115 - Giugno 2012
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115 - Giugno 2012
POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N°46) ART. 1, COMMA 2, DCB ROMA ANNO XXXII N.115 Il Sindacato in un anno e in una prospettiva di difficoltà del Paese C’è un punto, nella relazione di quest’anno, in cui il Presidente, pur riferendosi specificatamente alla condizione dei pensionati, riassume con chiarezza la posizione che un sindacato moderno deve assumere con riguardo alla sua azione in un contesto di difficoltà della collettività di cui è un’espressione: “Anche i pensionati della Banca (ma ciò, come dicevamo, vale per l’intera platea del personale che il Sindacato rappresenta), in quanto cittadini sono tenuti e non pretendono di esimersi dal dovere di partecipare ai sacrifici che la situazione di crisi impone al risanamento del Paese; peraltro, i provvedimenti che riguardano i pensionati, e che le autorità di governo vanno assumendo da oltre un decennio, hanno portato a livelli di erosione dei loro trattamenti economici che in pochi anni ne hanno ridotto drasticamente il valore reale”. Con affermazione che vale per tutti i punti qualificanti dell’odierna azione sindacale all’interno della Banca: dalle condizioni e dai contenuti del lavoro alle prospettive di carriera degli attuali dipendenti, ai loro inquadramenti, alla valorizzazione dei meriti o alla mortificazione delle professionalità, ai trattamenti di pensione del personale oggi in servizio. Fra la relazione del 2011 e quella odierna più che un anno perciò sembra sia passata un’epoca; e così è, se è vero che alle certezze di un contesto esterno che, nonostante le avvisaglie o le minacce di crisi, nel giugno del 2011 appariva comunque svilupparsi in una linea di continuità con un passato “di crescita”, in dodici mesi è subentrata l’inquietudine (per non dire la consapevolezza) che le prospettive del nostro futuro (di dipendenti, di pensionati, di cittadini) “non sono più” soltanto un’evoluzione certa e lineare del passato e non dipendono soltanto dalle fortune nostre e delle aziende o organismi in cui lavoriamo o abbiamo lavorato, ma dipendono piuttosto dall’evoluzione delle fortune o sfortune di una collettività molto più vasta o addirit(segue in ultima pagina) Alle pagine 16 e 17: “Mission Possible” un libro di Vittorio Emanuele Ardizzone come visto da Mario Pinna GIUGNO 2012 "La memoria di tutto il personale della Banca d'Italia e dei suoi valori mi accompagnerà per sempre". (Mario Draghi, Presidente della BCE e Governatore onorario della Banca d'Italia - 3.3.2012) 30 maggio 2012 - Roma, Hotel Quirinale Incontro del Sindirettivo con la dirigenza della Banca LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE - in un anno di cesura fra un passato di certezze e un futuro da rimodellare - INTRODUZIONE Gentili ospiti, care colleghe e cari colleghi, grazie per aver accettato l’ormai consueto invito annuale a vederci in questa sede. E’ un incontro cui tengo moltissimo perché rappresenta un momento di confronto che esula dalle sedi formali e fornisce l’occasione per scambiarci le idee fra colleghe e colleghi che condividono l’idem sentire di essere direttivi in Banca d’Italia. Apro questa relazione rivolgendo un commosso pensiero alla memoria di Giuseppe Trisolini, una persona che ha lasciato un ricordo indelebile della sua esistenza in tutti coloro che, per motivi personali o professionali, hanno avuto modo di conoscerlo e confrontarsi con lui. (segue a pagina 2) I punti lungo i quali si è sviluppata la Relazione INTRODUZIONE pag. 1 IL CONTESTO ESTERNO ALL’AZIONE DEL SINDACATO - La situazione economica dell’Italia - La riforma del mercato del lavoro - La riforma del sistema pensionistico - ISVAP e COVIP in Banca d’Italia IL CONTESTO INTERNO - Gli accordi negoziali sottoscritti con la Banca - L’incontro con Visco - L’incontro con i nuovi Segretari Generali - La situazione delle Filiali - Gli interventi di modifica nella Amministrazione Centrale - L’attuale situazione negoziale - La previdenza complementare - Le ricadute del Decreto Monti - Fornero TEMI D’INTERESSE - La riforma delle carriere: strisciante (e scomparsa) - Il nostro sindacato “difende gli anziani”? - Le pari opportunità e la conciliazione dei tempi di vita/lavoro - Le promozioni fra discrezionalità e merito “ “ “ “ 2 2 3 3 “ “ 4 4 “ “ 4 4 “ “ “ 6 6 7 “ 8 “ 8 “ 9 “ 10 “ 11 - Il “problema casa” - I fringe benefit “ 12 “ 12 ALTRI TEMI AFFRONTATI CON LA BANCA - Polizza sanitaria - Pensionati “ 13 “ 13 IL NOSTRO SINDACATO E GLI ALTRI - Lo stato di salute del Sindirettivo “ - 17 e 18 novembre: Congresso del Sindirettivo “ - Lo SCECBU e il dialogo sociale a Francoforte “ - La CIDA “ 15 15 GLI ORGANISMI COLLATERALI - CSR - CASC - Organismi del FPC - Commissione ex art. 3 RTQ 18 18 19 19 CONCLUSIONI - La Banca un’istituzione credibile e stimata - Qual è il ruolo del sindacato? - La Banca non è al servizio dei poteri forti, bensì dei cittadini - Contrastare la deriva dell’individualismo “ “ “ “ 14 15 “ 19 “ 19 “ 20 “ 20 DIRIGENZA NUOVA n.115 2 LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE (segue da pagina 1) L’iniziativa assunta dal nostro Sindacato di dedicare una borsa di studio a lui intitolata per finanziare l’iscrizione al Master di diritto del lavoro e della previdenza sociale presso l’Università La Sapienza di Roma ha visto assegnare la borsa di studio fra 32 candidati alla dott.ssa Santoro, laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari con 110 e lode. Il Sindirettivo–CIDA intende riproporre quest’iniziativa nei prossimi anni, per continuare a onorare la memoria di Peppe. Nel corso del 2011, al termine del travagliato iter di nomina del Governatore – di cui abbiamo criticato severamente e pubblicamente l’imbarazzante balletto di nomi e candidature avanzate per essere bruciate sull’altare dei veti incrociati e i commenti partigiani usati da molti esponenti politici, specie governativi – abbiamo espresso grande soddisfazione per l’indicazione di Ignazio Visco, in quanto scelta di altissimo profilo che salvaguarda pienamente i valori di autonomia, autorevolezza e indipendenza che connotano quel bene prezioso per tutti che è la Banca centrale italiana. La designazione del dr. Visco, infatti, è un riconoscimento compiuto dall’esterno circa la capacità della struttura dell’Istituto di saper far crescere al suo interno figure professionali e “civil servant” cui riferirsi senza incertezze anche nei momenti di maggior crisi, con il debito pubblico italiano sotto attacco sui mercati. Al Governatore, che si distingue per qualità e meriti indiscussi, abbiamo subito augurato di saper continuare in ambito aziendale lungo il solco di rinnovamento nel rispetto delle grandi tradizioni dell’Istituto tracciato da Mario Draghi, avvalendosi delle eccelse capacità dei membri dell’intero Direttorio e del grande patrimonio di competenze del personale che opera al suo interno. Se lo attende l’intera compagine dei colleghi della Banca, che ha saputo attraversare negli anni anche momenti molto difficili, mantenendo un profilo di elevatissima reputazione e credibilità agli occhi del Paese, in rappresentanza di un’Istituzione dedita esclusivamente all’analisi e valutazione di fenomeni in modo del tutto scevro da connotazioni politiche e alla cura con grande competenza e professionalità di rilevanti interessi pubblici. CONTESTO ESTERNO ALL’AZIONE DEL SINDACATO La situazione economica dell’Italia C’è grande preoccupazione per la gravità della situazione economica e sociale del Paese, ancora a rischio sul piano del debito e coinvolto anche per il 2012 in una recessione economica che avrà ulteriori gravi conseguenze sul piano occupazionale e dei redditi dei lavoratori dipendenti e pensionati. Il tasso di disoccupazione a marzo si è attestato al 9,8%, in aumento di 0,2 punti percentuali in un mese e di 1,7 Giugno 2012 punti rispetto all’anno precedente. Il tasso dei senza lavoro nella fascia fra 15 e i 24 anni balza al 35,9%: è il dato più alto dall’inizio delle serie sia storiche sia trimestrali. Nel nostro Paese i giovani sono vittime di una perversa idea di flessibilità caricata solo sulle nuove generazioni. Altra emergenza riguarda la deriva etico–morale del Paese, con gli scandali che interessano i partiti politici e la corruzione che sta corrodendo il tessuto della vita civile democratica. Non è più rinviabile una legge contro la corruzione. Non è più dilazionabile una diversa regolamentazione del sistema del finanziamento pubblico ai partiti. Quest’anno ricorrono 20 anni dalla morte dei giudici Falcone e Borsellino. E’ incredibile come molte delle degenerazioni contro cui questi uomini hanno lottato e perso la vita siano ancora presenti nel Paese come zavorra che ne impedisce la crescita. L’azione del Governo tecnico del prof. Monti, fortemente e pesantemente condizionata dall’emergenza, è risultata orientata nettamente al contrasto della crisi e contrassegnata talvolta da mancanza di equità sul piano sociale e di coraggio nel portare a termine misure di liberalizzazione. In particolare, ci saremmo aspettati un marcato riequilibrio dell’imposizione sui redditi da lavoro dipendente a favore di una tassazione maggiore della ricchezza. Occorre un salto di qualità nell’azione del Governo, occorre un patto con le forze sociali per la crescita che rimetta il lavoro al centro dell’attenzione di tutti. La nostra è infatti una Repubblica fondata sul lavoro. Senza lavoro non si può avere sviluppo economico duraturo. La riforma del mercato del lavoro La procedura che il Governo Monti ha seguito nel predisporre il disegno di legge di riforma del mercato del lavoro supera formalmente la stagione della concertazione, almeno nella sua tendenza alla deriva neo–corporativa/consociativa e alla pretesa del diritto di veto. La nuova regolamentazione proposta è finalizzata alla realizzazione di un mercato del lavoro che favorisce occupazione di qualità, cui è servente la razionalizzazione della flessibilità in uscita e la ristrutturazione degli istituti assicurativi di supporto e delle politiche attive per l’impiego. Questa ambiziosa riforma prevede anche la revisione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, il cui nuovo dettame rende più “duttile” la tutela alla stabilità del posto di lavoro. Sul disegno di legge sono state formulate dalle parti sociali critiche diversificate e non si può sottacere che in teoria poteva essere fatto di più per penalizzare l’uso improprio delle forme flessibili. Si possono esprimere in particolare pesanti dubbi se misure normative che operano sul solo lato dell’offerta possano bastare per una crescita dell’occupazione, specie in una fase di perdurante crisi. Il discorso sul nuovo assetto di regole nel mercato del lavoro non può in effetti prescindere da un’adeguata considerazione delle problematiche del contesto italiano: infrastrutture, istruzione di qualità, liberalizzazioni, tutela della concorrenza, certezza e celerità del diritto, ruolo e peso del cuneo fiscale (e suo impatto sia sui costi di produzione che sulla retribuzione netta), lotta alla criminalità eco- DIRIGENZA NUOVA n.115 nomica, gestione responsabile della spesa pubblica. Sono, questi, tutti elementi necessari per far ripartire gli investimenti e la domanda di beni e servizi. Qui occorre che Istituzioni e parti sociali si adoperino per una ripartenza complessiva del nostro sistema–Paese. In assenza di riforme che incidano su questi elementi, una maggiore flessibilità in entrata/uscita dal mondo del lavoro rischia di tradursi in percorsi a progressiva debilitazione dei rapporti di lavoro. La riforma del sistema pensionistico La riforma delle pensioni, emanata con decreto legge senza aver scontato come sarebbe stato invece necessario un profondo confronto con le parti sociali, consiste innanzitutto nel completamento di precedenti riforme previdenziali mediante l’estensione a tutti del metodo contributivo per il calcolo delle pensioni a partire dal primo gennaio 2012. A causa dell’attuale crisi economico–finanziaria l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione è garantita in modo pieno soltanto per le pensioni minime e in modo parziale per le pensioni fino a due volte il minimo. Sono abolite le finestre di uscita e le quote introdotte nelle precedenti riforme previdenziali, tranne per chi ha maturato i requisisti al 31.12.2011, per lasciare il posto a due tipi di pensione: di vecchiaia e anticipata, entrambe ottenibili con requisiti superiori a quelli previgenti. Con la riforma viene modificata l’età di pensionamento di vecchiaia, che viene elevata a 66 anni per gli uomini e le donne del settore pubblico, fermi rimanendo possibili peggioramenti legati all’evoluzione delle aspettative di vita dei prossimi anni, con misure di incentivi fino a 70 anni se compatibili con i limiti ordinamentali dei settori di appartenenza. L’equiparazione delle regole per le lavoratrici del settore privato è prevista nel 2018. L’accesso al trattamento di pensione anticipata è consentito nel 2012 con un’anzianità di 42 anni e un mese per gli uomini e di 41 anni e un mese per le donne. Poi salirà progressivamente di frazioni di anno, fermi restando ulteriori allungamenti legati alla dinamica futura delle speranze di vita. Sono applicate delle penalizzazioni percentuali sulla quota retributiva della pensione, pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto a 62 anni, al fine di disincentivare il pensionamento anticipato rispetto alla pensione di vecchiaia. Insomma una riforma che contiene un cambiamento radicale nella previdenza italiana. Con la scomparsa della pensione di anzianità, l’estensione del metodo contributivo nel calcolo dell’assegno, l’equiparazione accelerata nei tempi di ritiro per uomini e donne, l’Italia si colloca al primo posto in Europa quanto a profondità negli interventi strutturali. 3 Giugno 2012 Consob quella sulla trasparenza. Nel caso di fondi previdenziali e assicurazioni ci sono invece due Authority, COVIP e ISVAP, cui fa capo la vigilanza in tutti i suoi aspetti. Da tempo ricorre nel dibattito in Parlamento e nel Governo l’idea di trasferire le competenze in materia di vigilanza di stabilità delle due Authority di regolamentazione alla Banca d’Italia, trattando alla stessa stregua gli operatori bancari, finanziari e assicurativi. Ora la discussione ritorna in auge dopo che il premier Monti aveva dichiarato che “una riforma organica e strutturata delle autorità di vigilanza sarebbe un’ottima idea”. Resta però aperta la scelta dello strumento legislativo per condurre in porto un intervento affrontato senza successo da precedenti Governi. L’ultimo in ordine di tempo fu nel 2007 il Prodi bis, che faceva seguito al tentativo del Ministro Tremonti operato nel corso del 2005 nell’ambito del dibattito della legge sul risparmio, poi varata a fine anno (L. 262/2005): l’originaria formulazione dell’intervento vedeva tra l’altro la scomparsa di COVIP e ISVAP con devoluzione delle loro funzioni in parte alla costituenda AMEF e in parte a Bankitalia. Già nel 2002 l’allora Ministro per la Funzione pubblica Franco Frattini sperimentò le difficoltà a porre mano a un riordino delle competenze e funzioni delle diverse Autorità, anche sulla base di uno schema predisposto da una commissione ad hoc presieduta da Lamberto Cardia. E’ evidente a tutti che quando prodotti finanziari analoghi sono trattati da regole diverse, perché emanate da autorità di vigilanza diverse, il rischio è quello di un arbitraggio della disciplina verso il basso, verso le minori regole. Da non trascurare inoltre sono i rischi di “cattura del regolatore”, maggiori nel caso di autorità “specializzate per settori”. L’operazione di cui si parla con insistenza oggi non è certo priva di incognite, di dubbi e di difficoltà operative, oltre che da affidare a un laborioso iter parlamentare. Per chi lavora in Banca d’Italia e si occupa di Sindacato un’eventuale fusione con questi nuovi soggetti presenta elementi di criticità che andranno superati con lungimiranza e un lavoro molto approfondito. Insomma, un’operazione che – se deliberata da Governo e Parlamento – non potrà che avere tempi di effettiva implementazione molto lunghi. ISVAP e COVIP in Banca d’Italia? In Italia il legislatore ha orientato la ripartizione delle competenze di vigilanza secondo un modello per finalità, prevedendo alcune rilevanti eccezioni per il settore assicurativo e previdenziale. Alla Banca d’Italia compete la vigilanza per quel che riguarda la stabilità di banche e intermediari finanziari, alla Stefano Barra, Presidente del Sindacato DIRIGENZA NUOVA n.115 CONTESTO INTERNO Gli accordi negoziali sottoscritti con la Banca Da quando ci siamo incontrati a maggio dell’anno scorso sono stati sottoscritti diversi accordi negoziali che ricordo brevemente: ● in tema di copertura delle spese sanitarie per il personale e di contributo per le spese sanitarie dei pensionati il 6 luglio 2011; ● in materia di efficienza aziendale 2011, di contributo aggiuntivo della Banca nei confronti degli aderenti al fondo pensione complementare, di modifiche regolamentari rivenienti dall’introduzione del sistema SIPARIUM il 17 novembre 2011; ● in tema di titoli per l’avanzamento a Condirettore e Funzionario di 1^, di aspettativa per l’assunzione di impieghi, di valore del ticket restaurant il 15 dicembre 2011; ● in tema di modifica della composizione della Commissione alloggi il 24 aprile 2012. L’incontro con Visco Abbiamo apprezzato la sollecitudine con cui il nuovo Governatore Ignazio Visco, a meno di un mese dal suo insediamento, ha voluto incontrare i rappresentanti dei lavoratori, cioè della componente più importante dell’Istituzione in cui operiamo. Il dr. Visco ha precisato subito che difende in tutte le sedi la Banca e cerca di valorizzare al massimo i meriti delle persone che vi lavorano, affermando però che occorre presentare al pubblico in maniera attenta le aspettative del personale per non incorrere in fraintendimenti e in accuse ingiustificate. Le accuse di privilegi si fondano spesso su una cattiva conoscenza, per questo è importante la comunicazione, oltre che continuare a innovare. Nei prossimi anni è essenziale porre attenzione al personale giovane che ha molte aspettative. Il Governatore ha dichiarato di credere molto nell’obiettivo di delineare un nuovo modello di inquadramenti. E’ fondamentale lavorare insieme, seguendo un atteggiamento di corretta dialettica e di piena disponibilità ad ascoltarsi reciprocamente. Importante non è avere le stesse idee ma lo stesso metodo nel confronto tra Amministrazione e OO.SS. Ho detto al Governatore che in questi anni la Banca ha fatto ampiamente la sua parte in nome del bene comune, ha dato l’esempio al Paese accrescendo la propria efficienza, ha razionalizzato incisivamente la sua articolazione organizzativa e ha ridotto sensibilmente il suo staff. Le ristrutturazioni però non possono essere permanenti, altrimenti si corre il rischio di far perdere credibilità alle parti, delegittimandole. Né i tagli nella compagine del personale possono continuare all’infinito: la Banca deve continuare a svolgere in modo eccellente i propri compiti. Molti settori sono in affanno, non è possibile tamponare le situazioni facendo sempre leva sullo spirito di sacrificio e sul senso di responsabilità dei colleghi. In termini di struttura organizzativa e presenza sul territorio bisogna consolidare e valorizzare il modello definito nel 2007, e attuato negli anni seguenti, senza apportare scossoni che incidano sulla capacità di far fronte alla do- Giugno 2012 4 manda di servizi che il Paese rivolge alla Banca e tutelando gli interessi, le aspirazioni e le motivazioni del personale coinvolto. In altre parole, occorre riattivare tutte le energie e le potenzialità presenti nelle Filiali. Occorre svelenire il clima pesante venutosi a determinare in larghi strati della compagine e guardare con maggiore fiducia al dialogo proficuo a due vie fra Azienda e Sindacato, necessario per affrontare e superare con successo le difficili sfide che sono di fronte a noi. Per fare ciò, è necessario anche un nuovo atteggiamento dell’Azienda verso il Sindacato, soprattutto in tema di modifiche organizzative: queste devono sempre tenere ben presente l’esigenza di valorizzare e motivare il personale, così come è necessario che l’atteggiamento del Sindacato sia caratterizzato da uno spirito riformatore attento al bene comune. L’incontro con i nuovi Segretari Generali Nel corso di quest’anno si sono susseguiti come delegati alle trattative due Segretari Generali: il dr. Salvatore Rossi, poi nominato Vice Direttore Generale, e il dr. Umberto Proia. Entrambi hanno dichiarato nelle occasioni di incontro con il Sindacato che il tempo delle contrapposizioni fine a se stesse è finito e che occorre imboccare un percorso rispettoso fra le parti che conduca a risultati e soluzioni che vadano incontro alle legittime aspettative delle colleghe e dei colleghi. Abbiamo rappresentato a entrambi che: ● l’argomento della riforma delle carriere deve essere tenuto al centro del confronto negoziale, con l’obiettivo di pervenire ad un radicale ripensamento dell’attuale sistema, che non è più in grado di riconoscere adeguatamente i meriti di gran parte del personale e che non è più rispondente alle qualifiche possedute dai colleghi e alle innovazioni introdotte nel lavoro in Banca; ● occorre mettere importanti contenuti nell’accordo per il fondo pensione complementare per ridurre il divario di trattamento tra diverse generazioni; ● bisogna pervenire a una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, come previsto per tutte le aziende e le amministrazioni pubbliche dal “protocollo Sacconi“, attraverso interventi di flessibilizzazione dell’orario di lavoro (ampliamento part–time, banca ore per i dirigenti, orario di lavoro settimanale per i funzionari, previsione del telelavoro, ecc.); ● è indispensabile fissare nuovi criteri di rilevazione e di calcolo delle componenti economiche di secondo livello, che dovranno estendersi da produttività–efficienza sino a ricomprendere anche qualità–redditività; ● dobbiamo risolvere il problema del riscatto anni di laurea a titolo oneroso nel sistema RTQ; ● c’è bisogno di una sede di verifica sullo stato di attuazione del progetto di riassetto della presenza territoriale. La situazione delle Filiali Come c’è una riforma delle carriere strisciante e silenziosa esiste anche una continua e altrettanto surrettizia rimodulazione della presenza territoriale della Banca (con funzioni che vengono tolte alla singola Struttura o a determinati gruppi di Filiali; con uffici che diventano nuclei ancora prima DIRIGENZA NUOVA n.115 di iniziare a lavorare a regime e ancora prima che si ragioni seriamente sulle effettive competenze da attribuire alla rete territoriale; con posizioni che restano scoperte per mesi, se non anni, richiedendo a chi lavora in loco di sopperire alla cronica mancanza di quadri e direttivi). Dov’è finito il “board di direzione”, formato da dirigenti, del quale abbiamo parlato da anni e che avrebbe dovuto supportare le Direzioni delle Filiali regionali? Le scelte della Banca continuano a depauperare di compiti (e di competenze) la rete territoriale, alimentando i dubbi e le incertezze dei colleghi che oggi vi lavorano e che auspicano di crescere professionalmente continuando a far parte della rete periferica. Il Sindirettivo–CIDA ha rimarcato con forza alcune perplessità sul riassetto manifestate formalmente sin da febbraio 2010. In particolare, la mancanza di assicurazioni chiare e certe sul futuro, che continua così ad alimentare un timore diffuso tra i colleghi. Il Sindacato ribadisce con convinzione che la motivazione del personale passa necessariamente dalla partecipazione consapevole a un progetto certo e definito, soprattutto per coloro (dirigenti, funzionari e quadri) chiamati in prima battuta ad assicurare una efficace e serena gestione delle risorse umane loro affidate. Per tentare di superare questa perdurante situazione di incertezza, nei giorni scorsi abbiamo scritto al Governatore insieme ad altre OO.SS., per chiedergli di avviare un percorso di verifica congiunta delle problematiche e delle prospettive delle Filiali. Abbiamo rammentato al Vertice della Banca che la nuova articolazione della rete periferica è entrata di recente e faticosamente a regime con l’avvio delle Filiali per il trattamento del contante. Peraltro, sin da subito, si sono palesate alcune carenze sia di natura organizzativa sia nelle modalità di svolgimento delle funzioni istituzionali. Ovviamente, tali problematiche si sono riverberate anche sulla qualità del lavoro dei colleghi per i quali i processi formativi/addestrativi non sempre sono risultati efficaci, specie con riferimento all’attività di riorientamento professionale, e spesso non sono apparsi adeguati al cambiamento in atto. I problemi relativi all’articolazione territoriale dell’Istituto sono stati più volte portati all’attenzione della Delegazione aziendale da parte del tavolo sindacale senza registrare risposte o fatti concreti. Nel frattempo, una serie di interventi gestionali hanno, almeno per alcune tipologie di Strutture e in particolare per le Filiali specializzate nei servizi all’utenza, determinato un depauperamento dell‘operatività con benefici quasi del tutto inesistenti per la comunità locale. Di converso, si registrano iniziative meritevoli da parte di alcune Direzioni locali atte a “promuovere” una maggiore presenza della Banca sul territorio con ricadute positive – in termini di attenzione – sull’Istituto, senza che a tali “impulsi” sia stata data alcuna valenza di sistematicità da parte del Vertice dell’Istituto. Questo scenario crea preoccupazione e disagio tra i colleghi che richiedono, giustamente, di poter prestare la propria opera in un quadro di certezza e tranquillità. Pertanto, occorre conoscere con sollecitudine le idee e i progetti che l’Amministrazione intende porre in essere per far fronte a tale situazione. Manca in- Giugno 2012 5 fatti del tutto un“ disegno industriale”: la Banca depaupera le Filiali trascurando di prendere in considerazione le potenzialità che offrono per un migliore e più efficace (oltre che efficiente) conseguimento dei nostri obiettivi istituzionali. Perché non vengono decentrati gli intermediari ex art. 106? Perché non viene decentrata la vigilanza sui confidi? Ma, soprattutto, perché la Banca continua a fare modifiche spostando compiti alle Filiali regionali (ad esempio, l’intera gestione dell’attività di spesa) come se fosse la cosa più semplice ed elementare del mondo, aspettandosi che tutto funzioni alla perfezione, anche se tali modifiche normative non sono supportate né accompagnate da alcuna variazione organizzativa o di organico? Come si aspetta che la cosa funzioni? Facendo appello ancora una volta all’ormai consumato senso di responsabilità dei colleghi? Il Sindirettivo–CIDA afferma l’esigenza di consolidare e valorizzare il modello di presenza della Banca sul territorio definito nel 2007, e attuato negli anni seguenti. La ristrutturazione della rete non può avere carattere permanente, e non si può procedere con scossoni e interventi di micro– organizzazione – che non vedono l’interlocuzione necessaria con il Sindacato prima della loro introduzione – che hanno come effetto quello di creare fibrillazione e sgomento nel personale addetto alle realtà interessate. Occorre dunque fermarsi, riflettere e procedere a un confronto a due vie sulla possibile evoluzione dei compiti assegnati alle Strutture della rete periferica. Il nostro Sindacato ha già da tempo presentato all’Amministrazione proprie riflessioni sulle Filiali specializzate nei servizi all’utenza (febbraio 2010), sulle Filiali capoluogo di regione e divisioni delocalizzate di Vigilanza (gennaio 2011), sulle Filiali specializzate nel trattamento del contante (febbraio 2011). Aspettiamo di essere convocati per un’approfondita disamina sulla stabilizzazione ed evoluzione della rete territoriale. In questa situazione, poi, c’è chi gioca al “tanto peggio, tanto meglio”: non solo si propinano falsità e bugie grossolane a colleghe e colleghi che non hanno certo il tempo di verificare, carte alla mano, le corbellerie e le mistificazioni diffuse a piene mani, ma si strumentalizzano a fini di proselitismo d’accatto i comprensibili timori dei colleghi per eventuali interventi sulla rete territoriale, soprattutto in assenza di posizioni chiare da parte della Banca. Giova qui precisare l’infondatezza delle affermazioni fatte dalla FALBI in un suo recente volantino, per ripristinare la realtà dei fatti contro invenzioni e inesattezze. Prima di assumere la decisione definitiva sul perimetro della ristrutturazione, di sua esclusiva responsabilità, la Banca incontrò i Sindacati (inclusa la FALBI) e quelli che ri- Il tavolo della Presidenza DIRIGENZA NUOVA n.115 masero seduti al tavolo di confronto imposero un riesame critico (riduzione del numero delle chiusure di Filiali dalle oltre 70 previste alle 33 effettivamente disposte) di una scelta aziendale che sarebbe stata realizzata comunque. Le determinazioni sul riassetto territoriale furono una scelta unilaterale della Banca (cfr. delibera del Consiglio Superiore del settembre 2007), che in tema di assetti organizzativi aveva e ha piena autonomia gestionale; la Banca scelse anche di trattare con le OO.SS. misure idonee a procedere a chiusure e rimodulazioni senza attivare istituti quali il collocamento in disponibilità. Positivo per i colleghi, quindi, che gli altri Sindacati non seguirono sull’Aventino la FALBI e conseguirono con il negoziato i benefici, anche economici, ottenuti per tutti i dipendenti a giugno 2008. I Sindacati firmatari degli accordi del 2008 non sottoscrissero alcun via libera alla chiusura delle Filiali, bensì definirono negozialmente il quadro delle misure di accompagnamento agli interventi già decisi dalla Banca. Le ultime scelte dell’Amministrazione (cessazione dei compiti di gestione del contante in alcune Filiali specializzate nei servizi all’utenza) sono dipendenti dalla delibera assunta dal Consiglio Superiore nel settembre 2007 e non certo derivanti dagli accordi negoziali sottoscritti nel 2008. Pretendere oggi dalla Banca chiarezza sulla sua strategia è necessario per attivare un confronto corretto e incisivo sui contenuti della situazione delle Filiali. Gli interventi di modifica nell’Amministrazione Centrale Lo scorso mese di luglio è stata costituita la Segreteria tecnica per l’Eurosistema e la stabilità finanziaria. L’intervento si è sostanziato nella costituzione di una nuova struttura autonoma non inquadrata in nessuna delle preesistenti Aree funzionali e alle dirette dipendenze del Funzionario Generale preposto a sovrintendere a tali attività. Il Sindirettivo–CIDA ha valutato nel complesso positivo questo intervento, che non solo ha colmato una lacuna nell’impianto organizzativo della Banca, dando un’autonoma rilevanza allo svolgimento dei compiti di financial stability, ma ha realizzato anche un salto di qualità nella definizione delle posizioni da tenere nelle sedi europee al fine di rendere ancora più incisivo l’intervento dei diversi esponenti della Banca nei differenti Comitati. Anche la scelta di istituire una nuova formula organizzativa non espressamente contemplata nel Regolamento Generale, già utilmente adottata in passato per lo sviluppo del sistema dei pagamenti italiano, appare una risposta efficace alle esigenze emerse in alcuni campi di attività, e può essere intesa come una nuova modalità di reazione organizzativa del nostro Istituto per fronteggiare repentini cambiamenti esterni. Il Sindirettivo–CIDA ha espresso qualche perplessità con riferimento alla possibile sovrapposizione di compiti tra le attività della Segreteria tecnica e delle due Divisioni in cui essa si articola e i due Comitati di nuova costituzione. Anche il dimensionamento delle risorse umane allocate nella nuova Segreteria tecnica è apparso suscettibile di un deciso incremento, alla luce delle caratteristiche di elevata professionalità necessaria per i compiti da assolvere. Meritevole di costante attenzione è anche la scelta di at- Giugno 2012 6 tribuire le incombenze amministrative della nuova struttura all’Unità di Segreteria e coordinamento presso l’Area ricerca economica e relazioni internazionali, che andrà opportunamente monitorata. E’ stato poi varato un intervento consistente nel cambio di denominazione dell’Area Risorse umane e organizzazione in Area Gestione risorse e comunicazione, con ingresso in quest’ultima del Servizio Segreteria Particolare, e del posizionamento del Servizio Organizzazione alle dirette dipendenze del Direttorio. Tali interventi vanno intesi da un lato come un rafforzamento dei legami fra la comunicazione istituzionale e quella interna alla Banca, anche su materie oggetto di confronto sindacale, e dall’altro quale riconoscimento della valenza autonoma e strategica della leva organizzativa nel raggiungimento degli obiettivi aziendali. L’unica notazione critica espressa al riguardo concerne la tempistica degli interventi, che anziché anticipare il conferimento di taluni incarichi a Funzionari Generali è risultata successiva ad essi, laddove invece una modifica organizzativa per nuove esigenze dovrebbe sempre precedere l’attribuzione di responsabilità a singoli alti dirigenti. L’attuale situazione negoziale Oramai ci troviamo a metà del 2012: questo significa che tra pochi mesi scadrà il triennio di riferimento degli accordi negoziali 2010–2012. L’obiettivo del nostro Sindacato è quello di riuscire a concludere la trattativa di rinnovo prima che si esaurisca detto arco temporale. Purtroppo, gli accadimenti dello scorso anno – e, in particolare, le modifiche unilaterali operate dalla Banca su aspetti della disciplina del trattamento economico e normativo dei propri dipendenti e le successive vicende giudiziarie – hanno fortemente inciso sul calendario delle trattative sindacali, contribuendo in modo determinante a “spostare in avanti” le lancette dell’apertura del tavolo negoziale relativo al triennio 2010–2012. Il nostro Sindacato, che si è fermamente opposto all’adozione delle misure unilaterali adottate dalla Banca, non aspetta certo che si concluda il periodo di riferimento del blocco per avviare iniziative finalizzate a limitarne gli effetti, e ancora oggi, con forza, condanna il vulnus inferto all’autonomia regolamentare e al ruolo dei sindacati come controparte necessaria della Banca sulle tematiche regolamentari. Il nostro Sindacato sa bene che la principale priorità, nell’ambito della trattativa per il triennio 2010–2012, consiste proprio nel sostenere l’introduzione di meccanismi e istituti che siano in grado di mitigare i pesanti effetti del blocco stipendiale in atto: già con l’ottenimento della strutturalizzazione di uno 0,3% della produttività dello scorso anno, sostenuta con forza dal Sindirettivo, è stato possibile infrangere quel principio in base al quale per la Banca non sarebbe stato possibile alcun aumento strutturale della retribuzione fino all’1.1.2014. Sappiamo, tuttavia, che c’è ancora molto da fare. Oggi la situazione è più che mai complessa e articolata, come sono assai ampie e variegate le tematiche oggetto di trattativa sindacale. La difficoltà della situazione all’interno della Banca e la delicatezza della fase congiunturale esterna però non possono più rappresentare – come troppo spesso è DIRIGENZA NUOVA n.115 stato, almeno fino a oggi – elementi che rallentano sistematicamente il confronto sindacale, che determinano il continuo spostamento in avanti della trattativa, che spingono a differire il momento nel quale verranno finalmente affrontati in profondità i temi principali. Si richiede, oggi più che mai, un cambio di passo: per iniziare, finalmente, a concludere accordi di ampio respiro, nell’interesse dei nostri colleghi. E’ anche per favorire questo cambio di passo che il nostro Sindacato, negli ultimi mesi, ha lavorato senza sosta per riuscire a individuare punti di convergenza con altri sindacati su alcune delle principali tematiche oggetto di trattativa: in modo da riuscire a costituire un tavolo di parte sindacale più forte, che fosse rappresentativo della maggioranza dei nostri colleghi. Su materie di assoluta rilevanza come previdenza complementare e orario di lavoro abbiamo presentato assieme ad altre sigle delle piattaforme condivise, nelle quali sono confluiti in massima parte i contenuti delle rivendicazioni in precedenza predisposte da noi in via autonoma. La scelta effettuata, da un lato, salvaguarda le specificità del nostro Sindacato, perché su alcune materie oggetto di confronto negoziale, dove le sensibilità sono sicuramente diverse da sigla a sigla (riforma delle carriere, ad esempio), il Sindirettivo–CIDA continuerà a svolgere la propria azione portando avanti le proprie idee e i propri valori, senza dovere necessariamente raggiungere o trovare compromessi. Dall’altro lato, si è lavorato per creare delle sintonie con altri sindacati su quelle tematiche dove le posizioni erano meno distanti, in modo da dar vita ad una coalizione “per materie” in grado di avere maggiore forza contrattuale e rappresentare per la Banca un interlocutore più autorevole, anche ovviamente in considerazione dei numeri dei colleghi rappresentati. Le scelte del nostro Sindacato non possono ovviamente prescindere da un’attenta analisi delle dinamiche che influenzano le trattative negoziali in Banca. In tale ottica, la forza di questa coalizione consente anche di evitare che le scelte dell’Amministrazione possano essere eccessivamente influenzate dalle volontà espresse da altri tavoli dove siedono sindacati con valori e culture davvero molto lontani dalle istanze della nostra platea di riferimento. La previdenza complementare I precedenti negoziati sulla previdenza complementare hanno portato significativi miglioramenti sul fronte della contribuzione a carico della Banca e delle garanzie di rendimento ma, purtroppo, a tali miglioramenti ha fatto riscontro un progressivo peggioramento della previdenza pubblica. Oggetto di riflessione da continuare a portare con forza all’attenzione del mondo politico, anche grazie all’azione di stimolo e di proposta della CIDA, è il vergognoso trattamento fiscale della previdenza complementare. Dal lato dei versamenti si applica l’aliquota marginale dell’IRPEF alla quota di contributi versati al Fondo dalla Banca e dagli aderenti che eccede la ormai irrisoria somma di 5.150 euro annui (fissata ormai da 20 anni). Dal lato dei rendimenti, il mantenimento del regime di tassazione sul maturato penalizza i Fondi pensione rispetto ad altre forme di Giugno 2012 7 risparmio, come i fondi comuni. L’importanza che la pensione integrativa riveste per i dipendenti assunti dopo il 28 aprile del 1993 ha spinto CGIL, CIDA, CISL, DASBI e FABI a elaborare congiuntamente una serie di proposte per migliorare gli strumenti di previdenza complementare esistenti in Banca d’Italia. Gli interventi individuati consentirebbero di realizzare una maggiore equità intergenerazionale, eliminando potenziali fattori di divisione tra colleghi e garantendo ai più giovani un avvicinamento dello schema pensionistico loro dedicato a quello già previsto per i lavoratori assunti in Banca prima del 1993. Le proposte formulate sono realizzabili con un moderato aggravio di costi, anche alla luce dei minori oneri gravanti sulla Banca per le riforme che hanno interessato il sistema pensionistico pubblico. Tali riforme permetteranno infatti alla Banca risparmi crescenti nel tempo che potrebbero almeno in parte essere redistribuiti tra i lavoratori più giovani. Le nostre richieste possono essere ricondotte ai seguenti 10 punti: ● rafforzamento della garanzia di rendimento minimo, prevedendo rendimenti garantiti in termini reali, assumendo comunque come limiti inferiori gli attuali livelli nominali del 2% e del 3,5%; ● indicizzazione all’inflazione delle rendite, per compensare la perdita del potere d’acquisto; ● spostamento a carico del bilancio della Banca dell’erogazione delle prestazioni e della garanzia; ● reintroduzione di una forma di “buonuscita”, corrispondendo una somma legata alla dinamica retributiva; ● modifica dei coefficienti di trasformazione in rendita solo in casi eccezionali e previo negoziato con le organizzazioni sindacali; ● riduzione delle percentuali di contribuzione che fanno scattare l’aumento del contributo della Banca al Fondo Pensione; ● possibilità per il dipendente di riscattare, con il contributo della Banca, periodi di anzianità convenzionale (es. gli anni di laurea) o a fini INPS o per l’incremento della percentuale di trasformazione del montante in rendita nel Fondo Pensione Complementare; ● creazione di un fondo distinto e dedicato aperto ai familiari dei dipendenti, con caratteristiche proprie, eliminando il requisito del carico fiscale ai fini dell’adesione; ● miglioramenti nell’informativa resa agli aderenti; ● revisione della “governance” del FPC. La sala dell’incontro DIRIGENZA NUOVA n.115 Con riferimento a questioni molto rilevanti, quali ad esempio la garanzia di rendimento e i coefficienti di trasformazione del montante in rendita, la Banca intende rimandare il confronto all’esito degli approfondimenti che sta conducendo con riguardo agli aspetti di rischiosità finanziaria e demografica del fondo pensione complementare. Approfondimenti che, a detta dell’Amministrazione, imporrebbero di far slittare al 2013 gli eventuali interventi da porre in essere. In merito ad altri punti della piattaforma unitaria, la Banca ha dichiarato che oggi non intenderebbe impegnare risorse per migliorare l’attuale schema di previdenza complementare. Abbiamo rimarcato come le riflessioni dell’Amministrazione sulle garanzie e i rischi, in corso dall’autunno del 2011, meriterebbero una conclusione in tempi ragionevoli. Non è possibile infatti rimandare ulteriormente l’esigenza di affrontare incisivamente i problemi legati alla previdenza complementare, anche al fine di ridurre le fratture generazionali esistenti. Assolutamente inaccettabile poi è la dichiarata indisponibilità della Banca a mettere in campo alcuna risorsa economica per la previdenza complementare oltre alla strutturalizzazione a proprio carico dell’1,64% in precedenza a carico dell’efficienza aziendale. Le ricadute del Decreto Monti – Fornero Le ricadute del decreto Monti sul nostro sistema riguardano essenzialmente la necessità di rivedere gli articoli del Regolamento del Personale che prevedono il collocamento a riposo d’ufficio. Allo stato delle cose, l’attuale formulazione delle norme imporrebbe alla Banca di collocare a riposo d’ufficio dipendenti che non hanno maturato titolo alla pensione nell’AGO. Una situazione a dir poco drammatica! Per questo i sindacati hanno l’obbligo e la responsabilità di negoziare una nuova stesura delle norme che possa consentire ai dipendenti, nel rispetto di un fisiologico turn over, di rimanere in servizio fino alla maturazione della pensione. Al momento sono sul tavolo ben tre opzioni. Le tre ipotesi producono sulla popolazione della Banca effetti diversi, le cui ricadute gestionali andrebbero attentamente ponderate. Le prime due contemplerebbero distinti limiti anagrafici e di servizio, mentre la terza consisterebbe nel prevedere il limite di collocamento a riposo d’ufficio esclusivamente al raggiungimento dell’età anagrafica prevista per il pensionamento di vecchiaia. Il tema dell’allungamento della vita lavorativa e della rimodulazione dei termini di durata massima della prestazione di lavoro in Banca porta con sé la necessità di affrontare in modo correlato diversi temi quali ad esempio gli strumenti di conciliazione tra vita e lavoro, le modalità con cui la prestazione viene resa nel corso della vita lavorativa, i sistemi gestionali della Banca che devono tener conto del mutato quadro, il problema del peso della “seniority” nell’ambito della riforma delle carriere. Per gli aderenti al FPC, si pone un problema di valutazione dell’impatto sul trattamento pensionistico legato a ipotesi che implicano una maggiore o minore permanenza in Banca. Per la popolazione nei cui confronti si applica il TQP va risolto il problema del riscatto a titolo oneroso di periodi di anzianità convenzionale, come gli anni di laurea, nel caso 8 Giugno 2012 in cui l’unica possibilità di accesso alla pensione sia con i requisiti anagrafici di vecchiaia. E’ anche vero che queste riflessioni richiederanno ben più del tempo a nostra disposizione per evitare che cessino dal servizio colleghi senza alcun trattamento pensionistico. Noi, a prescindere dalla scelta che verrà fatta sulla regola del collocamento a riposo d’ufficio, abbiamo manifestato con forza la necessità di continuare a investire e rafforzare le opportunità di uscita anticipata rispetto a un limite schiacciato sull’età anagrafica di vecchiaia, contrastando così la deriva di un invecchiamento significativo della compagine del personale, con i connessi effetti negativi sulle assunzioni e sugli avanzamenti. TEMI DI INTERESSE La riforma delle carriere: strisciante (e scomparsa) Ormai è diventato un mantra: il nostro sistema premiante non appare più in grado di riconoscere adeguatamente il merito e di fornire prospettive di valorizzazione se non tramite solo la progressione gerarchica, che avviene ormai con lentezza esasperante. Anche tenendo conto degli effetti della riforma pensionistica i tempi di progressione in carriera sono diventati troppo lunghi. Un mantra che recitiamo a ogni favorevole occasione senza aver visto nascere fino a oggi neanche l’embrione di un nuovo sistema. E’ però necessario prendere atto che il confronto con la Banca in materia di riforma degli inquadramenti è da tempo scomparso dall’orizzonte delle trattative. Complice di questo stallo è certamente anche l’avvicendamento al Vertice dell’Istituto che non ha consentito, già da mesi prima che ciò avvenisse, e fisiologicamente per diversi mesi dopo, di chiarire le posizioni con interlocutori stabili nel lungo periodo. L’ultimo incontro che si è svolto sull’argomento, che risale addirittura all’8 febbraio scorso, ha consentito di fissare solo alcuni punti di carattere generale. In particolare: ● secondo la Banca il perimetro degli interventi da effettuare potrebbe essere assai ampio; la riforma dovrebbe toccare tutti gli aspetti dei sistemi di gestione del personale (inquadramenti, valutazione, avanzamenti, utilizzo, remunerazione, assunzione e formazione). L’obiettivo non sarebbe quello di apportare delle mere correzioni alle ben note storture del sistema esistente, ma di definirne uno completamente nuovo; ● si dovrebbe andare verso un sistema flessibile, che preveda al suo interno meccanismi di auto–adattamento nel tempo; il sistema dovrebbe anche essere modulare, prevedendo cioè regole differenziate per diverse categorie di dipendenti e/o diverse realtà lavorative, e avere grande gradualità di implementazione, dovendosi prevedere una lunga fase di transizione da un sistema all’altro; ● la riforma dovrà tenere adeguatamente in considerazione i maggiori livelli di scolarizzazione, le competenze professionali esistenti e necessarie, nonché l’allungamento della vita lavorativa; ● fra i vari elementi che formeranno oggetto del futuro confronto ci sarebbero l’esigenza di porre dei limiti temporali alla durata degli incarichi, l’individuazione di percorsi professionali accanto a quelli manageriali, un DIRIGENZA NUOVA n.115 maggiore peso della parte variabile della retribuzione in relazione al conseguimento di obiettivi predefiniti, un diverso sistema di valutazione ancorato a parametri oggettivi. La Banca ha proclamato l’intendimento di non presentare una proposta già definita, mostrando massima apertura ai contributi che il Sindacato fornirà al tavolo negoziale, affermando anche di aver svolto una serie di approfondimenti sui modelli utilizzati presso altre Banche centrali europee per fare confronti ed eventualmente mutuare – con i necessari adattamenti – le migliori esperienze al riguardo. Nel confronto internazionale – ci è stato rappresentato – il nostro Istituto si distingue in particolare per il peso assolutamente preponderante del grado rivestito dal dipendente (a discapito del “mestiere” effettivamente esercitato), per un percorso di carriera di tipo prevalentemente manageriale (anziché articolato anche in senso professionale), per una copertura delle posizioni basata esclusivamente su scelte aziendali (con scarso utilizzo invece del metodo delle “vacancies”). E’ evidente che si tratta di un lavoro complesso quello del confronto su un nuovo sistema di inquadramenti e gestionale. Noi non abbiamo la presunzione di confezionare un nuovo modello di sviluppo di carriera per i direttivi, ma certamente conosciamo molto bene le distorsioni (sempre denunciate) dell’attuale sistema e siamo in grado di contribuire efficacemente all’introduzione di nuove regole che superino quelle attuali, recuperando spazio per il riconoscimento del merito ovunque esso si manifesti. Noi non abbiamo paura della parola merito! Il Sindirettivo–CIDA esprime grande favore a un confronto privo di soluzioni precostituite e volto all’individuazione di soluzioni anche fortemente innovative rispetto ad un sistema di gestione del personale che mostra da tempo profondi e palesi problemi. Abbiamo però l’esigenza di chiarire preliminarmente con l’Amministrazione quale sia il modello organizzativo teorico di riferimento, quali siano gli assetti delle relazioni di lavoro all’interno delle Strutture, quale ruolo assegnare alla rete periferica, quale risposta dare all’allungamento della vita lavorativa, quali elementi comuni abbiano contesti operativi ampiamente diversificati compresenti in Banca, quale sistema di valori e cultura l’azienda intende promuovere e premiare. Bisogna identificare con grande chiarezza i ruoli da ricoprire nell’Istituto, quali sono le condizioni per poter accedere ai vari livelli di qualifica, quali tipi di selezione siano i più idonei ad accertare il possesso o meno dei requisiti richiesti, ripensare gli attuali meccanismi di valutazione delle risorse umane, e infine identificare percorsi di “carriera” alternativi per consentire di coltivare adeguatamente aspettative e ambizioni. Potrebbe così delinearsi un nuovo modello caratterizzato da notevole discontinuità rispetto al passato, tale da conseguire, accanto ad una maggiore flessibilità, il superamento dei punti di accumulo nei gradi oggi esistenti. E’ indispensabile dare un forte segnale di attenzione alle aspettative del personale, fornendo doverose opportunità di avanzamento ad una compagine che opera a elevati livelli di eccellenza e che costituisce un indiscusso punto di riferimento professionale al servizio del Paese. In particolare, al personale più giovane dovrà essere garantita una prospettiva di valorizzazione e di crescita in linea con i meriti, con le competenze e con i profili professionali posseduti e rilevati. E’ necessario perciò assicurare il riconoscimento dell’impegno e della professionalità delle diverse 9 Giugno 2012 generazioni di personale meritevole anche attraverso la “linearizzazione degli avanzamenti”, cioè mantenendo nel tempo analoghe percentuali di promozioni a fronte del numero di posizioni scrutinabili. Il nostro Sindacato ha poi ribadito che gli obiettivi di fondo che devono ispirare qualsiasi progetto di riforma dei sistemi gestionali sono: un migliore riconoscimento dei meriti individuali, un deciso ampliamento delle opportunità di crescita del grande patrimonio professionale presente nell’Istituto, un significativo rafforzamento della trasparenza degli atti gestionali. Infine, è stata sottolineata con forza all’Amministrazione l’esigenza di considerare unitariamente la carriera direttiva e il personale di alta qualificazione, che già oggi si confronta con istanze di flessibilità mansionistica e di retribuzione correlata anche alla qualità del contributo concretamente fornito. Ma mentre si svolge il dibattito sulle caratteristiche di un nuovo sistema di carriere e gestionale, bisogna prestare grande attenzione a ciò che accade ogni giorno e alle rilevanti storture che rivengono dalla situazione attuale, approntando soluzioni incisive e tempestive, anche nelle more della implementazione di un diverso assetto. Solo per brevità mi limito a elencare i problemi ineludibili che abbiamo sistematicamente analizzato a più riprese, presentando alla Banca anche specifiche proposte di intervento: ● il fenomeno che porta alla scadenza del convegno sostenuto con voto “utile” al termine dei 5 anni della sua validità, già sperimentato in più circostanze da diversi Funzionari tecnici di 1^ e oggi molto probabile anche per i Funzionari di 1^ del ruolo unificato; ● le modalità concrete di effettuazione della prova integrativa di convegno per l’avanzamento a Condirettore, cambiate anche nello scorso anno, che non presentano ancora un adeguato livello di trasparenza e non prevedono un “level playing field”; ● le ridotte percentuali di avanzamento del personale del ruolo tecnico che contrastano con l’esigenza di considerare e valorizzare efficacemente l’ampio ventaglio di competenze diversificate (EAD, impiantistiche, edili, ecc.) presenti nei vari comparti della Banca; ● l’esigenza di rafforzare le compagini dirigenziali presso le Filiali non solo con le promozioni dal grado di Primo Funzionario a Condirettore, anche per superare la situazione non transitoria che ha portato nelle Filiali a conferire la temporanea titolarità di oltre 50 Divisioni a colleghi funzionari; ● l’irritante lentezza delle promozioni al grado di Funzionario di 1^ e livelli corrispondenti, che non vede rispettare da tempo i tempi minimi di 4 anni in astratto previsti e osserva languire nelle liste delle graduatorie per anni e anni molti valenti e meritevoli colleghe e colleghi; ● il lungo periodo di tempo (5 anni) necessario per l’accesso al concorso a Funzionario di 2^, in presenza di una prova interna che assomiglia troppo al concorso esterno per l’assunzione nel grado di Coadiutore. Il nostro Sindacato “difende gli anziani”? La situazione del confronto negoziale con la Banca versa in una situazione di stallo prolungato. Importantissimi temi giacciono nella polvere da troppo tempo: la riforma del sistema degli inquadramenti e dei connessi meccanismi gestionali, il rinnovo dell’accordo sul fondo pensione DIRIGENZA NUOVA n.115 complementare, l’individuazione di nuovi schemi di orario di lavoro e di migliore conciliazione tempi di vita/lavoro. La responsabilità di questo stato di cose va trovata nella Banca e nel sedicente “primo tavolo”, che avalla sistematicamente le scelte degli argomenti oggetto di negoziato. In modo del tutto strumentale però, anziché riflettere sulle proprie colpe per l’assenza di confronto su questi temi, i due sindacati autonomi alleati di tante “battaglie del passato” sprecano tempo ed energie ad attaccare il Sindirettivo–CIDA, diffondendo bugie grossolane e ridicole. Nella sua compulsiva tendenza a vedere complotti ovunque, il SIBC accusa il Sindirettivo addirittura di difendere la “casta” dei dirigenti contro i colleghi più giovani la cui professionalità viene ignorata. Forse è per questo che il Sindirettivo–CIDA è l’unico Sindacato che sostiene con forza – e da anni – l’esigenza di potenziare i meccanismi di riconoscimento del merito in Banca d’Italia? Sarà per questo che il nostro Sindacato è l’unico che ha ufficialmente sostenuto che i coadiutori giovani devono essere collocati nell’ambito della carriera direttiva? Altri sindacati propongono questionari tanto demagogici quanto inutili (con domande del tipo “vorresti guadagnare di più?”), o comunicano il proprio pensiero con video nei quali l’unica cosa che si percepisce è un narcisistico culto della personalità. Il Sindirettivo–CIDA non tutela “a prescindere” anziani o giovani, bensì difende le professionalità e i meriti dei colleghi, siano essi giovani, vicini alla pensione o con vent’anni di Banca alle spalle e altrettanti ancora di prospettiva lavorativa. Il nostro Sindacato lavora con serietà e impegno per firmare accordi che rappresentino un miglioramento delle condizioni dei colleghi, e auspica una riforma delle carriere equilibrata e meritocratica, grazie alla quale le prospettive di crescita professionale non siano avvilite e compresse come oggi troppo spesso accade. E’ improbabile che queste scelte di rinnovamento possano essere fatte dai due sindacati maggiormente rappresentativi del personale delle carriere operativa, segesi e operaia, che sono guidati dalle stesse persone da oltre 30 anni. Immaginiamo che i più giovani siano ben contenti di affidare il proprio futuro nelle mani dei due illustri pensionati alla guida di FALBI e SIBC che dovranno formulare alla Banca le proposte per la riforma delle carriere. A noi sembra sinceramente paradossale che sindacati guidati da pensionati confermati sulla propria poltrona da ere geologiche dicano a noi che rappresentiamo qualcosa di vecchio. Nessuno dei vertici del nostro Sindacato è un “sindacalista di professione”. I nostri organi sono composti da persone che svolgono l’attività sindacale con passione e con impegno, ma che ogni giorno vanno al lavoro timbrando il cartellino, nelle Filiali e nei Servizi. E’ proprio per questo che conosciamo bene quali distorsioni vi siano oggi nell’attuale sistema delle carriere e quali siano i fattori e gli elementi che oggi deprimono maggiormente le aspettative professionali dei nostri colleghi. E’ arrivato il momento di una scelta di campo: siano quindi i colleghi (giovani e anziani) a scegliere da chi farsi rappresentare, perché restare alla finestra significa consegnarsi a chi urla falsità per colmare la cronica povertà di idee e la totale assenza di fatti concreti. 10 Giugno 2012 Il Sindirettivo–CIDA lavora con costanza e abnegazione per cercare di ottenere per i colleghi ciò che meritano su tutte le questioni che sono oggetto di confronto sindacale, seguendo come unica stella polare la tutela del personale rappresentato. Senza clientele, senza l’inquinamento di interessi particolari, senza secondi fini. I direttivi e i Coadiutori che oggi sono iscritti a Sindacati che non fanno altro che sbandierare la centralità assoluta della rappresentatività delle carriere non direttive si chiedano se hanno fatto finora la scelta giusta. Si chiedano se vogliono affidare il loro futuro nelle mani di chi non si pone alcun problema a insultare altri colleghi – soprattutto se direttivi – e vive solo di slogan populistici e sondaggi da giornaletto estivo. Invitiamo tutti i colleghi a scegliere, specie quelli che fino ad oggi non hanno inteso scegliere niente, offrendo loro la massima attenzione e il nostro impegno spassionato nello svolgimento dell’attività sindacale a tutela della dignità e dell’alta professionalità del personale più qualificato della Banca d’Italia. Sta a noi riuscire a far capire ai giovani Coadiutori che solo il nostro Sindacato sostiene con decisione che il naturale inquadramento dei Coadiutori è nell’area dei Funzionari. Il Sindirettivo–CIDA lavora ogni giorno per la tutela degli interessi dei più giovani, per ridurre il gap di trattamento tra generazioni, per garantire a chi ha ancora davanti a sé decenni di lavoro in Banca la possibilità di continuare a coltivare serenamente le proprie legittime aspettative di carriera e di crescita professionale, di avere un domani un trattamento previdenziale adeguato, di avere oggi una copertura sanitaria che funziona, di avere un regolamento alloggi che renda meno “inaccessibili” rispetto al passato le case di Banca ai giovani. Le pari opportunità e la conciliazione dei tempi di vita/lavoro Le donne sono ormai il 35% dei dipendenti, ma più per effetto dei pensionamenti maschili che per i maggiori ingressi femminili dall’esterno. In termini assoluti la componente femminile risulta infatti stabile, come pure è stabilmente poco significativa la presenza delle donne nelle posizioni di responsabilità e nelle componenti apicali. La Banca deve avere come sua missione la capacità di attrarre le migliori risorse del Paese; se, in media, le donne si laureano meglio degli uomini colpisce negativamente che gli ingressi femminili dall’esterno siano stabili. Forse la Banca deve proporsi meglio come un datore di lavoro che sa offrire un ambiente meritocratico e competitivo ma anche favorevole allo sviluppo della capacità e delle professionalità, in grado di accompagnare – e sostenere – i dipendenti nelle diverse fasi della vita senza determinarne la penalizzazione nelle opportunità di crescita, senza disincentivarli a competere e ad avanzare. Un datore di lavoro avveduto non permette che parte del suo capitale umano, che tanto impegno è costato formare e reclutare, si perda per strada per eventi naturali e prevedibili, anzi. Le dirigenti continuano a essere solo il 5% delle donne presenti in Banca, a fronte di una percentuale dell’11% rilevata per il personale maschile. E’ dunque importante presidiare i punti di snodo critici per lo sviluppo dei percorsi di carriera femminili, per evitare che le aspettative di crescita si infrangano contro il cosiddetto “soffitto di cristallo”. DIRIGENZA NUOVA n.115 Nelle dinamiche delle carriere ci sono dei primi segnali di cambiamento. Se pensiamo ai passaggi salienti della carriera direttiva, ad esempio alle promozioni a Condirettore, la quota delle donne promosse quest’anno si attesta intorno al 30%. Nel personale di grado superiore 24 promozioni hanno riguardato donne, per un’incidenza percentuale pari al 30% del totale, che è la più alta degli ultimi sette anni. Inoltre, su 8 promozioni conferite a elementi con anzianità nel grado precedente di due–tre anni, due sono state attribuite a colleghe. Questo testimonia di un maggiore impegno rispetto al passato in vista dell’obiettivo di piena valorizzazione del personale femminile dirigenziale in Banca d’Italia, come più volte richiesto dal nostro Sindacato. Occorre però adesso definire una strategia, un processo, fissare degli obiettivi, verificare i risultati per consolidarli e migliorarli senza discontinuità. Non si tratta non solo e non tanto di definire ex ante una percentuale di promosse, una quota, ma di creare le condizioni affinché si allineino le posizioni dei candidati e delle candidate. “Mentoring” e “coaching” sono alcuni degli strumenti specifici utilizzabili in una strategia complessiva che miri a far crescere le professionalità femminili, a non lasciarle indietro creando l’alibi per non coinvolgerle di più nei momenti topici della carriera. Le pari opportunità hanno ovviamente un risvolto economico che deve essere riconosciuto e non sottovalutato, in primo luogo dalle stesse colleghe specie in un’ottica di lungo periodo, di allungamento della vita lavorativa. Se si creano forme di segregazione orizzontale e verticale, se si determinano maggiori difficoltà per le donne di progredire in carriera, queste perdono la possibilità di beneficiare delle stesse opportunità economiche. Anche qui la Commissione Pari Opportunità (CPO) ha accertato la presenza di un divario di genere sulla retribuzione totale, pari all’8,4%; al netto degli emolumenti corrisposti per le missioni, il divario permane pur diminuendo al 3,9%. E’ vero che ciò può derivare sia da un problema di offerta – ovvero, sarebbero le lavoratrici ad autoescludersi, ad esempio non dando la disponibilità a viaggiare o a effettuare turni – sia da un problema di domanda, laddove siano i responsabili delle Strutture ai vari livelli a destinare relativamente più uomini a mansioni o incarichi che comportino tali erogazioni. E’ vero però che con una maggiore attenzione alle esigenze delle persone anche questi aspetti possono essere quantomeno attenuati. La flessibilità gioca un ruolo importante nel quadro complessivo. Tutti i dipendenti, uomini e donne, e anche i direttivi, sono molto interessati alle misure volte a facilitare ulteriormente l’equilibrio tra vita e lavoro, ad avere un’organizzazione oraria più flessibile su base giornaliera e settimanale. Emergono dati “sorprendenti”: dai lavori della CPO è emerso ad esempio che sono soprattutto i dipendenti uomini a mostrarsi interessati al telelavoro, in particolare dirigenti e coadiutori senza figli (rispettivamente il 55% e il 58%). Non sono dunque sempre e solo le donne con figli ad avere questa esigenza. E’ importante sviluppare modalità organizzative volte a introdurre forme di conciliazione che contemplino la possibilità di gestire in modo flessibile il proprio lavoro senza diminuire la qualità della prestazione e senza penalizzazioni negli avanzamenti e nelle valutazioni. La Giugno 2012 11 trattativa sul tema dell’orario di lavoro e di tutela della genitorialità e dell’attività di cura è l’occasione principe per soddisfare la forte domanda di flessibilità del personale, come importante premessa per sviluppare il proprio potenziale lavorativo. Il nostro impegno è che essa dia i risultati che tutti, uomini e donne, si attendono. Le promozioni fra discrezionalità e merito Il numero complessivo degli avanzamenti del personale di grado superiore nella sessione 2012 è stato di 79, abbastanza in linea rispetto alla media degli anni più recenti. I tempi delle promozioni presentano una variabilità tendenzialmente più contenuta per i gradi più elevati: il minimo si è registrato da Direttore Principale a Condirettore Centrale, il massimo da Condirettore a Direttore. Nell’ambito del ruolo unificato, i tempi in Filiale si confermano più lunghi che in Amministrazione Centrale. Risulta penalizzato anche il ruolo tecnico. Salvo casi isolati, i tempi “minimi” per gli avanzamenti sono stati di 4 anni per il passaggio a Condirettore centrale e gradi corrispondenti, di 3 anni per quello a Direttore Principale e gradi corrispondenti e di 4 anni per il passaggio a Direttore e gradi corrispondenti. Con riferimento alla ripartizione fra generi, 24 promozioni del personale di grado superiore hanno riguardato donne. L’incidenza percentuale (pari al 30% del totale) è la più alta degli ultimi sette anni. La distribuzione delle promozioni fra le varie Aree funzionali dell’Amministrazione Centrale mostra significative differenze. Il maggior numero di promozioni in valore assoluto ha riguardato la Vigilanza bancaria e finanziaria (16 promossi), seguita dalla Ricerca economica e relazioni internazionali (10 avanzamenti) e da Bilancio e Controllo e Risorse Informatiche e rilevazioni statistiche (6 promossi ciascuna). Colpisce il relativamente contenuto numero di promossi (4) in una grande Area istituzionale come Banca centrale, mercati, sistema dei pagamenti e tesoreria. Qualunque significato si voglia dare a questi dati, ci si chiede come sia possibile che in diversi Servizi (FCV, GER, PEG, SMP, SSL e TES) nessun dirigente, ma proprio nessuno, sia risultato meritevole di promozione. Per il Sindirettivo–CIDA, il merito deve essere riconosciuto ovunque si manifesti. Non devono esistere “coni d’ombra”, ambiti di lavoro a minore visibilità nei quali la probabilità di promozione è sistematicamente inferiore ad altri comparti, Partecipanti all’assemblea DIRIGENZA NUOVA n.115 nonostante l’attività che si svolge sia parimenti indispensabile al funzionamento dell’Istituto. Non può esistere, cioè, una Banca a due o più velocità nel riconoscimento dei meriti individuali, che deve dipendere da come si svolge il proprio lavoro e non dalla mera appartenenza a questa o quella Struttura. E’ necessario fornire prospettive di valorizzazione del proprio lavoro a ogni collega che si impegna seriamente, per non alimentare la demotivazione del personale, soprattutto in un momento particolarmente delicato per la Banca come quello attuale. In particolare il Sindirettivo–CIDA continua a sottolineare l’esigenza di prestare doverosa attenzione alle aspettative e alle prospettive del personale dirigente presso le Filiali, che ha tempi di promozione mediamente più lunghi. A questo proposito, ad esempio, sarebbe stato necessario attribuire maggiori opportunità nelle promozioni a Direttore Principale di Succursale. Al termine della sessione, diverse posizioni funzionali presso la rete periferica non sono state coperte: le Vice Direzioni di Aosta, Como, Lecce e Livorno nonché posizioni dirigenziali di staff di Direzione di Filiali capoluogo di regione (Bari, Cagliari, Trieste, Catanzaro, L’Aquila, ecc.). Chiediamo che queste situazioni vengano affrontate e risolte dall’Amministrazione, ricorrendo a provvedimenti specifici. In molti casi, considerando anche le promozioni a Condirettore di Succursale, le progressioni in carriera di colleghi addetti a Filiali non hanno implicato il loro utilizzo presso altre dipendenze rispetto a quelle di appartenenza: va positivamente valutata questa rinuncia ad attivare sistematicamente la mobilità. Inoltre, è da registrare con soddisfazione un incremento delle promozioni in Filiale con mantenimento della posizione funzionale pregressa, perché avvicina nei fatti il riconoscimento dei meriti di questi colleghi a quanto già da tempo applicato nell’Amministrazione Centrale. Un’analoga esigenza di adeguata valorizzazione sorge con riferimento al personale dirigente del ruolo tecnico, anch’esso penalizzato non solo in termini di tempi, ma anche di numero di promozioni. Basti ricordare che si è avuto solo il 22,2% di promossi fra i dirigenti tecnici con un’anzianità nel grado pari o superiore ai tempi “minimi”, contro il 35,2% dell’omologa compagine dei dirigenti del ruolo unificato. Occorre infine perseguire l’obiettivo di una maggiore condivisione dei provvedimenti gestionali da parte della platea di riferimento. Grazie anche alle continue sollecitazioni del Sindirettivo– CIDA nei confronti dell’Amministrazione ad assumere atteggiamenti di maggiore trasparenza gestionale, è migliorata la conoscenza delle regole adottate, attraverso la diffusione a tutti i dirigenti dei criteri utilizzati, dettagliati nell’appunto n. 311442 del 6 aprile scorso. Questi criteri devono risultare costantemente applicati nelle varie sessioni di avanzamento. Le decisioni assunte devono essere sostenute da adeguate motivazioni, che vanno trasparentemente spiegate a chiunque ne faccia richiesta per chiedere conto della propria esclusione dai provvedimenti di promozione. Il “problema casa” Negli ultimi anni, con la lievitazione dei prezzi degli immobili, l’importanza dei benefit legati alla casa (mutuo agevolato, alloggi in locazione, contributo per l’affitto in caso di trasferimento) è cresciuto notevolmente. Allo stesso tempo, Giugno 2012 12 però, l’accesso a queste forme di agevolazioni è diventato più difficile, particolarmente per alcune categorie di dipendenti. I giovani, paradossalmente, sono fra quelli che riescono a usufruirne di meno. Il 24 aprile u.s. il Sindirettivo–CIDA ha firmato l’accordo per modificare le norme che regolano la partecipazione alla Commissione Alloggi, adeguando il numero di rappresentanti di nomina sindacale (da 7 a 8). Quest’accordo sulla composizione della Commissione alloggi è propedeutico all’approvazione del nuovo regolamento per l’assegnazione degli alloggi sulla cui bozza era stato raggiunto un accordo fra i membri della Commissione di nomina sindacale nell’ottobre dello scorso anno. Con il superamento di quello che poteva essere un problema di rappresentanza sindacale all’interno della Commissione è venuto meno l’ultimo ostacolo alla definitiva approvazione del nuovo regolamento, che avverrà l’8 giugno prossimo. Seguirà, si spera il più presto possibile, un nuovo bando per l’assegnazione degli alloggi disponibili. Il nuovo regolamento non potrà – ovviamente – risolvere tutti i problemi abitativi dei colleghi, ma rappresenta quanto di meglio le varie sigle sindacali, portatrici di istanze anche molto diverse, sono riusciti a concordare per affrontare le criticità dell’attuale meccanismo di assegnazione degli alloggi. La riscrittura del regolamento per l’assegnazione degli alloggi ha ricercato l’obiettivo di rimuovere alcune delle più evidenti incongruenze, in termini di efficienza del processo di assegnazione degli alloggi, ma anche di rivisitare i criteri di attribuzione dei punteggi per la graduatoria: stante l’attuale squilibrio fra domanda e offerta di alloggi questi criteri continueranno a favorire pochi e a sfavorire molti e non saranno quindi mai percepiti da tutti come “equi”. Si auspica che tra le categorie maggiormente favorite dai nuovi criteri ci siano quanto meno i giovani, che finora hanno avuto scarse possibilità di avere un alloggio in locazione. Lo squilibrio fra domanda e offerta si può risolvere solo con l’acquisizione di nuovi alloggi e soprattutto con la ridefinizione delle condizioni di accesso a mutui che siano davvero “agevolati”. I fringe benefit Nel corso degli ultimi anni l’attenzione con cui aziende italiane e straniere hanno guardato alla tematica dei “fringe benefit” è stata costantemente crescente. E’ sempre più diffusa, infatti, la convinzione che la presenza – accanto alla retribuzione – di un “pacchetto” di utilità che possa migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti procuri all’azienda benefici assai superiori rispetto ai costi da questa sostenuti. Un buon sistema di benefit aziendali accresce il livello di soddisfazione dei lavoratori, aumenta il grado di “retention”, rende più elevata la qualità della vita dei dipendenti: tutti questi elementi concorrono in modo determinante a migliorare il rapporto esistente tra azienda e dipendenti, e si riflettono in un incremento della qualità degli apporti lavorativi e in un aumento della produttività aziendale. Inoltre, i singoli “fringe benefit” sono sottoposti a meccanismi di tassazione diversi e più favorevoli rispetto alla retribuzione tradizionale, consentendo spesso di allocare le risorse disponibili in modo più efficiente e attribuendo ai dipendenti utilità che altrimenti non sarebbero stati in grado di conseguire direttamente attraverso un corrispondente DIRIGENZA NUOVA n.115 13 aumento della retribuzione (specie laddove, come in Italia, la pressione fiscale è particolarmente elevata). Per tali ragioni, il nostro Sindacato ha condotto diversi approfondimenti sulla tematica dei “fringe benefit”, allo scopo di individuare quali possano essere, oggi, gli strumenti non retributivi che meglio possono rispondere alle esigenze e alle necessità dei nostri colleghi. Il lavoro condotto ha ovviamente preso le mosse da quelle utilità oggi già esistenti in Banca (erogate direttamente o da enti collaterali, come il CASC) per poi confrontarle con quelle presenti in altre realtà lavorative. Da un punto di vista puramente metodologico, i lavori sono stati condotti approfondendo quattro macrocategorie: i benefit a carattere “sanitario”, quelli consistenti nel rimborso di spese sostenute dalla generalità dei dipendenti, i benefit che hanno carattere prevalentemente aziendale e quelli consistenti in meccanismi che consentono una più efficiente gestione dei tempi di vita e di lavoro e una più incisiva tutela della genitorialità e dell’attività di cura. Tale ultima categoria in realtà non è inquadrabile come benefit in senso stretto: la creazione di un gruppo di lavoro sui “fringe benefit”, tuttavia, ha fornito l’occasione per approfondire ancora le tematiche sulla migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e sulla tutela della genitorialità, favorendo ed accelerando la predisposizione di una organica piattaforma rivendicativa che il nostro Sindacato ha già presentato alla Banca alcuni mesi fa (e che è interamente confluita nella piattaforma presentata congiuntamente agli altri sindacati con i quali partecipiamo, su questa tematica, ad un tavolo unitario). Negli altri settori abbiamo lavorato cercando di individuare quei “fringe benefit” che fossero suscettibili di massimizzare le utilità per i dipendenti in relazione ai costi per procurarli e al relativo carico fiscale. Il gruppo ha concluso la propria attività predisponendo un documento riassuntivo, nel quale sono stati riportati quelli ritenuti “a carattere prioritario”. Lo scopo del documento non è certo di stilare una “classifica” dei benefit più importanti, né tanto meno di limitarsi a individuare un catalogo “chiuso” dei benefit possibili. Lo scopo è stato quello di predisporre un documento anche in grado di stimolare un dibattito tra i nostri iscritti e simpatizzanti, che favorisse nel modo più efficiente possibile l’individuazione di quei benefit che il nostro Sindacato, a seconda delle materie oggetto di trattativa sindacale, chiederà alla Banca di introdurre all’interno della nostra azienda. ALTRI TEMI AFFRONTATI CON LA BANCA Polizza sanitaria Siamo auspicabilmente in dirittura di arrivo di una nuova modalità di copertura delle spese sanitarie, attraverso un contratto con la Previgen che partirà dal 1° luglio prossimo, in esito ai risultati di una gara europea a evidenza pubblica. Siamo confidenti che questo nuovo schema di tutela della salute di dipendenti e pensionati consentirà di affrontare con maggiore serenità rispetto al passato una prospettiva di affrontare costi legati a prestazioni sanitarie. Nel frattempo, però, stiamo assistendo a un pesante degrado della copertura amministrativa offerta dalla CASPIE Giugno 2012 sino al 30 giugno prossimo, con crescenti difficoltà a ottenere il nulla osta al regime di convenzione diretta, con palesi incertezze circa il network di strutture convenzionate e il ruolo della Previmedical, con lo smantellamento dello sportello aperto al pubblico, con ritardi pesanti e intollerabili nelle pratiche di rimborso. Non dovrebbe essere necessario, ma è comunque utile ribadire che la tutela contrattuale vige sino all’ultimo minuto del 30 giugno 2012, ragion per cui non sono accettabili da parte del contraente arretramenti di qualsiasi tipo, che saranno nettamente contrastati da questo Sindacato per la parte che gli compete. Abbiamo detto che aspettiamo fiduciosi l’esito della gara per la nuova copertura delle spese sanitarie, ma ragioni di cautela inducono a ragionare su orizzonti temporali più lunghi e volti a ricercare possibili soluzioni alternative di medio periodo. Per quanto riguarda le fattispecie più importanti e più rischiose (interventi chirurgici, ricoveri ospedalieri, terapie oncologiche, alta diagnostica), il mercato offre parecchie polizze e appare utile rivolgersi a imprese di assicurazione per questa tipologia di copertura. Occorre poi riprendere lo studio di fattibilità per una Cassa mutua aziendale, che potrebbe essere utilmente finalizzata agli interventi sanitari più frammentati e tendenzialmente d’importo più basso, del tipo visite specialistiche e terapie varie. Inoltre, la legge prescrive che un importo pari almeno al 20% dei rimborsi erogati in regime di mutualità vada a favore di due causali (cure odontoiatriche e sostegno alle situazioni di non autosufficienza), che ben potrebbero essere affrontate tramite una Cassa mutua interna al nostro Istituto. Assicurare all’intera popolazione della Banca d’Italia condizioni di adeguata tutela a fronte di spese sanitarie richiede massima attenzione, grande impegno e lungimiranza da parte di tutti. Pensionati All’inizio dello scorso aprile si è tenuto l’incontro con il Segretario Generale, da tempo richiesto, volto sia a esaminare congiuntamente l’evoluzione della condizione dei pensionati della Banca sia a individuare forme d’intervento che risultino in qualche modo di salvaguardia dello “status” di cui essi godevano al momento del pensionamento. Il Segretario Generale, dopo aver dichiarato la sensibilità della Banca ai problemi dei pensionati, ha aggiunto che in un momento di crisi, qual è quello attuale, parlare di interventi in loro favore non è cosa facile, anche a fronte delle crescenti difficoltà che la Banca incontra e incontrerà per garantire i risultati che ci si attendeva dai fondi di previdenza complementare costituiti per gli assunti dal 1993. Le Organizzazioni Sindacali si sono soffermate innanzitutto sul depauperamento subìto negli anni dal personale di Banca in quiescenza che in molti casi ha determinato vere e proprie difficoltà per fronteggiare le situazioni di vita quotidiana. Sono state inoltre rappresentate le rilevanti problematiche in tema di copertura sanitaria, specie per coloro che hanno superato i 75 anni di età. Noi abbiamo detto in premessa che anche i pensionati della Banca, in quanto cittadini, sono tenuti e non pretendono di esimersi dal dovere di partecipare ai sacrifici che la situazione di crisi impone per il risanamento del Paese; peraltro, i provvedimenti che riguardano i pensionati, e che le autorità di DIRIGENZA NUOVA n.115 governo vanno assumendo da oltre un decennio, hanno portato a livelli di erosione dei loro trattamenti economici che in pochi anni ne hanno ridotto drasticamente il valore reale. I vari provvedimenti legislativi assunti hanno apportato un significativo vantaggio all’Amministrazione, in quanto non più tenuta agli adeguamenti economici (già previsti) collegati all’andamento del costo della vita. E’ stato anche ricordato che gli attuali pensionati, nel corso della loro attività lavorativa, in occasione dei rinnovi contrattuali hanno più volte privilegiato proprio gli aspetti previdenziali a discapito di incrementi retributivi. Senza voler fare un esplicito richiamo alle misure di carattere generale che incidono su tutti i cittadini (contributi di solidarietà e innalzamento delle aliquote fiscali, addizionali d’imposta regionali e comunali, lievitazione delle tariffe e del costo dei beni e dei servizi), quel che pare non adeguatamente preso in considerazione (e sottovalutato quindi nelle conseguenze) è l’impatto che con gli anni sortisce il cumulo di misure “riduttive” che, singolarmente prese, non sembrerebbero avere un effetto dirompente. A fronte di un’impostazione che, pur nell’alternanza dei governi, si è mantenuta costante nei suoi intenti riduttivi (o “punitivi”?) dei trattamenti, si impone perciò l’esigenza di una seria riflessione che valga a individuare dei possibili rimedi. Rimedi che non sarebbero, né vorrebbero essere, forme di elusione o di raggiro di disposizioni legislative vincolanti, quanto piuttosto strumenti di mantenimento di uno status costruito nel tempo con rinunce a vantaggi più immediati. Un’impostazione fatta propria, in linea di principio, anche dai rappresentanti della Banca, che hanno però sollecitato a passare dall’enunciazione di denunce alla formulazione di proposte concrete e puntuali, sulle quali aprire un confronto di approfondimento e di realizzabilità, da formalizzare in un documento da rassegnare all’Amministrazione, sia per un preliminare esame di merito sia per eventuali approfondimenti in sedi tecniche congiunte. Tra le ipotesi d’intervento prospettate ma da approfondire ci sono quelle riconducibili al tema della “casa” (che potrebbero spaziare dalla locazione di alloggi con canoni di favore, all’attivazione, con il concorso della Banca, di vere e proprie strutture per pensionati in particolari situazioni di salute o familiare), al grande filone della copertura delle spese sanitarie (nell’ambito del quale assume prioritaria rilevanza l’eliminazione o l’innalzamento dei limiti di età ai fini della copertura della polizza), al versante degli enti collaterali (ai quali – pur nel rispetto della loro autonomia – potrebbero essere sollecitati interventi mirati ai pensionati). Fra le misure di minimo costo per la Banca, ma di grande significato per gli interessati, è stata pure rappresentata l’esigenza di dotare i pensionati di un tesserino di riconoscimento, avente anche funzione di badge, al fine di consentire un accesso alle Strutture della Banca analogo a quello dei dipendenti in servizio. IL NOSTRO SINDACATO E GLI ALTRI Lo stato di salute del Sindirettivo A maggio 2012 contiamo su 715 soci in servizio e su 635 soci in pensione, per un totale di 1.350 iscritti. Sono attualmente costituite 28 rappresentanze presso le 14 Giugno 2012 Filiali. Tanti altri colleghi operano nell’ambito dei Coordinamenti Regionali. Abbiamo rappresentanze presso le unità produttive di Roma A.C. e Centro Donato Menichella, mentre è in via di ricomposizione quella di Fabbricazione Carte Valori. Ringrazio pubblicamente tutti i nostri rappresentanti locali per l’impegno che giorno dopo giorno dimostrano, pur continuando a lavorare nelle Strutture di appartenenza, in favore dei colleghi iscritti. Chi si attiva a favore degli altri va rispettato e ringraziato. Chi opera in qualità di “quadro sindacale” è un portavoce delle ragioni di tutti noi. Invito i responsabili di Strutture ad agevolare la partecipazione dei colleghi all’attività sindacale: se il Sindacato è più forte anche con la presenza sui posti di lavoro siamo più forti tutti noi e i nostri diritti sono meglio rappresentati. Il periodico Dirigenza Nuova ha tagliato il traguardo dei 114 numeri. Formulo ancora una volta il mio personale ringraziamento all’ineguagliabile Direttore responsabile, Mario Pinna, e a Virginia D’Ambrosio che lo aiuta nella scelta dei contributi. La nostra struttura è coordinata dal Segretario Organizzativo Antonella Ciufoli, che con grande determinazione assicura il disimpegno delle sue incombenze, contando sulla professionalità e impegno lavorativo di 3 impiegate esterne, le nostre Donatella, Enrica e Lita, che sono le vere e proprie “colonne portanti” dell’organizzazione. Da gennaio scorso la collega Caterina Cusano, della Sede di Firenze, ha sostituito Antonio Giuliani nella delicatissima posizione di coordinamento delle attività quotidiane. A tutte loro va la mia convinta gratitudine per il contributo impagabile e di grande dedizione fornito ai fini del buon funzionamento del nostro Sindacato. Come ogni anno il Sindirettivo ha organizzato corsi per la preparazione al concorso a Funzionario di 2^; per la terza volta, oltre agli incontri per i colleghi dell’Amministrazione Centrale abbiamo previsto una giornata interamente dedicata ai colleghi addetti alle Filiali con particolare enfasi sulle tematiche della rete periferica. Queste iniziative sono state molto apprezzate dai partecipanti anche per la grande preparazione professionale e disponibilità dimostrate dai docenti, ai quali va il mio più sentito ringraziamento. Anche questo è un modo per fornire contributi preziosi al Sindacato. Sempre nell’ottica di fornire maggiori e più dettagliati servizi, è stata sottoscritta una nuova convenzione, molto più ampia rispetto alla vecchia, con un CAF presente a livello nazionale volta a consentire a tutti i nostri iscritti, in servizio e in pensione, di poter usufruire gratuitamente di servizi di consulenza ed assistenza in ambito fiscale. A settembre del 2011 ha preso il via, arrivando alla terza edizione nello scorso mese di marzo, un’iniziativa di formazione offerta dal nostro Sindacato ai propri rappresentanti sindacali sulle tematiche del diritto del lavoro. Siamo convinti che un’adeguata conoscenza del contesto giuridico e dottrinale di riferimento possa concretamente rafforzare l’attività sindacale insieme naturalmente alla passione, alle motivazioni, all’impegno e all’entusiasmo: doti fondamentali per chi svolge quest’attività. La didattica è stata affidata a un team di grandi professionisti: l’avv. Pietro Cesare Vincenti e la prof.ssa Maria Cristina Cimaglia, entrambi docenti all’Università La Sapienza di Roma. L’iniziativa ha riscosso un grande interesse, e vi hanno partecipato in totale 30 colleghi. Visto il successo riscontrato, abbiamo deciso di aprire le prossime edizioni a tutti gli iscritti interessati. DIRIGENZA NUOVA n.115 17 e 18 novembre: CONGRESSO DEL SINDIRETTIVO Il prossimo Congresso del Sindirettivo–CIDA si svolgerà nei giorni 17 e 18 novembre proprio qui all’Hotel Quirinale a Roma. Il precedente Congresso, tenutosi a giugno del 2008, aveva promosso il tema del “merito”, punto cruciale in una Banca – e in un Paese – che doveva ritrovare slancio facendo leva sulle sue energie migliori. La drammatica congiuntura sopraggiunta dopo pochi mesi in seguito al collasso di Lehman Brothers e le sue ripercussioni a più ondate sugli scenari socio–economici, oltre a rischiare di travolgere il progetto stesso dell’Unione monetaria, hanno avuto ricadute rilevanti anche sugli scenari negoziali interni, stravolgendo, di fatto, qualsiasi agenda. Il tema del merito è e rimane fondamentale per il nostro Sindacato. Non appena l’evoluzione dello scenario esterno lo permetterà, sarà – come lo è già stato – la nostra stella polare nell’affrontare il primo di tutti i negoziati: la riforma delle carriere. Cionondimeno gli esiti della crisi, cumulatasi a problemi già stratificati, hanno portato all’acuirsi di una divaricazione – nei trattamenti e nelle aspettative – fra generazioni, con il rischio di un’evoluzione disordinata delle tematiche e del dialogo sociale. In tale contesto, il Sindirettivo non può esimersi dall’assumere su di sé la responsabilità di lavorare per ricucire il tessuto sociale di chi opera, con impegno, orgoglio e dedizione, per questa Istituzione, portata a modello di indipendenza e cura degli interessi pubblici sia in Italia sia all’estero. Ed è proprio su questa base, che parte dalla riconciliazione fra generazioni e dalla valorizzazione dell’esperienza accumulata coniugata alla capacità di dare spazio a visioni nuove, che il prossimo Congresso vuole articolare i suoi lavori, nell’auspicio di promuovere il rilancio della nostra Istituzione guardando al futuro ma facendo base sulla nostra solida e importante tradizione. Ovviamente, il successo di un Congresso è funzione della partecipazione della base ai suoi lavori. Una partecipazione intesa come apporto di idee e come confronto dialettico. Solo con lo sforzo e con l’aiuto di tutti sarà possibile affrontare le sfide che l’allungamento della vita lavorativa pone in termini di necessità di trovare nuovi stimoli e adeguate soddisfazioni per tutti gli attori coinvolti. Il Congresso è l’espressione massima della democrazia di un’organizzazione sindacale: prendervi parte è un diritto ma dovrebbe anche essere vissuto come una grande occasione per fare sentire la propria voce e partecipare al dibattito in corso, essere protagonisti del cambiamento. Lo SCECBU e il dialogo sociale a Francoforte Il nostro Sindacato, da oltre 30 anni, è affiliato allo Standing Committee of European Central Bank Unions – SCECBU, che prende parte alle riunioni semestrali del Social Dialogue a Francoforte fra i vertici della BCE e i rappresentanti dei sindacati delle BCN del SEBC. In tali incontri, la BCE fornisce informazioni sulle decisioni prese in seno al proprio Consiglio Direttivo che possono avere ricadute sia sui livelli occupazionali sia sulle condizioni d’impiego dei dipendenti delle BCN. Nell’anno trascorso, in realtà, le riunioni del Social Dialo- Giugno 2012 15 gue sono divenute un importante luogo di confronto fra la BCE e le organizzazioni dei lavoratori in merito alle scelte operate dai governi per far fronte alla crisi finanziaria. Infatti, tali misure hanno avuto ricadute molto più rilevanti – e, a tale titolo, basti pensare al caso dell’articolo 3 comma 3 del D.L. 78/2010 – di qualsiasi ridistribuzione di compiti fra le BCN e la BCE derivante da progetti del SEBC. Un componente del nostro Comitato di Presidenza, Fabrizio Calabrese, dall’anno scorso fa parte dell’Executive Bureau dello SCECBU, e si è impegnato a portare i valori della nostra organizzazione nell’organo direttivo della confederazione europea, convogliando la nostra consuetudine all’analisi scevra da pregiudizi, alla visione strategica e a operare scelte responsabili negli interessi dei lavoratori. Ed è sulla scorta di tali valori che si è articolato il messaggio di benvenuto indirizzato dal nostro collega al nuovo Presidente della BCE, già nostro Governatore, al quale si è voluta ricordare l’importanza della crescita e dell’occupazione, obiettivo assolutamente non secondario per la sopravvivenza stessa dell’Unione economica e monetaria. Va dato atto della maggiore apertura al confronto in ambito europeo dimostrata, rispetto al suo predecessore, dal Prof. Draghi anche sulle tematiche più scottanti. Prova ne è che egli ha convenuto sulla necessità di tenere una riunione ad hoc del Social Dialogue interamente dedicata alla crisi finanziaria e alle sue ricadute. Tale riunione si terrà a Francoforte il prossimo 27 giugno. Sta lavorando in ambito SCECBU un “Gruppo di lavoro sui diritti e il funzionamento delle organizzazioni sindacali in Europa”: le informazioni ottenute nella relativa indagine – i cui risultati verranno presentati alla Commissione Esecutiva che si terrà il 14 e il 15 giugno prossimi a Cipro – potranno essere un utile riferimento per la nostra organizzazione nelle future piattaforme rivendicative, nelle quali si potrà tenere conto delle “best practices” rilevate in altri paesi dell’Unione. La CIDA Sin dal 1979 aderiamo alla CIDA, la Confederazione Italiana dei Dirigenti e delle Alte professionalità, nel cui ambito abbiamo nostri rappresentanti nel Comitato di Presidenza, nel Consiglio Nazionale e nel Collegio sindacale. Il confronto in seno alla CIDA costituisce una fonte di confronto e di scambio di esperienze preziose per acquisire e mantenere la visione generale dei problemi. Ad agosto scorso, nel pieno del varo dell’ennesima manovra anticrisi con sacrifici esclusivamente indirizzati verso i “soliti noti”, è stato deciso di rafforzare la voce e l’azione di contrasto delle organizzazioni sindacali della dirigenza e delle alte professionalità. A tal fine, è stato dato avvio ad un progetto di costituzione di un nuovo soggetto Confederale, su iniziativa di CIDA e di Confedir–MIT, attraverso il varo della “Costituente manageriale” per dare una voce unica a 450mila dirigenti pubblici e privati. Il 15 maggio scorso è stato dato un parere politico favorevole alla costituzione di una nuova organizzazione, denominata CIDA–Manager e alte professionalità per l’Italia, da parte di tutti i soggetti aderenti alla CIDA – tra cui il Sindirettivo – di Manageritalia, di FIDIA e altri. Nei prossimi giorni il nostro Consiglio Direttivo si esprimerà formalmente con propria delibera in ordine all’adesione ufficiale al nuovo soggetto di rappresentanza dei valori e degli interessi del management pubblico e privato, che verrà costituito il prossimo 4 luglio. (segue a pag. 18) DIRIGENZA NUOVA n.115 16 MISSION POSSIBLE: Vietato arrendersi - un inno all’istituzione Banca d’Italia e un messaggio ai giovani che si apprestano alla loro vita di lavoro di Vittorio E. Ardizzone di Mario Pinna Per chi sente di avere un messaggio da trasmettere, soprattutto se ritiene sia avallato da proprie esperienze personali, la tentazione di farlo raccontando di se stesso diventa forte, quasi irresistibile. E nella storia (del “narrare” in apparenza di se stessi, e nel fondo del narrare di sé ma come veicolo di impegno civile o speculativo) gli esempi ricorrono da sempre: ricordiamo le “Confessioni” di S. Agostino e quelle di Gian Giacomo Rousseau, “Le mie prigioni” del Pellico e “I miei ricordi” del d’Azeglio, e la miriade di racconti e spunti autobiografici di cui è costellata la narrativa moderna sia straniera che nostrana. Messaggio di elevazione ai valori della fede quello del Santo di Ippona, a valori auto-giustificativi e filosofici quello di Rousseau, a valori di risveglio e formazione di una coscienza nazionale i messaggi veicolati da Silvio Pellico e da Massimo D’Azeglio. E Vittorio E. Ardizzone, del quale mi accingo a recensire il libro più recente, “Mission Possible”, che cosa ci ha voluto e ci vuol dire, e quali valori (se vi sono) tende ad ispirare? Qual è, in altri termini, il messaggio sotteso ai ricordi e agli episodi richiamati nel suo libro? Non fornisco, per ora, la risposta; preferendo soffermarmi su di una caratteristica delle riflessioni “autobiografiche” ardizzoniane: la loro sostanziale spersonalizzazione. Oltre che di se stesso, e dello spirito con il quale ha affrontato le situazioni di vita che gli si prospettavano (da giovane e lavoratore, da studente, da laureato, da dirigente di Banca e quale capo di un progetto ambizioso), Ardizzone diluisce infatti la sua testimonianza in quelle dei “tanti altri, gregari, anonimi e individualmente non memorizzati…” che da indifferenti compagni di viaggio nella vita, o da compagni di lavoro, si sono trasformati in partecipi co-protagonisti della sua avventura più esaltante: quella del decennio in cui in Banca fu preposto alla fabbricazione delle banconote, dapprima in lire e quindi in euro. E oltre che a se stesso e alla compagine di colleghi incontrata nel periodo, mutatasi in “squadra” e gruppo di uomini coesi e accomunati verso il conseguimento di un difficile quasi impossibile obiettivo, Ardizzone volge lo sguardo all’Istituzione in cui operò (la Banca d’Italia) e agli altri protagonisti della sua avventura, gli interlocutori esterni (gli altri uomini) che son poi gli interlocutori di ciascuno di noi tutti, ma che, a differenza di quel che noi di norma “non” facciamo, egli raccoglie in categorie e li codifica, distribuendoli in caselle da cui solo in pochi usciranno infine indenni. Nel libro possono così individuarsi un filo conduttore (che ne costituisce l’assunto) e tre ideali partizioni: quella più prettamente autobiografica; quella del contesto esterno (la Banca) che affidò ad Ardizzone il compito di portare a compimento la realizzazione (materiale) dell’Euro per ciò che spettava all’Italia; e la partizione “persone”, nell’ambito della quale l’autore si sofferma specificatamente sui “colleghi coinvolti nel progetto” (elevati a emblema di tutto il personale della Banca) e sui “terzi”. Il filo conduttore riconduce al titolo del libro: “Mission Possible”. Quasi a significare che “ogni” missione, tutte le missioni, quando affrontate con la determinazione e la fiducia di riuscire, sono già potenzialmente o per metà adempiute. E con sottesa una venatura di orgoglio e di compiacimento per il ruolo da lui svolto (o meglio, “saputo svolgere”) nel frangente, e che altri avrebbero potuto non essere stati in grado di svolgere con pari risultati. Di qui la riserva ricorrente nel volume, di lui educatosi al comando nel procedere passo passo nella scala gerarchica aziendale, sulle scuole di formazione alla leaderschip, e l’esaltazione di quanti, in presenza delle condizioni, si realizzano in forza di capacità bensì innate ma pure tenacemente coltivate. “Da che mondo è mondo - scrive Ardizzone - un giovane che vuole fare carriera provvede da solo a come modellare la sua figura di manager”. E lo sostiene con una perentorietà a fronte della quale mi sento di affermare trattarsi di una convinzione marcatamente elitaria e aristocratica, smentita per di più dai tanti che pur dotati di impegno e di una pre- Giugno 2012 parazione non comune li hanno visti (sia l’impegno che la preparazione) inaridirsi in contesti non propizi a valorizzarli. La partizione autobiografica, ricca di spunti e di immagini riemergenti da una memoria che potrebbe essere anche quella di molti fra i lettori (gli “alleati” e le loro “scarpe” cava di pelle per scarpe nella Sicilia del 1944, il viaggio da Catania a Roma nel 1959 in un treno in 3a classe perché non si era pensato all’istituzione della 4a, il soggiorno da neoassunto in Banca in una pensione romana il cui unico pregio era l’avvenenza delle figlie del gestore), è ancor essa dominata dal leit motiv della graduale realizzazione sociale dell’autore - grazie all’impegno e ai sacrifici che profuse - in un tempo che spazia dagli anni della “famiglia” a quelli della scuola, dell’università, del lavoro in Banca. “In tempi di successo e di agiatezza… ai giovani che ascoltano… dobbiamo avere il coraggio di… [ribadire] con cocciutaggine che quella del sacrificio è la via maestra per il successo e l’autoaffermazione o, almeno, per la dignità”. La partizione “contesto esterno” o Banca, pur avendo dei capitoli a essa dedicati (La carriera, L’Euro, La sera tardi in fabbrica), possiamo definirla partizione debordante, perché l’inno all’Istituto e ai suoi valori, dalla formazione dei giovani a un integerrimo sentitissimo coinvolgimento della propria dirigenza, pervade tutti i capitoli del libro, anche quelli in cui di Banca non si parla. “Non è un caso che la nostra banca centrale non sia stata minimamente sfiorata dalla vicenda <mani pulite>”. “Ogni dirigente... si considerava una <risorsa per il paese>, fenomeno che ebbe i suoi epigoni” nei vari Carli, Ciampi, Dini, Sarcinelli, Padoa Schioppa, solo per citare qualche nome. “Un microcosmo di persone per bene e preparate… e, per quanto riguarda i singoli, gente modellata per il successo e la sfida vincente”. “Sulle fondamenta gettate dai governatori, si è così consolidata una cultura aziendale intrisa di anticorpi in grado di resistere a eventuali personalismi”. “Un corpus sociale che… sa esprimere valori improntati unicamente all’ortodossia e al rigore concettuale”. L’altra delle partizioni da me schematicamente individuate è quella del personale della Banca, qualunque la posizione gerarchico-funzionale ricoperta, ove coinvolto in un progetto motivante. Anche qui Ardizzone riferisce ampiamente su di una sua particolare esperienza di lavoro, allorché preposto dalla Banca al progetto della riconversione DIRIGENZA NUOVA n.115 delle nostre Officine Carte Valori dalla stampa delle “lire” alla stampa dell’ “euro”. Anni in cui si alternarono “momenti di pessimismo e di esaltazione”, ma in cui alla fine, anche nello specifico settore, il personale della Banca diede prova di “appartenere al <sistema delle eccellenze> che permette all’Italia di essere una delle prime potenze industriali del mondo”. E ciò, nonostante il convincimento e i riferimenti negativi (e sbagliati) dei burocrati della BCE che, a seguito di una visita alle Officine, avevano sentenziato che noi italiani non saremmo stati in grado di produrre quanto previsto e a noi assegnato. E invece il personale della Banca portò a termine addirittura con anticipo la quota di produzione a noi spettante, grazie a uno sforzo di “lavoro di gruppo”, corale, sostenuto anche da un mix di emulazione e di risentimento “nei confronti del teutonico stacanovista e del supponente francese”. Da ultimo restano “i terzi”, raccolti da Ardizzone, per esigenze espositive, nelle caselle degli “uomini”, degli “uomini comuni” e degli “uomini veri” (ripartiti a loro volta in due capitoli). Caselle riempite dei tratti emblematici dei “tipi” presi in considerazione, fra i quali: gli individui “calmi” ma che vogliono farsi notare a ogni costo e anche al costo di scivolare nel ridicolo; gli schierati politicamente (i comunisti, quelli dell’altro versante, l’intellighentia critica e inconcludente); i violenti e a volte idealisti che vorrebbero scardinare la nostra società e che si riducono a vandalizzarne le città (e i loro insulsi difensori in sembianza di sociologi buonisti-perdonisti); coloro che si espongono e rischiano in proprio anche a pena di andare incontro a infortuni e ad insuccessi; sino a quanti pervengono a posizioni di riconosciuta leaderschip, acquisite ed acquisibili più con i propri comportamenti (chiari, onesti, credibili) e meno con l’indottrinamento o con lezioni impartite in improbabili corsi di pseudo-avvio alle tecniche e all’esercizio del comando. Quasi a ricordarci, ancora una volta, che la vita e le posizioni sociali scalate nella vita sono frutto di impegno e di tenacia, e che la “mission” che in relazione ai contesti ci dobbiamo pur proporre diventa “possible mission”, missione possibile, alla portata di ciascuno, solo che ci impegniamo e perseveriamo, e convinciamo e coinvolgiamo allo scopo i nostri interlocutori e collaboratori, e soprattutto convinciamo noi stessi della bontà dell’obiettivo e della forza dirompente della caparbietà e della determinazione. Giugno 2012 17 Un messaggio, il suggerimento di una tensione permanente verso una “mission” personale, formulato da un dirigente che ebbe la ventura di essere gratificato dalle sue esperienze di lavoro, e indirizzato ai tanti giovani che forse non avranno analoghe opportunità, ma che sempre dovrebbero a suo avviso confidare nella “possibility” di coronare la missione che si sono dati, o che loro è o sarà assegnata, sia in Banca che nella vita al di fuori della Banca. ■ Mission Possible di Vittorio E. Ardizzone Edizioni Libreria Croce Roma, 2012 VERSO IL CONGRESSO D’AUTUNNO Il prossimo mese di novembre, nei giorni 17 e 18, il nostro Sindacato terrà il suo 4° Congresso. In vista della celebrazione dell’evento, che si svolgerà presso l’Hotel Quirinale di Roma, è stato costituito il Comitato Organizzatore, incaricato di gestirne gli aspetti sia organizzativi che procedurali; Comitato che lo scorso 4 giugno ha presentato in proposito una bozza di Regolamento al Consiglio Direttivo. Su tale base, questo ha stabilito di procedere alla revisione del rapporto tra iscritti al Sindacato e delegati, allo scopo di mantenere una partecipazione di delegati al Congresso numericamente significativa o tale da garantire comunque un proficuo scambio e confronto di posizioni e di idee, anche a fronte della diminuzione dell’organico e quindi dei Direttivi della Banca intervenuta nel triennio. Inoltre, il Consiglio ha sancito la riconfigurazione delle Circoscrizioni elettorali (portate da 18 a 12) tramite l’accorpamento di Filiali e Servizi in bacini caratterizzati da un numero quanto più possibile omogeneo di componenti; ciò che varrà a facilitare le operazioni elettorali, a rendere fluide le comunicazioni tra i candidati e ad agevolare la trasmissione di istanze provenienti da aree e realtà operative omogenee. Il Comitato, sulla base della scansione temporale prevista dallo Statuto e dal Regolamento elettorale, ha pure proceduto a definire il calendario delle scadenze pre-congressuali. Così, nell’ultima settimana di giugno, a tutti i Soci saranno inviate le lettere contenenti il Regolamento elettorale e l’indicazione delle modalità di comunicazione delle candidature a delegato: per esse, tutti coloro che intendano aderire dovranno trasmettere la candidatura al Sindacato entro il 3 ottobre. Lo spoglio delle schede per designare i rappresentanti di ciascuna Circoscrizione è previsto per il 29 ottobre, mentre i termini per la presentazione delle tesi da discutere in Congresso e delle candidature per le cariche nazionali sono fissati per il 3 e per il 10 novembre. Nella gestione delle conseguenti comunicazioni ai soci interessati verranno privilegiate le modalità di interazione più tempestive e snelle. Allo stato, quel che preme sottolineare è l’importanza del Congresso quale evento non solo di aggregazione della base sindacale del Sindirettivo, ma di conoscenza e presa di consapevolezza delle istanze, delle aspirazioni e delle insoddisfazioni degli iscritti. Si auspica che l’occasione del Congresso possa essere colta da tutti come un’opportunità di attiva e costruttiva partecipazione al presente e al futuro del nostro sodalizio. E’ importante che ci sentiamo chiamati a fornire un nostro apporto di idee e proposte, anche rendendoci disponibili a essere coinvolti in prima persona, per giungere col contributo di tutti all’elaborazione di una “visione generale” di azione sindacale e a delinearne i passi concretamente attuativi. Filo conduttore del Congresso, suo obiettivo o “ stella polare” per il suo migliore orientamento confidiamo siano ancora una volta, e saranno certamente, la rappresentazione puntuale delle idee nuove e delle proposte maturate nella compagine degli iscritti, nonché l’individuazione delle strade per attuarle in un clima di confronto auspicabilmente costruttivo con l’Amministrazione, senza mai derogare comunque al primario impegno sindacale nella difesa dei dipendenti e dei pensionati dell’Istituto. Il Comitato Organizzatore DIRIGENZA NUOVA n.115 Giugno 2012 18 LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE (continua da pag. 15) La nuova Confederazione intende promuovere ed accrescere il dialogo, la concertazione, la partecipazione, il coinvolgimento e l’ascolto verso le istituzioni e le compagini politiche e sociali. Inoltre, intende concorrere alla crescita del sistema economico e sociale del Paese, contribuendo alla diffusione della cultura e dell’etica manageriale. Il nostro impegno sarà volto a fornire adeguati contributi alla nascita e all’affermazione di questo nuovo soggetto di rappresentanza. GLI ORGANISMI COLLATERALI CSR Come tutti sapete, negli ultimi mesi purtroppo abbiamo assistito al tentativo di trasformare la Cassa di Sovvenzioni e Risparmio in un terreno di scontro sindacale. E’ necessario, però, distinguere: noi riteniamo che la CSR non debba rappresentare un centro di produzione di consenso sindacale, da attivare utilizzando a piene mani insulti e proclami demagogici; per noi la CSR è una banca al servizio di tutti i Soci, un’azienda in vita da oltre cento anni che deve prosperare per molto tempo ancora, in modo da poter essere consegnata sana e pienamente operativa alle future generazioni. La CSR è una banca in cui lavorano tanti onesti e capaci colleghi, gestita da altrettanto validi colleghi e vigilata da colleghi sulla cui professionalità nessuno può permettersi di speculare. In questa banca, i comportamenti delle persone e le decisioni assunte nell’interesse dei soci coerentemente con lo spirito mutualistico devono comunque ispirarsi a rigore dell’analisi ed efficienza delle soluzioni, offrendo servizi e prodotti di eccellenza in un’ottica, irrinunciabile, di sana e prudente gestione. La lotta condotta in questi ultimi mesi da alcuni, senza esclusioni di colpi, è stata infarcita di tante falsità e accompagnata da grande disinvoltura, portata avanti con cecità da sindacati i cui vertici non possiedono i requisiti di onorabilità e professionalità necessari per sedere nel Consiglio di amministrazione di una banca. L’esito del voto all’ultima Assemblea dei soci rappresenta una risposta chiara nei confronti di chi ha pensato di poter utilizzare in maniera strumentale e demagogica i temi della gestione della Cassa per rincorrere visibilità e consenso. Costituisce un sicuro viatico per il percorso intrapreso da chi lavora solo nell’interesse dei soci e per la stabilità della Cassa. Auspichiamo che ora si possa voltare pagina, e riprendere il capitolo delle azioni concrete. Nell’ambito del Consiglio di Amministrazione è possibile individuare una maggioranza di sette Consiglieri, portatori di notevoli esperienze e competenze, disponibili a portare avanti con serietà e concretezza quanto è stato illustrato solo pochi mesi addietro nei programmi elettorali delle due liste che si sono confrontate, per onorare l’impegno assunto nei confronti dei Soci, a prescindere dalle appartenenze e dagli schieramenti sindacali. Per ciò che concerne i mutui, la Direzione della CSR ha di recente concluso gli approfondimenti e ha elaborato una nota tecnica nella quale si evidenzia che l’offerta ai soci di mutui al tasso fisso dell’1% non risulta sostenibile per la Cassa nel medio periodo. Il Consiglio del 16 aprile 2012, preso definitivamente atto di ciò, volendo in ogni caso andare incontro alle necessità abitative dei Soci senza perdersi dietro ad altre chimere, ha deliberato all’unanimità di promuovere l’offerta di mutui a tasso fisso agganciati all’IRS, prevedendo un abbattimento in riduzione del tasso in caso di acquisto della prima casa di abitazione da parte dei soci. E’ stata anche condivisa la proposta di adottare piani di ammortamento che alleggeriscano le rate del mutuo nei primi anni, allo scopo di agevolare i colleghi più giovani. Il Consiglio ha dato mandato alla Direzione della Cassa di approntare una dettagliata analisi di fattibilità, per agire in modo da salvaguardare la stabilità della banca. I nostri rappresentanti in seno alla CSR dovranno, insieme alla maggioranza, impegnarsi a fondo per conseguire gli obiettivi tracciati in un programma ambizioso ma concreto, volto a soddisfare bisogni dell’intera platea dei soci: ● ampliare la gamma dei servizi offerti (ad es., importo mutuabile sino al 100% del valore dell’immobile, prestito agevolato per spese sanitarie e di studio, prestiti personali a tasso fisso introducendo durate più brevi, carta ricaricabile della CSR, carta di credito revolving della CSR) migliorando la qualità e tempestività di erogazione di quelli in essere; ● potenziare l’operatività on–line (ampliamento dell’operatività in titoli a favore dei soci, ora limitata ai soli titoli di Stato, tramite una piattaforma di trading) e rafforzare la relazione banca–cliente (canale on–line per la compilazione della modulistica della Cassa con utilizzo della firma digitale); ● innovare i prodotti offerti (ad es. prodotti assicurativi – anche ramo auto – a favore dei soci realizzati non tramite convenzione ma tramite acquisto diretto e massivo delle polizze da parte della CSR, contratti di telefonia mobile a tariffe aziendali scontate). Ciò, allo scopo di offrire servizi per qualità paragonabili a quelli offerti dalle banche migliori, con il fine ultimo di incentivare i dipendenti della Banca d’Italia a servirsi soprattutto (e sempre di più) della “loro” banca, rispettando nel contempo l’imprescindibile obiettivo della salvaguardia della stabilità della CSR, che rappresenta un bene prezioso di tutti da non mettere a repentaglio. CASC L’attività del sodalizio, in cui siede come Consigliere in nostra rappresentanza Gaetano Gubitosi, membro della Giunta Esecutiva del Sindacato, ha consentito il conseguimento di apprezzabili risultati sia sul piano del miglioramento dell’offerta di servizi ai soci sia sotto il profilo della progressiva razionalizzazione e semplificazione delle modalità di fruizione dei servizi stessi. Inoltre, si sono recentemente conclusi i lavori di un’apposita commissione alla quale è stato affidato il compito di condurre, in un’ottica di deciso ammodernamento degli istituti che presiedono all’attività del Sodalizio, una riflessione ampia e approfondita per la rivisitazione dei testi normativi che regolano la vita del Centro (Statuto, Convenzione con la Banca, Regolamento). I risultati di tale intervento, condotto con il duplice obiettivo di consentire una più ampia partecipazione alle iniziative e aggiornarne i contenuti tenendo conto delle mutate esigenze della com- DIRIGENZA NUOVA n.115 pagine del personale, costituiranno auspicabilmente per il nuovo Consiglio (che si insedierà il prossimo anno) la base per un più compiuto confronto sul futuro del CASC. Organismi del FPC Giugno 2012 19 immobiliari, considerato che nel nuovo contesto gli immobili figurerebbero solo attraverso la partecipazione alla SIDIEF, e che eventuali azioni di alienazione o acquisizione di immobili verranno gestite da quest’ultima società. CONCLUSIONI Nell’ambito del Comitato di sorveglianza siamo rappresentati grazie alla persona di Aldo Stanziale, autorevole membro della Giunta Esecutiva del Sindirettivo. In un clima di mercato fortemente perturbato e incerto, il Comitato ha approfondito le dinamiche dei mercati finanziari e i loro riflessi sull’andamento del Fondo. Anche in considerazione di tali dinamiche, il Comitato ha dedicato specifica attenzione all’analisi dei rischi finanziari della Riserva, approfondendo con il Gestore le modalità della sua gestione, cui sono affidati sia il pagamento delle prestazioni, sia la funzione di generare l’extra–rendimento destinato ad adeguare le pensioni a carico del Fondo complementare. È importante migliorare la consapevolezza dei rischi e delle opportunità nella materia della previdenza complementare da parte degli aderenti, da un lato, garantendo un’ampia trasparenza informativa e, dall’altro, sviluppando attività di consulenza a favore degli iscritti. In prospettiva, l’avvio delle trattative per la revisione degli accordi sul fondo pensione costituisce l’occasione per migliorare la “governance” del fondo; in tale prospettiva, l’azione del Comitato può essere migliorata, da un lato, intensificandone l’attività e, dall’altro, realizzando forme di coordinamento con il Comitato consultivo sulla gestione finanziaria. Riunioni più frequenti e regolari, flussi informativi più ricchi e strutturati, incontri periodici con rappresentati del Comitato consultivo possono migliorare la capacità di controllo e di proposta dell’organo, evitando il rischio che l’attività scivoli verso una burocratica presa d’atto delle attività. La presenza di Istituzioni credibili può dare un contributo decisivo all’uscita dalla crisi del nostro Paese. La Banca d’Italia è una di queste Istituzioni, anche perché la sua reputazione nel disimpegno dei delicati compiti assegnati è saldamente fondata su valori quali l’indipendenza e il riconoscimento del merito. L’indipendenza permette di premiare i più meritevoli anziché coloro che fanno parte di una “cordata” o “clan”. Il meccanismo, evidente a tutti e ripetuto nel tempo, di effettivo riconoscimento dei meriti induce le persone che lavorano in un’organizzazione orientata alla meritocrazia a essere autonomi e indipendenti nell’assolvimento delle funzioni assegnate. Un’Istituzione gode di una reputazione elevata ed è tanto più credibile quanto maggiore è la condivisa percezione che al suo interno le carriere sono costruite sul merito. Questa nostra Istituzione deve investire tutto ciò che è necessario per continuare a premiare chi dimostra i propri meriti individuali e per rafforzare la comprensione, all’interno prima ancora che all’esterno, che le opportunità di avanzamento e di utilizzo vengono assegnate in base ai meriti e non in base all’arbitrio o ai capricci. Solo un’estesa collegialità rafforza l’esercizio della discrezionalità che è necessariamente insita nei sistemi gestionali. Commissione ex art. 3 RTQ Qual è il ruolo del sindacato? Come sapete, in rappresentanza del personale nella Commissione consultiva ex art. 3 del Regolamento per il Trattamento di Quiescenza sono presenti i nostri amici Livio Tornetta, in qualità di membro effettivo, e Giovanni Lombardi, come supplente, eletti al termine delle votazioni che si sono tenute il 21 novembre scorso. La Commissione si riunisce per discutere dei piani di investimento semestrali predisposti dalla Banca e ogni volta che ciò si renda necessario per valutare operazioni specifiche quali, ad esempio, aumenti di capitale od offerte pubbliche di acquisto che riguardino investimenti effettuati in azioni a fronte degli appositi accantonamenti. I rappresentanti del personale in seno alla Commissione consultiva ex art. 3 RTQ hanno espresso parere negativo in ordine a una proposta della Banca di conferimento del patrimonio immobiliare a reddito facente parte del TQP alla SIDIEF S.p.a.: essi hanno infatti rilevato il peggioramento delle garanzie detenute (azioni in luogo di immobili). Inoltre, pur a fronte dell’impegno assunto dalla Banca a rafforzare il controllo sugli organi gestionali e la capacità operativa della SIDIEF, già soggetta peraltro a un pregnante potere di indirizzo e di coordinamento dell’Istituto, non risulta possibile escludere un peggioramento delle condizioni locative per i dipendenti e pensionati nonché dei rapporti intrattenuti con il nuovo “proprietario”. Infine, i rappresentanti eletti dal personale hanno rilevato un incremento dell’opacità con riferimento agli investimenti Io credo che la stragrande maggioranza dei lavoratori voglia che i sindacati dedichino tempo e risorse a pensare e a costruire una Banca migliore di quella in cui oggi operiamo, senza dividere continuamente i lavoratori denigrando e offendendo gratuitamente il prossimo (che sia un altro sindacato o un collega). Esistono sindacati che usano parole quali dirigenti, funzionari, direttivi come se fossero insulti, sigle che non hanno mai scritto una sola parola o avanzato una semplice proposta sui Coadiutori, sul loro inquadramento e sui loro problemi. Io sono convinto che i sindacati abbiano una grande responsabilità e un ruolo delicato da svolgere, a tutela delle legittime aspettative del personale dell’Istituzione Bankitalia. Populismo e demagogia, contenuti ispirati a spirito di denuncia continua e a falsità facilmente smascherabili: questo stile è lontano mille miglia dal nostro approccio. Questo non vuol dire ficcare la testa sotto la sabbia e fare finta che i problemi non ci siano; vuol dire invece sapere che se si indicano problemi veri, sapendoli inquadrare nel contesto, rappresentando anche soluzioni oltre che gridare di scandali inesistenti, si può cercare di affrontare e risolvere temi che stanno a cuore a tutti. In questo contesto, la libera circolazione e lo scambio di idee sono sempre positive, così come la possibilità di discutere, attraverso un dibattito aperto e trasparente, le posizioni del Sindacato. Le potenzialità di canali innovativi di maggiore partecipazione vanno sicuramente esplorate La Banca è un’istituzione credibile e stimata DIRIGENZA NUOVA n.115 Giugno 2012 20 con decisione e non demonizzate, pur senza sottovalutare i rischi di un “uso improprio” da parte di “terzi” e la probabilità che i volantini sindacali diventino cassa di risonanza e pretesto per le accuse del “palazzo”. La Banca non è al servizio dei poteri forti, bensì dei cittadini Nel mese di ottobre ha preso vigore anche nel nostro Paese la protesta degli “indignati”, che ha avuto nel mirino, sia pure in modo simbolico, la Banca d’Italia. Sono state assoggettate a forme di presidio non solo Palazzo Koch a via Nazionale, ma anche diverse sedi regionali, come quelle di Torino e Bologna, Palermo e Firenze. A Roma il movimento dei “Draghi Ribelli” ha effettuato presidi continuativi per diversi giorni davanti al Palazzo delle Esposizioni. Perché siamo additati negativamente da una parte dell’opinione pubblica, soprattutto dai più giovani, che tendono a identificare l’Istituto come un baluardo di interessi di poteri forti e distanti dai cittadini, quali quelli dei banchieri e dell’alta finanza? C’è un rischio concreto che i comportamenti talvolta cinici delle banche, dannosi per i consumatori e per le aziende produttive del Paese, vengano vissuti e interpretati come ascrivibili a una carente azione di stimolo e di vigilanza della Banca. La Banca deve valorizzare in ogni circostanza, anche sotto il profilo organizzativo, il ruolo e i compiti che vengono svolti a tutela dei consumatori di servizi bancari e dello sviluppo della “financial education”, al fine di far comprendere meglio e comunicare in modo più adeguato al mondo esterno le importanti funzioni che l’Istituto svolge al servizio dei cittadini. Un importante contributo la Banca lo fornisce al Paese attraverso l’Unità di Informazione Finanziaria, impegnata nell’azione di contrasto al riciclaggio di denaro sporco e per fini di terrorismo. L’UIF è spesso al centro delle più delicate indagini in materia di corruzione, criminalità organizzata ed evasione: quanti sono a conoscenza di questi apporti forniti alle autorità investigative in tema di recupero di credibilità e legalità del Paese? Contrastare la deriva dell’individualismo L’esercizio dell’autorevolezza non è mai facile, e lo è ancor meno quando ci sono periodi di grande crisi dei valori etici e delle tradizionali forme di organizzazione gerarchica, quale questo che stiamo vivendo. Qualsiasi forma di ordinamento collettivo traballa sotto l’attacco delle mire individuali: “io” rischia di essere il solo simbolo e l’unico riferimento che governa le persone. Per creare un’organizzazione animata da spirito costruttivo e caratterizzata da un ambiente stimolante non basta raccogliere persone motivate e brillanti. Bisogna anche che venga costantemente alimentato e coltivato un insieme di valori comuni e condivisi. Fra questi ci sono il rispetto dei colleghi e delle idee altrui, il valore delle competenze, la fiducia fra le persone, l’esempio dei capi, la democrazia interna, l’apporto riconosciuto e ricercato di pluralità di pensiero e di spirito critico, il riconoscimento del merito, l’approccio costruttivo ad adeguarsi di fronte alle difficoltà e al cambiamento. Il senso di profondo attaccamento e di grande identificazione dei lavoratori della Banca d’Italia con l’Istituzione era un elemento molto sentito nel passato, molto più di quanto lo sia oggi. Per molti anni questo fattore ha rappresentato un perno dell’affermazione della Banca come centro di eccellenza nel Paese. Oggi questo sentimento sembra aver perso slancio, ma occorre rivitalizzare questo pensiero di comune appartenenza a un’Istituzione prestigiosa, unico modo per rilanciare entusiasmo e orgoglio in chi vi lavora. Noi vogliamo operare per ricostruire e preservare un ambiente nel quale l’impegno della compagine del personale sia costantemente riconosciuto e valorizzato, nel quale le motivazioni a disimpegnarsi bene nel proprio lavoro continuino a fare la differenza, dando risposte concrete ai legittimi bisogni e alle giuste aspettative dei colleghi. Grazie per l’attenzione. Il Sindacato in un anno e in una prospettiva di difficoltà del Paese Stefano Barra DIRIGENZA NUOVA PERIODICO DEL SINDACATO NAZIONALE DEL PERSONALE DIRETTIVO DELLA BANCA CENTRALE (continua dalla prima pagina) tura sovrannazionale di cui pure siamo parte, e che mostra da tempo segni inequivocabili di radicali mutamenti. Alla fiducia nell’evoluzione è subentrata l’apprensione per una discontinuità se non per una “rottura”. Una consapevolezza di “difficoltà del tempo presente” che non può però scadere nell’arrendevolezza e nell’acquiescenza, sia che operiamo come singoli, sia che operiamo come organizzazione sindacale; e consapevolezza, pure, che traspare dal bilancio (e soprattutto dalle linee programmatiche) dell’attuale resoconto, che non manca di rimarcare le differenze d’approccio (e di conseguenza di obiettivi) fra ieri e oggi, anche con riguardo all’azione del Sindirettivo sia in quanto interlocutore dell’azienda Bankitalia sia in quanto soggetto inserito in una realtà Paese dalla quale non può prescindere. Avendo sempre cura, però, di evitare che il “realismo dei comportamenti” scada in una sorta di “acquiescenza all’imposizione di sacrifici settoriali”. Questo è il compito non facile che ci attende, e che ci proponiamo di ben assolvere, per i mesi e oltre i mesi che ci portano a un Congresso (quello del prossimo autunno) chiamato a designare una dirigenza sindacale che dovrà rappresentarci nel nuovo difficilissimo contesto. Mario Pinna MARIO PINNA direttore responsabile VIRGINIA GIGLIO SERGIO MARZANO vice direttori Comitato redazione Direzione, Redazione e Amministrazione MAURIZIO ARGENTIERI MICHELE BENVENUTI ANGELA CAPORRINI SIMONE CARLIZZA GIOVANNI CIFONI VIRGINIA D’AMBROSIO MAURIZIO D’AMICO ELIO DI MARTINO PASQUALE MONTANARO OMERO PAPI MAURIZIO PITTORI FABRIZIO POZZI GIUSEPPE SPADA Segretaria: ENRICA GIOVANELLI Via Milano, 64/70 - 00184 Roma Tel. 06/4792.5559 - 5562 - 5563 Fax 06/4814000 E-mail: [email protected] Sito Internet: http://www.sindirettivo.it Tipografia ROCOGRAFICA srlu Piazza Dante, 6 - 00185 Roma Tel. 06.70.453.481 - 06.77.207.554 - Fax 06.70.04.797 E-mail: [email protected] - www.rocografica.it Finito di stampare: giugno 2012 Registrazione Tribunale di Roma n. 354/82 del 28 ottobre 1982 Edito da Sindirettivo Bankitalia