NEL PAESE DELLE LECCORNIE La serratura della porta del bagno

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NEL PAESE DELLE LECCORNIE La serratura della porta del bagno
NEL PAESE DELLE LECCORNIE
La serratura della porta del bagno si era irrimediabilmente rotta. E quel bagno non
aveva finestre. Mi era concesso poco tempo prima della chiusura, e lo sapevo. Ma
l'urgenza era arrivata, prepotente, e mi aveva costretto a precipitarmi in bagno. Se
avessi almeno avuto il tempo di avvisare qualcuno del gruppo! Il cambio d'aria mi
aveva fatto male allo stomaco e così, in questo tanto sognato viaggio a New York,
avevo visitato tutti i bagni dei vari caffè, ristoranti e musei in cui l'accompagnatore
turistico ci aveva portati. Il grande Shopping Mall era ormai quasi deserto. Dapprima
avevo timidamente bussato alla mia porta chiusa, sperando che qualche cliente si fosse
attardato in bagno, colpito da una necessità improvvisa. Ma non c'era nessuno. Allora
avevo, una volta che il panico aveva superato la vergogna, preso a calci e pugni quella
maledetta porta, ma il risultato non era cambiato. Dopo un tempo che mi parve
interminabile, accettai infine la cruda realtà. Deserto. Il centro commerciale era oramai
deserto, e nessuno sarebbe entrato in quei bagni fino all'indomani. Tanto valeva cercare
di mettermi comodo e, nella migliore delle ipotesi, dormire un po'. Mi sdraiai allora sul
pavimento freddo della toilette. E lì, steso tra il water e la porta, ebbi la rivelazione della
mia via di fuga: il bagno in questione non aveva il soffitto. Come avevo fatto a non
pensarci prima? Certo, non mi trovavo in una stanza da bagno di una casa, ma in una
toilette di un immenso Mall, quindi i bagni erano tutti uguali, tutti in fila, senza soffitto,
divisi solo da un'esile parete.
In un momento mi arrampicai sulla tazza, scavalcai il sottile muro che mi divideva dal
bagno attiguo, posai i piedi sul coperchio del water del bagno di fianco, scesi a terra ed
aprii la porta. Ero fuori! Stupido cento volte per non averci pensato subito! Mi precipitai
di corsa a cercare la scala mobile verso l'uscita. La trovai, ma era ferma. Le luci
principali erano spente, mentre molte lucine piccole e soffuse erano accese,
impregnando così il luogo di un'atmosfera quasi fiabesca. Ero rimasto chiuso dentro,
eppure non me ne curavo. In quel momento quell'immenso centro commerciale mi
appariva come un castello delle mille meraviglie. Mi ricordai di quel film di Charlot,
quel film in cui lui fa la guardia ad un centro commerciale e finisce per divertirsi tutta la
notte con certi suoi amici, mangiando le migliori leccornie che... ma certo! Avevo fame.
Non avevo mangiato nulla, da ieri, a causa dell'imbarazzo di stomaco ma ora, cosa
strana, mi sentivo benissimo. Avevo fame. E anche sete. Ricordavo vagamente di avere
intravisto un reparto di specialità culinarie italiane. Dopo alcuni tentativi, lo ritrovai. Era
un posto splendido. Le luci soffuse si riverberavano sulle bottiglie di vino rosso,
perfettamente allineante sugli scaffali, creando un'atmosfera quasi surreale. Le luci a led
posizionate sotto agli scaffali con le specialità più svariate proiettavano ombre
multiformi tutt'intorno, come in una suggestiva lanterna magica. Estasiato, contemplai
quell'inaspettato paese delle leccornie a bocca aperta. Poi mi misi all'opera.
Scelsi con cura il migliore Cabernet. Fortunatamente rinvenni un apribottiglie nello
spazio dedicato alle degustazioni. Aprii la bottiglia con meticolosa lentezza e annusai il
tappo di sughero. Le mie narici esultarono. Afferrai un bicchiere di puro cristallo, a
calice ampio, e vi versai l'inebriante liquido rosso. Lo osservai mentre compiva giri
voluttuosi nel calice, lo annusai lasciando che il suo aroma penetrasse dentro di me.
Dopodiché lo sorseggiai, quasi timoroso, come chi si appresta a bere un liquido divino,
una bevanda elaborata non per i poveri mortali, ma per i celesti esseri immortali. Quella
notte persi, per alcune, deliziose ore, la mia mortalità terrena. Il vino mi trasportò in una
sorta di beatitudine celestiale. Buona compagnia furono dei pregiati formaggi con le
marmellate ed i mieli ad essi sapientemente abbinati, e degli ottimi tarallucci con semi
di finocchio. Quella notte indimenticabile vissi sospeso tra lo spazio ed il tempo.
I primi clienti mi sorpresero mentre ancora sorseggiavo l'ultimo bicchiere di Cabernet.