Civitas recepta, civitas data. Riflessioni sulla

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Civitas recepta, civitas data. Riflessioni sulla
Francesca Rohr Vio (Università Ca’ Foscari Venezia)
Treviso, 15 novembre 2016
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La guerra degli Italici
“Giuro per Giove Capitolino, per Vesta dea di
Roma, per Marte divinità patria dell'Urbe, per il
Sole Indigete, per la Terra benefattrice di animali e
di piante, e inoltre per i semidei che hanno fondato
Roma e per gli eroi che hanno contribuito ad
accrescere il suo impero, che l'amico e il nemico di
Druso saranno il mio amico e il mio nemico, che
non risparmierò né la mia vita né quella di figli e
genitori se non per il bene comune di Druso e di
coloro che pronunciano questo giuramento. Se
diventerò cittadino romano grazie alla legge di
Druso, Roma sarà per me la mia patria e Druso il
più grande benefattore. E questo giuramento lo
trasmetterò a molti altri miei concittadini, quanti
più riuscirò a raggiungerne. E se giuro lealmente
possa io acquistare il bene; se giuro il falso, il
contrario”. (Diodoro Siculo 37, 11)
2
Discorso di Gaio Fannio
Frammenti degli oratori romani 32, 1, 3
“Pensate che, se darete ai Latini la cittadinanza, ci sarà ancora
posto per voi nelle assemblee, che potrete ancora partecipare ai
giochi e alle feste? Non capite che quelli là vi porteranno via
tutto?”
3
Ghianda missile realizzata dagli insorti e
rinvenuta ad Ascoli Piceno: reca la legenda
ITAL(IA).
HN Italy 427
4
Provvedimenti legislativi assunti da Roma
90 a.C.
Lex Iulia Municipalis
89 a.C.
Lex Plautia Papiria
89 a.C.
Lex Pompeia de Transpadanis
5
Appiano, Le guerre civili, 1, 49
“Tuttavia i Romani non iscrissero questi nuovi cittadini nelle trentacinque tribù allora esistenti nel loro
ordinamento statale, affinché, superiori com'erano per numero rispetto ai vecchi cittadini, non avessero il
sopravvento nelle votazioni, ma, divisili in dieci parti, crearono altrettante nuove tribù nelle quali essi votavano per
ultimi. E così assai spesso il loro voto era inutile, dal momento che le trentacinque tribù erano chiamate a votare
prima e superavano la metà dei votanti. Questo fatto o che sia passato allora inosservato o che gli Italici siano stati
contenti anche così, rilevato in seguito, divenne causa di altri contrasti”.
6
Dionigi di Alicarnasso, 2, 15
“In seguito, constatato che molte città d'Italia erano rette da tirannidi
malvagie e da oligarchie, cercava di accogliere e di attrarre a sé i
fuggitivi di queste città, che erano numerosi, purché fossero liberi
[...]. Consacrò la zona che si trova tra il Campidoglio e l'arce [...]
come asilo per i supplici e vi costruì un tempio [...]. Ai supplici che si
fossero riparati in questo luogo sacro Romolo garantì che nulla
avrebbero patito dai nemici per la pietà verso gli dei; se anzi avessero
voluto rimanere presso di lui, li avrebbe resi partecipi della
cittadinanza e di un quota di quelle terre che egli avesse conquistato
strappandole ai nemici”.
7
Tacito, Annali, 11, 24
ILS 212
“I miei antenati, al più antico dei quali, Clauso, di
origine sabina, furono attribuiti insieme la
cittadinanza romana e il patriziato, mi sollecitarono
ad adottare gli stessi criteri nel governare lo stato,
facendo giungere a Roma tutto ciò che di eccellente
vi è all’estero. Infatti non ignoro che i Giuli vennero
chiamati da Alba, i Cornuncanii da Camerio, i Porcii
da Tuscolo e, per non risalire ad età più antiche,
dall’Etruria , dalla Lucania e da tutta l’Italia furono
chiamati uomini al senato romano…. È il caso di
pentirsi , forse, che dalla Spagna siano venuti i Balbi
e dalla Gallia Narbonese uomini non meno famosi?
… Ormai essi [i Galli] si sono assimilati a noi nei
costumi, nelle arti, nei vincoli di sangue. Ci portano
anche il loro oro, invece di tenerlo per sé. O padri
coscritti, tutte le cose che si credono ora
antichissime, furono nuove un tempo”.
8
Papiro Giessen 40
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Dione, 78, 9, 4-5
“Vi erano i doni che erano chiesti sia ai cittadini più ricchi sia alle comunità, e le tasse,
sia quelle nuove che aveva imposto, sia quella del dieci per cento che aveva istituito al
posto della tassa del cinque per cento per la manomissione degli schiavi e su tutti i
lasciti testamentari, avendo costui abolito il diritto di successione e l'esenzione dalle
imposte che in questi casi era stata concessa ai parenti stretti del defunto. Questo fu il
motivo per cui rese cittadini romani tutti coloro che abitavano nel suo impero: a parole
rendeva loro un onore, ma il suo vero scopo era quello di aumentare così le rendite,
poiché coloro che non avevano la cittadinanza romana non erano soggetti al pagamento
della maggior parte di queste imposte”.
10
CIL VI 37045 e XVI 9
11
La concessione della civitas ai Siciliani
Cicerone , Filippiche, 5, 11
“E ancora: dobbiamo tollerare quei tanti ed enormi profitti che la casa di Marco Antonio s’è
pappati? Vendeva decreti falsi; dietro pagamento faceva incidere nel bronzo leggi relative a
donazioni di regni, a concessioni di cittadinanza e di immunità fiscale; diceva di trattare
simili affari secondo che era scritto nelle carte lasciate da Gaio Cesare, ma in realtà ne era
lui l’autore. Nelle stanze interne della sua casa era in pieno fervore il mercato di ogni cosa
pubblica; la moglie – donna più fausta a se stessa che ai propri mariti – metteva all’incanto
province e regni; si richiamavano taluni esuli sotto apparenze legali, ma in realtà contro la
legge”.
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