IL “SALTO DEL VENTO”

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IL “SALTO DEL VENTO”
Meteo
IL “SALTO
DEL VENTO”
Q
uale descrizione usereste per
definire l’intensità del vento?
La risposta viene direttamente dalla
definizione fornita dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale
(OMM), ovvero: “La velocità orizzontale di una massa d’aria che transita in
un determinato punto”. Perché
“…orizzontale…”? Questa precisazione è dovuta al fatto che i movimenti
dell’aria non si verificano solo in riferimento al piano dell’orizzonte
dell’osservatore, ma anche lungo la
verticale; la quantità e l’intensità,
però, dei movimenti orizzontali supera di gran lunga quella dei moti
verso l’alto che, tuttavia, non sono
meno importanti dei primi, in
quanto essi rappresentano uno dei
modi più importanti per lo scambio
di calore nell’atmosfera ed una delle
cause della formazione delle nubi. Il
vento, quindi, come sappiamo, è una
delle grandezze più importanti in
Meteorologia. Intorno a questo elemento esiste un’ampia serie di parametri da esso derivati, essenziali per
le attività marittime, aeronautiche,
agricole, eccetera. Ai fini delle pratiche nautiche, vediamo qualche utile
definizione, premettendo che, come
si noterà, nell’osservazione dei comportamenti del vento e nella derivazione dei parametri ad esso associati
è necessario tener conto della sua intensità, ma anche della direzione.
Salto di vento (Wind Shift)
Cambiamento della direzione del vento di almeno 45 gradi o più, che si verifichi in meno di 15 minuti, con
un’intensità del vento istantaneo non
inferiore a 10 nodi per tutto il periodo
del cambiamento del vento stesso.
Linea di salto di vento (Wind Shift
Line)
Un asse lungo e stretto, lungo il quale
si attui un cambiamento della direzione del vento (generalmente un veering).
Wind Shear (non traducibile in italiano)
Il grado con cui varia l’intensità del
vento da un punto ad un altro in una
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settembre-ottobre 2010
data direzione (per esempio,
verticalmente). Lo shear può
essere shear d’intensità (ove
questa varii fra due punti prestabiliti, ma non in direzione);
shear di direzione (ove questa
varii fra due punti prestabiliti,
ma non in intensità), oppure
una combinazione delle due
possibilità.
Inoltre, esistono due criteri,
indipendenti fra loro, per
definire un vento variabile in
direzione, ovvero:
Fig. 1
1. La direzione di provenienza cambi e l’intensità del
vento sia di 6 nodi o meno;
2. La direzione di provenienza vari
di 60°o più, e l’intensità del vento
sia maggiore 6 nodi.
Nella navigazione a vela si possono
sfruttare con profitto i salti del vento: risulta utile saperli prevedere,
oppure, una volta che questi si stiano verificando, si può trarre vantaggio da essi. Consideriamo due
imbarcazioni C e D che procedano
verso la boa A (fig. 1) con un vento
apparente iniziale che provenga da
030°: entrambe le unità navigano
di bolina, bordeggiando: la C ha le
mure a sinistra, mentre la D a dritta. Dopo un certo tempo, il vento
varia di direzione,
provenendo
da
075°. Questo salto di
vento risulta più favorevole all’imbarcazione D, poiché
dà modo ad essa di
procedere mantenendo l’andatura di
bolina con una lieve
deviazione di rotta
che le consenta di
giungere più rapidamente alla boa A,
mentre per l’unità
C, la stessa variazione del vento risulterà sfavorevole, in
quanto essa sarà costretta ad effettuare
Fig. 2
una rapida virata per non allungare
considerevolmente il tratto (ed il
tempo) di navigazione per raggiungere la boa suddetta.
Nelle perturbazioni, ad esempio, si
osserva, in genere (Fig. 2), un salto
del vento durante il transito di un
fronte freddo (blu): prima dell’arrivo del fronte, il vento – all’interno
dell’aria calda compresa fra il fronte
freddo ed il fronte caldo (rosso) proviene da sud ovest (o sud – sud
ovest), ma allorché il fronte freddo
sia transitato, il vento ruota in senso orario (veering), portandosi da
ovest-nord ovest.
Gian Carlo Ruggeri