(Progetto di Vita Fraterna 2011

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(Progetto di Vita Fraterna 2011
PROVINCIA TRIDENTINA DI S. VIGILIO O.F.M.
Una sosta per discernere
e costruire il futuro
Schede di riflessione per la formulazione del
Progetto di Vita Fraterna
2011 - 2013
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CURIA PROVINCIALE
TRENTO - 2011
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Presentazione
1. Le schede offrono un ricco schema per la preparazione del
Progetto di Vita Fraterna per il biennio 2011 – 2013. La
prima delle quattro schede è un aiuto alla fraternità per
comprendere il significato del Progetto di Vita Fraterna e
suggerisce i criteri da tener presenti nella sua formulazione.
Le successive schede fanno riferimento alle Proposizioni e
Decisioni del Capitolo Provinciale 2011 che riguardano la
vita della fraternità locale. Nel complesso possono essere
considerate una guida per aiutarci a incarnare oggi la grazia
delle origini secondo le opzioni del Capitolo Provinciale
2011.
2. Metodologia suggerita:
lettura personale della scheda e annotazione delle proprie
riflessioni
lettura comunitaria (in Capitolo Locale) della scheda, dando
spazio ai singoli punti per verificarne la comprensione e per
sottolinearne le risonanze personali
dialogo (in Capitolo Locale) seguendo la struttura proposta
nelle schede, cercando di leggere insieme la realtà della
fraternità per pervenire alla formulazione di obiettivi e di
scelte condivise.
3. Dallo studio-riflessione sulle schede in Capitolo locale, il
Guardiano o un Confratello formuli la prima bozza del
Progetto da sottoporre nuovamente al Capitolo locale per
poi presentarne la stesura definitiva al Ministro Provinciale
ed al suo Definitorio entro il 31 dicembre del 2011.
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Orientamenti
per la formulazione
del Progetto di Vita Fraterna
1.1. Premesse
“Il progetto comunitario è il cammino progressivo che la comunità
cerca di percorrere nella sua vita reale per essere ogni volta di più
se stessa: fratelli, riuniti intorno a Cristo e mossi dallo Spirito Santo,
che camminano secondo un ritmo fatto di processi o tappe, oggetto
di discernimento in comunità, fino alla pienezza del Regno, come
comunione con Dio attraverso la comunione con i fratelli, con gli
uomini e con la creazione” (J.M. Ilarduia).
Ogni progetto è sempre provvisorio in quanto è solo una tappa del
cammino comunitario. Possiamo indicare riassuntivamente tre fasi:
a) Fase di prima formulazione o abbozzo del Progetto di Vita
Fraterna (PVF),
b) Fase di redazione del PVF,
c) Fase di verifica dell’attuazione del PVF.
Nell’abbozzo del PVF, teniamo conto di alcuni aspetti:
• Non si può pretendere di preparare in breve tempo un progetto
perfetto. È importante esercitarsi nell’accettazione, nel dialogo,
nel discernimento comunitario.
• Il tempo più fecondo e valido è quello della prima formulazione
del PVF.
• Si rivela fruttuosa la scelta di un luogo tranquillo e accogliente,
che permette di riflettere e dialogare senza disturbi.
• Il tempo più indicato è all’inizio dell’anno di fraternità
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1.2. Criteri di cui tener conto
Tutto il processo deve essere guidato da quattro criteri fondamentali,
ispirati al noto metodo Vedere-Giudicare-Agire.
♦ Criterio di realismo: guardare e accettare la realtà della nostra
fraternità, nei suoi punti di forza e nei suoi lati deboli e
considerare il contesto in cui opera, con i suoi bisogni e le sue
attese.
♦ Criterio di idealità: chiarificare gli ideali e i valori che danno
senso e definiscono la nostra vocazione comune e fungono da
criteri per orientare il cammino della fraternità (Regola,
Costituzioni, documenti dell’Ordine, ecc.).
♦ Criterio di concretezza: formulare scelte e disegnare iniziative
in modo chiaro, concreto e facilmente verificabile.
♦ Criterio di corresponsabilità: il PVF è frutto della volontà,
partecipazione e discernimento di tutti. Spesso richiede di
armonizzare i compiti e i bisogni personali con quelli comunitari.
1.3. Da ricordare prima dell’elaborazione del Progetto
1. Il PVF è un’occasione per costruire la fraternità in comunione. È
un tempo in cui ci si accoglie vicendevolmente come figli di Dio
e come fratelli.
2. La qualità del Progetto dipende da quanto mi lascio
personalmente coinvolgere attraverso una comunicazione
profonda.
3. La comunità è chiamata a crescere nell’edificazione della
fraternità. Non devo temere l’eventualità dell’insorgere di
conflittualità. Nell’affrontare queste ultime, o la correzione
fraterna, devo osservare le regole delle dinamiche relazionali.
4. Conviene curare molto il tempo e le condizioni ambientali in cui
si elabora il PVF.
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Ciò che ci viene richiesto dagli Statuti provinciali (Art. 51)
§ 1. Ogni Fraternità dopo il Capitolo provinciale elabori il “Progetto
di vita fraterna”. In esso il Capitolo locale:
a) determini in quale modo vivere le priorità dell'Ordine (CCGG
1 § 2) e attuare il piano provinciale;
b) indichi le modalità appropriate alla vita e alla missione della
fraternità relative alla celebrazione della Liturgia delle Ore e
dell’Eucaristia, all’orazione mentale e al ritiro mensile;
c) stabilisca 1’orario quotidiano e il luogo delle celebrazioni in
modo da favorire la partecipazione di tutti i frati e, per quanto
possibile, dei fedeli laici.
d) indichi un giorno settimanale, liberato da altri impegni
pastorali e conventuali, da dedicare a momenti forti della vita
fraterna (eucaristia della fraternità, capitolo locale, ritiro
mensile, incontri formativi, tempo di fraternità);
e) conferisca i seguenti incarichi: Provicario (cfr. Statuti
generali art. 231 § 3), Segretario del Capitolo locale,
Cronista, Bibliotecario e quanti altri si ritengono utili o
necessari per la vita della Fraternità locale.
§ 2. Il Progetto di vita fraterna sia verificato in Capitolo locale
almeno annualmente.
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CONSAPEVOLI DELLA NOSTRA MISSIONE
CHI SIAMO E COSA FACCIAMO
Cfr. il Piano Provinciale 2011: 4.
Per il dialogo e la condivisione
1) Che cosa caratterizza la fraternità a livello di composizione, di
attività e di risorse? Quali modificazioni sono intervenute dopo il
Capitolo provinciale?
2) Con quali bisogni è chiamata a confrontarsi nell’ambiente sociale
ed ecclesiale locale e provinciale? E quali compiti caratterizzano i
frati che fanno parte della comunità?
3) Quale può essere la meta e la missione che unifica il cammino e
l’azione di questa fraternità per il prossimo triennio?
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Vita di fede e di preghiera
La fede in Cristo è il fondamento e il nutrimento della vita fraterna e
della missione evangelizzatrice. Essa ci rende capaci di leggere più
profondamente i fermenti di speranza e i segni dei tempi. La prima
nostra testimonianza è quella d’incarnare la convinzione che la
nostra vita ha senso solo a partire dalla relazione con il Dio di Gesù
Cristo, che è “Padre nostro” (Mt 6,9). La Fraternità dei Frati
Minori vive la priorità della vita di fede e di preghiera, e così
annuncia con la vita e la parola il Vangelo della Pace.
Cfr. il Piano Provinciale 2011: 1. Vita di fede e di preghiera, p. 4.
Per il dialogo e la condivisione
La nostra realtà
Quali sono i punti forti e i punti deboli della nostra fraternità nel
vivere e condividere la vita di fede e di preghiera? Quali esperienze
positive e quali difficoltà abbiamo?
La meta verso la quale camminare
Promuovere nella fraternità la crescita condivisa della vita di fede e
di preghiera come fondamento della vita fraterna e della missione
evangelizzatrice.
Condividete questa meta? Con quali rilievi? Come la riformulereste?
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Scelte e proposte operative
1) A partire dal Piano provinciale:
• dialogate sui valori, le mete proposte nei nn. 1-2;
• formulate scelte operative volte a incarnarne il senso e i
contenuti.
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Vita di comunione
in fraternità e minorità
La Fraternità è il luogo dell’incontro quotidiano tra persone che
hanno risposto alla stessa chiamata evangelica. Esse si accolgono
con stima vicendevole e con rispetto per il mistero di grazia presente
in ciascuno, guardano i fratelli e il loro lavoro come “dono”
prezioso per costruire e annunciare insieme il Regno di Dio.
Cfr. il Piano Provinciale 2011: 2. Vita di comunione in fraternità
e minorità, p. 5.
Per il dialogo e la condivisione
La nostra realtà
Quali sono i punti forti e i punti deboli della nostra fraternità nel
vivere la dimensione fraterna della vocazione francescana? Quali
esperienze positive e quali difficoltà abbiamo circa la stima e
l’accoglienza reciproca in fraternità?
La meta verso la quale camminare
Promuovere la fraternità come luogo dell’incontro e dell’accoglienza
tra persone che hanno risposto alla stessa chiamata evangelica.
Condividete questa meta? Con quali rilievi? Come la riformulereste?
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Scelte e proposte operative
1) A partire dal Piano provinciale:
• dialogate su valori, mete e proposte lì espresse nei nn. 4-6;
• formulate scelte operative volte a incarnarne il senso e i
contenuti.
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La nostra missione
nella Chiesa
Chiamati alla sequela di Cristo e inviati nel mondo come gli Apostoli
e i settantadue discepoli (Lc 9,1-6; 10,1-12), i Frati Minori
realizzano la propria missione di testimoni del Vangelo, in fraternità,
nel luogo in cui abitano e nel contesto in cui operano. Sostenuti da
una forte esperienza di preghiera personale e comunitaria, essi
diventano segno dell'amore di Dio che cammina con ogni uomo,
lontano o vicino, nell’incontro quotidiano con le persone,
nell'accoglienza delle diversità, attraverso un dialogo fraterno,
semplice e gioioso.
PRIMA PARTE
Cfr. il Piano Provinciale 2008: 3. La nostra missione nella
Chiesa, pp. 6-7.
Per il dialogo e la condivisione
La nostra realtà
Come siamo inseriti nella realtà socio-ecclesiale locale? Con quale
tipo di missione nel campo pastorale? Quali rilievi facciamo al
riguardo?
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La meta verso la quale camminare
Promuovere nella fraternità la capacità di realizzare la nostra
missione di frati minori, testimoni del vangelo in fraternità, nel luogo
in cui abitiamo e nel contesto in cui operiamo.
Condividete questa meta? Con quali rilievi? Come la riformulereste?
Scelte e proposte operative
1) A partire dal Piano provinciale:
• dialogate sui valori, mete e proposte espresse nei nn. 8-12;
• formulare scelte operative per raggiungere gli obiettivi che vi
proponete.
2) Tenendo conto della missione prioritaria della vostra fraternità e
delle sue risorse reali identificate:
• come valorizzare e qualificare in chiave di annuncio
evangelico la vostra presenza e le attività tradizionali;
• Come cooperare nella cura pastorale vocazionale.
3) Segnalate almeno un membro della vostra fraternità
disponibile a collaborare per le Missioni al Popolo, per le
settimane di itineranza e per altre iniziative di predicazione.
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SECONDA PARTE
Excursus: Per approfondire la prospettiva educativa alla luce
degli Orientamenti CEI per il decennio 2010-2020
Educare alla vita buona del Vangelo
1. Educare in un mondo che cambia
Dimensione costitutiva e permanente della nostra missione è quella
di rendere Dio presente in questo mondo e di far sì che ogni uomo
possa incontrarlo scoprendo la forza trasformante del suo amore e
della sua verità, in una vita nuova caratterizzata da tutto ciò che è
bello, buono e vero.
L’opera educativa si gioca sempre all’interno delle relazioni
fondamentali dell’esistenza ed è efficace nella misura in cui incontra
la persona, nell’insieme delle sue esperienze, cercando nelle
esperienze quotidiane l’alfabeto per comporre le parole con le quali
ripresentare al mondo l’amore infinito di Dio (cfr. nr. 33).
In questo senso, si focalizzano come scelte di fondo (nr. 3):
•
•
•
il primato di Dio nella vita e nell’azione
la testimonianza quale forma dell’esistenza cristiana
l’impegno in una pastorale che, convergendo sull’unità della
persona sia in grado di rinnovarsi nel segno della speranza
integrale, dell’attenzione alla vita, dell’unità tra le diverse
vocazioni, dell’incontro e dell’accoglienza delle diverse culture.
Il promuovere un’autentica vita spirituale nella quale l’esistenza sia
riconosciuta come dono di Dio e sia accolta secondo il suo disegno
d’amore risponde alla richiesta di accompagnamento personale,
compito delicato e importante che richiede profonda esperienza di
Dio, intensa vita spirituale, lucido equilibrio e maturità umana (cfr.
nr. 22-23).
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2. Un cammino di relazione e fiducia
Chi educa si fa sollecito verso una persona concreta, se ne fa carico
con amore e premura costante, perché in questa possano sbocciare
liberamente tutte le potenzialità. Educare, infatti, comporta la
preoccupazione che siano formate in ciascuno l’intelligenza, la
volontà e la capacità di amare, perché ogni individuo abbia il
coraggio di decisioni definitive (cfr. nr. 5). Educare, inoltre, richiede
un impegno non frammentario nel tempo; esige un rapporto
personale di fedeltà fra soggetti attivi, poiché un autentico cammino
di formazione può crescere e maturare solamente nell’incontro con
un’altra libertà (nr. 26). L’immagine del cammino, nel corso del
quale la risposta al dono della vita si attua nell’esistenza, ricorda
come l’educazione sia un processo di crescita che richiede pazienza.
Progredire verso la maturità impegna la persona in una formazione
permanete, caratterizzata da alcuni elementi chiave: il tempo, il
coraggio, la meta (cfr. nr. 28).
Nella sua grande tradizione spirituale la Chiesa, promuovendo
un’autentica vita spirituale anche come risposta alla richiesta oggi
diffusa di accompagnamento spirituale, propone ai fedeli cammini di
santità, sostenuti con un’adeguata direzione spirituale, necessaria al
discernimento della chiamata.
Oggi, in particolare, è necessario curare relazioni aperte all’ascolto,
al riconoscimento, alla stabilità dei legami e alla gratuità. Ciò
significa (nr. 53):
•
•
•
cogliere il desiderio di relazioni profonde che abita il cuore di ogni
uomo, orientandole alla ricerca della verità e alla testimonianza
della carità;
porre al centro della prospettiva educativa il dono come
compimento della maturazione della persona;
far emergere la forza educativa della fede verso la pienezza della
relazione con Cristo nella comunione ecclesiale
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3. Il primato della testimonianza
Nell’opera educativa, inoltre, emerge con evidenza il ruolo primario
della testimonianza (cfr. nr. 51). L’educatore è un testimone della
verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità è
insieme ricchezza e limite. Ciò lo rende umile e in continua ricerca.
Educa chi è capace di dare ragione della speranza che lo anima ed è
sospinto dal desiderio di trasmetterla (cfr. nr. 29).
Un ruolo particolare è riservato nella chiesa alla vita consacrata. Essa
rappresenta una risorsa educativa all’interno del popolo di Dio per la
sua indole escatologica. In quanto caratterizzata da una speciale
configurazione a Cristo casto, povero e obbediente, costituisce una
testimonianza fondamentale per tutte le altre forme di vita cristiana,
indicando la meta ultima della storia in quella speranza che sola può
animare ogni autentico processo educativo (cfr. nr. 45).
In questo senso si ricorda ricchezza delle dimensioni dell’azione
educativa che lo Spirito del Signore suscita e alimenta le (cfr. nr. 24):
•
•
•
•
la dimensione missionaria: è lo Spirito a formare la Chiesa per la
missione, la testimonianza e l’annuncio.
la dimensione ecumenica e dialogica: lo Spirito è principio d’unità,
“un solo corpo e un solo Spirito, come una sola è la speranza alla
quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione” (Ef 4,4).
la dimensione caritativa e sociale: il punto culminante della
formazione secondo lo Spirito è l’amore.
la dimensione escatologica: l’educazione cristiana orienta la
persona verso la vita eterna.
4. Scelte prioritarie
Alla luce dei cambiamenti culturali, si riconoscono in particolare
come oggetto di nuove scelte di progettazione alcuni percorsi di vita
buona (cfr. nr. 54):
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•
•
•
•
L’educazione alla vita affettiva. È urgente accompagnare i giovani
nella scoperta della loro vocazione con una proposta che sappia
presentare e motivare la bellezza dell’insegnamento evangelico
sull’amore e sulla sessualità umana. Particolare cura richiede la
formazione al matrimonio e alla vita familiare. Il rinnovamento di
tali itinerari è necessario per renderli cammini efficaci di fede e di
esperienza spirituale.
La formazione al lavoro e alla festa. È importante impegnarsi
perché ogni persona possa vivere un lavoro che lasci uno spazio
sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale,
familiare e spirituale, prendendosi cura degli altri nella fatica del
lavoro e nella gioia della festa, rendendo possibile la condivisione
con chi soffre, è solo o nel bisogno.
L’esperienza della fragilità umana. Non può mancare nelle
proposte formative la contemplazione della croce di Gesù, il
confronto con le domande suscitate dalla sofferenza e dal dolore,
l’esperienza dell’accompagnamento delle persone nei passaggi più
difficili, la testimonianza della prossimità, così da costruire un vero
e proprio cammino di educazione alla speranza.
L’educazione alla cittadinanza responsabile. Nella visione cristiana
l’uomo non si realizza da solo, ma grazie alla collaborazione con gli
altri e ricercando il bene comune. Questo si scontra con l’attuale
dinamica sociale segnata da una forte tendenza individualistica.
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Cfr. il Piano Provinciale 2008: 15. La nostra missione nel mondo,
p. 8
Per il dialogo e la condivisione
La nostra realtà
Quali esperienze, proposte, ambiti di impegno ci vedono coinvolti
nelle scelte del Piano pastorale della CEI attento alle esigenze attuali
e i compiti educativi della Chiesa?
La meta verso la quale camminare
Promuovere nella fraternità la disponibilità all’educazione
permanente e la capacità di alimentare incontri personali e percorsi
educativi nella comunità.
Condividete questa meta? Con quali rilievi? Come la riformulereste?
Scelte e proposte operative
1) A partire dal Piano provinciale:
• dialogate sulla proposta espressa nel n. 15;
• formulate scelte operative per raggiungere gli obiettivi che vi
proponete.
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La nostra missione
nel mondo
Poiché chiostro dei frati è il mondo, qualunque luogo, tempo,
ambiente è orizzonte per la testimonianza e l'annuncio del Vangelo. I
frati, dunque, ritenendo importante portare e far conoscere Gesù
Cristo, la sua Parola, l'amore del Padre agli uomini di oggi, sono
chiamati ad una fedeltà sempre più viva alla vocazione francescana,
con una più visibile radicalità nella sequela di Cristo secondo lo
spirito della Regola e delle CC.GG.
Cfr. il Piano Provinciale 2008: 4. La nostra missione nel mondo,
pp. 7-8.
Per il dialogo e la condivisione
La nostra realtà
Come siamo inseriti nel contesto sociale locale? Con quali iniziative
di accoglienza, di contatto e di annuncio nei confronti dei “lontani” a
vario titolo?
La meta verso la quale camminare
Promuovere nella fraternità la capacità di testimoniare Gesù Cristo,
la sua Parola, l’amore del Padre agli uomini d’oggi in qualunque
luogo, tempo e ambiente.
Condividete questa meta? Con quali rilievi? Come la riformulereste?
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Scelte e proposte operative
1) A partire dal Piano provinciale:
• dialogate su valori, mete e proposte espresse ai nn. 13-14;
• formulate scelte operative per raggiungere gli obiettivi che vi
proponete.
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Le schede sono state curate dalla Commissione FoPe
coordinata da fr. Paolo Moser
I disegni sono stati realizzati da fr. Ivan Dalpiaz
Provincia Tridentina di S. Vigilio dei Frati Minori
Belvedere S. Francesco, 1
38122 Trento – 0461.230508
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