numero quattrordici

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numero quattrordici
CGIL
Newsletter del Segretariato Europa CGIL - www.cgil.it/segretariatoeuropa - email [email protected]
Bolkestein: a Roma manifestano in decine di migliaia
contro la privatizzazione dei servizi
Sono decine di migliaia, di Roma e di tante
regioni d’Italia; sono giovani, tanti, ma anche
anziani, lavoratori, gente di mezza età. In una
bellissima giornata di sole attraversano il centro
di Roma, da piazza della Repubblica giù per via
Cavour, poi i Fori Imperiali, piazza Venezia, via
delle Botteghe Oscure, Largo Argentina, fino a
piazza Navona.
È un grande corteo contro le privatizzazioni dei
beni comuni, contro il tentativo dell’altra Europa
di mercificare i servizi, contro la Bolkestein, la
direttiva che attacca i diritti dei lavoro, che è
scesa in piazza l’Europa sociale. "Stop Bolkestein,
per la difesa dei diritti sociali e del lavoro, per la
difesa dei beni comuni e dei servizi pubblici"
recita il grande striscione d'apertura e subito
dopo: "No alla direttiva che vuole precarizzare
tutti in nome dell'arricchimento di pochi".
Una manifestazione, quella di Roma,in difesa di
«acqua, salute, istruzione. Tante persone,
(diranno cinquantamila le fonti attendibili) che
hanno sfilato contro la direttiva dell'ex
commissario europeo del mercato interno della
Ue Fritz Bolkestein e che, elaborata nel 2004, a
gennaio dovrebbe essere approvata a Bruxelles
e diventare legge per tutti i paesi membri.
Ci sono oltre duecento sigle, da Attac all'Arci
passando per Cgil, Cisl, Cobas fino ai giovani
comunisti e agli studenti universitari in
occupazione contro la riforma Moratti.
Il movimento italiano è tornato in piazza
unitariamente: reti, associazioni, partiti e sindacati
per la difesa dei diritti sociali e del lavoro, per i
beni comuni e i servizi pubblici, contro la direttiva
Bolkestein e gli accordi dell’organizzazione
mondiale del commercio.
Una protesta di tutti. Sfilano studenti, insegnanti,
operai, impiegati , operatori della sanità: tante
voci e tanti colori che in questo momento
uniscono tutte le capitali dell’Europa in un coro
unanime.
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No alle privatizzazioni dei servizi, della scuola,
della sanità. Che in Italia diventa anche un
no alla precarietà
«A chi la volete dare a bere?» è uno degli
striscioni che aprono il corteo. «L’acqua non
è una merce». E in testa infatti insieme alle
associazioni promotrici c’è anche il
coordinamento per l’acqua. Alcuni ragazzi
tengono alto uno striscione azzurro del
coordinamento Acqua pubblica del Lazio:
«Acqua? meglio pubblica». Variegata anche
la presenza delle organizzazioni sindacali. Ci
sono i metalmeccanici della Fiom, la
rappresentanza della federazione della
conoscenza, la Fillea e gli striscioni della
Funzione Pubblica Cgil, delegazioni della
Lombardia, del Trentino, della Campania, della
Basilicata, del Veneto, è impossibile elencarli
tutti; ma anche Cobas e Sult.
Ecco il coordinamento del Nidil: questa è
anche la protesta contro la precarietà. Ne
sanno qualcosa gli atipici dei call center Atesia,
anche loro in piazza contro la mercificazione
del lavoro e le privatizzazioni.
Esattamente in questo stesso momento le
manifestazioni si ripetono alla stessa ora in
Olanda, in Grecia, in Finlandia, Irlanda e
Germania, in Lussemburgo e nella
Confederazione Elvetica.
In Belgio la protesta è programmata per il
girono dopo, domenica 16 ottobre, ed in
Francia e Inghilterra per i giorni successivi.
Una mobiliazione estesa, diffusa, sentita. Un
modo di intendere l'Europa più autentico e
più vicino alla realtà del vivere quotidiano di
tanti popoli.
(AM)
assumeranno tutte le iniziative necessarie per
impedire che la Bolkestein venga adottata
con il testo proposto e a maggior ragione
che possano essere assunte iniziative unilaterali
da parte del Governo Italiano, che senza
alcun accordo bilaterale, trasformerebbe il
sistema economico e sociale italiano in un
terreno senza regole e diritti per nessuno: ne'
lavoratori, ne' cittadini, ne' imprese''.
''Apprendiamo con stupore ed indignazione
che il Ministro La Malfa proporrebbe al
Governo l'adozione unilaterale della direttiva
europea Bolkestein. Se non fosse un atto grave
per le conseguenze sui cittadini, sulle imprese
e sul paese bisognerebbe accompagnare
questo annuncio con una risata - spiega Patta
-. Molti ministeri hanno, in varie sedi, sollevato
contrarietà; le Regioni titolari di poteri quasi
esclusivi sulla sanità sono contrarie; a Bruxelles
ben 1200 emendamenti da parte di tutti i
gruppi parlamentari hanno determinato il
rinvio al prossimo anno della discussione in
plenaria i cui esiti sono assolutamente incerti
e sconosciuti, molti Governi europei hanno
manifestato la loro perplessità e contrarietà
alla direttiva, c'e' una forte ed estesa
mobilitazione in tutta Europa, ma il serafico
Ministro dimentica tutto ciò, dichiara che l'Italia
farà da apripista''.
PATTA: NO A ADOZIONE UNILATERALE
DIRETTIVA SERVIZI
Il sindacato si opporrà all'adozione unilaterale
della direttiva Bolkstein, quella sui servizi, così
come affermato dal ministro delle Politiche
Comunitarie Giorgio La Malfa. Lo afferma il
responsabiledel segretariato per l'Europa
della Cgil, Gian Paolo Patta, precisando in
una dichiarazione alle agenzie stampa che
''le organizzazioni sindacali hanno assunto ed
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Rassegna Stampa
sul rinvio della votazione del parlamento europeo della direttiva “Bolkestein”
sulla liberalizzazione dei servizi
(ottobre 2005)
3 ottobre 2005
Prima della votazione nella Commissione Mercato Interno del Parlamento Europeo, che si
doveva svolgere il 4 e 5 ottobre e poi è stata rimandata, i siti internet di commento e informazione
a proposito delle vicende dell’UE, www.euobserver.com e www.euractive.com, ricordavano
quali erano i punti chiave di divisione degli schieramenti parlamentari: il c.d. “principio di origine”
e il campo di applicazione.
Il 4 ottobre la Commissione Mercato Interno “era chiamata a votare il rapporto sulla direttiva
servizi della parlamentare europea socialista Gebhardt. Il compromesso che sembrava raggiunto
con questo rapporto conteneva 1600 emendamenti”. Questi emendamenti “avevano lo scopo
di diminuire significativamente il campo di applicazione, escludendo servizi di interesse pubblico
generale, come sanità, sicurezza sociale, educazione”.
Il rapporto Gebhardt suggeriva di “sostituire il principio del paese di origine con il principio del
‘mutuo riconoscimento’ che avrebbe dato ai paesi nei quali il servizio è erogato un controllo
maggiore di regolazione e supervisione”.
Si sottolineava, inoltre, che l’esito del voto sarebbe dipeso “dai parlamentari considerati
individualmente, che avrebbero potuto votare sulla base della nazionalità piuttosto che sulle
linee dei partiti. Questo potrebbe essere il caso di membri del PSE provenienti dai nuovi stati
membri, che tendono verso una direttiva servizi più liberale di quella auspicata dai loro colleghi.
Ugualmente, parlamentari francesi del PPE e dell’ALDE (liberali) sono più propensi ad un
approccio più di sinistra in linea con il modello sociale europeo”.
5 ottobre 2005
Le Monde (www.lemonde.fr) commenta il rinvio come “un tentativo, da parte dei socialisti di
evitare una direttiva troppo liberale”. “Per giustificare questo rinvio, i socialisti hanno spiegato
che gli emendamenti dei conservatori e dei liberali erano stati presentati troppo tardi”.
Il sito www.euobserver.com, dando notizia di quanto accaduto, ricorda che il voto nella
commissione mercato interno avverrà il 21 novembre e il voto finale in seduta plenaria entro
gennaio 2006, dopo la fine della presidenza inglese del consiglio, quindi. Nonostante la presidenza
inglese di turno avesse fatto pressione affinché la direttiva fosse definitivamente approvata
entro l’anno e dunque entro la scadenza del proprio mandato, Mrs Lockwood, della presidenza
UK, afferma: “non abbiamo mai detto che volevamo risolvere
definitivamente questa questione, ma dato che non siamo le Notiziario del Segretariato Europa
uniche persone coinvolte nel processo decisionale, non possiamo della Cgil nazionale
garantire risultati”.
La Lockwood critica anche il comportamento dei conservatori Corso Italia 25 - 00198 Roma Italia
e dei liberali, affermando: “coloro che volevano raggiungere la tel. +39 06 8476328
liberalizzazione dei servizi il prima possibile, la hanno ora bloccata fax +39 06 8476321
e-mail: [email protected]
fino al prossimo anno. Presentare, da parte loro, le modifiche di
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compromesso appena prima del voto, non è stato corretto”.
Dall’altra parte, per il centro destra Malcom Harbour argomenta Redazione a cura di:
che questo periodo sarà utile a raggiungere un consenso più Giulia Barbucci, Monica Ceremigna,
ampio tra i parlamentari.
Antonio Morandi, Gian Paolo Patta
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Il Financial Times da notizia che le 4 maggiori organizzazioni sindacali del regno unito (Unison,
Amicus, TGWU, GMB) si sono accordate per combinare i loro sforzi “per cercare di bloccare
le parti della direttiva che loro credono più minacciose nei confronti dei diritti dei lavoratori e
che danneggiano i servizi pubblici”. I 4 sindacati si oppongono al ‘principio del paese di origine’
che “determinerà una corsa delle imprese a spostare le loro sedi verso lo stato membro con i
più bassi livelli di regolazione”. Mentre il premier britannico Blair è un fermo sostenitore della
direttiva, i sindacati affermano che “non obiettano la direttiva nella sua interezza, ma
l’occupazione sarà molto meno protetta e molto meno sicura” se si procede nella direzione
attuale.
6 ottobre 2005
Liberation (www.liberation.fr) commenta quanto accaduto nella commissione parlamentare.
“Alla fine di una giornata di dibattiti tesissimi, sinistra e destra si sono date l’un l’altra la
responsabilità del rinvio. La relatrice del testo, la tedesca Gebhardt (PSE) ha denunciato i metodi
quasi illegali della destra e dei liberali: la loro insistenza a mantenere il principio del paese di
origine così come è contenuto nella direttiva Bolkestein quale era stata proposta dalla
Commissione Europea, ha condotto a un blocco totale della situazione.
La socialista francese Patrie accusa: ‘a Parigi Chirac dichiara che c’è bisogno di riscrivere
completamente la direttiva servizi.
A Bruxelles i parlamentari UMP rifiutano di eliminare il principio del paese di origine e di escludere
chiaramente i servizi pubblici dal testo’.
A destra il rinvio è descritto come una manovra dei socialisti per evitare d’essere messi in
minoranza. ‘Non è evitando gli ostacoli, come hanno appena fatto i socialisti, che faremo
crescere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee’, ha sottolineato l’eurodeputato UMP
Jacques Toubon. Il testo proponeva di riprendere il progetto originale cancellando gli aspetti
più controversi. D’altronde, su alcuni punti chiave, i parlamentari avevano trovato un accordo.
Era stato acquisito che il diritto del lavoro sarebbe stato quello del paese dove un servizio è
fornito, per placare i timori di dumping sociale, ma le divergenze persistevano sull’estensione
del principio del paese di origine e sul campo di applicazione della direttiva concernente
principalmente i servizi di interesse economico generale come l’energia o l’acqua”.
7 ottobre 2005
Le reazioni di chi si è sempre opposto alla direttiva Bolkestein, sono state diverse: c’è chi ha
pensato che più tempo significa più possibilità di mobilitare e informare l’opinione pubblica e
invece chi vede il rinvio come la mancata occasione di dare vita ad una direttiva servizi meno
liberista di quella che probabilmente passerà a Gennaio.
I commenti sul sito www.stopbolkestein.it affermano che il rinvio “sarà utilizzato per far calare
la mobilitazione e ottenere l’approvazione parlamentare in gennaio”. Inoltre si sottolinea che
“un processo di unificazione europea è accettabile se si realizza ‘al meglio’, cioè con il meglio
di quanto conquistato socialmente nei singoli paesi, e non con il peggio. Dunque, porte aperte
a tutti i lavoratori ma imponendo ad est le più favorevoli condizioni europee e non viceversa”.
Il Sole24Ore ha pubblicato le dichiarazioni del Ministro per le Politiche Comunitarie, Giorgio La
Malfa, che afferma che “l’Italia dovrebbe adottare unilateralmente la direttiva UE per la
liberalizzazione dei servizi”. Il ministro ha aggiunto che lo proporrà nel prossimo Consiglio dei
Ministri perché il governo italiano svolga un ruolo di ‘apripista’ nell’Unione.
Andrea Albertazzi – stud.stag. Ufficio Europa CGIL - Bruxelles
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