tenuti ad obblighi nei loro
confronti, i quali nelle comunicazioni alle predette autorità previste in base alla legge, al
fine di ostacolare l’esercizio delle funzioni di vigilanza, espongono fatti materiali non
rispondenti al vero, ancorché oggetto di valutazioni, sulla situazione economica,
patrimoniale o finanziaria dei sottoposti alla vigilanza ovvero, allo stesso fine, occultano
con altri mezzi fraudolenti, in tutto o in parte fatti che avrebbero dovuto comunicare,
concernenti la situazione medesima, sono puniti con la reclusione da uno a quattro anni.
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La punibilità è estesa anche al caso in cui le informazioni riguardino beni posseduti o
amministrati dalla società per conto terzi.
2. Sono puniti con la stessa pena gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti
preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori di
società, o enti e gli altri soggetti sottoposti per legge alle autorità pubbliche di vigilanza o
tenuti ad obblighi nei loro confronti, i quali, in qualsiasi forma, anche omettendo le
comunicazioni dovute alle predette autorità, consapevolmente ne ostacolano le funzioni.
3. La pena è raddoppiata se si tratta di società con titoli quotati in mercati regolamentati
italiani o di altri Stati dell’Unione europea o diffusi tra il pubblico in maniera rilevante ai
sensi dell’articolo 116 del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.
7.6 Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dall’ordine democratico
(art. 25 quater, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 28.01.2001
Associazioni sovversive (art 270 c.p.)
1. Chiunque nel territorio dello Stato, promuove, costituisce, organizza o dirige
associazioni dirette e idonee a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici o
sociali costituiti nello Stato ovvero a sopprimere violentemente l’ordinamento politico e
giuridico dello Stato, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni.
2. Chiunque partecipa alle associazioni di cui al primo comma è punito con la reclusione
da uno a tre anni.
3. Le pene sono aumentate per coloro che ricostituiscono, anche sotto falso nome o
forma simulata, le associazioni di cui al primo comma, delle quali sia stato ordinato lo
scioglimento.
Associazioni con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico (art
270 bis c.p.)
1. Chiunque promuove, costituisce, organizza, dirige o finanzia associazioni che si
propongono il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione
dell’ordine democratico è punito con la reclusione da sette a quindici anni.
2. Chiunque partecipa a tali associazioni è punito con la reclusione da cinque a dieci
anni.
3. Ai fini della legge penale, la finalità di terrorismo ricorre anche quando gli atti di
violenza sono rivolti contro uno Stato estero o un’istituzione e un organismo
internazionale.
4. Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che
servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il
prodotto, il profitto o che ne costituiscono l’impiego.
Assistenza agli associati (art 270 ter c.p.)
1. Chiunque fuori dei casi di concorso nel reato o di favoreggiamento, dà rifugio o
fornisce vitto, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione a taluna delle
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persone che partecipano alle associazioni indicate negli articoli 270 e 270 bis è punito
con la reclusione fino a quattro anni.
2. La pena è aumentata se l’assistenza è prestata continuativamente.
3. Non è punibile chi commette il fatto in favore di un prossimo congiunto.
Arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale (art. 270 quater c.p.)
Chiunque, al di fuori dei casi di cui all'articolo 270-bis, arruola una o più persone per il
compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con
finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero, un'istituzione o un
organismo internazionale, è punito con la reclusione da sette a quindici anni.
Addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale (art. 270
quinquies c.p.)
Chiunque, al di fuori dei casi di cui all'articolo 270-bis, addestra o comunque fornisce
istruzioni sulla preparazione o sull'uso di materiali esplosivi, di armi da fuoco o di altre
armi, di sostanze chimiche o batteriologiche nocive o pericolose, nonché di ogni altra
tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi
pubblici essenziali, con finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero,
un'istituzione o un organismo internazionale, è punito con la reclusione da cinque a
dieci anni. La stessa pena si applica nei confronti della persona addestrata.
Condotte con finalità di terrorismo (art. 270 sexies c.p.);
Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto,
possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono
compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o
un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto
o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali,
economiche e sociali di un Paese o di un'organizzazione internazionale, nonché le altre
condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o
altre norme di diritto internazionale vincolanti per l'Italia.
Attentato per finalità terroristiche o di eversione (art 280 c.p.)
1. Chiunque per finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico attenta alla
vita od alla incolumità di una persona, è punito, nel primo caso con la reclusione non
inferiore ad anni venti e, nel secondo caso, con la reclusione non inferiore ad anni sei.
2. Se dall’attentato alla incolumità di una persona deriva una lesione gravissima, si
applica la pena della reclusione non inferiore agli anni diciotto; se ne deriva una lesione
grave si applica la pena della reclusione non inferiore ad anni dodici.
3. Se i fatti previsti nei commi precedenti sono rivolti contro persone che esercitano
funzioni giudiziarie o penitenziarie ovvero di sicurezza pubblica nell’esercizio o a causa
delle loro funzioni, le pene sono aumentate di un terzo.
4. Se dai fatti di cui ai commi precedenti deriva la morte della persona si applicano, nel
caso di attentato alla vita, l’ergastolo e, nel caso di attentato alla incolumità, la reclusione
di anni trenta.
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5. Le circostanze attenuanti, diverse da quelle previste dagli articoli 98 e 114,
concorrenti con le aggravanti di cui al secondo e al quarto comma, non possono essere
ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste e le diminuzioni di pena si operano
sulla quantità di pena risultante dall’aumento conseguente alle predette aggravanti.
Atto di terrorismo con organi micidiali o esplosivi (art 280 bis c.p.)
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque per finalità di terrorismo
compie qualsiasi atto diretto a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l’uso
di dispositivi esplosivi o comunque micidiali, è punito con la reclusione da due a cinque
anni.
2. Ai fini del presente articolo, per dispositivi esplosivi o comunque micidiali si
intendono le armi e le materie ad esse assimilate indicate nell’articolo 585 e idonee a
causare importanti danni materiali.
3. Se il fatto è diretto contro la sede della Presidenza della Repubblica, delle Assemblee
legislative, della Corte Costituzionale, del Governo o comunque di organi previsti dalla
Costituzione o da leggi costituzionali, la pena è aumentata fino alla metà.
4. Se dal fatto deriva pericolo per l’incolumità pubblica ovvero un grave danno per
l’economia nazionale, si applica la reclusione da cinque a dieci anni.
5. Le circostanze attenuanti, diverse da quelle previste dagli articoli 98 e 114,
concorrenti con le aggravanti di cui al terzo e al quarto comma, non possono essere
ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste e le diminuzioni di pena si operano
sulla quantità di pena risultante dall’aumento conseguente alle predette aggravanti.
Sequestro di persona a scopo di terrorismo ed eversione (art 289 bis c.p.)
Chiunque, per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico sequestra
una persona è punito con la reclusione da venticinque a trenta anni.
Se dal sequestro deriva comunque la morte, quale conseguenza non voluta dal reo, della
persona sequestrata, il colpevole è punito con la reclusione di anni trenta.
Se il colpevole cagiona la morte del sequestrato si applica la pena dell'ergastolo.
Il concorrente che, dissociandosi dagli altri, si adopera in modo che il soggetto passivo
riacquisti la libertà è punito con la reclusione da due a otto anni; se il soggetto passivo
muore, in conseguenza del sequestro, dopo la liberazione, la pena è della reclusione da
otto a diciotto anni (2).
Quando ricorre una circostanza attenuante, alla pena prevista dal secondo comma è
sostituita la reclusione da venti a ventiquattro anni; alla pena prevista dal terzo comma è
sostituita la reclusione da ventiquattro a trenta anni. Se concorrono più circostanze
attenuanti, la pena da applicare per effetto delle diminuzioni non può essere inferiore a
dieci anni, nell'ipotesi prevista dal secondo comma, ed a quindici anni, nell'ipotesi
prevista dal terzo comma
Istigazione a commettere alcuno dei delitti contro la personalità internazione o
interna dello Stato (art 302 c.p.)
Chiunque istiga taluno a commettere uno dei delitti, non colposi [c.p. 43], preveduti dai
capi primo e secondo di questo titolo, per i quali la legge stabilisce la pena di morte (2) o
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l'ergastolo o la reclusione, è punito, se l'istigazione non è accolta, ovvero se l'istigazione
è accolta ma il delitto non è commesso, con la reclusione da uno a otto anni [c.p. 7, n. 1,
29, 32, 115, 414].
Tuttavia, la pena da applicare è sempre inferiore alla metà della pena stabilita per il
delitto al quale si riferisce l'istigazione.
7.7 Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili
(art 25 quater 1, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 2.2.2006
Mutilazione genitale femminile (art 583 bis c.p.)
1. Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi
genitali femminili è punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Ai fini del presente
articolo, si intendono come pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili la
clitoridectomia, l’escissione e l’infibulazione e qualsiasi altra pratica che cagioni effetti
dello stesso tipo.
2. Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, provoca, al fine di menomare le
funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate nel
primo comma, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la
reclusione da tre a sette anni.
La pena è diminuita fino a due terzi se la lesione è di lieve entità.
3. La pena è aumentata di un terzo quando le pratiche di cui al primo e secondo comma
sono commesse a danno di un minore ovvero se il fatto è commesso per fini di lucro.
4. Le disposizioni del presente articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso
all’estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia: In tal caso il colpevole è
punito a richiesta del Ministro della giustizia.
7.8 Delitti contro la personalità individuale
(art 25 quinquies, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 24.08.2003
Riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù (art 600 c.p.)
1. Chiunque esercita su una persona poteri corrispondenti a quello del diritto di
proprietà ovvero chiunque riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione
continuativa, costringendola a prestazioni lavorative o sessuali ovvero all’accattonaggio
o comunque a prestazioni che ne comportino lo sfruttamento, è punito con la reclusione
da otto aventi anni.
2. La riduzione o il mantenimento in stato di soggezione ha luogo quando la condotta è
attuata mediante violenza, minaccia, inganno, abuso di autorità o approfittamento di una
situazione di inferiorità fisica o psichica o di una situazione di necessità, o mediante la
promessa o la dazione di somme di denaro o altri vantaggi a chi ha autorità sulla
persona.
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3. La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti di cui al primo comma sono
commessi in danno di minore degli anni diciotto o sono diretti allo sfruttamento della
prostituzione o al fine di sotto porre la persona offesa al prelievo di organi.
Prostituzione minorile (art 600 commi 1 e 2 bis c.p.)
1. Chiunque induce alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto
ovvero ne favorisce o sfrutta la prostituzione è punito con la reclusione da sei a dodici
anni e con la multa da € 15.493 a € 154.937.
2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un
minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o altra
utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non
inferiore a euro 5.164.
3. Nel caso in cui il fatto di cui al secondo comma sia commesso nei confronti di persona
che non abbia compiuto gli anni sedici, si applica la pena della reclusione da due a
cinque anni.
4. Se l’autore del fatto di cui al secondo comma è persona minore di anni diciotto si
applica la pena della reclusione o della multa ridotta da un terzo a due terzi.
Pornografia minorile (art 600 ter c.p.)
1. Chiunque utilizzando minori degli anni diciotto, realizza esibizioni pornografiche o
produce materiale pornografico ovvero induce minori di anni diciotto a partecipare ad
esibizioni pornografiche è punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da
euro 25.82 a euro 258.228.
2. Alla stessa pena soggiace che fa commercio del materiale pornografico di cui al primo
comma.
3. Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui al primo e al secondo comma, con qualsiasi
mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza il materiale
pornografico di cui al primo comma, ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni
finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori degli anni diciotto, è
punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da € 2.582 a € 51.645.
4. Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui ai commi primo, secondo e terzo, offre o cede
ad altri, anche a titolo gratuito, il materiale pornografico di cui al primo comma, è punito
con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 1.549 a euro 5.164.
5. Nei casi previsti dal terzo e dal quarto comma la pena è aumentata in misura non
eccedente i due terzi ove il materiale sia di ingente quantità.
Detenzione di materiale pornografico (art. 600 quater c.p.)
1. Chiunque al di fuori delle ipotesi previste dall’articolo 600 ter, consapevolmente si
procura o detiene materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni
diciotto, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa non inferiore a euro
1.549.
2. La pena è aumentata in misura non eccedente i due terzi ove il materiale detenuto sia
di ingente quantità.
48
Pornografia virtuale (art. 600 quater 1 c.p.)
1. Le disposizioni di cui agli articoli 600 ter e 600 quater si applicano anche quando il
materiale pornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di
minori degli anni diciotto o parti di esse, ma la pena è diminuita di un terzo.
2. Per immagini virtuali si intendono le immagini realizzate con tecniche di elaborazione
grafica non associate in tutto o in parte a situazioni reali, la cui qualità di
rappresentazione fa apparire come vere situazioni non reali.
Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile (art. 600
quinquies c.p.)
1. Chiunque organizza o propaganda viaggi finalizzati alla fruizione di attività di
prostituzione a danno di minori o comunque comprendenti tale attività è punito con la
reclusione da sei a dodici anni e con la multa da € 15.493 a € 154.937.
Tratta di persone (art 601 c.p.)
1. Chiunque commette tratta di persona che si trova nelle condizioni di cui all’articolo
600 ovvero, al fine di commettere i delitti di cui al primo comma del medesimo articolo,
la induce mediante inganno o la costringe mediante violenza, minaccia, abuso di autorità
o approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica o di una situazione di
necessità, o mediante promessa di dazione di somme
di denaro o di altri vantaggi alla persona che su di essa ha autorità, a fare ingresso o a
soggiornare o a uscire dal territorio dello Stato o a trasferirsi al suo interno, è punito con
la reclusione da otto a venti anni.
2. La pena è aumentata da un terzo alla metà se i delitti di cui al presente articolo sono
commessi in danno di minore degli anni diciotto o sono diretti allo sfruttamento della
prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di organi.
Acquisto e alienazione di schiavi (art 602 c.p.)
1. Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo 601, acquista o aliena o cede una persona
che si trova in una delle condizioni di cui all’articolo 600 è punito con la reclusione da
otto a venti anni.
2. La pena è aumentata da un terzo alla metà se la persona offesa è minore degli anni
diciotto ovvero se i fatti di cui al primo comma sono diretti allo sfruttamento della
prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di organi.
7.9 Reati di abuso di mercato
(art. 25 sexies, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 12.05.2006
Abuso di informazioni privilegiate (art 184 del D.Lgs. 58 del 1998 TUF)
1. E’ punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro ventimila a euro
tre milioni chiunque, essendo in possesso di informazioni privilegiate in ragione della
sua qualità di membro di organi di amministrazione, direzione o controllo
49
dell’emittente, della partecipazione al capitale dell’emittente, ovvero dell’esercizio di
un’attività lavorativa, di una professione o di una funzione, anche pubblica, o di un
ufficio:
a) acquista, vende o compie altre operazioni, direttamente o indirettamente, per conto
proprio o per conto di terzi, su strumenti finanziari utilizzando le informazioni
medesime;
b) comunica tali informazioni ad altri, al di fuori del normale esercizio del lavoro, della
professione, della funzione o dell’ufficio;
c) raccomanda o induce altri, sulla base di esse, al compimento di taluna delle operazioni
indicate nella lettera a).
2. La stessa pena di cui al comma 1 si applica a chiunque essendo in possesso di
informazioni privilegiate a motivo della preparazione o esecuzione di attività delittuose
compie taluna delle azioni di cui al medesimo comma 1.
3. Il giudice può aumentare la multa fino al triplo o fino al maggiore importo di dieci
volte il prodotto o il profitto conseguito dal reato quando, per la rilevante offensività del
fatto, per le qualità personali del colpevole o per l’entità del prodotto o del profitto
conseguito dal reato,essa appare inadeguata anche se applicata nel massimo.
4. Ai fini del presente articolo per strumenti finanziari si intendono anche gli strumenti
finanziari di cui all’art. 1 comma 2, il cui valore dipende da uno strumento finanziario di
cui all’art. 180, comma 1,lettera a).
Manipolazione del mercato (art 185 del D.Lgs. 58 del 1998 TUF)
1. Chiunque diffonde notizie false o pone in essere operazioni simulate o altri artifizi
concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti
finanziari, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro ventimila a
euro cinque milioni.
2. Il giudice può aumentare la multa fino al triplo o fino al maggiore importo di dieci
volte il prodotto o il profitto conseguito dal reato quando, per la rilevante offensività del
fatto, per le qualità personali del colpevole o per l’entità del prodotto o del profitto
conseguito dal reato,essa appare inadeguata anche se applicata nel massimo.
7.10 Reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime commessi con
violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro
(art. 25 septies, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 25.08.2007
Omicidio colposo (art. 589 c.p.)
Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei
mesi a cinque anni. Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina
della circolazione stradale o di quelle della prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena
è della reclusione da uno a cinque anni. Nel caso di morte di più persone, ovvero di
morte di una o più persone e di lesione di una o più persone, si applica la pena che
dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo,
ma la pena non può superare gli anni dodici.
50
Lesioni personali colpose (art. 590 c.p.)
Chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclusione fino
a tre mesi o con la multa fino a 309 euro.
Se la lesione è grave la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 123
euro a 619 euro; se è gravissima, della reclusione da tre mesi a due anni o della multa da
309 euro a 1239 euro.
Se i fatti di cui al precedente capoverso sono commessi con violazione delle norme sulla
disciplina della circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul
lavoro, la pena per le lesioni gravi è della reclusione da due a sei mesi o della multa da
247 euro a 619 euro, se è gravissima, della reclusione da sei mesi a due anni o della
multa da 619 euro a 1239 euro.
Nel caso di lesioni di più persone si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più
grave delle violazioni commesse, aumentata fino al triplo; ma la pena della reclusione
non può superare gli anni cinque.
Il delitto è punibile a querela della persona offesa, salvo nei casi previsti nel primo e
secondo capoverso, limitatamente ai fatti commessi con violazione delle norme per la
prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all'igiene del lavoro o che abbiano
determinato una malattia professionale.
7.11 Reati di ricettazione e riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di
provenienza illecita
(25 octies, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 29.12.2007
Ricettazione (art 648 c.p.)
1. Fuori dei casi di concorso nel reato, chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto,
acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque
si intromette nel farli acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da due
a otto anni e con la multa da € 516 a € 10.329.
2. La pena è della reclusione sino a sei anni e della multa sino a € 516, se il fatto è di
particolare tenuità.
3. Le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando l’autore del delitto da cui
il denaro o le cose provengono non è imputabile o non è punibile ovvero quando manchi
una condizione di procedibilità riferita a tale delitto.
Riciclaggio (art. 648 bis c.p.)
1. Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o
altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre
operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa, è
punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da € 1.032 a € 15.493.
51
2. La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di una attività
professionale.
3. La pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il
quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni.
4. Si applica l’ultimo comma dell’articolo 648.
Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (art 648 ter c.p.)
1. Chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato e previsti dagli articoli 648 e 648-bis,
impiega in attività economiche o finanziarie denaro, beni o altre utilità provenienti da
delitto, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da € 1.032 a €
15.493.
2. La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di un’attività
professionale.
3. La pena è diminuita nell’ipotesi di cui al secondo comma dell’articolo 648.
4. Si applica l’ultimo comma dell’articolo 648.
7.12 Reati Transnazionali
(Legge 16 marzo 2006 n. 146, artt. 3 e 10) Introdotti il 12.4.2006
L’art. 3 della Legge definisce reato transnazionale il reato punito con la pena della
reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni, qualora sia coinvolto un gruppo
criminale organizzato, nonché: a) sia commesso in più di uno Stato; b) ovvero sia
commesso in uno Stato, ma una parte sostanziale della sua preparazione, pianificazione,
direzione o controllo avvenga in un altro Stato; c) ovvero sia Confindustria - Area Affari
Legislativi commesso in uno Stato, ma in esso sia implicato un gruppo criminale
organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato; d) ovvero sia commesso
in uno Stato ma abbia effetti sostanziali in un altro Stato.
Associazione per delinquere (art 416 c.p.)
Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che
promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con
la reclusione da tre a sette anni.
Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque
anni.
I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.
Se gli associati scorrono in armi le campagne o le pubbliche vie si applica la reclusione
da cinque a quindici anni.
La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più.
Se l'associazione è diretta a commettere taluno dei delitti di cui agli articoli 600, 601 e
602, si applica la reclusione da cinque a quindici anni nei casi previsti dal primo comma
e da quattro a nove anni nei casi previsti dal secondo comma.
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Associazione di tipo mafioso (art 416 bis c.p.)
Chiunque fa parte di un'associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è
punito con la reclusione da sette a dodici anni.
Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo,
con la reclusione da nove a quattordici anni.
L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della
forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di
omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la
gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di
autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per
sé o per altri ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di
procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.
Se l'associazione è armata si applica la pena della reclusione da nove a quindici anni nei
casi previsti dal primo comma e da dodici a ventiquattro anni nei casi previsti dal
secondo comma.
L'associazione si considera armata quando i partecipanti hanno la disponibilità, per il
conseguimento della finalità dell'associazione, di armi o materie esplodenti, anche se
occultate o tenute in luogo di deposito.
Se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo
sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti, le pene
stabilite nei commi precedenti sono aumentate da un terzo alla metà.
Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono
e furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il
profitto o che ne costituiscono l'impiego.
Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alla camorra e alle altre
associazioni, comunque localmente denominate, anche straniere, che valendosi della
forza intimidatrice del vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle
associazioni di tipo mafioso.
Associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri
(art 291 quater DPR 43 del 1973 TU Doganale)
1. Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti tra quelli
previsti dall’articolo 291 bis, coloro che promuovono, costituiscono, dirigono,
organizzano, o finanziano l’associazione sono
puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a otto anni.
2. Chi partecipa all’associazione è punito con la reclusione da uno a sei anni.
3. La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più.
4. Se l’associazione è armata ovvero se ricorrono le circostanze previste dalle lettere d)
od e) del comma 2 dell’articolo 291-ter, si applica la pena della reclusione da cinque a
quindici anni nei casi previsti dal comma 1 del presente articolo, e da quattro a dieci
anni nei casi previsti dal comma 2. L’associazione si considera armata quando i
partecipanti hanno disponibilità, per il conseguimento delle finalità dell’associazione, di
armi o materie esplodenti, anche se occultate o tenute in luogo di deposito.
53
5. Le pene previste dagli articoli 291-bis e 291-ter e dal presente articolo sono diminuite
da un terzo alla metà nei confronti dell’imputato che, dissociandosi dagli altri, si adopera
per evitare che l’attività delittuosa sia portata ad ulteriori conseguenze anche aiutando
concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella raccolta di elementi
decisivi per la ricostruzione dei fatti e per l’individuazione o la cattura degli autori del
reato o per l’individuazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti
Associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti o
psicotrope (art. 74 DPR 309 del 1990)
1. Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti tra quelli
previsti dall’art. 73, chi promuove, costituisce, dirige, organizza o finanzia l’associazione
è punito per ciò solo con la reclusione non inferiore a venti anni.
2. Chi partecipa all’associazione è punito con la reclusione non inferiore a dieci anni.
3. La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più o se tra i partecipanti
vi sono persone dedite all’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope.
4. Se l’associazione è armata la pena, nei casi indicati dai commi 1 e 3, non può essere
inferiore a ventiquattro anni di reclusione e, nel caso previsto dal comma 2, a dodici anni
di reclusione. L’associazione si considera armata quando i partecipanti hanno la
disponibilità di armi o materie esplodenti, anche se occultate o tenute in luogo di
deposito.
5. La pena è aumentata se ricorre la circostanza di cui alla lettera e) del comma 1 dell’art.
80.
6. Se l’associazione è costituita per commettere i fatti descritti dal comma 5 dell’art. 73,
si applicano il primo e il secondo comma dell’art. 416 del codice penale.
7. Le pene previste dai commi da 1 a 6 sono diminuite dalla metà a due terzi per chi si sia
efficacemente adoperato per assicurare le prove del reato o per sottrarre
all’associazione risorse decisive per la commissione dei delitti.
8. Quando in leggi e decreti è richiamato il reato previsto dall’art. 75 della legge 22
dicembre 1975, n. 685, abrogato dall’art. 38, comma 1, della legge 26 giugno 1990, n.
162, il richiamo si intende riferito al presente articolo.
Disposizioni contro le immigrazioni clandestine (art 12, commi 3, 3 bis, 3 ter e 5 del
D. Lgs. 286 del 1998 TU immigrazione)
3. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di trarre profitto anche
indiretto, compie atti diretti a procurare l’ingresso di taluno nel territorio dello Stato in
violazione delle disposizioni del presente testo unico, ovvero a procurare l’ingresso
illegale in altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza
permanente, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e la multa di 15.00 euro
per ogni persona. La stessa pena si applica quando il fatto è commesso da tre o più
persone in concorso tra loro o utilizzando servizi internazionali di trasporto ovvero
documenti contraffatti o alterati o comunque illegalmente ottenuti.
3 bis. Le pene di cui al comma 3 sono aumentate se:
a) il fatto riguarda l’ingresso o la permanenza illegale nel territorio dello Stato di cinque
o più persone;
54
b) per procurare l’ingresso o la permanenza illegale la persona è esposta a pericolo per
la sua vita o la sua incolumità;
c) per procurare l’ingresso o la permanenza illegale la persona è stata sottoposta a
trattamento inumano o degradante.
3 ter. Se i fatti di cui al comma 3 sono compiuti al fine di reclutare persone da destinare
alla prostituzione o comunque allo sfruttamento sessuale ovvero riguardano l’ingresso
di minori da impiegare in attività illecite al fine di favorirne lo sfruttamento, si applica la
pena della reclusione da cinque a quindici anni e la multa di 25.000 euro per ogni
persona.
5 Fuori dei casi previsti nei commi precedenti, e salvo che il fatto non costituisca più
grave reato, chiunque, al fine di trarre un ingiusto profitto dalla condizione di illegalità
dello straniero nell’ambito delle attività punite a norma del presente articolo, favorisce
la permanenza di questi nel territorio dello Stato in violazione delle norme del presente
testo unico, è punito con la reclusione fino a quattro anni e con la multa fino a euro
15.493.
Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci
all’autorità giudiziaria (art 377 bis c.p.)
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, con violenza o minaccia, o con
offerta o promessa di denaro o di alta utilità, induce a non rendere dichiarazioni o a
rendere dichiarazioni mendaci la persona chiamata a rendere davanti alla autorità
giudiziaria dichiarazioni utilizzabili in un procedimento penale, quando questa ha
facoltà di non rispondere, è punito con la reclusione da due a sei anni.
Favoreggiamento personale (art. 378 c.p.)
Chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce la pena di
morte o l'ergastolo o la reclusione, e fuori dei casi di concorso nel medesimo, aiuta
taluno a eludere le investigazioni dell'autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa, è
punito con la reclusione fino a quattro anni.
Quando il delitto commesso è quello previsto dall'art. 416-bis, si applica, in ogni caso, la
pena della reclusione non inferiore a due anni.
Se si tratta di delitti per i quali la legge stabilisce una pena diversa, ovvero di
contravvenzioni, la pena è della multa fino a euro 516.
Le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando la persona aiutata non è
imputabile o risulta che non ha commesso il delitto.
7.13 Delitti informatici e trattamento illecito di dati
(art 24 bis, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 5.04.2008
Documenti informatici (art 491 bis c.p.)
Se alcuna delle falsità previste dal presente capo riguarda un documento informatico
pubblico o privato avente efficacia probatoria, si applicano le disposizioni del capo
stesso concernenti rispettivamente gli atti pubblici e le scritture private.
55
Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (art 615 ter c.p.)
Chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da
misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il
diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni. La pena è della reclusione
da uno a cinque anni: 1) se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato
di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla
funzione o al servizio, o da chi esercita anche abusivamente la professione di
investigatore privato, o con abuso della qualità di operatore del sistema; 2) se il
colpevole per commettere il fatto usa violenza sulle cose o alle persone, ovvero se è
palesemente armato; 3) se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del
sistema o l'interruzione totale o parziale del suo funzionamento, ovvero la distruzione o
il danneggiamento dei dati, delle informazioni o dei programmi in esso contenuti.
Qualora i fatti di cui ai commi primo e secondo riguardino sistemi informatici o
telematici di interesse militare o relativi all'ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o
alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico, la pena è,
rispettivamente, della reclusione da uno a cinque anni e da tre a otto anni. Nel caso
previsto dal primo comma il delitto è punibile a querela della persona offesa; negli altri
casi si procede d'ufficio.
Detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o
telematici (art 615 quater c.p.)
Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto o di arrecare ad altri un danno,
abusivamente si procura, riproduce, diffonde, comunica o consegna codici, parole chiave
o altri mezzi idonei all'accesso ad un sistema informatico o telematico, protetto da
misure di sicurezza, o comunque fornisce indicazioni o istruzioni idonee al predetto
scopo, è punito con la reclusione sino ad un anno e con la multa sino a € 5.164,00. La
pena è della reclusione da uno a due anni e della multa da € 5.164,00 a € 10.329,00 se
ricorre taluna delle circostanze di cui ai numeri 1) e 2) del quarto comma dell'articolo
617-quater
Diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a
danneggiare o interrompere un sistema informatico o telematico (art 615 quinquies
c.p.)
Chiunque, allo scopo di danneggiare illecitamente un sistema informatico o telematico,
le informazioni, i dati o i programmi in esso contenuti o ad esso pertinenti ovvero di
favorire l'interruzione, totale o parziale, o l'alterazione del suo funzionamento, si
procura, produce, riproduce, importa, diffonde, comunica, consegna o, comunque, mette
a disposizione di altri apparecchiature, dispositivi o programmi informatici, è punito con
la reclusione fino a due anni e con la multa sino a € 10.329,00.
Intercettazione, impedimento o interruzione
informatiche o telematiche (art 617 quater c.p.)
illecita
di
comunicazioni
Chiunque fraudolentemente intercetta comunicazioni relative ad un sistema informatico
o telematico o intercorrenti tra più sistemi, ovvero le impedisce o le interrompe, è
punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Salvo che il fatto costituisca più grave
reato, la stessa pena si applica a chiunque rivela, mediante qualsiasi mezzo di
56
informazione al pubblico, in tutto o in parte, il contenuto delle comunicazioni di cui al
primo comma. I delitti di cui ai commi primo e secondo sono punibili a querela della
persona offesa. Tuttavia si procede d’ufficio e la pena è della reclusione da uno a cinque
anni se il fatto è commesso: 1) in danno di un sistema informatico o telematico utilizzato
dallo Stato o da altro ente pubblico o da impresa esercente servizi pubblici o di pubblica
necessità; 2) da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con
abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio, ovvero
con abuso della qualità di operatore del sistema; 3) da chi esercita anche abusivamente
la professione di investigatore privato.
Installazione d'apparecchiature per intercettare, impedire od interrompere
comunicazioni informatiche o telematiche (art 617 quinquies c.p.)
Chiunque, fuori dai casi consentiti dalla legge, installa apparecchiature atte ad
intercettare, impedire o interrompere comunicazioni relative ad un sistema informatico
o telematico ovvero intercorrenti tra più sistemi, è punito con la reclusione da uno a
quattro anni. La pena è della reclusione da uno a cinque anni nei casi previsti dal quarto
comma dell'articolo 617-quater.
Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici (art 635 bis c.p.)
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque distrugge, deteriora, cancella,
altera o sopprime informazioni, dati o programmi informatici altrui è punito, a querela
della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre anni. Se ricorre la circostanza di
cui al numero 1) del secondo comma dell'articolo 635 ovvero se il fatto è commesso con
abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è della reclusione da uno a quattro
anni e si procede d'ufficio.
Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose
mobili o immobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a
un anno o con la multa fino a € 309,00. La pena è della reclusione da sei mesi a tre anni e
si procede d'ufficio, se il fatto è commesso: 1) con violenza alla persona o con minaccia;
(omissis)
Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo
Stato o da altro ente pubblico comunque di pubblica utilità (art 635 ter c.p.)
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque commette un fatto diretto a
distruggere, deteriorare, cancellare, alterare o sopprimere informazioni, dati o
programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o ad essi pertinenti,
o comunque di pubblica utilità, è punito con la reclusione da uno a quattro anni. Se dal
fatto deriva la distruzione, il deterioramento, la cancellazione, l’alterazione o la
soppressione delle informazioni, dei dati o dei programmi informatici, la pena è della
reclusione da tre a otto anni. Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo
comma dell'articolo 635 ovvero se il fatto è commesso con abuso della qualità di
operatore del sistema, la pena è aumentata.
Danneggiamento di sistemi informatici o telematici (art 635 quater c.p.)
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, mediante le condotte di cui
all'articolo 635-bis, ovvero attraverso l'introduzione o la trasmissione di dati,
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informazioni o programmi, distrugge, danneggia, rende, in tutto o in parte, inservibili
sistemi informatici o telematici altrui o ne ostacola gravemente il funzionamento è
punito con la reclusione da uno a cinque anni. Se ricorre la circostanza di cui al numero
1) del secondo comma dell'articolo 635 ovvero se il fatto è commesso con abuso della
qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata.
Danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità (art 635
quinquies c.p.)
Se il fatto di cui all'articolo 635-quater è diretto a distruggere, danneggiare, rendere, in
tutto o in parte, inservibili sistemi informatici o telematici di pubblica utilità o ad
ostacolarne gravemente il funzionamento, la pena è della reclusione da uno a quattro
anni. Se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del sistema informatico o
telematico di pubblica utilità ovvero se questo è reso, in tutto o in parte, inservibile, la
pena è della reclusione da tre a otto anni. Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del
secondo comma dell'articolo 635 ovvero se il fatto è commesso con abuso della qualità
di operatore del sistema, la pena è aumentata.
Frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma
elettronica (art. 640 quinquies c.p.)
Il soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica, il quale, al fine di
procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto ovvero di arrecare ad altri danno, viola gli
obblighi previsti dalla legge per il rilascio di un certificato qualificato, è punito con la
reclusione fino a tre anni e con la multa da € 51,00 a € 1.032,00.
7.14 Delitti in materia di Violazione del diritto d’autore
(art. 25 novies, D.Lgs. 231/2001) Introdotti l’1.08.2009
Messa a disposizione del pubblico in un sistema di reti telematiche, mediante
connessioni di qualsiasi genere, e senza averne diritto di un'opera o di parte di
un’opera dell'ingegno protetta (art. 171, comma 1, lett. a) bis della Legge 633/1941)
Salvo quanto disposto dall'art. 171 bis e dall’articolo 171 ter è punito con la multa da
euro 51 a euro 2.065 chiunque, senza averne diritto, a qualsiasi scopo e in qualsiasi
forma:
a-bis) mette a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche,
mediante connessioni di qualsiasi genere, un'opera dell'ingegno protetta, o parte di essa.
Reato di cui al punto precedente commesso su un’opera altrui non destinata alla
pubblicità, ovvero con usurpazione della paternità dell’opera, ovvero con
deformazione, mutilazione o altra modificazione dell’opera stessa, qualora ne
risulti offeso l’onore o la reputazione dell’autore (art. 171, comma 3, della Legge
633/1941)
La pena è della reclusione fino ad un anno o della multa non inferiore a euro 516 se i
reati di cui sopra sono commessi sopra una opera altrui non destinata alla pubblicità,
ovvero con usurpazione della paternità dell'opera, ovvero con deformazione,
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mutilazione o altra modificazione dell'opera medesima, qualora ne risulti offesa
all'onore od alla reputazione dell’autore.
Abusiva duplicazione, per trarne profitto, di programmi per elaboratore;
importazione, distribuzione, vendita, detenzione a scopo commerciale o
imprenditoriale ovvero concessione in locazione di programmi contenuti in
supporti non contrassegnati dalla SIAE; predisposizione di mezzi per consentire o
facilitare la rimozione arbitraria o l’elusione funzionale di dispositivi di
protezione di programmi per elaboratori (art. 171 bis, comma 1, della Legge
633/1941)
Chiunque abusivamente duplica, per trarne profitto, programmi per elaboratore o ai
medesimi fini importa, distribuisce, vende, detiene a scopo commerciale o
imprenditoriale o concede in locazione programmi contenuti in supporti non
contrassegnati dalla Società italiana degli autori ed editori (SIAE), è soggetto alla pena
della reclusione da sei mesi a tre anni e della multa da euro 2.582 a euro 15.493. La
stessa pena si applica se il fatto concerne qualsiasi mezzo inteso unicamente a
consentire o facilitare la rimozione arbitraria o l'elusione funzionale di dispositivi
applicati a protezione di un programma per elaboratori. La pena non è inferiore nel
minimo a due anni di reclusione e la multa a euro 15.493 se il fatto è di rilevante gravità.
Riproduzione su supporti non contrassegnati SIAE, trasferimento su altro
supporto, distribuzione, comunicazione, presentazione o dimostrazione in
pubblico, del contenuto di una banca dati al fine di trarne profitto; estrazione o
reimpiego della banca dati in violazione delle disposizioni sui diritti del
costitutore e dell’utente di una banca dati; distribuzione, vendita o concessione in
locazione di banche di dati (art. 171 bis, comma 2, L. 633/1941)
Chiunque, al fine di trarne profitto, su supporti non contrassegnati SIAE riproduce,
trasferisce su altro supporto, distribuisce, comunica, presenta o dimostra in pubblico il
contenuto di una banca di dati in violazione delle disposizioni di cui agli articoli 64quinquies e 64-sexies, ovvero esegue l'estrazione o il reimpiego della banca di dati in
violazione delle disposizioni di cui agli articoli 102 bis e 102 ter, ovvero distribuisce,
vende o concede in locazione una banca di dati, è soggetto alla pena della reclusione da
sei mesi a tre anni e della multa da euro 2.582 a euro 15.493. La pena non è inferiore nel
minimo a due anni di reclusione e la multa a euro 15.493 se il fatto è di rilevante gravità.
Reati commessi a fini di lucro, per uso non personale, e caratterizzati da una delle
seguenti condotte descritte all’art. 171 ter, comma 1, L. 633/1941
1. È punito, se il fatto è commesso per uso non personale, con la reclusione da sei mesi a
tre anni e con la multa da euro 2.582 a euro 15.493 chiunque a fini di lucro:
a) abusivamente duplica, riproduce, trasmette o diffonde in pubblico con qualsiasi
procedimento, in tutto o in parte, un'opera dell'ingegno destinata al circuito televisivo,
cinematografico, della vendita o del noleggio, dischi, nastri o supporti analoghi ovvero
ogni altro supporto contenente fonogrammi o videogrammi di opere musicali,
cinematografiche o audiovisive assimilate o sequenze di immagini in movimento;
b) abusivamente riproduce, trasmette o diffonde in pubblico, con qualsiasi
procedimento, opere o parti di opere letterarie, drammatiche, scientifiche o didattiche,
musicali o drammatico - musicali, ovvero multimediali, anche se inserite in opere
collettive o composite o banche dati;
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c) pur non avendo concorso alla duplicazione o riproduzione, introduce nel territorio
dello Stato, detiene per la vendita o la distribuzione, o distribuisce, pone in commercio,
concede in noleggio o comunque cede a qualsiasi titolo, proietta in pubblico, trasmette a
mezzo della televisione con qualsiasi procedimento, trasmette a mezzo della radio, fa
ascoltare in pubblico le duplicazioni o riproduzioni abusive di cui alle lettere a) e b);
d) detiene per la vendita o la distribuzione, pone in commercio, vende, noleggia, cede a
qualsiasi titolo, proietta in pubblico, trasmette a mezzo della radio o della televisione
con qualsiasi procedimento, videocassette, musicassette, qualsiasi supporto contenente
fonogrammi o videogrammi di opere musicali, cinematografiche o audiovisive o
sequenze di immagini in movimento, od altro supporto per il quale è prescritta, ai sensi
della presente legge, l'apposizione di contrassegno da parte della Società italiana degli
autori ed editori (S.I.A.E.), privi del contrassegno medesimo o dotati di contrassegno
contraffatto o alterato;
e) in assenza di accordo con il legittimo distributore, ritrasmette o diffonde con qualsiasi
mezzo un servizio criptato ricevuto per mezzo di apparati o parti di apparati atti alla
decodificazione di trasmissioni ad accesso condizionato;
f) introduce nel territorio dello Stato, detiene per la vendita o la distribuzione,
distribuisce, vende, concede in noleggio, cede a qualsiasi titolo, promuove
commercialmente, installa dispositivi o elementi di decodificazione speciale che
consentono l'accesso ad un servizio criptato senza il pagamento del canone dovuto;
f-bis) fabbrica, importa, distribuisce, vende, noleggia, cede a qualsiasi titolo, pubblicizza
per la vendita o il noleggio, o detiene per scopi commerciali, attrezzature, prodotti o
componenti ovvero presta servizi che abbiano la prevalente finalità o l'uso commerciale
di eludere efficaci misure tecnologiche di cui all'art. 102-quater ovvero siano
principalmente progettati, prodotti, adattati o realizzati con la finalità di rendere
possibile o facilitare l'elusione di predette misure. Fra le misure tecnologiche sono
comprese quelle applicate, o che residuano, a seguito della rimozione delle misure
medesime conseguentemente a iniziativa volontaria dei titolari dei diritti o ad accordi
tra questi ultimi e i beneficiari di eccezioni, ovvero a seguito di esecuzione di
provvedimenti dell'autorità amministrativa o giurisdizionale;
h) abusivamente rimuove o altera le informazioni elettroniche di cui all’articolo 102
quinquies, ovvero distribuisce, importa a fini di distribuzione, diffonde per radio o per
televisione, comunica o mette a disposizione del pubblico opere o altri materiali protetti
dai quali siano state rimosse o alterate le informazioni elettroniche stesse.
Reati caratterizzati da una delle seguenti condotte descritte all’art. 171 ter,
comma 2, L. 633/1941
È punito con la reclusione da uno a quattro anni e con la multa da da euro 2.582 a euro
15.493 chiunque: a) riproduce, duplica, trasmette o diffonde abusivamente, vende o
pone altrimenti in commercio, cede a qualsiasi titolo o importa abusivamente oltre
cinquanta copie o esemplari di opere tutelate dal diritto d'autore e da diritti connessi; abis) in violazione dell'art. 16, a fini di lucro, comunica al pubblico immettendola in un
sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi genere, un'opera
dell'ingegno protetta dal diritto d'autore, o parte di essa; b) esercitando in forma
imprenditoriale attività di riproduzione, distribuzione, vendita o commercializzazione,
importazione di opere tutelate dal diritto d'autore e da diritti connessi, si rende
colpevole dei fatti previsti dal comma 1;
c) promuove o organizza le attività illecite di cui al comma 1.
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Mancata comunicazione alla SIAE dei dati di identificazione dei supporti non
soggetti al contrassegno, da parte di produttori o importatori di tali supporti,
ovvero falsa dichiarazione circa l’assolvimento degli obblighi sul contrassegno
(art. 171 septies, L. 633/1941)
1. La pena di cui all'articolo 171-ter, comma 1, si applica anche:
a) ai produttori o importatori dei supporti non soggetti al contrassegno di cui all'articolo
181 bis, i quali non comunicano alla SIAE entro trenta giorni dalla data di immissione in
commercio sul territorio nazionale o di importazione i dati necessari alla univoca
identificazione dei supporti medesimi;
b) salvo che il fatto non costituisca più grave reato, a chiunque dichiari falsamente
l'avvenuto assolvimento degli obblighi di cui all'articolo 181 bis, comma 2, della
presente legge.
Fraudolenta produzione, vendita, importazione, promozione, installazione,
modifica, utilizzo per uso pubblico e privato di apparati o parti di apparati atti alla
decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via
etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia digitale (art. 171 octies, L.
633/1941)
1. Qualora il fatto non costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a
tre anni e con la multa da euro 2.582 a euro 25.822 chiunque a fini fraudolenti produce,
pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e
privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive
ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica
sia digitale. Si intendono ad accesso condizionato tutti i segnali audiovisivi trasmessi da
emittenti italiane o estere in forma tale da rendere gli stessi . visibili esclusivamente a
gruppi chiusi di utenti selezionati dal soggetto che effettua l'emissione del segnale,
indipendentemente dalla imposizione di un canone per la fruizione di tale servizio.
2. La pena non è inferiore a due anni di reclusione e la multa a euro 15.493 se il fatto è di
rilevante gravità.
7.15 Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci
all’Autorità Giudiziaria
(art 25 decies, D.Lgs. 231/2001) Introdotto il 15.08.2009
Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci
all’autorità giudiziaria (art 377 bis c.p.)
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, con violenza o minaccia, o con
offerta o promessa di denaro o di alta utilità, induce a non rendere dichiarazioni o a
rendere dichiarazioni mendaci la persona chiamata a rendere davanti alla autorità
giudiziaria dichiarazioni utilizzabili in un procedimento penale, quando questa ha
facoltà di non rispondere, è punito con la reclusione da due a sei anni.
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7.16 Reati Ambientali
(art 25 undecies, D.Lgs. 231/2001) Introdotti il 16.08.2011
Reati previsti dal codice penale
Uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali
o vegetali selvatiche protette (art. 727-bis c.p.)
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, fuori dai casi consentiti, uccide,
cattura o detiene esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta è
punito con l’arresto da uno a sei mesi o con l’ammenda fino a 4. 000 euro, salvo i casi in
cui l’azione riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un impatto
trascurabile sullo stato di conservazione della specie.
Chiunque, fuori dai casi consentiti, distrugge, preleva o detiene esemplari appartenenti
ad una specie vegetale selvatica protetta è punito con l’ammenda fino a 4.000 euro, salvo
i casi in cui l’azione riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un
impatto trascurabile sullo stato di conservazione della specie.
Distruzione o deterioramento di habitat all'interno di un sito protetto (art. 733-bis
c.p.)
Chiunque, fuori dai casi consentiti, distrugge un habitat all’interno di un sito protetto o
comunque lo deteriora compromettendone lo stato di conservazione, è punito con
l’arresto fino a diciotto mesi e con l’ammenda non inferiore a 3. 000 euro.
2. Ai fini dell’applicazione dell’articolo 727 bis del codice penale, per specie animali o
vegetali selvatiche protette si intendono quelle indicate nell’allegato IV della direttiva
92/43/CE e nell’allegato I della direttiva 2009/147/CE.
3. Ai fini dell’applicazione dell’articolo 733 bis del codice penale per ‘habitat all’interno
di un sito protetto’ si intende qualsiasi habitat di specie per le quali una zona sia
classificata come zona a tutela speciale a norma dell’articolo 4, paragrafi 1 o 2, della
direttiva 2009/147/CE, o qualsiasi habitat naturale o un habitat di specie per cui un sito
sia designato come zona speciale di conservazione a norma dell’art. 4, paragrafo 4, della
direttiva 92/43/CE.
Reati previsti dal Codice dell’Ambiente di cui al D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152
Inquinamento idrico (art. 137)
1. Chiunque apra o comunque effettui nuovi scarichi di acque reflue industriali, senza
autorizzazione, oppure continui ad effettuare o mantenere detti scarichi dopo che
l'autorizzazione sia stata sospesa o revocata, è punito con l'arresto da due mesi a due
anni o con l'ammenda da millecinquecento euro a diecimila euro.
2. Quando le condotte descritte al comma 1 riguardano gli scarichi di acque reflue
industriali contenenti le sostanze pericolose comprese nelle famiglie e nei gruppi di
sostanze indicate nelle tabelle 5 e 3/A dell'Allegato 5 alla parte terza del presente
decreto, la pena è dell'arresto da tre mesi a tre anni.
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3. Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui al comma 5, effettui uno scarico di acque
reflue industriali contenenti le sostanze pericolose comprese nelle famiglie e nei gruppi
di sostanze indicate nelle tabelle 5 e 3/A dell'Allegato 5 alla parte terza del presente
decreto senza osservare le prescrizioni dell'autorizzazione, o le altre prescrizioni
dell'autorità competente a norma degli articoli 107, comma 1, e 108, comma 4, è punito
con l'arresto fino a due anni.
4. Chiunque violi le prescrizioni concernenti l'installazione e la gestione dei controlli in
automatico o l'obbligo di conservazione dei risultati degli stessi di cui all'articolo 131 è
punito con la pena di cui al comma 3.
5. Chiunque, in relazione alle sostanze indicate nella tabella 5 dell'Allegato 5 alla parte
terza del presente decreto, nell'effettuazione di uno scarico di acque reflue industriali,
superi i valori limite fissati nella tabella 3 o, nel caso di scarico sul suolo, nella tabella 4
dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto, oppure i limiti più restrittivi fissati
dalle regioni o dalle province autonome o dall'Autorità competente a norma dell'articolo
107, comma 1, e' punito con l'arresto fino a due anni e con l'ammenda da tremila euro a
trentamila euro. Se sono superati anche i valori limite fissati per le sostanze contenute
nella tabella 3/A del medesimo Allegato 5, si applica l'arresto da sei mesi a tre anni e
l'ammenda da seimila euro a centoventimila euro.
6. Le sanzioni di cui al comma 5 si applicano altresì al gestore di impianti di trattamento
delle acque reflue urbane che nell'effettuazione dello scarico supera i valori-limite
previsti dallo stesso comma.
7. Al gestore del servizio idrico integrato che non ottempera all'obbligo di
comunicazione di cui all'articolo 110, comma 3, o non osserva le prescrizioni o i divieti
di cui all'articolo 110, comma 5, si applica la pena dell'arresto da tre mesi ad un anno o
con l'ammenda da tremila euro a trentamila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi e
con la pena dell'arresto da sei mesi a due anni e con l'ammenda da tremila euro a
trentamila euro se si tratta di rifiuti pericolosi.
8. Il titolare di uno scarico che non consente l'accesso agli insediamenti da parte del
soggetto incaricato del controllo ai fini di cui all'articolo 101, commi 3 e 4, salvo che il
fatto non costituisca più grave reato, è punito con la pena dell'arresto fino a due anni.
Restano fermi i poteri-doveri di interventi dei soggetti incaricati del controllo anche ai
sensi dell'articolo 13 della legge n. 689 del 1981 e degli articoli 55 e 354 del codice di
procedura penale.
9. Chiunque non ottempera alla disciplina dettata dalle regioni ai sensi dell'articolo 113,
comma 3, è punito con le sanzioni di cui all'articolo 137, comma 1.
10. Chiunque non ottempera al provvedimento adottato dall'autorità competente ai
sensi dell'articolo 84, comma 4, ovvero dell'articolo 85, comma 2, è punito con
l'ammenda da millecinquecento euro a quindicimila euro.
11. Chiunque non osservi i divieti di scarico previsti dagli articoli 103e articolo 104 è
punito con l'arresto sino a tre anni.
12. Chiunque non osservi le prescrizioni regionali assunte a norma dell'articolo 88,
commi 1 e 2, dirette ad assicurare il raggiungimento o il ripristino degli obiettivi di
qualità delle acque designate ai sensi dell'articolo 87, oppure non ottemperi ai
provvedimenti adottati dall'autorità competente ai sensi dell'articolo 87, comma 3, è
punito con l'arresto sino a due anni o con l'ammenda da quattromila euro a
quarantamila euro.
13. Si applica sempre la pena dell'arresto da due mesi a due anni se lo scarico nelle
acque del mare da parte di navi od aeromobili contiene sostanze o materiali per i quali è
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imposto il divieto assoluto di sversamento ai sensi delle disposizioni contenute nelle
convenzioni internazionali vigenti in materia e ratificate dall'Italia, salvo che siano in
quantità tali da essere resi rapidamente innocui dai processi fisici, chimici e biologici,
che si verificano naturalmente in mare e purché in presenza di preventiva
autorizzazione da parte dell'autorità competente.
14. Chiunque effettui l'utilizzazione agronomica di effluenti di allevamento, di acque di
vegetazione dei frantoi oleari, nonché di acque reflue provenienti da aziende agricole e
piccole aziende agroalimentari di cui all'articolo 112, al di fuori dei casi e delle
procedure ivi previste, oppure non ottemperi al divieto o all'ordine di sospensione
dell'attività impartito a norma di detto articolo, è punito con l'ammenda da euro
millecinquecento a euro diecimila o con l'arresto fino ad un anno. La stessa pena si
applica a chiunque effettui l'utilizzazione agronomica al di fuori dei casi e delle
procedure di cui alla normativa vigente._scarico non autorizzato (autorizzazione
assente, sospesa o revocata) di acque reflue industriali contenenti sostanze pericolose.
Attività di gestione di rifiuti non autorizzata (art. 256)
1. Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento,
commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione,
iscrizione o comunicazione di cui agli articoli 208, 209, 210, 211, 212, 214, 215 e 216 è
punito:
a) con la pena dell'arresto da tre mesi a un anno o con l'ammenda da duemilaseicento
euro a ventiseimila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi;
b) con la pena dell'arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da duemilaseicento
euro a ventiseimila euro se si tratta di rifiuti pericolosi.
2. Le pene di cui al comma 1 si applicano ai titolari di imprese ed ai responsabili di enti
che abbandonano o depositano in modo incontrollato i rifiuti ovvero li immettono nelle
acque superficiali o sotterranee in violazione del divieto di cui all'articolo 192, commi 1
e 2.
3. Chiunque realizza o gestisce una discarica non autorizzata è punito con la pena
dell'arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da duemilaseicento euro a
ventiseimila euro. Si applica la pena dell'arresto da uno a tre anni e dell'ammenda da
euro cinquemiladuecento a euro cinquantaduemila se la discarica è destinata, anche in
parte, allo smaltimento di rifiuti pericolosi. Alla sentenza di condanna o alla sentenza
emessa ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, consegue la confisca
dell'area sulla quale è realizzata la discarica abusiva se di proprietà dell'autore o del
compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi di bonifica o di ripristino dello stato dei
luoghi.
4. Le pene di cui ai commi 1, 2 e 3 sono ridotte della metà nelle ipotesi di inosservanza
delle prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni, nonché nelle ipotesi di
carenza dei requisiti e delle condizioni richiesti per le iscrizioni o comunicazioni.
5. Chiunque, in violazione del divieto di cui all'articolo 187, effettua attività non
consentite di miscelazione di rifiuti, è punito con la pena di cui al comma 1, lettera b).
6. Chiunque effettua il deposito temporaneo presso il luogo di produzione di rifiuti
sanitari pericolosi, con violazione delle disposizioni di cui all'articolo 227, comma 1,
lettera b), è punito con la pena dell'arresto da tre mesi ad un anno o con la pena
dell'ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro. Si applica la sanzione
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amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro per
i quantitativi non superiori a duecento litri o quantità equivalenti.
7. Chiunque viola gli obblighi di cui agli articoli 231, commi 7, 8 e 9, 233, commi 12 e 13,
e 234, comma 14, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da
duecentosessanta euro a millecinquecentocinquanta euro.
8. I soggetti di cui agli articoli 233, 234, 235 e 236 che non adempiono agli obblighi di
partecipazione ivi previsti sono puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da
ottomila euro a quarantacinquemila euro, fatto comunque salvo l'obbligo di
corrispondere i contributi pregressi. Sino all'adozione del decreto di cui all'articolo 234,
comma 2, le sanzioni di cui al presente comma non sono applicabili ai soggetti di cui al
medesimo articolo 234.
9. Le sanzioni di cui al comma 8 sono ridotte della metà nel caso di adesione effettuata
entro il sessantesimo giorno dalla scadenza del termine per adempiere agli obblighi di
partecipazione previsti dagli articoli 233, 234, 235 e 236.
Bonifica dei siti (art. 257)
1. Chiunque cagiona l'inquinamento del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali o
delle acque sotterranee con il superamento delle concentrazioni soglia di rischio è
punito con la pena dell'arresto da sei mesi a un anno o con l'ammenda da
duemilaseicento euro a ventiseimila euro, se non provvede alla bonifica in conformità al
progetto approvato dall'autorità competente nell'ambito del procedimento di cui agli
articoli 242 e seguenti. In caso di mancata effettuazione della comunicazione di cui
all'articolo 242, il trasgressore è punito con la pena dell'arresto da tre mesi a un anno o
con l’ammenda da mille euro a ventiseimila euro.
2. Si applica la pena dell'arresto da un anno a due anni e la pena dell'ammenda da
cinquemiladuecento euro a cinquantaduemila euro se l'inquinamento è provocato da
sostanze pericolose.
3. Nella sentenza di condanna per la contravvenzione di cui ai commi 1 e 2, o nella
sentenza emessa ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, il beneficio
della sospensione condizionale della pena può essere subordinato alla esecuzione degli
interventi di emergenza, bonifica e ripristino ambientale.
4. L'osservanza dei progetti approvati ai sensi degli articoli 242 e seguenti costituisce
condizione di non punibilità per i reati ambientali contemplati da altre leggi per il
medesimo evento e per la stessa condotta di inquinamento di cui al comma 1.
Violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori e dei
formulari (art. 258, comma 4)
Le imprese che raccolgono e trasportano i propri rifiuti non pericolosi di cui all'articolo
212, comma 8, che non aderiscono, su base volontaria, al sistema di controllo della
tracciabilità' dei rifiuti (SISTRI) di cui all'articolo 188-bis, comma 2, lettera a), ed
effettuano il trasporto di rifiuti senza il formulario di cui all'articolo 193 ovvero indicano
nel formulario stesso dati incompleti o inesatti sono puniti con la sanzione
amministrativa pecuniaria da milleseicento euro a novemilatrecento euro. Si applica la
pena di cui all'articolo 483 del codice penale a chi, nella predisposizione di un certificato
di analisi di rifiuti, fornisce false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle
caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti e a chi fa uso di un certificato falso durante il
trasporto.
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Traffico illecito di rifiuti (art. 259)
1. Chiunque effettua una spedizione di rifiuti costituente traffico illecito ai sensi
dell'articolo 26 del regolamento (CEE) 1° febbraio 1993, n. 259, o effettua una
spedizione di rifiuti elencati nell'Allegato II del citato regolamento in violazione
dell'articolo 1, comma 3, lettere a), b), c) e d), del regolamento stesso è punito con la
pena dell'ammenda da millecinquecentocinquanta euro a ventiseimila euro e con
l'arresto fino a due anni. La pena è aumentata in caso di spedizione di rifiuti pericolosi.
2. Alla sentenza di condanna, o a quella emessa ai sensi dell'articolo 444 del codice di
procedura penale, per i reati relativi al traffico illecito di cui al comma 1 o al trasporto
illecito di cui agli articoli 256 e 258, comma 4, consegue obbligatoriamente la confisca
del mezzo di trasporto.
Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (art. 260)
1. Chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso
l'allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta,
esporta, importa, o comunque gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti è
punito con la reclusione da uno a sei anni,
2. Se si tratta di rifiuti ad alta radioattività si applica la pena della reclusione da tre a otto
anni.
3. Alla condanna conseguono le pene accessorie di cui agli articoli 28, 30, 32-bis e 32-ter
del codice penale, con la limitazione di cui all'articolo 33 del medesimo codice.
4. Il giudice, con la sentenza di condanna o con quella emessa ai sensi dell'articolo 444
del codice di procedura penale, ordina il ripristino dello stato dell'ambiente e può
subordinare la concessione della sospensione condizionale della pena all'eliminazione
del danno o del pericolo per l'ambiente.
Sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti (art. 260 bis)
1. I soggetti obbligati che omettono l’iscrizione al sistema di controllo della tracciabilità
dei rifiuti (SISTRI) di cui all’articolo 188-bis, comma 2, lett. a), nei termini previsti, sono
puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a
quindicimilacinquecento euro. In caso di rifiuti pericolosi, si applica una sanzione
amministrativa pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a novantatremila euro.
2. I soggetti obbligati che omettono, nei termini previsti, il pagamento del contributo per
l’iscrizione al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) di cui all’articolo
188-bis, comma 2, lett. a), sono puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da
duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro. In caso di rifiuti pericolosi, si
applica una sanzione amministrativa pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a
novantatremila euro. All’accertamento dell’omissione del pagamento consegue
obbligatoriamente, la sospensione immediata dal servizio fornito dal predetto sistema di
controllo della tracciabilità nei confronti del trasgressore. In sede di rideterminazione
del contributo annuale di iscrizione al predetto sistema di tracciabilità occorre tenere
conto dei casi di mancato pagamento disciplinati dal presente comma.
3. Chiunque omette di compilare il registro cronologico o la scheda SISTRI - AREA
MOVIMENTAZIONE, secondo i tempi, le procedure e le modalità stabilite dal sistema
informatico di controllo di cui al comma 1, ovvero fornisce al suddetto sistema
66
informazioni incomplete, o inesatte, altera fraudolentemente uno qualunque dei
dispositivi tecnologici accessori al predetto sistema informatico di controllo, o
comunque ne impedisce in qualsiasi modo il corretto funzionamento, è punito con la
sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento
euro. Nel caso di imprese che occupino un numero di unità lavorative inferiore a
quindici dipendenti, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da millequaranta
euro a seimiladuecento. Il numero di unità lavorative è calcolato con riferimento al
numero di dipendenti occupati mediamente a tempo pieno durante un anno, mentre i
lavoratori a tempo parziale e quelli stagionali rappresentano frazioni di unità lavorative
annue; ai predetti fini l'anno da prendere in considerazione è quello dell'ultimo esercizio
contabile approvato, precedente il momento di accertamento dell'infrazione. Se le
indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudicano la tracciabilità dei
rifiuti, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro duecentosessanta ad
euro millecinquecentocinquanta.
4. Qualora le condotte di cui al comma 3 siano riferibili a rifiuti pericolosi si applica la
sanzione amministrativa pecuniaria da euro quindicimilacinquecento ad euro
novantatremila, nonché la sanzione amministrativa accessoria della sospensione da un
mese a un anno dalla carica rivestita dal soggetto cui l’infrazione è imputabile ivi
compresa la sospensione dalla carica di amministratore. Nel caso di imprese che
occupino un numero di unità lavorative inferiore a quindici dipendenti, le misure
minime e massime di cui al periodo precedente sono ridotte rispettivamente da
duemilasettanta euro a dodicimilaquattrocento euro per i rifiuti pericolosi. Le modalità
di calcolo dei numeri di dipendenti avviene nelle modalità di cui al comma 3. Se le
indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudicano la tracciabilità dei
rifiuti, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro cinquecentoventi ad
euro tremilacento.
5. Al di fuori di quanto previsto nei commi da 1 a 4, i soggetti che si rendono
inadempienti agli ulteriori obblighi su di loro incombenti ai sensi del predetto sistema di
controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) sono puniti, per ciascuna delle suddette
violazioni, con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro duemilaseicento ad euro
quindicimilacinquecento. In caso di rifiuti pericolosi si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da euro quindicimilacinquecento ad euro novantatremila.
6. Si applica la pena di cui all’articolo 483 c.p. a colui che, nella predisposizione di un
certificato di analisi di rifiuti, utilizzato nell’ambito del sistema di controllo della
tracciabilità dei rifiuti fornisce false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle
caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti e a chi inserisce un certificato falso nei dati da
fornire ai fini della tracciabilità dei rifiuti.
7. Il trasportatore che omette di accompagnare il trasporto dei rifiuti con la copia
cartacea della scheda SISTRI - AREA MOVIMENTAZIONE e, ove necessario sulla base
della normativa vigente, con la copia del certificato analitico che identifica le
caratteristiche dei rifiuti è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.600
euro a 9.300 euro. Si applica la pena di cui all’art. 483 del codice penale in caso di
trasporto di rifiuti pericolosi. Tale ultima pena si applica anche a colui che, durante il
trasporto fa uso di un certificato di analisi di rifiuti contenente false indicazioni sulla
natura, sulla composizione e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti trasportati.
8. Il trasportatore che accompagna il trasporto di rifiuti con una copia cartacea della
scheda SISTRI - AREA Movimentazione fraudolentemente alterata è punito con la pena
prevista dal combinato disposto degli articoli 477 e 482 del codice penale. La pena è
aumentata fino ad un terzo nel caso di rifiuti pericolosi.
67
9. Se le condotte di cui al comma 7 non pregiudicano la tracciabilità dei rifiuti, si applica
la sanzione amministrativa pecuniaria da euro duecentosessanta ad euro
millecinquecentocinquanta.
9 bis. Chi con un'azione od omissione viola diverse disposizioni di cui al presente
articolo ovvero commette più violazioni della stessa disposizione soggiace alla sanzione
amministrativa prevista per la violazione più grave, aumentata sino al doppio. La stessa
sanzione si applica a chi con più azioni od omissioni, esecutive di un medesimo disegno,
commette anche in tempi diversi più violazioni della stessa o di diverse disposizioni di
cui al presente articolo.
9 ter. Non risponde delle violazioni amministrative di cui al presente articolo chi, entro
trenta giorni dalla commissione del fatto, adempie agli obblighi previsti dalla normativa
relativa al sistema informatico di controllo di cui al comma 1. Nel termine di sessanta
giorni dalla contestazione immediata o dalla notificazione della violazione, il
trasgressore può definire la controversia, previo adempimento degli obblighi di cui
sopra, con il pagamento di un quarto della sanzione prevista. La definizione agevolata
impedisce l'irrogazione delle sanzioni accessorie.
Sanzioni (art. 279)
2. Chi, nell'esercizio di uno stabilimento, viola i valori limite di emissione o le
prescrizioni stabiliti dall'autorizzazione, dagli Allegati I, II, III o V alla parte quinta del
presente decreto, dai piani e dai programmi o dalla normativa di cui all'articolo 271 o le
prescrizioni altrimenti imposte dall'autorità competente ai sensi del presente titolo e'
punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda fino a 1.032 euro. Se i valori limite
o le prescrizioni violati sono contenuti nell'autorizzazione integrata ambientale si
applicano le sanzioni previste dalla normativa che disciplina tale autorizzazione.
5. Nei casi previsti dal comma 2 si applica sempre la pena dell'arresto fino ad un anno se
il superamento dei valori limite di emissione determina anche il superamento dei valori
limite di qualità dell'aria previsti dalla vigente normativa.
Reati previsti dalla Legge 7 febbraio 1992, n. 150 in materia di commercio
internazionale di esemplari di flora e fauna in via di estinzione e detenzione
animali pericolosi
Articolo 1
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con l'arresto da tre mesi ad un
anno e con l'ammenda da lire quindici milioni a lire centocinquanta milioni chiunque, in
violazione di quanto previsto dal Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio del 9
dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, per gli esemplari appartenenti
alle specie elencate nell'allegato A del Regolamento medesimo e successive
modificazioni:
a) importa, esporta o riesporta esemplari, sotto qualsiasi regime doganale, senza il
prescritto certificato o licenza, ovvero con certificato o licenza non validi ai sensi
dell'articolo 11, comma 2a, del Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9
dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni;
b) omette di osservare le prescrizioni finalizzate all'incolumità degli esemplari,
specificate in una licenza o in un certificato rilasciati in conformità al Regolamento (CE)
68
n. 338/97 del Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni e
del Regolamento (CE) n. 939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive
modificazioni;
c) utilizza i predetti esemplari in modo difforme dalle prescrizioni contenute nei
provvedimenti autorizzativi o certificativi rilasciati unitamente alla licenza di
importazione o certificati successivamente;
d) trasporta o fa transitare, anche per conto terzi, esemplari senza la licenza o il
certificato prescritti, rilasciati in conformità del Regolamento (CE) n. 338/97 del
Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni e del
Regolamento (CE) n. 939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive
modificazioni e, nel caso di esportazione o riesportazione da un Paese terzo parte
contraente della Convenzione di Washington, rilasciati in conformità della stessa, ovvero
senza una prova sufficiente della loro esistenza;
e) commercia piante riprodotte artificialmente in contrasto con le prescrizioni stabilite
in base all'articolo 7, paragrafo 1, lettera b), del Regolamento (CE) n. 338/97 del
Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni e del
Regolamento (CE) n. 939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997 e successive
modificazioni;
f) detiene, utilizza per scopi di lucro, acquista, vende, espone o detiene per la vendita o
per fini commerciali, offre in vendita o comunque cede esemplari senza la prescritta
documentazione.
2. In caso di recidiva, si applica la sanzione dell'arresto da tre mesi a due anni e
dell'ammenda da lire venti milioni a lire duecento milioni. Qualora il reato suddetto
viene commesso nell'esercizio di attività di impresa, alla condanna consegue la
sospensione della licenza da un minimo di sei mesi ad un massimo di diciotto mesi.
Articolo 2
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con l'ammenda da lire venti
milioni a lire duecento milioni o con l'arresto da tre mesi ad un anno, chiunque, in
violazione di quanto previsto dal Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9
dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, per gli esemplari appartenenti
alle specie elencate negli allegati B e C del Regolamento medesimo e successive
modificazioni:
a) importa, esporta o riesporta esemplari, sotto qualsiasi regime doganale, senza il
prescritto certificato o licenza, ovvero con certificato o licenza non validi ai sensi
dell'articolo 11, comma 2a, del Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9
dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni;
b) omette di osservare le prescrizioni finalizzate all'incolumità degli esemplari,
specificate in una licenza o in un certificato rilasciati in conformità al Regolamento (CE)
n. 338/97 del Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, e
del Regolamento (CE) n. 939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive
modificazioni;
c) utilizza i predetti esemplari in modo difforme dalle prescrizioni contenute nei
provvedimenti autorizzativi o certificativi rilasciati unitamente alla licenza di
importazione o certificati successivamente;
d) trasporta o fa transitare, anche per conto terzi, esemplari senza licenza o il certificato
prescritti, rilasciati in conformità del Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9
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dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, e del Regolamento (CE) n.
939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive modificazioni e, nel caso di
esportazione o riesportazione da un Paese terzo parte contraente della Convenzione di
Washington, rilasciati in conformità della stessa, ovvero senza una prova sufficiente
della loro esistenza;
e) commercia piante riprodotte artificialmente in contrasto con le prescrizioni stabilite
in base all'articolo 7, paragrafo 1, lettera b), del Regolamento (CE) n. 338/97 del
Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, e del
Regolamento (CE) n. 939/97 della Commissione, del 26 maggio 1997, e successive
modificazioni;
f) detiene, utilizza per scopi di lucro, acquista, vende, espone o detiene per la vendita o
per fini commerciali, offre in vendita o comunque cede esemplari senza la prescritta
documentazione, limitatamente alle specie di cui all'allegato B del Regolamento.
2. In caso di recidiva, si applica la sanzione dell'arresto da tre mesi a un anno e
dell'ammenda da lire venti milioni a lire duecento milioni. Qualora il reato suddetto
viene commesso nell'esercizio di attività di impresa, alla condanna consegue la
sospensione della licenza da un minimo di quattro mesi ad un massimo di dodici mesi.
Articolo 3 bis
1. Alle fattispecie previste dall'articolo 16, paragrafo 1, lettere a), c), d), e), ed l), del
Regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive
modificazioni, in materia di falsificazione o alterazione di certificati, licenze, notifiche di
importazione, dichiarazioni, comunicazioni di informazioni al fine di acquisizione di una
licenza o di un certificato, di uso di certificati o licenze falsi o alterati si applicano le pene
di cui al libro II, titolo VII, capo III del codice penale.
2. In caso di violazione delle norme del decreto del Presidente della Repubblica 23
gennaio 1973, n. 43, le stesse concorrono con quelle di cui agli articoli 1, 2 e del presente
articolo.
Articolo 6, comma 4
1. Fatto salvo quanto previsto dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157, è vietato a chiunque
detenere esemplari vivi di mammiferi e rettili di specie selvatica ed esemplari vivi di
mammiferi e rettili provenienti da riproduzioni in cattività che costituiscano pericolo
per la salute e per l'incolumità pubblica.
4. Chiunque contravviene alle disposizioni di cui al comma 1 è punito con l'arresto fino a
tre mesi o con l'ammenda da lire quindici milioni a lire duecento milioni.
Reati previsti dalla Legge 28 dicembre 1993, n. 549, in materia di tutela dell'ozono
stratosferico e dell'ambiente
Articolo 3, comma 6 (Cessazione e riduzione dell'impiego delle sostanze lesive)
La produzione, il consumo, l'importazione, l'esportazione, la detenzione e la
commercializzazione delle sostanze lesive di cui alla tabella A allegata alla presente
legge sono regolati dalle disposizioni di cui al citato regolamento (CEE) n. 594/91, come
modificato ed integrato dal citato regolamento (CEE) n. 3952/92.
70
A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge è vietata l'autorizzazione
di impianti che prevedano l'utilizzazione delle sostanze di cui alla tabella A allegata alla
presente legge, fatto salvo quanto disposto dal citato regolamento (CEE) n. 594/91 come
modificato ed integrato dal citato regolamento (CEE) n. 3952/92.
Con decreto del Ministro dell'ambiente, emanato di concerto con il Ministro
dell'industria, del commercio e dell'artigianato, su proposta dell'Agenzia nazionale per la
protezione dell'ambiente, è stabilita la data fino alla quale è comunque consentito
l'utilizzo di sostanze di cui alla tabella A allegata alla presente legge, recuperate e
riportate a titolo, per la manutenzione di apparecchi e di impianti già venduti ed
installati alla data di entrata in vigore della presente legge.
La produzione, l'utilizzazione, la commercializzazione, l'importazione e l'esportazione
delle sostanze di cui alla tabella B allegata alla presente legge cessano il 31 dicembre
1999. Entro un anno dalla data in vigore della presente legge, con decreto del Ministro
dell'ambiente, emanato di concerto con il Ministro dell'industria, del commercio e
dell'artigianato, su proposta dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente,
sono individuati gli usi essenziali delle sostanze di cui alla citata tabella B relativamente
ai quali possono essere concesse deroghe a quanto previsto dalla presente comma.
Fino alla data stabilita con decreto del Ministro dell'ambiente, emanato di concerto con il
Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, su proposta dell'Agenzia
nazionale per la protezione dell'ambiente, è comunque consentito l'utilizzo di sostanze
di cui alla tabella B allegata alla presente legge, recuperate e riportate a titolo, per la
manutenzione di apparecchi e impianti
Le imprese che intendono cessare la produzione e la utilizzazione delle sostanze di cui
alla tabella B allegata alla presente legge almeno due anni prima della scadenza del
termine del 31 dicembre 1999 di cui al comma 4, possono concludere appositi accordi di
programma con il Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato e con il
Ministero dell'ambiente, al fine di usufruire degli incentivi di cui all'art. 10.
6. Chiunque violi le disposizioni di cui al presente articolo, è punito con l'arresto fino a
due anni e con l'ammenda fino al triplo del valore delle sostanze utilizzate per fini
produttivi, importate o commercializzate. Nei casi più gravi, alla condanna consegue la
revoca dell'autorizzazione o della licenza in base alla quale viene svolta l'attività
costituente illecito.
Reati previsti dal D.Lgs. 6 novembre 2007, n. 202, in materia di inquinamento
dell’ambiente marino provocato da navi
Articolo 8 (Inquinamento doloso)
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il Comandante di una nave, battente
qualsiasi bandiera, nonchè i membri dell'equipaggio, il proprietario e l'armatore della
nave, nel caso in cui la violazione sia avvenuta con il loro concorso, che dolosamente
violano le disposizioni dell'art. 4 sono puniti con l'arresto da sei mesi a due anni e con
l'ammenda da euro 10.000 ad euro 50.000.
2. Se la violazione di cui al comma 1 causa danni permanenti o, comunque, di particolare
gravità, alla qualità' delle acque, a specie animali o vegetali o a parti di queste, si applica
l'arresto da uno a tre anni e l'ammenda da euro 10.000 ad euro 80.000.
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Articolo 9 (Inquinamento colposo)
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il Comandante di una nave, battente
qualsiasi bandiera, nonché i membri dell'equipaggio, il proprietario e l'armatore della
nave, nel caso in cui la violazione sia avvenuta con la loro cooperazione, che violano per
colpa le disposizioni dell'art. 4, sono puniti con l'ammenda da euro 10.000 ad euro
30.000.
2. Se la violazione di cui al comma 1 causa danni permanenti o, comunque, di particolare
gravità, alla qualità delle acque, a specie animali o vegetali o a parti di queste, si applica
l'arresto da sei mesi a due anni e l'ammenda da euro 10.000 ad euro 30.000,00.
Le condotte di cui agli artt. 8, co. 2 e 9, co. 2 sono aggravate nel caso in cui la violazione
provochi danni permanenti o di particolare gravità alla qualità delle acque, a specie
animali o vegetali o a parti di queste
7.17 Delitti di criminalità organizzata
(art 24 ter, D.Lgs. 231/2001)
Associazione per delinquere (art. 416 c.p.)
Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che
promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con
la reclusione da tre a sette anni.
Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque
anni.
I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.
Se gli associati scorrono in armi le campagne o le pubbliche vie si applica la reclusione
da cinque a quindici anni.
La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più.
Se l’associazione è diretta a commettere taluno dei delitti di cui agli articoli 600, 601 e
602, si applica la reclusione da cinque a quindici anni nei casi previsti dal primo comma
e da quattro a nove anni nei casi previsti dal secondo comma.
Associazione per delinquere finalizzata a commettere i delitti di riduzione o
mantenimento in schiavitù o in servitù, tratta di persone, acquisto e alienazione di
schiavi ed ai reati concernenti le violazioni delle disposizioni sull'immigrazione
clandestina di cui all'art. 12 D. Lgs. 286/1998 (art. 416, comma 6, c.p.)
Se l'associazione è diretta a commettere taluno dei delitti di cui agli articoli 600, 601 e
602, si applica la reclusione da cinque a quindici anni nei casi previsti dal primo comma
e da quattro a nove anni nei casi previsti dal secondo comma.
Associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.)
Chiunque fa parte di un'associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è
punito con la reclusione da sette a dodici anni.
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Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo,
con la reclusione da nove a quattordici anni.
L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della
forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di
omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la
gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di
autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per
sé o per altri ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di
procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.
Se l'associazione è armata si applica la pena della reclusione da nove a quindici anni nei
casi previsti dal primo comma e da dodici a ventiquattro anni nei casi previsti dal
secondo comma.
L'associazione si considera armata quando i partecipanti hanno la disponibilità, per il
conseguimento della finalità dell'associazione, di armi o materie esplodenti, anche se
occultate o tenute in luogo di deposito.
Se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo
sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti, le pene
stabilite nei commi precedenti sono aumentate da un terzo alla metà.
Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono
e furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il
profitto o che ne costituiscono l'impiego.
Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alla camorra e alle altre
associazioni, comunque localmente denominate, anche straniere, che valendosi della
forza intimidatrice del vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle
associazioni di tipo mafioso.
Delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’articolo 416 bis c.p.
per le associazioni di tipo mafioso ovvero al fine di agevolare l'attività di tali
associazioni - Scambio elettorale politico-mafioso (art. 416 ter c.p.)
La pena stabilita dal primo comma dell'articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la
promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio
della erogazione di denaro.
Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope
(art. 74, DPR 9 ottobre 1990, n. 309)
1. Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti tra quelli
previsti dall’art. 73, chi promuove, costituisce, dirige, organizza o finanzia l’associazione
è punito per ciò solo con la reclusione non inferiore a venti anni.
2. Chi partecipa all’associazione è punito con la reclusione non inferiore a dieci anni.
3. La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più o se tra i partecipanti
vi sono persone dedite all’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope.
4. Se l’associazione è armata la pena, nei casi indicati dai commi 1 e 3, non può essere
inferiore a ventiquattro anni di reclusione e, nel caso previsto dal comma 2, a dodici anni
di reclusione. L’associazione si considera armata quando i partecipanti hanno la
73
disponibilità di armi o materie esplodenti, anche se occultate o tenute in luogo di
deposito.
5. La pena è aumentata se ricorre la circostanza di cui alla lettera e) del comma 1 dell’art.
80.
6. Se l’associazione è costituita per commettere i fatti descritti dal comma 5 dell’art. 73,
si applicano il primo e il secondo comma dell’art. 416 del codice penale.
7. Le pene previste dai commi da 1 a 6 sono diminuite dalla metà a due terzi per chi si sia
efficacemente adoperato per assicurare le prove del reato o per sottrarre
all’associazione risorse decisive per la commissione dei delitti.
8. Quando in leggi e decreti è richiamato il reato previsto dall’art. 75 della legge 22
dicembre 1975, n. 685, abrogato dall’art. 38, comma 1, della legge 26 giugno 1990, n.
162, il richiamo si intende riferito al presente articolo.
Sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione (art. 630 c.p.)
Chiunque sequestra una persona allo scopo di conseguire, per sé o per altri, un ingiusto
profitto come prezzo della liberazione, è punito con la reclusione da venticinque a trenta
anni.
Se dal sequestro deriva comunque la morte, quale conseguenza non voluta dal reo, della
persona sequestrata, il colpevole è punito con la reclusione di anni trenta.
Se il colpevole cagiona la morte del sequestrato si applica la pena dell'ergastolo.
Al concorrente che, dissociandosi dagli altri, si adopera in modo che il soggetto passivo
riacquisti la libertà, senza che tale risultato sia conseguenza del prezzo della liberazione,
si applicano le pene previste dall'articolo 605. Se tuttavia il soggetto passivo muore, in
conseguenza del sequestro, dopo la liberazione, la pena è della reclusione da sei a
quindici anni.
Nei confronti del concorrente che, dissociandosi dagli altri, si adopera, al di fuori del
caso previsto dal comma precedente, per evitare che l'attività delittuosa sia portata a
conseguenze ulteriori ovvero aiuta concretamente l'autorità di polizia o l'autorità
giudiziaria nella raccolta di prove decisive per l'individuazione o la cattura dei
concorrenti, la pena dell'ergastolo è sostituita da quella della reclusione da dodici a venti
anni e le altre pene sono diminuite da un terzo a due terzi.
Quando ricorre una circostanza attenuante, alla pena prevista dal secondo comma è
sostituita la reclusione da venti a ventiquattro anni; alla pena prevista dal terzo comma è
sostituita la reclusione da ventiquattro a trenta anni. Se concorrono più circostanze
attenuanti, la pena da applicare per effetto delle diminuzioni non può essere inferiore a
dieci anni, nell'ipotesi prevista dal secondo comma, ed a quindici anni, nell'ipotesi
prevista dal terzo comma.
I limiti di pena preveduti nel comma precedente possono essere superati allorché
ricorrono le circostanze attenuanti di cui al quinto comma del presente articolo.
Illegale fabbricazione, introduzione nello Stato, messa in vendita, cessione,
detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi da guerra o tipo
guerra o parti di esse, di esplosivi, di armi clandestine nonché di più armi comuni
da sparo (art. 407, comma 2, lett. a), n. 5), c.p.p.)
Delitti di illegale fabbricazione, introduzione nello Stato, messa in vendita, cessione,
detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi da guerra o tipo guerra
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o parti di esse, di esplosivi, di armi clandestine nonché di più armi comuni da sparo
escluse quelle previste dall'articolo 2, comma terzo, della legge 18 aprile 1975, n. 110.
7.18 Reati in materia di impiego di cittadini di paesi terzi privi di permesso di
soggiorno
(art l'art. 25-duodecies " introdotti con Dlgs 109/2012 del 9 agosto 2012)
In relazione alla commissione del delitto di cui all'articolo 22, comma 12-bis, del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, si applica all'ente la sanzione pecuniaria da 100 a 200
quote, entro il limite di 150.000 euro.
75