Franco Maria Ricci dialoga con Marco Riccòmini

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Franco Maria Ricci dialoga con Marco Riccòmini
Franco Maria Ricci
Marco Riccòmini
Franco Maria Ricci dialoga con Marco Riccòmini
Conferenza presso la Sala di consultazione, 24 ottobre 2013
FMR – Franco Maria Ricci
MR – Marco Riccòmini
MP – Marcella Pralormo
P – Intervento del pubblico
MP – Buonasera e benvenuti a questo incontro delle “Conversazioni sul
Collezionismo”. Stasera abbiamo il piacere di ospitare Franco Maria Ricci, editore,
grafico, bibliofilo e collezionista illuminato che ci racconterà la sua passione per
l’arte e l’editoria. Nei quarant’anni di vita della sua casa editrice, inaugurata con la
nascita della storica rivista FMR, 1 Franco ha raggruppato una raccolta unica e originale
che comprende circa cinquecento opere tra cui sculture di Bernini, Merlini, Canova e
Wildt, dipinti di Hayez, Ligabue, Carracci. Priva di una tematica circoscritta o di un
soggetto dominante, la collezione è nata seguendo il caso: incontri fortuiti e colpi di
fulmine hanno disposto gli uni accanto agli altri busti marmorei barocchi e
neoclassici, danzatrici crisoelefantine e allegorie manieriste, ritratti della dinastia
borbonica e di gentiluomini del lombardo-veneto. Questa collezione sarà presto
riunita nel polo culturale con annesso labirinto che Franco Maria Ricci sta facendo
costruire nella sua proprietà di campagna a Fontanellato. 2 Dialogherà con lui Marco
Riccòmini, direttore dei Dipinti Antichi di Christie’s a Milano.
1
La casa editrice d’arte Franco Maria Ricci realizza libri di pregio ispirati al grande patrimonio artistico e
paesaggistico italiano. La peculiarità di questi volumi risiede negli straordinari apparati iconografici realizzati
dai più grandi maestri dell’arte fotografica, oltre che nell’eccellente qualità delle carte, delle tecniche di
stampa e della rilegatura.
2
Fontanellato è un comune di 6.624 abitanti della provincia di Parma. È stato insignito del riconoscimento
“Bandiera Arancione” del Touring Club Italiano e dei titoli di “Città d’Arte e Cultura” e di “Cittaslow – Città del
buon vivere e della buona tavola”.
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MR – Buonasera, conosco Franco da molti anni, sono come lui originario di Parma e
sono stato spesso a Fontanellato, nota soprattutto per gli affreschi di Parmigianino.
Tra pochi mesi questa cittadina diventerà famosa anche per il labirinto più grande del
mondo, io l’ho visitato recentemente e sono rimasto stupefatto alla vista di quella
gigantesca costruzione di bambù; mi ci sarei addentrato più in profondità, ma alla
fine ho rinunciato, per paura di perdermi.
Come accade nel labirinto anche nella collezione di Franco c’è il rischio di perdersi, la
sua raccolta è composta da innumerevoli pezzi, scelti con amore, curiosità e gusto
raffinato, oggetti d’arte che spaziano dalle sculture ai libri. Qual è stato il primo libro
che hai comprato?
FMR – Forse prima del primo libro è meglio raccontare quello che facevo prima di
diventare editore. Mi sono laureato in geologia e avrei voluto diventare archeologo,
ho sempre avuto la passione per le civiltà antiche come gli Etruschi e gli Ittiti, volevo
diventare come Schliemann 3 o Maiuri. 4 Poi un mio cugino, presidente di una società
petrolifera americana, la Gulf, 5 un giorno mi ha detto «Ma sei matto a fare
archeologia? Ti mandano a Napoli a incollare dei cocci, fai geologia piuttosto, gli
Americani sono disperati perché non trovano geologi disposti ad andare nei siti
pericolosi, se vuoi fare lo Schliemann è il posto giusto per te». Ho seguito il suo
consiglio e sono partito per la Mesopotamia, dove sono rimasto sei mesi per poi
capire che non era la mia strada. Il lavoro archeologico era stimolante ma oltre ai bei
reperti vedevo dappertutto bambini che morivano malati di glaucoma, donne velate
affette dal vaiolo e altre tragiche situazioni. Quando non ne potei più decisi di tornare
a Parma e dedicarmi a qualcosa d’altro. Oltre alla passione per la geologia, sono
sempre stato interessato anche all’arte e alla pittura; quando avevo dodici o tredici
anni mio padre ogni tanto mi dava mille lire e io le usavo per prendere il treno e
andare a Lucca, o a Mantova, a vedere i musei e le chiese. I miei parenti
rimproveravano mio padre facendogli presente che ero ancora piccolo per viaggiare
3
Heinrich Schliemann (Neubukow, 6 gennaio 1822 – Napoli, 26 dicembre 1890) è stato un imprenditore e
archeologo tedesco. Divenne una delle figure più importanti del mondo dell’archeologia per la rilevanza delle
scoperte compiute nel XIX secolo. Raggiunse la celebrità con la scoperta, dopo anni di ricerche e studi, della
mitica città di Troia e del cosiddetto Tesoro di Priamo.
4
Amedeo Maiuri (Veroli, 7 gennaio 1886 – Napoli, 7 aprile 1963) è stato un archeologo italiano.
5
Gulf Oil Corporation fu un’impresa petrolifera statunitense. Costituita nel 1936 per proseguire il lavoro della
Gulf Oil Corporation of Pennsylvania, partecipò allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi in Canada,
Venezuela e Medio Oriente.
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da solo ma è proprio così che ho imparato a scoprire l’affascinante mondo dell’arte,
facendo quelle visite grazie all’intelligente paghetta di mio padre.
Tornato a Parma decisi di dedicarmi a un’attività che coniugasse l’arte al lavoro
pratico e iniziai a occuparmi di grafica. Cominciai quasi per caso, disegnando un
manifesto per il Festival del Teatro universitario; un giorno passò dalle mie parti un
americano della Hallmark Gallery di New York e vide il manifesto che avevo
realizzato, subito mi disse «Fantastico questo manifesto. Vorrei che lei accettasse
l’invito a fare una mostra a New York nella nostra galleria», io risposi che ci sarei
andato volentieri ma che per me fare una mostra non era possibile dato che quel
manifesto era il mio primo e unico lavoro. Lui mi disse di non preoccuparmi e che
sarebbe tornato così intanto avrei avuto tempo di realizzare altre cose. L’anno dopo
tornò davvero e io avevo pronto parecchio materiale. Così a New York ebbi la la mia
prima mostra, nella quale i miei lavori erano esposti con quelli di designer e architetti
del calibro di Gae Aulenti e Marco Zanuso. 6 In questo modo sono entrato nel mondo
della grafica e della stampa, due ambienti strettamente legati. Lavoravo
principalmente nella zona di Parma ma a volte mi arrivavano commesse addirittura
dall’America; le grandi ditte che stavano nascendo chiedevano proposte grafiche per
i loro marchi aziendali e per i nuovi prodotti: tutto sommato, ancorché giovane,
guadagnavo bene.
Un’altra tappa importante per il mio percorso professionale è da collocare nel 1963,
quando a Parma fu inaugurato il Museo di Bodoni. All’epoca sapevo solo a grandi
linee chi fosse Bodoni 7 ma rimasi fulminato dalla bellezza, dalla semplicità,
dall’eleganza neoclassica dei suoi caratteri tipografici. Ho sempre avuto un “animo
neoclassico” affascinato e proteso verso l’antico piuttosto che verso la modernità;
Bodoni mi ha lasciato senza fiato e ho deciso di ristampare il suo Manuale
tipografico, 8 vale a dire il catalogo di tutti i caratteri tipografici da lui creati. Decisi di
imbarcarmi nel progetto perché una ristampa di quest’opera ancora non esisteva, le
6
“Design: Italian Style”, Hallmark Gallery, 5th Avenue, New York 1968.
7
Giambattista Bodoni (Saluzzo, 26 febbraio 1740 – Parma, 30 novembre 1813) è stato un incisore, tipografo e
stampatore italiano, ancora oggi noto per i caratteri tipografici da lui creati (Caratteri Bodoni).
8
Il Manuale Tipografico contiene più di seicento incisioni, caratteri latini ed esotici, ornamenti e vignette. Ma
il suo vero valore non risiede nel fatto di essere un libro meravigliosamente stampato e di grande rarità e
nemmeno nell’essere il testamento del tipografo più importante della sua epoca ma nell’avere all’interno i
primi caratteri moderni raffinati e rigorosi creati da John Baskerville, non rigidi e formali come quelli del suo
grande rivale francese Firmin Didot. Un altro degli aspetti fondamentali di quest’opera monumentale è la sua
integrità di stile, che costituisce un modello di coerenza estetica vigente tutt’oggi nella nostra epoca.
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grandi biblioteche del mondo non l’avevano. Chiesi il permesso all’allora ministro
dell’Istruzione Spadolini, dato che non esisteva ancora il Ministero dei Beni Culturali,
e partii con il mio progetto di ristampa. I lavori purtroppo iniziarono con un errore
organizzativo: ancora inesperto pensavo che per fare un libro l’editore dovesse
anche stamparlo, non avevo idea che esistessero due figure distinte, l’editore e il
tipografo. Spesi parecchi soldi per prendere un capannone e metterci dentro due
macchine per la stampa offset della OMCSA appena uscite, poi mi recai a Fabriano 9 per
ordinare della carta speciale, la stessa che usava Bodoni, l’impresa mi è costata un
anno di lavoro ma alla fine il Manuale tipografico è stato ristampato. Tutti dicevano
che ero pazzo, la banca non voleva più farmi credito ma io non mi sono lasciato
scoraggiare: ho preparato un lettera stampata proprio con i caratteri tipografici di
Bodoni e l’ho mandata alle principali biblioteche del mondo per informarle che avevo
stampato quest’opera, ne avrò imbucate sei o settecento. Con questo metodo ho
venduto immediatamente quasi metà dei novecento esemplari che avevo stampato.
Un altro “piccolo” errore l’ho commesso sul prezzo: invece di scrivere che il volume
costava cinquanta dollari, scrissi che ne costava cinquecento e quando me ne accorsi
era troppo tardi, la comunicazione per l’America era già partita. A quanto pare però
agli americani va bene tutto: nonostante l’errore ne ho vendute quattrocento copie.
Dopo aver venduto queste copie in America mi recai per la prima volta a New York
dove non conoscevo nessuno e decisi di provare a contattare il direttore della Public
Library 10 e poi quello della Library of Congress 11 a Washington. Loro vennero
addirittura a prendermi all’aeroporto, per ringraziarmi di aver ripubblicato Bodoni.
Dopo il Manuale tipografico rifeci l’Oratio Dominica ovvero il Pater Noster che
Bodoni aveva stampato in centocinquantacinque lingue, per celebrare la visita di
papa Pio VII a Napoleone. Fu così che ebbe inizio la mia avventura editoriale.
Avrei voluto nascere anche io nel mondo neoclassico. Era un modo di concepire l’arte
così diverso da quello contemporaneo, anche se a pensarci bene qualche affinità per
esempio tra Bodoni e la Pop Art si può anche trovare: sia i caratteri di Bodoni che gli
10
La New York Public Library (NYPL) è la terza più grande biblioteca dell’America del Nord. È gestita
privatamente da un’associazione senza scopo di lucro con una missione pubblica che opera sia con
finanziamenti pubblici che privati.
11
La Library of Congress statunitense, nota anche con la sigla LOC e, in Italia, come Biblioteca del Congresso, è
de facto la biblioteca nazionale degli Stati Uniti. Con gli oltre centoventotto milioni di documenti che contiene
è la maggiore biblioteca di storia del mondo.
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oggetti della Pop Art dipendono in egual modo da un determinato gioco di
proporzioni. Per esempio una lattina di Coca Cola, oggetto quotidiano con una
funzione pratica, cambia completamente se rappresentata in dimensioni giganti. Allo
stesso modo, nei caratteri tipografici bodoniani sono di fondamentale importanza le
grandezze dei corpi, e soprattutto la proporzione fra i pieni e i vuoti, anche un solo
cambiamento modifica la percezione del tutto. Il Manuale tipografico, che somiglia
molto ai manuali odierni, era sostanzialmente il campionario di Bodoni. Quasi mi
emozionavo nel guardarlo per il bianco assoluto e la morbidezza delle pagine,
l’impalpabilità della carta di Fabriano, quel libro conteneva potenzialmente tutti i
testi del mondo: era un insieme di lettere A,B,C,D che combinate fra loro davano vita
alla Divina Commedia così come al Vangelo. È stato anche per questa “responsabilità
culturale” che mi sono convinto a portare a termine il progetto, il libro andava fatto.
Il passo successivo fu iniziare progettare libri d’arte veri e propri, con un apparato
iconografico importante e immagini a colori di grande qualità senza rinunciare alla
carta di Fabriano. Per me i libri d’arte non devono essere redatti solamente da
specialisti, critici o accademici ma anche da scrittori, altrimenti finiscono per ridursi a
noiosissime sequenze di nozioni. Nella letteratura contemporanea purtroppo non c’è
più la qualità di una volta, mancano gli equivalenti moderni di Barthes, Calvino, Eco,
Cortazar. Io affidavo a loro il tema del volume, soprattutto a Barthes perché amavo
pazzamente il suo modo di ragionare, e loro ne facevano dei testi stupendi, magici
come era magico l’oggetto-libro che ne risultava. Così ho fatto l’editore fino a
sessantacinque anni, poi ho iniziato a chiedermi che senso avesse continuare a fare
libri, sarei diventato un “vecchio editore”, avrei continuato a fare le stesse cose ma
con meno slancio. Fare libri in questo modo è una cosa complicatissima, basti
pensare alla difficoltà di incollare cinquanta tavole a mano per ogni copia e
moltiplicare lo sforzo per un totale di mille copie. Inoltre c’erano degli argomenti che
non erano sufficientemente rilevanti per diventare un libro, ma non era neanche
giusto dimenticarli negli archivi delle biblioteche o nei cassetti delle collezioni. Da
questo presupposto di partenza è nata FMR, una rivista unica nel suo genere.
Uno degli autori per me più importanti è stato Borges, lo conobbi durante un viaggio
a Buenos Aires, diventammo amici e lo invitai a venire in Italia. Dopo sei mesi infatti
venne a trovarmi a Parma, si fermò quindici giorni e furono giorni cruciali perché fu in
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quell’occasione che nacque la “Biblioteca di Babele”. 12 L’altra impresa per certi versi
folle che intrapresi fu quella di stampare l’Encyclopedie 13 di Diderot e D’Alembert, ne
ho fatto una ristampa in diciotto volumi, ci ho messo sei anni per tirare cinquemila
copie. Tutti consideravano il progetto una pazzia ma io ci avevo visto giusto: le
cinquemila copie finirono e io diedi il via per una nuova ristampa. François
Mitterand 14 ne ordinava dieci copie alla settimana, le usava come regali di Stato.
Le imprese editoriali complicate mi riescono bene, quelle facili no. Se pubblicassi un
libro “normale” e lo mettessi in libreria probabilmente ne venderei cinque copie,
invece con i libri difficili e costosi ci azzecco e ne vendo parecchie migliaia.
Tornando al discorso della mia carriera da editore destinata a tramontare dopo i
sessantacinque anni, accadde che parlai con Borges, spesso con lui si parlava di
labirinti, di quadri, di arte e un giorno io gli dissi che volevo mettere in cantiere un
progetto per un labirinto. Avrebbe dovuto essere il più grande labirinto del mondo.
Dieci anni fa iniziai con i primi disegni, aiutato da Davide Dutto, un giovane architetto
torinese del quale avevo pubblicato la ricostruzione in “rendering” dell’isola di
Venere del Polifilo sulla base della descrizione che ne viene fatta nel libro. 15 Il
labirinto veniva a costare parecchi milioni e per avere liquidità decisi di vendere la
casa editrice. Fu un bene che sia andata così, sarebbe altrimenti andata avanti per
inerzia, con difficoltà, senza ritmo, senza piacere. L’ho venduta e con quelle risorse
sto costruendo il labirinto, i lavori finiranno l’anno prossimo e finalmente il sito sarà
visitabile. Le siepi sono di bambù, i percorsi sono in cemento, perché la vegetazione
è così esuberante che tende a spuntare dappertutto. Anche la scelta del bambù è
piuttosto particolare, l’ho fatto arrivare dalla Cina, tramite la Francia, ne ho piantati
12
“Biblioteca di Babele” è il nome della collana libraria creata dall’editore parmense e diretta da Jorge Luis
Borges, che sceglieva i titoli e scriveva le prefazioni.
13
L’Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri (Encyclopédie ou Dictionnaire
raisonné des sciences, des arts et des métiers nel titolo originale) è una vasta enciclopedia pubblicata nel XVIII
secolo, in lingua francese, da un consistente gruppo di intellettuali sotto la direzione di Denis Diderot e JeanBaptiste Le Rond D’Alembert. Essa rappresenta l’importante punto di arrivo del lungo percorso teso a creare
un compendio universale del sapere, nonché il primo esempio di moderna enciclopedia di larga diffusione e
successo, cui guarderanno e si ispireranno nella struttura quelle successive.
14
François Maurice Adrien Marie Mitterrand (Jarnac, 26 ottobre 1916 – Parigi, 8 gennaio 1996) è stato un
politico francese. È stato presidente della Repubblica francese dal 21 maggio 1981 al 17 maggio 1988 poi
rieletto per un secondo mandato fino al 17 maggio 1995.
15
S. Fogliatti e D. Dutto, Il giardino di Polifilo: riconstruzione virtuale dalla Hypnerotomachia Poliphili di
Francesco Colonna stampata a Venezia nel 1499 da Aldo Manuzio, Franco Maria Ricci, 2002.
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circa cinquanta mila, sono stupendi, semplici ed eleganti. Il complesso del labirinto si
estende complessivamente per sette ettari e il percorso è lungo in totale tre
chilometri. Sono presenti anche due corti, una delle quali interna al labirinto.
Nell’ingresso dell’edificio principale è esposta la collezione d’arte e tutti i miei libri di
Bodoni e quelli di Tallone. 16
Procedendo col progetto ho riflettuto sul fatto che ad attirare i visitatori nei musei
sono spesso i servizi collaterali che la struttura offre come ristoranti, caffetterie e
bookshop. La Galleria Nazionale di Parma è una delle più importanti d’Italia e del
mondo, con opere di Correggio, Parmigianino, Leonardo, Sebastiano Ricci e
Schedoni, ed è visitata da circa venti mila persone all’anno; mentre vicino a casa mia
a Fontanellato, nella meno nota Rocca Sanvitale 17 si contano più di ottanta mila
visitatori. Questo succede perché quando la gente termina la visita trova subito bar e
ristorantini tipici nella piazza, con i tortelli di erbette e il culatello.
MR– È questa seconda parte che attira la gente.
FMR – Conta molto di più offrire questo tipo di accoglienza che non un articolo sul
giornale. Per invogliare ancora di più il pubblico a venire pensavo anche di
organizzare delle visite notturne al labirinto. Le escursioni di notte saranno
bellissime, ci si addentrerà nel labirinto con le torce, niente energia elettrica per
motivi di sicurezza, e quando i visitatori guadagneranno l’uscita troveranno un bel
piatto di tortelli ad aspettarli. Altrimenti non funziona.
La corte centrale è dedicata alla musica e alle feste, con ampi spazi adatti a
organizzare eventi come matrimoni e congressi e ci sono anche due suite molto
eleganti, arredate con mobili d’epoca e opere d’arte alle pareti, così quando arrivano
ospiti importanti li si può accogliere dignitosamente.
MR – Per costruire gli edifici ti sei ispirato anche ad alcuni architetti francesi.
16
Alberto Tallone (Bergamo, 1898 – Alpignano, 1968) fu editore e stampatore. Fondò nel 1938 a Parigi la
Alberto Tallone Editore.
17
La Rocca Sanvitale, nota anche come Castello di Fontanellato, è una fortezza situata nel paese di
Fontanellato, in provincia di Parma. L’opera artisticamente più importante da segnalare riguarda la saletta di
Diana e Atteone, affrescata dal Parmigianino, che realizzò un pergolato pittorico che lascia intravedere il
cielo. Sotto, in quattordici medaglioni viene raccontata la storia di Diana e Atteone tratta dalle Metamorfosi di
Ovidio.
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FMR – Ho preso spunto da quelli che interpretavano meglio lo stile neoclassico.
MR – Nel mezzo dell’edificio centrale c’è anche una piramide.
FMR – Quella piramide ospiterà la cappella dove si potranno celebrare matrimoni. I
preti forse avranno da ridire perché la piramide è un simbolo massonico, ma io
ribatterò dicendo che si tratta della Trinità, vedremo come va a finire. La piramide per
me è un omaggio all’architettura neoclassica francese prerivoluzionaria e ad artisti
come Boullée 18 e Ledoux 19 che hanno elaborato piante e progetti architettonici
straordinari dai sottili significati simbolici che però purtroppo non sono mai stati
realizzati in concreto: fatta eccezione per le Saline Reali 20 di Ledoux quasi tutti gli
altri progetti sono rimasti su carta, inattuabili per questioni strutturali e per i costi
proibitivi. La mia piramide nel labirinto sarà quindi in piccolo un omaggio a Boullée e
Ledoux.
Nel mio progetto vari ettari sono occupati dal labirinto di bambù. Ho scelto questa
pianta per le sue caratteristiche straordinarie: è molto resistente e non perde le
foglie, aspetto importantissimo per un labirinto. In Europa ne esistono circa duecento
specie: dai bambù nani, a quelli molto grandi che decorano, per il labirinto ho scelto
una varietà che si chiama Bissetii, che ha come caratteristica quella di essere molto
fitto e non perdere le foglie in basso.
MR – E dentro al labirinto disporrai la tua collezione d’arte?
FMR – Sì, una collezione eclettica, con più di quattrocento pezzi fra scultura, pittura,
libri e oggetti. Quanto alla collezione bodoniana, vedremo. È costituita da mille e
cento libri, e sto ancora cercando di completarla; me ne mancano alcuni che invece
possiede la Biblioteca Palatina di Parma, mentre là ne mancano due o tre che io ho.
18
Étienne-Louis Boullée (Parigi, 12 febbraio 1728 – Parigi, 6 febbraio 1799) è stato un architetto e teorico
dell’architettura francese del periodo neoclassico, le sue opere hanno profondamente influenzato gli
architetti contemporanei.
19
Claude-Nicolas Ledoux (Dormans, 21 marzo 1736 – Parigi, 18 novembre 1806) è stato un architetto e
urbanista francese. Ledoux è stato uno degli esponenti più importanti dell’architettura neoclassica.
20
Le Saline Reali (Salines Royales in francese) di Arc-et-Senans sono una costruzione architettonica del
periodo illuminista, progettata per razionalizzare un edificio e il processo produttivo a esso connesso
secondo le istanze della neonata comunità industriale. Le Saline si trovano nella foresta di La Chaux, presso
Besançon, in Francia.
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Adesso a Parma è in corso una grande mostra su Bodoni perché quest’anno è il
duecentesimo anniversario della sua morte, purtroppo la ricorrenza coincide anche
con la nascita di Verdi e quasi tutti i fondi stanziati dal Comune sono stati impiegati
per celebrare Verdi. Ma siamo comunque riusciti a fare una mostra degna anche a
Bodoni.
MR – Hai prestato molti libri per questa mostra?
FMR – In realtà no, la maggior parte dei volumi li ha forniti la Palatina. Io ne ho
prestati due importanti che loro non hanno, ma per il resto hanno usato i loro anche
perché essendo di proprietà dello Stato non hanno bisogno di assicurazione. Mentre
invece i miei due ho dovuto assicurarli.
MR – E cosa ci dici dei libri che stampi adesso? Per esempio ce n’è uno su Torino. 21
FMR – È un libro che ho pubblicato all’inizio di quest’anno, una volta stampavo venti
o trenta libri all’anno, adesso ne faccio due o tre.
MR – Hai mantenuto l’impostazione grafica della tua vecchia casa editrice, ma questi
li stampi tu.
FMR – Alcuni si, altri invece li faccio pubblicare ad altre case editrici, per esempio ho
pronto un libro sui labirinti 22 che sta uscendo adesso per Rizzoli con testi di Eco e
Mariotti. Il mio intento è aprire la strada cosicché poi altri possano percorrerla.
Quando progetto un libro, solitamente devo pianificare tutta una preliminare attività
di ricerca, per esempio quando stavo lavorando al libro su Ligabue ho dovuto andare
a cercare materiale e informazioni al suo paese d’origine, lungo le rive del Po.
Nessuno laggiù aveva colto davvero il valore di questo artista che purtroppo è
tutt’oggi sottovalutato; io lo considero al pari di Van Gogh, se non addirittura meglio.
La critica l’ha fatto passare per un artista naïf, ma è una valutazione errata, la sua è
casomai “Art brut”: Ligabue, incolto ed emarginato, dà voce alla sua disperazione.
21
22
Torino, Franco Maria Ricci, Cariparma Credit Agricole, 2012.
Labirinti, Franco Maria Ricci, 2013.
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Un altro mio grande amore del passato è quello per l’Art Déco. Avevo scoperto uno
scultore rumeno di nome Chiparus, 23 che tra gli anni venti e trenta del Novecento
aveva vissuto in Francia, quando l’Art Déco era la moda. In Italia non lo conosceva
nessuno, faceva delle figure di ballerine dall’aspetto esotico secondo me bellissime
ma snobbate dalla critica ufficiale come oggetti borghesi; per trovarle ho battuto
perfino il mercato delle pulci di Tunisi. Quando i francesi scapparono abbandonarono
tutto ciò che per loro non aveva un valore conclamato, molte di quelle statuette
furono lasciate lì e io ne comprai un buon numero.
MR – Sei stato un esploratore.
FMR – In un certo senso, sì. Un altro dei pezzi importanti della mia raccolta è
un’opera di Wildt, per me è un capolavoro assoluto ma ancora pochi lo conoscono.
L’anno scorso hanno fatto una bellissima mostra di questo artista a Forlì dove erano
esposte due opere provenienti dalla mia collezione.
Poi ho alcune sculture di Bernini, come quella che ritrae Clemente X . Pare che
l’artista la tenesse nella propria camera da letto e che nel testamento avesse
incaricato gli allievi di offrirla al cardinale Paluzzo Altieri, nipote del papa. Fu così
collocata nel suo palazzo in piazza del Gesù fin tanto che, tramite un antiquario, finì
nella mia collezione.
Un omaggio al Neoclassicismo fu il restauro di una fabbrica abbandonata, deteriorata
e semidistrutta. La comprai trent’anni fa e decisi di trasformarla in una sorta di quinta
teatrale neoclassica. Ora l’edificio, dove ha avuto sede la mia casa editrice, ospita
ancora buona parte dei miei documenti, archivi e la biblioteca di Storia dell’Arte.
Tornando alla collezione, altre due opere a cui sono molto legato sono le statue in
cera di Vittorio Amedeo III di Savoia e Maria Antonia di Borbone, opere di un
ceroplasta torinese di nome Orso. L’artista visse a lungo in Francia e si fece cambiare
il nome in Orsy. Ho poi due quadri di Baldrighi, un pittore elegantissimo della Parma
tardo-barocca, un ritratto di Lucrezia Bentivoglio di Ludovico Carracci, ritratti di Voet,
di Guala, di Philippe de Champeigne e di Hayez. In collezione ho parecchi ritratti, mi
piacciono molto anche perché mi fanno compagnia. Di Hayez ho anche una
Maddalena con i capelli sottili come fili dorati che le sfiorano le carni. C’è poi un bel
23
Demetre Chiparus (Dorohoi, 16 settembre 1886 – Parigi, 22 gennaio 1947), è stato uno scultore ed
esponente dell’Art Déco.
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ritratto dell’editore Treves fatto da Corcos e un ritratto che Alberto Savinio ha fatto
alla moglie. E poi un Valentin de Boulogne – caravaggesco francese –, un pastello di
Rosalba Carriera, acqarelli di Bagetti, di Zötl…
MR – È una collezione che raccoglie opere molto diverse fra loro e lontane nel tempo,
opere che spaziano dall’antico al moderno. Si può dire che sia una collezione che
dipende un po’ dal caso?
FMR – Sì, una collezione di occasioni. Ho una discreta raccolta di Vanitas, teschi e
ossa in decomposizione, tanto che la gente a volte si spaventa e si chiede come io
faccia a tenere in collezione dei soggetti del genere; ne ho uno di Jacopo Ligozzi,
trucido e bellissimo. Di tutt’altro soggetto invece è la tela che ritrae il Figliol prodigo,
opera di un artista bolognese, io ne ho ipotizzato l’attribuzione a Mattia Preti, che
non è bolognese ma ha lavorato a Bologna. Poi ho un busto in marmo di Spinazzi che
ritrae un nobile inglese che viveva a Firenze. Un altro nobile fiorentino di cui possiedo
il ritratto è Ferdinando de’ Medici, che rinunciò alla porpora cardinalizia per diventare
granduca di Toscana alla morte del suo predecessore. E, naturalmente, ho un busto
di Diderot.
MR – Avendo ristampato l’Encyclopedie non potevi non avere un Diderot. Possiedi
anche un quadro di Cambiaso, i suoi quadri si trovano nove volte su dieci nelle
collezioni genovesi perché l’artista è originario di quella città. Ricci ha collezionato
opere davvero disparate, provenienti da ambiti regionali ed epoche diverse. È una
vera collezione eclettica, capita raramente di entrare in una casa e trovare una
raccolta così varia i cui pezzi siano al tempo stesso accomunati dal medesimo gusto
che armonizza il tutto.
FMR – È una collezione viva, ogni anno si aggiungono pezzi nuovi.
MR – È un viaggio che porta a scoprire cose nuove a ogni tappa.
FMR – Un viaggio molto lungo. Per quanto riguarda la scultura ho una raccolta
abbastanza importante di opere francesi, prevalentemente in terracotta.
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MR – Questo legame con la Francia è tipicamente parmense, a Parma i francesi hanno
governato per diverso tempo, quindi va da sé che un buon numero di collezionisti
parmigiani ami l’arte francese.
FMR – Nei musei italiani manca la scultura francese del Settecento.
MR – È vero.
FMR – Uno di questi scultori francesi che ho in collezione è Boudard, ha lavorato a
Parma e a Napoli, l’opera che possiedo rappresenta il marchese de l’Hôpital, che era
il suo protettore.
MR – Boudard non si trova nei musei parmigiani, ma chi andasse a vedere il Palazzo
del Giardino magari potrebbe vedere alcune sue sculture che sono lì a prendere la
pioggia.
FMR – Sempre in ambito francese possiedo un’opera di Lemoyne e una di Marie-Anne
Collot che era la fidanzata di Pigalle. Di italiano invece c’è Pietro Fontana con il
ritratto di Carolina Murat, sorella di Napoleone e regina di Napoli, vari busti di
Lorenzo Bartolini, e poi di Bosio, Ceracchi, Thorwaldsen. Ho due ritratti dei patrizi
milanesi Antonio e Barbara Barbiano di Belgiojoso, di Carlo Maria Giudici. Ho uno
Chaudet che ritrae Napoleone e un meraviglioso Canova: Beatrice. E poi c’è
Schedoni, autore di quadri straordinari, due dei quali si trovano in Pinacoteca a
Parma.
MR – Un tempo erano nell’abbazia di Fontevivo, stiamo parlando del 1615. Schedoni è
un pittore modenese, di Formiggine per essere precisi ma a Parma si trovano questi
due suoi capolavori.
FMR – Uno degli ultimi acquisti l’ho fatto una settimana fa, ero al Mercante in fiera a
Parma, dove una volta si trovavano occasioni interessanti. Quest’anno era un
disastro, non c’era niente di decente finché a un certo punto, in un angolo, ho
scovato un quadro di Celada, databile attorno al 1930.
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MR – Celada è rinomato anche per le sue bellissime nature morte, ma è poco
conosciuto.
FMR – Infatti io non lo conoscevo. Tra gli artisti parmigiani ho recentemente
comprato una tela di Pietro Melchiorre Ferrari che rappresenta la famiglia di un
mercante di tessuti che riforniva la corte, il vescovo e tutta la nobiltà di nastri e stoffe
importati dal nord Europa.
MR – Un’altra concessione parmense che hai in collezione è un’opera di Mazzola
Bedoli.
FMR – In realtà è una replica, in dimensioni diverse, di un quadro di Parmigianino,
attualmente al Prado.
MR – E così con Parma torniamo a Fontanellato e al Labirinto.
MR – Tutto il nostro ragionamento è stato un labirinto, siamo tornati al punto di
partenza.
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Profili Biografici
Franco Maria Ricci
È editore, designer, collezionista d’arte e bibliofilo. Il gusto per la raffinatezza del carattere
tipografico, l’attenzione alle proporzioni e all’armonia dell’impaginazione, la passione per tutto
ciò che costituisce la “veste” di un libro sono all’origine della rivista FMR, da lui fondata nel
1982, le cui copertine si sono qualificate tra le più belle del mondo. Seta nera che ricopre i
volumi e carta azzurra di Fabriano ad accoglie le grandi voci dalla saggistica e della narrativa
contemporanea; Federico Fellini definiva questa rivista la Perla Nera. Dal 2005 Franco Maria
Ricci si è dedicato alla costruzione del maestoso labirinto di Fontanellato, nella campagna
vicino a Parma. Sarà uno spazio aperto al pubblico e gestito da una fondazione, ospiterà una
libreria, un museo, un ristorante e un’area adibita a esposizioni temporanee d’arte.
Marco Riccòmini
Da oltre un quarto di secolo vive con la valigia accanto, alternando viaggi di lavoro nelle capitali
del mercato dell’arte a piccoli tour nel tempo libero in luoghi di preferenza dimenticati e di cui
non si parla. Da alcune di queste ricognizioni nascono brevi articoli apparsi in The Burlington
Magazine, Master Drawings, Paragone e Nuovi Studi. Per la Fondazione Giorgio Cini di Venezia
ha curato il catalogo dei disegni attribuiti a Donato Creti (Cremona 1671 – Bologna 1749) e per
Allemandi & C. il catalogo ragionato delle sue opere su carta (2012).
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Un progetto Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli e Johan & Levi Editore
Per i testi © gli autori.
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