STRATEGIE BANCARIE E TECNOLOGIA ADALBERTO ALBERICI
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STRATEGIE BANCARIE E TECNOLOGIA ADALBERTO ALBERICI
STRATEGIE BANCARIE E TECNOLOGIA LE RICADUTE ORGANIZZATIVE PER AREE DI BUSINESS ADALBERTO ALBERICI Working Paper n.05.2003 – marzo Dipartimento di Economia Politica e Aziendale Università degli Studi di Milano via Conservatorio, 7 20122 Milano tel. ++39/02/50321501 fax ++39/02/50321450 E Mail: [email protected] Documento pubblicato come Quaderno di Ricerca dal Centro Studi Bancari dell’Associazione Bancaria Ticinese A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ ADALBERTO ALBERICI ordinario di Economia degli intermediari finanziari Dipartimento di Economia politica e aziendale Facoltà di Scienze politiche - Università degli studi di Milano STRATEGIE BANCARIE E TECNOLOGIA (*) le ricadute organizzative per aree di business 1. Premessa 2. La tecnologia come fattore di “inevitabile sviluppo” 3. Le sfide competitive per tipologie di stakeholders 4. I vincoli al cambiamento nell’industria bancaria 5. Lo sviluppo di un approccio organico alle aree di business 6. L’impiego della tecnologia per aree di business: ipotesi normative 7. Sintesi normativa e Conclusioni _________________________________________ (*) Documento pubblicato come Quaderno di ricerca n, 24 del dicembre 2002 dal Centro studi bancari dell’Associazione bancaria ticinese, Villa Negroni, 6943 Vezia- Lugano (Svizzera) www.csbancari.ch ____________________________________________________________________________________________ 1 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ 1. Premessa La tecnologia, in quanto fattore d’impatto sull’organizzazione e leva strategica a disposizione del management, si caratterizza oggi: a) quale elemento di distruzione di assetti consolidati nell’industria bancaria e b) quale elemento di costruzione di nuove strategie competitive, di nuovi processi produttivi e di nuove aree strategiche di affari. La comprensione del fenomeno deve fare riferimento a entrambe le visuali, pena la sopravvalutazione delle possibilità di sviluppo della tecnologia medesima piuttosto che delle minacce che questa produce nei confronti dei competitors del sistema bancario. Per affrontare questo tema, secondo l’approccio proposto, è necessario mettere in luce quattro aspetti sostanziali del rapporto fra tecnologia e industria finanziaria che costituiscono l’asse portante del presente lavoro. Il primo aspetto è legato al chiarimento di quali siano i fattori ineludibili dello sviluppo della tecnologia ossia di quali siano i punti di non ritorno, verso i quali le banche stesse stanno procedendo con velocità diversa e con gradi di consapevolezza differenti. Il secondo aspetto è riferito alla messa a fuoco delle sfide e dei vincoli per le banche , nella misura in cui questi rappresentano le opportunità di business che il mercato presenta e i punti di debolezza interni alle organizzazioni. Su questi l’intervento del management deve svilupparsi nella direzione di un assetto adeguato alla dinamica competitiva e proattivo sotto il profilo delle proposte alla clientela. Il terzo aspetto concerne la definizione degli spazi di applicazione della tecnologia. Sotto questo profilo, occorre evidenziare che la tecnologia non è un fattore produttivo “unico” e replicabile nelle diverse aree strategiche di affari ma presenta gradazioni e logiche applicative differenti in rapporto alle specifiche produttive del presidio di mercato. Oggi i business della banca sono infatti fortemente differenziati: la banca non è più un'entità unica ma un’impresa che compete in combinazioni prodotto – mercato che tendono a non avere più nulla in comune fra loro. Ne segue che esistono problemi e applicazioni tecnologiche, che devono essere coniugati nelle diverse aree di ____________________________________________________________________________________________ 2 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ business, non con una logica di omologazione e di livellamento, ma di rispondenza sostanziale alle specifiche di gestione. In questo contesto è importante individuare le componenti elementari e le differenti valenze del vantaggio competitivo che la tecnologia può generare nelle diverse aree di business della banca. 2. La tecnologia come fattore di “inevitabile sviluppo” Con riferimento alla prima visuale definita in premessa , vale a dire ai fattori ineludibili dello sviluppo della tecnologia, essa pone alla banca specifiche sfide di mercato e definisce progressivamente dei punti di non ritorno nello sviluppo del percorso di applicazione e di implementazione delle soluzioni. In questo senso, appare necessario confrontarci su alcune suggestioni che possono essere ricondotte: 1) alla mobilità della domanda e dell’offerta; 2) alla contendibilità dei mercati finanziari; 3) all’integrazione dei mercati; 4) alla moltiplicazione delle transazioni potenziali finali; 5) alla riduzione delle transazioni potenziali intermedie; 6) alla modificazione del costo delle risorse umane. Con riferimento al primo fattore, la tecnologia imprime una spinta consistente alla mobilità della domanda e dell’offerta di servizi finanziari (1). Ciò significa che, nel medio periodo, i contenuti country specific, con riferimento tanto alle regole del mercato quanto alle politiche di vigilanza, saranno progressivamente messi in discussione e privati di autonomia. Ne segue che la tecnologia genera una maggiore contendibilità dei mercati finanziari (2), perché permette a un numero crescente di operatori di entrare nel business dell’industria finanziaria. La tecnologia imprime anche una spinta irreversibile all’integrazione dei mercati (3), sia a livello spaziale che temporale: spaziale, perché essa facilita, in linea di principio, le aggregazioni dei mercati; temporale, perché la tecnologia consente di sviluppare un continuum di contrattazioni nel corso del tempo. Peraltro, le diversità dei paesi sotto il profilo fiscale, produttivo e finanziario può condizionare la velocità del processo di aggregazione e di integrazione dei mercati stessi. La tecnologia moltiplica poi le transazioni potenziali finali (4) che si possono sviluppare nel sistema finanziario, in quanto un maggior numero di soggetti può sviluppare potenzialmente un maggior numero di transazioni. Sotto il profilo competitivo, ciò genera per gli intermediari ____________________________________________________________________________________________ 3 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ finanziari l’esigenza di presidiare il fattore “connessione” ossia la relazione di clientela, non solo nella logica della segmentazione comportamentale ma, ormai in quella ineludibile in certe combinazione di prodotto - canale, secondo l’approccio one to one accompagnato dal crescente sviluppo dell’autosegmentazione della clientela anche tramite lo sviluppo di esperienze di banca virtuale di terza generazione. A ciò è collegata la riduzione del peso delle transazioni potenziali intermedie (5) per effetto della tecnologia concorre, nello stesso tempo, a ridurle. Il ruolo di brokerage, inteso nel senso più antico del termine ossia di controparte che facilita la transazione fra due soggetti supportandone lo scambio dei flussi finanziari, potrebbe essere messo radicalmente in discussione. La tecnologia, da ultimo, modifica il costo relativo delle risorse umane (6). Ciò significa che la direzione della modificazione non è a priori né al rialzo né al ribasso. La tecnologia obbligherà infatti le banche a prendere atto che esistono risorse umane high value e high pricing, che devono essere remunerate in modo adeguato e tramite strumenti opportuni (stock option ad esempio) per gestire fasi critiche della loro attività a fronte di risorse umane la cui capacità di partecipazione al processo produttivo risulta progressivamente decrescente. Ne consegue che la banca è tendenzialmente schiacciata fra due categorie contrapposte di capitale umano: la prima non risente dell’effetto labour saving della tecnologia stessa e moltiplica i propri spazi di inserimento in relazione allo sviluppo stesso della tecnologia; la seconda subisce l’effetto labour saving della tecnologia ed esercita tensione, non solo sulla capacità della banca di creare vantaggio competitivo, ma soprattutto sul conto economico. A ciò si aggiunge il fatto che la prima componente tende ad essere scarsa, anche se riferita ad una dimensione del mercato del lavoro internazionale; la seconda tende ad essere abbondante e riferita esclusivamente ai mercati domestici. 3. LE SFIDE COMPETITIVE PER TIPOLOGIE DI STAKEHOLDERS A fronte dei fattori esaminati, in termini di punti di non ritorno che il mercato impone alle banche, è necessario riflettere sia sulle sfide competitive che le stesse devono lanciare che sui vincoli che le condizionano. Le sfide competitive possono essere riferite alla corretta e proficua definizione dei rapporti con la domand a, con i processi di globalizzazione, con la vigilanza, con gli altri competitors, con la maturità del settore bancario. ____________________________________________________________________________________________ 4 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ La prima sfida su cui le banche devono confrontarsi è quindi il rapporto con la domanda. La tecnologia spinge infatti al confronto con funzioni di domande “allargate”. Ciò significa che vi sono più utenti ed un maggior numero di contatti. Nello stesso tempo le funzioni di domanda sono anche “approfondite”, nella misura in cui la connessione difficilmente appare autosufficiente. Il cliente nella connessione ricerca infatti la soddisfazione che deriva dalla realizzazione di uno scambio complesso, in cui la transazione è contaminata dal servizio e dal valore aggiunto dello stesso. Se ciò è vero in linea di principio, la banca risulta schiacciata fra l'esigenza di una massificazione spinta dei processi produttivi per il conseguimento di significative economie di scala e l'esigenza di personalizzazione altrettanto consistente dei servizi finanziari secondo una logica tailor made. Ciò spinge nella direzione di un’efficace e radicale segmentazione del mercato finale in funzione non solo di un potente screening dei bisogni presenti sul mercato ma di un’aggregazione dei clienti in categorie omogenee di riferimento sempre più strette, in rapporto alle quali sia possibile differenziare il processo produttivo. Se tale assunto è vero dal punto di vista logico, l’osservazione delle dinamiche in atto, quantomeno nel sistema bancario italiano, segnala la grande difficoltà mostrata dalle banche anche solo ne lla separazione della clientela di massa o retail da quella a valore aggiunto, sia private che corporate. La seconda sfida che coinvolge le banche è quella del rapporto con i processi di globalizzazione. La tecnologia produce infatti una destabilizzazione sostanziale dei concetti “globale” e “locale”, in quanto la valenza economica e competitiva della “connessione tecnologica” permette alla domanda locale di accedere al mercato globale e viceversa all’offerta globale di accedere a mercati locali, anche remoti. Ne segue che gli ambiti di scelta per gli intermediari finanziari possono essere collegati a tre direzioni differenti: a) competere con strategie internazionali sui mercati internazionali; b) competere con strategie domestiche sui mercati domestic i; c) competere sui mercati internazionali e su quelli domestici offrendone l’accesso alla domanda locale. In termini analitici, le prime due direzioni rappresentano una presa d’atto e un conseguente orientamento della linea di azione rispetto alla natura globale e locale della domanda e dell’offerta nei differenti comparti del sistema finanziario. La terza direzione rappresenta invece una forma di strategia proattiva che proprio tenuto conto delle prime due direzioni interviene all’interno degli spazi di potenziale esclusione e di inefficienza. Nel primo caso, la logica di approccio è quella ____________________________________________________________________________________________ 5 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ dell’hub finanziario ossia della creazione di macrostrutture visibili a livello internazionale, riconosciute come punto di incontro e di scambio fra domanda e offerta, capaci di intermediare grandi e qualificate quantità di flussi finanziari. Nel secondo caso, la logica di approccio è quella del network finanziario locale, ossia della creazione di un sistema complesso di attori e di competenze, capace di individuare e di proporre soluzioni alla comunità economica di riferimento. Ciò che appare ineludibile è il concetto di scelta: qualora una banca non prendesse posizione a fronte delle tre direzioni citate, il risultato finale non potrebbe essere altro che quello di una progressiva riduzione del numero e del valore aggiunto delle transazioni. La terza sfida è legata al rapporto con la vigilanza. Questa appare critica non solo per la fisiologica asimmetria di ruolo che coinvolge controllati e controllori, ma soprattutto perché la vigilanza tende ormai a rompere sia pure con fatica, almeno nel caso italiano, il trade off tra stabilità ed efficienza, convergendo verso obiettivi di efficienza e di crescita della qualità dei comportamenti e delle performance. Se tale dinamica si presenta come proattiva nei confronti del sistema, nello stesso tempo l’allargamento del mercato finanziario pone seri problemi di definizione dell’oggetto di vigilanza, facendo perdere quell’identità fra controllori e controllati data dal sistema paese. Si pensi in questo senso alle transazioni realizzate on line nel mercato domestico su prodotti di altri sistemi finanziari piuttosto che alla presenza di conglomerati finanziari cross countries. Nel medio periodo si svilupperà di conseguenza un equilibrio dinamico che vedrà, da un lato, gli intermediari finanziari cercare l’assetto più favorevole di costi da vigilanza – assetto regolamentare – performance di mercato e, dall’altro lato, le Autorità di vigilanza allargare le strategie di intervento verso modalità ad hoc. Quest’ultimo aspetto appare del tutto in linea con le raccomandazioni del Comitato di Basilea nell’ambito della definizione dei “tre pilastri” della vigilanza, con riferimento al controllo dei rischi finanziari. La quarta sfida di mercato è rappresentata dal rapporto con i competitori. Ciò pone soprattutto un problema definitorio ex ante su chi siano i reali competitors della banca. L’interrogativo è rilevante nella misura in cui la dinamica di mercato ha completamente smembrato il concetto di competitor sia in termini orizzontali che verticali. Nel primo caso, ad oggi, qualunque soggetto può diventare competitore della banca e attore dell’industria finanziaria purché sia dotato di tre requisiti sostanziali: il possesso di una rete distributiva efficace; la disponibilità di risorse commerciali; la capacità di gestione della tecnologia. I sistemi postali piuttosto che la grande distribuzione organizzata godono dei tre requisiti citati. Nella dimensione verticale, la capacità della ____________________________________________________________________________________________ 6 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ banca di operare su aree di business differenti la pone, per definizione, a confronto con un elevata varietà di competitors. Ne segue che i concorrenti nell’area dell’asset management possono essere del tutto differenti da quelli dell’area del corporate finance e così via. La quinta sfida è infine legata alla gestione del ciclo di vita. È terminata infatti l'età della combinazione impieghi e depositi delle banche, e con questa il concetto di “banca unica”. La banca oggi compete in quattro aree di business differenti, vale a dire: il corporate finance, l'asset management, il sistema dei pagamenti, il risk management. Queste aree di business presuppongono e sono qualificate da logiche competitive completamente differenti fra loro. La tecnologia, peraltro, può svolgere ruoli e attività completamente differenziate all'interno delle quattro aree suddette. Ne segue che la banca è tendenzialmente obbligata a scegliere in quali aree di business operare, con quali risorse e con quali obiettivi. Ciò significa che il concetto di banca universale contiene al suo interno un concetto di multidivisionalità che impone al management della banca una selezione consapevole delle combinazioni prodotto – mercato da presidiare. 4. I vincoli al cambiamento nell’industria bancaria Con riferimento al processo di definizione delle strategie competitive sopra esaminato, è necessario prendere atto che le banche devono confrontarsi al loro interno con una serie di vincoli e di resistenze strutturali che incidono nel loro insieme sul processo di cambiamento. Questi possono essere riferiti a resistenze informative, tecnologiche e manageriali. Le resistenze informative sono ancora legate innanzitutto alla elevata disomogeneità nelle modalità di raccolta, di utilizzo e di immagazzinamento delle informazioni sul cliente. Le varie aree gestionali della banca (fidi, legale, contenzioso, ufficio rischi, asset-lability management, commerciale, marketing) tendono infatti a seguire la relazione di clientela secondo la propria visuale specifica di lettura e molto spesso senza spazi di comunicazione effettiva. In secondo luogo, l’informativa sull’impresa tende ad essere “esperenziale” e quindi esposta a take over nel momento in cui chi segue la relazione con l’affidato abbandona l’organizzazione o l’ambito territoriale di interesse. Ne segue che le informazioni sulla clientela divengono patrimonio individuale (people specific) e non della banca in quanto tale (firm specific). L’effetto è pertanto quello della presenza congiunta di alte asimmetrie informative fra banca e impresa e di basse, o comunque attenuate, ____________________________________________________________________________________________ 7 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ asimmetrie informative fra impresa e responsabile di relazione. A ciò si aggiunge un ulteriore elemento di tensione legato al mismatching fra disponibilità di informazioni e diritti decisionali tale per cui chi dispone di informazioni efficaci (il responsabili di relazione) non dispone di diritti decisionali adeguati e, viceversa, chi non dispone di informazioni adeguate (la direzione centrale) dispone di forti diritti decisionali. Le resistenze tecnologiche interagiscono con quelle informative nella misura in cui l’information technology rappresenta il veicolo di diffusione organizzativa dell’informazione stessa. Gli elementi caratteristici devono essere riferiti in questo senso alla tendenziale coesistenza nella banca di sistemi informatici differenti (scheda cliente SIM, pratica elettronica di fido, flussi di ritorno della Centrale dei rischi), spesso uniti ad una differenziazione dei software applicativi e della struttura hardware. Ciò contribuisce a produrre chinese walls informatici che di conseguenza diventano informativi in quanto la maggiore o minore permeabilità dei sistemi può precludere di fatto non solo la trasmissione dell’informazione ma anche la sua conservazione organizzata secondo gli approcci di datawarehousing. Sintomatico è il caso del track record delle aziende in stato d insolvenza per cui, almeno nel caso italiano, le differenti fasi del recupero, giudiziale o stragiudiziale, del credito difficilmente vengono conservate in via continuativa. Le resistenze manageriali fanno riferimento alla rilevanza e al peso dell’assetto delle competenze disponibili sotto il profilo della capacità di diagnosi dei fabbiosgni e della rischiosità delle aziende clienti. In questi termini, ad una maggiore varietà e articolazione delle competenze e dei ruoli organizzativi corrisponde una più forte capacità di valutazione imprenditoriale. Viceversa, se l’assetto manageriale presenta sia caratteristiche di limitata diversificazione delle competenze nella direzione della sola area creditizia sia specifiche di contenuta differenziazione dei ruolidi client management e di product management , la diffusione delle informazioni e la qualità del processo valutativo tendono ad essere ridotte e comunque non approfondite. Larga parte delle banche italiane presenta una forte aderenza al secondo profilo delineato per effetto del percorso evolutivo legato ai vincoli della specializzazione produttiva e temporale nella sola arena competitiva del credito. ____________________________________________________________________________________________ 8 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ 5. Lo sviluppo di un approccio organico alle aree di business Le caratteristiche di scenario riferite, nella loro complessità, all’intera industria finanziaria, devono essere opportunamente articolate e definite in termini analitici al fine di evidenziare le dinamiche che emergono all’interno dei diversi comparti del mercato finanziario, che rappresentano per le banche aree di business. Nell’ambito delle suddette aree risultano comprese tutte le funzioni di base necessarie allo sviluppo del sistema economico e alla produzione di ricchezza ovvero i processi di finanziamento delle imprese e delle famiglie, l’attività di investimento delle risorse, le modalità di trasferimento e di scambio delle risorse medesime. Sebbene il tratto comune ai segmenti individuati sia rappresentato dall’aderenza allo storico principio strategico di fondo dell’Unione Europea (levelling the playing field) per cui le differenze competitive fra aree geografiche vengono meno in uno spazio aperto di mercato, essi appaiono fortemente differenziati quanto ad ambiti operativi, a contenuti gestionali e, soprattutto, a modalità di incontro fra la domanda e l’offerta. Proprio sotto quest’ultimo aspetto, il rapporto fra dimensione locale e dimensione globale si presenta fortemente disomogeneo e di conseguenza critico per lo sviluppo del mercato stesso. Con riferimento al mercato del risk management occorre mettere in luce alcune tendenze evolutive sostanziali. In primo luogo, si assiste ad un accorpamento e ad una riconfigurazione dei mercati sugli strumenti derivati e sui titoli del debito pubblico, da una logica operativa nazionale ad una sovranazionale, per effetto delle scomparsa delle singole valute domestiche in ambito Unione monetaria. In secondo luogo, il mercato dei corporate bonds presenta una dinamica di crescita, per effetto sia della riduzione strutturale dei tassi di riferimento del mercato sia della rimozione dell’effetto “massimale” connesso al rating del debito sovrano. Da ciò segue che lo sviluppo e la propagazione del credit risk spread diviene il rischio finanziario primario sul mercato dei titoli di stato e dei corporate bonds. Infine, è in atto un processo di accorpamento e di riconfigurazione dei mercati sui titoli del capitale di rischio su scala internazionale, secondo la logica del network, dell’integrazione o del conflitto. Peraltro, lo scenario di riferimento relativo alle Borse Valori appare molto complesso, in quanto non è possibile prevedere ad oggi con certezza lo sviluppo di un unico mercato europeo, analogamente al comparto dei titoli di stato e degli strumenti derivati. Ciò per effetto di tre fattori. In primo luogo, i regimi fiscali dei differenti paesi dell’Unione europea, relativi alla tassazione del reddito d’impresa e al trattamento impositivo dell’equity, sono radicalmente diversi. Il circuito EASDAQ, operativo dalla fine del 1996, mette in luce in questo senso una difficoltà sostanziale a far coesistere nello stesso listino aziende con profili fiscali di ____________________________________________________________________________________________ 9 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ origine differenti. In secondo luogo, le strategie delle stock exchange companies nazionali non sono ancora definite con chiarezza quanto ad architettura definitiva dei primi e dei secondi mercati domestici. In terzo luogo, l’orientamento strategico di fondo delle stock exchange companies comprende nello stesso tempo obiettivi a valenza sia “domestica” (come dimostra la borsa londinese) sia collaborativa- internazionale (come dimostra l’accordo fra la borsa di Parigi e quella di Francoforte). Ne segue che il raggiungimento di un equilibrio stabile ed efficiente fra domanda e offerta appare più complesso in quanto se è vero che l’offerta di risorse finanziarie, come avviene per il mercato dei derivati e dei titoli di stato, è rivolta al mercato globale indipendentemente dall’area geografica di provenienza, la domanda incontra problemi di accesso e di segnalazione già a livello domestico. Tali problemi appaiono inoltre tanto più forti quanto più la dimensione dell’impresa si riduce. Il mercato dei servizi di pagamento tenderà a ruotare intorno a tre elementi rilevanti che vedono nella componete telematica e nel passaggio dalle reti proprietarie al Web l’asse portante di sviluppo: la sicurezza; il presidio, il controllo e l’armonizzazione degli standard; l’efficienza. Sotto questo profilo, i parametri suddetti appaiono rileva nti nella misura in cui: la gestione della sicurezza è l’elemento portante e la condizione necessaria allo sviluppo delle transazioni; il controllo e l’armonizzazione degli standard di trasmissione dei flussi finanziari rappresenta la condizione necessaria non solo per l’allargamento del mercato di riferimento dei servizi di pagamento ma soprattutto per il conseguimento di obiettivi di riduzione dei costi e di crescita della sicurezza medesima; l’efficienza costituisce il parametro di sintesi che indica la realizzazione di un sistema coerente di costi, di prezzi e di tempi per il cliente. Numerosi lavori della Commissione Europea si sono concentrati proprio sui tre parametri descritti come condizioni di sviluppo del business dell’electronic payment systems. La ricerca di equilibrio fra domanda e offerta si sposta pertanto a livello globale proprio per la natura stessa del servizio di pagamento che necessita dell’assenza di barriere tanto domestiche quanto valutarie. Se tale equilibrio è sostanzialmente raggiunto – si pensi al circuito delle carte di credito – nell’area dei pagamenti al dettaglio ossia per la clientela privata, esistono ancora notevoli margini di miglioramento nell’area dei pagamenti all’ingrosso per le imprese. In questo caso infatti il posizionamento complessivo del sistema finanziario non appare sufficientemente compatto e definito; ciò per effetto: di livelli di sicurezza non ancora elevati soprattutto nell’ambito delle transazioni sovranazionali ed extra UE; di standard di trasmissione dei flussi finanziari non ancora definiti nell’assetto finale e comunque sovrapposti (vedi SWIFT ed EDIFACT); di livelli di efficienza non omogenei e comunque mediamente bassi. ____________________________________________________________________________________________ 10 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ L’attività di asset management costituisce ad oggi una delle aree strategiche di affari rilevanti per la produzione del valore nelle banche. Il tratto distintivo di tale area è costituito dallo stadio del ciclo di vita occupato: a differenza della fase di maturità o addirittura del declino attraversata da aree di attività tradizionali, l'asset management si trova posizionato in una fase di sviluppo. Ciò per effetto sia del trasferimento strutturale delle risorse finanziarie delle famiglie dall’area di investimento costituita dai titoli del debito pubblico sia della creazione di nuovi prodotti di investimento da parte degli intermediari finanziari medesimi. Sebbene i tratti distintivi dell’asset management siano quelli tipici delle attività in fase di sviluppo (crescita delle quote di mercato; scarsa rilevanza della variabile prezzo; esperienza dell’acquirente limitata) lo scenario di riferimento dopo la piena realizzazione dell’Euro tende però a modificarsi; ciò per effetto: della maggiore esperienza che gli acquirenti avranno acquisito sul prodotto e della maggiore capacità di comparazione dello stesso nel tempo (quale performance su quale arco di tempo) e nello spazio (quale prodotto è superiore ad altri); dalle disposizioni normative che obbligheranno in modo vincolante le Società di Gestione del Risparmio (SGR) a dichiarare i propri obiettivi di breve e di medio termine (benchmarking); della riduzione dei tassi di sviluppo del mercato. Ciò non porta evidentemente alla maturità il settore ma piuttosto al consolidamento definitivo del suo sviluppo e alla fissazione di “regole del gioco” a lungo termine condivise, tipiche peraltro di un settore quanto meno “cresciuto”. Tali elementi modificano la tradizionale contrapposizione fra chi produce e chi distribuisce riproponendola, in termini più forti, come scelta fra “produzione” o “assemblaggio”. La prima scelta sarà di pochi funds manager, a livello mondiale. La seconda scelta riguarderà invece larga parte degli intermediari finanziari, il cui posizionamento sarà o quello di semplice distributore o piuttosto quella di assemblatore ad alto va lore aggiunto. Sotto questo profilo, l’equilibrio fra domanda e offerta tende chiaramente a stabilizzarsi a livello globale. Dal lato dell’offerta peraltro, la dimensione locale acquisterà un ruolo “distributivo” che potrà essere qualificato o come mero trasferimento di prodotti altrui o come attività di servizio a valore aggiunto. Il mercato del corporate finance tende ad essere suddiviso in due comparti distinti, vale a dire l’area delle operazioni di finanza – investment banking – che intervengono con differenti modalità sulla struttura del capitale dell’impresa e sui processi di emissione delle passività (venture capital, merger and acqusition, quotazione in borsa, merchant banking) e l’area delle operazioni di finanziamento tradizionale. Il primo comparto assume un profilo di maggiore complessità sia per le competenze che gli intermediari finanziari devono mettere in campo sia per le specifiche che ____________________________________________________________________________________________ 11 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ coinvolgono l’impresa. Ne segue che la dimensione globale diviene ex ante l’ambiente più favorevole per lo sviluppo di operazioni strutturate che consentono, da un lato, agli intermediari finanziari di raggiungere una massa critica sufficiente per costruire e per attirare competenze tecniche, finanziarie, giuridiche e, dall’altro lato, alle imprese di disporre di un ampio ed efficace mercato dei capitali. Al riguardo, occorre ricordare che se, come nel caso italiano dove oltre il 60% delle operazioni di finanza svolte nel Paese interessa intermediari finanziari internazionali avendo ad oggetto aziende almeno di medie dimensioni, lo spiazzamento della dimensione locale tende ad essere una regola del gioco, i rischi di esclusione per le aziende di piccole e medie dimensioni che non possono accedere al mercato globale sono particolarmente elevati. Il secondo comparto rappresenta per larga parte delle banche italiane, ma anche francesi e in parte tedesche, la principale area di investimento. In questo caso, le competenze da mettere in campo sono indubbiamente minori e lo sviluppo dell’operazione assume una valenza in prevalenza locale. Da questo punto di vista, il credito, che soprattutto per le Piccole e Medie Imprese rappresenta uno strumento essenziale di sviluppo, rischia di diventare attività matura e poco remunerativa. Ciò per effetto della riduzione strutturale dei tassi di interesse che rende meno appettibile la concessione di finanziamento e dell’elevato stock in essere di sofferenze bancarie che destabilizza la redditività complessiva della banca. In questo caso, se la dimensione locale è la regola del gioco, sono elevati i rischi di perdita di interesse per il campo di gioco. 6. L’ IMPIEGO DELLA TECNOLOGIA PER AREE DI BUSINESS: IPOTESI NORMATIVE Si è detto che la tecnologia rappresenta per la banca una leva competitiva funzionale alla creazione di valore. Peraltro, come più volte evidenziato, l’applicazione è differenziata in relazione all’area di business. Appare rilevante in questo senso coniugare la visione della dinamica competitiva delle quattro aree di business di riferimento della banca con le modalità d’uso della tecnologia con l’obiettivo di delineare una mappa applicativa di riferimento. Riguardo al mercato del risk management, il dato di fondo è riferito allo sviluppo di attività di dealing “pesante” e alla conseguente distinzione fra banche primarie e secondarie. Ciò conduce allo sviluppo di piattaforme tecnologiche relative a: logiche integrate di asset liability management; trading systems; monitoring dei credit risk spread; sistemi di value at risk; sistemi di financial forecasting. ____________________________________________________________________________________________ 12 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ Ne segue che il management deve intervenire con la leva tecnologica attraverso una strategia prevalentemente di back office. L’efficacia dell’azione strategica è peraltro data dalla capacità di coniugare il modello o strumento tecnologico con il modello manageriale. Con riferimento al mercato dei servizi di pagamento, il vantaggio competitivo è legato allo sviluppo di circuiti di pagamento integrati con la funzione monetaria e contabile del privato o dell’impresa. Ciò significa che la tecnologia deve essere gestita con l’obiettivo di portare a realizzare: una check truncation sostanziale del flusso finanziario e documentale; l’integrazione fra corporate banking interbancario (C.B.I.), contabilità aziendale e tesoreria aziendale; la multi direzionalità per paese e per valuta dei flussi dispositivi; l’integrazione fra disposizione di pagamento e ricorso al finanziamento, per quanto concerne la clientela retail; la vendita della “sicurezza” per transazioni reali, integrate con la logica del portale. Ciò spinge a intervenire con la leva tecnologica attraverso una strategia che dal back office si muova al front office, con l’obiettivo di integrarsi con i processi contabili, finanziari e decisionali del cliente. Con riferimento al mercato dell’asset management, il vantaggio competitivo é legato allo sviluppo di soluzioni di vendita che pongono il cliente all’interno di una relazione fiduciaria professionale. La tecnologia é l’asse di trasmissione della relazione. Peraltro, ciò deve avvenire sulla base di alcuni significativi parametri di valore: trading on line quale soluzione necessaria; il trading on line quale soluzione out of price, in quanto è basato su un processo di integrazione a monte del cliente nei confronti della banca; l’educazione del cliente alla auto segmentazione in funzione del canale; lo sviluppo del pricing per canale; la distribuzione di prodotti informativi “riservati” (report societari, previsioni di mercato, rating gestori). Ciò spinge la banca a intervenire con la leva tecnologica attraverso una strategia di front office per cui, disposta a perdere il cliente per effetto della virtualizzazione del trading, lo riconquista con il valore aggiunto della propria consulenza e della propria cultura delle relazione. Con riferimento infine al me rcato del corporate finance, gli spazi di vitualizzazione sono ridotti per effetto della valenza personalistica del rapporto con l’impresa. La tecnologia, peraltro, ____________________________________________________________________________________________ 13 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ deve agire su: servizi reali informativi on line (credit recovering, informazioni commerciali pregiudizievoli su clienti); servizi reali commerciali (portali per le imprese, networking fra imprese appartenenti a distretti); virtualizzazione dei servizi finanziari ripetitivi (e-factoring); datawherehousing per informazioni di marketing; rating and pricing system. Ciò spinge la banca a intervenire con la leva tecnologica attraverso una strategia di front office e con una di back office, rivolta soprattutto alla funzione di marketing e in parte a quella credito. 7. SINTESI NORMATIVA E CONCLUS IONI La sfida delle applicazioni tecnologiche nell’attività bancaria si pone nello stesso tempo come fattore inevitabile, ossia come vincolo gestionale per il management, e come leva di sviluppo dell’attività e del valore della banca. Se il successo competitivo nelle singole banche, pertanto, sarà legato alla capacità di affrontare i suddetti vincoli, con la logica dell’investimento e del progetto, e di cogliere gli spazi che la tecnologia offre per la costruzione del vantaggio competitivo, occorre delineare alcuni punti fermi e alcune prescrizioni che emergono dalla diagnosi di sistema. In primo luogo, la molteplicità delle aree di business in cui la banca può potenzialmente confrontarsi tende a evidenziare il concetto di tecnologia “dedicata”, vale a dire di tecnologia che si posiziona con riferimento alle specifiche del singolo business. Ciò significa che se la capacità di cogliere tale posizionamento – differente in ciascuna area di attività – rappresenta il pre requisito per affrontare la sfida competitiva, la capacità di creazione di modelli manageriali solidi e coerenti al loro interno costituisce la condizione di successo sostanziale della banca. L’area del credit risk management appare sintomatica in questo senso. In secondo luogo, le applicazioni tecnologiche tendono a evidenziare ed esaltare la contrapposizione fra back office e front office. Nel primo caso, l’impatto applicativo appare in prima battuta rivolto al potenziamento dell’efficienza di processo. Viceversa, nel secondo caso, l’impatto applicativo è orientato ad obiettivi di efficacia. Se tali profili appaiono nel breve periodo non solo del tutto fisiologici ma anche attraenti, ben diverso è il giudizio relativo alle condizioni di sostenibilità nel medio periodo. La realizzazione di processi produttivi efficienti grazie all’uso mirato della tecnologia richiede una forte capacità d’uso delle risorse, finanziarie e soprattutto umane, liberate dal processo ____________________________________________________________________________________________ 14 A.ALBERICI, Strategie bancarie e tecnologie: le ricadute organizzative per aree di business (versione finale) ________________________________________________________________________________________________ stesso e una finalizzazione del processo verso obiettivi espliciti di volume e di redditività. Qualora ciò non si verificasse, la pressione dei costi operativi non reinvestiti e la mancanza di un collegamento a obiettivi di profitto tenderebbe a erodere il vantaggio creato dalla stessa crescita di efficienza. Peraltro, anche il conseguimento della crescita dell’efficacia dell’offerta, collegato a logiche di front office, richiede un pesante intervento sotto il profilo della ricerca dei valori “fondamentali” di successo. In particolare, questi sono legati ai concetti di segmentazione della clientela e di sviluppo di relazioni, non spontanee ma di mercato. Nel primo caso, la capacità di penetrazione e di “livellamento del campo di gioco” della tecnologia moltiplica le opportunità di contatto così come le possibilità di perdita della connessione. La lettura del mercato per raggruppamenti omogenei di cliente rappresenta non solo la leva per “superare” gli avversari, grazie ad una lettura più rivoluzionaria e radicale del sistema clienti, ma soprattutto per cogliere nella varietà del mercato medesimo una fonte di vantaggio competitivo, che è sfruttabile grazie alle potenzialità della tecnologia. Nel secondo caso, la connessione, realizzata con la tecnologia e all’interno di un segmento target, deve essere protetta e preservata per effetto dei contenuti professionali della relazione. Ciò appare tuttavia possibile se la banca stessa muove da una interpretazione delle relazioni di clientela quale “fenomeno spontaneo” ad una visione proattiva e di investimento. In questo senso, l’acquisto o la produzione di competenze professionali distintive e sostanziali rappresenta il passaggio critico che, in prospettiva, tenderà a discriminare le banche fra “vincenti” e “perdenti” a livello di sistema. ____________________________________________________________________________________________ 15 La serie dei Working Papers del Dipartimento di Economia Politica e Aziendale può essere richiesta al seguente indirizzo: Sezione Working Papers - Dipartimento di Economia Politica e Aziendale Università degli Studi di Milano, Via Conservatorio 7 - 20122 Milano - Italy - fax 39-02-50321450 - Email: [email protected]. A partire dal numero 98.01, i working papers sono scaricabili dal sito Internet del dipartimento, all’indirizzo: http://www.economia.unimi.it The Working Paper Series of the Dipartimento di Economia Politica e Aziendale can be requested at the following address: Sezione Working Papers - Dipartimento di Economia Politica e Aziendale - Università degli Studi di Milano, Via Conservatorio 7 - 20122 Milano - Italy - fax 39-0250321450 - Email: [email protected]. From number 98.01, working papers are downloadable from the Internet website of the Department at the following location: http://www.economia.unimi.it Papers già pubblicati/Papers already published 94.01 – D. CHECCHI, La moderazione salariale negli anni 80 in Italia. Alcune ipotesi interpretative basate sul comportamento dei sindacati 94.02 – G. BARBA NAVARETTI, What Determines Intra-Industry Gaps in Technology? A Simple Theoretical Framework for the Analysis of Technological Capabilities in Developing Countries 94.03 – G. MARZI, Production, Prices and Wage-Profit Curves:An Evaluation of the Empirical Results 94.04 – D. CHECCHI, Capital Controls and Conflict of Interests 94.05 – I. VALSECCHI, Job Modelling and Incentive Design: a Preliminary Study 94.06 – M. FLORIO, Cost Benefit Analysis: a Research Agenda 94.07 – A. D’ISANTO, La scissione di società e le altre operazioni straordinarie: natura, presupposti economici e problematiche realizzative 94.08 – G. PIZZUTTO, Esistenza dell’ equilibrio economico generale: approcci alternativi 94.09 – M. FLORIO, Cost Benefit Analysis of Infrastructures in the Context of the EU Regional Policy 94.10 – D. CHECCHI - A. ICHINO - A. RUSTICHINI, Social Mobility and Efficiency - A Re-examination of the Problem of Intergenerational Mobility in Italy 94.11 – D. CHECCHI - G. RAMPA - .L. RAMPA, Fluttuazioni cicliche di medio termine nell’economia italiana del dopoguerra 95.01 – G. BARBA NAVARETTI, Promoting the Strong or Supporting the Weak? Technological Gaps and Segmented Labour Markets in Sub-Saharan African Industry 95.02 – D. CHECCHI, I sistemi di assicurazione contro la disoccupazione: un'analisi comparata 95.03 – I. VALSECCHI, Job Design and Maximum Joint Surplus 95.04 – M. FLORIO, Large Firms, Entrepreneurship and Regional Policy: "Growth Poles" in the Mezzogiorno over Forty Years 95.05 – V. CERASI - S. DALTUNG, The Optimal Size of a Bank: Costs and Benefits of Diversification 95.06 – M. BERTOLDI, Il miracolo economico dei quattro dragoni: mito o realtà? 95.07 – P. CEOLIN, Innovazione tecnologica ed alta velocità ferroviaria: un'analisi 95.08 – G. BOGNETTI, La teoria della finanza a Milano nella seconda metà del Settecento: il pensiero di Pietro Verri 95.09 – M. FLORIO, Tax Neutrality in the King-Fullerton Framework, Investment Externalities, and Growth 95.10 – D. CHECCHI, La mobilità sociale: alcuni problemi interpretativi e alcune misure sul caso italiano 95.11 – G. BRUNELLO - D. CHECCHI , Does Imitation help? Forty Years of Wage Determination in the Italian Private Sector 95.12 – G. PIZZUTTO, La domanda di lavoro in condizioni di incertezza 95.13 – G. BARBA NAVARETTI - A. BIGANO, R&D Inter-firm Agreements in Developing Countries. Where? Why? How? 95.14 – G. BOGNETTI - R. FAZIOLI, Lo sviluppo di una regolazione europea nei grandi servizi pubblici a rete 96.01 – A. SPRANZI, Il ratto dal serraglio di W. A. Mozart. Una lettura non autorizzata 96.02 – G. BARBA NAVARETTI - I. SOLOAGA - W. TAKACS, Bargains Rejected? Developing Country Trade Policy on Used Equipment 96.03 – D. CHECCHI - G. CORNEO, Social Custom and Strategic Effects in Trade Union Membership: Italy 1951-1993 96.04 – V. CERASI, An Empirical Analysis of Banking Concentration 96.05 – M. FLORIO, Il disegno dei servizi pubblici locali dal socialismo municipale alla teoria degli incentivi 96.06 – G. PIZZUTTO, Piecewise Deterministic Markov Processes and Investment Theory under Uncertainty: Preliminary Notes 96.07 – I. 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