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APPUNTI DI BALISTICA VENATORIA
Potere lesivo dei pallini
Il potere lesivo dei pallini da caccia è funzione di vari elementi:
•
energia cinetica che gli stessi conservano al momento dell'impatto con il selvatico;
•
distanza di tiro;
•
caratteristiche del selvatico;
•
numero delle lesioni;
•
gravità delle lesioni.
L'energia necessaria per abbattere un selvatico aumenta con le dimensioni dello stesso, ma può
aumentare anche in funzione della densità del pelo o del piumaggio. Ovviamente l'energia che
si scarica sul selvatico deriva dalla somma delle energie dei singoli pallini; in altre parole la
stessa energia può essere ceduta al selvatico da un numero limitato di pallini grandi e lenti o da
un numero elevato di pallini piccoli e veloci.
I pallini grandi tenderanno a determinare fenomeni contusivi o ferite superficiali mentre i pallini
piccoli genereranno ferite penetranti.
Alcuni autori definiscono un indice di riferimento affermando che il peso del pallino debba
essere 1:5.000 con quello del selvatico. Questa "regola" non è però affidabile perché ci
porterebbe a sparare ai piccoli uccelli pallini piccolissimi e alle grosse prede pallettoni.
Il potere lesivo dei pallini è uno dei fattori limitanti della portata utile dei fucili da caccia ad
anima liscia. Però a volte un solo pallino che colpisce un organo vitale può essere letale. E'
evidente che, diversamente dal tiro con arma rigata, nel caso di arma liscia non si può pensare
di colpire un punto preciso del selvatico. perciò si propende per una nuvola di pallini, cercando
di assestare al selvatico il maggior numero di ferite. Un altro dato che viene propinato e ai più
appare realistico è che per determinare l'arresto immediato del selvatico esso debba essere
colpito da 5 pallini.
La probabilità di abbattere il selvatico aumenta perciò se esso viene colpito dal centro della
rosata che è l'area a più alta densità di pallini.
Temperamento del fucile
Molto spesso sentiamo parlare di temperamento del fucile ma non sappiamo bene che cosa
significa. Chiariamo il concetto.
A volte sentiamo dire o diciamo noi stessi "il mio fucile spara bene la tal cartuccia e male altre
cartucce" ma ovviamente non ci rendiamo conto del motivo tecnico di tale presunto
comportamento.
C'è sicuramente da dire che molte di queste affermazioni sono frutto della fantasia del
cacciatore, ma altre hanno un fondamento tecnico e una conseguente spiegazione.
Il risultato della schioppettata sparata nei confronti di un selvatico dipende da numerosi fattori;
•
dalla nostra mira (troppo spesso ce lo dimentichiamo);
•
dalle caratteristiche dell'arma;
•
dalle caratteristiche della cartuccia;
•
dalle condizioni atmosferiche.
Il rendimento balistico dipende prioritariamente dalla combinazione fucile-cartuccia cioè da due
elementi che necessariamente devono lavorare bene assieme.
Innanzi tutto il fucile. Due fucili che hanno significative differenze nella strozzatura della canna
e magari nella qualità dell'acciaio che la costituisce possono avere rendimenti diversi con la
stessa cartuccia essere l'uno la croce e l'altro la delizia dei loro proprietari. Inoltre due canne
possono avere lunghezza diversa, raccordi con pendenza diversa. Questo può già bastare a
spiegare rendimenti balistici diversi.
Difficilmente questi fattori sono tutti negativi in un fucile e tutti positivi in altro ma nel caso che
tale
evento
si
verifichi
nei
confronti
di
una
determinata
cartuccia
il
fucile
dimostra
temperamento esasperando le pressioni e il rinculo.
Queste semplici considerazioni possono forse aiutare qualcuno a consolarsi per qualche tiro
perlomeno strano altrimenti detto "padella".
Il Rinculo del fucile
Il rinculo del fucile da caccia è comunemente conosciuto dai cacciatori come quel colpo secco
che si avverte sulla spalla di appoggio quando si esplode il colpo. I cacciatori sono sicuramente
poco interessati dall'aspetto puramente meccanico dell'evento quanto da una serie di
valutazioni eminentemente pratiche.
Il rinculo è l'applicazione della terza legge della meccanica enunciata da Newton secondo cui ad
ogni azione ne corrisponde una eguale e contraria. I gas prodotti dalla combustione all'interno
della canna si espandono spingendo contemporaneamente la base della carica che il fondello
della cartuccia che poggiando sull'otturatore scarica sul tiratore l'energia ricevuta.
Nel rinculo così come lo intendiamo noi cacciatori possiamo distinguere alcune fasi:
1. La prima fase inizia al momento della detonazione corrispondente all'inizio dello
spostamento della carica e termina quando la stessa esce dalla canna; in questa fase
produce forze ad elevata energia;
2. la seconda fase inizia quando la carica è uscita dalla canna e termina quando i gas
presenti nella stessa sono completamente evacuati. Anche in questa fase l'arma riceve
una ulteriore spinta energicamente inferiore alla precedente;
3. la terza fase inizia al omento in cui i gas sono completamente usciti dalla canna e si
ristabilisce in essa la pressione atmosferica. I gas che in uscita avevano creato una
depressione che viene rioccupata dall'aria atmosferica.
Per gli effetti pratici del rinculo e della sua energia questa terza fase pur presente risulta non
significativa.
Sono molti gli studiosi che si sono applicati allo studio e al calcolo del rinculo stabilendo una
serie di complessi parametri che non ricorderemo in questa sede. Per semplicità diremo che il
rinculo è variabile in funzione del peso della carica di piombo, della velocità iniziale e della
velocità di combustione della polvere da sparo. Cartucce con lo stesso peso di carica ma con
polveri da sparo a diverso tempo di combustione possono dare rinculi completamente diversi.
Se dovessimo dare un riferimento sul metodo più ovvio per calcolare la giusta cartuccia per il
nostro fucile potremmo dire che il peso della carica deve essere un centesimo del peso del fucile
(1:100). La moderna balistica ci permette spesso di scendere a (1:90 fucili magnum).
Borraggio di plastica
Il borraggio di plastica presenta alcune funzioni:
•
blocca il passaggio dei gas prodotti dalla propulsione della polvere da sparo evitando che
sorpassino la carica dei pallini;
•
trasmette alla carica dei pallini la forza di propulsione;
•
ripulisce la canna del fucile dai residui dello sparo precedente;
•
attenua e modula la brusca accelerazione data dalla deflagrazione della polvere che
genera una forza peso pensate di circa 16 quintali capace di deformare in maniera
significativa i pallini costituiti da materiale relativamente duro (piombo);
Per far ciò la borra deve essere relativamente leggera altrimenti il soffio di bocca la
proietterebbe contro la massa dei pallini che investiti tenderebbero a perdere l'efficienza di
rosata.
Ciò nonostante la borra non riesce a limitare la dispersione dei pallini, limite questo che le fa
spesso preferire il borraggio di plastica. Ma se si ragiona nell'ottica di cartucce adatte a tiri non
troppo lunghi la borra di feltro conserva ancora tutta la sua efficacia e si fa preferire.
Borraggio di feltro
Il borraggio di feltro presenta esplicita alcune funzioni:
•
blocca il passaggio dei gas prodotti dalla propulsione della polvere da sparo evitando che
sorpassino la carica dei pallini;
•
trasmette alla carica dei pallini la forza di propulzione;
•
ripulisce la canna del fucile dai residui dello sparo precedente;
•
attenua e modula la brusca accelerazione data dalla deflagrazione della polvere che
genera una forza peso pensate di circa 16 quintali capace di deformare in maniera
significativa i pallini costituiti da materiale relativamente duro (piombo);
Per far ciò la borra deve essere relativamente leggera altrimenti il soffio di bocca la
proietterebbe contro la massa dei pallini che investiti tenderebbero a perdere l'efficienza di
rosata.
Ciò nonostante la borra non riesce a limitare la dispersione dei pallini, limite questo che le fa
spesso preferire il borraggio di plastica. Ma se si ragiona nell'ottica di cartucce adatte a tiri non
troppo lunghi la borra di feltro conserva ancora tutta la sua efficacia e si fa preferire.
Il Bossolo di plastica
Il bossolo di materiale plastico, viene attualmente prodotto per la maggior parte delle cartucce
da caccia. La sua introduzione fu inizialmente dovuta a ragioni economiche: era meno oneroso
dei bossoli di cartone.
I bossoli di plastica nascono nel 1965 in Francia prodotti dalla nota azienda Gévelot.
Attualmente i bossoli sono prodotti con speciali materiali polietilenici ad elevata resistenza ed
elasticità particolarmente reattivi a sollecitazioni di trazione, torsione e stiramento. Anche se la
pratica è un pò in disuso i bossoli di plastica si prestano molto bene a successive ricariche.
Hanno inoltre un'altra grande dote: resistere per anni nella cartucciera alle variazioni di umidità
e di temperatura, o agli urti ed agli attriti.
E' indubbio che i bossoli in plastica hanno la peculiarità di mantenere per molti anni le
caratteristiche balistiche della cartuccia. Occorre però valutare un elemento: le cartucce
lungamente esposte a fonti di calore (es. irradiazione solare) ingenerano un aumento delle
pressioni con perdita dell'umidità naturale della polvere da sparo. Il tutto può comportare una
cartuccia più vivace del normale.
Un altro fenomeno negativo molto spesso dimenticato è il seguente: il passaggio brusco da
ambiente caldo ad ambiente freddo genera la formazione della condensa che non essendo
assorbita dalla struttura plastica (il cartone riesce a farlo) modifica le caratteristiche
prestazionali della polvere da sparo.
I bossoli in plastica si adattano meglio a borraggi in plastica (hanno coefficienti di dilatazione
analoghi).
Il bossolo di cartone
Il bossolo di cartone, sempre meno usato nell'era della caccia moderna, è un tubo ricavato da
uno speciale cartone ad alta resistenza, che viene nel processo industriale avvolto ed incollato
con appositi collanti. Il procedimento garantisce alcuni elementi fondamentali del bossolo:
elasticità, impermeabilità, resistenza meccanica e termoresistenza.
L'impermeabilizzazione riesce a preservare il bossolo dal processo degradativo dell'umidità
dell'aria aumentando la durata della cartuccia. Raramente comunque riesce a preservare la
cartuccia da una caduta accidentale in una pozzanghera. Per inciso è bene buttare quella
cartuccia.
I migliori bossoli presentano un cartone molto resistente alle elevate pressioni e al calore che la
detonazione della polvere genera.
L'elasticità è un fattore fondamentale: se il cartone è estremamente rigido la resistenza offerta
dall'orlatura può risultare eccessiva ingenerando pressioni troppo elevate.
I bossoli ben realizzati riescono a garantire a lungo l'efficacia delle condizioni standard della
cartuccia e sono preferibili in combinazione con il borraggio tradizionale. Presentano per di più
minime variazioni di elasticità alle basse temperature, limite presente in alcuni bossoli in
plastica.
I bossoli di cartone presentano comunque alcuni limiti:
•
tendenza a deteriorarsi ad attriti ripetuti;
•
tendenza a gonfiarsi con l'umidità (elemento che rende problematici i cinematismi di
ricaricamento dei moderni semiautomatici da caccia);
L'avvento dei bossoli di plastica ha limitato l'utilizzo dei bossoli di cartone se non in casi di
cartucce particolari che non prevedano lunghe distanze di tiro.
Temperatura ed umidità atmosferica – 1° parte
I fattori che vanno ad influire sul rendimento delle polveri da sparo ad uso venatorio sono molti.
Un primo aspetto da considerare sono sicuramente le condizioni atmosferiche ai quelli
generalmente i cacciatori rivolgono le maggiori attenzioni. La maggior parte degli stessi
esprimono valutazioni rispetto alle condizioni atmosferiche abbastanza limitanti e legate alla
combustione della polvere. Per correttezza di informazione chiariamo il concetto definendo che
le condizioni meteo influiscono su:
•
fenomeno esplosivo della polvere (balistica interna)
•
traiettoria dei pallini (balistica esterna)
In questa parte ci occupiamo di balistica interna perciò individuiamo due elementi che incidono
direttamente sul fenomeno esplosivo: la temperatura e l'umidità.
La
temperatura
influisce
sulle
caratteristiche
della
polvere
modificando
l'efficacia
di
combustione. In altre parole se la polvere ha un temperatura entrinseca più elevata brucia più
velocemente se la sua temperatura è più bassa brucia meno velocemente; questo ovviamente a
parità di contenuto di umidità.
Gli eccessi di umidità contenuto nella polvere da sparo rallenta la velocità di combustione e
causa dell'evaporazione abbatte la temperatura della stessa. L'umidità dell'aria non influisce nei
fenomeni della balistica interna a meno che per esposizione della polvere o della cartuccia da
queste sia stata assorbita.
La temperatura può risultare correlata con l'umidità; è infatti noto come corpi freddi tendono a
condensare
su
di
essi
l'umidità
mentre
corpi
caldi
la
eliminano
con
il
fenomeno
dell'evaporazione. Il fenomeno è simile a quello che noi osserviamo con i vetri freddi e caldi.
Il fenomeno di variabilità delle condizioni esplosive al variare di temperatura ed umidità perciò
esiste; vediamo adesso di quantificarlo. Questo perché parlando con tanti cacciatori se ne
sentono di tutti i colori. Cartucce eccellenti che in un batter baleno perdono la loro efficacia;
cartucce che fulminano in condizioni di aria ferma con il venti divengono inutilizzabili e via
dicendo. Cerchiamo perciò di eliminare la fantasia così presente nelle fervide menti dei
cacciatori e ragioniamo sulle reali risultanze balistiche.
Prima di tutto consideriamo che in una normale giornata venatoria (che ragionevolmente va
dall'alba al tramonto) le condizioni di temperatura non sono mai troppo diverse e repentine, o
perlomeno non lo sono nella misura in cui la cartuccia può diventare in una mezz'ora
completamente inefficace. Le variazioni % dell'umidità invece possono variare anche in modo
significativo. Tutti questi elementi portano comunque a definire che i valo ri di Velocità (V) e
pressione (P) variano di pochissimo in tutte le buone polveri e non di parametri tali da rendere
più o meno apprezzabile la differenza prestazionale. E' però possibile ammettere che durante la
giornata di caccia, passando dall'alba al mezzodì e poi al tramonto, alcune variazioni esistono
ma la loro percezione più che prestazionale è sensoriale (leggera variazione dell'entità del
rinculo e/o diversità nel rumore del colpo di fucile).
Temperatura ed umidità atmosferica – 2° parte
Per ciò che concerne le variazioni giornaliere della temperatura l'effetto sull'efficacia della
polvere da sparo è assolutamente trascurabile. La stessa valutazione è vera anche per le
variazioni di umidità che si verificano durante giornata: ricordiamo che la polvere da sparo sta
all'interno del bossolo che può essere di cartone o di plastica ma comunque in ambiente
protetto e non bastano poche ore per far variare il contenuto di umidità della polvere.
Le conclusioni sono quindi che le sensibili variazioni di rendimento delle cartucce esulano dalla
temperatura ed umidità dell'aria ma possono variare invece per altri elementi:
•
fattori legati alla balistica esterna (di cui diremo nelle prossime puntate);
•
condizioni fisiche e mentali del cacciatore (esempio dopo una corsa per stare dietro al
cane in guidata o per raggiungere velocemente la posta).
Si possono però verificare durante l'arco della giornata delle situazioni che abitualmente
sfuggono alla nostra attenzione ma che possono risultare determinanti per i fenomeni di
variazione dell'efficienza della polvere. Alcuni esempi possono essere i seguenti:
•
cartucce lasciate al ghiaccio dentro la cacciatora nel capanno;
•
cartucce esposte per ore alla luce cocente del sole (cosa che si verifica anche nella
cartucciera);
•
cartucce lasciate per ore nell'auto parcheggiata al sole cocente;
•
cartucce lasciate vicino ad alcune fonti di calore quali termosifoni, stufe, canne fumarie;
•
cartucce inserite nella camera di scoppio surriscaldata da una elevata sequenza di colpi;
•
cartucce inumidite dalla esposizione alla nebbia o colpite dalla pioggia
In queste condizioni "estreme", ma che molto spesso si verificano, anche se noi le
sottovalutiamo, le cartucce possono variare le loro prestazioni.
Dalle precedenti valutazioni si evince che un cacciatore che la mattina esce di casa con la sua
normale e affezionata dotazione di cartucce non subisce spiacevoli situazioni a meno che non
abbia l'accortezza di proteggere le stesse dalla pioggia o dalla forte radiazione solare.
Se però prendia mo in considerazione un arco temporale più ampio, quindi la giornata venatoria,
ma l'intera stagione, fattori come l'umidità e la temperatura possono avere un effetto valutabile
in termini di efficienza delle cartucce e quindi della polvere da sparo. In Italia dall'epoca
dell'apertura (prima settimana di settembre) al pieno inverno (fine gennaio) ci possono essere
escursioni di 35-38 gradi di temperatura. Se tecnicamente andiamo a valutare le prestazioni
delle polveri a -5°C o + 32°C sono assolutamente diverse. Non tutte le polveri reagiscono
analogamente a tali differenze di temperature ma è assodato che particolarmente quelle a
doppia base classiche (D.N., D.N. punto nero, NIKE, SIPE, S.4., ecc.) ovvero le balistiti
subiscono effetti evidenti di variazione delle prestazioni.
Per contro è utile sapere che le polveri alla nitrocellulosa pura gelatinizzata (Anigrina lamellare,
C7 Perfecta, 205, F2, GP, JK6, M.B., M.B. 209, Rottweil, SIDNA, Universal) sono meno sensibili
alle variazioni termiche.
Le polveri a doppia base perfezionate (Ball Powders) hanno caratteristiche simili alle balistiti.
Le polveri granulari non gelatinizzate hanno anch'esse elevata variabilità nei confronti delle
variazioni di temperatura (Acapnia, Randite).
Quali sono i metodi migliori per evitare che le variazioni di temperatura intervengano sulle
prestazioni delle polveri; si può intervenire in due modi: o sulla potenza degli inneschi o sulla
dose delle polvere nella cartuccia. In altre parole a parità della quantità di polvere in estate
l'innesco dovrebbe essere meno potente e in inverno più potente.
Ne caso in cui si volesse intervenire sulla quantità di polvere, verificato che l'innesco sia di
potenza adeguata, si può aumentare leggermente per l'inverno la dose della polvere.
La protezione delle cartucce nell'attività venatoria ha comunque la sua importanza; perciò è
opportuno che la cartucciera stia sotto il giaccone invernale o il giacchetto estivo.
Per ciò che concerne l'umidità la possiamo prendere in considerazione solo se analizziamo il
fenomeno di una lunga esposizione delle polveri.
Le polveri granulari non gelatinizzate sono quelle che per la loro igroscopicità tendono a subire
le maggiori influenze (Acapnia, Randite). Per contro le polveri alla nitrocellulosa gelatinizzata
(Anigrina lamellare, C7 Perfecta, 205, F2, GP, JK6, M.B., M.B. 209, Rottweil, SIDNA, Universal)
subiscono effetti molto limitati. Le più resistenti in assoluto alle variazioni di umidità sono
comunque quelle a doppia base (D.N., D.N. punto nero, NIKE, SIPE, S.4., ecc.).
Le variazioni innegabili che nell'arco di una stagione si verificano in temperatura e umidità
possono provocare un pur minimo abbattimento dell'efficacia delle polveri da sparo; in tal senso
l'utilizzo di bossoli di plastica può ridurre al minimo al fenomeno. In particolare mentre per le
temperature possono bastare poche ore di esposizione per alterare le potenzialità delle polveri
per l'umidità il processo temporale è molto più lungo a meno che le cartucce non vengano
immerse in acqua.
Dopo tutte le belle valutazioni che abbiamo fatto affermiamo comunque che le cartucce che i
cacciatori amano chiamare "originali" sono efficaci sia d'estate che d'inverno. Generalmente
esse hanno un caricamento di tipo "invernale", che garantisce loro adeguata energia e che le fa
risultare in estate un tantino spinte.