dermatofiti

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dermatofiti
Introduzione
I dermatofiti (generi Microsporum, Tricophyton, Epidermophyton) sono miceti filamentosi con affinità per la
cheratina, principale costituente dello strato corneo dell’epidermide e gli annessi cutanei (peli, unghie e
zoccoli).
Le dermatofitosi possono interessare sia l’uomo che gli animali. Sono micosi superficiali in quanto i
dermatofiti non hanno tropismo per il derma, anche se in soggetti immunodepressi si possono osservare
forme di dermatofitosi profonde. Più in generale, la gravità e l’estensione dell’infezione dipende dalla
virulenza del ceppo infettante, dalla carica infestante, da fattori specifici dell’ospite, dalla sede di
penetrazione e da fattori ambientali (1).
Patogenesi: invasione del pelo
Le dermatofitosi del cane e del gatto interessano il pelo ed il follicolo pilifero (2). I dermatofiti presentano
un’estrema variabilità morfologica. Nell’ambiente e durante il processo di invasione del pelo si presentano
come artroconidi (artrospore) ed ife, mentre la fase evidenziabile in coltura è caratterizzata dalla presenza di
ife e forme più complesse (macro e microconidi), sulla cui morfologia si basa l’identificazione di specie (3).
Una volta giunta sull’ospite tramite il contatto con soggetti infetti o l’ambiente contaminato, l’artrospora
produce un filamento germinativo che intacca il pelo nel punto della sua emergenza dalla cute dando origine
a nuovi filamenti che continuano l’invasione proliferando sia verso il basso che verso l’alto in direzione
dell’apice del pelo. Il tempo di incubazione per la comparsa di lesioni cutanee visibili è di 8-15 giorni nel gatto
e 10-12 giorni nel cane (4,5).
La moltiplicazione cellulare del fungo si arresta a livello del colletto del bulbo pilifero in quanto non è
presente la cheratina. La risoluzione spontanea, possibile in individui immunocompetenti, avviene quando si
instaura una reazione infiammatoria o il pelo entra in fase telogen. Infatti il fungo richiede produzione di
cheratina per la sua sopravvivenza e in questo contesto anche la crescita fungina rallenta fino a fermarsi. La
reattività dell’ospite e/o l’eventuale terapia possono portare all’eliminazione del fungo (6).
Quadro clinico
Il quadro clinico tipico nel cane e nel gatto è rappresentata da una o più aree di alopecia, di forma circolare o
irregolare, con eritema ed esfoliazione di variabile intensità. L’alopecia si allarga in senso centrifugo e la
possibile risoluzione spontanea fa sì che il pelo ricresca a partire dal centro della lesione. Il prurito è
variabile, da assente a moderato, e le lesioni sono localizzate più frequentemente sulla testa, sui padiglioni
auricolari, sugli arti e sulla coda.
Nello sviluppo dell’infezione da dermatofiti l’età sembra rappresentare un fattore importante (6), infatti i
soggetti molto giovani o anziani sembrano essere maggiormente suscettibili per l’immaturità o scarsa
funzionalità del sistema immunitario. Questa maggior predisposizione dei soggetti giovani potrebbe anche
essere spiegata con un meccanismo di tipo biochimico. Infatti la composizione della cheratina è
caratterizzata da un alto contenuto di cistina, i cui ponti bisulfidrilici ne determinano la resistenza.
L’ossidazione dei gruppi sulfidrilici viene raggiunta probabilmente solo dopo le prime fasi di crescita
dell’animale. Fattori “parafisiologici” (gravidanza, squilibri nutrizionali ecc.), malattie concomitanti (ormonali,
parassitarie ecc.) e le terapie immunosoppressive possono predisporre gli animali a forme gravi o croniche di
dermatofitosi. Lo Yorkshire Terrier ed il Persiano sembrano essere le razze maggiormente predisposte a
questa infezione, rispettivamente nel cane e nel gatto.
Nel gatto le lesioni cliniche con infezione da M. canis mostrano una maggiore
tendenza a quadri
scarsamente infiammatori, con marcata partecipazione di mastcellule (7);tuttavia, in casi di infezione acuta,
si può arrivare ad una perifollicolite piogranulomatosa. Nel cane, invece, è più frequente assistere a lesioni
con carattere infiammatorio, fino ad arrivare a forme di foruncolosi nodulare essudative (8).
Analisi Laboratorio
Il test utilizzato per la diagnosi di dermatofitosi è il “Dermatophyte Test Medium” (DTM) (9) contenente
clortetraciclina, gentamicina, cycloheximide e rosso fenolo come indicatore di pH. In questo terreno, la
proteolisi causata dalla crescita dei dermatofiti, determina una liberazione di ioni ammonio che fanno
innalzare il pH con viraggio del colore del medium dal giallo al rosso per attivazione del rosso fenolo. Il
viraggio del colore del terreno è significativo di una coltura positiva per dermatofiti.
Un criterio interpretativo utile deriva quindi dalla valutazione del tempo di viraggio, che deve essere
anticipato o contemporaneo allo sviluppo di colonie visibili. Successivamente è importante determinare il
colore delle colonie, ed effettuare un’analisi microscopica delle stesse, per poter osservare le strutture
(macro e microconidi) che permettono un’identificazione definitiva dei ceppi ottenuti. Talvolta, ceppi di M.
canis, cresciuti su DTM o su altri terreni, possono essere “sterili” (solo ife indifferenziate) o disgonici (spore
distorte e non identificabili).
Metodologie operative per il prelievo di campioni
Prelevare dalla parte periferica delle lesioni squame e/o peli, qualora si ritenga necessario ridurre la
contaminazione batterica o da saprofiti, pulire delicatamente la parte interessata con alcool al 70%.
Spesso i gatti sono portatori asintomatici di dermatofiti, che possono infettare altri gatti o l'uomo. Per
evidenziarne la presenza è consigliato l'utilizzo della seguente tecnica: con uno spazzolino da denti nuovo (o
sterilizzato) spazzolare con forza tutto il corpo o eventuali lesioni sospette.
Poiché le dermatofitosi sono clinicamente simili a molte altre malattie della cute, la diagnosi deve
essere confermata prima di intraprendere qualsiasi trattamento antimicotico.
Bibliografia
*0
Fazii Paolo: Dermatofiti e dermatofitosi in Caleidoscopio 2002 (Pescara), numero 153, ISSN 0394
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*1
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*2
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Miami Press, 1974
*3
DeBoer DJ, et al: Investigations of a killed dermatophyte cell-wall vaccine against infection with
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*4
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Bergman RL, et al: Dermatophyte granulomas caused by Trichophyton mentagrophytes in a dog.
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*8
Taplin D, Zaias N, Rebell G, Blank H. Isolation anf recognition of dermatophytes on a new medium
(DTM). Arch Derm 1969; 99: 203-209