CHI ERA L`UOMO ALDO MORO? Della vita di Aldo Moro, suo padre

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CHI ERA L`UOMO ALDO MORO? Della vita di Aldo Moro, suo padre
CHI ERA L’UOMO ALDO MORO?
Della vita di Aldo Moro, suo padre, si conosce tanto, del suo sequestro e
uccisione è stato scritto molto, anche se permangono ancora molti nodi da
sciogliere.
A noi studenti della 3^B delle scuole Caperle interessava capire chi fosse
l’uomo e non solo il politico, lo statista e il padre della Patria.
Per comprenderne l’essenza abbiamo guardato le foto in bianco e nero, letto
notizie relative alla sua vita, analizzato stralci delle 86 lettere scritte dalla
prigionia ed esaminato le interviste svolte ai suoi familiari nel corso degli
anni.
E alla fine forse ci siamo lasciati trasportare dall'immaginazione.
Ci
immaginiamo
un
uomo
tutto
d’un
pezzo,
determinato,
che
fin dall'inizio avesse in mente di mettere la sua vita a servizio della giustizia.
Ce lo suggeriscono quantomeno la sua passione per gli studi giuridici e gli
anni da ministro.
Pensiamo sia stato un cattolico tenace e praticante, la cui fede privata
dovesse essere messa a disposizione della pubblica utilità.
Credeva sicuramente nella scuola pubblica, amava il suo lavoro di
insegnante e i suoi alunni. Era un bravo studente, “un maledetto
secchione”, come Lei stessa ha più volte ricordato. Introdusse lo studio
dell’educazione civica, con l’obiettivo della formazione dell’individuo quale
cittadino, per una corretta e consapevole partecipazione alla dimensione
civile e sociale. Fa commuovere pensare che dalla prigionia abbia avuto
comunque a cuore i suoi allievi, tanto da scrivere un biglietto al suo
assistente pregandolo di “scusarsi con gli studenti perché quell'anno non
avrebbe potuto portare a termine il corso”. I buoni educatori instaurano
solide relazioni con gli alunni e dimostrano di prendersi cura di loro. Essi
sono cordiali, accessibili, entusiasti e premurosi.
Pensiamo fosse un padre rigoroso, ma giusto, pronto al perdono. Portato sia
all'atto concreto sia al gesto d’affetto. Nelle lettere dalla prigionia molte sono
le parole tenere per i familiari. Scrive: “c'è in questo momento un'infinita
tenerezza per voi...uniti nel mio ricordo”. Lei lo ha spesso definito tenero e
“buffo” e questo ci ha fatto riflettere. Anche un uomo così rigoroso, può
essere dolce e capace atteggiamenti divertenti?
Era sicuramente dotato di intelligenza sociale: il suo continuo desiderio di
cercare un accordo per un bene più grande, la comprensione del diverso e
l’accettazione dell’altro facevano parte della sua essenza.
Ma soprattutto quello che ci ha colpito era la sua dignità e onestà, il suo
mettere sempre al primo posto gli italiani. “Governare significa fare tante
singole cose importanti ed attese, ma nel profondo vuol dire promuovere
una nuova condizione umana”.
Era uno “che andava in spiaggia con giacca e cravatta perché gli italiani
dovevano essere rappresentati con dignità”. Forse è un caso, ma nel giorno
del suo ritrovamento indossava lo stesso abito scuro del giorno del
rapimento con la camicia bianca a righine e la cravatta ben annodata e nei
risvolti dei pantaloni è stata trovata una notevole quantità di sabbia.
Quanta amarezza deve aver provato in quei 55 giorni! Si era sicuramente
sentito abbandonato e tradito dagli amici più cari con la voglia infinita di
capirne il perché.
Noi stessi vorremo comprenderne il motivo! In una delle sue lettere ha
scritto: “vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo.
Se ci fosse la luce sarebbe bellissimo». Davvero, se ci fosse la luce, sarebbe
bellissimo!