la figura dell`educatore

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la figura dell`educatore
Scuola di formazione teologico pastorale
Sede di Pisa
CORSO DI FORMAZIONE ANIMATORI E CATECHISTI
Essere educatore oggi, formarsi per formare
LA FIGURA DELL’EDUCATORE
Relazione di Laura Monti
L’EDUCATORE SECONDO WIKIPEDIA
Si definisce educatore colui che realizza un'azione educativa ovvero che
contribuisce alla crescita umana della persona.
Tale azione può essere svolta sia attraverso rapporti spontanei, generalmente familiari, sia
attraverso interventi speciali legati a una funzione socio-professionale (insegnanti,
pedagogisti, istruttori, capi scout, ecc..). Parafrasando Lambruschini si dice che l'autorità
dell'educatore è un servizio di guida che si coordina con la volontà di auto
perfezionamento dell'educando.
Molto carismatiche sono considerate le figure di Giovanni Bosco e Maria Montessori.
Giovanni Bosco (1815 - 1888) santo della Chiesa cattolica, sacerdote, educatore ideatore
del metodo preventivo che si basa sui tre principi della ragione, religione, amorevolezza e
invita l'educando a sperimentare difficoltà adeguate al suo momento di crescita. Maria
Montessori (1870 - 1952) medico ed educatrice che ha elaborato il suo metodo sul
principio fondamentale della libertà dell'allievo ritenendo che solo valorizzando e
rispettando spontaneità e autenticità può emergere la libera creatività. È stata molto
importante anche per Robert Baden-Powell nella creazione del Movimento Scout con il
suo metodo educativo particolare.
L’EDUCATORE
SECONDO
IL
SENTIRE
“L’EDUCATORE PER PROFESSIONE”
COMUNE
OVVERO
Chi è e cosa fa? L'educatore è specializzato nella messa in atto di progetti
educativi e riabilitativi, in collaborazione con altre figure quali l'assistente sociale, il
medico, lo psicologo. L'attivita puo essere rivolta a carcerati, anziani,
tossicodipendenti, disabili, persone con disagio psichico, giovani a rischio, sia
all'interno di comunità che all'esterno, per conto dei servizi sociali pubblici o di
associazioni e cooperative che operano in questo settore. Si tratta di una professione
riconosciuta dallo Stato, vale a dire che per il suo svolgimento e necessario il
conseguimento di un titolo di studio specifico che permette l'iscrizione in un albo
professionale.
Quali sono le attività più frequenti? Le sue attività variano a seconda dei
destinatari; possono prevedere: partecipare a incontri con altre figure professionali
per mettere a punto progetti educativi; organizzare attività ludiche o educative,
cercare occasioni di lavoro o tirocinio contattando imprese e cooperative sociali,
svolgere colloqui di sostegno, accompagnare gli utenti in attività quotidiane (fare la
spesa, preparare da mangiare, fare i compiti, partecipare ad attività sportive, etc.).
Dove sono svolte e in quali condizioni? L'attività e svolta presso carceri, centri di
accoglienza, residenze protette, etc.
Quali strumenti o apparecchiature utilizza? Per lo svolgimento della sua attività
non utilizza strumenti particolari.
Quali sono i requisiti necessari per svolgere questa professione? E' necessaria
una laurea per Educatore professionale (classe 2S). Sono inoltre necessari capacita di
analisi, capacita di collaborazione e di relazione con gli altri, capacita organizzative,
capacita di mantenere la calma.
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L’EDUCATORE “ECCLESIALE” SECONDO IL PAPA
VIDEO
(Discorso del Santo Padre Benedetto XVI all’incontro con i ragazzi e i giovanissimi
dell’ACI, p.zza S.Pietro, sabato 30 ottobre 2010)
[…]
Domanda dell’educatrice:
Santità, cosa significa oggi essere educatori? […]
PAPA: Direi che essere educatori significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a
tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il
cammino della vita…
“Cristiani si diventa, non si nasce” (Tertulliano, Apologetico, 18,4). La vita
cristiana ha una profonda dimensione propriamente educativa (EVBV).
Nel Vangelo di Marco si racconta di un GESÙ EDUCATORE: “Sceso dalla
barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come
pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnar loro molte cose…prese i
cinque pani e i due pesci […] spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li
distribuissero a loro” (Mc, 6, 34-41). […]
[EVBV]Gesù non scorge una folla anonima, bensì persone […]. Gesù vede in
loro un popolo che soffre per la mancanza di una guida autorevole o è
disorientato da maestri inaffidabili. […].L’insegnamento del Maestro trova
compimento nel dono della sua esistenza: Gesù è la parola che illumina e il pane
che nutre, è l’amore che educa e forma al dono della propria vita.
Non mancano, certo, nel Vangelo altri episodi in cui Gesù mostra il suo volto di
educatore. Anche nel racconto dei due discepoli di Emmaus, ad esempio, Gesù è
il Maestro che apre la mente dei discepoli e scalda loro il cuore spiegando “in
tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,27).
Nel libro del Siracide, Dio appare come educatore attraverso la mediazione degli
uomini, specialmente nella relazione fra maestro e discepolo […]. Nell’opera
dell’insegnamento egli genera il giovane discepolo, aiutandolo a diventare
adulto, capace di giudicare e di scegliere.
PRO-VOCAZIONI 1: io, in quanto educatore “ecclesiale”, mi sento guida
autorevole oggi per i bambini, i ragazzi, gli adolescenti ed i giovani che mi sono
affidati?
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Sento sulla mia pelle la gravità dell’”emergenza educativa”?
Mi faccio carico del bisogno di senso delle giovani generazioni? Come?
Affronto con loro e per loro le difficoltà della “sfida educativa”? Come?
PROPOSTE DI PRASSI EDUCATIVE (liberamente tratto dal PF ACI)
L’educatore è una persona che ama la vita e sa presentarne il volto più bello.
Deve proporre ragioni per cui vale la pena avere fiducia nella vita; deve far intravedere
la sapienza che si trasforma in stili di vita coerenti.
L’educazione deve mostrare la bellezza di un’umanità realizzata attraverso la stessa
umanità di chi educa, attraverso la serenità con cui si affronta la vita. Certe proposte fatte
solo di no e di divieti, fatte da persone tristi e spente, non possono esercitare nessun
fascino, né suscitare alcun interesse.
L’educatore è una persona che non teme di esercitare autorità.
Ciò richiede energia, capacità di “tenere”, la disponibilità a diventare impopolari e di
perdere il consenso dei ragazzi; la necessità di affrontare situazioni di conflitto.
La parola “autorità” deriva dal latino: auctoritas, da augeo, ovvero accrescere, far
crescere. Quando l’autorità prevede l’imposizione del più forte, diventa autoritarismo e
ciò rende l’educatore “un debole”.
Ma c’è un’autorità che invece sostiene, che indica la strada, che orienta, che aiuta. È
quella che sa fare proposte, che sa indicare regole, che spiega, motiva. È l’autorità di chi
sa chiedere, sa esigere, sa dare un metodo di vita; e al tempo stesso sa entusiasmare con
una proposta di alto profilo.
In questo caso l’autorità viene riconosciuta, perché i ragazzi sono certi che essa desidera
solo il bene per loro.
Questa autorità, faticosa da esercitare, fa crescere. Questa autorità diventa autorevolezza.
L’educatore vive una relazione con i ragazzi e con i giovani caratterizzata da asimmetria,
tipica del rapporto educativo: l’educatore non sta sullo stesso piano del ragazzo, ma ha
esperienza, competenza e autorevolezza che lo mettono in grado di guidarne il cammino.
……………………………………………….
PAPA: Direi che essere educatori significa offrire la bellezza della persona di Gesù e
far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno
di fiducia in Dio Padre. Significa soprattutto tenere sempre alta la meta di ogni
esistenza verso quel “di più” che ci viene da Dio. Questo
 esige una conoscenza personale di Gesù, un contatto personale,
quotidiano, amorevole con Lui nella preghiera, nella meditazione sulla
Parola di Dio, nella fedeltà ai Sacramenti, all’Eucaristia, alla
Confessione;
 esige di comunicare la gioia di essere nella Chiesa,
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 di avere amici con cui condividere non solo le difficoltà, ma anche le
bellezze e le sorprese della vita di fede.
[Amici nella fede, per la vita, l’accompagnamento spirituale in AC]
“Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo
sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i discepoli, sentendolo
parlare così, seguirono Gesù (Gv 1,35-37)”.
Il Battista “stava” con i suoi discepoli, ne condivideva la vita, li ascoltava, li
conosceva. Vedendo passare Gesù, Giovanni Battista “fissa lo sguardo” su di Lui, lo
riconosce e comunica la notizia ai suoi discepoli: “Ecco l’agnello di Dio!”. I discepoli
allora “seguirono Gesù”.
La fede non la si vive da soli. È un cammino personale, certo, ma mai individuale. Nella
fede non esiste il self-made man. È fondamentale incontrare nella propria vita un
Giovanni Battista, un esperto ascoltatore dello Spirito, disponibile ad ascoltarti e capace
di indicarti dove, nella tua vita, sta passando il Signore Gesù perché tu possa seguirlo.
Ogni educatore è chiamato a testimoniare il “di più” di quella fede che sta coltivando e
che non sarà mai del tutto matura, essendo anch’egli in cammino come i ragazzi che gli
sono stati affidati. Lungo la strada che percorre insieme a loro può diventare un punto di
riferimento molto prezioso, un accompagnatore.
Per un educatore percorrere questo cammino di condivisione e di testimonianza significa
anche provare a vivere la propria regola di vita spirituale, per poter accompagnare le
persone che gli sono affidate.
PRO-VOCAZIONI 2: mi sento un buon ascoltatore dello Spirito?
Ho una vita spirituale “attiva”?
Ascolto i ragazzi e le loro domande? Offro loro le “mie” risposte?
Come li aiuto a procedere nel cammino di fede?
PROPOSTE DI PRASSI EDUCATIVE (liberamente tratto dal PF ACI)
L’educatore è
• un testimone della fede che comunica, della Chiesa di cui è parte,
(dell’associazione cui aderisce). Per questo è impegnato ad avere cura
della propria fede, a crescere insieme alle persone che gli sono
affidate. Egli vive con intensità il cammino della sua comunità ecclesiale
(e ha fatto dell’Azione Cattolica una scelta motivata e decisa);
L’educatore
ha • ha compiuto un personale cammino di fede e ha operato scelte
compiuto scelte di importanti: di vita, di studio, di professione. La sua credibilità passa
vita e di fede
attraverso un’esperienza che personalmente vive con convinzione e con
consapevolezza. Per questo non può avere meno di 18 anni e deve
aver maturato una scelta stabile di vita cristiana. E’ possibile che un
adolescente
viva
qualche
forma
di
servizio
educativo,
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condividendolo con educatori più maturi ed esperti, qualora ciò lo aiuti a
maturare scelte di dedicazione agli altri e a verificare le personali
attitudini ad un servizio educativo più maturo e stabile.
Sa ascoltare
Spirito
È capace di
relazione
lo • sta in ascolto dello Spirito, perché crede che sia Lui il regista
dell’azione educativa. Di essa l’educatore è testimone; per la sua
efficacia, crea le condizioni adatte;
•è capace di relazioni discrete e propositive: discrete, perché non si
sostituisce allo Spirito e alla responsabilità di chi deve compiere le
proprie scelte di maturità; propositive, perché la libertà delle persone è
suscitata anche dal fascino di stili di vita belli e attraenti e al tempo
stesso indicati come possibili dalla testimonianza di chi ha già compiuto
una parte di cammino.
Costruire relazioni schiette, delicate, sensibili, attente ai ragazzi dà loro
fiducia in se stessi, perché si sentono considerati; e si sa che la fiducia è
una condizione fondamentale per crescere: i ragazzi si impegnano nella
misura in cui sentono che vi sono educatori che credono in loro e per i
quali farlo.
L’educatore deve saper comunicare; la comunicazione è efficace se è
calda, attenta, cordiale. Sa ascoltare, accogliere, decifrare anche i
pensieri non detti o detti male.
Un relazione vera dice ai ragazzi: tu mi interessi; io sono qui per te.
…………………………………………………………………………
PAPA: Voi sapete bene che non siete padroni dei ragazzi, ma servitori della loro gioia
a nome di Gesù, guide verso di Lui. Avete ricevuto il mandato dalla Chiesa per questo
compito […].
Può essere educatore solo chi cerca giorno per giorno di conquistare per sé una libertà
più grande.
Nella relazione educativa, questo si manifesta nella capacità di non legare le persone a
sé, facendole dipendenti dai propri modi di fare e di vedere.
Si manifesta nell’attenzione e nel rispetto verso gli altri e le scelte che vanno a poco a
poco maturando. Così l’educatore accetta di diventare progressivamente inutile, fino a
“scomparire” dall’orizzonte dei ragazzi che gli sono affidati, una volta che abbiano
acquisito la capacità di compiere responsabilmente scelte libere.
L’educatore è “animatore vocazionale” dei ragazzi, nella misura in cui non diventa il
modello da imitare, ma sollecita e sostiene ciascuno nella ricerca e nella scoperta della
propria speciale vocazione.
L’educatore è una persona di speranza e dunque è capace di pazienza.
Chi educa sa che deve seminare per il futuro. E dopo aver seminato sa pazientare,
accompagnare l’attesa del germoglio con la passione, che è amore, che è fiducia, che è la
forza di non lasciarsi intimorire dal tempo che passa.
L’educatore è “segno ecclesiale” perché non agisce in proprio. Egli è espressione di una
comunità, che sente di avere alle spalle, come sostegno, ma anche come “inviante”.
È la comunità tuta che si sente responsabile della crescita delle nuove generazioni e
anche del loro orientamento nella fede.
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Mentre l’educatore si sente un “mandato”, al tempo stesso sollecita la comunità a non
delegare, a non dimenticarsi che la prima titolarità dell’educazione dei più giovani è sua.
PROVOCAZIONI 3
Come e perché sono diventato, o vorrei diventare, educatore?
Su cosa fondo questa “disponibilità” educativa?
Prego per i ragazzi che mi sono stati affidati?
Mi sento solo/a nello svolgere il servizio educativo? Perché?
PROPOSTE DI PRASSI EDUCATIVE (liberamente tratto dal PF ACI)
Ha scelto il servizio
educativo
• ha scelto il servizio educativo non come un impegno fra i tanti, ma
come un’esperienza che coinvolge in maniera forte la sua vita, come
risposta ad una chiamata al servizio della crescita dei propri
fratelli. Educare è un’esperienza affascinante e grande: oggi più che
mai sono necessarie persone che scelgono di dedicare un periodo
prolungato della loro vita all’educazione delle nuove generazioni o
degli adulti, con una scelta specifica, per la quale mettere a
disposizione tempo ed energie, anche per acquisire competenze
sempre più qualificate.
È espressione della
comunità (e
dell'associazione)
• è parte viva di una comunità (e di un’associazione), che esprime
attraverso di lui la propria responsabilità educativa. Non si è
educatori in proprio né in forma solitaria, bensì sentendosi
espressione e parte di un’esperienza comunitaria più grande che
aiuta e sostiene e davanti alla quale si è responsabili. È necessario
che l’assunzione di responsabilità educative scaturisca da una scelta
del Consiglio pastorale parrocchiale (e di AC) e che tutta la Comunità
(e l’associazione) esprime così la propria progettualità educativa,
stando vicino a chi opera direttamente.
…………………………………..
PAPA: Voi siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più
giovani. Non potete essere autosufficienti, ma dovete far sentire l’urgenza
dell’educazione delle giovani generazioni a tutti i livelli.
 Senza la presenza della famiglia, ad esempio, rischiate di costruire sulla sabbia;
 senza una collaborazione con la scuola non si forma un’intelligenza profonda della
fede;
 senza un coinvolgimento dei vari operatori del tempo libero e della comunicazione
la vostra opera paziente rischia di non essere efficace, di non incidere sulla vita
quotidiana […].
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Essere educatore oggi, formarsi per formare
Il Papa ci invita a tessere una rete di alleanze, ma i rapporti sono tutti ancora da
inventare, tuttavia questo è il tempo propizio per provare a costruire percorsi nuovi, al di
là della spontaneità del dialogo, con determinazione e disciplina.
Occorre che oggi tutti coloro che hanno una responsabilità educativa escano dal proprio
isolamento e dalla presunzione di potercela fare da soli e inizino a costruire dei ponti
verso gli altri che concorrono all’educazione degli stessi ragazzi. Famiglia, scuola,
comunità cristiana, associazionismo giovanile, società tutta. Non si può educare oggi
se non insieme ad altri.
Occorre essere consapevoli del proprio specifico modo di educare: ciascuno educa in
modo diverso, ma nessuno è in grado di svolgere tutto il lavoro necessario, a prescindere
dall’altro.
Le esperienze che meglio contribuiscono a creare questo terreno comune sono
opportunità formative per tutte le figure educative: “scuole per genitori”, corsi di
formazione per educatori ecclesiali e non (come questo…quindi voi siete sulla buona
strada! Continuate così!).
Anche le istituzioni pubbliche hanno un ruolo importante in questo dinamismo che
costruisce legami e dunque costruisce comunità civili, appartenenza, e genera servizi
migliori per i giovani. L’istituzione ha il compito di favorire i legami, di contribuire a
tessere reti che fanno comunità, per esempio: censendo ciò che di positivo esiste già sul
territorio, dando vita a tavoli di confronto tra i protagonisti (educatori, giovani),
mettendo a disposizione risorse affinché qualunque progetto positivo e serio a favore
delle nuove generazioni possa essere realizzato e possa contribuire alla crescita di ogni
figura educativa presente nella società.
PAPA: La vostra presenza qui, stamattina (stasera), dice non solo a me, ma a tutti che è
possibile educare, che è faticoso ma bello dare entusiasmo ai ragazzi e ai giovanissimi.
Abbiate il coraggio, vorrei dire l’audacia di non lasciare nessun ambiente privo di
Gesù, della sua tenerezza che fate sperimentare a tutti, anche ai più bisognosi e
abbandonati, con la vostra missione di educatori.
Fonti:
Benedetto XVI, Discorso ai ragazzi e giovanissimi di ACI, 30 ottobre 2010 - C’è di +,
Roma
CEI, Orientamenti Pastorali 2010-2020
ACI, Progetto Formativo, AVE
SG, Amici nella fede, per la vita, l’accompagnamento spirituale in AC, AVE
P. Bignardi, Il senso dell’educazione, AVE
Internet
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