La folgore e la luce

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La folgore e la luce
Arte e territorio
Anno scolastico 2012.2013
Dario D’Antoni
La folgore e la luce
Barocco
Il Barocco è asimmetrico, bizzarro, eccentrico. Fuori sesto. È un mondo che si dispiega
irregolarmente nel vuoto circostante, come una conchiglia che si dischiuda: il Barocco
è una perla irregolare, bitorzoluta, accidentata, mai sconclusionata.
IL SEICENTO IN EUROPA
L’ascesa della repubblica olandese fu l’evento più importante dell’Europa
seicentesca, anche perché coincise con il declino della Spagna e con la Guerra dei
trent’anni che devastò la
Germania e distrusse l’egemonia
del Sacro Romano Impero.
L’Olanda e i Paesi Bassi divennero
provincie ricchissime e paesi
decisamente tolleranti.
La loro prosperità si basava sulla
libera iniziativa all’interno e sui
commerci marittimi internazionali.
Come in Inghilterra, si andava
poco a poco affermando il
principio del governo
parlamentare. In tutta Europa, ma
s p e c i a l m e n t e n e l n o rd , c i s i
ribellava ad ogni principio di
autorità, specie nel pensiero
scientifico.
La metodologia sperimentale
proposta da Francis Bacon si
Giovan lorenzo bernini
Il ratto di proserpina (particolare)
affermava e la filosofia
occidentale si liberava da duemila
anni di dipendenza da Aristotele e Platone grazie a Cartesio: «Cogito ergo sum»
trasportava la conoscenza sul piano dello scetticismo, e la mente risultava più
inconfutabile della materia. Il “dubbio sistematico” individuale prendeva il sopravvento
sulle verità inappellabili dei maestri antichi.
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Le conseguenze immediate sul campo delle arti visive portarono ad una
improvvisa fioritura della pittura olandese. Ma i fermenti filosofici e scientifici
coincisero con la ripresa del papato -dopo il trauma della Riforma protestante- che
fece ancora una volta di Roma un grande centro artistico. I protagonisti furono due
artisti dell’Italia settentrionale, Annibale Carracci (1560-1609) e Michelangelo
Merisi da Caravaggio (1571-1610).
Entrambi avevano come obiettivo la fedeltà alla natura, ma ad una natura
epurata dagli elementi sacri e simbolici: la realtà è fatta anche del lavoro quotidiano,
della vita di tutti i giorni e dei
protagonisti scelti e trovati tra la gente
comune. Giocatori di carte, mangiatori
di fagioli, macellai, bari, mendicanti,
tutti hanno una dignità pari davanti a
Dio. Poi, sta ad ognuno di noi scegliere
se essere o meno toccati dalla Grazia,
che comunque si irradia su tutti.
Ed entrambi erano stanchi del
Manierismo, ma ne superarono
l’artificiosità in maniera diversa. Ma se
Carracci voleva ritrovare la semplicità
Annibale Carracci
e la bellezza anziché respingerla
Il mangiatore di fagioli, 1593 ca.
75,5x90,5 cm Olio su tela, galleria colonna, roma
deliberatamente, il Caravaggio cercava la verità. Egli
non aveva il gusto dei modelli classici, né alcun rispetto
per la “bellezza ideale”. Voleva eliminare ogni
convenzionalismo e riproporre l’arte in modo nuovo.
Molti pensavano che mirasse soprattutto a scandalizzare
il pubblico e che non avesse alcun rispetto per la
bellezza né per le tradizioni. Ma mentre il mondo esterno
lo criticava, egli lavorava di gran lena. Fu, è vero, uomo
di temperamento iracondo e selvatico, facile a offendersi
e magari a vibrare all’avversario un buon colpo di
pugnale. Ma la sua opera mosse su binari diversi da
quelli del Carracci.
Ottavio leoni
Ritratto di caravaggio.
Ed è proprio dall’analisi di una coppia di quadri del Caravaggio che possiamo
illustrare perfettamente la concezione che fa del Barocco l’epoca di transizione verso
una modernità compiuta.
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Parliamo della Conversione di San Paolo nella doppia versione eseguita, una di
proprietà della famiglia
Odescalchi e l’altra
conservata nella chiesa di
Santa Maria del Popolo a
Roma. Stesso è l’argomento
trattato, stesso l’anno di
esecuzione (1600-1601),
stesso il pittore, diverso
l’approccio e il risultato
finale. Sorprendente il fatto
che, malgrado siano state
concepite nell’arco di pochi
mesi, siano agli antipodi
l’una dall’altra. Un salto
temporale. Un varco
dimensionale.
Tanto è fastosa, smagliante,
affollata di personaggi la
prima, quanto sobria, scarna,
desolata è l’altra, la
definitiva,
quella
strafamosa.
Nella
tavola
caravaggio
La conversione di san paolo, 1600 ca.
Odescalchi san Paolo è
Olio su legno di cipresso, 237 x 189 cm
un vecchio barbuto che si
Collezione Odescalchi Balbi, Roma
copre gli occhi accecato, spaventato,
nascosto in un cantuccio.
Nel dipinto più
famoso è invece un
g i ova n e d i s a r c i o n a t o c h e
spalanca le braccia
in atto di
completa disponibilità alla
novità che così potente gli si
manifesta.
Da un lato il proteggersi la
faccia, il rinchiudersi a riccio,
dall’altro l’abbandono,
l’abbraccio, l’offerta del proprio
petto.
caravaggio
La conversione di san paolo (particolare) 1600-1601
Cappella cerasi, santa maria del popolo, Roma
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Nella tela di Santa Maria del Popolo il naturalismo ha completamente soppiantato il
consueto simbolismo della
pittura sacra.
C’è l’immediatezza
del racconto del Nuovo
Te s t a m e n t o s u S a u l o ,
persecutore dei cristiani,
che
si
trasforma
miracolosamente in un
apostolo, folgorato da una
lama di luce sulla via per
Damasco.
San Paolo è un
giovane dai lineamenti
rozzi, il suo cavallo un
massiccio pezzato tenuto
da un vecchio grinzoso con
la testa calva, uno dei
contadini/eroi protagonisti
dei quadri di Caravaggio,
la cui vistosa presenza nei
suoi quadri scandalizzò
tanti suoi contemporanei.
Il giovane allarga le
braccia per accogliere in sé
la luce divina che lo
abbaglia e gli entra nel
cuore.
Caravaggio era
sicuramente a conoscenza
caravaggio
dell’importanza attribuita,
La conversione di san paolo 1600-1601
negli Esercizi spirituali di
Olio su tela, 230 x 175 cm
Cappella cerasi, santa maria del popolo, Roma sant’Ignazio di Loyola ai sensi più
che all’intelletto come mezzo per
arrivare a una comprensione spirituale.
I suoi dipinti, con figure naturalistiche a grandezza reale, sono un invito esplicito
a partecipare al mistero della conversione.
Nel giro di un decennio il caravaggismo si diffuse dall’Italia alla Spagna, in
Francia e nei Paesi Bassi. Ci fu una proliferazione di quadri con figure non idealizzate e
fortemente illuminate su sfondi bui e misteriosi.
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I due quadri appaiati sono l’alfa e l’omega, sono il principio e la fine, le due
facce della stessa medaglia che abbaglia.
La folgorazione e l’illuminazione.
Da una parte il moto spontaneo del ritrarsi,
del negarsi, del
resistere di fronte
all’ignoto, al vuoto.
Il vecchio fatica a
comprendere, cerca
di schivare il colpo,
prova a sviare.
Dall’altra il
gesto esplicito
dell’apertura,
dell’accettazione,
dell’accoglienza. Il
giovane si lascia
invece penetrare, catturare, risucchiare, senza opporre
alcuna resistenza.
I due San Paolo sono i poli (negativo e positivo) di un percorso iniziatico che
condurrà Caravaggio a fare della luce la propria arma più forte. Il colore che manca a
tutti gli altri pittori. Sono la partenza e l’arrivo di un cammino che da formale si fa
mentale. Sono l’affermazione che nel rifiuto e nella chiusura alberga il vecchiume
mentre nel coraggio, nello slancio risiede la virtù di ogni gioventù. Solo immergendosi
nella fontana della lucentezza ci si può rigenerare, rimodellare, ritrovare la pienezza e
la sicurezza di sé.
È nato l’esplosivo dinamismo del Barocco: la lacerante scoperta della cessata
centralità della Terra non produce sgomento, terrore, depressione. Piuttosto genera le
condizioni ottimali per tuffarsi nel magma fluente di un mondo pronto a nuove
scoperte, di un cosmo riprogrammato e articolato.
È come la riscoperta della vigoria dei sensi, dopo aver temuto di perderla
vedendola scivolare via inesorabilmente. Da questo momento in poi ogni tela
caravaggesca sarà uno squarcio luminoso, una lama che brilla nel buio.
È la fuoriuscita dalla caverna dell’insicurezza, della paura.
È una fotografia.
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E dalla foto al cinematografo il passo è immediato. Cinematografo da regista
neorealista, girato nei bassifondi suburbani, con gli attori presi dalla strada, con
copioni popolari, con i protagonisti
strappati dai mercati rionali.
Caravaggio ha inventato la fotografia
e il Neorealismo1.
«Trecento anni dopo, Pier Paolo
Pasolini, nato a Bologna e
profondamente legato a Roma,
muovendosi nella capitale lacerata e
desiderosa di riscatto del secondo
dopoguerra, ripercorre quasi
inconsapevolmente le stesse tappe
del Caravaggio, artista milanese
trapiantato a Roma.
Pier Paolo Pasolini, scrittore,
critico e regista, è stato uno dei
maggiori intellettuali italiani del
Novecento.
Nato a Bologna nel 1922 si spostò di
frequente durante l’infanzia, a causa
del lavoro del padre, tenente di fanteria, ma trascorse ogni estate in Friuli, a Casarsa,
il paese della madre.
In giovane età iniziò a comporre poesie, sia in lingua italiana, sia in dialetto friulano.
1Con
il termine "Neorealismo" si indica una tendenza della cultura italiana tra la fine degli anni Trenta e la metà degli
anni Cinquanta del Novecento che ha avuto le sue principali espressioni nella letteratura e nel cinema. Il termine fu
usato per la prima volta nel 1931 in riferimento al romanzo di Moravia Gli indifferenti.
Furono però la seconda guerra mondiale, la Resistenza e le condizioni dell'Italia nel secondo dopoguerra a dare
l'impulso maggiore allo sviluppo del Neorealismo, che raccoglie personalità e opere anche molto diverse tra loro, ma
che condividono alcuni caratteri generali:
1.
l'idea che la letteratura debba lasciare spazio alla rappresentazione quasi cronachistica della realtà;
2.
letteratura e cinema intesi come "impegno" culturale e sociale, anche nel quadro della ricostruzione materiale e
morale del paese dopo il Fascismo e la guerra;
3.
l'ampio spazio riservato alle testimonianze dirette e alle esperienze autobiografiche, come per esempio quelle
di guerra e di prigionia;
4.
una scelta linguistica e stilistica il più possibile vicina al "parlato", con un'attenzione anche alle diverse
caratteristiche regionali, che mira a conferire autenticità alla narrazione.
Tra gli autori più importanti del Neorealismo letterario ricordiamo, Pavese, Fenoglio, Moravia, Pratolini, Cassola e,
almeno per la sua produzione giovanile, Calvino. Un posto particolare occupano poi nel quadro del Neorealismo le
opere di Primo Levi, Carlo Levi e di Mario Rigoni Stern. Per il cinema, infine, si possono citare i capolavori di
Vittorio De Sica Ladri di biciclette (1948), e di Roberto Rossellini Roma città aperta (1945).
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Laureato in Lettere all’Università di Bologna, insegnò in una scuola vicino a
Casarsa. Accanto all’attività letteraria, intensificò il suo impegno politico tra le fila del
Partito Comunista Italiano. Le sue posizioni però erano già distanti dall’ortodossia del
partito.
Nel suo pensiero, gli ideali marxisti di giustizia sociale convivono con i valori
spirituali del Cristianesimo.
Nel 1949 viene sospeso dall’insegnamento ed espulso dal PCI a causa di una denuncia
per corruzione di minori. Sarà assolto dall’accusa, ma lo scandalo per la sua
omosessualità lo induce a lasciare il Friuli.
Trasferitosi a Roma, inizia a collaborare con importanti riviste letterarie.
Il primo romanzo del periodo romano è Ragazzi di vita, che narra le vicende di un
gruppo di giovani del sottoproletariato. Scritto in dialetto romanesco, riproduce con
fedele realismo la realtà
sociale delle periferie. Come i
contadini friulani, i ragazzi
delle borgate rappresentano
per Pasolini un modello di
purezza incorrotta, che
diventa anche valore
estetico.
Sul versante della poesia, il
volume che lo consacra è Le
ceneri di Gramsci, una
raccolta di poemetti in
terzine, densi di riflessioni
sulla storia e sul presente.
Dalla fine degli anni ‘50
Pasolini esprime anche nel
cinema le tematiche a lui più care. La vita delle borgate romane è il tema di Accattone
e Mamma Roma. La ricerca di una spiritualità originaria ispira una lirica rievocazione
della storia di Cristo, nel film Il Vangelo secondo Matteo. Seguono pellicole che
rivisitano temi letterari e mitologici.
Tra gli anni ’60 e ’70, Pasolini è una figura di primo piano nel dibattito culturale
in Italia. Lucido testimone del suo tempo, denuncia la corruzione politica, la
massificazione della cultura, gli estremismi ideologici.
Celebre la sua critica alla contestazione del ’68. Nell’intervento pubblicato dopo
gli scontri di Valle Giulia tra manifestanti e polizia, Pasolini simpatizza con i poliziotti,
veri figli del popolo. I giovani sessantottini, invece, gli appaiono portatori della stessa
mentalità borghese che pretendono di contestare. Negli anni seguenti si fa sempre più
critico nei confronti della società italiana, che della modernità accoglie, a suo avviso,
solo i lati più deteriori: il consumismo e il degrado culturale e civile.
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Nella notte del 2 novembre 1975 Pasolini è brutalmente assassinato all’Idroscalo
di Ostia. La versione ufficiale è che a ucciderlo sia stato il giovane Pino Pelosi per
resistere a presunte molestie sessuali. Anni dopo, questa versione si rivela infondata.
Ma la verità resta ancora da chiarire.» (dal sito www.ovo.com, Pier Paolo Pasolini -L’uomo del
Novecento)
Tutte le considerazioni sono rielaborate e sintetizzate da Dario D’Antoni.
Le citazioni sono liberamente tratte dai testi
Ernst H. Gombrich
Pablo Echaurren
Honour-Fleming
Il mondo dell’arte (Verona 1952)
Controstoria dell’arte (Roma 2011)
Storia universale dell’arte (Bari 1982)
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