3.5.1 "Estote parati!" - COMPAGNIA DEI MEGLIOINSIEME

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3.5.1 "Estote parati!" - COMPAGNIA DEI MEGLIOINSIEME
BREVIARIO PER UNA VECCHIAIA CONSAPEVOLE / AZIONI / “Estote parati” / pagina 3.5.1 (versione 1)
Nelle pagine che seguono sono riportate delle indicazioni per coloro che
intendono sviluppare riflessioni sul tema della morte come antidoto ai
timori che ineluttabilmente e progressivamente si manifestano al riguardo
nelle persone durante la vecchiaia
1. “ESTOTE PARATI!”
(contributo di Pietro Paolo Ricuperati, giugno 2016)
Tra i partecipanti al convito da me ideato per affrontare l’argomento-tabù della
vecchiaia ci sono state due persone, Adriana Fusaro e Riccardo Gaviani - da tempo
seguace del mistico e maestro indiano Osho Rajneesh (Kuchwada, 11 dicembre 1931
- Pune, 19 gennaio 1990) la prima, e indirettamente estimatore del pensiero di Osho
(da quando ha conosciuto Adriana) il secondo - che mi avevano parlato con
“entusiasmo” dell’esperienza da loro fatta allo scopo di “fare i conti” con un altro
argomento-tabù:
la morte. In particolare mi avevano parlato di corsi di
preparazione sulla morte da farsi “a freddo”, ossia senza alcuna ragione
contingente. Soltanto allo scopo di sdrammatizzarne l’idea e pacificarsi con essa
prima del manifestarsi dei prodromi dell’evento (quale, ad esempio, è una malattia
incurabile). Poiché avevo ritenuto particolarmente interessante tale loro esperienza,
tra le strategie di contrasto degli effetti negativi della vecchiaia è stata inserita
un’ipotesi di lavoro al riguardo sotto il titolo piuttosto allusivo di “Estote parati!”.
La mia aspettativa era di far seguire al titolo la narrazione di un vissuto specifico.
Non essendo stato possibile ottenere un contributo al riguardo, ed essendomi
convinto al tempo stesso dell’opportunità di affrontare in questa sede tale argomento,
ho deciso di presentare le recensioni di alcuni libri dove il focus è l’esperienza del
morire. Dunque la loro lettura potrebbe rappresentare un valido sostituto dei corsi di
preparazione sulla morte.
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SULLA FINE E SULL’INIZIO di Isca Salzberger-Wittenberg
Astrolabio Ubaldini Edizioni, pagg.204, 2015
Dopo aver lavorato tutta una vita con bambini e adolescenti presso la Tavistock
Clinic di Londra, Isca Salzberger-Wittenberg scrive a quasi novant'anni questo testo
illuminante sulle esperienze di fine e inizio, non solo in psicoterapia, non solo nei
pazienti, ma nel corso della vita di ogni individuo. Dalla nascita all'inizio della
BREVIARIO PER UNA VECCHIAIA CONSAPEVOLE / AZIONI / “Estote parati” / pagina 3.5.2 (versione 1)
scuola, dall'ingresso nel mondo del lavoro al matrimonio, dall'esperienza genitoriale
alla pensione e fino alla morte: attraverso il racconto degli innumerevoli casi clinici
affrontati, l'autrice esplora la risonanza interiore che ogni transizione comporta
nell'essere umano.
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“SAPER MORIRE - Cosa possiamo fare, come possiamo prepararci”
di Gian Domenico Borasio (Bollati Boringhieri, pagg.208, 2015)
Il prof. Gian Domenico Borasio, italiano di nascita (Novara, 1962), vive tra Germania
e Svizzera da oltre trent’anni. Dirige la cattedra di Medicina palliativa dellUniversità
di Losanna. Il Ministero della Giustizia tedesco lo ha nominato membro della
commissione che ha stabilito i principi per una legge sul testamento biologico.
Cattolico praticante, è stato per molti anni membro del consiglio scientifico
dell’Accademia Cattolica della Baviera. Nel suo libro sostiene che molte persone,
anche colte e brillanti, dinanzi alla morte si comportano in maniera inspiegabilmente
irrazionale, finendo per causare a sé e agli altri sofferenze inutili e ampiamente
evitabili. Da un lato, è una questione di ignoranza: sulla morte scrivono molto i
filosofi, i bioeticisti o i religiosi, ma raramente si sente la voce dei medici, che senza
dubbio sono coloro che la conoscono meglio. Dall’altro lato, è una questione di
paura, di invincibile paura, e si sa che la paura è una cattiva consigliera. Alla paura di
non esistere più, si aggiunge spesso, anche più forte, la paura di soffrire, ed è questo
che rende questo libro un rassicurante e necessario testo di riferimento, speciale, utile
e unico. Gian Domenico Borasio è uno dei maggiori esperti europei di cure palliative
e ha un messaggio importante per tutti noi: sapendola gestire, nella grande
maggioranza dei casi la morte non è dolorosa, e per i casi in cui lo sarebbe, ci sono
risorse mediche adeguate che possono essere usate con successo. Solo, bisogna
conoscerle, ma purtroppo non è sempre così. Ci sono manuali di medicina che ancora
riportano concezioni ormai tramontate sulla presunta dannosità di certe sostanze e di
certe pratiche palliative, e nelle università si insegna poco su questo tema, o
addirittura si insegnano cose sbagliate. Anche ai medici, dunque, è dedicato questo
libro, perché apprendano una parte tanto fondamentale del loro lavoro, a beneficio di
tutti. Oggi la scienza ci permette di vivere più a lungo, ma rende anche la morte una
pratica tecnologica, che prolunga talvolta la vita oltre l’interesse del paziente e dei
suoi cari. Borasio affronta il tema del fine vita sia dal punto di vista medico che da
quello psicosociale e spirituale, perché i tre sono inscindibili, e perché «i malati che
abbiamo modo di assistere nel loro spegnersi ci insegnano che prepararsi alla morte
è il modo migliore per prepararsi alla vita».
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BREVIARIO PER UNA VECCHIAIA CONSAPEVOLE / AZIONI / “Estote parati” / pagina 3.5.3 (versione 1)
“CINQUE MEDITAZIONI SULLA MORTE” di François Cheng Bollati
Boringhieri, pagg.128, 2015
Nel libro s’immagina un convivio: un signore ottantaquattrenne, di origini cinesi,
membro dell’Accademia Française, e un gruppo di amici riuniti in una sala di
meditazione a riflettere sulla morte, “ovvero sulla vita”, come recita il sottotitolo del
libro. François Cheng - poeta, saggista e romanziere, ma anche calligrafo e
“passatore” tra due lingue e due mondi (il cinese e il francese) - si confronta sul tema
della morte con un uditorio d’élite: Malraux, Rilke, Proust, San Francesco, il Tao,
Teilhard de Chardin, Etty Hillesum, Mauriac…., e si dice convinto che “non
possiamo pensare alla vita senza pensare alla morte, così come non possiamo
pensare alla morte senza pensare alla vita”. Ma, a differenza di molti, l’autore ritiene
anche che “in questo binomio indivisibile è la vita ad avere la prevalenza”. E nella
sua convinzione “laica” , scevra di qualsiasi adesione ad uno specifico credo nella
resurrezione o nella reincarnazione o qualsiasi altra prestabilita sorte nell’aldilà, osa
rispondere “non è affatto certo” alla lancinante domanda:“sarà la morte ad avere
l’ultima parola?”. Se l’impressione che si ricava dal fluido scorrere del pensiero così
ben raccolto in queste pagine di François Cheng è quella di una sofferta ma
consolidata serenità è perché l’autore non si accontenta di affermare apoditticamente
il prevalere per noi, mortali viventi, della vita sulla morte, ma prende sul serio la sfida
propria di ogni essere umano: la consapevolezza di dover morire. Cheng chiarisce
subito di appartenere alla “schiera di coloro che si pongono decisamente nell’ordine
della vita” , ma questo non significa considerarsi immortali o pensare che la morte
sia un semplice passaggio verso un altrove, bensì significa ritenere che le energie
vitali che ciascuno possiede hanno la capacità di fronteggiare a viso aperto la morte,
di chiamarla per nome, fino a sentirla non più nemica ma francescanamente
considerarla “sorella morte”. Grande lezione di speranza e di umanità per ciascuno, a
prescindere dalla fede professata o meno! Addentrarsi in queste pagine stupende è
come abbeverarsi alla fonte radiosa della convivenza umana, perché “la tanto anelata
felicità nasce sempre da un incontro, da uno scambio, da una condivisione”. Anche
sotto forma di convivio, appunto. (Enzo Bianchi, su Tuttolibri de “La Stampa” del
24.1.2015)
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LA MORTE AMICA di Marie de Hennezel
BUR, pagine 260, 1998
Marie de Hennezel, psicologa e psicanalista, poi incaricata del ministero della Sanità
per la diffusione delle cure palliative, è l’autrice di due rapporti ministeriali
sull’accompagnamento delle persone in fin di vita. Il suo libro è stato tradotto in
sedici lingue. E’ una testimonianza, un tratto della sua biografia, della sua vita
BREVIARIO PER UNA VECCHIAIA CONSAPEVOLE / AZIONI / “Estote parati” / pagina 3.5.4 (versione 1)
professionale all’interno dell’Hospice, scritta con enorme energia e passionalità. C’è
l’introduzione di monsieur Mitterrand, anche la testimonianza di una sua visita
informale ed esperienza in codesta struttura, tanti casi end-life, lezioni di vita da chi
sta per morire… In un mondo che ha paura della morte e che nasconde i moribondi,
creando il vuoto attorno a chi sta per morire, oppure attorno a chi vive un lutto. Non
c’è posto per il pianto, non c’è posto per il dolore. La morte, questa compagna che ci
fa tanto timore è la sola unica certezza che abbiamo, quindi perché negarla ed
ignorarla. Perché invece non ingraziarsela “abbandonarsi tra le sue braccia” atto
consentito solamente nel caso in cui ci sia stata “alle spalle una grande intensità di
vita”. E allora essendoci veemenza tanta in questo libro, non lasciatevi sfuggire
l’empatia e il pathos che trasuda da questo racconto-verità. Condividete momenti,
progetti di vita, con coloro che restando vivi fino all’ultimo hanno fatto proprio il
comandamento : “non bisogna morire prima di morire”. Semmai si son lasciati
coprire da un caloroso pallium ed hanno sorriso, con estrema fatica e lavoro. Farsi
rinsavire da questi sorrisi non (ci)vi può che far star bene… ahhh e se sapessero, i
malati quanto ci aiutano a volte semplicemente con un sorriso… ma forse lo sanno…
ora direi quasi di certo!
(recensione di Zarania, su “Leggere a colori”, 23 novembre 2015)