Anni `59

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Anni `59
Anni ‘59 - ‘69
ALLA SALA AURORA
all’altezza dell’attuale sala Don
Bosco si rivolgeva verso il cortile.
Lo schermo era costituito dalla
parete esterna della ex canonica
(attuale cappella del ricreatorio),
priva di finestre, che era stata
appositamente imbiancata ed
era
delimitata
lateralmente
da alcune figure dipinte che
rappresentavano dei pavoni e
delle palme.
Il primo operatore, per una decina
d’anni, fu Pietro Pelizzano, fino
a quando, la vigilia di Natale
del 1958, fu sostituito da Gianni
(Giovanni Gioco), che poi vi
lavorò fino alla sua chiusura.
Il contesto storico e sociale
Fra gli anni Cinquanta ed i primi
anni Settanta il cinema era
parte della vita degli italiani. E a
Cervignano non era diverso. Non
esistevano le emittenti televisive
private. La Rai trasmetteva
prima su uno e poi su due soli
canali in bianco e nero. Gli
stessi apparecchi televisivi non
erano presenti in tutte le case.
L’automobile non era molto diffusa
ed era comunque considerata un
mezzo di trasporto, piuttosto che
un passatempo. A Cervignano e
dintorni c’erano più 3.000 militari
di leva (il 4 novembre la prima
proiezione per loro era gratis).
In sala era permesso fumare e
molti adulti d’oggi ammettono di
aver cominciato a fumare proprio
al cinema. Il biglietto d’ingresso
costava 150 Lire se intero e 70
Lire se ridotto. Andare al cinema
il sabato sera o la domenica
pomeriggio era lo svago tipico
per le famiglie ed i giovani del
tempo. Si andava al cinema in
gruppo, ci si dava appuntamento
ed era occasione di incontro fra
giovanotti e signorine. Chi ha
memoria di quei tempi racconta
che le biciclette parcheggiate
arrivavano fino in mezzo alla
strada. Anzi, c’era qualcuno che,
ingegnandosi, ne aveva fatto una
vera e propria attività mettendo a
disposizione il proprio cortile per
custodire le biciclette, che previo
pagamento venivano restituite
esibendo un apposito tagliando.
Il mezzo cinematografico era
pure veicolo e strumento culturale
e diversi furono i cineforum
anni, ricordiamo in particolare le ‘Olimpiadi dei ragazzi’,
organizzate nel 1961 sulla scia delle Olimpiadi di Roma del
‘60. Il comune concesse l’utilizzo del campo da gioco di via
del Zotto, gli animatori segnarono piste e campi e proposero
molte delle specialità olimpiche, riscuotendo un grande
successo fra i ragazzi di tutto il mandamento di Cervignano.
Più di mille giovani, da tutti i paesi limitrofi, parteciparono
con entusiasmo a quell’evento.
Le premiazioni dell’ultimo giorno videro la partecipazione
del neo-onorevole Mario Toros, poi diventato ministro
della Repubblica, e del sindaco Aurelio Snidero. In qualità
di giovane geometra, fu proprio Gratton che ricevette dal
geometra
M a r i o
Burba l’incarico di progettare il campo di pallacanestro del
ricreatorio, ancora oggi in funzione, e fu su quel campo che
mosse i primi passi la neonata ABC, dove hanno giocato, fra
gli altri, Pietro Paviotti e Paolo Petiziol. Tra i partecipanti
di quegli anni c’era Mario
Matassi, grande animatore
e sportivissimo. «Ho avuto
un tuffo al cuore quando
ho visto Fulvio Picone
calcare il campo di calcio
del Ricreatorio durante il
torneo inaugurale 2009»
esordisce il prof. Mario Matassi. Sono passati 47 anni dal primo torneo
e il manto oggi è sintetico, «ma l’energia e il guizzo vincente di Picone
sono gli stessi, - racconta
Matassi -, grazie alla sua
fede nel calcio e alla sua
integrità fisica. Picone ha
mosso i suoi primi passi
proprio su questo campo
di calcio. Era il ’62, e
c’era don Sante Gobbi».
Una stagione in cui, oltre
a giocare, i calciatori si occupavano anche di preparare il
campo. Racconta ancora Matassi che, assieme ad altri amici,
si occuparono di eliminare tutto il pantano e dissodare, per
poi stendere uno strato impermeabile, quindi la terra e la
sabbia e infine seminare. Poi si trattò solo di bagnare e
aspettare. Ci misero dei mesi a completare il lavoro, ma
alla fine Le Furie Blu (Canciani, Matassi, Del Piccolo, Tomasin, Vidon,
Picone) vinsero il torneo, con una bellissima formazione e contro squadre
di altissima qualità. A bordo campo, un ufficio stampa guidato da Augusto
Dell’Angelo (oggi noto giornalista locale), pronto a cogliere ogni dettaglio
del torneo.
In Ricre, al centro della scena, c’era lo sport: un fattore coesivo, così come
le associazioni di cui abbiamo parlato in precedenza. E c’era posto per tutti.
È nello spazio dietro l’ex Casa Molina, infatti, che sono stati gettati i primi
semi della pallacanestro cittadina. Qui il basket esisteva già dal ’33; con
la guerra però tutto si era interrotto. Negli anni ’50, Piergirolamo Tesini,
detto ‘Gughi’, fondò un primo gruppo di appassionati con Della Giusta,
Lenardi, Scolz, Lia, Simionato, Musetti. Inizialmente era una squadra a
livello non ufficiale. Il basket era l’alternativa per chi non era attratto dal
calcio e voleva impegnarsi in uno sport più adatto alle proprie doti fisiche.
Poi si avvicinarono anche Pierdomenico, Tomat, D’Agostinis, Facchinetti.
Lì iniziò l’epopea della pallacanestro cervignanese, una storia fatta anche
di sacrifici e di passione. In
inverno, si giocava anche
sotto la neve: ai giocatori
toccava spalare prima della partita. Furono moltissime le
squadre che calcarono il campetto di Cervignano. I nostri
cestisti parteciparono al campionato CSI (Centro Sportivo
Italiano) e arrivarono fino alle finali nazionali, nel 1971/72,
quinti dietro a squadre di Roma, Torino e Napoli. E non
mancava mai il supporto del pubblico: «Il campo era
esattamente lì dov’è ora - ricorda Matassi - e il pubblico a
bordo campo ringhiava ai giocatori». Il basket cervignanese,
negli anni successivi, ha cambiato sede, ma il cuore dei
primi cestisti è ancora nel vecchio campetto. «Il Ricreatorio
- conclude Matassi - ha contribuito a formare, con uomini
di grande competenza e generosità, la base del movimento
cestistico».
Di
quei
tempi è testimone anche Giorgio Titotto: «Nei primi anni
60’ passavo quasi tutti i pomeriggi lì, era l’unico centro di
aggregazione a Cervignano, non esisteva ancora il palazzetto,
quindi per poter fare una partita di calcio o basket si andava
in ricreatorio. Addirittura ricordo che giocava l’ABC di
pallacanestro. Io ero abbastanza negato nello sport, però mi
buttavo, giocavamo sempre tra amici».
OCCASIONI DI INCONTRO E DI EDUCAZIONE
La nostra struttura era, quindi, un centro di gravità. Per
coinvolgere tutto il paese, il Ricreatorio cercava infatti
di proporre attività che attirassero l’attenzione di giovani