03 impa tipibraidesi

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03 impa tipibraidesi
martedì 19 aprile 2005
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Figlia di un partigiano valsusino, mentre il
paese natale della mamma è Narzole. Iniziò
a impegnarsi nell’oratorio di Sant’Antonino
Il debutto nella politica avvenne nel 1970,
quando appoggiò la candidatura di Tom
Cossolo, indipendente nella Dc. Ma poi...
La Sibille non è certa di entrare nella Giunta di Mercedes Bresso. Comunque andrà in Regione, pensando a Bra
Bruna va a Torino (bici compresa)
S
e è vero il proverbio nostrano “Il vino buono sta nella
botte piccola”, Bruna Sibille –
piccolina e minuta, con il suo
baschetto biondo e gli occhiali
che un po’ ricordano la figura di
un’altra grande braidese, Emma
Bonino – leva 1950, è la dimostrazione che quella in cui è nata è stata un’annata ottima nel
campo del volontariato, dell’impegno sociale e della politica.
Le sue origini affondano le radici nella Val di Susa, da dove proveniva il papà, e nella vicina Narzole, paese natale della mamma.
«Mio padre», racconta Bruna,
«faceva il ferroviere e a Narzole
ha conosciuto mia mamma. Si
sono sposati e siamo nate noi figlie, che lì abbiamo abitato fino
ai miei 13 anni. Dopo l’incendio
della nostra casa mio padre, poiché aveva due figlie e voleva farle studiare, decise di spostarsi a
Bra. E qui sono rimasta».
Quindi la tua crescita sociale e politica è nata nella
nostra città...
«Sì. Il primo approccio è stato con l’oratorio di Sant’Antonino, con Franca Brizio, mia dirigente dell’Azione cattolica.
Dopo la formazione dei gruppi
misti, sono approdata all’oratorio di Sant’Andrea e qui i miei
ricordi più belli sono quelli di
Pian del Re, di don Franco, di un
intenso lavoro con tanti amici
che, in un tempo successivo,
hanno condiviso con me anche
l’esperienza di tipo politico».
Ecco, parliamo del tuo impegno e della tua attività politica.
«La prima campagna elettorale l’ho affrontata nel 1970, appoggiando Tom Cossolo, candidato indipendente nelle liste della Democrazia cristiana. E la
prima cosa che ho capito è come
gli indipendenti venissero un po’
maciullati. Una prima esperienza, che però mi ha insegnato subito molte sfaccettature del fare
politica. Alla fine degli anni Sessanta, scenario di grandi rivolgimenti, mi sono avvicinata alle Acli, che allora avevano un
fortissimo radicamento a Bra, ai
gruppi delle comunità di base, al
mondo della sinistra extraparlamentare e nel ’72, per la prima
volta, ho optato per il gruppo de
“Il manifesto”».
Sei partita dal mondo cattolico braidese. Negli anni sei
rimasta tale?
«Non ho mai abbandonato
questa frequentazione, anche se
oggi non è più intensa come in
quegli anni».
Andiamo avanti nella tua
storia.
«Dal voto del 1972 è iniziata
la storia del mio lavoro politico. Ma mai mi ha sfiorata l’idea
di impegnarmi in un partito per
fare carriera al suo interno. La
mia idea è sempre stata quella di
operare nel campo sociale, perché è l’ambito in cui più credo e
che più mi piace. Poi è arrivato
l’incontro con il gruppo di Carlin Petrini, della San Vincenzo,
che a Bra, per una grossa fetta,
confluì nella sinistra extraparlamentare. Nel ’75 presentammo
una lista dell’allora Pdup e nel
frattempo abbiamo avuto le
esperienze di Radio Bra onde-
rosse e dell’apertura del primo
grande spazio alimentare e queste due vicende stanno a dimostrare la realtà di un’idea della
politica vissuta come presenza e
rapporti nella città. Tale orientamento scaturiva da un costante lavoro nel sociale: la San Vincenzo, in quegli anni, andava a
Palazzo rosso, allora un ghetto
di immigrati, per fare il doposcuola pomeridiano: insomma si
coniugava questo impegno, da
un lato terzomondista e dall’altro
radicato nel sociale locale, che
in quel periodo era normale trovasse uno sbocco nelle posizioni
della sinistra extraparlamentare.
Nel 1975 Carlin ebbe una bella
affermazione e arrivò in Consiglio comunale. Da allora ho cominciato ad avvicinarmi all’attività amministrativa, facendo
parte di qualche commissione.
Nell’81 sono stata eletta consigliere comunale e da allora sono
Nel tardo pomeriggio di giovedì 14 aprile Bruna Sibille ha ringraziato gli elettori e gli amministratori locali che l’hanno sostenuta nel corso della campagna elettorale per le regionali del 2005. Era presente anche Giorgio Ferraris, diessino di Ormea, fino a
quel momento secondo nella lista della Quercia per
soli 33 voti, dietro all’ex Vicesindaco di Bra. Il giorno dopo, però, è emerso che il riconteggio delle preferenze effettuato a Torino darebbe di nuovo il primo
posto a Ferraris (che l’aveva alla fine dello scrutinio
“post”-elettorale, ma che era stato scalzato in seguito a un errore effettuato a Cherasco, dove non erano
stati segnalati 69 voti per la Sibille), il quale così passa in “pole-position” nel toto-assessori per la giunta
Bresso (con delega alle politiche per la montagna).
Comunque sia, Bruna Sibille andrà di certo a Tori-
sempre stata in Comune, consigliere comunale di opposizione
fino al ’99, vicesindaco dal ’99 al
2004. Il resto è storia recente».
Ma oltre la politica vera e
propria ti abbiamo visto impegnata in tantissime iniziative
di volontariato.
«In tutti questi anni l’attività
comunale ha sempre avuto un
risvolto in impegni di volontariato. Io, pur apprezzando chi
decide di vivere di politica a
no, però in questo caso “solo” come consigliere di
maggioranza. Il foltissimo pubblico intervenuto nella sala “Giovanni Arpino” ha partecipato, dopo i discorsi, al rinfresco offerto dal neoconsigliere regionale
braidese. Bruna Sibille ha garantito il suo massimo
impegno per la città senza discriminazioni di colore
politico e ammesso che per lei si stava davvero delineando la possibilità di un assessorato nell’Esecutivo di piazza Castello. L’esponente diessina ha parlato anche della gioia personale per il risultato conseguito, che ha riequilibrato la delusione provata alle
comunali, quando la coalizione di centro-sinistra da
lei guidata fu sconfitta per pochi voti al ballottaggio.
A introdurre la Sibille è stato Uccio Porro, il quale ha
idealmente fatto presente le richieste dei cittadini
braidesi che le hanno dato così tanta fiducia.
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LA CARTA D’IDENTITÀ
■ DATI ANAGRAFICI
Bruna Sibille
nasce a Bra il 27
novembre del 1950,
primogenita di papà
Emilio, originario
della Val di Susa, e
di mamma Angela, di Narzole. Ha
una sorella più giovane, Fiorenza.
Laureata in economia e commercio
all’Università di Torino, è sposata
con Ugo Minini e ha un figlio,
Stefano, 20 anni, studente
universitario.
■ ATTIVITÀ PROFESSIONALE E POLITICA
Dopo la laurea, lavora per un breve periodo all’Ufficio tasse
del Comune di Bra e da 33 anni insegna ragioneria, prima
all’Istituto professionale, poi istituto tecnico “Guala” di Bra.
Impegnata da sempre nel volontariato, in seguito alle recenti
votazioni, in cui era candidata nelle file dei Ds, ha
guadagnato “a furor di popolo” (al di là dell’esito di conteggi e
riconteggi delle preferenze) l’accesso in Regione.
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tempo pieno, non potrei mai immaginare una forma diversa di
impegno. La mia esperienza politica è stata ed è un’esperienza
che deve coniugarsi con un’attività che è stata, per esempio, la
creazione insieme a Maide Ciravegna, della seconda della seconda sezione della Lism a livello nazionale. Un’altra esperienza, anche se più “frivola”, è
stata l’idea della Superstrabra,
nata vent’anni fa con Marinella
Giachino, pensando di realizzare iniziative che avessero una ricaduta di carattere sociale. O il
lavoro, da quindici anni, in Croce rossa, per dare un servizio in
più a Bra, o l’ospitalità prima ai
bambini della ex Jugoslavia e
poi di Chernobyl e altre attività.
Appena sposata, per esempio,
abitavo nel quartiere Oltreferrovia e, insieme a cinque o sei
persone, come Agnelli e Pancotto, abbiamo dato vita al Comitato di quartiere che ha portato avanti varie battaglie, per il
passaggio a livello piuttosto che
per i problemi di viabilità, e che
nello stesso tempo mi ha regalato momenti bellissimi, fatti di
cene, incontri e braciolate... Credo che il coniugare questi due
aspetti stia alla base del risultato elettorale che ho ottenuto, risultato che, a mio parere, segnala che esiste un radicamento
in città e che esiste anche, e per
fortuna, una possibilità di fare
politica che va oltre il dispensare mele o barattolini di miele
o invitando a cene. Esiste una
possibilità di fare politica – e lo
dico senza acredine – che è politica delle idee, del confronto
e del lavoro, del non pensare che
quella scadenza è la fine della
vita. Così per me è da sempre,
anche l’anno scorso quando, davanti a un risultato certo sorprendente, ma anche doloroso,
questo modo di intendere il fare
politica ha fatto sì che tutto il
gruppo, bello ed entusiasmante, che aveva lavorato per la
campagna elettorale non si sia
sfaldato. Anzi, il centro-sinistra
è cresciuto in coesione e in que-
sto anno, con tutte le difficoltà
del caso, è riuscito a fare opposizione, nella consapevolezza
che occorre sì condurre battaglie di opposizione, ma bisogna
sempre tener presente che si ragiona non a vantaggio del proprio orticello, ma nell’interesse
della città. Le battaglie che abbiamo portato avanti in quest’anno, come quella sul Politeama, sono nate sotto questo segno e il fatto che l’attuale Giunta abbia fatto in qualche modo
tabula rasa nei rapporti con la
minoranza, non credo sia un’idea vincente per la città, che ha
bisogno del contributo di tutti,
perché la bontà delle idee non è
frutto dell’appartenenza all’una o
all’altra parte politica. Questo è
anche il senso del lavoro amministrativo che mi appresto a svolgere in Regione, un lavoro completamente nuovo che, a quasi 55
anni, mi fa tornare una matricola».
Non c’è rammarico a lasciare Bra?
«Il rammarico è quello di non
poter più seguire da vicino le
grandi vicende amministrative,
ma proprio per il bisogno di un
contatto stretto della città con
la Regione credo di poter rappresentare un raccordo reale tra
le due identità. Se l’Amministrazione braidese riterrà che io
possa essere un punto di riferimento per la soluzione dei problemi, sarò ben felice di farlo e
così continuerò a seguire le problematiche amministrative sotto
la Zizzola, quelle per le quali
ho speso la maggior parte delle
ore della mia vita. La priorità,
però, in questo momento, è finire l’hanno scolastico mantenendo fede agli impegni che ho
preso con gli allievi e le famiglie: loro sono la cosa più importante della mia settimana, il
mio lavoro è la scuola. Poi, sulla base degli impegni futuri, riorganizzerò la mia vita. I braidesi devono continuare a pensare che la mia vita non cambia». A Torino, dunque... bicicletta compresa.
Caterina Brero
La forza propulsiva del successo alle ultime elezioni? «Il sostegno di tutti i miei familiari»
U
n marito, un figlio, una casa, il lavoro, l’impegno costante nel volontariato e nella politica. Che le donne, per
Dna, siano in grado di svolgere mille compiti è vero, ma, visto che Bruna la trovi
dappertutto, pronta ad ascoltare chiunque
si rivolga a lei, la domanda è inevitabile.
Com’è possibile conciliare tutti questi impegni?
«Sai, io ho avuto una grande fortuna,
quella di avere alle spalle una famiglia
che ha condiviso con me, sempre, tutte
le mie scelte. Anche quest’ultima, che
non è stata fatta a cuor leggero e ha richiesto un lungo ragionamento considerando che, a sei mesi da una campagna elettorale, con il risultato della precedente, le perplessità erano tante. Per
me è molto importante confrontarmi con
mia madre, mia sorella, mio marito e
mio figlio. Se da loro ho l’ok e il via libera per partire, mi sento le spalle coperte e i risultati li ottengo proprio perché ci sono loro. E poi credo di avere ancora un grande legame con mio padre,
dal quale ho ereditato lo spirito combattivo. Mio padre non aveva studiato,
ma con mia madre ha saputo trasmettere a me e a mia sorella idee e valori molto chiari. La sua esperienza di partigiano in Val di Susa ci ha sempre portati,
ovunque fossimo, a festeggiare tutti insieme, uniti, la ricorrenza del 25 aprile.
L’ho visto più volte, davanti alla televisione, di fronte a discussioni che affrontavano il tema di una rivalutazione
del fascismo, con le lacrime agli occhi.
Quella di chi ha perso le dita dei piedi
per il freddo gelido della montagna è la
testimonianza migliore: non abbiamo
scambiato tanti discorsi, forse, ma segnali e messaggi sono stati più importanti di troppe parole. Sulla scia di questi insegnamenti ho fatto le mie scelte
politiche. Dopo lo scioglimento del
Pdup, nell’83, ad esempio, non mi sono
iscritta a nessun partito. L’ho fatto nel
’96, aderendo ai Ds, il giorno in cui Umberto Bossi propose la secessione. In
quel momento, come altri, ritenni che
fosse importante non solo l’impegno
amministrativo, ma anche quello politico, in modo da contrastare scelte suicide per il nostro Stato, i cui costi andre-
mo a verificare e a pagare qualora si
proceda sulla strada delle modifiche alla Carta costituzionale. Oltre alla mia
famiglia posso contare sul fatto che la
Sezione diessina di Bra è in gran parte
formata da persone che fanno sì politica, ma che nello stesso tempo sono unite da legami di profonda amicizia. Il
grande successo (27 per cento) dei Ds a
Bra, nonostante la “sconfitta” delle amministrative, poggia su una grande coesione che va oltre la politica. Del resto
è una delle caratteristiche che ha contraddistinto questa sinistra extraparlamentare, poi diventata parlamentare, dove i rapporti di amicizia che si sono consolidati non sono mai cessati, non sono
mai stati rapporti di potere».
c.b.