La rivincita del - Confindustria Modena
Transcript
La rivincita del - Confindustria Modena
Settori | I signori delle bollicine Una serie di riconoscimenti prestigiosi, da Vinitaly alle guide più famose, ha fatto tornare in auge un prodotto spesso sottovalutato lam brusco La rivincita del È il vino più venduto al mondo, costantemente sotto l'assedio delle imitazioni spesso goffe ma soprattutto dannose. La ricerca della qualità e il futuro dei mercati per i quattro Doc della provincia, Grasparossa, Salamino, Sorbara e Lambrusco di Modena, nel racconto delle principali case produttrici modenesi. Che confermano il 2009 come un anno di ottima vendemmia di Arianna De Micheli ggi il lambrusco può sedersi nel salotto nobile delle eccellenze italiane al pari dei nomi più famosi, dal piemontese barbaresco al toscano sassicaia. Solo quattro anni fa sarebbe stato impensabile». Non nasconde la propria soddisfazione Anselmo Chiarli, amministratore delegato della più antica azienda vinicola dell'Emilia-Romagna. E perché dovrebbe? Il Sorbara Doc Vecchia Modena firmato Chiarli ha infatti ottenuto «tre bicchieri» dalla Guida ai Vini d'Italia targata Gambero Rosso edizione 2010: un evento senza precedenti e un regalo a dir poco gradito per festeggiare 150 anni di attività. Che fa il paio con i «18/20» (migliore punteggio regionale) della Guida de «l'Espresso» assegnate lo scorso ottobre al lambrusco di Sorbara a rifermentazione ancestrale 2007, prodotto dalla cantina Francesco Bellei di proprietà del Gruppo Cavicchioli, 25 milioni di euro di fatturato all'anno. «Per quanto il consumatore non abbia mai smesso di apprezzarlo, il lambrusco è stato rivalutato anche dalla critica enologica, che in passato lo aveva stroncato, un po' come succede in ambito cinematografico a molte pellicole d'evasione», sottolinea con orgoglio quasi paterno Sandro Cavicchioli, responsabile tecnico dell'omonima «O 60 OUTLOOK Al di fuori dei quattro lambruschi Doc e grazie all'impegno dei modenesi il termine lambrusco da solo o abbinato a un aggettivo di fantasia non può essere utilizzato. In Brasile è stata respinta la registrazione di alcuni marchi del tipo «lambruscao» e i consorzi si sono opposti all'apertura negli Stati Uniti di una catena chiamata Lambrusco-Cafè azienda di San Prospero nonché presidente della Sezione Assoenologi Emilia. «Ed è merito dell'enologia moderna che ne ha esaltato le caratteristiche, elevandone il livello qualitativo, se la critica ha potuto rivedere le proprie posizioni nei confronti di questo vino. Un vino il cui sapore, a ogni assaggio, mantiene le attese del profumo». Un profumo di frutta rossa, «lamponi e fragole soprattutto», che identifica un nettare definito a più voci moderno ma le cui origini si perdono nella notte dei tempi: pianta selvatica in bella mostra ai margini (labrum) del campo coltivato (ruscum), la vitis lambrusca pare fosse già nota agli Etruschi ma, secondo il trattato di agricoltura del bolognese Pietro de' Crescenzi, fu soltanto nel 1300 che si pensò di ricavare dal frutto il succo, con i noti risultati. Cinquecentosessant’anni dopo la felice intuizione, Cleto Chiarli, che nel centro di Modena gestiva la trattoria dell'Artigliere e produceva lambrusco per gli affezionati clienti, decise di trasformare una passione condivisa con pochi in vera e propria professione a disposizione di molti. Pose dunque la prima pietra dell'azienda che ancora oggi porta il suo nome e, quando all'Esposizione Universale di Parigi del 1900 il suo lambrusco Vecchia Modena meritò l'am- OUTLOOK 61 Settori | I signori delle bollicine «Oggi il lambrusco di Modena può sedersi nel salotto nobile delle eccellenze italiane al pari dei nomi più famosi, dal barbaresco al sassicaia», commenta Anselmo Chiarli, amministratore delegato dell’omonima e più antica azienda vinicola dell’EmiliaRomagna. «Solo quattro anni fa sarebbe stato impensabile» bita «Mention Honorable», l'ormai ex oste ebbe la conferma definitiva: in materia di lambrusco la sapeva davvero lunga. Modenese Doc e quindi estimatore soprattutto del lambrusco di Sorbara, «un vino un po' da intenditore e che, per essere compreso, necessita di allenamento», l'erede dell'intraprendente Cleto Chiarli difende la propria creatura, e con passione ne descrive aromi e profumi: «Colore rosso rubino tenue con una spuma dai riflessi violacei, bouquet intenso, fruttato con spiccato profumo di viola, sapore secco, sapido e acidulo, il Sorbara è il lambrusco più difficile da produrre, anche perché è un vitigno molto avaro. Più morbido, pieno, colorito e meno acidulo, il Grasparossa di Castelvetro è senz'altro un vino più immediato, apprezzabile anche da un consumatore meno esperto. Secco o amabile, il Salamino di Santa Croce invece è un ottimo vino che però fatica a porsi sul mercato, anche se produce molto di più del Sorbara e con costi leggermente inferiori. Il lambrusco di Modena infine, l'ultimo che da Igp è diventato Doc, rappresenta la sintesi degli altri tre». Nonostante il successo, e proprio per le sue caratteristiche (profumo e colore brillante, grado alcolico contenuto che non supera gli 11 gradi, una piacevole scorrevolezza al palato) il lambrusco si è però ritrovato una nomea che di fatto lo ha marchiato come vino «facile». Facile da bere forse, ma «non certo facile da fare», Il parere | Tiberio Rabboni: «Puntare su aggregazioni e nuovi mercati» uella dei lambruschi di aziende della regione abbiano Modena è una delle investito sulla qualità lo dimostra produzioni più importanti delil fatto che negli ultimi sei o sette l'enologia italiana»: è soddianni la produzione di lambrusco sfatto Tiberio Rabboni, assesDoc è passata dal 20 al 40 per sore all'Agricoltura dell’Emiliacento». Romagna. «I numerosi riconoMa il mercato dell'enologia deve scimenti ottenuti sia in Italia sia fare i conti con un innegabile calo all’estero mostrano che il luodei consumi, solo in parte dovuto go comune di un vino di scarsa alla recessione: i 55 litri pro capiTiberio Rabboni, te consumati in Italia nel 2000 soqualità e di poco prezzo inizia a assessore all’Agricoltura no diventati 46 nel 2006. «Come se perdere terreno. Le esportaziodell’Emilia-Romagna non bastasse, i margini economini coinvolgono quasi 50 Paesi e sono in crescita. Non stiamo parlando solo de- ci sono piuttosto contenuti», evidenzia l'assesgli Stati Uniti, un mercato da sempre congenia- sore regionale. «È necessario che il prezzo del le al lambrusco, ma anche di realtà insospetta- lambrusco diventi più remunerativo. Inoltre, ocbili come Spagna e soprattutto Francia. Che le corre combattere le imitazioni, attraverso il raf- «Q L’ingresso della tenuta di Villa Cialdini sulle colline di Castelvetro, che fa parte dell’azienda agricola Chiarli 62 OUTLOOK forzamento dei controlli e per mezzo di puntuali e cospicui investimenti nella tutela del rapporto vino-territorio». A sostegno del lambrusco, la Regione offre un programma innovativo, in sinergia con Unioncamere e Ice: «Si chiama "Deliziando" e intende aiutare le aziende a conquistare nuovi mercati, non soltanto europei. Inoltre l'Ocm, l'Organizzazione comune del mercato del vino, mette a disposizione dell'Emilia-Romagna 31 milioni di euro l'anno e, nell'ambito del programma regionale di sviluppo rurale, abbiamo aperto un bando per finanziare progetti di filiera. Ma», conclude l'assessore con un monito, «perché i vini regionali possano conquistare i mercati extraeuropei bisogna che le cantine sposino la politica delle aggregazioni». OUTLOOK 63 Settori ammonisce lapidario Ermi Bagni, direttore del Consorzio tutela del lambrusco di Modena nonché numero uno del Consorzio marchio storico dei lambruschi modenesi. «Negli anni Settanta ha sofferto di una crisi da successo eccessivo come vino “modesto” in Italia e soprattutto all'estero», spiega Anselmo Chiarli ai vertici di una azienda che oggi fattura 33 milioni di euro all'anno ed esporta il 45 per cento della propria produzione in Spagna, Olanda, Germania e Regno Unito. «Per molto tempo è passato il concetto che l'alta qualità fosse caratteristica esclusiva dei vini con gradazione superiore ai 14 gradi. Da una decina di anni, però, abbiamo iniziato a valorizzare il prodotto anche dal punto di vista del marketing e oggi il lambrusco ha tutte le carte in regola per ottenere riconoscimenti sempre più importanti. Inoltre le bollicine in Italia stanno diventando quasi una moda: i vini barricati sono sempre eccellenti, ma i consumatori guardano con maggiore attenzione al portafoglio e hanno riscoperto non solo il piacere del bere, ma anche dell'assaggiare». Con un ottimo rapporto qualità prezzo Focus | Casoni Liquori, anche le distillerie scommettono sulla qualità oggi si tende a preferire prodotti con i muoviamo in un delicato forte personalità e non solo a forte segmento di mercato», dicomponente alcoolica». ce Marco Pellacani, direttore comE non è dunque un caso che l'amerciale di Casoni Fabbricazione zienda storica in questione, fondata Liquori, azienda leader nel settore nel 1814 e capitanata da Mario Cadella produzione di superalcolici di soni, appassionato di motori con un Finale Emilia, 70 milioni di euro di passato da pilota ufficiale per scufatturato nel 2008, 25 milioni di botderie come Porsche e Ferrari, abbia tiglie l'anno. «Rispetto agli anni Mario Casoni, scommesso sul limoncello ricavato ‘70, il consumo di alcolici nel noa capo dell’azienda esclusivamente dal limone di Sorstro Paese è calato del 60 per fondata nel 1814 rento Igp. «Fino alla fine degli anni cento e questo anche a causa di una evoluzione sociale e culturale che ha visto ‘80 il limoncello era un prodotto con una diffudiminuire i consumatori abituali». Una situazio- sione limitata, apprezzato quasi esclusivamenne non facile quindi, ma solo in parte imputabi- te nel sud Italia. Oggi ha conquistato il terzo le alla crisi dell'economia mondiale. «Negli ulti- posto nelle vendite subito dopo la grappa e gli mi mesi, in Italia il nostro mercato è diminuito amari». Un prodotto ancora di nicchia, ma che del 3 per cento, con la performance particolar- da qualche anno ha trovato spazio sul mercato mente negativa del whisky (-7 per cento)», pro- nordamericano: «L'esportazione costituisce il segue Pellacani. «Anche se non è un calo dram- 35 per cento del fatturato della Casoni. Ed è matico, è da ricordare che tutto il decennio è in soprattutto l'area di lingua tedesca a mostrare costante discesa. Sono anche cambiati i gusti e maggiore ricettività nei confronti dei liquori tipi- «C «Grazie all’enologia moderna», dice Sandro Cavicchioli, dell’omonima azienda e presidente della Sezione Assoenologi Emilia, «il lambrusco è stato rivalutato anche dalla critica che in passato lo aveva stroncato» $$ ci italiani, mentre non si può dire altrettanto di altri Paesi, Francia in primis». E, mentre India e Cina, al momento, restano «sotto osservazione», i Paesi dell'est Europa, per l'abitudine alla vodka, possono rappresentare un'importante occasione per i liquori italiani. «Ma solo», ricorda il direttore commerciale di Casoni, «se proposti come parte integrante della nostra cultura enogastronomica». Oltre allo sviluppo della tipicità del prodotto legato al territorio e alle sue materie prime, che vede Casoni in prima linea anche con il nocino di Modena, «esiste anche una seconda anima che ci ha reso forti», puntualizza Pellacani. «È il private label, prodotti che coniugano qualità e convenienza, creati in tandem con il distributore e che di questo utilizzano il marchio: una proposta commerciale che si basa su una grande flessibilità produttiva e una continua capacità di innovazione». Una forza che tradotta in numeri significa 300 articoli in produzione e 50 differenti formulazioni di prodotti. (si può spendere da poco più di un euro a sei, sette euro a bottiglia) il lambrusco è il vino più venduto al mondo ed è quindi soggetto a non pochi tentativi di goffe, a volte ridicole, ma sempre dannose imitazioni. «Al di fuori dei quattro lambruschi Doc, e grazie all'impegno dei modenesi, il termine lambrusco, da solo o abbinato a un aggettivo di fantasia, non può essere utilizzato. Come consorzio abbiamo fatto respingere», e le parole di Bagni si riempiono d'indignazione, «la registrazione di alcuni marchi in Brasile, ad esempio "lambruscao". Così come ci siamo opposti all'apertura da parte del più grande produttore di vini negli Stati Uniti di una catena chiamata Lambrusco-Cafè, qualcosa simile a Starbucks, e siamo riusciti a impedire a una gigantesca impresa australiana di mettere in commercio bottiglie con la parola "lambrusco"». Già, perché il lambrusco è e deve restare soltanto sangue nostrano, soprattutto della provincia di Modena. «Modena è l'unica provincia con tre cantine sociali che hanno festeggiato il centenario di fondazione», aggiunge Bagni, «e vanta inoltre ottomila ettari di vigneti coltivati. Ettari che negli anni OUTLOOK 65 Settori | I signori delle bollicine Settanta avevano toccato quota tredicimila, ma che poi «La vendemmia perseveranza degli aromi dovuta alle escursioni termidel 2009 sono stati ridimensionati per questioni legate al merche avute nel periodo estivo». Abbondanti precipitazioè stata ottima», cato. Certo, c'è ancora molto da migliorare: i margini ni autunno-invernali, cui va il merito di aver rimpolpagarantisce economici sono piuttosto ridotti, ma le nostre aziende to le riserve idriche del terreno, una primavera dall'inGiovanni hanno fatto investimenti consistenti in impianti nuovi cipit piovoso ma con temperature elevate nel mese di e tecnologie avanzate, tutto per garantire al consuma- Giacobazzi, a capo maggio (condizione ideale per un forte sviluppo vegetativo), un agguato all'inizio dell'estate da parte della fatore un prodotto di eccellenza. A metà Ottocento, gli della Donelli Vini, «e soddisferà migerata peronospora (malattia fungina) sventato con unici vini che venivano venduti in bottiglia e con il anche appropriati interventi e grande maestria, un andatappo di sughero erano il lambrusco e lo champagne: i consumatori chiuso in bottiglia infatti, il vino rifermenta e diventa mento climatico favorevole per tutta la durata della più esigenti. frizzante. Oggi, il 90 per cento delle aziende usa le vendemmia: complessivamente l'Emilia-Romagna nel La qualità autoclavi dove gli enologi possono controllare meglio la 2009 ha prodotto il 10 per cento in più di lambrusco riè addirittura fermentazione e ottenere una produzione di fatto più spetto al 2008. «Nella nostra provincia», chiosa Bagni, superiore standard ma non meno di qualità». «abbiamo recuperato quel 25 per cento di prodotto perUn vino che quest'anno, grazie all'ottima vendem- a quella del 2004, so nella vendemmia del 2008, il che significa una produzione di uva da vino, per l'85 per cento da lambrusco, mia 2009, supererà se stesso. «Sono sorpreso», e se a che fu un’annata notevole» che tocca il tetto del milione e mezzo di quintali». sorprendersi è Giovanni Giacobazzi, che insieme al Adatto tanto agli estimatori quanto ai principianti, padre Antonio e al fratello Alberto tiene strette le redini della Donelli Vini, si può essere certi che anche i conversatile e fedelissimo compagno dei famosi piatti delsumatori più esigenti quest'anno avranno di che essere soddisfatti. «Non mi aspettavo una simile qualità, adProduzione di uva da vino in provincia di Modena dirittura superiore a quella del 2004, annata notevole. Anno Produzione complessiva Produzione uva % uva doc sul totale Profumi molto forti, intensi, netti e durevoli». «Partidi uva (quintali) lambrusco doc (quintali) di uva raccolta colarmente buone le varietà più tardive, ovvero il Gra2004 1.732.236 863.292 30 sparossa e il Salamino di Santa Croce», puntualizza da 2005 1.474.548 873.860 38 enologo Sandro Cavicchioli, la cui azienda leader del 2006 1.379.133 908.253 40 2007 1.517.831 954.734 36 settore da molti anni rappresenta il 25 per cento del 2008 1.265.650 965.050 40 mercato del lambrusco in Italia ed è presente in oltre 56.000 punti vendita nella Penisola, «anche grazie alla OUTLOOK 67 Marisa, call center Sinergas Settori | I signori delle bollicine Lambrusco di Sorbara • La denominazione riguarda il vino frizzante ottenuto dalle uve del vitigno omonimo, con al massimo il 40 per cento di uve di lambrusco Salamino La zona di produzione è riservata a 12 comuni della provincia di Modena Caratteristiche: rosso frizzante; spuma vivace, evanescente; colore rosso rubino o granato di varia intensità; odore gradevole; profumo che ricorda la violetta; sapore secco o asciutto, abbocato o semisecco, amabile, dolce, di corpo fresco, sapido e armonico; titolo alcolometrico minimo 10,5% vol. • • Lambrusco Grasparossa di Castelvetro • La denominazione riguarda il vino frizzante ottenuto dalle uve del vitigno omonimo, con al massimo il 15 per cento di uve di lambrusco Fortana (detta «uva d’oro») e Malbo Gentile, La zona di produzione è riservata a 13 comuni della provincia di Modena Caratteristiche: rosso frizzante; spuma vivace, evanescente; colore rosso rubino con orli violacei; odore spiccatamente vinoso e particolarmente profumato; sapore secco o asciutto, abbocato o semisecco, amabile, dolce, di corpo fresco, sapido e armonico; titolo alcolometrico minimo 10,5% vol. • • Lambrusco Salamino di Santa Croce • Il nostro gas costa il 35% in meno * Dall’inizio dell’anno ad oggi Sinergas ha abbassato il prezzo del gas del 35%. Una riduzione concreta, pensata per farti risparmiare davvero. E non finisce qui: la grande convenienza di Sinergas è fatta di tanti vantaggi. Consulenza personalizzata su risparmio energetico, fonti alternative, assistenza nella scelta della tariffa migliore, negli aspetti fiscali e amministrativi. Sinergas è l’unica ad offrirti, da sempre, un servizio vicino al territorio e alle tue esigenze. *a partire da ottobre 2009, riduzione calcolata da gennaio sul prezzo della componente energia come da delibere AEEG per il mercato domestico energia con più idee, al tuo servizio GRUPPO AIMAG tracce.com • La denominazione riguarda il vino frizzante ottenuto dalle uve del vitigno omonimo, con al massimo il 10 per cento di uve di lambrusco Ancellotta e Fortana La zona di produzione è riservata a 13 comuni della provincia di Modena Caratteristiche: rosso frizzante; spuma vivace, evanescente; colore rosso rubino di varia intensità; odore vinoso, intenso con caratteristico profumo fruttato; sapore secco o asciutto, abbocato o semisecco, amabile, dolce, di corpo sapido e armonico; titolo alcolometrico minimo 10,5% vol. • la cucina tradizionale modenese e non solo, il lambru- «Le nostre aziende», sco è in fase di rilancio e gode della meritata (riconquispiega Dario stata) notorietà anche a livello internazionale. IncoMozzachiodi, ronato re nella categoria dei vini frizzanti a Vinitaly coordinatore 2009, ha di fatto permesso di garantire la medaglia degli agronomi d'argento alla regione Emilia-Romagna, che si è classi- di Cantine Riunite ficata seconda alle spalle del Veneto. Eppure, «le con- & Civ&Civ, «seguono trattazioni in regione durante tutta la vendemmia soun rigido no state piuttosto scarse», annota nero su bianco l'Asdisciplinare sociazione degli enologi italiani. «Esiste una diminuche consente zione delle quotazioni rispetto allo stesso periodo dello un completo scorso anno per quasi tutti i vitigni. Maggiore il decrecontrollo mento per i vini bianchi generici (15/20 per cento), in della filiera, diminuzione anche i vini rossi di circa il 10 per cento, dalla coltivazione lambrusco compreso. Anche se i mercati stentano a alla bottiglia» partire con le quotazioni per i vini della vendemmia 2009, ora la tendenza è per una stabilità degli attuali listini». Quotazioni in calo e, come già evidenziato da Bagni, margini economici ridotti. Anche il lambrusco, dunque, è caduto vittima di una crisi che sarà ricordata per avere scosso le fondamenta dell'economia mondiale? «La crisi del vino è iniziata in concomitanza con l'introduzione dell'etilometro, oltre due anni fa», ricorda Sandro Cavicchioli. «Sia chiaro, considero giusto l'uso dell'etilometro per la prevenzione del rischio, ma questo non mi impedisce di vedere la realtà: il settore enologico viene penalizzato. Il lambrusco, per le sue doti naturali che ne fanno un prodotto di scarsa gradazione alcolica, ha retto piuttosto bene, anche perché, essendo soprattutto legato a un consumo di tipo familiare e dunque veicolato attraverso la grande distribuzione, non ha patito il calo di fatturato che ha coinvolto il canale della ristorazione e delle enoteche». E Anselmo Chiarli, anch'egli favorevole al suo impiego, non manca di stigmatizzare «una campagna anti-alcol eccessiva». Convinto che il vino simbolo di Modena abbia tutti i numeri per tenere testa a un mercato abulico e poter competere, in termini di qualità, con vini senz'altro più blasonati, Dario Mozzachiodi, coordinatore di quello staff di agronomi che di Cantine Riunite & Civ&Civ (2.600 aziende associate, oltre tremila ettari di terreno coltivato a vite) rappresenta il valore aggiunto, è sicuro che è in campagna che si comincia a creare la qualità. «Le nostre aziende seguono un disciplinare di produzione integrata che consente un completo controllo della filiera, dalla coltivazione all'imbottigliamento. Ogni nostra cantina vanta un agronomo di riferimento, che lavora in sinergia con gli enologi e il cui compito primario è quello di prevenire le malattie delle piante e del frutto. L'impegno comune dei produttori di lambrusco per migliorarne la qualità ha fatto sì che si sia lavo- OUTLOOK 69 Settori P STUDIO LOBO «Nella nostra provincia abbiamo recuperato il 25 per cento di prodotto perso nella vendemmia del 2008», spiega Ermi Bagni, direttore del Consorzio tutela del lambrusco di Modena e del Consorzio marchio storico dei lambruschi modenesi. «Quest’anno la produzione di uva da vino, per l’85 per cento da lambrusco, tocca il tetto del milione e mezzo di quintali» rato molto sul territorio. I nostri vini vengono da aree ben determinate e, vinificando separatamente i vigneti, abbiamo ottenuto prodotti con personalità diverse e ben definite. È un percorso che dura da anni e i cui risultati si vedono adesso, in un periodo non certo facile per il mercato. Ma una cosa va detta: in termini di vendita, nonostante la recessione, assistiamo a una sostanziale tenuta da parte del lambrusco». «È un momento favoloso per il lambrusco», conferma soddisfatto Giovanni Giacobazzi. «Anche se dalle nostre parti non ha mai perso appeal, all'estero invece produttori improvvisati hanno influenzato in modo negativo il giudizio dei consumatori». Fortemente orientata all'export, che rappresenta quasi il 70 per cento di un fatturato da 25 milioni di euro all'anno, la Donelli Vini vanta 110 ettari di proprietà tra Modena e Reggio Emilia, 50 addetti fissi e un corposo numero di lavoratori stagionali. «Il lambrusco è molto apprezzato anche all'estero, sia nella grande distribuzione sia nella ristorazione, dove la domanda è orientata verso l'alta gamma. Dal punto di vista commerciale quindi», conclude Giacobazzi, «i disagi sono stati davvero limitati. E nonostante non si possa parlare di margini interessanti, siamo rimasti in piedi senza perdere clienti».