aprile 2011: il dollaro e l`euro
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aprile 2011: il dollaro e l`euro
Vicenza, 03/05/2011 APRILE 2011:IL DOLLARO E L’EURO: QUALE DELLE DUE MONETE È LA PIÙ DEBOLE? Nel corso della prima settimana di aprile (4-8 aprile) le quotazioni dell’oro in dollari e in euro sono salite assieme (Figura 1). L’annuncio più importante è stato quello del 7 aprile quando, dopo quasi tre anni di moneta abbondante, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha preso la decisione di innalzare il tasso ufficiale all’1,25%. La mossa era attesa è ha prodotto solo un piccolo rialzo dell’euro sul dollaro come se il mercato stesse dimenticando i problemi delle finanze pubbliche in Grecia, Portogallo e Irlanda. Lunedì 18 l’agenzia Standard & Poor ha abbassato il giudizio sul debito pubblico americano, per la prima volta nella storia. La S&P ha mantenuto la tripla A, ma ha sostituito la previsione “negativa” a quella “stabile” con ciò accrescendo i dubbi sulla solidità delle finanze federali e, di riflesso, aprendo la strada ad un possibile futuro abbassamento del rating. Il dollaro non può non risentirne e, nonostante resti il perno del sistema internazionale, la sua aureola appare appannata. Il prezzo dell’oro in dollari è rimasto stabile, ma quello in euro è caduto nettamente. Il momento della verità per la Federal Reserve americana è venuto nell’ultima settimana del mese (26-28 aprile) quando si trattò di comunicare il livello del tasso ufficiale. Poiché si prevedeva una conferma del livello attuale dei tassi, il mercato considera il dollaro sempre più come la moneta nella quale è conveniente indebitarsi il che fa scendere ancor più il valore del dollaro. Il 28 aprile prezzo dell’oro ha segnato il nuovo record. Alla fine del mese, il prezzo in dollari dell’oro è salito sopra la linea dei 1500 $ l’oncia mentre quello in euro ha continuato a restare di poco sopra la linea dei 1000 € il che ha finito per allargare ancor più la forbice tra i due prezzi (Figura 2). La seconda settimana di aprile (11-15 aprile) è stata caratterizzata da un calo nelle quotazioni delle materie prime, compreso l’oro, e dal successivo piccolo recupero del metallo prezioso sia in dollari sia in euro (Figura 1). E’ interessante notare la differenza nelle previsioni della grande banca d’investimento Goldman Sachs e della Gold Fields Mineral Service (la società di consulenza londinese sui preziosi). Mentre la Goldman Sachs sottolineava l’effetto frenante dei crescenti rialzi del prezzo dell’energia e avvertiva gli investitori sui rischi di eccessiva euforia, la GFMS si apprestava a pubblicare il suo rapporto annuale sull’oro (GFMS, Gold Survey 2011) nel quale si supporta l’idea che il mercato non sia ancora giunto alla fine della lunga serie di record e, dunque, al suo culmine. La GFMS, in sostanza, tendeva a ridurre i timori sulla prossima fine di un ciclo. In effetti, il Presidente della GFMS ha fatto notare come il nervosismo circa i problemi delle finanze pubbliche nella Unione Europea e negli Stati Uniti e le attese d’inflazione prodotte dai rialzi nelle materie prime possano avere effetti rialzisti di entità ben superiore a quella degli effetti ribassisti prodotti dai rialzi nei tassi di interesse. La settimana 18-21 aprile è stata contrassegnata da una nuova divergenza nei due prezzi del metallo (Figura 1). L’apprezzamento dell’euro non va assolutamente scambiato come un segno di forza. Quella che stiamo vivendo è una serie di schermaglie che dura ormai da qualche anno. Il dollaro e l’euro sono entrambi deboli e le loro schermaglie assomigliano alla zuffa di due ubriachi malfermi sulle gambe. Un anno fa era l’euro a soffrire nei confronti del dollaro mentre ora è il biglietto verde a barcollare. L’attuale rialzo dell’euro riflette soprattutto le differenze nelle politica dei tassi di interesse. Mentre la banca centrale europea ha iniziato ad alzare i tassi ufficiali, la Federal Reserve è avviata a terminare solo a giugno la sua campagna di acquisto di titoli del debito pubblico e appare tuttora determinata a tenere ancora giù i tassi ufficiali. I fondamentali del mercato dei titoli del debito pubblico differiscono solo in parte. L’eurozone ha problemi enormi con il debito dei paesi in crisi e con la relativa esposizione delle banche, particolarmente nei paesi nei quali il settore bancario è troppo grande in rapporto al PIL. Nel caso della Grecia, i rendimenti sui titoli pubblici mostrano chiaramente che i possessori sono destinati a perdere molto denaro1 anche se l’entità del danno per le banche non appare ancora del tutto chiara. Il Tesoro americano deve risolvere il problema del bilancio federale e quello del debito. Su quest’ultimo vi è un tetto (poco più di 14300 miliardi di dollari) che ormai Washington sta per raggiungere, ma che non può oltrepassare. Il governo e l’opposizione non riescono a trovare un accordo né sulla strategia di stabilizzazione né sull’opportunità o meno di innalzare il tetto. In conclusione, mentre l’euro zona è impastoiata nel groviglio della crisi fiscale nei paesi periferici che si salda alla forte esposizione delle banche, gli Stati Uniti sono paralizzati e non riescono a trovare una strategia per meritare la fiducia del mercato sui loro titoli statali. I bond americani sono ancora considerati i titoli più sicuri che esistano, ma le agenzie di rating, il mercato dei capitali e quello dei cambi non sembrano essere più al fianco dei governi sulle due sponde dell’Atlantico. VIMET S.p.A. 1.Sia che vendano prima della scadenza sia che aspettino l’impossibile pieno rimborso, i possessori incasseranno meno di quanto si attendono.