se il "peep show" è darwiniano
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se il "peep show" è darwiniano
Data 11-07-2014 Pagina Foglio Home | Autori | Chi siamo | Contattaci | Newsletter HOME POLITICA & SOCIETÀ ECONOMIA AMBIENTE TECNOLOGIA CULTURA & NARRATIVA Mi piace TEMPO LIBERO 227mila CIBI E SALUTE 1/3 GOSSIP SE IL "PEEP SHOW" È DARWINIANO di Redazione Cadoinpiedi.it - 11 luglio 2014 La vita sessuale di insetti, uccelli e animali di ogni tipo può essere davvero strana. Ma ancora più bizzarri, contorti, persino grotteschi, possono essere gli organi genitali... La vita sessuale di insetti, uccelli e animali di ogni tipo può essere davvero strana. Ma ancora più bizzarri, contorti, persino grotteschi, possono essere gli organi genitali. Ed è logico che sia così: se la selezione naturale cesella nel tempo le forme della vita per adattarle all'ambiente e la selezione sessuale crea ornamenti spettacolari nei maschi, continuamente in competizione tra loro per l'accesso alle femmine (pensate alla coda dei pavoni), perché mai l'organo che si trova proprio sulla linea del fuoco, quello che in definitiva fa il «lavoro sporco», dovrebbe essere immune da questa logica? Infatti non lo è, e milioni di anni di evoluzione hanno fatto sì che si sviluppassero forme stranissime di genitali, maschili e femminili, legate a modalità riproduttive diversificate e straordinarie. Noi umani non siamo che una delle infinite varianti di questo gioco, e non siamo neanche tanto sicuri di aver capito come siamo fatti. "Anche le coccinelle nel loro piccolo... - Organi sessuali ed evoluzione", saggio di Menno Schilthuizen in libreria per Bollati Boringhieri, non parla di sesso ma, appunto, della morfologia dell'organo deputato a fare la cosa in assoluto più importante per la vita: generare figli, propagare la specie. Se c'è una persona che ha potuto apprezzare il valore della serendipidità, questa è senz'altro la biologa esperta di comportamento animale Nancy Burley, della University of California, Irvine. La Burley ha costruito infatti gran parte della sua carriera su un esperimento mal fatto che risale agli anni settanta del Novecento. A quel tempo stava svolgendo il suo post-dottorato e studiava il Bollati Boringhieri Codice abbonamento: Penne e falli 043788 Ed ecco un estratto dal capitolo "Penne e falli" (pubblicato per gentile concessione di Bollati Boringhieri), dedicato al sorprendente comportamento riproduttivo del diamante mandarino australiano (nella foto sopra)... Data 11-07-2014 Pagina Foglio 2/3 comportamento riproduttivo del diamante mandarino australiano (Taeniopygia guttata). Questi uccelli costruiscono nidi comuni, così, per riuscire a riconoscere i singoli uccelli nella grande voliera in cui allevava gli esemplari che stava studiando, la Burley ha dotato ognuno dei quaranta animali di un'unica combinazione di sette anelli colorati per le zampe. La scelta ha avuto una conseguenza inattesa: dopo cinque mesi dall'inizio dello studio, alcuni maschi erano ancora senza una compagna, e si trattava in tutti i casi di individui privi di un anello rosso o rosa sulle zampe. Quando la studiosa ha aggiunto alle zampe già sovraccariche di alcuni di questi scapoli frustrati due anelli rossi, gli uccelli hanno immediatamente trovato una partner (e non appena si sono resi conto del loro crescente fascino, hanno anche cominciato a fare i dongiovanni, comportandosi come se fossero un dono prezioso per le femmine di diamante mandarino). Chiaramente gli anelli di plastica sulle zampe dei maschi potevano incrementare o ridurre il loro sex appeal: se avevano anelli rossi o rosa le femmine li sceglievano in massa; gli anelli verde e blu invece inducevano le potenziali compagne ad allontanarsi disgustate. Ora, un ricercatore meno sveglio avrebbe potuto maledire una simile svolta degli eventi, scegliendo di ricominciare tutto da capo con anelli di plastica di colore neutro (dopotutto un ricercatore non dovrebbe mai influenzare il comportamento degli animali oggetto del suo esperimento). Invece, Nancy Burley si era resa conto di aver scoperto qualcosa di molto interessante. Di solito il diamante mandarino non ha sulle zampe anelli vivacemente colorati, e ciò significava che le femmine nella voliera avevano scelto il compagno basandosi su una preferenza estetica che normalmente non sono abituate a esprimere. Colpita da questa peculiarità, la Burley ha cominciato a compiere esperimenti servendosi di altre ornamentazioni artificiali per abbellire i maschi. In un caso, ad esempio, ha raccolto le penne cadute e le ha tinte, realizzando creste di colore bianco, rosso o verde, che fissava in cima alla testa dei maschi insieme a una corona di perline e a una generosa dose di colla. Nonostante le creste siano del tutto estranee all'aspetto del diamante mandarino e di qualunque altro uccello affine, il nuovo copricapo ha mandato in estasi le femmine (anche se, quasi a sottolineare la stravaganza del «buon senso femminile», soltanto nella versione bianca: le creste rosse o verdi le lasciavano freddine). Bollati Boringhieri Codice abbonamento: È a questo punto che il fallo entra in scena alla grande. L'idea rivoluzionaria di Bill Eberhard, infatti, ha rivelato che il pene, nel teatro riproduttivo, non serve soltanto per trasferire lo sperma (anche per quello), ma ha piuttosto un ruolo importante nel corteggiamento, svolto seguendo un copione guidato dai sensi. Le femmine, sostiene Eberhard, utilizzano i propri organi di senso per esprimere quali tra i falli disponibili preferiscono, proprio come fanno per altri ornamenti maschili. In qualche caso la scelta è compiuta basandosi sulla vista. Nel 2013, Brian Mautz e colleghi hanno usato un software di animazione per proiettare su uno schermo immagini generate al computer di uomini nudi. Le donne che partecipavano all'esperimento dovevano esprimere un voto corrispondente all'interesse che su di loro aveva esercitato ognuno dei soggetti proiettati. Chiaramente queste volontarie hanno dimostrato di preferire i modelli maschili virtuali dotati di un pene più grande, 043788 Il sorprendente gusto estetico dei diamanti mandarini scoperto dalla Burley ha dato un notevole impulso alla versione della teoria della selezione sessuale che potremmo indicare come «guidata dai sensi» (sensory driven). L'idea è che, ovviamente, gli animali devono scegliere i propri partner sulla base di ciò che possono valutare utilizzando i propri organi di senso. In ogni specie l'ambito di azione e la capacità degli organi di senso sono ottimizzati rispetto all'ambiente e alle modalità di vita della specie considerata, anche se risultano comunque limitati per motivi strettamente «tecnici». Consideriamo ad esempio la vista. Il diamante mandarino studiato da Nancy Burley si nutre di semi e frutti e ha una vista a colori grazie alla quale può distinguere questi alimenti tra il fogliame degli alberi. La retina dei diamanti mandarini è provvista di quattro diversi tipi di pigmenti ed è particolarmente sensibile ai colori ultravioletto, blu, verde e rosso. I pigmenti sono situati nei coni, neuroni specializzati e collegati mediante il nervo ottico al cervello. Invece di questa visione a quattro canali, gli esseri umani hanno soltanto tre pigmenti colorati (per il blu, il verde e il rosso), la maggior parte delle scimmie ne ha due e l'aoto (Aotus lemurinus) può cogliere soltanto immagini monocromatiche; d'altro canto i crostacei stomatopodi (gruppo di cui fa parte la Squilla mantis o canocchia) ne hanno almeno sette, di cui tre per gli ultravioletti. Altri animali rinunciano del tutto alla vista e vivono in un mondo di suoni o odori, ascoltando, toccando o facendo affidamento su organi di senso più insoliti come quelli dell'ornitorinco, sensibili alle variazioni del campo elettrico. È possibile dunque considerare le femmine delle varie specie animali (per questo scopo particolare) come unità centrali di elaborazione, provviste di una complessa serie di canali d'ingresso. Ognuno di questi canali ha diverse sensibilità e gli stimoli sensoriali che rientrano in quegli ambiti percettivi ottengono una risposta fisiologica. Uno degli stimoli più efficaci per l'occhio del diamante mandarino, ad esempio, è il colore rosso arancio: un maschio che presenti una decorazione (vera o posticcia) di quella giusta gradazione di rosso riuscirà a stimolare i neuroni nell'occhio della femmina, che lei lo voglia o no. Per i sostenitori della «stimolazione sensoriale» reagire a quel tipo di stimolo equivale a dire «mi piace». Durante il corteggiamento qualsiasi cosa un maschio riesca a proporre per colpire l'occhio della femmina, carezzarle l'udito, o in generale per abbagliare i sensi di lei, verrà registrata, notata e, a tavolino, apprezzata. Data 11-07-2014 Pagina Foglio 3/3 soprattutto se associato a un'altezza maggiore o a spalle larghe e fianchi stretti. In alcuni vertebrati, come lucertole, gambusie e primati in genere, i maschi mettono davvero in mostra il proprio pene davanti alle femmine. Ad esempio, in un articolo del 1963, pubblicato su «Animal Behaviour», i ricercatori Detlev Ploog e Paul MacLean descrivono l'uso di «esi- bire il pene in erezione» tra le scimmie scoiattolo, o saimiri (Saimiri sp.), con queste parole: «[Un] maschio si avvicina a una femmina o a un altro maschio frontalmente, mette una o entrambe le mani sulla schiena, e spinge il pene eretto proprio verso la faccia [dell'altro o dell'altra]. Nel farlo "allarga" le cosce [e] mantiene lo sguardo lontano dall'individuo a cui è rivolta l'esibizione» (la spiegazione è accompagnata da un efficace disegnino al tratto). Senza considerare l'esibizionismo dei primati, l'evoluzione dei genitali maschili indotta dalla scelta guidata dai sensi si verifica per lo più attraverso il tatto delle femmine, sostiene Eberhard. E la sua idea risulta piuttosto persuasiva. Tanto per cominciare bisogna considerare la complessità del pene. Abbiamo già visto che quest'organo possiede ogni sorta di parte e meccanismo apparentemente inutile per il semplice scopo di iniettare lo sperma in una femmina. Di fatto, se questa fosse la sua unica funzione, sostiene Eberhard, il pene di molti animali sarebbe simile a una macchina di Rube Goldberg (le spassose invenzioni del fumettista Rube Goldberg sono costituite da un'immensa serie di parti collegate per svolgere funzioni molto semplici, come il temperamatite che comprende diciannove pezzi tra cui un aquilone, una scarpa vecchia e un picchio vivo).17 La natura però non ha il senso dell'umorismo, pertanto le parti che costituiscono il pene devono essere in qualche modo utili. (continua in libreria...) Leggi anche: Bollati Boringhieri, Menno Schilthuizen, organi genitali, organi sessuali View Tweet Please enable JavaScript to view the comments powered by Disqus. P.IVA 05417910964 - Privacy Codice abbonamento: 043788 Home | Autori | Chi siamo | Contattaci | Newsletter Bollati Boringhieri