Assessore all`Agricoltura - Il Consiglio

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Assessore all`Agricoltura - Il Consiglio
COMMISSIONE CONSILIARE VIII
Agricoltura, Montagna, Foreste e Parchi
Seduta del 3 settembre 2014
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO FERMI
Argomento n. 3 all’ordine del giorno: 3 settembre 2014
ITR N. 3105 “Autorizzazione alle Province ad effettuare la cattura di uccelli selvatici per la
cessione a fini di richiamo ai sensi dell’art. 9, comma 1, lett. c), della Direttiva 2009/147/CE e degli
artt. 4 e 19 bis della legge 157/92”
3. ITR N. 3105 – Interrogazione concernente l’autorizzazione alle Province ad effettuare la
cattura di uccelli selvatici per la cessione a fini di richiamo ai sensi dell’art. 9, comma 1, lett. c),
della Direttiva 2009/147/CE e degli artt. 4 e 19 bis della legge 157/92”
Presidente Alessandro FERMI
Darei ora la parola al Consigliere Maccabiani, per una brevissima illustrazione, per quanto sia già
estremamente chiaro il testo dell’ interrogazione. Prego.
Consigliere Giampietro MACCABIANI
Grazie, Presidente. Sì, come già detto, quest’interrogazione riguarda, appunto, la delibera 1985.
Leggendola noi abbiamo notato che permangono molti aspetti critici legati alla delibera 620,
dell’anno scorso, che è un atto amministrativo utilizzato dalla Commissione europea per la messa
in mora dell’Italia, per non aver ottemperato alla Direttiva Uccelli.
Per cui noi appunto chiediamo se con questa delibera la Regione Lombardia non ritenga di incorrere
nuovamente in procedure di infrazione.
Vediamo che è ancora consentito l’utilizzo di reti, che la Commissione europea dice invece che non
si possano utilizzare; altro esempio, il numero di uccelli catturabili, che la Commissione europea
dice che deve essere non superiore all’1% del tasso di mortalità annuale, mentre qui si fa
riferimento unicamente al numero di uccelli che un cacciatore può detenere, e non è questo il
parametro che la Commissione europea adotta.
E poi altre domande, la principale è: visto il programma di ridimensionamento della cattura di
richiami vivi per il 2017, che poi verranno sostituiti da quelli di allevamento, se per quella data
Regione Lombardia crede che il numero di richiami ottenibili dall’allevamento sia sufficiente per
sostituire interamente quelli di cattura. Grazie.
Presidente Alessandro FERMI
Prego, Assessore.
Assessore regionale al’Agricoltura Gianni FAVA
Bene. Allora, siccome i richiami nell’interrogazione sono molto tecnici, preferisco leggervi anche i
riferimenti legislativi del caso, perché la questione è tutto, tranne che semplice, come ben sapete.
Quindi: se bene in linea di principio il numero massimo di uccelli assegnabili ai cacciatori dovrebbe
essere calcolato sulla base dei dati che rispecchiano la reale situazione dei richiami detenuti dai
cacciatori, desunti quindi da una banca dati completa, si fa osservare che il numero dei richiami vivi
di cui è stata autorizzata la cattura, con delibera della Giunta regionale 1985/2014, pari a 19.000, è
quello previsto dal programma quinquennale di riduzione progressiva delle catture, approvato
previo parere favorevole di Ispra, con delibera della Giunta regionale 4036/2012, e ulteriormente
ridotto con successiva delibera n. 620/2013.
Si ricorda che in rispetto del programma quinquennale, unitamente alla costituzione di una banca
dati dei richiami di cattura e di allevamento detenuti dai cacciatori, che garantisca la tracciabilità
degli stessi, sono le condizioni poste nel 2012 dalla Commissione europea e rispettate da Regione
Lombardia al fine di poter autorizzare la cattura dei richiami fino al 2016.
In pratica, per capirci, il numero dei 19.000 è il numero che sta nell’accordo quadro del 2012, e che
poi è stato oggetto delle delibere successive che vi ho citato.
Stante il limite massimo dei 19.000 autorizzabili e autorizzati per l’anno 2014, il numero dei nuovi
richiami teoricamente assegnabili, calcolato sulla base dei dati presenti in banca dati a marzo 2014,
tenuto conto dei quantitativi massimi previsti dalla normativa, considerando sia quelli di cattura e
sia quelli allevati, risultano pari a circa 60.000; è servito soprattutto per verificare e dimostrare che
il numero massimo di richiami autorizzati, 19.000, non ecceda il numero dei nuovi richiami
teoricamente assegnabili, cioè 60.000.
L’utilizzo della banca dati completa, relativa quindi ad un numero maggiore di cacciatori, avrebbe
senz’altro portato ad un numero di nuovi richiami teoricamente assegnabili maggiore dei 60.000,
confermando, pertanto, l’adeguatezza dei 19.000 di autorizzati in base al programma quinquennale
di cui sopra.
60.000 è il numero massimo attribuibile.
Se noi avessimo proseguito, con i dati in nostro possesso alla banca dati 2014, il numero sarebbe
stato eccedente rispetto ai 60.000, che noi abbiamo mantenuto complessivamente come dato limite,
di questi 60.000, 19.000 sono quelli destinati a cattura, in base all’accordo del 2012, di cui prima
parlavo.
I dati più recenti relativi alle sanzioni sono riferiti all’anno 2013, e passo al punto 2. Da quanto
comunicato dalle Province, gli unici impianti in cui sono state riscontrate irregolarità ricadono sui
territori provinciali di Bergamo e di Brescia, in particolare sono state riscontrate irregolarità presso i
seguenti impianti attivati da: la Provincia di Bergamo, Culì de Vurtighera, mi scusino se magari la
pronuncia non è precisa, andava bene, sanzione amministrativa con chiusura dell’impianto; Monte
Croce, in Comune di Leffe, sanzione amministrativa; Monte Farno, in Comune di Gandino,
sanzione amministrativa; Zeb, in Comune di Roncobello, sanzione amministrativa e chiusura
dell’impianto, e Sant’Antonio, in Comune di San Pietro, una sanzione amministrativa.
A Brescia invece: il Sebino 1, in Comune di Iseo, sanzione penale e chiusura dell’impianto;
Valtenesi 7, Comune di Serle, sanzione penale e chiusura dell’impianto, basta, mi fermo qua.
Il punto 3: l’articolo 4, comma 3, della legge 157/92 prevede che le Regioni autorizzino
l’attivazione degli impianti di cattura alle Amministrazioni provinciali e che le stesse, a seguito di
istruttoria, scelgano i gestori fra i soggetti qualificati e valutati idonei da Ispra.
L’attivazione degli impianti e la scelta del gestore è, pertanto, a carico delle Province, alle quali, ai
sensi dell’articolo 34, comma 1, della legge regionale 31/2008 sono conferite le funzioni
amministrative in materia di caccia.
Il decreto legge n. 91/2004, del 24 giugno 2014, apportando modifiche alla legge 157/92,
consentiva alle Regioni la scelta dei soggetti da autorizzare. Tale previsione di modifica non ha però
trovato conferma nella legge di conversione in decreto legge.
Regione Lombardia intende rispettare gli impegni presi con la Commissione europea e, a tal fine,
dopo aver provveduto alla raccolta dei dati relativi ai richiami vivi, allevati e detenuti dai cacciatori,
registrati nell’apposita banca dati costituita con decreto della Giunta regionale 564/2013, nel
corrente anno ha attivato una specifica attività di studio e ricerca sugli allevamenti degli uccelli
appartenenti alle specie di cui trattasi, finalizzata a conoscerne lo stato dell’arte e le potenzialità di
sviluppo.
La Regione Lombardia ha prestato la massima attenzione al fine di evitare di incorrere in nuove
procedure di infrazione o di aggravare le procedure in corso.
In particolare, nella predisposizione della delibera di Giunta regionale X/1985 del 20 giugno 2014,
ha tenuto conto della lettera di messa in mora con cui l’Unione europea ha avviato la procedura di
infrazione n. 2014 del 2006, ha rispettato gli impegni presi con l’Unione europea nel 2012, si è
attenuta alle procedure previste dall’articolo 19 bis per le deroghe, ex articolo 9 della Direttiva
Uccelli e ha approvato il provvedimento, solo dopo aver ottenuto il parere favorevole dell’Ispra.
Si sottolinea che le catture sono state autorizzate nel rispetto dell’articolo 19 bis della legge 157/92,
ancor prima dell’approvazione della legge 116/2014 di conversione del d.l. 91/2014.
Si evidenzia che la DGR X/1985/2014 è stata impugnata avanti al TAR di Milano che, in esito alla
Camera di Consiglio del 28 agosto scorso, ha negato la sospensione cautelare del provvedimento
richiesta dai ricorrenti.
Allora, se le preoccupazioni – sintetizzo la risposta da un punto di vista più politico e meno tecnico
– degli interroganti sono sostanzialmente due, cioè di chiedere alla Regione se abbia o non abbia
intenzione di intervenire per evitare la riapertura o l’autorizzazione di roccoli o impianti sanzionati,
vi dico che noi non abbiamo la possibilità di farlo, nel senso che sono le Province che sono delegate
per questo dalla Regione stessa, le quali Province hanno poi i titoli per poter verificare la legittimità
o meno degli impianti di cattura.
Se, in subordine, la seconda questione dirimente è quella di dire, come dite nella vostra
interrogazione, se esistano o se non sussistano dei presupposti, perché questo atteggiamento tenuto
dalla Regione Lombardia possa riaprire procedure di infrazione, io mi sento abbastanza tranquillo
perché, devo dire, da questo punto di vista, che oltre ad aver seguito un iter che ci ha portato in
questi mesi ad avere un confronto con l’Unione europea serrato su questi temi e ad acquisire molto
spesso pareri preventivi, seppur informali, noi non abbiamo timori legati anche al fatto che poi
l’azione stessa della Giunta è stata sostanzialmente convalidata e confermata anche recentemente
dal TAR, come vi dicevo, il 28 di agosto, con la sentenza che respinge sostanzialmente la richiesta
di sospensiva, che era stata avanzata dalle organizzazioni di tutela degli animali e degli uccelli.
Mi sento di poter dire, in ultimo, che noi continueremo con questa modalità che abbiamo tenuto fino
a qui, di confronto con l’Unione europea, tant’è vero che, ribadisco, il 16 settembre, noi abbiamo
informato anche la Commissione, noi incontreremo di nuovo la dottoressa Bucella, dell’Unione
europea, per andare a verificare lo stato dell’arte in materia di attività posta in essere da parte della
nostra Regione nei confronti dell’Unione stessa; ci tengo anche a ribadire che, se la procedura di
infrazione di fatto è stata chiusa nei confronti della Lombardia, e anche nei confronti dell’Italia per
certi versi, nei confronti della Lombardia in particolare, lo si deve proprio ad un atteggiamento che
è sempre stato un atteggiamento di confronto e di condivisione con gli organismi europei e
nazionali.
Io non mi avventuro in valutazioni e in considerazioni sul tema, io non sono un cacciatore, non lo
sono mai stato, però sono qui a svolgere un’attività diversa, cioè io mi devo attenere al rispetto delle
leggi e al fatto che queste leggi possano essere applicate in modo adeguato e in corrispondenza ai
dettami delle stesse, io mi sento di poter dire che fino a qua, a prescindere dal merito della
questione, da un punto di vista squisitamente politico, dal punto di vista squisitamente tecnico,
questo Assessorato errori clamorosi o macroscopici non ne ha fatti e i nostri atti amministrativi sono
stati sempre sistematicamente giudicati validi e, quindi, non mi sento di essere particolarmente
preoccupato di conseguenze di qualsiasi tipo.
Presidente Alessandro FERMI
Grazie, Assessore Fava. Consigliere Maccabiani, ha diritto a una riflessione, una breve replica,
insomma.
Consigliere Giampietro MACCABIANI
Sì, grazie Assessore per la risposta. Bene, anch’io non sono un cacciatore e anch’io sono qui per
fare le cose, insomma, come vanno fatte, a norma di legge.
Però se lei, diciamo, è tranquillo che Regione Lombardia, attraverso quest’ultima delibera, abbia
seguito le indicazioni della Commissione europea, a me spiace dirlo, ma noi non siamo tranquilli
perché, comunque, anche dalla sua risposta le questioni critiche in questa delibera non sono state
risolte, e basta leggere la costituzione di messa in mora.
Qui si dice che le reti verticali non devono essere utilizzate, eppure è concesso l’utilizzo, e non
c’entra se si mette del personale che va eventualmente a togliere uccellini non cacciabili e, quindi,
diciamo così, le fa rendere selettive, perché comunque la Commissione europea dice che anche con
questi accorgimenti le reti comunque non sono selettive; il numero di uccelli catturabili deve far
riferimento al tasso di mortalità annua, e qui in questa delibera non c’è alcuno di questi riferimenti.
Per cui, dal nostro punto di vista, la ringrazio ancora per la risposta, però ciò non ci lascia
assolutamente tranquilli, anzi, le problematiche permangono e secondo noi questa delibera 1985 è
una delibera che non è corretta, appunto, dal punto di vista del rispetto delle indicazioni della
Commissione europea. Grazie.
Presidente Alessandro FERMI
Bene. Grazie, Consigliere Maccabiani. Quindi chiudiamo il punto 3 all’ordine del giorno.