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POLITICA
MARTEDÌ 18 MARZO 2014
PALERMO
■ II
LE IMPRESE
GLI ARTIGIANI
L’ASSESSORE
“Il mutuo non
può essere
pagato
congelando
Irpef e Irap” dice
Montante
“Il ddl va
approvato
subito perché dà
liquidità a molte
aziende” dice la
Cna
“Siamo l’unica
Regione a non
aver ancora
approvato il ddl
paga imprese”
dice Bianchi
I protagonisti
I nodi della Regione
Spese sanitarie, bollette, trasporti
ecco tutti i debiti da saldare subito
Maxi mutuo per pagare le aziende, tensione con gli industriali
ANTONIO FRASCHILLA
IL FRONTE delle aziende non
proprio unito, una maggioranza
che non sa più se andare avanti o
no e il governo Crocetta che si
sente sotto assedio. È bufera sul
ddl salva imprese in discussione
oggi all’Ars: la norma che prevede
l’accensione di un mutuo trentennale con lo Stato per dare subito a Regione, Aziende sanitarie
e Comuni oltre un miliardo di euro di liquidità destinato a pagare
le imprese fornitrici della pubblica amministrazione. Le rate e gli
interessi verrebbero coperti da
Palazzo d’Orleans con i risparmi
Oggi all’Ars il ddl
paga imprese
Un miliardo di euro
da restituire allo
Stato in trent’anni
sulla sanità, facendo rimanere
così invariata l’aliquota di Irpef e
Irap attuale. «Una follia, si bloccano per trent’anni le tasse, il mutuo si paghi invece con veri tagli
alla spesa», attacca il presidente
di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, anche se gli artigiani sono più morbidi: «Il ddl va votato», dice Giuseppe Cascone
della Cna. E l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, replica in
maniera piccata: «Non capisco
questo attacco, tutte le regioni
tranne la Sicilia hanno recepito il
ddl sui pagamenti alle imprese,
alcune addirittura aumentando
le tasse come Lazio, Piemonte,
Molise e Campania — dice — e
non mi pare che nelle altre regioni l’associazione degli industriali
abbia detto qualcosa». In serata
Montante corregge un po’ il tiro e
chiede al governo di presentare
un emendamento che obbliga la
Regione «ad utilizzare tutti i risparmi di spesa futuri per coprire
il mutuo del ddl salva imprese».
«Impossibile, i risparmi di spesa
servono per i residui attivi», dice
però il governatore Crocetta.
Ma in questo scontro, quali sono le aziende fornitrici che riceveranno immediata liquidità dal
ddl pagamenti? Davvero il mutuo
che pagherebbe la Regione con
un rata di 60 milioni all’anno servirebbe solo a dare ossigeno alle
multinazionali, come sostiene
l’opposizione?
Il miliardo di euro dovrebbe
andare per 600 milioni di euro alle aziende fornitrici delle aziende
sanitarie, e la restante parte andrebbe divisa tra Regione e Comuni. In commissione Bilancio
all’Ars, presieduta da Nino Dina,
l’assessorato all’Economia ha
consegnato un elenco dei crediti
«immediatamente esigibili» da
parte di aziende nel comparto sa-
nitario. E dentro vi è di tutto, dalle grandi multinazionali a fornitori di servizi come Enel e Telecom e, ancora, una miriade di
piccole e medie imprese siciliane. Tra queste ultime nell’elenco
compaiono la Sapio Life, aziende
di Favara fornitrice di ossigeno
per ospedali che ha un credito di
1 milione di euro, la Sisifo di Catania (1,3 milioni), Ultramed di
San Gregorio di Catania (1 milione), la Pfe di Caltanissetta (1 milione), la Cardiovascolar di Catania (1 milione) e la Biogen di Aci
Castello (500 mila euro).
Tra le grandi aziende e le multinazionali scorrendo l’elenco si
Soldi in arrivo per
multinazionali
del farmaco come
Roche e Novartis
ma anche per Enel
trovano Novartis (7,6 milioni),
Pfizer (7,9 milioni), Artsana (4 milioni), Dompè (2,4 milioni), Roche (5,2 milioni), Johnson and
Johnson (4 milioni), Medipass di
Bologna (1 milione), Cpfely Italia
di Roma (2 milioni), Genzyme di
Modena (1 milione), Servizi Italia
(4 milioni). Tra le aziende che ri-
ceverebbero liquidità ci sono poi
molte cliniche e fondazioni private: c’è la Maugeri (1 milione di
euro), la casa di cura Santa Barbara di Gela (2 milioni), la Regina
Pacis di San Cataldo (500 mila euro), la Casa di cura Cristo re di
Messina (1,4 milioni), la Candela
di Palermo (1,3 milioni) e Villa
Maria Elenora (1,9 milioni). Questo per quanto riguarda il comparto sanitario.
Sul fronte Regione e Comuni
non c’è un elenco ufficiale, ma i
principali creditori si trovano nel
settore dei servizi, come Enel e
Telecom (circa 10 milioni di euro
ciascuno), Fastweb (30 milioni),
la Tnt che si occupa dei servizi postali per Riscossione Sicilia (25
milioni) e, ancora, l’Eni (1 milione di euro) e tantissime piccole
aziende nel settore rifiuti, informatica, trasporti ed edilizia.
Ecco, quindi, chi riceverebbe
ossigeno dal ddl pagamenti, e per
chi la Regione s’indebiterebbe
per i prossimi trent’anni con lo
Stato, pagando una rata pari a circa 60 milioni di euro all’anno.
«Siamo l’unica Regione che non
aumenta le tasse per coprire le rate del mutuo», dice il governatore
Crocetta. E Bianchi aggiunge:
«Quello che Montante dice noi
l’abbiamo applicato, la rata si pa-
ga con risparmi di spesa della sanità e se la Regione farà altri risparmi saranno ridotte le aliquote di Irap e Irpef, quindi non c’è alcun congelamento». Con il leader degli industriali si schierano
invece Cisl, Forza Italia e grillini:
«Questo ddl prevede interessi
troppo elevati», dice Marco Falcone. «Così come è concepito, il
mutuo è e resta una follia, e ci fa
piacere che anche Confindustria
lo abbia rimarcato», dicono i deputati 5Stelle, anche se in serata
Montante corregge un po’ il tiro:
«Il mutuo è l’unica soluzione, ma
si copra con risparmi di spesa».
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L’inchiesta
Indagine sugli incarichi negli ospedali catanesi. Al vaglio il caso Fiorenza
Il deputato diventato primario
nel mirino dei magistrati
ALESSANDRA ZINITI
ERA in “congedo politico” già da
tre anni ma nel settembre 2011
l’allora direttore generale dell’ospedale Cannizzaro, Francesco
Poli, ritenne di conferirgli ugualmente l’incarico dirigenziale
dell’unità di ortopedia e traumatologia. Una nomina quella di
Cataldo Fiorenza, deputato regionale del Mpa poi rieletto nelle elezioni del 2012, che, insieme
alla corresponsione di consistenti emolumenti a quattro primari privi di funzione, suscitò la
levata di scudi di tanti medici in
servizio e in possesso di tutti i requisiti professionali richiesti che
videro ignorati i loro curricula.
Per non parlare della nomina a
capo dipartimento sanitario del
Cannizzaro di Angelo Pellicanò
mentre era direttore generale di
un altro ospedale, il Garibaldi.
Gli emolumenti ai quattro primari (ancora senza funzione visto che la struttura che avrebbero dovuto dirigere non è ancora
stata costituita) hanno già provocato un esborso di 350.000 euro (20.000 all’anno ciascuno dal
2011 ad oggi). E la scorsa settimana, l’ormai ex manager è stato convocato dal pm titolare dell’indagine che potrebbe scoperchiare un pozzo di illegalità, a cominciare da numerosi appalti di
servizi e forniture che sarebbero
stati aggiudicati a ditte prive di
certificazioni antimafia.
L’autunno del 2011, l’anno
delle nomine, era il momento
del riassetto organizzativo voluto dalla riforma del settore dell’assessore regionale alla Sanità
Cataldo Fiorenza
del momento, Massimo Russo. E
Francesco Poli (manager da
sempre vicino all’ex governatore Raffaele Lombardo assurto all’onore delle cronache in occasione del certificato medico “sospetto” rilasciato proprio dal
Cannizzaro a Lombardo nei
giorni caldi dell’inchiesta per
mafia a suo carico) firmò quegli
incarichi, incurante delle proteste delle organizzazioni sindacali che avevano già avviato, con
tanto di denuncia in Procura, la
vertenza sul mancato rispetto
delle procedure in tema di sicurezza nell’ospedale catanese.
«Gli esposti sono maturati in un
clima di totale sfiducia nei confronti della gestione Poli per l’arbitrarietà delle scelte operate —
dicono le organizzazioni sindacali mediche del Cannizzaro — I
numerosi appelli rivolti ai vertici
aziendali e all’autorità politica di
riferimento sul rispetto delle regole restano troppo spesso inascoltati lasciando quale unica alternativa il ricorso all’autorità
giudiziaria».
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Repubblica Palermo