documento - Sacra Arcidiocesi Ortodossa d`Italia e Malta

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documento - Sacra Arcidiocesi Ortodossa d`Italia e Malta
Aspetti del Magistero Sociale della Chiesa Ortodossa,
secondo la dottrina ecclesiastica
e l’insegnamento di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo
Discorso durante i lavori della 49° sessione di formazione del Segretariato attività ecumeniche (SAE),
sul tema «Praticate il diritto e la giustizia»
Paderno del Grappa (TV) 22 al 28 luglio 2012
+ Archimandrita Evangelos Yfantidis
1.
Introduzione
L’insegnamento di Cristo non è un discorso filosofico o ideologico. È un
discorso essenziale (ontologico) e trasformativo del mondo. Perché il mondo,
secondo il progetto divino, è destinato a vivere e a questa vita siamo tutti invitati.
Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo insegna che vicino a Dio non ci può essere
disarmonia, discriminazione e distinzione egoistica, stonatura nell’armonia delle
esistenze personali e naturali. Tutti siamo persone dignitose, incoronate da Dio
con gloria ed onore, e siamo chiamati di accettare il Suo invito di vivere vicino a
Lui uniti, amati, armoniosi e felici1.
Durante il Cristianesimo primitivo, ove le discriminazioni egocentriche,
nazionali, economiche ed altre, come tra uomini – donne e tra schiavi – liberi
erano abituali, i cristiani stupivano i non cristiani per i sentimenti d’amore e di
unità che li distingueva. Quest’unità non era una collaborazione di interesse da
parte di un gruppo di persone sostenute reciprocamente per il loro successo nelle
loro aspirazioni mondane, ma era il risultato di una profonda e veramente
accettata fede sulla parità e la fraternità di tutti gli uomini in Gesù Cristo, senza
implicazione di interessi ed altre ambizioni personali. … Secondo il Patriarca
Bartolomeo, la dichiarazione di San Paolo ‘Non c'è né Giudeo né Greco, non c'è né
schiavo né libero, non c'è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù’
(Galati 3, 28), “si sentiva come una opinione estremamente rivoluzionaria che
turbava le fondamenta dell’allora struttura sociale”2.
Gli Imperatori Costantino e Teodosio hanno scelto il Cristianesimo come
religione dell’Impero Romano soprattutto per il suo contributo nella società, cioè
la guarigione dei fedeli (anche cittadini) dalla malattia dell’umanità,
Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν
χοροστασίαν Αὐτοῦ ἐν τῷ Ἱ. Ναῷ Ἀγ. Κωνσταντίνου St. Gallen Ἑλβετίας (6 Νοεμβρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”,
(Β)12 (2005), 745.
2 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος… o.c., 742-743; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, Χριστιανικὴ Ἠθικὴ, Θεσσαλονίκη
1983, 257-258.
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l’eudemonismo, e la creazione di una società di persone che vivono con l’amore
disinteressato. Il perdono dei peccati è l’inizio di questo cammino di guarigione,
al quale segue prima la purificazione (κάθαρσις) dalle passioni dell’anima e del
corpo, e l’illuminazione (φωτισμός) dell’intelletto con la grazia dello Spirito
Santo; la guarigione arriva con la divinizzazione (θέωσις) dell’anima e del corpo
dell’uomo. I due Imperatori videro che gli effetti di questo cammino verso la
divinizzazione non è soltanto la preparazione dell’uomo alla vita eterna, ma è la
trasfigurazione della società, qui ed ora, da un gruppo di individui egoistici ed
egocentrici, interessati al proprio eudemonismo, ad una vera «κοινωνία», cioè
una comunione, una società di uomini che vivono con l’amore cristiano, il quale
“non cerca il proprio interesse”3.
Già all’epoca dei Padri della Chiesa la questione sociale era per la comunità
cristiana al centro dell’attenzione. I santi Tre Gerarchi Basilio il Grande, Gregorio
Nazianzeno il Teologo e Giovanni il Crisostomo, attraverso sia i loro scritti che le
loro opere pastorali, hanno chiesto la giustizia sociale ad hanno assistito
efficacemente i poveri e quelli che furono trattati ingiustamente; erano a favore
del lavoro e dell’altruismo; hanno guidato i giovani ad una giusta considerazione
del mondo ed un sano orientamento, guardando l’uomo come un’unità del corpo
e dell’anima, senza rifiutare né l’ideale atletico né le lecite gioie della vita; hanno
rispettato ed hanno promosso l’istituzione della famiglia; hanno accettato la
creazione artistica, la bellezza della natura; hanno chiesto il risanamento delle
istituzioni; ed alla fine hanno sollecitato la collaborazione sociale4.
Nell’epoca contemporanea è stato convocato dal Patriarca Ecumenico
Demetrio (1972-1991) al Centro Ortodosso a Chambésy, dal 28 ottobre al 6
novembre 1986, un Sinodo Panortodosso, la “III Conferenza Panortodossa
Preconciliare”, al quale hanno partecipato delegazioni da tutte le Chiese
Ortodosse Locali. Il Sinodo ha trattato sei questioni di fondamentale importanza,
delle quali la quinta aveva come titolo: “Il contributo della Chiesa Ortodossa alla
realizzazione della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell’amore
verso i popoli e della soppressione delle discriminazioni razziali ed altre”. Il testo
finale su quest’argomento ha un gran significato per la Chiesa Ortodossa:
sintetizza l’insegnamento della Sacra Scrittura e dei santi Padri, riportandolo
all’epoca attuale, risponde alle questioni importanti del ventesimo secolo,
Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 101-102, 393-394; Ἰωάννης Σ. Ρωμανίδης, Δογματικὴ καί Συμβολικὴ
Θεολογία τῆς Ὀρθοδόξου Καθολικῆς Ἐκκλησίας, τόμ. Α΄, Θεσσαλονίκη 1999, passim.
4 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν δεξίωσιν
ἐν τοῖς πατριαρχείοις ἐπὶ τῇ ἑορτῇ τῶν Τριῶν Ἱεραρχῶν (30 Ἰανουαρίου 1995), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)2 (1995), 141;
X. ΣΩΤΗΡΟΠΟΥΛΟΣ, Ἡ Ἀγωγὴ τῶν νέων κατὰ τοὺς Τρεῖς Ἱεράρχες, “Κοινωνία” ΜΗ΄ (2005) 33-46.
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costituisce la base di tutta l’attività interreligiosa ed internazionale della Chiesa
per il futuro, come anche una tappa importantissima nella vita contemporanea
della Chiesa, dato che non soltanto fa dei riferimenti agli essenziali valori umani
e alla questione sociale, ma segnala anche il prolungamento del “dialogo della
carità” della Chiesa con ogni uomo di buona volontà5. Il grande nucleo del
magistero sociale della Chiesa Ortodossa, che indica il complesso di principi,
insegnamenti e direttive di essa intesi a risolvere, secondo lo spirito del
Cristianesimo Ortodosso, i problemi attuali socio-politico-economici, è composto
non da famose Encicliche, come successo nella Chiesa R.Cattolica, ma dai
discorsi sociali dei Vertici del mondo Ortodosso, i Patriarchi Ecumenici di
Costantinopoli, specialmente dal attuale Patriarca, Bartolomeo I (1991 sin oggi),
che cercheremo di presentare, come una sintesi introduttiva a tale magistero.
2.
Uomo
L’uomo per la Chiesa Ortodossa è il destinatario della sua missione nel
mondo e nella storia della salvezza. Il Patriarca Bartolomeo insegna che i
Cristiani Ortodossi credono che “l’uomo esiste in completezza soltanto come
«πρόσωπον», cioè in rapporto ed in relazione ad un'altra persona”, ed di
conseguenza per gli Ortodossi «l’altro» è la pienezza della loro esistenza, e
proprio per questo sentono gioia nell’incontrarsi con un qualsiasi loro prossimo.
L’ammissione dell’altro, del “tu”, come equivalente all’ “io” esige un grande
sforzo dell’anima, visto che “tutti i mali del mondo provengono dall’ipertrofia
dell’ “io” e quindi nessun miglioramento sostanziale di ciò che riguarda il
mondo possa sopravvenire senza l’avvicinamento amorevole dell’ “io” verso il
“tu”. Il Patriarca Ecumenico insiste sul fatto che la predica Ortodossa è quella
dell’amore, cioè la predica dell’ammissione del “tu” come equivalente dell’ “io” ,
degno della nostra attenzione, del nostro interessamento, del nostro affetto, della
nostra assistenza, indipendentemente dal fatto che esso appartiene o no al nostro
gruppo”. Esiste un’esortazione Paolina di fondamentale importanza,
l’osservanza della quale facilita i compromessi e la convivenza pacifica degli
uomini: ‘Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli
altri’ (Filippesi 2,4). Se cerchiamo i ragionevoli bisogni ed i ragionevoli interessi
delle altre persone e degli altri popoli, sarà molto più facile trovare soluzioni
pacifiche ed accettabili comunemente. Perché ciò che evita il conseguimento delle
soluzioni non è tanto l’incapacità di trovarle quanto il rifiuto di accettarle.
La IIIe Conférence panorthodoxe preconciliaire (Chambésy, 28 octobre – 6 novembre 1986), in «Episkepsis», 366
(1986), 2–3; Ev. YFANTIDIS, Chiesa Ortodossa e comunità internazionale: il contributo del Patriarcato Ecumenico alle
relazioni interreligiose (1971-2005), Roma 2012, 31-33.
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L’uomo chiuso in se stesso, che non si trova in comunione di amore personale
con tutti i suoi prossimi, vive in maniera insufficiente il proprio essere umano:
non è un uomo completo. Su questa situazione vengono fondati l’egoismo e
l’egocentrismo, dove l’amore, come offerta e come sacrificio, è inconcepibile, e lo
scontro dei diversi “io” è inevitabile. Purtroppo, l’uomo negli ultimi secoli ha
vissuto la solitudine dell’egocentrismo individuale, che vuole l’invidia come
presupposto per l’ascesa sociale, e si è ridotto ad un uomo imperfetto,
egocentrico, imprigionato in se stesso, alienato dal suo vero Essere, che vuole
una comunione di amore con il prossimo e con Dio. Però, il Santo Sinodo del
Patriarcato di Costantinopoli, insegna che l’uomo contemporaneo può trovare un
modello di vita nel modello della fraternità monastica, che conferma il possibile
della fruttuosa collaborazione umana, attraverso l’applicazione dei principi
evangelici. “Il vero monaco Ortodosso è una persona carismatica sfolgorante, che
tira tutti, circonda tutti di amore immenso, non avendo rivalità o ostilità contro
nessuno, neanche verso i propri persecutori, che negano la sua fede e
ingiurandolo. … [il vero monaco Ortodosso] è semplicemente colui che per
Grazia di Dio si degna di diventare “uomo”, vale a dire un essere personale, che
ha come suo modo di vita l’essere nella relazione armoniosa e di amore
amichevole con le altre persone dell’universo, specialmente con le tre persone
della Santa Trinità e con le innumerevole persone del genere umano, ma anche
con le innumerevoli persone degli ordini angelici e con le esistenze personali dei
nostri fratelli addormentati”6.
Secondo il Patriarca Ecumenico Demetrio, “Cristo unisce l’uomo a sé, con il
prossimo e con Dio, proiettando il prossimo come estensione di se stesso ed
insegnando che tutti gli uomini costituiscono una famiglia, come figli dell’unico
e dello stesso Padre Celeste”. Questo, secondo la fede Ortodossa, è un tipo di
‘globalizzazione’ accettabile, come un atto umano verso l’unità, che non
nasconde totalitarismo ideologico o religioso, ma, secondo il Patriarca
Bartolomeo, mostra “la dimensione dell’ecumenicità del genere umano, cioè
Πατριαρχικὴ καὶ Συνοδικὴ Πρᾶξις ἐπὶ τῇ χιλιοστῇ ἐπετείῳ ἀπὸ τῆς ἱδρύσεως τῆς Ἱερᾶς Μονῆς, in
“Ὀρθοδοξία”, (Β)5 (1998), 647-653; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.
Βαρθολομαίου κατὰ τὴν Πατριαρχικήν Θείαν Λειτουργίαν ἐν τῇ Ἱερᾷ Πατριαρχικῇ καί Σταυροπηγιακῇ Μονῇ
Ξενοφώντος (25 Ὀκτωβρίου 1998), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)5 (1998), 657-658; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ
Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὸ ἐν Πράγᾳ FORUM 2000 (11 Ὀκτωβρίου 1999), in
“Ὀρθοδοξία”, (Β)6 (1999), 395; Χαιρετισμός τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.
Βαρθολομαίου κατὰ τά Θυρανοίξια τοῦ ἀνακαινισθέντος Ἱεροῦ Ναοῦ Ἁγίας Τριάδος Σταυροδρομίου (23
Μαρτίου 2003), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)10 (2003), 288-289; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ
Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν τελετήν Διεθνήν Διάσκεψιν “Sustainable Development for lasting peace:
shared water, shared future, shared knowledge” (6 Μαῒου 2003), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)10 (2003), 362; Γ.
ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 145, 233; Ev. YFANTIDIS, o.c., 103-105.
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della sua unità in Dio e l’ammissione della diversità dell’altro, come fondamento
dell’amore, che è l’essere stesso di Dio”. Proprio per questo, i Cristiani non
aspettano una “nuova epoca”, perché sanno bene che Cristo incarnato “è l’unico
genitore della nuova umanità”. Così, la morale Cristiana Ortodossa non guarda
l’uomo solo come è, ma anche come è invitato a diventare, cioè Dio per Grazia.
Non si limita nella vita presente e nei bisogni dell’uomo in essa, ma si estende
anche alla prospettiva escatologica, che considera incomparabilmente più
importante. Morale, secondo l’insegnamento cristiano, non è ciò che dice la
maggioranza, ma ciò che è in armonia con la volontà di Dio ed aiuta l’uomo al
conseguimento della propria salvezza. Il Cristiano non coltiva una generale ed
astratta spiritualità, ma la vita spirituale, mettendosi in relazione personale con
lo Spirito Santo e cercando di mettere da parte la propria volontà, affinché si
risplenda in se stesso la volontà di Dio. Riassumendo, la Chiesa Ortodossa
confessa che ogni essere umano è portatore dell’immagine di Dio, fratello o
sorella di ogni uomo, membro uguale della famiglia umana7. A proposito S.
Em.za Rev.ma il Metropolita Gennadios Zervos, Arcivescovo Ortodosso d’Italia
e Malta, sottolinea che “la Chiesa, fondata dal nostro Salvatore Gesù Cristo, è la
più perfetta comunità. La Chiesa riesce per mezzo dei suoi doni spirituali ad
avere in unità strettissima e profondissima tutti i suoi membri”8.
3.
Società
Il progresso di ogni membro della società costituisce un progresso per la
società intera, mentre la sua regressione crea dei danni per tutta la società.
L’apostolo Paolo in modo significativo presenta questo argomento paragonando
la Chiesa ad un corpo e scrivendo che se un membro soffre, tutte le membra
soffrono; mentre se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono insieme
(1Corinzi 12,26). “Noi, come Cristiani, maestra il Patriarca Bartolomeo, ma
ugualmente come membri della stessa società che vive nello stesso luogo, anche
se composta da cittadini appartenenti a diverse religioni, dobbiamo sentire di
avere la “μοῖρα” comune (μοῖρα in greco significa in senso proprio “parte” e più
tardi ha preso il significato del “destino”) ed in questo modo dobbiamo essere
fieri per il progresso di tutti, indipendentemente dalle discriminazioni razziali o
religiose”. Una società è coesiva e forte davanti agli attacchi di rottura e non
Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον, Χριστούγεννα 1975; Πατριαρχικὴ
Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον, Χριστούγεννα 1994; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ
Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὸ ἐν Πράγᾳ FORUM 2000 (11 Ὀκτωβρίου 1999), in
“Ὀρθοδοξία”, (Β)6 (1999), 397; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 130-131, 391-395.
8 GENNADIOS, Metropolita d’Italia e Malta, Tesori di Spiritualità e Pastorale Ortodossa, Atene 2008, 68.
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diventa espugnabile davanti ai suoi nemici, quando ha coscienza del suo comune
interesse, voglia di esistere come società organizzata e soprattutto quando si
trova in piena unità. Questa unità è indispensabile ad ogni società, alla famiglia,
ad ogni impresa. Secondo il Patriarca Ecumenico, questa unità non esclude la
diversità delle idee (concezioni) e pareri, né impone l’omogeneità e l’abolizione
della personalità di ognuno; questa unità “esige solo di avere lo spirito di
accettazione dell’altro e di collaborazione pacifica, di accettazione delle norme
istituite sulla convivenza sociale e sul prendere delle decisioni”; inoltre, questa
unità, richiede di “non avere amarezza ed ostilità, ma comprensione reciproca ed
amore, come anche consenso sui sommi obiettivi comuni che consistono
nell’euritmia (regolatezza) sociale ed nel progresso comune di tutti”. In questo
contesto, il Patriarca Bartolomeo sottolinea che “le differenze sociali sono
necessarie per la vita; un organismo è composto da varie membra, le quali
eseguono diverse funzioni, cosicché il complesso del lavoro possa mantenere in
vita tutto l’organismo. Per contro, l’egocentrismo è forza di sfacelo, la quale
turba l’armonia delle funzioni vivificanti dell’organismo o della società. Quando
le cellule del corpo o i membri di una società si fanno trascinare
dall’introversione e dell’egocentrismo e vogliono svilupparsi a discapito degli
altri, e soprattutto svilupparsi più di quello previsto dalla loro posizione nel
corpo, si crea una situazione cancerogena, la quale conduce l’organismo alla
morte”9.
La famiglia, cioè la convivenza in matrimonio dell’uomo e della donna e
l’educazione in comune dei frutti della loro convivenza, che sono i propri figli,
costituisce la cellula vivificante delle società. L’istituzione della famiglia
attraversa un periodo di crisi, a causa del prevalente individualismo, la diffusa
decadenza dei costumi e la facilità della sopravivenza individuale. Secondo il
Patriarca Bartolomeo, “la Chiesa Ortodossa può offrire il suo insegnamento
fondamentale sulla famiglia, sulla con-creazione, sull’aiuto reciproco e sulla
virtù, principi senza i quali l’uomo difficilmente sacrifica la sua comodità
individuale per servirela propria moglie o il proprio marito e i propri figli”10.
Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τήν
Δοξολογίαν ἐπὶ τῇ ἀφίξει Αὐτοῦ εἰς τὸν Ἱερὸν Ναὸν Ἁγίου Νικολάου Πύργου (22 Αὐγούστου 2003), in
“Ὀρθοδοξία”, (Β)10 (2003), 642; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.
Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἀπονομὴν Αὐτῷ τοῦ τίτλου τοῦ Ἐπιτίμου Διδάκτορος ὑπὸ τοῦ Πανεπιστημίου τοῦ
Μπατούμι (27 Σεπτεμβρίου 2003), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)10 (2003), 702; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ
Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου ἐπὶ τοῦ θέματος τῶν συγκρούσεων (Δουβλῖνον 1 Φεβρουαρίου
2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12 (2005), 31.
10 Τῷ Ἐντιμοτάτῳ κυρίῳ Στυλιανῷ – Ἀγγέλῷ Παπαθεμελῇ, in “Ὀρθοδοξία”, (Β)6 (1999), 250-251; Γ.
ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 244-245, 262.
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Malgrado l’esistenza di molti elementi e molte forze buone nella società,
essa è ancora molto influenzata dall’eccessivo amor proprio e dei suoi rami, quali
l’ambizione, l’avarizia e la lussuria. Le società attuali, in particolare quelle delle
grandi città, soffrono della mancanza di una relazione personale. Gli uomini in
esse si muovono l’uno vicino l’altro, vivono nei stessi palazzi, lavorano nello
stesso posto, ma rimangono estranei tra di loro, “non si incontrano le loro
anime”. Esiste l’antagonismo per il guadagno, l’aspirazione per l’ostentazione e
l’encomio della voluttà. Il Patriarca Bartolomeo sottolinea che questa situazione
“non deve riempire i nostri cuori di delusione, ma riempirla di furia per l’azione.
Ognuno di noi, dal proprio posto, deve dare il messaggio di rifiuto dell’eccesivo
amor proprio e dei suoi frutti, e di adozione dell’amore disinteressato e del
contributo. Si deve interrogare e valutare sempre la vita ed il comportamento dei
Cristiani nel mondo, sia come persone, che come un insieme ecclesiastico, sociale
o nazionale”. Nello studio del libro della ‘filokalia’, che contiene molti testi dei
Padri Neptici, lo stesso consiglia che uno può trovare “il vero Umanesimo
Ortodosso, come anche la vera Sociologia, non come teoria e riflessione, ma come
esperienza vissuta e vita, la quale si manifesta nella società con amore e libertà e
non si impone con odio e violenza”. Molti dei Cristiani di oggi, avendo assunto il
concetto errato di Dio, considerato più un giudice severo che un padre
affettuoso, si sono allontanati da Lui e così hanno reso la loro società
secolarizzata, senza speranza in Dio e amore autentico. Si rifugiano nei surrogati
del divino amore, fondando le loro speranze sulle forze mondane,
sull’espansioni dei poteri, sull’aumento delle ricchezze, sulle sottomissioni dei
popoli, sulla globalizzazione del loro commercio, sulla diffusione di idee che
sono contrarie a Dio, sull’ignorare e repulsione della morte, ed in generale su
tutto ciò che credono come liberatori della loro ansia davanti ai vincoli ciechi di
una vita senza amore. E non trovando la redenzione in tutto ciò, alcuni si
suicidano, negando la vita, il grande dono di Dio all’uomo. “Malgrado ciò, il
Patriarca Bartolomeo insiste che l’amore di Dio e presente e indiscutibile. Il
nostro Signore Gesù Cristo aspetta di rinascere nel cuore di ognuno, per
trasmettere in esso il senso della vita”. La richiesta più impellente per gli
Ortodossi della nostra epoca, ed in generale per l’umanità intera, è, secondo
l’insegnamento Patriarcale, “di avere una convinzione ed un modo di vita
veramente ecclesiastico”, perché così diventa possibile il superamento anche del
pericoloso “individualismo dell’uomo contemporaneo”, che allontana l’uomo
dalla realtà, dal complessità degli altri uomini. Il risultato di questo isolamento,
sottolinea il Patriarca Bartolomeo, “è tragico, non solo per l’uomo in sé, ma anche
per l’umanità intera. Individualismo è la violenza, che è visibile in molte
7
manifestazioni in tutto il pianeta, che ha come risultato migliaia di morti,
senzatetto e profughi, il completo cambiamento della composizione delle
popolazioni e l’alterazione del loro modo di vita. L’individualismo è la
responsabile delle armi nucleari, pur conoscendo, già da molti decenni, i
disastrosi risultati per la vita sulla terra. L’individualismo è lo sfruttamento con
vari modi dei deboli, delle donne e dei bambini, come anche il riconoscimento e
l’accettazione della corruzione come stile di vita, nel nome di una libertà fittizia e
unilaterale, visto che i deboli non hanno la stessa razione di libertà.
L’individualismo è il disinteresse per la gioventù, i giovani, il futuro e la
speranza del mondo, i giovani che stanno barcollando tra l’ignoranza e lo
sfruttamento della loro innocenza. L’individualismo è la disuguaglianza
disperata nella partecipazione ai beni, gran parte dei quali finisce nei rifiuti e
nelle discariche, nel momento in cui milioni di bambini sono affamati e muoiono
di fame. L’individualismo è la distruzione senza limiti dell’ambiente in tutto il
pianeta”11.
4.
Stato – Patria –Nazionalismo
Secondo l’insegnamento del Metropolita Gennadios Zervos, mentre la
Chiesa, come un organismo spirituale, indipendente ed autonomo, “cerca la
salvezza delle anime dei suoi membri ed il consolidamento del regno di Dio sulla
terra”, lo stato “cerca il progresso materiale e la prosperità nella pace dei suoi
membri”12. Scopo, allora, dello stato è l’esistenza della pace sociale in esso, per la
convivenza ed il lavoro dei cittadini senza impedimenti, nell’ambito della
tolleranza e della libertà religiosa. Mentre i stati non totalitari si accontentano
quando i cittadini si adeguano esteriormente ai comandi della legge, la Chiesa,
credendo che la trasformazione interna dei cittadini è un presupposto per il
miglioramento delle società, chiede da parte dei propri fedeli l’accettazione sia
interiore che esteriore della legge. Per questo la Chiesa Ortodossa, sottolinea il
Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον, Χριστούγεννα 1991; Χαιρετισμός τῆς Α.
Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἐκδήλωσιν ἀδελφοποιήσεως τῆς
Πατριαρχικῆς Μεγάλης τοῦ Γένους Σχολῆς καὶ τοῦ Λυκείου «Ἀθηνᾶ» τῶν Ἐκπαιδευτηρίων Ζηρίδη (10 Ἰουνίου
2000), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)7 (2000), 338; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.
Βαρθολομαίου ἐπὶ τοῦ θέματος τῶν συγκρούσεων (Δουβλῖνον 1 Φεβρουαρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12
(2005), 32; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον, Χριστούγεννα 2005; Ὁμιλία τῆς Α. Θ.
Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατά τήν ἔκτακτον πανηγυρικὴν διπλὴν
σύναξιν τῶν Ἱερῶν Μονῶν τοῦ Ἄθω (22 Ὀκτωβρίου 2006), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)13 (2006), 776-777; Ὁμιλία τῆς Α.
Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἀπονομὴν Αὐτῷ τοῦ τίτλου τοῦ
Ἐπιτίμου Διδάκτορος ὑπό τοῦ Ἀνατολικοῦ Ινστιτούτου τῆς Νεαπόλεως (16 Ὀκτωβρίου 2007), in “Ὀρθοδοξία”,
(Β)14 (2007), 863; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 33, 185-186, 343.
12 GENNADIOS, Metropolita d’Italia e Malta, o.c., 56.
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Patriarca Bartolomeo, “insegna dei principi e gioisce quando vede che essi
vengono adottati dai suoi fedeli e da qualsiasi altra persona” e non sostiene un
partito specifico per ottenere l’imposizione dei suoi pareri nelle società; tale
sostegno dividerebbe i cittadini in alleati ed avversari, “fatto che è contrario alla
cattolicità della Chiesa, che ha come scopo di abbracciare tutti e non soltanto una
parte dei membri della società”. Visto che, come si è detto, vero latore
dell’Ortodossia è quella persona che è animata dallo spirito cristiano di unità e
serve il progresso spirituale di tutti ugualmente, senza aspirazioni di superbia o
di comando, ma solo con amore fraterno, questa persona serve con il modo
migliore l’interesse della propria patria, consigliando essa di accettare lo spirito
evangelico ecumenico ed unitivo. “Questo spirito, secondo il Patriarca
Bartolomeo, non abolisce le nazioni e i loro confini, ma annulla le intenzioni di
antagonismo tra le nazioni e specialmente la più che presuntuosa voglia del
predominio di una nazione su un'altra, che ha accumulato molte sventure nel
mondo. Questo spirito non evita per niente l’amore per la propria patria, ma
estende questo amore verso tutti e verso tutte le cose, senza abolire il vincolo
particolare di ognuno con una patria, come l’amore cristiano verso tutti non
abolisce l’amore particolare di ognuno alla propria famiglia”. Il Patriarcato
Ecumenico, come espressione principale dell’Ortodossia, condanna il
nazionalismo; ciò si vede anche nel suo titolo “Ecumenico” che porta fin dal VI
secolo. Questo titolo, che esprime la sua universalità, non come senso di
predominio, “ha come scopo di dichiarare l’accettazione di tutti gli abitanti della
terra come uguali tra di loro”. Per questo il Grande Sinodo Ortodosso convocato
al Centro dell’Ortodossia, al Fanar di Costantinopoli, nel 1872, ha condannato
l’estremismo nazionalista, come eresia e come peccato che crea divisioni e
contese. Il Patriarca Bartolomeo sottolinea che gli uomini religiosi devono
rispondere al fratricidio nazionalista con amore fraterno, proporre i principi
spirituali dell’ecumenicità, fraternità e tolleranza religiosa, come anche insegnare
ai popoli il rispetto religioso, “che si basa sul riconoscimento della sacralità
dell’uomo e dei suoi diritti”13.
Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου εἰς τὴν
Ὁλομέλειαν τῆς Βουλῆς τῆς Πολωνίας (25 Ἰανουαρίου 2000), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)7 (2000), 45, 49; Ἀντιφώνησις
τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν δεξίωσιν ἐπὶ τοῖς
Ὀνομαστηρίοις αὐτοῦ (11 Ἰουνίου 2004), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)11 (2004), 541; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ
Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν συνάντησιν ἐν Βρυξέλλαις τοῦ Ὀργανισμοῦ διὰ τὴν
Ἀσφάλειαν καὶ τὴν Συνεργασίαν εἰς τὴν Εὐρώπην (ΟΑΣΕ), ἐπὶ τοῦ θέματος «Ἀνεξιθρησκεία καὶ
καταπολέμησις τοῦ φυλετισμοῦ, τῆς ξενοφοβίας καὶ τῶν δυσμενῶν διακρίσεων» (13 Σεπτεμβρίου 2004), in
“Ὀρθοδοξία”, (Β)11 (2004), 624; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 285-286; Ev. YFANTIDIS, o.c., 137-139.
13
9
5.
Razzismo – Libertà – Giustizia
Il Signore disapprova la violenza e l’ingiustizia e condanna il
comportamento disumano verso il prossimo. Per questo la Chiesa Ortodossa non
accetta nessuna forma di discriminazione razziale, che condanna senza
compromessi, dato che questo significherebbe che esistono differenze tra le razze
umane e per di più che esiste gradazione tra i diritti dell’uomo. L’Ortodossia
confessa che ogni essere umano, indipendentemente dal colore della sua pelle,
dalla sua Religione, dalla sua razza, dalla sua nazionalità e dalla sua lingua, è
portatore dell’immagine di Dio, ed è anche nostro fratello o sorella, membro
uguale della famiglia umana. La minoranza sia religiosa, sia linguistica, sia
etnica, deve essere rispettata. La libertà dell’uomo è collegata alla libertà della
comunità da cui egli dipende; l’unità di una nazione, di un paese o di uno stato
deve essere compresa come il diritto alla differenza delle comunità umane.
Secondo il Patriarca Bartolomeo, tutto l’insegnamento del Cristianesimo a favore
del valore della persona umana e l’uguaglianza, come anche contro il razzismo,
le discriminazioni e la xenofobia si basa sulla frase di san Paolo ‘Non c’è più
giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti
voi siete uno in Cristo’ (Galati 3,28). “Questo era un aspetto puramente spirituale,
dichiara il Patriarca Ecumenico, indirizzato a tutti, e non uno sforzo di
organizzata rivoluzione umana, neanche un violento movimento rivoluzionario;
era l’invasione di un nuovo aspetto delle relazioni umane e del valore assoluto
della persona umana, per il ristabilimento del quale fu incarnato Dio stesso”.
Questo rispetto è un presupposto fondamentale della vera democrazia, “perché
impedisce l’oppressione di un uomo da parte di un’altro, e specialmente della
minoranza da parte della maggioranza. Spiegando il fenomeno del razzismo, lo
stesso ha affermato che tutti i pensieri razzisti sono “una conseguenza dell’arido
egoismo”. Mettendo l’accento sulla xenofobia, ha rilevato che essa è una
conseguenza di una coscienza piena di soggezione, vale a dire di una persona
“che non ha sufficiente fiducia in sé e non sente sicurezza per la sua esistenza
personale”. Approfondendo il tema dei diritti religiosi delle minoranze, il
Patriarca Bartolomeo ha sottolineato, tra l’altro, il “diritto di ogni minoranza” di
educare i suoi membri con propri insegnamenti. Parlando, in particolare, delle
minoranze native di un paese, che vivono nelle maggioranze sociali non
tolleranti, lo stesso Arcivescovo di Costantinopoli ha evidenziato con alcuni
esempi che la situazione per queste minoranze native diventa un dramma, dato
10
che in genere la maggioranza tratta queste persone da stranieri, anche se sono
ugualmente autoctone come la maggioranza14.
L’assunto che l’uomo è il coronamento della creazione, creato secondo
l’icona e la somiglianza di Dio, si vede anche dal fatto che lui è dotato di molte
qualità divine, come quelle di autocoscienza, volontà, amore e libertà. Il dono
divino della libertà, con il quale l’uomo prende coscienza di se stesso e diventa
contemporaneamente capace di scegliere tra il bene ed il male (Genesi 2,16–17), è
il coronamento della persona umana, sia come un portatore isolato
dell’immagine di Dio personale, che come comunione di persone, le quali,
tramite l’unità del genere umano, rispecchiano la vita e la comunione delle Tre
Persone nella Santissima Trinità. Dunque, la libertà è per l’uomo un dono divino,
il quale lo rende capace di progredire verso la perfezione spirituale, ma, nello
stesso tempo, implica il pericolo della disubbidienza, il rischio di farsi
indipendente da Dio, e, di conseguenza, della caduta. Allora, il male prende un
ruolo importante e le sue conseguenze si mostrano all’umanità, come per
esempio la secolarizzazione, la violenza, la dissoluzione della moralità, i
fenomeni pericolosi di alcune devianze giovanili, il razzismo, le guerre, la
disuguaglianza sociale, la miseria economica, la limitazione dei diritti dell’uomo
al livello della libertà di coscienza e più particolarmente della libertà religiosa,
l’ingiustizia e molti altri15.
La parola di Dio ordina agli abitanti del mondo di imparare la giustizia
(Isaia 26,9), cioè una giustizia sociale, accertata anche attraverso il rispetto dei
diritti umani. Le fondamenta cristiane sono da una parte “il valore insuperabile
della persona umana, del più piccolo fratello del Signore”, e dall’altra “il rispetto
dei doveri umani, senza il quale i diritti diventano disumani, come il non rispetto
dei diritti umani”. Quanto al potere giudiziario il Patriarca Bartolomeo
suggerisce l’indulgenza, al posto della ferrea legge “dura lex sed lex”, e fa
ricordare ‘misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno’ (Salmo
84,11), insegnando che “né giustizia sociale, né diritti umani sono completamente
Décisions de la IIIème Conférence panorthodoxe préconciliaire, in “Episkepsis”, 369 (1986), 23–24; Χαιρετισμός
τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν πρός τιμήν τοῦ
Ὑφυπουργοῦ τῶν Ἐξωτερικῶν τῶν ΗΠΑ Ἐξοχ. κ. John Shattuck, δοθεῖσαν ἐν τοῖς Πατριαρχείοις δεξίωσιν (17
Φεβρουαρίου 1998), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)5 (1998), 100; Πρὸς τὰ μέλη τῆς ὑπὸ τοῦ Ἐθνικοῦ Μετσοβίου
Πολυτεχνίου ὀργανωθείσης «Συναντήσεως τῶν Ἀθηνῶν» ἐν τῷ λόφῳ τῆς Πνυκὸς, in “Ὀρθοδοξία”, (Β)4 (1997),
431; Ev. YFANTIDIS, o.c., 94.
15 Décisions …, o.c., 19–20; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.
Βαρθολομαίου κατὰ τὴν τελετήν ἀπονομῆς Αὐτῷ τοῦ Βραβείου τοῦ Ἱδρύματος Sophie (21 Ἰουνίου 2002), in
“Ὀρθοδοξία”, (Β)9 (2002), 271.
14
11
concepibili senza la misericordia e la verità; e senza questi ultimi non esiste vera
pace”16.
6.
Pace – Guerra
La Chiesa Ortodossa lotta sempre per la realizzazione degli ideali cristiani,
che esprimono la vera pace, vale a dire la pace che viene dall’alto, per la quale la
Chiesa Ortodossa quotidianamente prega il Signore. La ricchissima tradizione e
spiritualità della Chiesa Ortodossa provvede ogni giorno, sia durante la
Celebrazione Eucaristica che in diversi uffici, una forte preghiera, allo scopo di
chiedere dal Creatore la pace per sé stessi, per le proprie famiglie, per le nazioni,
per le autorità, per tutti gli uomini, per il mondo intero. Secondo il Metropolita
Gennadios Zervos, “questa preghiera, piena di fede, di speranza ed amore, così
espressiva e così universale, appare […] come una forte protezione, come un
aiuto indispensabile della Chiesa su questo mondo. […] Ecco l’impegno della
Chiesa. Ecco il dono altissimo implorato per le Chiese e per il mondo, senza
esclusioni”17. La Chiesa Ortodossa, nel Sinodo del 1986, pone, però, l’accento sul
fatto che il dono spirituale della pace dipende anche dalla collaborazione umana
e si realizza là dove i Cristiani lottano a favore della fede, dell’amore e della
speranza in Gesù Cristo (I Tessalonicesi 1,3). Allo stesso tempo la Chiesa
Ortodossa ritiene suo dovere incoraggiare tutto quello che agevola veramente la
pace (Romani 14,19) e dirige verso la giustizia, la fraternità, la vera libertà e
l’amore reciproco tra tutti i figli dell’unico Padre celeste, tra tutte le nazioni che
formano l’unica famiglia umana. Il Patriarca Bartolomeo consiglia la
riconciliazione dell’uomo con Dio attraverso Gesù Cristo (2 Cor 5,17-20), allo
scopo di “uscire dalla situazione schizofrenica del conflitto interno della propria
esistenza, arrivare all’interna pace in Cristo dei propri pensieri, dalla quale e
nella quale soltanto lui può vivere la tanto desiderata pace mondiale”18.
La guerra viene considerata come una conseguenza del male e del peccato
che esiste nel mondo. Secondo il Patriarca Bartolomeo “essa è un effetto ed una
dimostrazione della paranoia, che tiranneggia l’anima, la coscienza, la mente ed
gli atti dell’uomo, quando lui, allontanandosi dal Risorto Signore della Vita e
mettendosi in autonomia, fa diventare se stesso un idolo”. La Chiesa Ortodossa,
Πρὸς τὰ μέλη τῆς ὑπὸ τοῦ Ἐθνικοῦ Μετσοβίου Πολυτεχνίου ὀργανωθείσης «Συναντήσεως τῶν
Ἀθηνῶν» ἐν τῷ λόφῳ τῆς Πνυκὸς, in “Ὀρθοδοξία”, (Β)4 (1997), 432; Εἰσηγητικὴ ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος
τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἔναρξιν τού Συνεδρίου «Οἱ νέοι στὴν Ἐκκλησία τῆς
τρίτης χιλιετίας» (18 Ἰουνίου 2000), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)7 (2000), 228, 229.
17 GENNADIOS, Metropolita d’Italia e Malta, o.c., 191-192.
18 Décisions …, o.c., 21–22; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τῷ Ἁγίῳ Πάσχα, Φανάριον, Πάσχα 1997.
16
12
anche se permette per condiscendenza guerre per il ristabilimento della libertà e
della giustizia calpestata, proclama che è contro tutti i tipi di armamenti:
convenzionali, nucleari e spaziali. Soprattutto la guerra nucleare, che ha come
conseguenza la distruzione della creazione e la sparizione della vita dalla terra, è
considerata come un crimine contro l’umanità e un peccato mortale contro Dio
creatore. L’uso delle energie atomiche e nucleari per obbiettivi bellici, insegna il
Patriarca Ecumenico, “costituisce una hybris (insulto), come anche l’eccessivo
consumo di ogni genere”, il quale appesantisce l’ambiente naturale con gli
inquinamenti, con l’aumento della temperatura e con il cambiamento degli
equilibri naturali e con ciò che esso comporta19.
Per quando riguarda l’attacco terroristico, che spesso significa
rivendicazione, vendetta e disperazione, Egli suggerisce che “se diamo speranze
e se soddisfiamo le ragionevoli rivendicazioni, allontaneremo la disperazione e le
rappresaglie. La guerra contro il terrorismo, per avere speranze di successo, deve
usare come armi non quelli che funzionano con il fuoco, ma quelli che
funzionano con l’amore, l’interessamento ed il sollievo dalla povertà e
dall’ingiustizia sociale”20.
7.
Economia
Il pensiero cristiano si trova molto vicino all’ordine naturale, che,
attraverso il Signore stesso, viene manifestato all’uomo come modo di vita: ‘Non
siate dunque in ansietà, dicendo: “Che mangeremo, o che berremo, o di che ci
vestiremo?” Poiché sono i gentili quelli che cercano tutte queste cose’ (Matteo 6,31-32) e
‘Guardate gli uccelli del cielo […] Considerate come crescono i gigli della campagna’
(Matteo 6,26;28) e confidate che Iddio, che nutre questi e veste gli altri, ci darà ciò
che è necessario per la nostra sopravvivenza. “Questo invito da parte del
Signore, insegna il Patriarca Bartolomeo, un invito di fiducia alla Provvidenza
divina, che esprime la fede verso l’amore e la sollecitudine di Dio nei nostri
confronti , “non annulla il nostro dovere di lavorare e produrre ciò che è
necessario per la nostra sopravivenza; in realtà, questo invito condanna la
preoccupazione smisurata ed eccessiva su questo argomento, che proviene dalla
poca fede e dall’avidità dell’uomo”. Entrando l’uomo nello spazio della Chiesa,
ricorda lo stesso, entra nel clima della divina invocazione, della riconciliazione
Décisions …, o.c., 22–23; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τῷ Ἁγίῳ Πάσχα, Φανάριον, Πάσχα 1995; Σεπτόν
Πατριαρχικόν Μήνυμα ἐπὶ τῇ ἡμέρᾳ τῆς προσευχῆς ὑπὲρ τοῦ φυσικοῦ περιβάλλοντος, Φανάριον, 1η
Σεπτεμβρίου 2006.
20 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου ἐπὶ τοῦ θέματος
τῶν συγκρούσεων (Δουβλῖνον 1 Φεβρουαρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12 (2005), 33.
19
13
del cielo e della terra. “Viene nel proprio”. La Chiesa conosce tutte le cose di cui
abbiamo bisogno. “Lì dove l’uomo vive con timore e accoglie tutto con
riconoscenza e gratitudine, tutte le cose vengono santificate. Il poco viene
benedetto in quanto sufficiente e il corruttibile si riveste dello splendore della
incorruttibilità. L’uomo accoglie ciò che è momentaneo come un dono di Dio. [...]
Ha fiducia nell’amore del Onnipotente. Questo fatto sostiene lo stesso fedele. E si
trasmette per mezzo di un irraggiamento invisibile, come aiuto a tutti coloro che
hanno fame e sete della verità”21.
Il mondo lontano da Cristo cerca di accumulare beni materiali perché
poggia su di essi la speranza della propria vita, come se essi allungassero la sua
vita. Sconsideratamente spera che attraverso la ricchezza eviterà la morte,
trovando “l’acqua della immortalità”. L’esperienza della Chiesa Ortodossa
assicura che “la vita si guadagna con la fede in Cristo e con la incorporazione in
Lui e che coloro i quali sono uniti a Cristo vivono anche dopo la morte, si
ricongiungono con i viventi, conversano con loro, li sentono e spesso vengono
incontro miracolosamente alle loro richieste. La immortalità esiste in Cristo ed è
offerta a tutti attraverso Lui”. Senz’altro la prosperità e l’agiatezza materiale
nella vita umana non è una cosa che si oppone alla qualità del Cristiano
Ortodosso, ma se nello stesso momento non si prende cura per l’acquisizione
anche dei beni spirituali, cioè delle virtù evangeliche, allora, suggerisce il
Patriarca Bartolomeo, “il momento della morte ci troverà poveri nell’anima e
senza avere un vestito matrimoniale per ereditare la patria stabile, il Paradiso del
regno dei cieli”. Di conseguenza, il progresso economico e la connessa
globalizzazione dell’economia non devono essere lo scopo supremo degli
abitanti della terra, ma un semplice mezzo per il conseguimento del progresso
spirituale, che deve essere la meta definitiva di tutti noi. Per questo motivo lo
stesso sottolinea che i governi devono, al posto dello spirito di ricevere,
acquistare ed occupare (che è lo spirito che indirizza il pensiero economico ed
alcune volte anche quello politico), ‘utilizzare lo spirito cristiano, che viene espresso
con il detto “Più felice cosa è il dare che il ricevere’ (Atti 20,35)”, visto che ciò che si dà
con saggezza per beneficenza, da una parte torna moltiplicato a colui che lo offre,
secondo le leggi divine, e dall’altra, secondo le leggi economiche, contribuisce
più di ogni altro mezzo allo sviluppo economico, come anche a quello spirituale
e culturale dei popoli e delle persone. Però, non deve essere dimenticato che “la
povertà dei molti è un male per i ricchi più che per i poveri sia in senso
Χαιρετισμός τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν
ἔναρξιν τῶν ἐργασιῶν τοῦ Ε’ θερινοῦ Οἰκολογικοῦ Σεμιναρίου Χάλκης (14 Ἰουνίου 1998), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)5
(1998), 398; Λόγος Κατηχητήριος ἐπί τῇ ἐνάρξει τῆς Ἁγίας καί Μεγάλης Τεσσαρακοστῆς, Φανάριον, 2012.
21
14
metafisico che mondano”. L’ansia del mantenimento dei beni posseduti e del
pericolo della sollevazione degli affamati ricorda l’antico detto: “è più difficile il
custodire i beni che prendergli in possesso”22.
Negli ultimi anni il pensiero prevalente dell’economia e il modo della sua
funzione su livello mondiale ha provocato una tragedia tormentosa per l’uomo,
cioè alla disgiunzione, alla divisione dell’economia dalla società, determinando
la separazione dell’economia dai bisogni sociali. L’economia non serve più i
bisogni della società, ma al contrario i bisogni sociali si sottomettono alle priorità
degli interessi individuali, che governano l’economia. La Chiesa Ortodossa non
ha nessun altro messaggio da offrire, eccetto il far ricordare che l’economia deve
operare al servizio della società. La separazione dell’economia dai bisogni
umani, la disumanità del funzionamento del mercato internazionale, non può
essere affrontata con discorsi moralistici. “La disumanità dell’economia
internazionale, sottolinea il Patriarca Bartolomeo, può oggi essere affrontata solo
in base al bisogno degli uomini di costruire reali ed autentiche relazioni di
reciproco rispetto, di accettazione degli altri, di comprensione, relazioni di
fiducia e di comunione dell’esperienza di vita”. Lo stesso evidenzia che ciò di cui
ha bisogno il mondo odierno è una “comunione delle relazioni di amore: l’amore
come modo di essere, l’amore come imitazione del prototipo Trinitario della vera
esistenza e vita. La testimonianza ecclesiastica collega il funzionamento
dell’economia con la stessa rivelazione del modo Trinitario della vera esistenza.
Se i bisogni materiali dell’uomo non si trasformano in relazioni di comunione, se
le scienze dell’uomo, le scienze dell’economia e della politica non vengono poste
al servizio delle relazioni di amore, l’uomo contemporaneo non avrà la speranza
di salvezza e successo”23.
Frutto più prevalente di questa situazione è la tragedia della
disoccupazione, che non si può risolvere efficacemente “senza solidarietà sociale
e soprattutto senza uno stato che pratichi giustizia e sensibilità sociale”. La
proposta Patriarcale, basata sul valore cristiano della persona umana e delle
relazioni interpersonali, suggerita agli Europei, è chiarissima per tutti i potenti
del mondo: “È ovvio che né un aiuto morale, né misure frammentarie di politica
Πρὸς τὰ μέλη τῆς ὑπὸ τοῦ Ἐθνικοῦ Μετσοβίου Πολυτεχνίου ὀργανωθείσης «Συναντήσεως τῶν
Ἀθηνῶν» ἐν τῷ λόφῳ τῆς Πνυκὸς, in “Ὀρθοδοξία”, (Β)4 (1997), 431-432; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τῷ Ἁγίῳ
Πάσχα, Φανάριον, Πάσχα 1997; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.
Βαρθολομαίου κατὰ τό συνέδριον τῆς Παγκοσμίου Τραπέζης (31 Ἰανουαρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12
(2005), 28; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τά
θυρανοίξια τοῦ Ἱεροῦ Ναοῦ Τιμίου Προδρόμου Ἀντιγόνης (31 Ἰουνίου 2007), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)14 (2007), 499.
23 Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τήν ἔναρξιν
τῶν ἐργασιῶν τοῦ Συνεδρίου εἰς τὴν Τράπεζαν τῆς Ἑλλάδος «Τὸ Οἰκουμενικὸν Πατριαρχεῖον καὶ ἡ Οἰκονομία
τοῦ Γένους» (16 Ὀκτωβρίου 2006), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)13 (2006), 722-727.
22
15
socio-economica, basteranno a far fronte alla crescente rilevanza di tale tragedia.
Oggi siamo prigionieri della prepotente necessità di aumentare continuamente la
produzione e, di conseguenza, della necessità di creare sempre nuovi e maggiori
bisogni. Per assecondare queste due necessità, si impone un crescente
perfezionamento dei mezzi di produzione e la contemporanea riduzione delle
forze di produzione, cioè del potenziale umano impiegato nel lavoro, mentre
parallelamente si vorrebbe che il bisogno di consumare beni da parte di quel
medesimo potenziale umano crescesse e si estendesse senza limiti. Sicché
l’economia diventa sempre più indipendente dai bisogni reali della società, tende
a funzionare senza intervento umano e si trasforma in un congegno industriale
che si muove su dimensioni astratte. Forse, considerato l’acuirsi del problema
della disoccupazione, è tempo – anziché preoccuparsi di rivendicazioni
egocentriche dei nostri diritti individuali – di dare la priorità, nell’ambito della
produzione, alla persona e ai rapporti umani. La gestione civile degli affari
pubblici deve essere in grado di rispondere alla seguente domanda: quale
persona o istituzione può ispirare in tale direzione l’europeo di oggi perché dia
priorità ai rapporti interpersonali? Quale sarà l’istanza politica che convincerà
l’umanità a sacrificare volentieri e con gioia il proprio impetuoso bisogno di
consumo e le sue illimitate e insaziabili richieste di produttività, al fine di
riscoprire la comunione di vita in seno a comunità costituite da persone?”24.
8.
Cultura
Avendo come base le capacità mentali e spirituali dell’uomo,
comprendiamo noi stessi e gli altri come esseri viventi, liberi, conoscitori di se
stessi, consapevoli e creativi. L’insieme della nostra creazione materiale e
spirituale, delle nostre opere e delle nostre istituzioni sociali forma la nostra
cultura. Dinanzi a questa cultura la Chiesa Ortodossa inizialmente ha un
atteggiamento di accettazione, ma anche di critica. Per noi Ortodossi ogni
manifestazione culturale o creazione umana ha valore, ma non sempre positivo.
Per questo motivo la cultura in se stessa non è sempre positiva. La Chiesa
esprime il proprio superiore ideale culturale vigente nella società dei Santi e
nella società di coloro che camminano verso la santità. In questo spazio viene
vissuta la bellezza della creazione dell’uomo, adattata ai comandamenti di Dio.
La cultura Ortodossa predica il ritorno a Cristo Dio-Uomo come la soluzione di
Εἰσηγητικὴ ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ
τὴν ἔναρξιν τού Συνεδρίου «Οἱ νέοι στὴν Ἐκκλησία τῆς τρίτης χιλιετίας» (18 Ἰουνίου 2000), in “Ὀρθοδοξία”,
(Β)7 (2000), 228; BARTHOLOMEOS I, Patriarca Ecumenico, Gloria a Dio per ogni cosa, a cura della Comunità di
Bose, Magnano 2001, 83-85.
24
16
tutti i punti morti dell’umanità. “La cultura Ortodossa, la Cultura DivinoUmana, secondo il Patriarca Bartolomeo, è il continuo servizio di Cristo, che
trasfigura l’uomo dall’interno e, attraverso lui, tutta la creazione. Questo
rinnovamento interno, trasfigurazione e cambiamento dell’uomo è il contributo
dell’Ortodossia nel mondo contemporaneo. Tutto ciò viene raggiunto attraverso
le virtù evangeliche della fede e dell’amore, della preghiera e della mitezza,
dell’amore per il prossimo e dell’umiltà, della continenza e del digiuno. Chi
esercita queste virtù, costruisce la cultura Ortodossa Divino-Umana”. In base a
questa condizione fondamentale, “la vera società cristiana costituisce il miglior
conseguimento culturale. La scienza viene servita per il bene. I beni economici
vengono offerti per i bisogni di ognuno. L’arte esprime l’armonia della bellezza,
le strutture sociali servono l’uomo, gli eventuali comportamenti sconvenienti
vengono curati, mentre sanzioni vendicative non hanno posto. Tutte le cose
vengono coordinate secondo l’eccellente legge divina, che può regolare anche la
vita degli uomini, secondo il perfetto modo con il quale viene disciplinato
l’universo”. Ne consegue che i valori cristiani devono essere accettati dalle
società contemporanee “perché, secondo l’insegnamento Patriarcale, solo
attraverso una grande influenza della cultura cristiana il livello di prosperità
dell’uomo contemporaneo possa migliorare”25.
9.
Educazione
L’uomo contemporaneo vive la sua partecipazione ad un sistema educativo
staccato dalla società e spesso vuoto di valori spirituali. Invece la parola della
Religione, specie del Cristianesimo, è una parola spirituale, che porta l’uomo al
centro della meta della divina creazione, come immagine del Creatore e come
economo della creazione. Per questo motivo, insegna il Patriarca Bartolomeo, “la
parola della Religione, diversamente dai sistemi educativi secolarizzati,
ristabilisce l’equilibrio spirituale dell’uomo facendo valere la sacralità della sua
relazione con Dio e con il mondo”. Specialmente nell’epoca odierna, che è stata
l’era dei grandi progressi a livello della conoscenza dell’universo e dei tentativi
umani di sottomettere la natura alla volontà dell’uomo, i giovani, propone il
pensiero patriarcale, “hanno il diritto di comprendere che il Vangelo di Cristo e
la fede Ortodossa offre l’amore al posto dell’odio, la collaborazione al posto del
Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν
ἀπονομὴν Αὐτῷ τοῦ τίτλου τοῦ Ἐπιτίμου Μέλους τῆς Ἀκαδημίας Ρουμανίας (16 Ὀκτωβρίου 2004), in
“Ὀρθοδοξία”, (Β)11 (2004), 884-887; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.
Βαρθολομαίου κατὰ τήν τελετήν λήξεως τοῦ Συνεδρίου τῆς Κοινότητος S. Egidio (23 Ὀκτωβρίου 2007), in
“Ὀρθοδοξία”, (Β)14 (2007), 499.
25
17
conflitto, la comunione al posto della divisione tra gli uomini e le nazioni”.
Sull’istruzione, i Padri della Chiesa avevano collegato le idee pedagogiche del
magistero cristiano con la filosofia greca, arrivando ad una sintesi in relazione a
Dio, all’uomo e alla creazione, allo scopo, come sottolinea il Patriarca Ecumenico,
da una parte di “diventare cittadini onesti” e dall’altra, “ricordando sempre
l’obiettivo della loro presenza sulla terra, cercare la permanente e sicura patria, la
Gerusalemme celeste. In questo tentativo la persona che viene istruita ha come
collaboratore lo Spirito Santo, di cui la Grazia santificante lo illumina, ed
attraverso i sacramenti lo santifica, lo divinizza e lo trasforma in Dio per Grazia”.
Il principio morale a cui mira l’educazione Cristiana Ortodossa è quello della
santità in Cristo. San Giovanni Crisostomo insegna che «Ἡ παιδεία μετάληψις
ἁγιότητός ἐστι» (Ἰω. Χρυσοστόμου, Εἰς Ἑβραίους Ὁμιλία ΚΘ, PG 63, 205), cioè
l’educazione è comunione di santità. Questo, secondo il Patriarca Bartolomeo,
significa che “l’educazione non mira alla virtù in se stessa, che ha come centro
l’uomo, che conta le sue buone azioni, come il Fariseo della Parabola, andando a
finire a quell’egocentrismo repellente; l’educazione mira al collegamento in
amore, alla comunione, della persona umana con la persona di Cristo, e alla
circolazione nel corpo dell’uomo del Sangue e dello Spirito di Cristo”.
L’educazione religiosa cristiana, che ha come riferimento l’onnisciente e paterno
Dio dell’amore, che dà istruzioni di comportamento per il bene dell’uomo e non
come espressione di una volontà forte arbitraria, “esercita la più intensa
influenza nell’anima del ragazzo e del giovane, che deve diventare una persona
prospera e libera, avendo nel suo carattere principi e valori morali”. Ma, quando
la nozione e la sapienza umana non camminano insieme verso la divina
sapienza, il timor di Dio e la virtù, la conoscenza “si riduce all’imbecillità e
inganno, ed acceca l’uomo”. Secondo il medesimo, l’istruzione cristiana ha come
suoi elementi fondamentali “la libertà e la conoscenza, l’amore e la
riconciliazione, il lavoro e l’autocontrollo. Tutto ciò viene inserito in un quadro
franco di egoismo ipertrofico e di ambizione, colorato dal rispetto per il prossimo
e la libertà e dal divieto dell’abuso del potere dei forti ai danni dei deboli”. Così
l’istruzione, specialmente quella universitaria, evidenzia il Patriarca Bartolomeo,
si trova in una situazione di solvibilità, “influenzando profondamente le esistenti
strutture sociali e mostrando dinamismo e volontà rinnovatrice, che portano alla
ricerca del vero senso della vita”26.
Message des Primats des très saintes Eglises orthodoxes, in «Episkepsis», 477 (1992), 7; Ὁμιλία τῆς Α. Θ.
Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἀνακήρυξιν αὐτοῦ εἰς Ἐπίτιμον
Διδάκτορα ὑπὸ τοῦ Πανεπιστημίου Πατρῶν (21 Ὀκτωβρίου 2000), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)7 (2000), 635-636; Ὁμιλία
τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν τελετὴν ἀναγορεύσεως
26
18
10.
Progresso scientifico – Bioetica
Nella convivenza sociale degli uomini, l’accumulo dei privilegi del rapido
progresso tecnologico e scientifico e la forza che deriva da quest’accumulo ad
una sola parte dell’umanità, accresce l’infelicità degli altri uomini e crea focolai
di sconvolgimenti o di guerre, senza portare alla felicità ed alla pienezza della
vita. “La convivenza di questo progresso, propongono i Primati delle Chiese
Ortodosse Locali nel loro Incontro svolto a Costantinopoli nel 1992, con la
giustizia, l’amore e la pace è l’unica via certa e stabile, affinché questo progresso
non si trasformi da benedizione in maledizione per il prossimo millennio”. Per di
più, i Patriarchi Ortodossi invitano l’uomo contemporaneo ad imparare che
lontano da Dio il progresso scientifico e tecnologico diventa uno strumento di
distruzione sia della natura stessa che della vita sociale. Già nel 1975 il Patriarca
Demetrio invitava “tutti i capi religiosi e politici del mondo” ad attivarsi,
affinché si frenassero i tentativi degli uomini potenti del mondo, che provocano
la divisione dell’umanità. Il mondo doveva imparare che i grandi progressi della
tecnologia e della scienza non bastano per la realizzazione di una sana civiltà
universale, per la quale serve anche una proporzionata purificazione ed un
progresso del sentimento e del cuore, come anche sani principi, spirituali e
morali. “Solo in questo modo, annunciava lo stesso, l’uomo, liberandosi dalla
dipendenza delle sue opere, potrà allontanare la minaccia ed il pericolo di una
distruzione totale, alla quale certamente spinge il calpestamento della legge
dell’amore, che è stata scritta nei cuori da Dio a tutti, senza nessuna distinzione
di razza, lingua, colore e di ogni altro stato e dissuade dal ricorso alla violenza
armata. Solo in questo modo, proseguiva, si faranno cessare nel mondo i
compianti e le lacrime delle anime e dei popoli, che continuamente si estendono,
a causa del raffreddamento dell’amore e dell’applicazione di leggi dure, che si
basano sulla forza dei più potenti e sulla sopravvivenza dei più capaci”. Il
Patriarca Bartolomeo invita l’uomo che si occupa della scienza e della tecnologia
di proclamare il ‘sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra’ perché in caso
diverso, “il progresso tecnologico rischia di condurlo ad una discesa spirituale,
αὐτοῦ εἰς Ἐπίτιμον Διδάκτορα τοῦ Παιδαγωγικοῦ Τμήματος Δημοτικῆς Ἐκπαιδεύσεως τοῦ Πανεπιστημίου
Δυτικῆς Μακεδονίας (17 Σεπτεμβρίου 2005), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)12 (2005), 487-490; Χαιρετισμός τῆς Α. Θ.
Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τὴν Σύνοδον τῶν Προέδρων τῶν Τ.Ε.Ι.
Ἑλλάδος (20 Ὀκτωβρίου 2006), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)13 (2006), 756; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ
Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου πρός τούς Ἱεροσπουδαστὰς τῆς Ἀθωνιάδος Ἐκκλησιαστικῆς
Ἀκαδημίας (24 Ὀκτωβρίου 2006), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)13 (2006), 799; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ
Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τόν Μέγαν Ἐσπερινὸν ἐν τῷ Καθεδρικῷ Ναῷ Ἁγίας
Σοφίας Λονδίνου διὰ τὴν ἑορτὴν τῶν γραμμάτων (31 Ἰανουαρίου 2007), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)14 (2007), 50, 52; Ev.
YFANTIDIS, o.c., 183-185.
19
ad una frana spirituale e alla decadenza, all’arroganza, all’insulto, all’interesse
personale, alla mania di persecuzione e all’imposizione di nuove forme di
schiavitù”. Egli propone quattro principi di deontologia per un uso morale della
scienza: I. La ricerca volta ad acquisire conoscenza, che si realizza senza ledere i
beni più importanti, come la vita, la dignità, la salute, il rispetto della persona
umana, l’ambiente naturale e le leggi della natura, deve essere libera, ma non
può essere considerata superiore ad ogni altro valore culturale. Questo significa
che limitazioni della ricerca possono essere consentite, allo scopo di difendere i
valori più alti della conoscenza; II. La diffusione delle conoscenze in linea di
principio deve essere libera. Tuttavia quando sussistono delle conoscenze che
possano essere usate per danneggiare l’umanità, specialmente dai terroristi o da
altre persone che sono nemici della società, ci possono essere dei limiti
ragionevoli ed adeguati; III. L’uso delle conoscenze scientifiche per ingannare
deve essere considerato inammissibile; e IV. L’intervento umano, basato sulle
conoscenze scientifiche, che riguarda la genetica deve essere sottomesso alle
norme deontologiche27.
Più specialmente, il progresso della genetica, propongono i Primati delle Chiese
Ortodosse Locali nel loro Incontro del 1992, “da un lato può contribuire alla lotta
contro molte malattie, dall’altro è capace di trasformare l’essere umano da
persona libera ad un soggetto diretto e controllato da chi ha tali scopi”. Come
ben si sa, le questioni della bioetica sono attuali e molto importanti, in quando
riguardano interventi della scienza nella vita dell’uomo mai conosciuti prima.
Questi interventi sembrano di offrire alcune soluzioni, ma in realtà creano
perplessità morali, dato che l’uomo viene invitato a mettere dei limiti ai suoi
interventi nella vita umana. Gli interventi che comportano la fine della vita, come
è l’aborto e l’eutanasia, sottolinea il Patriarca Bartolomeo, “non sono accettabili
dal punto di vista morale, perché sono contrari al dominio di Dio sulla vita, al
divieto dell’omicidio e alla considerazione dell’uomo come creazione di Dio,
secondo la sua icona e somiglianza”. Le tecniche di procreazione assistita sono
accettabili, secondo il medesimo, “dato che aiutano le copie ad avere figli, basta
però che non si impugna la sacralità del matrimonio e non comportano interventi
invasivi o rischi rilevanti a danno dell’embrione e del feto”. Al contrario la
morale cristiana è discorde alla maternità surrogata, sottolinea lo stesso, “perché
Message des Primats …, o.c., 6-7, 9; Πατριαρχικὴ Ἀπόδειξις ἐπὶ τοῖς Χριστουγέννοις, Φανάριον,
Χριστούγεννα 1975; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ
τὴν τελετήν ἀναγορεύσεως αὐτοῦ εἰς Ἐπίτιμον Διδάκτορα τοῦ Πανεπιστημίου Θεσσαλίας (27 Ἰουνίου 2002), in
“Ὀρθοδοξία”, (Β)9 (2002), 300; Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.
Βαρθολομαίου κατὰ τὴν Θείαν Λειτουργίαν εἰς τὸν Ἱερὸν Μητροπολιτικὸν Ναὸν Ἁγίας Τριάδος (20 Ἰουλίου
2003), in “Ὀρθοδοξία”, (A)10 (2003), 625; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 354-355.
27
20
si attacca l’istituzione della famiglia e si offende la relazione personale madre e
figlio”. Il Patriarca Bartolomeo crede che è necessaria una collaborazione tra
Teologia e Bioetica: “Esaminando le questioni ed i significati della scienza, sotto
l’ottica di una bioetica Ortodossa, accertiamo che l’uomo non si relega nei limiti
stagnati della sua vita terrena, ma si espande ancora e ancora di più, nella sua
gloria escatologica. In questo modo e con questi presupposti ci riferiamo ad una
Bioetica spirituale e non secolarizzata, la quale accetta ogni evoluzione medica
ed ogni metodo biotecnologico, e mira solo ed esclusivamente all’uomo nella sua
totalità, che vive nel secolo presente e cammina verso l’avvenire, in contrasto con
la Bioetica secolarizzata, che cammina da sola e senza la Teologia, la quale
ingabbia l’uomo nei limiti stagnati della sua vita biologica, e, anche se facilita la
vita terrena ed il suo corpo, alla fine nasconde una tragedia. Per questo diventa
necessità impellente che la Chiesa, attraverso la lingua della Teologia testimoni la
parola sugli argomenti della Bioetica”28.
11.
Creazione natulare
I Primati delle Chiese Ortodosse Locali nel loro Incontro del 1992
insegnano che la Chiesa Ortodossa considera la distruzione dell’ambiente come
conseguenza dell’autonomia dell’uomo da Dio, che trova il suo fondamento sul
dono divino della libertà, cioè sulla possibilità di scegliere tra il bene ed il male,
che è in se stesso il coronamento della persona umana, sia in quanto portatrice
individuale dell’immagine di un Dio personale, che in quanto comunione di
persone “che riflettono, tramite l’unità del genere umano, la vita nella Ss. Trinità
e la comunione delle Tre Persone”. Il Patriarca Bartolomeo, definito come il
“Patriarca Verde”, dichiara che quando gli uomini non riconoscono il valore
della diversità, riducono profondamente anche la gloria della creazione divina.
Ricordando che tutte e tre le Religioni monoteistiche vedono l’uomo non come
dominatore della creazione, ma come suo custode, in relazione con Iddio
creatore, Egli evidenzia continuamente che la volontà del Signore è anche il
mantenimento da parte dell’uomo della fertilità eterna delle risorse naturali, il
rispetto umano verso la creazione naturale di Dio, verso il bellissimo ambiente
naturale, donatoci da Dio. Il medesimo sottolinea inoltre che l’amore del mondo
contemporaneo verso il bene posseduto è in realtà la causa di un gran parte della
distruzione ambientale, visto che “la povertà non è altro che il risultato di un
ladresco sfruttamento e la seguente rovina delle fonti naturali”; ovviamente la
responsabilità è dell’uomo stesso. La Chiesa deve “aiutare l’uomo a rendersi
Message des Primats …, o.c., 9; AΡΧΕΙΟΝ ΜΗΤΡΟΠΟΛΕΩΣ ΓΕΡΜΑΝΙΑΣ, Οἰκουμενικὸς Πατριάρχης
Βαρθολομαῖος τῷ Γερμανίας Αὐγουστίνῳ, 18 Σεπτεμβρίου 2008; Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, ο.c., 357-358.
28
21
conto di tutto ciò e di rendersi attivo verso il misurato sfruttamento delle fonti, il
non perturbamento degli equilibri ecologici ed il mantenimento della capacità
produttiva del pianeta, affinché la povertà venga sconfitta o limitata”29.
12.
Conclusione
La Chiesa Ortodossa proclama nel Sinodo del 1986 che tutti i suoi membri
sentono il bisogno di lottare per l’alleggerimento del peso della malattia,
dell’infelicità e dell’angoscia. Dal momento che sono stati beneficati dalla
giustizia divina, devono impegnarsi per una giustizia più completa nel mondo e
per la neutralizzazione d’ogni oppressione. Vivendo quotidianamente la
condiscendenza divina, combattono contro ogni tipo di fanatismo ed intolleranza
tra i popoli e le nazioni. Siccome proclamano continuamente l’incarnazione di
Dio e la divinità dell’uomo, difendono i diritti degli uomini per tutte le persone e
tutte le nazioni. Dato che vivono il dono divino della libertà, tramite l’opera
redentrice di Cristo, possono annunciare in maniera più completa il valore
ecumenico della libertà per tutti gli uomini e tutte le nazioni. Essendo nutriti del
corpo e del sangue del Signore tramite la Divina Eucaristia, sentono il bisogno di
condividere i doni di Dio con i loro fratelli, comprendono meglio la fame e la
privazione e lottano per la loro abolizione. Essi aspettano nuova terra e nuovi
cieli, dove regnerà la giustizia assoluta, quindi combattono hic et nunc per la
rinascita ed il rinnovamento dell’uomo e della società30.
Il Patriarcato Ecumenico, una delle istituzioni internazionali più antiche,
“non smetterà, secondo la voce dell’attuale Vertice del mondo Ortodosso, Sua
Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, di lottare per il rispetto dei diritti
degli uomini e dei popoli, consapevole che così ordina la volontà di Dio. Per noi
la libertà, la giustizia, l’uguaglianza di diritti politici, il diritto della diversa
opinione, la possibilità di accesso all’informazione senza impedimento, la
copertura dei bisogni necessari della vita, la possibilità dell’istruzione e della
cultura spirituale, la libera comunicazione tra persone e popoli, la libera
circolazione di beni, sono importanti componenti della vita, dalle quali nessun
uomo possa essere escluso, indipendentemente dal colore, nazionalità o lingua.
Décisions …, o.c., 19–20 ; Χαιρετισμός τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ.
Βαρθολομαίου κατὰ τὴν ἔναρξιν τῶν ἐργασιῶν τοῦ Ε’ θερινοῦ Οἰκολογικοῦ Σεμιναρίου Χάλκης (14 Ἰουνίου
1998), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)5 (1998), 398. Cfr. Ev. YFANTIDIS, o.c., 195-208.
30 Décisions …, o.c., 25–26.
29
22
Per di più la libera espressione del sentimento religioso. Così riteniamo, così
proclamiamo, così crediamo”31.
Ed in Italia, l’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, con grandi sacrifici,
sotto la saggia guida di Sua Eminenza Rev.ma il Metropolita Gennadios Zervos,
cerca di testimoniare ovunque e sempre il magistero sociale della Chiesa
Ortodossa, servendo, attraverso le sue cellule, cioè le circa 80 proprie parrocchie
e monasteri ed i 60 sacerdoti, tutte le necessità possibili di tutti gli uomini, senza
nessuna distinzione, come fedele seguace della predicazione Paolina: ‘perché tutti
siete uno in Cristo Gesù’: formare persone – fedeli – cittadini che vivono nella
pienezza dell’amore cristiano e contribuiscono nella pace sociale, senza
sentimenti di nazionalismo e di razzismo e godono i doni divini della libertà,
della giustizia e della pace sia interna che sociale; che sono interessati di
acquisire non soltanto beni materiali, ma anche beni spirituali; che, vivendo la
solidarietà e la sensibilità sociale, aiutano il prossimo nei suoi bisogni; che,
attraverso la loro vita spirituale, partecipano al contributo culturale
dell’Arcidiocesi oggi; che educano le generazioni successive, nelle scuole delle
varie istituzioni dell’Arcidiocesi Ortodossa con fondamento e riferimento
all’Iddio dell’amore; che si occupano della scienza e della tecnologia,
proclamando però quotidianamente il ‘sia fatta la tua volontà come in cielo così
in terra’; che utilizzano iil progresso della genetica solo rispettando il valore della
persona umana; che rispettano, per fine, tutto l’ambiente naturale e la creazione
divina.
Πρόποσις τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατὰ τό πρός
τιμήν τοῦ Ἐξοχ. Προέδρου τῆς Κούβας κ. Φιδὲλ Κάστρο δεῖπνον (14 Ἰανουαρίου 2004), in “Ὀρθοδοξία”, (Β)11
(2004), 41.
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23