La figura leggendaria delle sirene

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La figura leggendaria delle sirene
La figura leggendaria delle sirene, dalla mitologia greca ai giorni nostri
« Le sirene sono fanciulle marine che ingannano i naviganti con il loro bellissimo aspetto
allettandoli col canto; e dal capo e fino all'ombelico hanno il corpo di vergine e sono in tutto simili
alla specie umana; ma hanno squamose code di pesce che nascondono sempre nei gorghi »
(Liber Monstrorum, I,VI, Bestiario medioevale XI secolo)
Le sirene classiche dell'antichità mediterranea affondano il loro mito in epoche che non hanno
tuttora potuto far giungere a noi documentazione originale scritta. Citate nell'Odissea e non
descritte, si ricollegano a epiche precedenti. Sono comunque numerose le rappresentazioni coeve e
precedenti di esseri alati con capo o con capo e busto femminili che vengono associate alle sirene.
L'origine letteraria, nell'antichità classica, della figura delle sirene è nell'Odissea di Omero dove
vengono presentate come cantatrici marine abitanti un'isola presso Scilla e Cariddi, le quali
incantavano, facendoli poi morire, i marinai che incautamente vi sbarcavano. La loro isola mortifera
era disseminata di cadaveri in putrefazione. Ma Ulisse, consigliato da Circe, la supererà indenne.
Mentre spiegavo le istruzioni di Circe ai compagni
la nave spinta da un vento favorevole arrivò rapidamente
all'isola delle Sirene.
Immediatamente il vento cessò,vi fù una calma
improvvisa,un dio addormentava le onde.
I compagni levarono e piegarono le vele,
le deposero nella stiva della nave e posizionati ai remi,
con foga iniziarono a remare.
Io invece, con un' affilata lama di bronzo
avevo tagliato un disco di cera in tanti pezzi
per spalmarla sulle orecchie di tutti i miei compagni.
Loro mi legarono mani e piedi con le funi
fissandomi saldamente all'albero della nave,
poi sedettero e remarono con forza.
Ma, nonostante fossimo veloci
la nave non passò inosservata alle sirene
e non appena fummo prossimi a loro
intonarono un canto soave:
" Vieni, famoso Ulisse, eroe dei greci,
ferma la nave, così potrai ascoltarci.
Nessuno è mai passato di qui senza
fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto,
chi si è fermato se ne è andato dopo molto piacere
ed è divenuto più saggio.
Noi sappiamo quante sofferenze patirono
gli Achei e i Troiani per il volere degli dei;
sappiamo tutto quello che è successo su quella fertile terra".
Dissero queste parole cantando con voce soave:
tutto me stesso voleva ascoltarle,
facendo segno con gli occhi
ordinai ai miei compagni di slegarmi,
ma loro remavano curvi.
Prontamente due di loro si alzarono
e strinsero di più le funi che mi legavano.
Quando oltrepassammo le sirene e il loro canto,
i fidati compagni si tolsero la cera
dalle orecchie e mi slegarono.
La Leggenda celtica di Melusina
Raimondino, a caccia nella foresta, uccide per errore suo zio. Sconvolto dall'accaduto si rifugia in
un bosco, qui decide di morire, ma prima di compiere un qualsiasi gesto, si reca presso una fonte.
Mentre si avvicina all’acqua per bere vede riflesse tre fanciulle, si gira e di fronte a lui ne trova solo
una.
Ella è Melusina, che gli rivela di essere al corrente dell'incidente e di poterlo aiutare.
Lui dovrà sposarla, a patto di non cercare mai di vederla il sabato mentre si fa il bagno.
Poiché la ragazza è di splendido aspetto, Raimondino accetta.
Il matrimonio è assai felice e prospero: nascono numerosi figli, si accresce la produzione agricola e
sorgono nuovi castelli.
Tuttavia, gente di cattiva fede sparge false voci sulle misteriose assenze della giovane, tanto da
indurre al sospetto persino Raimondino, che, ormai convinto che la moglie lo tradisca, infrange il
patto. Si nasconde nelle stanze di Melusina e qui apprende il segreto della donna: il sabato, nel
momento in cui si fa il bagno, Melusina si muta in drago/serpente. Melusina non ha solo natura di
donna, essa è doppia, questo è il segreto che l’uomo non può e non deve vedere.
Sconvolto da tanto orrore Raimondino cerca di celare alla moglie la verità che ha appreso, questa
però resasi conto che il suo segreto è stato scoperto, vola via e scompare per sempre nel regno delle
acque.
Ballata di Goethe del 1778
L’acqua frusciava, l’acqua cresceva, un pescatore stava sulla riva, tranquillo,
intento solo alla sua lenza, ed era tutto freddo, anche nel cuore.
E mentre siede e ascolta, si apre la corrente: dall’acqua smossa affiora una donna grondante.
Ella a lui cantava, a lui parlava.
“Perché tu attiri con umana malizia la mia specie su alla luce che la ucciderà?
Ah, se sapessi come son felici i miei piccoli pesci là sul fondo, anche tu scenderesti,
come sei, e solo là ti sentiresti sano.
Non si ristora forse il dolce Sole nel Mare, e così pure la Luna?
Il loro volto, respirando l’onda, non risale più bello?
Non ti alletta il cielo profondo, l’azzurro che nell’acqua trascolora?
Ed il tuo volto stesso, non ti chiama quaggiù, nell’immutabile rugiada?”
L’acqua frusciava, l’acqua cresceva, e a lui lambiva il piede.
Il cuore si gonfiò di nostalgia, come al saluto della sua amata.
Ella a lui cantava, a lui parlava, e per il pescatore fu la fine:
un po’ ella lo attirava, un po’ egli scese, e non fu più veduto.
LIGHEA di TOMASI DI LAMPEDUSA
Siamo a Torino. Un giovane giornalista siciliano fa conoscenza con un personaggio importante, il
senatore Rosario La Ciura, grecista famoso in tutto il mondo, il quale gli racconta ciò che molto
tempo addietro, nella sua giovinezza, gli accadde con una sirena, Lighea. Ritiratosi ad Augusta
nella casetta di un amico, vicina al mare, il professore, mentre alle sei del mattino sulla propria
barca sta declamando versi greci all'ombra di un roccione, riceve la visita della sirena.
Ne nasce un amore che dura venti giorni. Poi Lighea scompare, ma prima di andarsene dice al
professore: “Non mi dimenticherai”. Per tutta la vita questa promessa e il ricordo della sirena
ossessionano la mente del professore.
Ed ecco che, durante un viaggio in mare per raggiungere Lisbona, fra Genova e Napoli, il richiamo
si fa sentire. Il professor La Ciura si sporge dall’imbarcazione in cerca della sirena amata, e la
chiama, lei non si fa attendere... l’uomo infine si lascerà cadere in mare per raggiungerla.
IN GIAPPONE
Secondo la leggenda narrata da Wenceslau de Moraes, un pescatore molto umile un giorno pescò
involontariamente una ninguyo ed essendo sensibile d’animo e vedendola soffrire incatenata alle
reti, decise di lasciarla libera, pur sapendo che vendendola avrebbe potuto guadagnare un ricca
somma in denaro.
La sera stessa, una volta rincasato udì una donna bussare alla sua porta e vista la notte tempestosa
decise di lasciarla entrare. La donna bellissima per sdebitarsi cominciò a comportarsi come una
tipica moglie giapponese dell’epoca, preparando ogni giorno per il marito manicaretti a base di
pesce. Dopo un breve periodo decisero di sposarsi solo ad un’unica condizione:
“Mio caro, come ti ho detto, ho passato la mia intera vita nel mare, quindi, non posso evitare di
farmi un bagno nell’acqua salata perlomeno una volta ogni settimana; me lo consentirai?”
Egli disse sì. “e giuri che mi lascerai fare il bagno in pace, senza seguirmi nè spiarmi?”
Il pescatore però un giorno, incuriosito, spiò la sua amata che con suo grande stupore si tramutò in
sirena.
Moraes finisce la leggenda scrivendo: “La favola, secondo l’autore giapponese offre due lezioni di
alta morale. La prima: la donna che vuole mantenere stretto a sè un buon marito, deve accattivarlo
per la gola …
La seconda: il marito che desidera mantenere l’armonia della coppia, mai deve interferire troppo
nell’intimità della moglie”.
LA SIRENETTA
Ariel è una giovane sirena figlia di re Tritone, sovrano della città subacquea di Atlantica, re burbero
ma dolce e protettivo nei confronti della figlia.
La sirenetta ha un carattere forte e avventuroso, che a volte la porta a trovarsi nei guai...
Da sempre la passione più grande di Ariel è lo studio degli umani e la raccolta di oggetti del loro
mondo, che colleziona nonostante i divieti di suo padre. Un giorno spinta proprio dalla curiosità,
assiste al naufragio di una nave e salva la vita a un giovane ragazzo, il principe Eric; tra i due è
subito amore, ma il principe ricorda solo il suono melodioso della sua voce.
Decisa a voler diventare umana per tornare dal ragazzo salvato, la sirena si rivolge a Ursula, strega
del mare che vuole vendicarsi di Tritone perché esiliata da palazzo. Ursula stringe un contratto con
Ariel dicendole che, in cambio della sua voce, la farà diventare umana per tre giorni; se riuscirà a
farsi baciare dal principe entro tre giorni diventerà definitivamente umana.
Ariel non sa però che in caso contrario, rimarrà per sempre sotto il controllo di Ursula.
Giunta a castello Ariel, senza più voce, non riesce a farsi riconoscere dal principe, che comunque
l’ accoglie, senza però baciarla mai. Ursula intanto che si trasforma in una bella ragazza con la voce
di Ariel per indurre il principe a sposare lei e non la sirena, ma il piano viene sventato.
Scade comunque il terzo giorno e Ariel ritorna sirena.
Tritone nel frattempo, venuto a sapere del pericolo che corre la figlia, si offre al suo posto lasciando
il proprio regno a Ursula; questa tenta di uccidere Ariel ed Eric con il tridente di Tritone, ma nel
combattimento è lei stessa a morire, liberando così Tritone dal suo incantesimo.
Il re, convinto ora dell’amore tra Ariel ed Eric, decide di donare alla sirenetta due gambe umane per
coronare il suo sogno; Ariel ed Eric si sposano su una nave al cospetto di tutto il regno del mare.