Casa famiglia protetta per madri detenute
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Casa famiglia protetta per madri detenute
La prima casa famiglia protetta per madri detenute Secondo i dati ufficiali del Ministero della Giustizia alla data del 15 luglio 2015 sono 33 le madri detenute in carcere con al seguito i propri figli, per un totale di 34 bambini, di cui 9 a Roma nel carcere di Rebibbia. Si tratta quasi sempre di donne che non hanno commesso reati particolarmente gravi, ma restano recluse semplicemente perché senza domicilio alternativo, condizione necessaria per l’ottenimento della detenzione domiciliare speciale istituita con la Legge 8 marzo 2001, n. 40. Con loro a scontare la pena anche i rispettivi bambini, spesso con gravi risvolti sulla relazione educativa e sul complessivo equilibrio psico-fisico, come dimostrano le tante testimonianze su come le prigioni, già disadatte a donne, lo siano ovviamente ancora di più per minori e bambini di pochi mesi. Tutto ciò accade nonostante siano ormai trascorsi ben quattro anni dall’approvazione della Legge 62 del 21 aprile 2011, che nel prevedere la detenzione per le madri con bambini solamente come extrema ratio, ha stabilito l’introduzione di specifiche strutture destinate alla loro accoglienza al di fuori del perimetro carcerario: le Case Famiglie Protette. La prima casa famiglia protetta per madri detenute Regolamentate con Decreto del Ministro della Giustizia dell’8 marzo 2013, la Case famiglia protette sono dei veri e propri appartamenti, senza sbarre, e presentano le seguenti caratteristiche: sono collocate in località dove sia possibile l'accesso ai servizi territoriali, socio-sanitari ed ospedalieri, e che possano fruire di una rete integrata a sostegno sia del minore sia dei genitori; hanno caratteristiche tali da consentire agli ospiti una vita quotidiana ispirata a modelli familiari, tenuto conto del prevalente interesse del minore ed ospitano non oltre sei nuclei di genitori con relativa prole; i profili degli operatori professionali impiegati e gli spazi interni sono tali da facilitare il conseguimento delle finalità di legge; sono previsti spazi da destinare al gioco per i bambini, possibilmente anche all'aperto, nonché spazi, di dimensioni sufficientemente ampie, per consentire gli incontri personali, quali: i colloqui con gli operatori, i rappresentanti del territorio e del privato sociale, nonché gli incontri e i contatti con i figli e i familiari al fine di favorire il ripristino dei legami affettivi. La prima casa famiglia protetta per madri detenute Nonostante l’approvazione della legge 62/2011 e la regolamentazione delle Case famiglia protette, i bambini continuano a crescere in carcere, come evidenziano anche numerose associazioni, in quanto le Case Famiglia Protette devono essere istituite dagli enti locali e da loro finanziariamente sostenute. L’articolo 4 della legge 62 stabilisce infatti che il Ministero della Giustizia “può stipulare convenzioni con enti locali per l’individuazione delle case famiglia, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Qualsiasi costo riguardante le Case protette deve ricadere, dunque, per legge su Regioni e Comuni e non sullo Stato. Proprio per fare fronte a tale situazione, la Fondazione Poste Insieme Onlus, intende iniziare la propria attività di inclusione sociale concorrendo, con risorse proprie all’apertura e al funzionamento della prima Casa Famiglia Protetta in Italia, che verrà istituita a Roma presso un edificio sottratto alla criminalità organizzata ed assegnato dal Tribunale al Comune di Roma, il quale con deliberazione n. 145 dell’8 maggio u.s. lo ha appunto destinato a tale scopo. Grazie a tale intervento, consistente nella copertura dei costi di avvio e gestione, potrà essere dare compiuta attuazione alla Convenzione dei Diritti dell’Infanzia delle Nazioni Unite, sostenendo anche il percorso di reinserimento e inclusione sociale delle donne detenute. Valore dell’investimento per l’anno 2015: 150.000,00 euro