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www.ladoppietta.com APPUNTI DI BALISTICA VENATORIA Potere lesivo dei pallini Il potere lesivo dei pallini da caccia è funzione di vari elementi: • energia cinetica che gli stessi conservano al momento dell'impatto con il selvatico; • distanza di tiro; • caratteristiche del selvatico; • numero delle lesioni; • gravità delle lesioni. L'energia necessaria per abbattere un selvatico aumenta con le dimensioni dello stesso, ma può aumentare anche in funzione della densità del pelo o del piumaggio. Ovviamente l'energia che si scarica sul selvatico deriva dalla somma delle energie dei singoli pallini; in altre parole la stessa energia può essere ceduta al selvatico da un numero limitato di pallini grandi e lenti o da un numero elevato di pallini piccoli e veloci. I pallini grandi tenderanno a determinare fenomeni contusivi o ferite superficiali mentre i pallini piccoli genereranno ferite penetranti. Alcuni autori definiscono un indice di riferimento affermando che il peso del pallino debba essere 1:5.000 con quello del selvatico. Questa "regola" non è però affidabile perché ci porterebbe a sparare ai piccoli uccelli pallini piccolissimi e alle grosse prede pallettoni. Il potere lesivo dei pallini è uno dei fattori limitanti della portata utile dei fucili da caccia ad anima liscia. Però a volte un solo pallino che colpisce un organo vitale può essere letale. E' evidente che, diversamente dal tiro con arma rigata, nel caso di arma liscia non si può pensare di colpire un punto preciso del selvatico. perciò si propende per una nuvola di pallini, cercando di assestare al selvatico il maggior numero di ferite. Un altro dato che viene propinato e ai più appare realistico è che per determinare l'arresto immediato del selvatico esso debba essere colpito da 5 pallini. La probabilità di abbattere il selvatico aumenta perciò se esso viene colpito dal centro della rosata che è l'area a più alta densità di pallini. Temperamento del fucile Molto spesso sentiamo parlare di temperamento del fucile ma non sappiamo bene che cosa significa. Chiariamo il concetto. A volte sentiamo dire o diciamo noi stessi "il mio fucile spara bene la tal cartuccia e male altre cartucce" ma ovviamente non ci rendiamo conto del motivo tecnico di tale presunto comportamento. C'è sicuramente da dire che molte di queste affermazioni sono frutto della fantasia del cacciatore, ma altre hanno un fondamento tecnico e una conseguente spiegazione. Il risultato della schioppettata sparata nei confronti di un selvatico dipende da numerosi fattori; • dalla nostra mira (troppo spesso ce lo dimentichiamo); • dalle caratteristiche dell'arma; • dalle caratteristiche della cartuccia; • dalle condizioni atmosferiche. Il rendimento balistico dipende prioritariamente dalla combinazione fucile-cartuccia cioè da due elementi che necessariamente devono lavorare bene assieme. Innanzi tutto il fucile. Due fucili che hanno significative differenze nella strozzatura della canna e magari nella qualità dell'acciaio che la costituisce possono avere rendimenti diversi con la stessa cartuccia essere l'uno la croce e l'altro la delizia dei loro proprietari. Inoltre due canne possono avere lunghezza diversa, raccordi con pendenza diversa. Questo può già bastare a spiegare rendimenti balistici diversi. Difficilmente questi fattori sono tutti negativi in un fucile e tutti positivi in altro ma nel caso che tale evento si verifichi nei confronti di una determinata cartuccia il fucile dimostra temperamento esasperando le pressioni e il rinculo. Queste semplici considerazioni possono forse aiutare qualcuno a consolarsi per qualche tiro perlomeno strano altrimenti detto "padella". Il Rinculo del fucile Il rinculo del fucile da caccia è comunemente conosciuto dai cacciatori come quel colpo secco che si avverte sulla spalla di appoggio quando si esplode il colpo. I cacciatori sono sicuramente poco interessati dall'aspetto puramente meccanico dell'evento quanto da una serie di valutazioni eminentemente pratiche. Il rinculo è l'applicazione della terza legge della meccanica enunciata da Newton secondo cui ad ogni azione ne corrisponde una eguale e contraria. I gas prodotti dalla combustione all'interno della canna si espandono spingendo contemporaneamente la base della carica che il fondello della cartuccia che poggiando sull'otturatore scarica sul tiratore l'energia ricevuta. Nel rinculo così come lo intendiamo noi cacciatori possiamo distinguere alcune fasi: 1. La prima fase inizia al momento della detonazione corrispondente all'inizio dello spostamento della carica e termina quando la stessa esce dalla canna; in questa fase produce forze ad elevata energia; 2. la seconda fase inizia quando la carica è uscita dalla canna e termina quando i gas presenti nella stessa sono completamente evacuati. Anche in questa fase l'arma riceve una ulteriore spinta energicamente inferiore alla precedente; 3. la terza fase inizia al omento in cui i gas sono completamente usciti dalla canna e si ristabilisce in essa la pressione atmosferica. I gas che in uscita avevano creato una depressione che viene rioccupata dall'aria atmosferica. Per gli effetti pratici del rinculo e della sua energia questa terza fase pur presente risulta non significativa. Sono molti gli studiosi che si sono applicati allo studio e al calcolo del rinculo stabilendo una serie di complessi parametri che non ricorderemo in questa sede. Per semplicità diremo che il rinculo è variabile in funzione del peso della carica di piombo, della velocità iniziale e della velocità di combustione della polvere da sparo. Cartucce con lo stesso peso di carica ma con polveri da sparo a diverso tempo di combustione possono dare rinculi completamente diversi. Se dovessimo dare un riferimento sul metodo più ovvio per calcolare la giusta cartuccia per il nostro fucile potremmo dire che il peso della carica deve essere un centesimo del peso del fucile (1:100). La moderna balistica ci permette spesso di scendere a (1:90 fucili magnum). Borraggio di plastica Il borraggio di plastica presenta alcune funzioni: • blocca il passaggio dei gas prodotti dalla propulsione della polvere da sparo evitando che sorpassino la carica dei pallini; • trasmette alla carica dei pallini la forza di propulsione; • ripulisce la canna del fucile dai residui dello sparo precedente; • attenua e modula la brusca accelerazione data dalla deflagrazione della polvere che genera una forza peso pensate di circa 16 quintali capace di deformare in maniera significativa i pallini costituiti da materiale relativamente duro (piombo); Per far ciò la borra deve essere relativamente leggera altrimenti il soffio di bocca la proietterebbe contro la massa dei pallini che investiti tenderebbero a perdere l'efficienza di rosata. Ciò nonostante la borra non riesce a limitare la dispersione dei pallini, limite questo che le fa spesso preferire il borraggio di plastica. Ma se si ragiona nell'ottica di cartucce adatte a tiri non troppo lunghi la borra di feltro conserva ancora tutta la sua efficacia e si fa preferire. Borraggio di feltro Il borraggio di feltro presenta esplicita alcune funzioni: • blocca il passaggio dei gas prodotti dalla propulsione della polvere da sparo evitando che sorpassino la carica dei pallini; • trasmette alla carica dei pallini la forza di propulzione; • ripulisce la canna del fucile dai residui dello sparo precedente; • attenua e modula la brusca accelerazione data dalla deflagrazione della polvere che genera una forza peso pensate di circa 16 quintali capace di deformare in maniera significativa i pallini costituiti da materiale relativamente duro (piombo); Per far ciò la borra deve essere relativamente leggera altrimenti il soffio di bocca la proietterebbe contro la massa dei pallini che investiti tenderebbero a perdere l'efficienza di rosata. Ciò nonostante la borra non riesce a limitare la dispersione dei pallini, limite questo che le fa spesso preferire il borraggio di plastica. Ma se si ragiona nell'ottica di cartucce adatte a tiri non troppo lunghi la borra di feltro conserva ancora tutta la sua efficacia e si fa preferire. Il Bossolo di plastica Il bossolo di materiale plastico, viene attualmente prodotto per la maggior parte delle cartucce da caccia. La sua introduzione fu inizialmente dovuta a ragioni economiche: era meno oneroso dei bossoli di cartone. I bossoli di plastica nascono nel 1965 in Francia prodotti dalla nota azienda Gévelot. Attualmente i bossoli sono prodotti con speciali materiali polietilenici ad elevata resistenza ed elasticità particolarmente reattivi a sollecitazioni di trazione, torsione e stiramento. Anche se la pratica è un pò in disuso i bossoli di plastica si prestano molto bene a successive ricariche. Hanno inoltre un'altra grande dote: resistere per anni nella cartucciera alle variazioni di umidità e di temperatura, o agli urti ed agli attriti. E' indubbio che i bossoli in plastica hanno la peculiarità di mantenere per molti anni le caratteristiche balistiche della cartuccia. Occorre però valutare un elemento: le cartucce lungamente esposte a fonti di calore (es. irradiazione solare) ingenerano un aumento delle pressioni con perdita dell'umidità naturale della polvere da sparo. Il tutto può comportare una cartuccia più vivace del normale. Un altro fenomeno negativo molto spesso dimenticato è il seguente: il passaggio brusco da ambiente caldo ad ambiente freddo genera la formazione della condensa che non essendo assorbita dalla struttura plastica (il cartone riesce a farlo) modifica le caratteristiche prestazionali della polvere da sparo. I bossoli in plastica si adattano meglio a borraggi in plastica (hanno coefficienti di dilatazione analoghi). Il bossolo di cartone Il bossolo di cartone, sempre meno usato nell'era della caccia moderna, è un tubo ricavato da uno speciale cartone ad alta resistenza, che viene nel processo industriale avvolto ed incollato con appositi collanti. Il procedimento garantisce alcuni elementi fondamentali del bossolo: elasticità, impermeabilità, resistenza meccanica e termoresistenza. L'impermeabilizzazione riesce a preservare il bossolo dal processo degradativo dell'umidità dell'aria aumentando la durata della cartuccia. Raramente comunque riesce a preservare la cartuccia da una caduta accidentale in una pozzanghera. Per inciso è bene buttare quella cartuccia. I migliori bossoli presentano un cartone molto resistente alle elevate pressioni e al calore che la detonazione della polvere genera. L'elasticità è un fattore fondamentale: se il cartone è estremamente rigido la resistenza offerta dall'orlatura può risultare eccessiva ingenerando pressioni troppo elevate. I bossoli ben realizzati riescono a garantire a lungo l'efficacia delle condizioni standard della cartuccia e sono preferibili in combinazione con il borraggio tradizionale. Presentano per di più minime variazioni di elasticità alle basse temperature, limite presente in alcuni bossoli in plastica. I bossoli di cartone presentano comunque alcuni limiti: • tendenza a deteriorarsi ad attriti ripetuti; • tendenza a gonfiarsi con l'umidità (elemento che rende problematici i cinematismi di ricaricamento dei moderni semiautomatici da caccia); L'avvento dei bossoli di plastica ha limitato l'utilizzo dei bossoli di cartone se non in casi di cartucce particolari che non prevedano lunghe distanze di tiro. Temperatura ed umidità atmosferica – 1° parte I fattori che vanno ad influire sul rendimento delle polveri da sparo ad uso venatorio sono molti. Un primo aspetto da considerare sono sicuramente le condizioni atmosferiche ai quelli generalmente i cacciatori rivolgono le maggiori attenzioni. La maggior parte degli stessi esprimono valutazioni rispetto alle condizioni atmosferiche abbastanza limitanti e legate alla combustione della polvere. Per correttezza di informazione chiariamo il concetto definendo che le condizioni meteo influiscono su: • fenomeno esplosivo della polvere (balistica interna) • traiettoria dei pallini (balistica esterna) In questa parte ci occupiamo di balistica interna perciò individuiamo due elementi che incidono direttamente sul fenomeno esplosivo: la temperatura e l'umidità. La temperatura influisce sulle caratteristiche della polvere modificando l'efficacia di combustione. In altre parole se la polvere ha un temperatura entrinseca più elevata brucia più velocemente se la sua temperatura è più bassa brucia meno velocemente; questo ovviamente a parità di contenuto di umidità. Gli eccessi di umidità contenuto nella polvere da sparo rallenta la velocità di combustione e causa dell'evaporazione abbatte la temperatura della stessa. L'umidità dell'aria non influisce nei fenomeni della balistica interna a meno che per esposizione della polvere o della cartuccia da queste sia stata assorbita. La temperatura può risultare correlata con l'umidità; è infatti noto come corpi freddi tendono a condensare su di essi l'umidità mentre corpi caldi la eliminano con il fenomeno dell'evaporazione. Il fenomeno è simile a quello che noi osserviamo con i vetri freddi e caldi. Il fenomeno di variabilità delle condizioni esplosive al variare di temperatura ed umidità perciò esiste; vediamo adesso di quantificarlo. Questo perché parlando con tanti cacciatori se ne sentono di tutti i colori. Cartucce eccellenti che in un batter baleno perdono la loro efficacia; cartucce che fulminano in condizioni di aria ferma con il venti divengono inutilizzabili e via dicendo. Cerchiamo perciò di eliminare la fantasia così presente nelle fervide menti dei cacciatori e ragioniamo sulle reali risultanze balistiche. Prima di tutto consideriamo che in una normale giornata venatoria (che ragionevolmente va dall'alba al tramonto) le condizioni di temperatura non sono mai troppo diverse e repentine, o perlomeno non lo sono nella misura in cui la cartuccia può diventare in una mezz'ora completamente inefficace. Le variazioni % dell'umidità invece possono variare anche in modo significativo. Tutti questi elementi portano comunque a definire che i valo ri di Velocità (V) e pressione (P) variano di pochissimo in tutte le buone polveri e non di parametri tali da rendere più o meno apprezzabile la differenza prestazionale. E' però possibile ammettere che durante la giornata di caccia, passando dall'alba al mezzodì e poi al tramonto, alcune variazioni esistono ma la loro percezione più che prestazionale è sensoriale (leggera variazione dell'entità del rinculo e/o diversità nel rumore del colpo di fucile). Temperatura ed umidità atmosferica – 2° parte Per ciò che concerne le variazioni giornaliere della temperatura l'effetto sull'efficacia della polvere da sparo è assolutamente trascurabile. La stessa valutazione è vera anche per le variazioni di umidità che si verificano durante giornata: ricordiamo che la polvere da sparo sta all'interno del bossolo che può essere di cartone o di plastica ma comunque in ambiente protetto e non bastano poche ore per far variare il contenuto di umidità della polvere. Le conclusioni sono quindi che le sensibili variazioni di rendimento delle cartucce esulano dalla temperatura ed umidità dell'aria ma possono variare invece per altri elementi: • fattori legati alla balistica esterna (di cui diremo nelle prossime puntate); • condizioni fisiche e mentali del cacciatore (esempio dopo una corsa per stare dietro al cane in guidata o per raggiungere velocemente la posta). Si possono però verificare durante l'arco della giornata delle situazioni che abitualmente sfuggono alla nostra attenzione ma che possono risultare determinanti per i fenomeni di variazione dell'efficienza della polvere. Alcuni esempi possono essere i seguenti: • cartucce lasciate al ghiaccio dentro la cacciatora nel capanno; • cartucce esposte per ore alla luce cocente del sole (cosa che si verifica anche nella cartucciera); • cartucce lasciate per ore nell'auto parcheggiata al sole cocente; • cartucce lasciate vicino ad alcune fonti di calore quali termosifoni, stufe, canne fumarie; • cartucce inserite nella camera di scoppio surriscaldata da una elevata sequenza di colpi; • cartucce inumidite dalla esposizione alla nebbia o colpite dalla pioggia In queste condizioni "estreme", ma che molto spesso si verificano, anche se noi le sottovalutiamo, le cartucce possono variare le loro prestazioni. Dalle precedenti valutazioni si evince che un cacciatore che la mattina esce di casa con la sua normale e affezionata dotazione di cartucce non subisce spiacevoli situazioni a meno che non abbia l'accortezza di proteggere le stesse dalla pioggia o dalla forte radiazione solare. Se però prendia mo in considerazione un arco temporale più ampio, quindi la giornata venatoria, ma l'intera stagione, fattori come l'umidità e la temperatura possono avere un effetto valutabile in termini di efficienza delle cartucce e quindi della polvere da sparo. In Italia dall'epoca dell'apertura (prima settimana di settembre) al pieno inverno (fine gennaio) ci possono essere escursioni di 35-38 gradi di temperatura. Se tecnicamente andiamo a valutare le prestazioni delle polveri a -5°C o + 32°C sono assolutamente diverse. Non tutte le polveri reagiscono analogamente a tali differenze di temperature ma è assodato che particolarmente quelle a doppia base classiche (D.N., D.N. punto nero, NIKE, SIPE, S.4., ecc.) ovvero le balistiti subiscono effetti evidenti di variazione delle prestazioni. Per contro è utile sapere che le polveri alla nitrocellulosa pura gelatinizzata (Anigrina lamellare, C7 Perfecta, 205, F2, GP, JK6, M.B., M.B. 209, Rottweil, SIDNA, Universal) sono meno sensibili alle variazioni termiche. Le polveri a doppia base perfezionate (Ball Powders) hanno caratteristiche simili alle balistiti. Le polveri granulari non gelatinizzate hanno anch'esse elevata variabilità nei confronti delle variazioni di temperatura (Acapnia, Randite). Quali sono i metodi migliori per evitare che le variazioni di temperatura intervengano sulle prestazioni delle polveri; si può intervenire in due modi: o sulla potenza degli inneschi o sulla dose delle polvere nella cartuccia. In altre parole a parità della quantità di polvere in estate l'innesco dovrebbe essere meno potente e in inverno più potente. Ne caso in cui si volesse intervenire sulla quantità di polvere, verificato che l'innesco sia di potenza adeguata, si può aumentare leggermente per l'inverno la dose della polvere. La protezione delle cartucce nell'attività venatoria ha comunque la sua importanza; perciò è opportuno che la cartucciera stia sotto il giaccone invernale o il giacchetto estivo. Per ciò che concerne l'umidità la possiamo prendere in considerazione solo se analizziamo il fenomeno di una lunga esposizione delle polveri. Le polveri granulari non gelatinizzate sono quelle che per la loro igroscopicità tendono a subire le maggiori influenze (Acapnia, Randite). Per contro le polveri alla nitrocellulosa gelatinizzata (Anigrina lamellare, C7 Perfecta, 205, F2, GP, JK6, M.B., M.B. 209, Rottweil, SIDNA, Universal) subiscono effetti molto limitati. Le più resistenti in assoluto alle variazioni di umidità sono comunque quelle a doppia base (D.N., D.N. punto nero, NIKE, SIPE, S.4., ecc.). Le variazioni innegabili che nell'arco di una stagione si verificano in temperatura e umidità possono provocare un pur minimo abbattimento dell'efficacia delle polveri da sparo; in tal senso l'utilizzo di bossoli di plastica può ridurre al minimo al fenomeno. In particolare mentre per le temperature possono bastare poche ore di esposizione per alterare le potenzialità delle polveri per l'umidità il processo temporale è molto più lungo a meno che le cartucce non vengano immerse in acqua. Dopo tutte le belle valutazioni che abbiamo fatto affermiamo comunque che le cartucce che i cacciatori amano chiamare "originali" sono efficaci sia d'estate che d'inverno. Generalmente esse hanno un caricamento di tipo "invernale", che garantisce loro adeguata energia e che le fa risultare in estate un tantino spinte.