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NUMERO 12 In-formando Settembre 2012 A cura di Maria Berretta Editoriale in Vetrina “Per una nuova stagione di legalità” Democrazia Economica “Una legge per la partecipazione dei lavoratori” di Maurizio Petriccioli a cura di Emanuela Di Filippo Previdenza “Il testo unificato dei disegni di legge in materia di deroghe ai nuovi requisiti di accesso al pensionamento: le possibili soluzioni della Commissione lavoro ai problemi aperti” a cura di Angelo Marinelli Fiscalità Locale “Novità addizionale regionale, andamento Imu ed entrate territoriali” a cura di Paola Serra Fisco “L’economia italiana nel contesto internazionale: una sintesi ragionata dei dati diffusi da Banca d’Italia” a cura di Lorenzo Lusignoli La Cassetta degli Attrezzi “Dossier Previdenza” di Valeria Picchio Slides “Debito pubblico” di Angelo Marinelli “Modifiche DL esodati” Formazione “Viaggio studio all’OIL di Torino” a cura di Luca Barilà In Pillole Formazione Sindacale PAGINA 2 NOTIZIARIO DIPENDENTI Editoriale: “Per una nuova stagione di legalità” di Maurizio Petriccioli, Segretario Confederale Cisl Si scrive Legalità e si legge Emergenza Nazionale. Si dice illegalità e si parla di un diffuso relativismo etico e morale che ha provocato e provoca un esteso fenomeno di “devianza del cittadino” di fronte alla legge. Le cronache ogni giorno non ci risparmiano l’immagine di un Paese di “furbi” per i quali l’importante non è osservare o violare la legge, la norma sociale o peggior ancora la norma della coscienza, ma dribblare le conseguenze della violazione che comporta un giudizio e una pena. Il relativismo etico e morale ha determinato una “delocalizzazione della coscienza”, per cui la stessa idea di giustizia viene scollegata dalla legge, dall’imperativo ontologico, e viene modellata sulla alla prassi quotidiana orientata unicamente a ciò che è utile e vantaggioso. Prassi quest’ultima dettata da una sorta di imperativo strumentale. Di legalità se ne sta parlando da decenni. Una data per tutte 1991: in primavera il Ministero dell’Interno organizza una conferenza internazionale su “Cultura della legalità”; autunno la Cei, Conferenza Episcopale Italiana pubblica il documento “Educare alla legalità”. La società italiana si mobilitava per creare un argine all’illegalità. E proprio nel 1992 si registrano due avvenimenti in forte contrapposizione che hanno finito con il caratterizzare la storia italiana dell’ultimo ventennio. Il 17 febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa prende il via la lotta a tangentopoli con l’operazione della magistratura milanese denominata Mani Pulite. La magistratura parte all’assalto del “malaffare politico istituzionale” basato sulla corruzione di politici e funzionari pubblici che dilapidano soldi pubblici. 23 maggio e 19 luglio 1992 la mafia di Totò Reina colpisce al cuore la magistratura palermitana con gli attentati a Falcone e Borsellino. I due avvenimenti rappresentano forse le due facce della stessa medaglia che si chiama illegalità. Il deficit di legalità nel nostro Paese è dunque una condizione storica, umana, nella quale questa nostra società è immersa, anche se non sommersa del tutto: la Corte dei Conti ci viene a dire che il fenomeno della corruzione costa alla collettività nazionale oltre 40 miliardi, circa il 2 per cento del PIL. IN-FORMANDO La magistratura di Palermo continua ad indagare sul connubio mafiapolitica. Nelle scuole si continua a fare educazione alla legalità che viene considerata come funzione regolatrice della vita sociale dei valori della democrazia, come esercizio dei diritti di cittadinanza. Intanto, cresce la società ispirata all’etica della furbizia, del tornaconto, dell’egoismo. Fino ad oggi sembra che la legalità sia stata affrontata con un approccio culturale improntato alle parole del Principe Salina che nel Gattopardo, parlando della rivoluzione garibaldina e dell’annessione della Sicilia all’Italia, affermava: “Bisogna cambiare tutto perché niente deve cambiare”. Abbiamo agito in questi anni su tutti gli elementi della cultura: l’elemento simbolico elaborando riti collettivi contro la corruzione e la criminalità, l’elemento tecnologico con leggi e strutture di giustizia, l’elemento etico proponendo principi e comportamenti virtuosi, l’elemento politico offrendo più autonomia alle realtà locali e territoriali, l’elemento assiologico parlando di valori e presentando testimoni credibili che sono morti per l’ideale della giustizia e della legalità. Tutto questo non è bastato per produrre una diffusa cultura della legalità. E agli occhi degli altri paesi l’Italia viene vista come il Paese dell’illegalità dove l’impunità è una costante diffusa. Allora probabilmente per produrre un reale cambiamento dobbiamo cambiare registro. Dobbiamo cominciare a dire che la micro illegalità, esempio parcheggiare in doppia fila, è altrettanto dannosa quanto la macro illegalità, esempio la corruzione o la criminalità organizzata. La micro illegalità allena le coscienze delle persone alla violazione sistematica della legge civile che regola la convivenza delle persone, limitandone i diritti e atrofizzandone il dovere di reciprocità. Bisogna agire sulla responsabilità morale personale che mai può essere “allentata” dall’irresponsabilità collettiva del “così fan tutti”. Bisogna formare nella persona “una coscienza legale, certa e retta”, che poi corrisponde alla dimensione della coscienza morale dove si incontrano la libertà dell’uomo, che si fonda sulla ragione, e la legge universale e naturale che si fonda sul rispetto e la responsabilità verso il prossimo, o se si vuole sulla regola aurea cristiana “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. Allora bisogna riportare nel giusto alveo le “coscienze delocalizzate” che giudicano il male non male, e il bene non bene. PAGINA 3 PAGINA 4 NOTIZIARIO DIPENDENTI Solo così possiamo iniziare quel lungo processo di “bonifica della società italiana” dall’inquinamento della illegalità. Infatti oltre a formare e sviluppare una coscienza personale e necessario costruire una rinnovata coscienza collettiva che tenda ad arginare il crescente fenomeno dell’illegalità in questa direzione si muove la Cisl attraverso l’animazione di reti che operano nella società civile. La promozione di un progetto culturale di nuovo “incivilimento” passa necessariamente dall’attivazione di sinergie e mondi vitali che aiutino a promuovere una nuova “stagione di legalità”. IN-FORMANDO “Una legge per la partecipazione dei lavoratori” di Emanuela Di Filippo La legge di sostegno alla partecipazione dei lavoratori non nasce come testo normativo autonomo ma come sostanziale emendamento inserito dai Senatori T. Treu ( PD) e M. Castro (PdL) nel quadro ben più ampio e complesso della legge n.92/2012 “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”. Una circostanza che testimonia l’impegno e la sensibilità del Parlamento sul tema e, al tempo stesso, riflette una lunga storia di elaborazioni, proposte, dibattiti maturati nelle Commissioni Parlamentari delle ultime Legislature per giungere a un testo condiviso. Tentativi, come sappiamo, allora, senza esito. Nell’Art.4 ( commi 62 e 63) della nuova legge confluiscono, quindi, elementi essenziali delle elaborazioni pregresse prodotte da esponenti del PD e del PdL. Il testo “ bipartisan” delega il Governo ad adottare, entro nove mesi dall’entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi finalizzati a favorire forme di “coinvolgimento dei lavoratori nell’impresa”, coinvolgimento che diventa effettivo attraverso la successiva stipulazione, in sede aziendale, di contratti collettivi ma anche individuali in relazione agli specifici strumenti partecipativi oggetto di pattuizione . Ne scaturisce un quadro ampio e articolato di strumenti di partecipazione e di democrazia economica. I punti di maggior rilievo sono riconducibili agli obblighi di informazione e consultazione; agli organismi bilaterali; alla partecipazione negli organismi di sorveglianza; alla partecipazione agli utili e al capitale d’impresa. Gli obblighi d’informazione e consultazione (Art 4, comma 62, lettera a) fanno esplicito riferimento alla negoziazione e ai livelli minimi fissati dal decreto legislativo di trasposizione della Direttiva Comunitaria 2002/14. Ricordiamo che la Direttiva, e quindi la norma di trasposizione, fornisce una definizione dettagliata di cosa si debba intendere per informazione e consultazione precisandone anche le procedure di attuazione. Sono definizione e procedure molto più ampie e pervasive rispetto alle prassi vigenti nel nostro sistema di relazioni industriali. La norma era esplicitamente prevista nel Disegno di Legge Treu. PAGINA 5 PAGINA 6 NOTIZIARIO DIPENDENTI Viene poi valorizzato il ruolo degli organismi congiunti, paritetici o comunque misti. Possono assolvere compiti di verifica sull’applicazione e sugli esiti di piani o decisioni concordate (comma 62 lettera b) ma possono anche essere dotati di competenze di controllo su aspetti inerenti l’organizzazione della produzione (forme di remunerazione collegate al risultato, salute e sicurezza dei lavoratori, organizzazione del lavoro, formazione professionale, pari opportunità); welfare aziendale (servizi sociali destinati ai lavoratori e famiglie); materie attinenti la responsabilità sociale dell’impresa (vedi la lett.c). Entrambe le formule erano già previste nel disegno di Legge Castro. La valorizzazione della bilateralità aziendale è obiettivo ampiamente condivisibile. E’ però evidente che un eventuale organismo bilaterale sulla retribuzione accessoria non può che avere compiti di analisi e documentazione dato che la negoziazione sulla retribuzione accessoria resta una specifica prerogativa della contrattazione aziendale. Accanto, poi, alla bilateralità legata all’organizzazione della produzione e al welfare aziendale vanno valorizzati gli organismi bilaterali che ampliano le conoscenze sulle materie proprie dello sviluppo tecnologico e produttivo delle aziende e di verifica di piani o decisioni assunte (bilateralità di “governance”). La partecipazione negli organi societari è tema di rilievo presente nella nuova norma come diritto di partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori negli organi di controllo. Si afferma, infatti, (lett. f) che i rappresentanti dei lavoratori possono essere presenti nei “Consigli di Sorveglianza”, come membri a pieno titolo, nelle SpA o nelle società che abbiano assunto la forma giuridica di Società Europea, e nelle quali lo statuto preveda che l’amministrazione e il controllo sono esercitati da un Consiglio di Gestione e da un Consiglio di Sorveglianza. Le società devono occupare complessivamente più di trecento lavoratori. Tale diritto viene poi esteso prevedendo che (lett. d), anche nelle altre fattispecie di società commerciali, i rappresentanti dei lavoratori possano aver un diritto di controllo sull’andamento o su determinate scelte di gestione aziendale mediante la partecipazione in organi di sorveglianza. La partecipazione dei lavoratori negli organi societari è la forma di coinvolgimento di maggior rilievo prevista nel DdL Treu ed è questo, del resto, l’elemento di massima differenziazione di tutto il nostro sistema di relazioni industriali rispetto ai modelli presenti nei paesi del Centro e Nord Europa. La nuova legge, prendendo a riferimento le disposizioni contenute nelle norme di trasposizione della Direttiva sullo Statuto di Società Europa, assume questa nuova forma di partecipazione. IN-FORMANDO Un obiettivo fortemente sostenuto dalla Cisl considerando che le poche applicazioni che si sono avute, in Italia, del “modello duale” (consiglio di gestione e consiglio di sorveglianza), in occasione di processi di fusione tra grandi Istituti di Credito, hanno privilegiato gli assetti di potere esistenti al momento della fusione e non si sono mai tradotti in momenti di innovazione e democratizzazione della “governance” aziendale. E’ importante, poi, che il principio della partecipazione in organismi di sorveglianza sia proposto anche per le altre fattispecie di società commerciali sprovviste di un apposito Consiglio di Sorveglianza. Nel DdL Treu tale organismo è rappresentato da un Comitato Consultivo, composto da rappresentanti dei lavoratori, che riceve informazioni obbligatorie e periodiche dall’organo amministrativo delle società sulla situazione economica e produttiva delle società stesse. Su tali comunicazioni il comitato consultivo esprime parere preventivo e non vincolante. La partecipazione finanziaria è prevista attraverso una duplice modalità. Come partecipazione dei lavoratori dipendenti agli utili o al capitale di impresa anche in relazione all’attuazione e al risultato di determinati piani industriali (lett. e) e con conseguente accesso dei rappresentanti sindacali alle informazioni sull’andamento dei piani medesimi. Oppure come accesso privilegiato dei lavoratori dipendenti al possesso di azioni (lett. g). In questo caso l’elemento di maggior interesse è dato dal fatto che l’azionariato dei dipendenti prevede strutture di rappresentanza collettiva dei dipendenti azionisti. Le strutture collettive possono essere fondazioni, società d’investimento a capitale variabile (SICAV), oppure associazioni dei lavoratori azionisti. L’azionariato dei lavoratori, individuale e collettivo, è già presente nei DdL dei Senatori T. Treu e M. Castro. Il dato di rilievo è che, la nuova legge prevedendo, accanto all’azionariato individuale, l’azionariato collettivo, prefigura anche una pluralità di formule organizzare per l’azionariato dei dipendenti, Fondazioni, SICAV e Associazioni dei dipendenti azionisti. Nella strategia della Cisl l’azionariato collettivo è lo strumento che consente ai dipendenti azionisti di avere diritto di parola nelle sedi della “governance” sociale: l’Assemblea degli azionisti. Quello che, quindi, dovrà essere sempre garantito, al di là delle formule organizzative prescelte, è l’effettiva possibilità per l’insieme dei lavoratori di esprimere un “voto collettivo” nella Assemblea degli azionisti. PAGINA 7 PAGINA 8 NOTIZIARIO DIPENDENTI La disciplina civilistica attuale pone notevoli difficoltà a tale adempimento e questo ostacolo mortifica e penalizza il significato complessivo delle esperienze di azionariato dei dipendenti. La praticabilità e effettività del “voto collettivo” dovrebbe allora essere un punto ben presente nei decreti legislativi attuativi della nuova norma. In conclusione l’attuale testo normativo rappresenta un passo importante per la realizzazione di un quadro normativo di sostegno alla partecipazione dei lavoratori dipendenti nei luoghi di lavoro. E’ un testo che raccoglie l’elaborazione decennale delle Commissioni Parlamentari e, in tale contesto, le elaborazioni della Cisl hanno esercitato una specifica influenza. E quindi importante che il disegno complessivo contenuto nella legge delega si completi con decreti legislativi attuativi che di quella elaborazione tengano conto. Ed è anche importante che le parti sociali esercitino una presenza vigile sull’iniziativa del Governo, dando il loro specifico contributo alla piena realizzazione della legge sulla partecipazione. IN-FORMANDO “Il testo unificato dei disegni di legge in materia di deroghe ai nuovi requisiti di accesso al pensionamento: le possibili soluzioni della Commissione lavoro ai problemi aperti” di Angelo Marinelli Il testo unificato degli emendamenti in materia di requisiti per la fruizione delle deroghe per l’accesso al trattamento pensionistico (DDL Damiano, Dozzo e Paladini) elaborato dal Comitato ristretto è stato adottato all’unanimità dalla Commissione lavoro della Camera dei deputati come disegno di legge da discutere in aula. Il voto contrario di alcune forze politiche ne ha finora impedito la calendarizzazione in aula. Le Segreterie confederali di Cisl, Cgil e Uil hanno censurato tale comportamento, auspicando che in tempi brevi possa essere accelerato l’iter di discussione del disegno di legge, in modo da pervenire ad una nuova proposta che ampli la platea dei lavoratori beneficiari delle deroghe all’applicazione dei nuovi requisiti pensionistici. Molte delle norme contenute nel provvedimento proposto sono “maturate” prima dell’entrata in vigore del decreto legge 95/2012. Pertanto, alcune ipotesi di soluzione dovranno essere coordinate con i criteri di allargamento delle tutele, peraltro solo parziali e riferiti ad un contingente complessivo di 55.000 unità, adottati con il provvedimento sulla “spending review” (decreto legge 95/2012, convertito con modificazioni nella legge 7 agosto 2012 n° 135). Un esempio per tutti: il testo del disegno di legge in esame modifica le norme contenute nel decreto legge 201/2011 relative alle deroghe per i soggetti autorizzati al versamento della contribuzione volontaria, prevedendo la possibilità di accedere al pensionamento con i requisiti previgenti a coloro che abbiano presentato la relativa domanda alla data del 31 gennaio 2012 e a condizione che perfezionino i requisiti utili alla decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2018, mentre il decreto legge 95/2012 ha migliorato la tutela dei soggetti autorizzati ai versamenti volontari prima del 4/12/2011, rientranti nel contingente delle ulteriori 55.000 unità salvaguardate consentendo il perfezionano i requisiti anagrafici e contributivi utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico fra il 24° ed il 36° mese successivo alla data di entrata in vigore del decreto-legge 201/2011 (ovvero maturazione più finestra aperta entro il 6/12/2014). PAGINA 9 PAGINA 10 NOTIZIARIO DIPENDENTI Fra le misure previste dal disegno di legge spicca la proposta di introdurre, in via sperimentale, fino al 31/12/2017, la possibilità per tutti i lavoratori e le lavoratrici di accedere al pensionamento anticipatamente rispetto ai nuovi requisiti vigenti, a condizione che il trattamento pensionistico sia liquidato interamente con il sistema di calcolo contributivo, anche con riferimento all’anzianità contributiva maturata prima del 1° gennaio 1996. La proposta prevede l’accesso al pensionamento, in presenza di un’anzianità contributiva minima di 35 anni, nel biennio 2013 -2015 al compimento di un’età anagrafica pari a 57 anni per le lavoratrici dipendenti, a 58 anni per i lavoratori dipendenti e le lavoratrici autonome e a 59 anni per i lavoratori autonomi; nel biennio 2016 – 2017 al compimento di un’età pari o superiore a 59 anni, per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti e a 60 anni per i lavoratori e le lavoratrici autonome. Le ulteriori novità presenti nel testo riguardano il miglioramento dei termini e delle modalità che danno diritto alla conservazione dei vecchi requisiti, previgenti la riforma Monti – Fornero. In particolare le misure stabiliscono l’ammissione alle deroghe dei lavoratori destinatari degli accordi collettivi di mobilità e di gestione delle eccedenze occupazionali siglati entro il 31/12/2011 (superando, dunque, l’attuale criterio che include nella tutela i soli accordi siglati entro il 4/12/2011). Per i lavoratori collocati in mobilità ordinaria la possibilità di accedere al pensionamento con i vecchi requisiti è salvaguardata fino a 24 mesi dalla fine del periodo di fruizione dell’indennità di mobilità di cui all’articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223, a prescindere dalla data di conclusione della procedura di mobilità avviata sulla base degli accordi sindacali e dalla data di effettivo collocamento in mobilità, eventualmente preceduto da un periodo di fruizione di cassa integrazione guadagni. In sostanza, i lavoratori potrebbero accedere al pensionamento perfezionando i requisiti pensionistici previgenti la riforma entro 24 mesi dopo la fine della fruizione dell’indennità di mobilità (la cui durata, ovviamente, varia in funzione dell’età e del luogo di operatività delle aziende di dipendenza). Vengono, inoltre, riconosciute le deroghe anche ai lavoratori destinatari di accordi per la gestione delle eccedenze occupazionali con utilizzo di ammortizzatori sociali stipulati entro il 31 dicembre 2011, anche in sede non governativa. IN-FORMANDO PAGINA 11 Migliorerebbe pure la situazione dei lavoratori “esodati” in senso stretto, ovvero di coloro che abbiano cessato l’attività lavorativa entro il 31 dicembre 2011 per risoluzione unilaterale da parte del datore di lavoro o in conseguenza di fallimento dell'impresa o in ragione di accordi individuali sottoscritti entro il 31 dicembre 2011 o in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati, a condizione che questi lavoratori maturino i requisiti per il diritto di accesso al pensionamento, secondo la previgente normativa, entro 24 mesi dalla entrata in vigore del Decreto legge 6 dicembre 2011, n° 201, quindi entro il 6 dicembre 2012. La novità consentirebbe di includere fra i soggetti salvaguardati tutti coloro che entro il 6/12/2013 maturino il diritto ma non la decorrenza del trattamento pensionistico. Anche in questo caso il beneficio non risulterebbe più condizionato alla mancata ripresa dell’attività lavorativa (ammissibile in via temporanea) dopo la sottoscrizione degli accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo. Inoltre, i vecchi requisiti per l’accesso al pensionamento continuerebbero ad applicarsi ai lavoratori titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore di cui all'articolo 2, comma 28, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 alla data del 31 dicembre 2011 o per i quali non siano ancora trascorsi 24 mesi dal termine del periodo di fruizione della predetta prestazione straordinaria. Più problematico appare il riferimento all'articolo 6, comma 2-ter, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14 per i lavoratori non ancora titolari di prestazione straordinaria al 31/12/2011 ma destinatari di accordi collettivi siglati entro la stessa data. Infatti, in tale previsione, che disciplina le deroghe per i lavoratori firmatari di accordi di incentivo all’esodo, si stabilisce anche (nella nuova formulazione modificata dal disegno di legge in esame) che il lavoratore debba maturare il diritto all’accesso al pensionamento entro un periodo non superiore a 24 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 201 del 2011, ovvero entro il 6/12/2013. Tuttavia, si specifica per questi lavoratori la possibilità di utilizzare la facoltà di accedere al pensionamento anticipatamente con il ricalcolo contributivo dell’intera carriera lavorativa. Infine, vengono ampliate le deroghe per i soggetti autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione a condizione che abbiano presentato la relativa domanda alla data del 31 gennaio 2012 e che perfezionino i requisiti utili alla decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2018. PAGINA 12 NOTIZIARIO DIPENDENTI Rispetto alla situazione vigente tali soggetti conserverebbero il diritto di accesso al pensionamento con i vecchi requisiti anche nel caso abbiano effettuato attività lavorativa successivamente all’autorizzazione alla prosecuzione volontaria della contribuzione. Da notare che il testo del provvedimento propone anche per i lavoratori pubblici la possibilità di accesso al pensionamento a 64 anni nel caso in cui, in base ai requisiti previgenti, avrebbero maturato entro il 31 dicembre 2012 i requisiti per il diritto di accesso al pensionamento (con un'anzianità minima di 35 anni). Analoga estensione della tutela finora vigente solo per le lavoratrici del settore privato viene proposta per le lavoratrici pubbliche consentendo il pensionamento di vecchiaia ad un'età' anagrafica non inferiore a 64 anni a condizione che maturino entro il 31 dicembre 2012 un'anzianità contributiva di almeno 20 ed un'età di 60 anni. Le soluzioni individuate nel disegno di legge consentono di ampliare in molti casi le situazioni salvaguardate ma l’affastellamento normativo, frutto di interventi successivi realizzati assumendo criteri diversi, richiede di rivedere l’intera materia al fine di determinare ulteriori incertezze applicative e disparità di trattamento fra lavoratori che usufruiscono delle deroghe in tempi diversi. IN-FORMANDO PAGINA 13 Scheda di lettura delle ipotesi di modifica alle deroghe per l’accesso al pensionamento con i requisiti previgenti la riforma Monti – Fornero, a confronto con la normativa attuale per alcune tipologie di soggetti tutelati Tipologia beneficiari delle deroghe all’applicazione dei nuovi requisiti pensionistici Lavoratori in mobilità o destinatari di accordi di gestione delle eccedenze occupazionali (Cigs, ecc.) Normativa attuale lavoratori salvaguardati dall’applicazione dei nuovi requisiti Ipotesi testo unificato degli emendamenti approvato dalla Commissione lavoro della Camera dei deputati Destinatari di accordi di mobilità ordinaria stipulati entro il 4/12/2011, a condizione che la maturazione dei requisiti avvenga entro il periodo di fruizione della mobilità con cessazione dell’attività entro la stessa data, e destinatari di accordi di mobilità lunga stipulati prima del 4/12/2011 con cessazione dell’attività in pari data, in entrambi i casi la fruizione della mobilità è verificata alla data del 24-72012 (29.050 lavoratori in mobilità ordinaria e lunga); Lavoratori destinatari di accordi collettivi di gestione delle eccedenze occupazionali mediante l’utilizzo di ammortizzatori sociali, stipulati in sede governativa entro il 31/12/2011 e collocati in mobilità ordinaria o lunga prima o dopo tale data (considerati all’interno dell’ulteriore contingente di 55.000 unità salvaguardate, sulla base del decreto legge 95/2012), purché maturino i requisiti entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità. La tutela copre i lavoratori collocati in mobilità sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 31 dicembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro ventiquattro mesi dalla fine del periodo di fruizione dell’indennità di mobilità, a prescindere dalla data di conclusione della procedura di mobilità e della data di effettivo collocamento in mobilità, che può essere preceduto anche da un periodo di fruizione di cassa integrazione guadagni. Sono validi anche gli accordi di gestione delle eccedenze occupazionali non stipulati in sede governativa. PAGINA 14 Autorizzati alla contribuzione volontaria Soggetti firmatari di accordi individuali o beneficiari di accordi collettivi di incentivo all’esodo NOTIZIARIO DIPENDENTI Soggetti autorizzati al versamento della contribuzione volontaria in data antecedente al 4/12/2011, a condizione che: esista almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile al 6/12/2011; la decorrenza del trattamento avvenga entro 24 mesi dal 6/12/2011 (cioè entro il 6/12/2013) non vi sia mai stata ripresa dell’attività lavorativa dopo l’autorizzazione alla contribuzione volontaria. La platea è stata ulteriormente allargata, con riferimento ai soggetti rientranti nel contingente delle ulteriori 55.000 unità salvaguardate, a coloro che matureranno la decorrenza del trattamento fra il 24° e il 36° mese dalla entrata in vigore del decreto legge 201/2011 (cioè entro il 6/12/2014). - 6.890 lavoratori che abbiano risolto il rapporto di lavoro entro il 31/12/2011, a seguito di accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo e a condizione che la decorrenza della pensione, sulla base dei requisiti previgenti, avvenga entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del Decreto legge 201/2011 (entro il 6/12/2013); - Ulteriori unità salvaguardate, nei limiti del contingente complessivo di 55.000 unità, il cui trattamento pensionistico decorre fra il 24° e il 36° mese dall’entrata in vigore del Decreto legge 201/2011 (entro il 6/12/2014; Le deroghe si applicano ai lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione che abbiano presentato la relativa domanda alla data del 31 gennaio 2012, a condizione che perfezionino i requisiti utili alla decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2018. successivamente all’autorizzazione alla prosecuzione volontaria della contribuzione è consentito lo svolgimento dell’attività lavorativa. Non rileva più l’eventuale mancato versamento, alla data di entrata in vigore del presente decreto, di almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile. - - La tutela viene allargata ai lavoratori il cui rapporto di lavoro si risolva unilateralmente o in conseguenza di fallimento dell'impresa o in ragione di accordi individuali sottoscritti entro il 31 dicembre 2011 o in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati, anch’essi entro il 31 dicembre 2011 (quindi sono inclusi nella tutela anche i lavoratori cessati successivamente al 31/12/2011, a condizione che gli accordi con data certa siano stati stipulati entro la medesima data). Il diritto di accesso al pensionamento con i requisiti previgenti deve maturare entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto. IN-FORMANDO Titolari di prestazioni a carico dei fondi di solidarietà di settore PAGINA 15 - A condizione, in ogni caso, che il lavoratore, successivamente alla risoluzione del rapporto di lavoro, non abbia intrapreso una nuova attività lavorativa. - La conservazione dei requisiti previgenti è salvaguardata anche in caso di eventuale prestazione di altra attività lavorativa di natura temporanea dopo la sottoscrizione degli accordi individuali o la stipulazione degli accordi collettivi di incentivo all’esodo - 17.710 lavoratori già titolari di assegno di prestazione straordinaria a carico dei fondi alla data del 4/12/2011 o divenuti titolari successivamente sulla base di accordi collettivi stipulati entro la stessa data (a condizione che rimangano a carico dei fondi fino al 62° anno; Ulteriori 1.600 lavoratori che, alla data del 4 dicembre 2011, non erano titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà ma per i quali il diritto all’accesso ai predetti fondi era previsto da accordi stipulati alla suddetta data e ferma restando la permanenza nel fondo fino al 62° anno di età. - La tutela riguarda: i lavoratori che alla data del 31 dicembre 2011 sono prestazione titolari di straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore o per i quali non siano trascorsi 24 mesi dal termine del periodo di fruizione della predetta prestazione straordinaria i lavoratori per i quali il diritto di accesso ai fondi per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 31/12/2011, ferma restando la maturazione del diritto di accesso al pensionamento entro 24 mesi dal 6/12/2011 (entro il 6/12/2013). Si specifica la facoltà di accedere al trattamento pensionistico con nuovi requisiti anticipati, a condizione che si accetti il ricalcolo con il metodo contributivo dell’intera carriera lavorativa. - Lavoratori in esonero dal servizio di cui all'articolo 72, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 - Lavoratori con provvedimento di concessione di esonero dal servizio emanato prima del 4 dicembre 2011 - - - Lavoratori con provvedimento di concessione di esonero dal servizio emanato prima del 31 dicembre 2011 PAGINA 16 NOTIZIARIO DIPENDENTI Ipotesi nuovi requisiti per la facoltà di accesso al pensionamento (DDL Damiano, Dozzo e Paladini) con trattamento pensionistico interamente liquidato con il sistema di calcolo contributivo (anche con riferimento all’anzianità contributiva maturata prima del 1° gennaio 1996). Dal 1/01/2013 al 31/12/2015 Dal 1/01/2016 al 31/12/2017 Lavoratori dipendenti 58 anni e 35 cbt 59 anni e 35 cbt Lavoratrici dipendenti 57 anni e 35 cbt 59 anni e 35 cbt Lavoratori autonomi 59 anni e 35 cbt 60 anni e 35 cbt Lavoratrici autonome 58 anni e 35 cbt 60 anni e 35 cbt IN-FORMANDO PAGINA 17 “Novità addizionale regionale, andamento Imu, entrate territoriali” di Paola Serra Addizionale regionale si anticipa. Come è già accaduto più volte nei provvedimenti legislativi varati nell’ultimo anno, le norme di fisco locale sono state anticipate rispetto a quanto stabilito nei decreti legislativi attuativi del federalismo fiscale e in un caso è stata resa addirittura retroattiva. La legge 135/12 (la Spending review) ha stabilito che le Regioni interessate da piani di rientro dal deficit sanitario, possano con una loro legge stabilire l’anticipo al 2013 dell’incremento dell’aliquota dell’addizionale regionale fissata nel decreto attuativo del federalismo regionale. In particolare, il D.lgs 68/11 stabiliva che dal 2014 le regioni potessero aumentare l’aliquota di base al massimo dell’1,1%; tale facoltà viene concessa anticipatamente al 2013 ma solo in alcuni casi. Nel Dl 201/11 (SalvaItalia) l’aliquota di base era stata incrementa dello 0,33% (passando da 0,9% a 1,23%) retroattivamente al primo gennaio 2011. L’ulteriore anticipo, quindi, si andrebbe a sommare agli aumenti già stabiliti. Le regioni che dovessero avvalersi di questa opportunità aggiuntiva di manovrare la leva fiscale, passerebbero ad un’aliquota di base del 2,33% con la possibilità di arrivare fino ad un massimo del 2,83% (l’aliquota infatti può variare dello 0,5%). Per un reddito di 15mila euro questo significherebbe passare da 184 a 349 euro annui: a fronte di un raddoppio dell’aliquota corrispondentemente cresce il debito fiscale. Inoltre, nel caso di mancato rispetto del piano di rientro resterebbe invariata l’extraliquota dello 0,3% portando l’aliquota base al 2,63% La maggiorazione dell’addizionale regionale stabilita nel Dl 201/11 sta determinando entrate in linea con quanto preventivato nella relazione tecnica. Secondo il Bollettino delle Entrate tributarie, nei primi sette mesi del 2012 gli incassi sono cresciuti di quasi il 26% (+1,1 miliardi euro) rispetto allo stesso periodo del 2011; queste risorse, però, non affluiscono alle casse regionali perché contemporaneamente vengono ridotte di un pari importo le risorse trasferite dallo Stato. PAGINA 18 NOTIZIARIO DIPENDENTI Analogo meccanismo di trasferimento delle risorse raccolte a livello locale e trasferite nelle casse statali, è stato utilizzato per una quota del gettito Imu. Le entrate fiscali complessive, infatti, fanno registrare un andamento molto dinamico con l’apporto consistente della prima rata dell’Imu che ha portato 3,9 miliardi di euro di incassi. Il Ministero dell’Economia definisce in “sostenuta crescita” le entrate territoriali complessive: + 7,2% rispetto ai primi sette mesi del 2011 (+1,4 miliardi euro) per un totale di quasi 21,4 miliardi di euro, che vedono anche il contributo dell’addizionale comunale (+10% pari a 145 milioni di euro nei primi sette mesi). Sindaci e Governatori, quindi, hanno utilizzato largamente la facoltà di manovrare la leva fiscale a fronte di regole più severe del patto di stabilità che hanno ridotto le risorse a loro disposizione. L’attuazione del federalismo fiscale si sta traducendo in un aggravio dell’imposizione fiscale a livello locale senza che corrispondentemente vengano alleggerite le imposte statali. IN-FORMANDO PAGINA 19 “L’economia italiana nel contesto internazionale: una sintesi ragionata dei dati diffusi da Banca d’Italia” di Lorenzo Lusignoli Premessa L’economia Europea sta attraversando un periodo di recessione che è unico nel panorama mondiale ma che, dato il peso che questa ha all’interno dello scenario internazionale, finisce per determinare un freno anche allo sviluppo delle economie extraeuropee. Il riacutizzarsi della crisi sui mercati finanziari, con il recente forte aumento degli spread per alcuni paesi mediterranei (tra i quali l’Italia) e l’andamento negativo dei principali indici di borsa, è sicuramente in buona parte dovuto all’azione degli speculatori ma, come si vedrà, non è certo indipendente dalle dinamiche economiche di fondo e dalle politiche fiscali attuate nell’ultimo anno. Nel prosieguo s’intende fornire alcuni elementi utili a conoscere l’andamento e a ragionare sulle cause dei principali problemi economici che attraversano il nostro continente, attraverso una lettura ragionata dei dati contenuti nel Bollettino Economico della Banca d’Italia presentato a luglio scorso (n. 69), che saranno integrati con alcuni recenti dati statistici pubblicati da Istat, Fmi e Ocse. L’economia internazionale Le previsioni sul Pil mondiale del Fondo Monetario Internazionale danno indicazioni precise: ci sarà un rallentamento della crescita nel 2012 (dal 3,9% del 2011 al 3,5%) imputabile esclusivamente all’Europa. Tra i paesi avanzati l’area dell’Euro è prevista in contrazione (-0,3%), in controtendenza rispetto al recupero pur modesto segnato nel 2011 (1,5%), ristagna il Regno Unito (0,2%), mentre sia il Giappone (2,4%) che gli USA (2,0%) mostrano visibili segnali di ripresa1. Anche i paesi emergenti (Brasile, Cina, India e Russia) mostrano qualche segno di rallentamento rispetto allo corso anno ma la loro media si mantiene su livelli assai elevati (5,6%). Complessivamente si riduce la crescita del commercio mondiale, che passa dal 5,9% del 2011 a 3,8% nel 2012, perché il rinvigorimento dei flussi commerciali legato all’Asia e al Nord America è rimasto limitato al primo trimestre. 1 Tali previsioni sono state sostanzialmente confermate dall’Ocse ad inizio settembre, a meno di piccole variazioni decimali (cfr. An Interim Economic Assessment, Oecd, settembre 2012). PAGINA 20 NOTIZIARIO DIPENDENTI Le previsioni risultano migliori per il 2013, anche se dovrebbe permanere la debolezza dell’area euro. I due fattori principali di rischio indicati per la crescita futura risulterebbero essere: le crisi dei debiti sovrani in alcuni paesi europei, in assenza di un rafforzamento dell’architettura istituzionale della UE, e il forte deficit di bilancio accumulato negli USA, che potrebbe precludere ad una forte stretta di bilancio. L’inflazione si è ridotta sia a causa delle debolezze del ciclo economico sia a causa della flessione dei prezzi delle materie prime, in particolare del petrolio. La necessità di fornire un impulso monetario alla crescita e la discesa dell’inflazione hanno dato lo spunto ai paesi avanzati per effettuare politiche monetarie più espansive. La BCE, la Fed e le Banche centrali di Giappone e Inghilterra hanno agito in tal senso, così come quelle dei principali paesi emergenti. La Bce2, in particolare, dopo i grandi interventi espansivi a seguito della crisi del 2008-2009 (dal settembre 2008 al maggio 2009 il tasso di sconto era passato dal 4,25% all’1%) aveva tenuto una posizione attendista per tutto il 2010 e per i primo trimestre del 2011, mantenendo invariato il tasso principale all’1%. Ad Aprile e a Luglio 2011 era poi intervenuta addirittura due volte per aumentare i tassi complessivamente dello 0,5%, adottando dunque una politica restrittiva. Tuttavia dopo la nomina di Draghi a governatore la politica monetaria ha cambiato nuovamente corso ed è tornata ad essere espansiva: con 3 successivi interventi (dal novembre 2011 al luglio 2012) il tasso principale è sceso dall’1,5% allo 0,75%. L’attività economica ristagna nell’area dell’euro, dove ad un modesto incremento del Pil tedesco del primo trimestre (0,5%) si contrappone una diminuzione di quello spagnolo (-0,3%) e Italiano (-0,8%), mentre registra una sostanziale invarianza quello francese. Nel secondo trimestre permane la debolezza dell’attività economica e sia gli indicatori elaborati dalla Banca d’Italia che le valutazioni degli esperti dell’Eurosistema sono concordi nel prevedere una dinamica negativa del Pil dell’intera area nel 2012. Anche all’interno di quest’area si conferma il raffreddamento dell’inflazione legato prevalentemente al contenimento dei prezzi dei prodotti energetici. La crescita della liquidità è stata molto bassa nel primo semestre e sia il credito alle imprese che quello alle famiglie non hanno fatto riscontrare aumenti di rilievo. 2 Le tappe della politica monetaria europea sono tratte dai Bollettini mensili della Bce. IN-FORMANDO PAGINA 21 Anche per questi andamenti le scelte del Consiglio direttivo della Bce di fine giugno sono state orientate ad ampliare l’accesso alla liquidità tramite un abbassamento dei tassi di sconto. I mercati finanziari hanno fatto registrare nel secondo trimestre del 2012 una forte avversione verso le attività più rischiose ed un aumento della volatilità sul comparto dei titoli di Stato, soprattutto nell’area dell’euro, determinando sensibili variazioni degli spread sui titoli decennali (aumentati sensibilmente in Grecia, Spagna e Italia). Si ritiene che tra le cause principali vi siano l’instabilità politica in Grecia e la crisi del sistema bancario spagnolo. Anche i principali indici azionari hanno fatto registrare complessivamente una flessione a partire dalla fine di marzo, mentre si sono ridotti gli afflussi di capitale dai paesi emergenti. Allo scopo di ridare fiducia ai mercati, contenere gli spread sui tassi d’interesse e recuperare uno spazio adeguato per la politica monetaria, il Board della Bce riunitosi il 6 settembre ha approvato con ampia maggioranza (solo la Bundesbank si è opposta) il piano Draghi, che prevede la possibilità per la Banca Centrale di effettuare acquisti illimitati dei titoli dei paesi sovrani sui mercati secondari3. Si tratta di una decisione senza precedenti che preclude ad un maggiore interventismo della Bce, ne aumenta i poteri in termini di politica monetaria mantenendone tuttavia il coordinamento con le politiche fiscali adottate dai singoli governi. L’acquisto dei titoli sarà infatti subordinato al mantenimento degli impegni presi dai governi relativi alla riforme e agli equilibri di finanza pubblica. Il nuovo indirizzo di politica monetaria non prevede comunque un aumento della quantità di moneta in circolazione, poiché quella immessa con l’acquisto dei titoli verrà sterilizzata ovvero compensata da una corrispondente riduzione della moneta già in circolazione da parte della Bce. Infine, il cambio euro-dollaro nell’ultimo trimestre si è sensibilmente indebolito (-9%) pur rimanendo ben al di sopra della parità, mentre il cambio euro-yen ha mostrato un indebolimento ancora più forte (-12%). 3 L’effetto positivo sugli spread in realtà è solo indiretto, poiché la possibilità di acquisto dei titoli è riservata a quelli di breve e medio termine (con scadenza fino a tre anni), mentre gli spread si riferiscono ai titoli a lungo termine (scadenza a dieci anni). PAGINA 22 NOTIZIARIO DIPENDENTI L’economia italiana La flessione del Pil nel primo trimestre (-0,8%) è da imputare sia alla variazione dei consumi (-0,6%) che alla variazione degli investimenti (-3,6%), mentre gli scambi commerciali con l’estero hanno fornito un contributo positivo (le esportazioni sono calate poco a fronte di un grande calo delle importazioni). Le stime effettuate dalla Banca d’Italia prevedono un calo della produzione industriale e del Pil (-0,5%) anche nel secondo trimestre, dovuto solo in piccola parte (un decimo di punto) al terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna. In realtà gli ultimi dati Istat di settembre rilevano per lo stesso trimestre un calo superiore (-0,8%) con una riduzione congiunturale di valore aggiunto in tutti e tre i comparti dell’attività economica (agricoltura, industria e servizi). Rispetto allo scorso anno il calo del Pil risulterebbe del 2,6%. Anche i dati negativi sulla produzione industriale sono tutt’altro che incoraggianti: un ulteriore calo a luglio dello 0,2% rispetto al dato già negativo di giugno, che porta la contrazione su base annua al -7,3%. Le previsioni più recenti per l’intero 2012 non sono certo migliori: l’OCSE stima un calo del Pil pari al 2,4%, rivedendo sensibilmente al ribasso le stime già preoccupanti effettuate a luglio scorso (che indicavano un calo dell’1,7%.). L’andamento del Pil italiano sarebbe il peggiore tra i paesi G7 ed uno dei peggiori all’interno dell’Europa. L’inflazione si mantiene stabile intorno al 3% sostenuta (circa per l’1%) dall’aumento delle imposte indirette. Sul fronte delle imprese, al sensibile decremento degli investimenti nel primo trimestre, legato ai mancati acquisti per i beni di trasporto (-12,5%) e alla crisi del mercato immobiliare (-19,6% di compravendite), si aggiunge il deterioramento delle condizioni per investire per la metà delle imprese nel secondo trimestre. Le aspettative delle imprese continuano ad essere negative nonostante i miglioramenti di competitività sui mercati internazionali dovuti al deprezzamento dell’euro in concomitanza con una sostanziale invarianza del costo del lavoro per unità di prodotto. Il clima di fiducia dei consumatori è sceso a livelli minimi, mentre la diminuzione del reddito disponibile (-1%) e le difficoltà sul mercato del lavoro (disoccupazione in aumento, forte ricorso alla cassa integrazione ecc.) determinano una contrazione della spesa delle famiglie, i cui consumi sono scesi sia nel primo (-1%) che nel secondo trimestre. Per contro si è ridotto l’indebitamento delle famiglie che si è attestato intorno al 65%. IN-FORMANDO PAGINA 23 Con particolare riguardo al mercato del lavoro, nel primo trimestre l’occupazione è diminuita dello 0,4% mentre il tasso di disoccupazione è aumentato dal 8,6% al 10,9%, anche per via di un sensibile aumento dell’offerta di lavoro. Le indagini congiunturali segnalano per il prossimo futuro ulteriori criticità nel mercato del lavoro, con ripercussioni negative su occupazione e cassa integrazione guadagni. Da sottolineare inoltre che le retribuzioni sono diminuite in termini reali, nonostante le retribuzioni di fatto abbiano mostrato aumenti mediamente superiori a quelle contrattuali, a causa della crescita dei prezzi al consumo. La Banca d’Italia prevede che le retribuzioni in termini reali continueranno a ridursi nel biennio 2012-2013. Varia anche la composizione degli occupati con la quota di dipendenti a tempo indeterminato che scende dal 74,6% al 72,9%. I flussi di commercio con l’estero sono diminuiti ma il deficit di conto corrente (-13,6 miliardi) si è ridotto perché la diminuzione delle importazioni è stata superiore a quella delle esportazioni. Nonostante la riduzione dei prezzi alla produzione, l’inflazione si è mantenuta al di sopra del 3% prevalentemente a causa delle misure d’incremento delle imposte indirette prese nell’estate 2011 (aumento dell’aliquota ordinaria Iva dal 20 al 21% e incremento delle accise sui carburanti). Il secondo trimestre dell’anno ha fatto registrare un significativo rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato per le ragioni già accennate: lo spread sui Btp è aumentato fino a 480 punti base. Il declassamento di Moody’s relativo al credito sovrano è andato di pari passo con un calo dell’indice di borsa che nei primi sei mesi è stato pari al 13%, prevalentemente trascinato al ribasso dai comparti bancari e assicurativi. Le previsioni elaborate dalla Banca d’Italia si basano sull’ipotesi che il nostro spread rispetto ai titoli tedeschi si mantenga sui valori inferiori ai 500 punti base e che il credito a famiglie e imprese riparta anche se gradualmente: il Pil scenderebbe del 2% nel 2012 e dello 0,2% nel 2013 a fronte di un inflazione (IPCA) che si manterrebbe al 3% nel primo anno per poi calare all’1,8% nel secondo. I consumi continuerebbero a segnare il passo, mentre resterebbe positiva la componente delle esportazioni, forte soprattutto nel 2013. L’andamento dell’inflazione dovrebbe riflettere almeno in parte la rimodulazione delle aliquote Iva prevista dal recente decreto sulla spending review (con lo slittamento al 2013 dell’aumento originariamente previsto per il prossimo ottobre). PAGINA 24 NOTIZIARIO DIPENDENTI Interessante il confronto con le stime del bollettino economico del 2011 che prevedevano una crescita del Pil nel 2012 dell’1,1%. Le componenti negative che nelle nuove previsioni starebbero alla base della riduzione del Pil del 2% sarebbero: l’aumento degli spread (-0,4%), le restrizioni al credito (-0,6%), le manovre di finanza pubblica (-1%), il rallentamento economia mondiale (-0,5%), il calo di fiducia nelle famiglie (-0,5%), una componente residuale (-0,1%). Si prevede, infine, un ulteriore aumento della disoccupazione che dovrebbe situarsi nel 2013 al di sopra dell’11%, mentre l’indebitamento netto dovrebbe quest’anno scendere al di sotto del 3%, rispettando i vincoli europei, grazie al forte avanzo primario. Brevi considerazioni Come abbiamo visto, il quadro dell’economia italiana è tutt’altro che roseo ma si colloca pienamente all’interno del più vasto panorama dell’area dell’euro. Anche le politiche economiche condotte, improntate sostanzialmente all’austerità, seguono fedelmente le indicazioni e gli impegni presi in sede europea. Se dal lato della politica monetaria la Bce, con il recente cambio di corso impresso da Draghi, sembra cercare almeno in parte di smarcarsi da uno schema che la vedeva finalizzata esclusivamente alla stabilità del cambio e dell’inflazione per prendere maggiori iniziative volte a scongiurare un ulteriore crisi finanziaria e fornire un impulso alla crescita, la politica fiscale nell’area dell’euro continua ad essere fortemente ancorata ai principi fissati dal Patto di Stabilità, del quale il Fiscal Compact costituisce un rafforzamento, a prescindere dall’andamento della congiuntura economica. In un contesto internazionale di debole domanda, la riproposizione delle virtuosità del pareggio di bilancio sembra essere una ricetta anacronistica in particolare per i paesi in recessione dove rischia di creare un circolo vizioso: le manovre di risanamento determinano una caduta ulteriore del Pil (documentato dai dati di Banca d’Italia) ed uno sforamento rispetto agli obiettivi di bilancio che richiede ulteriori manovre restrittive. Inoltre, se le manovre di risanamento sono effettuate anche nei principali partner economici, la depressione economica dovuta alla riduzione della domanda si diffonde attraverso i mercati esteri. Le politiche della crescita sono esclusivamente orientate all’offerta e guardano prevalentemente all’andamento del costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP). Pur riconoscendo che il livello di quest’ultimo in Italia è superiore alla media dell’aera euro, bisogna rilevare che, qualora se ne volesse ridurre il livello, occorrerebbe agire sulla produttività poiché sarebbe impensabile prevedere un ulteriore riduzione dei salari, i cui valori in termini reali risultano già compressi. IN-FORMANDO PAGINA 25 Tuttavia i miglioramenti della produttività, pur incoraggiati anche dalle recenti raccomandazioni dell’OCSE, difficilmente possono essere sufficienti a determinare un rilancio della crescita in un contesto di domanda così depresso e di aspettative negative da parte delle imprese. Dato che la domanda dei paesi extraeuropei non riesce ad essere trainante, anche perché la maggior parte dei nostri commerci prende strade all’interno dell’unione, le politiche dell’offerta non possono essere sufficienti e le virtù dell’austerità si trasformano facilmente nei vizi sopraindicati. Le sollecitazioni ad un cambio radicale di politica economica, che stimoli in misura marcata la domanda aggregata, provengono ormai da diversi mesi soprattutto dall’amministrazione Usa ma anche da autorevoli economisti (tra i quali Stiglitz, Krugman e Roubini), e vanno indirizzate all’intera area dell’euro. Peraltro, anche tra coloro che continuano a sostenere la necessità di tenere sotto controllo i conti pubblici non mancano posizioni ortodosse ma meno assolutiste di quelle sostenute dai paesi “virtuosi” dall’area dell’euro (Germania, Olanda e Finlandia). L’Ocse, ad esempio, ritiene che l’equilibrio vada perseguito attraverso un’azione congiunta di politiche espansive, aumento dei salari ed inflazione nei paesi in surplus come la Germania, e politiche restrittive, riduzione del Clup e potenziamento delle esportazioni nei paesi in deficit (Grecia, Irlanda, Italia Portogallo e Spagna). Per quanto riguarda il nostro paese, infine, occorrerebbe ragionare se non sia finalmente giunto il momento effettuare delle misure necessarie a rilanciare i consumi, che anche nei dati più recenti si mostrano in caduta, per esempio riducendo il peso del fisco su lavoratori e pensionati. Sembra che su questo punto ci sia ormai una convergenza non solo tra i Sindacati, Cisl in testa, ma anche tra le principali associazioni imprenditoriali (soprattutto Confindustria e Confcommercio). In quest’ottica andrebbe comunque scongiurato qualsiasi ulteriore aumento dell’imposizione fiscale e da questo punto di vista, tra l’altro, è risultato opportuno ancorché insufficiente lo slittamento del previsto aumento dell’Iva contenuto nel decreto sulla spending review. PAGINA 26 NOTIZIARIO DIPENDENTI “Viaggio studio all’OIL di Torino” Percorso Giovani per la dirigenza Cisl di Luca Barilà - Usr Campania Al varcare la soglia dell’OIL si avverte immediatamente la sensazione di essere proiettati in una dimensione diversa, inusuale, originale. Sembra quasi di essere distanti chissà quanto dalla città di Torino, immersi in una realtà extraterritoriale. Un luogo che invita alla concentrazione, a riflettere, a confrontarsi con quell’aria “internazionale” che si respira ad ogni passo. Le impressioni prendono forma durante i lavori della tre-giorni organizzata per i giovani dirigenti della Cisl. Il fitto programma di interventi, lo spessore dei relatori, i temi affrontati incentivano a cimentarsi con questioni nuove, con problematiche che travalicano i confini nazionali e che pure mostrano tutta la loro incidenza nelle realtà locali con cui ci rapportiamo ogni giorno. Le questioni affrontate ci hanno permesso di allargare i nostri orizzonti, proiettandoci in un contesto che molto spesso viene sottovalutato perché avvertito come troppo lontano dai problemi “reali” delle comunità territoriali. Le azioni e gli obiettivi del Sindacato internazionale, la sostenibilità ambientale così come le prospettive aperte dai Green jobs, le sfide poste dalla globalizzazione e le proposte per affrontarle rappresentano un bagaglio di conoscenze da trasfondere nell’impegno quotidiano di ciascuno di noi. L’opportunità, poi, di avviare il dialogo con esperienze di altri Paesi ha costituito un’occasione per guardare gli argomenti in discussione da un angolo prospettico diverso, utile a ricercare soluzioni condivise e possibili per favorire la crescita dei rispettivi territori. Lo spirito di partecipazione e di collaborazione che ha animato queste giornate, accompagnato dall’atteggiamento propositivo di analisi, di critica, di indagine che ci portiamo dietro, si calibrano ora sull’attività quotidiana, confederale e di categoria, che ognuno di noi è chiamato responsabilmente a svolgere, per individuare risposte concrete in favore della collettività. IN-FORMANDO PAGINA 27 In Pillole Formazione Il Dipartimento Formazione Confederale organizza i seguenti percorsi formativi presso il Centro Studi di Firenze: • dal 22 al 24 ottobre p.v. “Legalità e senso di responsabilità del sindacato per una nuova stagione di legalità” rivolto a segretari di USR, UST, Federazioni di Categorie e dirigenti sindacali del Siulp per un numero massimo di 25 partecipanti. Il percorso si articolerà in 2 moduli, (il secondo dal 19 al 21 novembre 2012) e affronterà i seguenti temi: la persona che agisce legalmente, le differenti forme di illegalità; lavoro e legalità, il ruolo del sindacato come agente di legalità sul territorio e nella comunità. • dal 29 al 31 ottobre p.v. “Politiche organizzative per la gestione e lo sviluppo delle persone e delle risorse economiche” rivolto esclusivamente ai segretari Organizzativi e Amministrativi delle Federazioni di Categoria, delle USR e delle UST di Roma, Torino, Milano, Napoli e Palermo, per un massimo di 40 partecipanti. Il percorso si articolerà in due moduli (il secondo dal 26 al 28 novembre 2012) e tratterà i seguenti contenuti: conoscenza delle caratteristiche strutturali delle organizzazioni sindacali, conoscenza dei principali concetti e modelli interpretativi dei bilanci per valutare caratteristiche dei flussi economici e della consistenza patrimoniale e coerenza nell’applicazione delle regole CISL, conoscenza dei principi generali e elementi tecnici per la gestione amministrativa CISL, conoscenza dei principi generali e elementi tecnici per la gestione e lo sviluppo delle risorse umane interne, capacità di valutare le caratteristiche della rappresentanza, sue esigenze in termini di mantenimento e potenzialità di sviluppo organizzativo, capacità di analisi del contesto e progettazione di una offerta di servizi in sinergia con le strutture di categoria e associazioni. • inoltre il 24 settembre p.v. La Segreteria regionale della CISL di Puglia, in collaborazione con il Dipartimento Confederale Formazione sindacale Nazionale Cisl presenta, a Bari, il percorso formativo "Sindacalisti concertatori della tutela ambientale e dello Sviluppo Ecosostenibile", mirato alla preparazione di una nuova figura di dirigente sindacale del settore pubblico e privato, competente e capace di promuovere nei territori, vertenze che siano in grado di coniugare i temi della sostenibilità ambientale, della produzione, del lavoro, della salute dei cittadini. Il percorso formativo si svilupperà in due moduli residenziali (15/17 ottobre e 14/16 novembre p.v.) e un evento conclusivo tra dicembre 2012 e gennaio 2013.