L`Europa di De Gasperi, e la nostra Discorso

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L`Europa di De Gasperi, e la nostra Discorso
L'Europa di De Gasperi, e la nostra
Discorso pronunciato al Bundesrat per la commemorazione di Alcide
De Gasperi
Berlino, 30 agosto 2004
Questo Parlamento, questa capitale, questo momento, sono un luogo e
un tempo molto opportuni per ricordare la figura di Alcide De Gasperi,
valutare il suo contributo alla costruzione dell''Europa e anche riflettere
su alcuni nostri problemi di oggi. Questo ricordo non sarebbe tuttavia
completo e il contributo di De Gasperi non sarebbe compreso
pienamente se al suo nome non associassimo quello di almeno altri
due grandi uomini - Konrad Adenauer e Robert Schuman - che con lui
possono a buona ragione essere considerati i Padri Fondatori
dell''Unione Europea. Padri intellettuali, perché ne concepirono l''idea;
padri politici, perché ne promossero e presiedettero le prime istituzioni
comunitarie; padri morali, perché ne percepirono lo spirito. I loro
profili spiegano questa paternità. De Gasperi, prima di divenire
italiano, era stato suddito dell''impero asburgico e parlamentare del
Trentino a Vienna. Schuman era alsaziano e conosceva per esperienza
quanto fosse profonda la ferita dell''annessione di quei territori
all''impero tedesco. Adenauer era di Colonia, vicino al Reno, il fiume
per quasi un secolo avrebbe segnato l''epicentro della guerra
europea. Per concepire e promuovere l''impresa europea, De Gasperi,
Adenauer, Schuman avevano perciò in comune gli elementi essenziali:
avevano esperienza della multietnicità, avevano provato le delusioni
della nascita dei nazionalismi, avevano patito le tragedie delle due
guerre mondiali e pagato per le libertà democratiche perdute. Per De
Gasperi, l''Europa fu anche la maggiore preoccupazione della fase
finale della sua vita. Non a caso, il 9 agosto 1954, dieci giorni prima di
morire, egli scrisse: "la mia spina è la Ced", e il 13 agosto, alle notizie
provenienti dalla Francia, egli si dichiarò deluso di quello che chiamò lo
"spettacolo desolante e di triste presagio per l''avvenire" offerto da
coloro che "sognano ancora la gloria militare degli imperatori". Il 19
agosto De Gasperi morì e undici giorni dopo, il 31, - esattamente
cinquanta anni domani - la Francia respinse il progetto di Trattato della
Ced. Neppure l''Italia lo ratificò mai. "L''occasione che passa", come De
Gasperi l''aveva definita, era passata. Rispetto a questa occasione
sono due le questioni principali che dobbiamo porci. La prima: perché i
Padri Fondatori concepirono l''Europa? La seconda: quale Europa
avevano in mente? E poiché oggi l''occasione europea è ritornata e ha
fatto passi avanti, abbiamo il dovere politico di sollevare anche una
terza questione: l''Europa di oggi è la stessa Europa a cui i Padri
Fondatori pensavano? Cominciamo dal perché l''Europa. "La condizione
essenziale per una resistenza esterna efficace - disse De Gasperi
all''Assemblea del Consiglio d''Europa il 10 dicembre 1951 - è in
Europa la difesa interna contro una funesta eredità di guerre civili
[perché] tali bisogna considerare le guerre europee dal punto di vista
della storia universale". Per questo scopo la Nato è essenziale, ma non
basta. "Se la Nato vuol dire difesa collettiva fondata sulla leale
esecuzione di un Patto - sostenne ancora De Gasperi al Senato italiano
il 15 febbraio 1952 -, l''esercito europeo significa la pace garantita
strumentalmente e strutturalmente; fondata non solo su di un trattato,
ma sulla organica eliminazione di ogni possibilità di ricorrere alla forza
fra i partecipanti". Ma questa risposta, che è di tipo difensivo e
dissuasivo, non è ancora completa. La vera funzione dell''Europa unita
e della Ced non era, secondo De Gasperi, militare, bensì politica,
morale, spirituale. In primo luogo, perché - come egli disse al ritorno
dalla Conferenza dei sei ministri degli esteri per la Ced di Parigi il 31
dicembre 1951 - "una vera unità organica dell''esercito non è possibile
senza una graduale unità politica, la quale a sua volta può resistere
soltanto se è contemporanea ad un processo di unificazione
economica". In secondo luogo, perché - come non mancava di ripetere
De Gasperi - "esiste una storia europea, come esiste una civiltà
europea" e perciò la costruzione dell''Europa doveva servire a tutelare
questa civiltà. Lo stesso pensava Adenauer. "Consideravamo - scrisse
il Cancelliere tedesco - mèta della nostra politica estera l''unificazione
dell''Europa, perché unica possibilità di affermare e salvaguardare la
nostra civiltà occidentale e cristiana contro le furie totalitarie". Questo
ci porta alla questione quale Europa. E la risposta è: in primo luogo,
l''Europa della civiltà cristiana. Cristiane, sosteneva De Gasperi, sono
le radici culturali dell''Europa. "Come concepire un''Europa senza tener
conto del cristianesimo, ignorando il suo insegnamento fraterno,
sociale, umanitario?". Oppure: "la società europea, nonostante molte
deviazioni e frequenti contrasti, riconosce che le sue origini, il suo
corso, le sue evoluzioni, la portarono a collocare al suo centro, non lo
Stato, non la collettività, ma l''uomo, la persona umana. Qui la
concezione cristiana e quella umanitaria si fondono e sono confortate
dalla storia". Cristiana, e di "essenza evangelica", secondo De Gasperi,
è la democrazia, perché - egli osservava - "il cristianesimo introduce
nella vita spirituale dell''uomo lo sforzo verso la perfezione, cioè lo
sforzo di liberazione interiore" e questo "si riflette anche nella vita
sociale e trova modo di espandersi nel regime di libera
democrazia". Cristiano, infine, l''Occidente, compresa l''America,
perché - sono ancora parole di De Gasperi - "un profondo senso di
libertà e un profondo spirito religioso guidarono le prime comunità
americane". Europa cristiana, ma non Europa monolitica. "Non esiste disse De Gasperi - un pensiero dominante [che] possa essere imposto
da una sola delle correnti di idee che ai giorni nostri si sono affermate
nella civiltà europea come prodotti della sua evoluzione culturale,
sociale e politica". Non il liberalismo, "il quale, tuttavia, presuppone le
libertà essenziali alla base della vita pubblica". Non il socialismo,
perché esso ha "perduto la coscienza di quella che è la caratteristica
più importante del movimento europeo, cioè la coscienza della
funzione eminente, non dello Stato o della collettività, ma dell''uomo e
della persona umana". E neppure il cristianesimo: "se con Toynbee io
affermo che all''origine di questa civiltà europea si trova il
cristianesimo, non intendo con ciò introdurre alcun criterio
confessionale esclusivo nell''apprezzamento della nostra storia". Al
contrario - sono ancora parole di De Gasperi -, "nessuna delle
tendenze che prevalgono nell''una o nell''altra zona della nostra civiltà
può pretendere di trasformarsi da sola in idea dominante ed unica
dell''architettura e della vitalità della nuova Europa, ma queste tre
tendenze opposte debbono insieme contribuire a creare questa idea e
ad alimentarne il libero e progressivo sviluppo". Qui viene l''ultima
questione. Questa nuova Europa, per cui De Gasperi si batté fino
all''ultimo, è la stessa che abbiamo realizzato? Se guardiamo alle
istituzioni previste dal Trattato Ced e a quelle attuali dell''Unione
europea, possiamo osservare che sì, è quasi la stessa. Ugualmente, se
consideriamo che né la Comunità di difesa né la Comunità politica
furono allora realizzate, mentre invece oggi i nostri governi hanno
sottoscritto un Trattato costituzionale europeo, ancora possiamo
osservare che sì, l''Europa dei Padri è come la nostra. E analogamente
se guardiamo alle risorse comuni e alle decisioni che si prendono
insieme. Ma se si guarda più a fondo, dobbiamo avere la forza e il
coraggio di dire che le cose non stanno esattamente così. I Padri
avevano in mente l''Europa come unica comunità di sicurezza , con un
solo esercito. La situazione ancor oggi é del tutto diversa. Né in politica
estera né nella politica di difesa, l''Europa parla con una sola voce e
intende farlo, come da ultimo mostrano anche le divergenze sulla
riforma dell''Onu. I Padri avevano in mente l''Europa come unica
comunità politica. Ancor oggi non è così. La nostra Europa è un grande
spazio economico con alcune istituzioni funzionali a questo spazio, ma
resta divisa su questioni fondamentali, mentre riaffiorano divergenze
anche fra i sei paesi fondatori, nascono alcune tentazioni egemoniche,
si manifestano perplessità sull''allargamento e, oggi come cinquanta
anni fa, c''è ancora il timore che il Trattato costituzionale non venga
ratificato da tutti i paesi. I Padri avevano in mente un''Europa federale
e identitaria. Le desolanti polemiche, prima, e il rifiuto, poi, del
richiamo alle radici cristiane nel Preambolo del Trattato indicano che
siamo ancora lontani da questo obiettivo. I Padri avevano in mente
un''Europa come parte della stessa civiltà euro-atlantica. "Il sorgere di
un''Europa unita ¿ disse De Gasperi ¿ non può significare differenza e
addirittura concorrenza con l''alleanza mondiale patrocinata
dall''America perché anzi essa appare, come è, inquadrata nella
comune speranza del mondo libero". Oggi questa differenza si sta
accentuando e sta producendo diffidenza o addirittura ostilità verso
l''America, proprio nel momento in cui, come il comunismo ieri, altri
nemici della nostra civiltà ci dichiarano la guerra del terrore, di fronte
alla quale l''Europa volge la testa come se non fosse un bersaglio. No,
non è questa, non è ancora questa, l''Europa dei Padri. Quella era una
comunità spirituale, di valori, di civiltà. La nostra è una comunità di
libero mercato e, entro i suoi confini, di sicurezza. Per trasformare la
nostra Europa nella loro, dobbiamo ancora trovare e riaffermare quella
"volontà politica superiore", quella "mentalità europea" quella "civiltà
europea" di cui parlavano De Gasperi e i Padri Fondatori. Dobbiamo
avere coscienza che c''è ancora molto da fare e dobbiamo avere la
volontà di farlo.