scarica PDF - Fondazione Alazio
Transcript
scarica PDF - Fondazione Alazio
PROGETTO DI RICERCA A CARATTERE INTERNAZIONALE VINCITORE DEL BANDO PER L’ASSEGNAZIONE DI BORSA DI STUDIO ANNO 2008FONDAZIONE GIUSEPPE ALAZIO BORSISTA: DOTT.SSA MARIA GIULIA NANNI TITOLO Depressione e demoralizzazione nel paziente oncologico: diagnosi differenziale e identificazione dei modelli di intervento rivolti alla dignità e alla ricerca di significato nel contesto culturale mediterraneo. INTRODUZIONE ALLO STUDIO Negli ultimi trenta-quaranta anni le competenze cliniche, così come quelle di ricerca scientifica, che hanno come area principale di interesse la psiconcologia hanno avuto un notevole sviluppo (Hallend, 1999). In ambito psicosociale, la ricerca ha posto particolare attenzione sulle risposte psicologiche alla malattia oncologica e alle terapie da parte del paziente, dei familiari e dell’èquipe curante. Il tema della depressione e del suo trattamento rappresenta una delle aree maggiormente studiate nelle persone affette da cancro, per l’alta prevalenza (20-25%) e per le conseguenze negative a livello individuale e interpersonale (Chochinov, 2001; Spiegel & Giese-Davis, 2003; Rodin, 2007). Diversi dati hanno tuttavia dimostrato che, nonostante il fatto che i sistemi diagnostici DSM IV dell’American Psychiatric Association e ICD-10 della World Health Organization abbiano migliorato l’affidabilità della diagnosi dei quadri psicopatologici, e dei disturbi depressivi in specifico, essi di fatto non riescano a cogliere adeguatamente la natura e il range di diversi altri stati di sofferenza psicologica e sociale all’interno dello spettro dell’area affettiva nei pazienti con patologie oncologiche (Sellick & Crooks, 1999), e in generale con patologie mediche (Kendler & Gardner, 1998; Pincus e al., 1999). Studi clinici sperimentali hanno a tale proposito dimostrato come la demoralizzazione costituisca un’entità reale ed importante che merita maggiore attenzione in medicina (Slavney, 1999) e come questa si differenzi dai classici disturbi depressivi (de Figuereido, 1993). Come stato mentale ed affettivo, è possibile descrivere la sua natura dimensionale come un continuum che va dallo scoraggiamento da un lato alla profonda disperazione dall’altro. Inoltre, sebbene abbia alcune caratteristiche in comune con la depressione, alcuni autori (Clarke & Kissane, 2002) hanno osservato come la sindrome da demoralizzazione se ne differenzi perché è caratterizzata da sentimenti di mancanza di speranza, perdita di significato e scopo nella vita, sentimento di mancanza di aiuto, di sentirsi in trappola, di fallimento personale nell’affrontare una situazione stressante, pessimismo, mancanza di spinta o motivazione ad agire diversamente, mentre a differenza della depressione mancano l’anedonia, la perdita del piacere e interesse nelle attività 1 della vita. Queste differenziazioni portano tuttavia, in assenza di più attente valutazioni, ad una sottostima del fenomeno della demoralizzazione, talora interpretato come “normale stato di tristezza”, quindi, erroneamente, non necessitante di alcun intervento. La sua importanza concettuale e clinica in realtà appare sostanziata dai dati che indicano come la demoralizzazione e la sua componente principale, la hopelessness-helplessness, abbiano importanti conseguenze per il paziente. È stato infatti dimostrato che tale condizione si associa ad una riduzione della qualità della vita (Gustavsson-Lilius et al., 2007), una maggior richiesta di morte anticipata (suicidio assistito ed eutanasia) (Rodin et al., 2007), e, come fattore indipendente dalle consuete variabili biologiche, ad un tasso più elevato di recidiva di malattia e peggioramento della prognosi (Watson et al., 1999; 2005). Inoltre la “disperazione” (hopelessness) come elemento presente nella sindrome da demoralizzazione si pone trasversalmente a ponte con il costrutto della dignità. In questo senso, in pazienti affetti da cancro, il dolore esistenziale e il dolore spirituale, come sofferenza che colpisce ed intacca le relazioni sociali ed interpersonali, si sovrappongono nell’area della demoralizzazione e della perdita di significato e di dignità dell’esistere (Hack et al., 2004; Chochinov, 2007; Wein, 2007; Grassi et al., 2010). Tali elementi assumono un valore significativo in funzione della possibilità di strutturare interventi specifici per ridurre la demoralizzazione e migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da cancro (Angelino & Treisman, 2001), ridefinendo il significato e la dignità della propria esistenza. Alcuni recenti modelli di intervento, quali la Dignity Therapy (Chochinov et al., 2005) e la Meaning-Centered Psychotherapy (Greenstein & Breitbart, 2000; Breitbart et al., 2004) sono stati sviluppati in Canada e USA, rispettivamente, ed applicati, con risultati significativi sul piano clinico, nel contesto oncologico, in particolare in pazienti in fase avanzata di malattia. Pertanto individuare precocemente i pazienti affetti da demoralizzazione (oltre che da depressione, in particolare nella sua forma maggiore) costituisce un punto centrale nel miglioramento delle cure e della qualità di vita di pazienti con patologie oncologiche. Tra i principali limiti degli studi relativi alle tematiche psicosociali in oncologia vi è il dato che la maggior parte di questi è stata condotta in contesti culturali sufficientemente uniformi, quali quelli di tipo anglosassone. In realtà l’importanza della componente culturale è stata più volte sottolineata, per quanto riguarda in particolare l’area mediterranea e il tema della comunicazione (Surbone, 2008). Le variabili culturali caratterizzano in maniera assai diversa la relazione medico-pazientefamiglia nel contesto mediterraneo rispetto al contesto anglosassone. Alcuni recenti dati dell’unico studio multicentrico condotto in Paesi mediterranei su altre aree psico-oncolgiche che non siano la comunicazione (Southern Europea Psycho-Oncology Study), finanziato dalla Unione Europea e coordinato dall’Università di Ferrara, ha dimostrato il ruolo specifico della matrice culturale rispetto a diverse variabili psicosociali (ad es. stili di coping fatalistici rispetto a spirito combattivo) in pazienti affetti da cancro dell’area sud-europea rispetto a quella anglosassone (Grassi et al., 2004; Grassi et al., 2005; Grassi et al., 2010) così come rispetto all’atteggiamento generale dei medici e al burn-out (Travado et al., 2005). 2 L’importanza della componente culturale e dell’approfondimento di questa è peraltro in linea con quanto sottolineato dalle indicazioni della Unione Europea relativamente ai bisogni psicosociali delle persone con cancro nei diversi paesi e contesti socio-culturali europei (Gouveia et al., 2008). Nessun dato è invece attualmente disponibile nei Paesi di matrice culturale non-anglosassone, in specifico quella sud-europea, sul tema della demoralizzazione – depressione e della conseguente applicabilità di nuovi modelli di intervento citati. Tali aspetti sono certamente significativi e meritano di essere studiati. OBIETTIVI DELLO STUDIO Obiettivo principale generale dello studio è stato di approfondire il tema della depressione e della demoralizzazione nelle persone affette da cancro in un contesto mediterraneo, valutando, sulla base dell’esperienza di SEPO-S, le caratteristiche principali rispetto a tali due quadri clinici in due paesi del bacino Sud-Europeo, specificamente Italia e Portogallo. Gli obiettivi specifici perseguiti dal presente studio hanno riguardato: 1) produrre l’adattamento in lingua portoghese e in lingua italiana di due strumenti chiave nella valutazione del tema della demoralizzazione e della dignità in oncologia, specificamente il Demoralization Index (Kissane et al., 2004) e il Patient Dignity Inventory (Chochinov et al., 2008) e iniziare attraverso lo studio la validazione degli strumenti; 2) valutare la presenza e il livello di depressione clinica e demoralizzazione in persone affette da cancro in Portogallo e in Italia; 3) esaminare la relazione tra le variabili socio-demografiche, alcune variabili individuali e interpersonali in ambito oncologico (spiritualità e dignità) e la qualità della vita nel paziente con cancro che presenta un quadro di demoralizzazione rispetto al quadro della classica depressione clinica; 4) effettuare un confronto rispetto alle variabili indicate nei tre punti precedenti tra il campione portoghese e quello italiano; 5) valutazione della validità ed applicabilità di strumenti di assessment innovativi che indagano il quadro della demoralizzazione e le sue dimensioni correlate alla spiritualità e alla dignità; 6) approfondire i possibili percorsi applicativi delle tecniche di intervento sulla sindrome di demoralizzazione, quali la Dignity Therapy e la Meaning-Centered Psychotherapy, nel contesto culturale specifico portoghese e italiano. SOGGETTI E METODI Il campione dello studio è costituito da un numero totale di 195 pazienti. Di questi, 102 pazienti afferenti al Centro Hospitalar de Lisboa Central, EPE, Hospital de S. José, Lisbona, Portogallo, attraverso la Unità di Psicologia Clinica e 93 al Dipartimento Interaziendale di Oncologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Anna e AUSL di Ferrara, attraverso il M.O. di Psiconcologia, Unità 3 di Clinica Psichiatrica, Italia. Negli istituti coinvolti dalla ricerca sono stati reclutati pazienti affetti da cancro in diversi stadi della malattia, afferenti ai rispettivi Servizi Ambulatoriali e di DayHospital. I criteri di inclusione dei soggetti allo studio sono stati: (i) età compresa tra i 18 e i 70 anni; (ii) diagnosi di patologia oncologica con tumori solidi in tutti gli stadi di malattia; (iii) buona padronanza della lingua e capacità di comunicare in portoghese per il centro di Lisbona e nella lingua italiana per i centri di Ferrara; (iv) capacità di comprendere la lingua portoghese per il centro di Lisbona e la lingua italiana per i centri di Ferrara, per il completamento delle scale di valutazione dello studio; I criteri di esclusione dei soggetti allo studio sono stati : (i) presenza di disturbi cognitivi (i pazienti con punteggio alla Mini Mental State Examination inferiore a 24 vengono esclusi dallo studio); (ii) punteggio alla Karnofsky Performance Rating Scale inferiore a 50 oppure limitazioni fisiche/gravità della malattia in grado di precludere la compilazione delle scale di valutazione e quindi la partecipazione allo studio; (iii) diagnosi di tumori di tipo ematologico (leucemie acute e croniche, linfomi, mielomi, sindromi mielodisplastiche e mieloproliferative). STRUMENTI Il protocollo ha previsto l’utilizzo di una serie di strumenti finalizzati a raggiungere gli obiettivi principali dello studio, in particolare attraverso la messa a punto e la somministrazione dei seguenti strumenti: • Una scheda contenente le informazioni socio-demografiche e le notizie cliniche dell’intervistato utili ai fini della ricerca: sesso, età, scolarità, stato civile, professione, sede e stadio della patologia neoplastica, epoca della diagnosi, eventuale intervento chirurgico e data, terapie antineoplastiche effettuate e data, terapie mediche in corso, episodi psicopatologici pregressi ed eventuale terapia psicofarmacolgica assunta, principali eventi stressanti precedenti ed impatto soggettivo del paziente, livello di consapevolezza di malattia, comorbilità medica con altre patologie; • Intervista psichiatrica strutturata secondo l’ICD-10 (World Health Organization, 1992) e Patient Health Questionnaire (PHQ) (Spitzer et al., 1999), questionario autosomministrato derivato dal PRIME-MD (Primary Care Evaluation of Mental Disorders) a 9 items selezionati, per valutare la presenza dei criteri per Episodio Depressivo Maggiore; • Sezione sulla Demoralizzazione dell’intervista della Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research (DCPR) (Fava et al, 1995), atta a identificare dimensioni psicopatologiche e 4 psicosociali non colte da interviste cliniche psichiatriche, tra cui la sindrome da demoralizzazione (Mangelli et al., 2005); • Demoralization Index (Kissane et al., 2004), che è costituita da 24 items e 5 sottoscale (perdita di scopo e di significato, disforia, scoraggiamento, impotenza - helplessness, senso di fallimento), validata su un campione di pazienti con diversi tipi di cancro (le versioni portoghese e italiana sono state curate all’interno del presente studio); • Patient Dignity Inventory (PDI) (Chochinov et al., 2008), una scala di 25 items che permette la valutazione della dimensione della dignità in 5 sotto-scale: distress sintomatologico, distress esistenziale, dipendenza, senso di pace mentale, supporto sociale (le versioni portoghese e italiana sono state curate all’interno del presente studio); • Functional Assessment of Chronic Illness Therapy Spiritual Well-being Scale (FACITSWB), ampiamente applicata in oncologia (Brady et al., 1999; Peterman et al., 2002), che misura, attraverso due sottoscale, il livello di armonia e pace interiore (meaning subscale) e di conforto e supporto nei propri valori religiosi (faith subscale); • Hospital and Anxiety Depression Scale (HADS) (Zigmond & Snaith, 1983), scala di 14 items per la valutazione della sintomatologia ansiosa e depressiva, ampiamente usata in oncologia e dotata di elevati livelli di sensibilità e specificità (Carroll et al., 1993); • EuroQuality of life-5Dimensions o EQ-5D (EuroQol Group) strumento standardizzato utilizzato largamente in diversi campi della ricerca clinica e tradotto in molte lingue, che consente di misurare la qualità di vita in relazione allo stato di salute. E’ composta da 5 items che indagano 5 dimensioni: la capacità di movimento, la cura della persona, le attività abituali, il dolore/disagio fisico, l’ansia/depressione. I punteggi non sono sommati, ma fungono da descrizione dello stato di salute mediante un numero di cinque cifre (sono 243 le possibili descrizioni dello stato di salute). Questa scale prevede anche una scala analogicavisiva, rappresentata graficamente da un termometro graduato da 0 a 100, sulla quale il paziente indica il proprio stato di salute globale percepito. Esiste un algoritmo che consente il calcolo di un punteggio finale basandosi sull’attribuzione di pesi per ciascuna risposta. • Una scala analogica-visiva per la valutazione del supporto sociale, di semplice lettura e rapido utilizzo, che consiste in due scale di 10 cm ciascuna a singolo item (andando da 0=nessun supporto/per niente soddisfatto a 10=moltissimo supporto/massima soddisfazione) che indagano la disponibilità del supporto sociale e la soddisfazione percepita dal paziente circa il supporto ricevuto. Al paziente viene inoltre chiesto di segnalare la tipologia del supporto indicato, scegliendo tra le opzioni: famiglia, persone significative, amici intimi, membri della comunità in cui vive. • In Italia è stata inoltre somministrata la Mini Mental Adjustment to Cancer Scale, MiniMACS (Watson et al., 1994; Grassi et al., I, 2005), strumento costituito da 29 item a risposta multipla (1-4) per la valutazione degli stili di coping al cancro, specificatamente spirito combattivo (tendenza a combattere la malattia e a considerarla una sfida esistenziale), disperazione-rinuncia (tendenza a vivere in maniera disperata quanto accade), fatalismo 5 (tendenza a percepirsi rassegnati e stoici rispetto alla malattia), preoccupazione ansiosa (tendenza alla percezione continua di sintomi, vissuti in termini di malattia) e negazioneevitamento (tendenza ad utilizzare meccanismi di evitamento per non pensare alla malattia). Dei 29 items abbiamo preso in considerazione solo gli 8 inerenti l’Hopelessness factor, che valutano la tendenza ad adottare un atteggiamento pessimistico nei confronti della malattia. I dati ottenuti conseguentemente sono stati registrati su report forms del caso (CRF). ANALISI STATISTICA La gestione dei dati è stata effettuata a cura della U.O. di Clinica Psichiatrica dell’Università di Ferrara. Il procedimento statistico ha incluso le seguenti indagini: analisi statistica descrittiva (media, deviazione standard e percentuali) e variazione della distribuzione delle risposte (frequenze). Sono stati utilizzati i test t di Student, i test di correlazione r di Pearson e l’analisi della varianza (ANOVA), quando appropriati. Lo studio della struttura interna di alcuni strumenti innovativi (Demoralization Scale, Patient Dignity Inventory e Functional Assessment of Chronic Illness Therapy Spiritual Well-being Scale) è stato effettuato mediante analisi fattoriale e calcolo del coefficiente alfa di Cronbach. La significatività statistica è stata posta al 5%. L’analisi statistica è stata eseguita usando il sistema statistico Statistical Package for Social Sciences (SPSS ) nella sua versione 11.5. FASI OPERATIVE DELLO STUDIO FASE 1: PREPARAZIONE DEL MATERIALE PER LO STUDIO E DI APPROVAZIONE DELLO STUDIO DA PARTE DEI COMITATI ETICI DEI CENTRI COINVOLTI La ricerca ha avuto inizio in data 01/01/2009, così come istituito dal bando di concorso per l’assegnazione della borsa di studio conferitami dalla Fondazione Alazio nell’anno 2008. Durante i mesi di Gennaio e Febbraio 2009 è stato elaborato il materiale relativo agli “aspetti etici” della ricerca clinica (nota informativa per il paziente, modulo del consenso allo studio, lettera per il medico di base del paziente) e la documentazione richiesta per l’approvazione del progetto di ricerca da parte dei Comitati Etici, quello portoghese per lo svolgimento dello studio presso l’Istituto Hospitalar de Lisboa Central (Ospedale di S. José di Lisbona) e quello italiano dell’AUSL della Provincia di Ferrara (Clinica Psichiatrica dell’Arcispedale S.Anna di Ferrara) per il reclutamento di pazienti italiani, al fine di rendere possibile un confronto tra i due paesi di matrice mediterranea. Grazie alla collaborazione con il gruppo di ricerca portoghese, coordinato da Dr.ssa Luzia Travado, responsabile dell’Unità di Psicologia Clinica dell’Ospedale S. Josè di Lisbona, è stata prodotto il materiale in lingua portoghese e, dopo tempi tecnici di attesa, è pervenuta al centro coordinatore di Ferrara la comunicazione ufficiale di approvazione dello studio in oggetto. In contemporanea, presso il centro di Ferrara è arrivato il Parere Unico redatto dal Comitato Etico della Provincia di 6 Ferrara e, a metà Marzo 2009, l’autorizzazione da parte del Direttore Sanitario Aziendale ad iniziare la fase di reclutamento dei pazienti. FASE 2: TRADUZIONE, BACK-TRANSLATION E STUDIO PILOTA SULLA FEASIBILITY DELLA APPLICAZIONE DELLE SCALE Nello stesso periodo sono state curate la versione portoghese e italiana di due strumenti identificati per la ricerca e di cui non esisteva la versione né portoghese né italiana, specificamente il Demoralization Index e il Patient Dignity Inventory, come previsto dal protocollo. Ciascuna scala è stata tradotta in Italiano, successivamente back-translated in inglese da un operatore di madre lingua inglese con conoscenza fluente di portoghese e italiano rispettivamente. Apportate le dovute correzione ai punti critici della traduzione nella lingua la scala è stata nuovamente back-translated in inglese da un diverso operatore di madre lingua inglese con conoscenza fluente di portoghese e italiano rispettivamente, arrivando alla versione definitiva. Ai primi di Aprile si è concluso un attento processo di traduzione dei questionari in lingua portoghese (sempre con l’ausilio di una interprete di madrelingua portoghese), nonché dell’adattamento degli stessi, tenendo conto delle differenze culturali e linguistiche, al fine di mantenere l’originale significato di ogni singolo item per ciascuna scala. Si è poi proceduto alla verifica finale, precedente l’inizio della fase reclutativa dello studio, dei suddetti questionari, con la finalità di assicurare la massima omogeneità nella raccolta dei dati e permettere il confronto tra i dati ottenuti presso i due Centri coinvolti. FASE 3: RECLUTAMENTO DEI PAZIENTI La fase di reclutamento dei pazienti partecipanti allo studio e di raccolta dati è stata effettuata ad iniziare dal mese di Aprile 2009 e si è protratta per un periodo di 12 mesi. I pazienti che soddisfacevano i criteri di inclusione allo studio sono stati selezionati dallo staff medico tra i pazienti che venivano presi in cura dai servizi ambulatoriali e di Day Hospital dei Dipartimenti Oncologici degli istituti coinvolti. A tali pazienti sono state fornite informazioni dettagliate sullo studio e, a chi tra questi ha deciso di partecipare, è stato fatto firmare il modulo di consenso alla partecipazione allo studio. A ciascun paziente sono poi state somministrate, dopo un colloquio clinico con istruzioni standardizzate, le interviste semi-strutturate e la batteria testistica psicometrica previste dal protocollo di ricerca. Le informazioni cliniche relative all’intervistato che non era possibile reperire dal paziente stesso, sono state ottenute direttamente dalle cartelle cliniche del Servizio Ambulatoriale o di Day Hospital Oncologico. FASE 4: ELABORAZIONE DEI DATI E RISULTATI DELLA STUDIO Durante lo svolgimento dello studio è stato costruito il database tramite il software Statistical Package for Social Sciences 11.5 (SPSS) per l’inserimento dei dati, che sono stati inseriti in itinere. 7 Al termine della fase di reclutamento dei pazienti, si è quindi proceduto con il processo di elaborazione statistica dei dati e la verifica dei risultati ottenuti. RISULTATI 1) SOGGETTI Durante la fase di reclutamento dello studio sono stati arruolati 195 pazienti, di cui 102 (52,3%) portoghesi e 93 (47,7%) italiani. Il campione della ricerca comprende 43 maschi (22,1%) e 152 femmine (77,9%), di un’età compresa tra 23 e 70 anni, con una media di 53,44 anni. La scolarità risulta essere compresa tra 4 e 19 anni, con una media di 9,89 anni di studio. Per quanto riguarda lo stato civile, 147 soggetti sono coniugati o conviventi (75,4%), 22 riferiscono di essere celibi/nubili (11,3%), 20 di essere divorziati/separati, mentre per 1 soggetto lo stato civile risulta non noto (0,5%), a causa dell’impossibilità di reperire il dato mancante. 12 pazienti intervistati sono disoccupati (6,2%), mentre 93 svolgono una regolare attività lavorativa (47,7%), 23 sono casalinghe (11,8%), 62 in pensione (31,8%), 4 soggetti riferiscono una situazione occupazionale diversa da quelle precedentemente descritte (2,1%), per 1 soggetto invece il dato non è noto (0,5%). Andando ad osservare i dati oncologico-clinici del campione dello studio, 118 pazienti hanno presentato una diagnosi di cancro della mammella (60,5%), 41 di neoplasia a sede gastrointestinale (21%), 13 di cancro a sede genitourinaria (6,7%), 12 di neoplasia a sede respiratoria (6,2%), 4 di sarcoma (2,1%), 1 di neoplasia cerebrale (0,5%) e 6 pazienti di tumore ad altra sede (3,1%). Tali patologie neoplastiche, opportunamente stadiate, risultano in fase metastatica in 59 casi (30,3%), locali in 53 casi (27,2%), loco-regionali in 58 casi (29,7%), mentre 25 pazienti risultano al momento dell’arruolamento nello studio liberi da malattia (12,8%). Nel campione di soggetti della ricerca, 172 soggetti hanno subito almeno un intervento chirurgico per la patologia oncologica (88,2%). Sul piano dei trattamenti oncologici, 154 pazienti hanno eseguito trattamento chemioterapico (79%), 88 pazienti hanno effettuato cicli di radioterapia (45,1%), 70 pazienti hanno assunto o assumono al momento dell’arruolamento una terapia di tipo ormonale (35,9%) e 17 pazienti effettuano altri tipi di trattamenti, non descritti precedentemente (anticorpi monoclonali, terapie alternative) (8,7%). Alla raccolta dei dati anamnestici relativi ad episodi psicopatologici precedenti, 141 soggetti riferiscono un’anamnesi remota negativa per psicopatologia maggiore (72,3%), mentre gli altri 54 riportano di aver sofferto in precedenza di un disturbo di tipo psichico (27,7%). 58 pazienti riferiscono di aver inoltre assunto terapia di tipo psicofarmacologico (29,7%), nella quale si considera terapia antipsicotica, antidepressiva, ma anche benzodiazepinica ed ipnoinducente. Alla domanda se in precedenza i pazienti arruolati nello studio avevano vissuto un evento di vita stressante indipendente dalla malattia, 102 pazienti rispondono positivamente (52,3%). Tra questi ultimi, 81 riferiscono di aver vissuto l’evento con un impatto soggettivo negativo (da abbastanza 8 negativo a molto negativo) (79,41%), mentre 21 riportano di aver vissuto l’evento in modo positivo (da abbastanza positivo a molto positivo) (20,59%). Durante il colloquio clinico con i pazienti del nostro campione della ricerca, emerge un piena consapevolezza di malattia per 184 di questi (94,4%), mentre 9 mostrano una parziale consapevolezza di malattia (4,6%) e solo 2 appaiono scarsamente consapevoli delle loro condizioni fisiche (1%). Infine è stata indagata la presenza di comorbilità medica con altre patologie con il seguente risultato: 121 soggetti del campione soffrono esclusivamente della patologia oncologica ( 62,1%) mentre gli altri 74 presentano una comorbilità medica con altre patologie (37,9%). [Vedi Tab.1]. 2) PREVALENZA CAMPIONE DI DEPRESSIONE MAGGIORE E DEMORALIZZAZIONE NEL Dall’Intervista clinica strutturata secondo l’ICD-10 e dal Patient Health Questionnaire (PHQ) risulta che 41 pazienti del campione presenta una sintomatologia psicopatologica suggestiva per Depressione Maggiore (21,0%), con l’utilizzo per il PHQ di un punteggio cut-off >10, indice di patologia depressiva indipendente dalla gravità (lieve, moderata, grave, in accordo con ICD-10 F32.0-F32.1-F32.2) Tramite la somministrazione della sezione sulla Demoralizzazione dell’intervista della Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research (DCPR) è stata identificata la prevalenza nel campione dello studio della sindrome da demoralizzazione, che è risultata essere del 24,1%, presente perciò in 47 dei pazienti reclutati. 3) DATI RELATIVI ALLE SCALE PSICOMETRICHE Come prima analisi è stata effettuata la valutazione della correlazione tra il punteggio ottenuto alle singole scale psicometriche somministrate, specificamente Hospital and Anxiety Depression Scale totale, e sottoscale Ansia e Depressione, PHQ, Demoralization Index, e, per quanto riguarda il sottogruppo italiano del campione, il Mini Mental Adjustment to Cancer Scale per il fattore Hopelessness, nonchè l’item a carattere analogico-visivo dell’EuroQol-5D che indaga la percezione soggettiva della qualità di vita globale del paziente. Esiste una correlazione positiva tra il punteggio ottenuto alla Demoralization Index e il punteggio alle scale per la depressione, in particolare PHQ (r= 0,514) e HADS-depressione (r=0,676). Il Demoralization Index si correla inoltre positivamente con quello della HADS-ansia (r=0,702), nonché della HADS-totale (r=0,778), e alla Mini-MACS per il fattore Hopelessness (r=0,672). Una correlazione positiva è emersa anche tra il punteggio ottenuto alla HADS-depressione e PHQ (r=0,568), così come tra questo e il punteggio ottenuto alla HADS-ansia (r=0,562) e alla MiniMACS (r=0,610). 9 È stata inoltre analizzata l’esistenza di una correlazione tra i punteggi delle scale precedentemente citate e quello ottenuto alla scala per la qualità della vita (EuroQol), in particolar modo all’item che prevede una valutazione visiva-analogica della qualità della vita globale percepita soggettivamente dal paziente. Il dato ottenuto ha messo in evidenza una correlazione statisticamente significativa e inversa tra il punteggio di tale scala e quello ottenuto alla HADS totale (r=-0,547), alla HADS-ansia (r=-0,489), alla HADS-depressione (r=-0,491), al PHQ (r=-0,303), al Demoralization Index (r=0,495), nonché al Mini-MACS (r=-0,421). [Vedi Tab.2]. Si è poi proceduto ad analizzare le possibili differenze alle medie dei punteggi ottenuti nelle scale psicometriche utilizzate, in funzione delle variabili socio-demografiche del nostro campione della ricerca. Per quanto riguarda la variabile età, si è evidenziato come questa correli con significatività statistica in modo moderatamente positivo con la dimensione della depressione, sia con il punteggio al PHQ (r=0,185) che alla HADS-depressione (r=0,183), e in modo inverso con il punteggio relativo alla qualità della vita globale (r=-0,247) [Vedi Tab.3]. In riferimento al sesso dei pazienti, le uniche differenze statisticamente significative, a questo livello, sono emerse per la depressione clinica, valutata tramite la HADS-depressione (t=2,316; p=0,022) e per la qualità della vita globale percepita dal paziente, indicata dall’item a carattere analogico-visivo dell’EuroQoL (t=-4,424; p=0,001) [Vedi Tab. 4]. In seguito sono state analizzare le possibili differenze alle medie dei punteggi ottenuti nelle scale psicometriche utilizzate, in funzione delle variabili legate alla patologia oncologica presentata dai pazienti del campione dello studio. Prendendo in considerazione le diverse sedi del cancro, tramite ANOVA, è emersa una differenza con significatività statistica per le medie alla HADS-depressione (F=2,728; p=0,015) e all’item QoLVita (F=5,145; p=0,001). La media del punteggio alla scala per la depressione è risultata maggiore all’interno del sottogruppo dei pazienti con sede di malattia a livello dell’apparato respiratorio, immediatamente seguito da quello a localizzazione gastrointestinale [Vedi Tab. 5]. Per quanto riguarda la variabile “stadio della patologia oncologica”, è risultata una significatività statistica a confronto tra le medie alla HADS-depressione (F=9,450; p=0,001), nonché alla HADStotale (F=5,211; p=0,002), al PHQ (F=4,433; p=0,005) e per il punteggio al Demoralization Index (F=3.351; p=0,020). Per ciascuna di queste scale la media del punteggio si è rilevata maggiore all’interno del sottogruppo dei pazienti con stadio metastatico e in quello in cui i pazienti sono liberi da malattia [Vedi Tab. 6]. Per quanto riguarda i trattamenti, è emersa una differenza significativa ai punteggi delle scale PHQ (t=-3,195; p=0,002), HADS-depressione (t=-3,465 e p=0,001) e HADS-Totale (t=-2,206; p=0,029), nonché della scala analogico-visiva QoLVita (t=4,077 e p=0,001), nei pazienti che hanno subito per il cancro almeno un intervento chirurgico [Vedi Tab.7]. Per quanto riguarda invece le variabili “trattamenti oncologici” a cui sono stati sottoposti i partecipanti allo studio, si è evidenziato come in relazione alla chemioterapia si rilevi una certa 10 differenza tra le medie dei punteggi ottenuti al Demoralization Index (t=-1,994 e p=0,048) [Vedi Tab. 8]. In relazione alla ormonoterapia è emersa invece una differenza significativa per le medie dei punteggi calcolati alla HADS-depressione (t=-2,989 e p=0,003), HADS-totale (t=-2,211 e p=0,028), nonché alla QoLVita (t=3,489 e p=0,001) [Vedi Tab.9]. Per quanto riguarda la variabile “ha avuto episodi psicopatologici precedenti”, è emersa una differenza statisticamente significativa per il punteggio della sottoscala HADS-ansia (t=3,476; p=0,001), per quello della HADS-totale (t=2,138; p=0,034), del Demoralization Index (t=2,850; p=0,005), del PHQ (t=2,396 e p=0,018) e, infine, della QoLVita (t=-2,013; p=0,046) in pazienti con precedenti psicopatologici [Vedi Tab.10]. I pazienti che riferiscono di assumere terapia psicofarmacologica (farmaco antidepressivo, antipsicotico o benzodiazepinico, in associazione ma anche in monoterapia) mostrano invece una significativa differenza alle medie dei punteggi delle seguenti scale: HADS-ansia (t=4,325; p=0,001), HADS-totale (t=2,736; p=0,007) e Demoralization Index (t=2,492; p=0,014) [Vedi Tab.11]. Infine, il confronto fatto tra le medie dei punteggi in riferimento alla variabile comorbilità medica, ha dimostrato che esiste una differenza significativa se osserviamo la dimensione della depressione, misurata dal PHQ (t= 3,016; p=0,003) e dalla sottoscala HADS-depressione (t=3,097; p=0,002), quella della demoralizzazione valutata con il Demoralization Index (t=3,559; p=0,001) e se prendiamo in considerazione la qualità della vita globale all’EuroQoL (t=-2,167; p=0,032) [Vedi Tab.12]. 4) DATI RELATIVI AL CONFRONTO TRA SOTTOGRUPPO ITALIANO DEL CAMPIONE SOTTOGRUPPO PORTOGHESE E Al fine di verificare possibili differenze rispetto al contesto culturale, sono stati presi in considerazione i due sottogruppi del campione della ricerca, in relazione al Paese dell’area mediterranea di appartenenza. Tramite la somministrazione del PHQ risulta che 19 soggetti del gruppo portoghese presentano una sintomatologia psicopatologica suggestiva per Depressione Maggiore (18,6%), mentre nel gruppo italiano 22 soggetti risultano affetti da depressione clinica (23,6%) (p = ns). Per quanto riguarda la sindrome da demoralizzazione, valutata tramite la somministrazione della sezione sulla Demoralizzazione dell’intervista della Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research (DCPR), è stata invece identificata una prevalenza pari al 24,5%, (presente cioè in 25 dei pazienti reclutati) per il gruppo portoghese e pari al 23,6% (presente in 22 dei pazienti reclutati) per il gruppo italiano (p = ns). Effettuando poi la valutazione della correlazione all’interno dei due sottogruppi del campione tra le differenze delle medie del punteggio ottenuto alle scale somministrate (HADS-totale, sue sottoscale per l’ansia e la depressione, Demoralization Scale, PHQ e item a carattere analogico-visivo relativo alla percezione globale della qualità di vita del paziente alla EUROQoL), nonché tra le differenze 11 delle medie all’età dei partecipanti, non si è evidenziato alcuna differenza statisticamente significativa tra i due Paesi [Vedi Tab.13]. 5) CARATTERISTICHE PSICOMETRICHE DELLE SCALE DI, FACIT E PDI Il DI (Demoralization Index), al test di Cronbach, ha dimostrato un alto grado di attendibilità (alpha=0,89). Per la scala è stata effettuata l’analisi fattoriale, che ha portato al raggruppamento degli items in 5 fattori principali: il fattore I comprende gli items 21, 24, 18, 22, 9. Tale fattore spiega il 15,726 % della varianza; il fattore II comprende gli items 3, 4, 5, 8, 23, 2. Tale fattore spiega il 12,693 % della varianza; il fattore III comprende gli items 17, 19, 12, 1, 6. Tale fattore spiega il 11,921 % della varianza; il fattore IV comprende gli items 10, 13, 11, 16, 15. Tale fattore spiega il 11,791 % della varianza; il fattore V comprende gli items 7, 20. Tale fattore spiega il 8,621 % della varianza. I cinque fattori insieme rendono quindi conto del 60,752 % della varianza. [Vedi Tab.14]. La FACIT (Functional Assessment of Chronic Illness Therapy Spiritual Well-being Scale), al test di Cronbach, ha dimostrato un alto grado di attendibilità (alpha=0,85). Per la scala è stata effettuata l’analisi fattoriale, che ha portato al raggruppamento degli items in 3 fattori principali: il fattore I comprende gli items 5, 2, 6, 7, 3, 12, 1. Tale fattore spiega il 30,057 % della varianza; il fattore II comprende gli items 10, 9, 11. Tale fattore spiega il 23,836 % della varianza; il fattore III comprende gli items 4, 8. Tale fattore spiega il 13,053 della varianza. I tre fattori insieme rendono quindi conto del 66,946 % della varianza. [Vedi Tab.15]. Il PDI (Patient Dignity Inventory), al test di Cronbach, ha dimostrato un grado molto di attendibilità (alpha=0,96). Anche per questa scala è stata effettuata l’analisi fattoriale, che ha portato al raggruppamento degli items in 3 fattori principali: il fattore I comprende gli items 21, 25, 15, 22, 17, 14, 16, 23, 24, 19, 12, 18, 9. Tale fattore spiega il 27,642 % della varianza; il fattore II comprende gli items 9, 6, 5, 7, 8, 11, 4. Tale fattore spiega il 20,710 % della varianza; 12 - il fattore III comprende gli items 2, 1, 3, 10, 20, 13. Tale fattore spiega il 18,140 % della varianza. I tre fattori insieme rendono quindi conto del 66,492 % della varianza. [Vedi Tab.16]. I dati, per quanto preliminari, visto la ampiezza limitata del campione, indica una certa sovrapposizione tra i fattori delle diverse scale nella loro versioni italiane e portoghesi, benché ulteriori dati siano necessari per meglio esaminare questo aspetto. DISCUSSIONE La ricerca condotta permette di addivenire ad alcune significative conclusioni. Durante la prima fase dello studio, è stato perseguito e raggiunto il primo obiettivo che si era proposto il presente progetto di ricerca, ovvero quello di produrre l’adattamento in lingua portoghese e in lingua italiana delle scale Demoralization Index (Kissane et al., 2004) e Patient Dignity Inventory (Chochinov et al., 2008). Tali versioni delle scale sono state realizzate tramite la collaborazione dell’Unità di Psicologia Clinica dell’Hospital de S. José, EPE, Lisbona, Portogallo (responsabile: Prof.ssa Luzia Travado) e dell’U.O. di Clinica Psichiatrica dell’Università di Ferrara, Italia (direttore: Prof. Luigi Grassi), nonché tramite l’ausilio di due interpreti di madrelingua inglese e con fleunza nell’espressione linguistica portoghese e italiana. Il processo di traduzione ha richiesto una cura particolare, al fine di mantenere l’originale significato di ogni singolo item per ciascuna delle due scale e di produrre un adattamento delle stesse, che tenesse conto delle differenze culturali e linguistiche di ciascun Paese. Il secondo obiettivo del progetto si proponeva di valutare la prevalenza di sintomatologia suggestiva di Depressione Maggiore e di Demoralizzazione in persone affette da cancro in due contesti analoghi (DH oncologico e ambulatorio) in Portogallo ed Italia, quali rappresentanti dell’area SudEuropea. Gli strumenti utilizzati per la diagnosi di depressione clinica sono stati l’Intervista Intervista clinica strutturata secondo l’ICD-10, nonché il PHQ (Patient Health Questionnaire) e l’HADS (Hospital Anxiety and Depression Scale) e i risultati ottenuti indicano che 41 soggetti su 195 risultano affetti da un quadro clinico compatibile con una diagnosi di depressione maggiore (prevalenza corrispondente al 21,0% del campione dello studio). Per quanto riguarda i dati rinvenuti in letteratura, molti gruppi di ricerca hanno valutato la depressione nei pazienti con cancro nel corso degli anni ed hanno riportato un’ampia variabilità della prevalenza (dal 3 al 38%); la maggior parte di questi, comunque, conferma il dato ottenuto nell’ambito della presente ricerca, e stima che i pazienti con cancro che presentano sintomi depressivi clinicamente rilevanti siano in una percentuale che si aggira intorno al 20- 25% (Evans et al., 1986; Bodurka Bevers et al., 2000; Vahdaninia et al., 2010; Fanger et al., 2010). Per quanto riguarda la parte più innovativa dello studio, rappresentata dalla valutazione della sindrome da demoralizzazione, valutata tramite il Demoralization Index e la DCPR (Sezione sulla Demoralizzazione dell’intervista della Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research), è emerso 13 che 47 soggetti su 195 presentano una positività per tale sindrome (prevalenza corrispondente al 24,1% del campione dello studio). Nonostante ormai da tempo diversi Autori abbiano identificato la demoralizzazione come un complesso di sintomi o sindrome collocabile tra le varie dimensioni di sofferenza psichica dell’area dell’umore (Frank, 1974; Clarke e Kissane, 2002; Jacobsen et al, 2006) e abbiano dimostrato come questa costituisca un’entità reale ed importante sia sul piano concettuale che clinico (Slavney, 1999), scarsi sono in realtà i dati in letteratura relativi alla prevalenza di tale sindrome nella popolazione generale, così come in campo oncologico. Ciò può essere in parte spiegato dalla difficoltà che i diversi Autori hanno incontrato nel tempo nel trovare una definizione condivisa di demoralizzazione, nonché dalla assenza di una posizione definita a riguardo da parte della nosografia ufficiale, che ancora oggi non la considera come un disturbo psichico nel senso stretto del termine. In effetti la demoralizzazione potrebbe essere considerata come un stato mentale ed affettivo, descritto con un continuum che va dallo scoraggiamento da un lato alla profonda disperazione dall’altro. Inoltre essa presenta alcune caratteristiche in comune con la depressione, anche se alcuni autori hanno osservato come la sindrome da demoralizzazione se ne differenzi perché caratterizzata da un quadro sintomatologico non sovrapponibile a quello della depressione clinica (Clarke & Kissane, 2002). Queste differenziazioni hanno portato, tuttavia, in assenza di più attente valutazioni, ad una sottostima del fenomeno della demoralizzazione, talora interpretato come “normale stato di tristezza”, e ad una scarsa disponibilità di scale psicometriche validate che siano in grado di individuare e valutarne i sintomi. Non stupisce la necessità emergente in campo oncologico di approfondire il tema della demoralizzazione, considerando che tale condizione si associa ad una riduzione della qualità della vita (Gustavsson-Lilius et al., 2007), una maggior richiesta di morte anticipata (suicidio assistito ed eutanasia) (Rodin et al, 2007), e, come fattore indipendente dalle consuete variabili biologiche, ad un tasso più elevato di recidiva di malattia e peggioramento della prognosi (Watson et al., 1999; 2005). I pochi dati a disposizione, poi, arrivano tutti dalla letteratura di matrice anglosassone, mentre nessun dato è disponibile nei Paesi di matrice culturale mediterranea, sebbene recenti studi abbiano sottolineato l’importanza delle diverse variabili culturali nei due contesti (Grassi et al., 2004; Grassi et al., 2005; Surbone, 2008). Questo dato conferisce maggiore rilevanza al presente progetto di ricerca, i cui risultati contribuiscono all’adattamento e alla validazione di scale di assessment per la dimensione della demoralizzazione (Demoralization Index di Kissane) e sono relativi alle dimensioni della demoralizzazione-depressione in un campione di pazienti affetti da cancro nel contesto di Paesi dell’area Sud-Europea, quali il Portogallo e l’Italia. Il terzo obiettivo del progetto si è proposto di esaminare la relazione tra le variabili sociodemografiche ed alcune variabili individuali e interpersonali in ambito oncologico (spiritualità e dignità) e le diverse dimensioni che entrano a far parte del quadro di demoralizzazione rispetto a quello della classica depressione clinica. Analizzando i risultati ottenuti dallo studio, è interessante notare come i punteggi alle varie scale psicometriche somministrate ai pazienti oncologici reclutati correlino tutte tra loro in modo significativo. Questo dato suggerisce una correlazione tra le dimensioni del disagio psichico considerate, ovvero la depressione clinica, la demoralizzazione, ma anche l’ansia e, nel sottogruppo italiano del campione, la hopelessness-helplessness. 14 Fonti della letteratura recente riportano dati che confermano tale correlazione, in particolare tra la sindrome da demoralizzazione e la depressione, identificando l’esistenza di alcune caratteristiche comuni tra le due dimensioni, ma nel contempo sottolineando alcune importanti differenze che permettono di differenziarle, e che spiegano, ad esempio, perché non tutti i pazienti demoralizzati siano depressi e viceversa. (De Figueiredo, 1993; Clarke e Kissane, 2002; Kissane et al., 2004). Questi autori hanno osservato come la sindrome da demoralizzazione presenti sentimenti di mancanza di speranza, perdita di significato e scopo nella vita, sentimento di mancanza di aiuto, di sentirsi in trappola, di fallimento personale nell’affrontare una situazione stressante, pessimismo, mancanza di spinta o motivazione ad agire diversamente, ma come, a differenza della depressione, sia caratterizzata dall’assenza di sintomi quali l’anedonia, la perdita del piacere e dell’interesse nelle attività della vita. L’esistenza di una correlazione significativa tra i punteggi ottenuti al Demoralization Index (nonché al Mini-MACS per quanto riguarda il sottogruppo italiano del campione della ricerca) e al Patient Dignity Inventory, indica che la dimensione della demoralizzazione (quindi la dimensione della hopelessness-helplessness, della “disperazione”) si collega al costrutto della dignità. Si può facilmente ipotizzare che nei pazienti affetti da cancro, elementi quali il dolore esistenziale e il dolore spirituale, come sofferenza che colpisce e intacca le relazioni sociali ed interpersonali, si sovrappongano nell’area della demoralizzazione e della perdita di significato e della dignità di esistere. Questo dato trova conferma in letteratura, poiché alcuni autori hanno avuto la possibilità di cogliere tale correlazione (Hack et al., 2004; Chochinov, 2007; Wein, 2007; Chochinov, 2008). Anche la significativa relazione positiva tra depressione e dimensione della hopelessness è stata rinvenuta nei risultati di un recente studio turco effettuato reclutando pazienti con cancro in trattamento chemioterapico (Arslan et al., 2009). Tutte le dimensioni considerate, infine, correlano negativamente con la qualità di vita globale percepita dal paziente, che nella presente ricerca viene indicata dal punteggio ottenuto all’item a carattere analogico-visivo della scala EUROQoL. Ciò indica che la qualità di vita della persona affetta da cancro viene percepita tanto peggiore quanto più il paziente manifesta una sofferenza psichica, nelle sue varie forme, in accordo con la letteratuara (Gustavsson-Lilius et al., 2007). Andando ad analizzare le differenze alle medie delle varie scale psicometriche in funzione delle variabili socio-demografiche, emergono delle differenze importanti tra le diverse scale. Dai dati ottenuti nello studio risultano associati alla depressione clinica l’età, il sesso maschile, le localizzazioni del cancro a livello dell’apparato respiratorio e gastrointestinale, lo stadio metastatico del tumore, l’impossibilità di intervenire chirurgicamente, l’ormonoterapia, la presenza in anamnesi di episodi psicopatologici precedenti e la comorbilità medica con altre patologie. Per quanto riguarda la demoralizzazione, invece, non è risultata correlata con età, sesso e sede della malattia, ma con lo stadio del tumore (maggiore prevalenza nei pazienti sia in stadio metastatico che libero da malattia), con la chemioterapia, con la presenza di episodi psicopatologici precedenti e di comorbilità medica. Interessante il dato che dice che i pazienti che fanno uso di terapia psicofarmacologica (ma non meglio specificata) presentano un punteggio medio significativamente ridotto alla scala per la demoralizzazione. 15 Rispetto ai dati rinvenuti in letteratura, possiamo sottolineare come contrastanti appaiono i risultati riguardanti la depressione in relazione al sesso. Diversi autori hanno infatti indicato come la depressione in ambito oncologico sia risultata maggiore nel sesso femminile (Fanger et al., 2010; Thomas et al., 2010). Nel nostro campione, invece, la depressione risulta nettamente più presente negli uomini e tale dato appare ancora più sorprendente alla luce della maggiore presenza di donne reclutate (152 donne e 43 uomini). Possiamo formulare alcune ipotesi e pensare, ad esempio, che questo risultato possa essere dovuto ad uno stadio della malattia più grave negli uomini, dal momento che la maggior parte delle donne, incluse nello studio, erano affette da tumore al seno (N=118, 60.5%), per il quale in entrambi i Paesi, Italia e Portogallo, è diffuso uno screening specifico, che favorisce una diagnosi precoce e, quindi, una migliore prognosi di malattia. Altri studi effettuati, come quello di Medeiros e collaboratori su pazienti affetti da cancro con sede colonrettale (2010), non hanno invece riscontrato differenze relative al quadro depressivo sulla base dell’età e del sesso. Il dato ottenuto in relazione alla localizzazione del cancro trova conferma in una recente ricerca che ha individuato una maggiore prevalenza di depressione in pazienti con cancro in sede respiratoria, gastrointestinale e cerebrale (Kissane et al., 2009). Se prendiamo in considerazione i trattamenti effettuati dai pazienti reclutati nello studio, è interessante osservare come nel nostro campione sia stata evidenziata una minore presenza di sintomi suggestivi per depressione clinica nei pazienti che si sono sottoposti ad intervento chirurgico, dato che contrasta, invece, con quello ottenuto in uno studio di Thomas e collaboratori (2010), in cui la pratica chirurgica è stata riconosciuta come elemento predittore di depressione ed alti livelli di distress. Da un lato è evidente come l’intervento chirurgico, in particolar modo per la donne, potrebbe essere percepito come un elemento molto stressante perché correlato allo sfiguramento del corpo e a sentimenti di perdita della maternità (specialmente per quelle affette da cancro della mammella e uterino). È altrettanto vero, però, che la possibilità di intervenire tramite pratica chirurgica è sicuramente collegata ad uno stadio di malattia meno grave, nonché ad una prognosi migliore. Considerando invece il trattamento chemioterapico, nel nostro campione è risultato associato ad un maggior punteggio alla scala per la demoralizzazione, dato che pare in parte confermare i risultati di un recente studio turco, che ha riscontrato alti livelli di hopelessness (elemento della demoralizzazione), ma anche di depressione, nei pazienti oncologici che venivano sottoposti al trattamento (Aslan et al., 2009). Il quarto obiettivo si proponeva di effettuare un confronto tra i dati ottenuti per il sottogruppo del campione portoghese e quello italiano. Quelli relativi alla prevalenza del quadro clinico suggestivo per demoralizzazione sono praticamente sovrapponibili (pazienti italiani: 23,6%; pazienti portoghesi: 24,5%), mentre per la depressione la prevalenza è simile, anche se lievemente ridotta nel sottogruppo portoghese del campione (pazienti italiani: 23,6%; pazienti portoghesi: 18,6%), benché non significativa. Esaminando la differenza alle medie dei punteggi delle scale psicometriche utilizzate nella ricerca nei due sottogruppi, non sono emerse differenze statisticamente significative, lasciandoci presupporre che tale risultato vada probabilmente spiegato con le radici culturali comuni dei due Paesi. È già stato ricordato come l’importanza della componente culturale e il suo ruolo specifico nei pazienti affetti da cancro nei Paesi dell’area Sud16 Europea rispetto a quelli anglosassoni siano emersi in vari studi (Grassi et al., 2004; Grassi et al., 2005; Gil et al., 2005; Grassi et al., 2010). Tale dato lascia, però, spazio a riflessioni interessanti: non si può escludere che, in particolar modo per quanto riguarda le dimensioni della demoralizzazione e della depressione nel paziente oncologico, siano dotate ciascuna di un proprio costrutto teorico, ricollegabili a variabili diverse e non solo in relazione alle caratteristiche socioculturali di un Paese. Il quinto obiettivo della presente ricerca si proponeva di valutare, quanto meno in maniera preliminare, le caratteristiche psicometriche specifiche e l’applicabilità clinica di scale psicometriche innovative, tra cui il Patient Dignity Inventory (PDI). Costituito da 25 items, proposto da Chochinov (2008) e testato grazie ad uno studio finanziato dall’Istituto Nazionale per la Ricerca per il cancro del Canada, il PDI è descritto come uno strumento valido ed utilizzabile nella pratica clinica per valutare le varie fonti di distress correlato alla dignità nei pazienti affetti da cancro. In concordanza con tale ricerca, il PDI, somministrato ai pazienti reclutati nell’ambito del presente studio, è risultato un test dotato di alta affidabilità. Infatti, le analisi statistiche utilizzate al fine di valutarne le caratteristiche, l’analisi fattoriale e il calcolo del coefficiente alpha di Cronbach, dimostrano come il PDI possieda un’alta consistenza interna ed un’adeguata validità. L’analisi fattoriale ha messo in evidenza la presenza di 3 fattori all’interno della scala. Il fattore I comprende 12 items, che fanno riferimento alla sensazione di aver perduto valore come persona e scopo nella vita, di non aver dato un contributo significativo nella vita, di aver lasciato “cose incompiute”, di essere di peso agli altri, la preoccupazione per avere una vita spirituale priva di significato, di non avere più controllo sulla propria vita, di non essere in grado di affrontare le sfide e di accettare le cose come sono, la percezione di non avere sostegno da amici e familiari, né dalle figure sanitarie, di non essere trattato con rispetto e comprensione. Questi elementi, che fanno riferimento a concetti riguardanti la spiritualità, quali il Significato della vita e gli aspetti che trascendono la morte, nonché al supporto sociale, hanno insieme il maggiore peso sul punteggio del PDI. Il fattore II comprende 6 items, che possono essere ricondotti alla valutazione di sintomi correlati al distress, quali il sentirsi depresso, ansioso, preoccupato per il futuro, per la malattia e i trattamenti, per la sensazione di apparire a se stesso e agli altri notevolmente cambiato. Il fattore III comprende 6 items, che si riferiscono alla sensazione di non essere più in grado di svolgere attività quotidiane e funzioni corporee in modo indipendente, di continuare le attività usuali, di sostenere ruoli importanti, di avere ridotto la propria privacy e al disagio provocato da sintomi fisici. Tali elementi possono essere ricondotti per lo più al concetto della perdita della propria indipendenza. L’item 9, che indica la sensazione di non riuscire più a pensare con lucidità, viene riconosciuto come elemento a ponte tra i fattori I e II, e può quindi essere ricondotto ad entrambi. Confrontando i dati ottenuti da Chochinov, 5 sono i fattori emersi nello studio originale: Symptom Distress, Existential Distress, Dependency, Peace of Mind, Social Support. Nonostante gli items si raggruppino all’interno di tre fattori nella nostra ricerca, è interessante osservare come le principali componenti individuate nel lavoro originale di Chochinov (2008) vengano messe in evidenza anche nella nostra ricerca, in particolar modo per quanto riguarda gli elementi Peace of Mind e Social Support (indagati negli items raggruppati nel fattore I di questo studio), Symptom Distress (indagato negli 17 items del fattore II) e Dependency (indagato negli items del fattore III). Analizzando l’elemento chiamato da Chochinov Existential Distress, possiamo osservare che nel nostro lavoro viene indagato da items inseriti all’interno di tutti e tre i fattori (sensazione di essere cambiato e che gli altri lo vedano cambiato, di non avere più valore o di essere considerato senza valore, di perdita di significato o scopo, sentirsi di peso agli altri). La Functional Assessment of Chronic Illness Therapy Spiritual Well-being Scale (FACIT), invece, è una scala elaborate da Brady e collaboratori nel 1999, costituita da 12 items, che valuta la dimensione della spiritualità nelle sue due componenti: la “fede”, più spesso associata alla religione e alla pratica religiosa, e il “significato”, inteso come capacità di mantenere un senso di significato e scopo nella vita, nonostante cambiamenti ed eventi importanti. Anche questo, come il PDI, somministrato ai pazienti reclutati nell’ambito del presente studio, è risultato un test dotato di alta affidabilità, con consistenza interna ed adeguata validità alle analisi statistiche. L’analisi fattoriale ha messo in evidenza la presenza di 3 fattori all’interno della scala. Il fattore I comprende 7 items, che fanno riferimento alla sensazione di serenità dell’animo, capacità di trovare conforto ed armonia in se stesso, sensazione che tutto andrà bene indipendentemente dalla malattia, percezione di produttività della propria vita e di scopo e significato dell’esistenza. Questi elementi fanno riferimento ai concetti importanti di pace interiore, significato e scopo dell’esistere. Il fattore II raggruppa 3 items, che indagano la dimensione della fede e della spiritualità, affrontando temi come il trovare conforto e forza nella fede o nel proprio credo spirituale e il possibile rinforzo della fede o del proprio credo conseguentemente all’esperienza della malattia. I 2 items rimanenti valutano la sensazione di difficoltà nel trovare la tranquillità d’animo e, di nuovo, la mancanza di significato o scopo della vita. E’ interessante notare come anche Chochinov abbia individuato (2008), per la valutazione della FACIT a scopo di ricerca, tre principali componenti sottoposte a verifica all’interno dell’intervista: l’Inner Peace, la Faith/Spirituality e il Meaning/Purpose, nonostante gli items raggruppati all’interno dei fattori non siano perfettamente sovrapponibili a quelli della presente ricerca. E’ possibile comunque, non tenendo in considerazione il nostro fattore III (costituito da 2 soli items), rinvenire gli items relativi alle componenti Inner Peace e Meaning Purpose all’interno del fattore I e osservare come gli items della componente Faith/Spirituality e quelli del fattore II siano gli stessi. Un altro strumento innovativo, che la presente ricerca si è proposta di descrivere e valutare, è il Demoralization Index (DI), elaborato da Kissane nel 2004 e testato presso alcuni istituti di cura per il cancro in Melbourne, Australia. Composto da 24 items, autocompilativo, viene descritto come uno strumento valido per meglio caratterizzare la varie componenti della demoralizzazione e poter seguire nel corso del tempo il decorso di tale fenomeno in pazienti affetti da cancro. In concordanza con lo studio di Kissane, il DI, compilato dai pazienti reclutati nella presente ricerca, è risultato un test altamente affidabile. Infatti, le analisi statistiche utilizzate al fine di valutarne le caratteristiche, l’analisi fattoriale e il calcolo del coefficiente alpha di Cronbach, dimostrano come questa scala possieda un’alta consistenza interna ed un’adeguata validità. L’analisi fattoriale ha messo in evidenza la presenza di 5 fattori all’interno della scala. Il fattore I comprende 5 items, che esprimono caratteristiche di scoraggiamento e tristezza, come la sensazione di afflizione ed 18 intrappolamento per ciò che sta accadendo, avvilimento, scoraggiamento rispetto alla vita, mancanza di speranza. Il fattore II comprende 6 items, che si riferiscono alla perdita di significato, scopo e ruolo nella vita, la sensazione di non aver più controllo sulle proprie emozioni, incapacità di aiutarsi da sé, senso di isolamento. Il fattore III raggruppa 5 items, che indagano il livello di soddisfazione e successo nella vita del paziente intervistato, attraverso la percezione del proprio valore come persona, nell’aiutare gli altri, nel far fronte alla vita, l’esser fiero di ciò che si ha realizzato, l’essere di buon umore. Il fattore IV vede al suo interno 5 items, che si riferiscono a sentimenti di colpa, rabbia, irritabilità e facilità nel sentirsi ferito, rimpianti, che hanno quindi a che fare con sintomi di tipo emozionale. Il fattore V, infine, comprende i 3 items rimanenti, che fanno riferimento alla sensazione di non poter essere aiutato, al pensiero che la vita non valga più la pena di essere vissuta e al desiderio di morte. Questi elementi possono essere descrittivi della dimensione dell’hopelessness-helplessness. E’ interessante notare come Kissane, nel suo lavoro del 2004, avesse a sua volta descritto il DI come costituito da 5 componenti principali, che, sebbene non tutti gli items dei fattori rinvenuti nel presente studio siano perfettamente sovrapponibili, identificano gli stessi temi centrali: Loss of Meaning, Disphoria, Disheartenment, Helplessness e Sense of Feilure. Questi dati appaiono quindi confermare le conclusioni dello studio di Kissane, secondo cui questi cinque elementi offrirebbero una coerenza considerevole con il concetto di base di demoralizzazione, riportato dalle ricerche scientifiche che se ne sono occupate, e rifletterebbero la validità con cui questa scala dimensionale valuta i sintomi che la caratterizzano. Se altri studi clinici confermeranno la validità di questo strumento innovativo, potrebbe essere utilizzato come parte del bagaglio di assessment psicosociale dei pazienti oncologici, considerando la considerevole incidenza di demoralizzazione rinvenuta nel presente studio tra i pazienti affetti da cancro nel contesto mediterraneo (24,1%) e le importanti conseguenze ad essa correlate, come la riduzione della qualità della vita (Gustavsson-Lilius et al., 2007), una maggior richiesta di morte anticipata (suicidio assistito ed eutanasia) (Rodin et al, 2007), e un tasso più elevato di recidiva di malattia e peggioramento della prognosi (Watson et al., 1999; 2005). Questi elementi rendono ragione del lavoro di diversi autori, che suggeriscono la necessità impellente, nell’attuale fase evolutiva dell’assistenza al paziente con cancro, di sviluppare interventi innovativi che possano rappresentare uno strumento terapeutico per i pazienti che non hanno sviluppato un franco disturbo di tipo depressivo, ma che manifestano sintomi correlabili alle dimensioni della demoralizzazione, della sofferenza esistenziale e spirituale. I loro sforzi si sono concentrati nel tentativo di sviluppare nuovi interventi non farmacologici, quindi di tipo psicoterapico, finalizzati alla valorizzazione del benessere spirituale e del senso di significato, nonchè alla riduzione della demoralizzazione e dei sentimenti di inaiutabilità e disperazione. In linea con i dati ottenuti nella presente ricerca, tali interventi specifici, ridefinendo il significato e la dignità della propria esistenza, possono determinare conseguentemente un miglioramento della qualità della vita dei pazienti affetti da cancro (Angelino & Treisman, 2001). Alcuni recenti modelli di intervento, quali la Dignity Therapy (Chochinov et al., 2005) e la Meaning-Centered Psychotherapy (Greenstein & Breitbart, 2000; Breitbart et al., 2004) sono stati sviluppati in Canada 19 e USA, rispettivamente, ed applicati, con risultati significativi sul piano clinico, nel contesto oncologico, in particolare in pazienti in fase avanzata di malattia. In seguito alla presentazione del modello della Meaning-Centered Psychotherapy proposta da Breitbart e collaboratori e alla diffusione dei dati ottenuti nei primi studi controllati randomizzati condotti presso il suo istituto di New York (Breitbart, 2007), grande è stata l’attenzione scientifica rivolta verso tale tecnica e diversi gli articoli pubblicati su riviste internazionali. Anche i ricercatori italiani che si occupano attivamente del campo della Psiconcologia hanno mostrato un interesse rilevante nei confronti di tale modello, favorendo il recente sviluppo di una collaborazione proficua tra varie Unità Operative italiane, tra cui l’Unità Operativa di Clinica Psichiatrica dell’Università di Ferrara (centro presso cui è avvenuto il reclutamento del campione italiano del presente studio; direttore Prof. Luigi Grassi) e il Dipartimento di Psichiatria e Scienze Comportamentali del Memorial Sloan Kettering Cancer Center, uno tra i più prestigiosi Istituti per la cura e la ricerca sul cancro nel mondo. Questa collaborazione ha finalità formative e di ricerca, ed è nata con l’intento finale di importare nuove tecniche psicoterapiche che possano essere di aiuto nel migliorare la qualità della vita dei pazienti italiani malati di cancro, in particolare con prognosi infausta. Nell’ambito di tale prospettiva si sono inserite la mia tesi di specializzazione in Psichiatria (titolo conseguito presso l’Università di Ferrara) intitolata “Psichiatria nelle cure palliative: studio multicentrico di applicazione della Meaning-Centered Group Psychotherapy”, lo stage intensivo a cui ho partecipato sulla Psicoterapia Centrata sul Significato condotto da Breitbart nel Maggio 2008 a Roma, di cui è previsto un aggiornamento programmato per Ottobre 2010, e lo sviluppo in collaborazione di un progetto di studio clinico sperimentale multicentrico controllato randomizzato che partirà a breve e che vede coinvolti diversi centri italiani, tra cui il Servizio Oncologico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’ Anna, l’Hospice ADO e l’AUSL di Ferrara, che avrà la funzione proprio di valutare l’accettabilità e l’ efficacia di questo trattamento psicoterapico innovativo su pazienti italiani. E’ in questo contesto che si inseriscono i risultati del presente progetto di studio, che contribuisce allo sviluppo di un campo di ricerca sempre più florido e alla strutturazione di nuovi specifici interventi, che possibilmente potranno essere applicati anche nei Paesi di cultura mediterranea e che sono improntati all’attenzione del paziente con cancro nella sua globalità e nella sua complessità di essere umano. BIBLIOGRAFIA Aaronson NK, Ahmedzai S, Bergman B, et al. The European Organization for Research and Treatment of Cancer QLQ-C30:A quality of life instrument for use in international clinical trials in oncology. J Nat Cancer Inst 1993;85:364–76. Angelino AF, Treisman GJ: Major depression and demoralization in cancer patients: diagnostic and treatment considerations. Support Care Cancer 2001; 9:344–349. Aslan S, Celebioglu A, Tezel A: Depression and Hopelessness in Turkish patients with cancer 20 undergoing chemiotherapy. Jpn J Sci, 2009 Dec; 6(2):105-10. Bodurka Bevers D, Basen Engquist K, Carmack CL, Fitzgerald MA, Wolf JK, de Moor C, Gershenson DM: Depression, anxiety and quality of life in patients with epithelial ovarian cancer. Gynecol Oncol, 2000 Sep; 78(3): 302-8. Brady M, Peterman A, Fitchett G, Mo M, Cella D. A case for including spirituality in quality of life measurement in oncology. Psychooncology 1999; 8: 417–428. Breitbart W, Gibson C, Poppito SR, Berg A. Psychotherapeutic interventions at the end of life: a focus on meaning and spirituality. Can J Psychiatry. 2004;49:366-372. Breitbart W: Meaning Centered Psychotherapy in advanced cancer patient: a randomized controlled trial of an intervention to enhance hope, meaning and spiritual well-being near the end of life. American Psychosomatic Society 65th annual meeting, Budapest, 2007. Carroll BT, Kathol RG, Noyes R Jr, Wald TG, Clamon GH.Screening for depression and anxiety in cancer patients using the Hospital Anxiety and Depression Scale. Gen Hosp Psychiatry. 1993;15:69-74. Chochinov H. Depression in cancer patients. Lancet Oncol. 2001;2:499-505 Chochinov HM, Hack T, Hassard T, Kristjanson LJ, McClement S, Harlos M. Dignity therapy: a novel psychotherapeutic intervention for patients near the end of life. J Clin Oncol. 2005;23:55205525. Chochinov HM, Hassard T, McClement S, Hack T., Kristjanson LJ, Harlos M, Sinclair S, Murray A, The Patient Dignity Inventory: A Novel Way of Measuring Distress in Palliative Care. J Pain Symptom Manage, 2008;;36:559-571. Chochinov HM. Dignity and the essence of medicine: the A, B, C, and D of dignity conserving care. BMJ. 2007 28;335:184-187. Clarke DM, Kissane DW: Demoralization: its phenomenology and importance. Aust N Z J Psychiatry 2002; 36:733–742 de Figuereido JM: Depression and demoralization: phenomenological differences and research perspectives. Comp Psychiatry 1993; 34:308–311. Fanger PC, Azevedo RC, Mauro ML, Lima DD, Gaspar KC, Silva VF, Nascimento WT, Botega NJ: Depression and suicidal behaviour of cancer inpatients: prevalence and associated factors. Rev Assoc Med Bras, 2010 Mar-Apr; 56(2): 173-8. Fava GA, Freyberger HJ, Bech P, Christodoulou G, Sensky T, Theorell T, Wise TN: Diagnostic criteria for use in psychosomatic research. Psychother Psychosom 1995;63:1-8. Gil F., Grassi L., Travado L., Tomamichel M., Gonzales JR: Use of Distress and Depression Thermometers to measure psychosocial morbidity among Southern European cancer patients. Supportive Care in Cancer 2005;13:600-606. 21 Grassi L, Biancosino B, Marmai L, Rossi E, Sabato S: Psychological factors affecting oncology conditions. Adv Psychosom Med, 2007; 28:57-71. Grassi L, Travado L, Gil F, Sabato S, Rossi E, Tomamichel M, Marmai L, Biancosino B, Nanni MG, Group TS. Hopelessness and related variables among cancer patients in the Southern European Psycho-Oncology Study (SEPOS). Psychosomatics. 2010;51:201-207. Grassi L., Travado L., Gil Moncayo F.L, Sabato S., Rossi E., and the SEPOS Group: Psychosocial morbidity and its correlates in cancer patients of the Mediterranean area: findings from the Southern European Psycho-Oncology Study (SEPOS). J Affective Dis 2004; 83: 243-248 Greenstein M, Breitbart W. Cancer and the experience of meaning: a group psychotherapy program for people with cancer. Am J Psychother. 2000;54:486-500 Gustavsson-Lilius M, Julkunen J, Hietanen P.Quality of life in cancer patients: The role of optimism, hopelessness, and partner support. Qual Life Res. 2007;16:75-78 Gouveia J, Coleman MP, Haward R, Zanetti R, Hakama M, Borras JM, Primic-Zakelj M, de Koning HJ, Travado L. Improving cancer control in the European Union: Conclusions from the Lisbon round-table under the Portuguese EU Presidency, 2007. Eur J Cancer. 2008;44:1457-1462. Hack TF, Chochinov HM, Hassard T, Kristjanson LJ, McClement S, Harlos M. Defining dignity in terminally ill cancer patients: a factor-analytic approach. Psychooncology. 2004;13:700-708. Kendler KS, Gardner CO. Boundaries of major depression: an evolution of DSM-IV criteria. Am J Psychiatry 1998; 155:172-7 Kissane DW, Clarke DM, Street AF. Demoralization syndrome: a relevant psychiatric diagnosis for palliative care. J Pall Care 2001; 17: 12-21 Kissane DW, Wein S, Love A, Lee XQ, Kee PL, Clarke DM. The Demoralization Scale: a report of its development and preliminary validation. J Pall Care 20:4/2004; 269-276. Kissane DW, Brintzenhofe- Szoc KM, Levin TT, Zabora JR: Mixed anxiety/depression symptoms in a large cancer cohort: prevalence by cancer type. Psychosomatics, 2009 Jul-Aug; 50(4): 383-91. Mangelli L, Fava GA, Grandi S, Grassi L, Ottolini F, Porcelli P, Rafanelli C, Rigatelli M, Sonino N. Assessing demoralization and depression in the setting of medical disease. J Clin Psychiatry. 2005;66:391-394. Medeiros M, Oshima CT, Forones NM: Depression and Anxiety in Colorectal Cancer Patient. J Gastrintestinal Cancer, 2010 Feb 24. Peterman AH, Fitchett G, Brady MJ, Hernandez L, Cella D.: Measuring spiritual well-being in people with cancer: the functional assessment of chronic illness therapy--Spiritual Well-being Scale (FACIT-Sp). Ann Behav Med. 2002;24:49-58. Pincus HA, Davis WW, Mc Queen LE. Subtreshold mental disorders: a review and synthesis of studies of minor depression and other “brand names”. Br J Psychiatry 1999; 174: 288-296 22 Rodin G. Treatment of depression in cancer patients. Curr Oncol. 2007;14:180-188. Rodin G, Zimmermann C, Rydall A, Jones J, Shepherd FA, Moore M, Fruh M, Donner A, Gagliese L. The desire for hastened death in patients with metastatic cancer. J Pain Symptom Manage. 2007;33:661-675 Sellick SM, Crooks DL.Depression and cancer: an appraisal of the literature for prevalence, detection, and practice guideline development for psychological interventions. Psychooncology. 1999;8:315-333. Slavney PR: Diagnosing demoralization in consultation psychiatry. Psychosomatics 1999; 40:325– 329 Spiegel D, Giese-Davis J. Depression and cancer: mechanisms and disease progression. Biol Psychiatry. 2003;54:269-282. Spitzer RL, Kroenke K, Williams JP and The Patient Health Questionnaire Primary Care Study Group. Validation and utility of a self-report version of PRIME-MD. JAMA 1999;282:1737-1744. Surbone A. Cultural aspects of communication in cancer care. Support Care Cancer. 2008;16:235240. Travado L., Grassi L., Gil F., Ventura C., Martins C. and the Southern European Psycho-Oncology Study (SEPOS) Group: Physician-patient communication among Southern European cancer physicians: The influence of psychosocial orientation and burnout. Psycho-Oncology 2005; 14: 661-670. Vahdaninia M, Omidvari S, Montazeri A: What do predict anxiety and depression in breast cancer? A follow-up study. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol, 2010 Mar; 45(3): 355-61. Watson M, Haviland JS, Greer S, Davidson J, Bliss JM.Influence of psychological response on survival in breast cancer: a population-based cohort study. Lancet. 1999; 354:1331-1336. Watson M, Homewood J, Haviland J, Bliss JM.: Influence of psychological response on breast cancer survival: 10-year follow-up of a population-based cohort. Eur J Cancer. 2005;41:1710-1714 Watson M, Law M, dos Santos M, Greer S, Baruch J, Bliss J.. The Mini-MAC: further development of the Mental Adjustment to Cancer Scale. J Psychosoc Oncol 199412: 33-46 Wein S: Is courage the counterpoint of demoralization? J Palliat Care, 2007 Spring; 23(1):40-3. Zigmond AS, Snaith RP The hospital anxiety and depression scale. Acta Psychiatr Scand 1983; 67: 361–370. Zimet GD, Dahlem NW, Zimet SG, Farley GK: The multidimensional scale of perceived social support. J Person Ass, 1988; 52: 30-41. Zimet GD, Powell SS, Farley GK, Werkman S, Berkoff KA: Psychometric characteristics of the multidimensional scale of perceived social support. J Person Ass, 1990; 55: 610-617. 23 TABELLE Tabella 1. Dati socio-demografici e clinici dei pazienti Sesso Maschio Femmina Età (anni) Stato civile Celibe/nubile Coniugato/convivente Separato/divorziato Vedovo/a Non noto Lavoro Occupato Disoccupato Casalinga Pensionato Altro Non noto Sede tumore Mammella Apparato gastrointestinale Apparato respiratorio Apparato genitourinario Sarcoma SNC Altro Stadio Locale Loco-regionale Metastatico Libero da malattia Trattamento Intervento Chemioterapia Ormonoterapia Radioterapia Altro Precedenti psicopatologici Sì No Frequenza 43 152 Media 53.44 Media 9,89 Frequenza 22 147 20 5 1 Frequenza 93 12 23 62 4 1 Frequenza 118 41 12 13 4 1 6 Frequenza 53 58 59 25 Frequenza 172 154 70 88 17 Frequenza 54 141 Percentuale 22.1% 77.9% DS 10.310 DS 4,210 Percentuale 11.3% 75.4% 10.3% 2.6% 0.5% Percentuale 47.7% 6.2% 11.8% 31.8% 2.1% 0.5% Percentuale 60.5% 21% 6.2% 6.7% 2.1% 0.5% 3.1% Percentuale 27.2% 29.7% 30.3% 12.8% Percentuale 88.2% 79.0% 35.9% 45.1% 8.7% Percentuale 27.7% 72.3% Terapia psicofarmacologica Sì No Frequenza 58 137 Percentuale 29.7% 70.3% Scolatità (anni) 24 Percentuale 52.3% Frequenza 102 81 21 93 Frequenza 184 9 2 0 Frequenza 74 121 Eventi stressanti precedenti Si -Si (impatto neg) -Si (impatto pos) No Consapevole di malattia Completamente Parzialmente Scarsamente Non consapevole Comorbilità medica Si No 47.7% Percentuale 94.4% 4.6% 1% 0% Percentuale 37.9% 62.1% Tabella 2. Correlazione (r di Pearson) e significatività tra i punteggi alle diverse scale psicometriche somministrate PHQ-TOT PHQ-TOT HADANSIA HADDEP HADTOT ,446(**) ,568(**) ,577(**) ,360(**) ,514(**) -,303(**) ,562(**) ,871(**) ,558(**) ,702(**) -,489(**) ,896(**) ,610(**) ,676(**) -,491(**) ,652(**) ,778(**) -,547(**) ,672(**) -,421(**) HADANSIA ,446(**) HADDEP ,568(**) ,562(**) HADTOT ,577(**) ,871(**) ,896(**) HOPELE ,360(**) ,558(**) ,610(**) ,652(**) DI-DEM ,514(**) ,702(**) ,676(**) ,778(**) HOPELE DI-DEM ,672(**) QoLVita -,495(**) ** Correlation is significant at the 0.01 level (2-tailed). Tabella 3. Correlazione (r di Pearson) e significatività tra i punteggi delle scale psicometriche somministrate ed età PHQ-TOT HADANSIA HADDEP HADTOT ETÀ’ ,185(**) -,056 ,183(*) ** Correlation is significant at the 0.01 level (2-tailed). * Correlation is significant at the 0.05 level (2-tailed). ,079 HOPELE DI-DEM ,077 ,113 QoLVita -,247(*) 25 Tabella 4. Differenza alla media dei punteggi delle scale psicometriche in funzione della variabile sesso MASCHI n=43, 22.1% Media DS FEMMINE N=152, 77.9% Media DS t p HADANSIA 7.000 3.207 7.349 3.902 -0.537 ns HADDEP 6.628 4.488 4.987 3.988 2.316 0.022 PHQ-TOT 0.326 0.474 0.178 0.384 1.665 ns HADTOT 13.628 6.587 12.335 7.090 1.071 ns DI-DEM 24.209 13.990 23.609 13.257 0.259 ns HOPELE 12.448 4.634 12.203 4.071 0.258 ns QoLVita 61.207 20.383 64.297 18.692 -4.425 0.001 Tabella 5. Differenza alla media dei punteggi delle scale psicometriche in funzione della sede del cancro HADANSIA HADDEP PHQTOT HADTOT DIDEM HOPE LES QoLVita Mammella N=118, 60.5% Sede gastrointestinale N=41, 21.0% Sede respiratoria N=12, 6.2% Media Media Media DS DS DS Sede genitourinaria N=13, 6.7% Media DS Sarcoma N=4, 2.1% Media DS F p 7.254 3.907 7.634 3.184 7.417 3.315 5.615 3.969 9.750 3.947 1.123 ns 4.729 3.952 6.463 4.260 8.500 4.502 4.154 3.287 5.750 3.862 2.728 0.015 5.958 4.223 7.341 5.708 8.250 4.515 4.769 3.004 4.500 3.317 1.389 ns 7.005 14.098 6.464 15.917 7.254 9.770 6.660 15.500 6.658 1.407 ns 22.838 12.835 24.975 14.576 28.917 13.561 19.846 13.849 31.500 16.603 0.935 ns 12.049 3.999 11.680 4.327 12.667 3.500 11.889 3.100 18.000 5.099 1.413 ns 5.088 1.178 4.095 1.814 3.000 1.789 5.429 1.397 o o 5.145 0.001 11.938 26 Tabella 6. Differenza alla media dei punteggi delle scale psicometriche in funzione della stadio del cancro Locale N=53, 27.2% Media DS Loco-regionale N=58, 29.7% Media DS Libero da malattia N=25, 18.8% Metastatico N=59, 30.3% Media DS Media DS F p HADANSIA 7.094 3.769 6.569 3.768 7.797 3.408 8.040 4.354 1.460 ns HADDEP 3.528 3.073 4.776 3.714 7.322 4.481 5.880 4.400 9.450 0.001 PHQ-TOT 5.094 3.819 5.638 4.266 7.915 4.952 6.680 4.634 4.433 0.005 HADTOT 10.622 6.115 11.345 6.584 15.119 6.808 13.920 8.286 5.211 0.002 DI-DEM 21.019 12.271 21.224 12.861 27.169 12.865 27.160 16.009 3.351 0.020 HOPELE 10.600 2.989 11.900 4.339 13.195 4.479 11.682 3.981 1.382 ns QoLVita 5.120 1.423 5.114 1.185 3.965 1.679 5.050 0.944 5.457 0.001 Tabella 7. Differenza alla media dei punteggi delle scale psicometriche in funzione della variabile “il paziente ha subito per il cancro almeno un intervento chirurgico” INTERVENTO CHIRURGICO HADANSIA HADDEP PHQ-TOT HADTOT DI-DEM HOPELE QoLVita Media DS Si 7.238 3.786 No 7.522 3.578 Si 4.983 3.940 No 8.087 4.709 Si 5.942 4.358 No 9.087 4.981 Si 12.220 6.858 No 15.609 7.365 Si 23.275 13.197 No 27.217 14.576 Si 12.272 4.141 No 12.333 4.997 Si 5.031 1.310 No 3.533 1.642 t p -0.339 ns -3.465 0.001 -3.195 0.002 -2.206 0.029 -1.328 ns -0.047 ns 4.077 0.001 27 Tabella 8. Differenza alla media dei punteggi delle scale psicometriche in funzione della variabile “ chemioterapia” CHEMIOTERAPIA HADANSIA HADDEP PHQ-TOT HADTOT DI-DEM HOPELE QoLVita Media DS Si 7.188 3.760 No 7.585 3.761 Si 5.279 3.935 No 5.610 4.914 Si 6.156 4.295 No 6.902 5.370 Si 12.467 6.787 No 13.195 7.750 Si 22.773 12.868 No 27.475 14.817 Si 12.296 4.182 No 12.167 4.745 Si 4.934 1.318 No 4.703 1.681 t p -0.601 ns -0.452 ns -0.936 ns -0.592 ns -1.994 0.048 0.099 ns 0.853 ns Tabella 9. Differenza alla media dei punteggi delle scale psicometriche in funzione della variabile “ ormonoterapia” ORMONOTERAPIA HADANSIA HADDEP PHQ-TOT HADTOT DI-DEM HOPELE QoLVita Media DS Si 6.971 4.036 No 7.440 3.593 Si 4.186 3.812 No 6.000 4.201 Si 5.600 3.998 No 6.712 4.782 Si 11.157 7.190 No 13.440 6.760 Si 21.464 12.357 No 25.000 13.813 Si 13.471 4.199 No 12.013 4.219 Si 5.298 No 4.500 1.155 1.527 t p -0.835 ns -2.989 0.003 -1.649 ns -2.211 0.028 -1.771 ns 1.289 ns 3.489 0.001 28 Tabella 10. Differenza alla media dei punteggi delle scale psicometriche in funzione della variabile “episodi psicopatologici precedenti” PZ CON PRECEDENTI PSICO-PATOLOCICI n=54, 27.7% Media DS PZ SENZA PRECEDENTI PSICOPATOLOGICI n=141, 72.3% Media DS t p HADANSIA 8.741 3.866 6.709 3.567 3.476 0.001 HADDEP 5.593 4.021 5.255 4.206 0.507 ns PHQ-TOT 7.556 4.749 5.837 4.378 2.396 0.018 HADTOT 14.333 6.835 11.964 6.955 2.138 0.034 DI-DEMO 28.074 13.762 22.071 12.907 2.850 0.005 HOPELE 13.136 4.346 12.014 4.190 1.088 ns QoLVita 4.542 1.413 5.042 1.398 -2.013 0.046 Tabella 11. Differenza alla media dei punteggi delle scale psicometriche in funzione della variabile “assunzione di terapia psicofarmacologica” PZ CHE ASSUME PSICOFARMACI n=58, 29.7% Media DS PZ CHE NON ASSUME PSICOFARMACI n=137, 70.3% Media DS t p HADANSIA 8.983 3.781 6.547 3.512 4.325 0.001 HADDEP 5.707 4.069 5.197 4.186 0.784 ns PHQ-TOT 7.138 4.391 5.963 4.569 1.660 ns HADTOT 14.689 6.785 11.744 6.908 2.736 0.007 DI-DEMO 27.362 11.907 22.198 13.725 2.492 0.014 HOPELE 13.280 4.458 11.912 4.117 1.390 ns QoLVita 4.553 1.248 5.031 1.476 -1.911 ns 29 Tabella 12. Differenza alla media dei punteggi delle scale psicometriche in funzione della variabile “presenza di comorbilità medica”. PRESENZA COMORBILITA’ MEDICA n=74, 37.9% Media ASSENZA COMORBILITA’ MEDICA n=121, 62.1% DS Media DS t p HADANSIA 7.635 3.564 7.049 3.864 1.057 ns HADDEP 6.500 4.835 4.645 3.504 3.097 0.002 PHQ-TOT 7.540 5.214 5.562 3.905 3.016 0.003 HADTOT 14.135 7.397 11.694 6.583 2.396 0.018 DI-DEMO 27.973 13.887 21.133 12.427 3.559 0.001 HOPELE 12.225 3.627 12.321 4.669 -0.107 ns QoLVita 4.538 1.475 5.066 1.356 -2.167 0.032 Tabella 13. Correlazione tra le differenze alle medie delle scale psicometriche somministrate ed età all’interno dei due sottogruppi del campione: confronto tra Portogallo e Italia PAESE HADANSIA HADDEP PHQ-TOT HADTOT DI-DEM QoLVita ETA’ Media DS Italia 7.193 3.719 Portogallo 7.343 3.803 Italia 5.892 3.826 Portogallo 4.853 4.381 Italia 5.785 4.152 Portogallo 6.794 4.832 Italia 13.086 6.761 Portogallo 12.196 7.192 Italia 23.398 13.594 Portogallo 24.059 13.256 Italia 4.927 1.311 Portogallo 4.853 1.465 Italia 54.320 9.864 Portogallo 52.630 10.683 t p -0.227 ns 1.757 ns -1.557 ns 0.888 ns -0.343 ns 0.281 ns 1.148 ns 30 Tabella 14. Analisi delle componenti della scala Demoralization Index (DI) Analisi fattoriale 1 2 3 4 5 DEMO21 ,807 ,189 ,023 ,254 ,150 DEMO24 ,759 ,256 ,084 ,270 -,003 DEMO18 ,753 ,215 ,077 ,066 ,005 DEMO22 ,751 ,287 ,024 ,195 ,202 DEMO9 ,512 ,308 ,108 ,174 ,363 DEMO3 ,134 ,735 -,035 -,094 ,197 DEMO4 ,301 ,627 ,209 ,330 ,217 DEMO5 ,436 ,609 ,049 ,206 ,064 DEMO8 ,207 ,578 ,044 ,235 ,247 DEMO23 ,242 ,566 ,098 ,393 -,010 DEMO2 ,414 ,561 ,124 ,117 ,198 DEMO17 ,019 ,042 ,834 ,087 ,059 DEMO19 -,112 ,106 ,783 ,028 ,031 DEMO12 ,204 ,203 ,723 -,013 -,128 DEMO1 ,018 -,082 ,715 -,021 ,138 DEMO6 ,451 -,006 ,619 ,122 ,172 DEMO10 ,044 ,302 ,119 ,736 -,011 DEMO13 ,036 -,099 ,054 ,732 ,065 DEMO11 ,240 ,200 ,005 ,660 -,113 DEMO16 ,380 ,027 -,026 ,606 ,224 DEMO15 ,194 ,162 -,020 ,571 ,041 DEMO7 ,029 ,183 ,086 ,063 ,741 DEMO20 ,283 ,038 ,103 ,028 ,717 DEMO14 ,030 ,429 -,011 -,029 ,695 15,726 12,693 11,921 11,791 8,621 % DI VARIANZA Tabella 15. Analisi delle componenti della scala Functional Assessment of Chronic Illness Therapy Spiritual Well-Being Scale (FACIT) Analisi fattoriale 1 2 3 SP5 ,836 ,072 ,026 SP2 ,778 ,109 ,070 SP6 ,736 ,236 ,271 SP7 ,727 ,299 ,325 SP3 ,636 ,042 ,062 SP12 ,582 ,379 ,050 FACIT ,568 ,353 ,375 SP10 ,199 ,919 ,041 SP9 ,152 ,917 ,074 SP11 ,202 ,829 -,136 SP4 ,054 ,119 ,915 SP8 ,245 -,202 ,610 30,057 23,836 13,053 % DI VARIANZA 31 Tabella 16. Analisi delle componenti della scala Patient Dignity Inventory (PDI) Analisi fattoriale 1 2 3 PDI21 ,855 ,105 ,203 PDI25 ,831 ,097 ,134 PDI15 ,828 ,122 ,259 PDI22 ,787 ,169 ,170 PDI17 ,702 ,123 ,071 PDI14 ,694 ,251 ,476 PDI16 ,694 ,286 ,138 PDI23 ,622 ,423 ,255 PDI24 ,605 ,506 ,187 PDI19 ,598 ,401 ,491 PDI12 ,572 ,277 ,474 PDI18 ,542 ,354 ,520 PDI9 ,474 ,467 ,376 PDI6 ,223 ,816 ,040 PDI5 ,243 ,808 ,205 PDI7 ,153 ,755 ,302 PDI8 ,143 ,727 ,151 PDI11 ,228 ,669 ,387 PDI4 ,156 ,568 ,280 PDI2 ,280 ,118 ,844 PDI ,156 ,216 ,822 PDI3 ,017 ,534 ,621 PDI10 ,294 ,501 ,612 PDI20 ,304 ,296 ,561 PDI13 ,511 ,261 ,549 27,642 20,710 18,140 % DI VARIANZA 32