Snater informa N° 152

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Snater informa N° 152
Venezia,21 Settembre 2006
LA “REPUBBLICA”
CRONACA DEL 21 SETTEMBRE 2006
I verbali dei magistrati di Milano:
da Geronzi a Benetton migliaia di ascolti illegali
Patto di ferro con i Servizi segreti:
in 344 pagine spaccato di un Paese sotto controllo
Operai politici e banchieri
nella rete del grande spione
di WALTER GALBIATI e CRISTINA ZAGARIA
MILANO - Un grande orecchio, segreto, illegale potentissimo per anni ha spiato tutti, dall'operaio
al vip della finanza, dal politico alla soubrette dello spettacolo. Un ristretto gruppo di potere, una
organizzazione piramidale al cui vertice ci sono l'ex responsabile della Security Telecom, Giuliano
Tavaroli, il titolare dell'agenzia d'investigazioni Polis d'Istinto, Emanuele Cipriani, e l'attuale
manager Pirelli Pierguido Iezzi. Anche se al di sopra di loro, secondo gli investigatori, potrebbe
esserci un mandante "eccellente". Per il giudice, Tavaroli, che pur ha "ampio potere di spesa e di
decisione", e gli altri indagati non avrebbero compiuto indagini solo per interesse personale, ma
anche per conto di una destinatario "posto al di sopra di Tavaroli". Del resto, aggiunge il giudice il
sistema "aveva come presupposto fondamentale l'esistenza di una consistente, per non dire enorme
disponibilità di denaro proveniente da Telecom e Pirelli", società ai danni delle quali gli indagati
per anni hanno messo in atto "un elegante drenaggio di risorse economiche". Soldi che finivano in
"indagini parallele", "fondi neri - secondo i magistrati Nicola Piacente, Fabio Napoleone e Stefano
Civardi - destinati al pagamento di attività corruttive", e "opache collaborazioni". Così gli
"spioni" grazie alla disponibilità di milioni di euro, intercettazioni
telefoniche, pedinamenti, sistemi di videosorveglianza e software, per
quasi dieci anni, dal 1997 a oggi hanno creato un immenso archivio
segreto in cui schedavano i propri dipendenti, i possibili concorrenti e
avversari, persone influenti da "tenere eventualmente in pugno".
I DIPENDENTI SCHEDATI
Nelle 344 pagine dell'ordinanza, firmata dal gip Paola Belsito, viene svelato un grande archivio
segreto creato negli anni degli "infedeli": i manager della sicurezza Telecom e Pirelli. I primi ad
essere spiati e controllati sono proprio i dipendenti delle due aziende. "Su espresso incarico della
sicurezza Pirelli, sotto il nome di "Operazione Filtro" (costata 2.343.081 euro) nel 2000, nonché
della sicurezza Telecom, sotto il nome di "Operazione Scanning" (409.471 euro) nel 2004,
Emanuele Cipriani dava mandato a Fabio Bresciani (poliziotto a Firenze) di controllare al terminale
Sdi delle forze dell'ordine i precedenti di polizia del personale che sarebbe stato assunto". C'era poi
chi lavorava all'ufficio delle Entrate di Firenze che completava i dossier con "accessi abusivi al
sistema dell'anagrafe tributaria" e chi spulciava gli archivi bancari. Il giudice usa toni duri,
parla di violazione dello Statuto dei lavoratori e di "una vera e propria
schedatura", operazioni che ricordano tristemente quella del lontano agosto
1971, scoperta a Torino ai danni della Fiat e che portò a una colossale attività di
schedatura".
TAVAROLI E TRONCHETTI
L'uomo chiave dell'inchiesta è Giuliano Tavaroli 46 anni. L'ex- capo della security di Telecom
"godeva di ampia autonomia" all'interno del settore security di Telecom e "non dettagliava le
attività compiute tanto nel contenuto quanto nelle dimensioni, agiva con grande frequenza mediante
operazioni fuori sistema, e non riferiva sostanzialmente a nessuno, se non al Presidente".
Un uomo vicino a Telecom e considerato un esperto del settore, ascoltato dalla procura il 3 maggio
2005, dopo i sequestri effettuati a Telecom e Pirelli dai pm milanesi , spiega di "aver effettuato una
verifica sul sistema di controllo interno nell'ambito di Security, ma di essersi in questo caso dovuto
limitare ad una verifica "soft".…. a causa della delicatezza della materia trattata da Tavaroli.… ..una
verifica
soft,
giacché
Tavaroli
deve
riferire
direttamente
al
Presidente".
L'INTOCCABILE
Tavaroli sembra essere un intoccabile, in grado di poter mantenere quel "potere non di modesta
rilevanza che aveva sapientemente costruito negli anni". Risulta dagli atti "che per un certo periodo,
anche dopo il suo allontanamento dalla dirigenza del settore Security, egli abbia mantenuto un ruolo
attivo in Telecom, operando in particolare dalla Romania. La "scalata" di Tavaroli parte nel luglio
del 2001 quando, in seguito al ritrovamento di una microspia fasulla nell'auto in uso all'allora
amministratore delegato di Telecom, Enrico Bondi, furono costretti a lasciare i loro incarichi
Vittoria Nola, fino a quel momento segretario generale di Telecom e Piero Gallina, che aveva già
ricoperto il ruolo di responsabile della Security. Ciò comportò l'"azzeramento dei vertici della
security di Telecom" e "un'organizzazione che vede concentrato nelle mani di Tavaroli un potere
enorme" tra l'altro in relazione ad un "settore strategico quale quello dei rapporti con le autorità
giudiziarie in materia di intercettazioni telefoniche". Un potere che porterà alla distruzione
di tutta la "documentazione sugli incarichi conferiti a degli esterni".
L'E-MAIL DELLA PRESIDENZA
Una mail ricevuta direttamente dalla presidenza Telecom. Che mette in moto prima Tavaroli e poi
la sua rete di 007. È Cipriani a parlarne nell'interrogatorio del 4 maggio: "Per quanto riguarda
l'operazione Garden e l'operazione Little Country così come la pratica Maggia aperta da Polis, si
riferiscono a una richiesta fattami da Tavaroli e relativa a una e-mail ricevuta dalla presidenza
Telecom ed il cui contenuto appariva minaccioso o poco ortodosso". L'inchiesta è molto delicata.
"Tavaroli - continua Cipriani - mi ha dato nominativi di persone fisiche o giuridiche da sviluppare e
ricordo di aver fatto tutta una serie di accertamenti nel Principato di Monaco su persone che
facevano parte di banche". Ma la richiesta non finisce qui. "Ricordo anche di una operazione fatta a
Torino nell'estate del 2003 nel corso di un incontro che Tavaroli aveva organizzato presso un
ristorante a Torino ed a cui dovevano partecipare le persone coinvolte nella vicenda". Solo per
quest'ultima missione, Cipriani dice di ricevere la bellezza di 340 mila sterline.
IL TARIFFARIO DELLE SPIE
Un prezziario. Come nelle migliori banche dati informatiche, anche la Polis d'Istinto aveva una
tariffa per ogni informazione. A ricostruirlo è sempre Cipriani che nell'interrogatorio del 30 marzo,
svela fonti e prezzi. Una sigla "Bct" significa voler saper tutto sui conti bancari di uno spiato.
"Meroni forniva tali informazioni al prezzo circa di un milione di lire ad accertamento fino al
2003". Poi scatta l'adeguamento in euro. "Negli ultimi anni la cifra corrisposta era superiore ed
ammontava, se non ricordo male, a 1.500 euro. Giorgio Serrelli, invece, ex appartenente alla
Guardia di Finanza, forniva dati dell'anagrafe tributaria. Ogni interrogazione costava 20 euro. Un
po' più costose erano i "precedenti di Polizia".
Per 30 o 50 euro il dipendente della Polizia di Stato, Fabio Bresciani, forniva non solo precedenti,
ma anche pernottamenti in alberghi e targhe di auto posseduto dagli indagati. La copertura dei
precedenti penali era garantita da Giovanni Nuzzi, ex sottoufficiale dei Carabinieri, che si
accontentava di 15-20 euro a ricerca. Molto più costosi, invece, i tabulati telefonici, per i quali
servivano non meno di 250 euro fino a un massimo di 1.500 euro Ovviamente questi erano i prezzi
dei fornitori della Polis d'Istinto, sui quali Cipriani, da buon imprenditore, applicava i suoi ricarichi.
GLI ARCHIVI SEGRETI
Dati sensibili, numeri di telefono, segreti bancari e vite private venivano raccolti in dossier dai nomi
in codice (Operazione Fiordaliso, Garden, pratica Z) e con sistemi di schedatura da 007 ("X" erano i
controlli sul territorio; "H" quelli in Hotel...).
Per ora sono stati esaminati solo una piccola parte di questi fascicoli, scrive il giudice: "la verifica si
è limitata solo alle pratiche celesti, quelle prive di mandato e poi memorizzate nell'archivio Z, le più
delicate".
I SERVIZI
Il grande orecchio nato all'interno di Telecom e Pirelli poteva contare su "un piccolo esercito scrive il gip- di investigatori, pubblici dipendenti infedeli, che per denaro vendevano informazioni"
. Ma soprattutto sia Tavaroli che Cipriani avrebbero potuto contare su un canale privilegiato con i
servizi segreti. Nell'allegato 17 all'ordinanza, ci sono (in fotocopia) organigrammi riservati
all'Autorità nazionale per la sicurezza, del ministero della Difesa, dell'Interno, dell'Economia, della
presidenza del Consiglio dei Ministri, della camera, Dei Ros, del Cesis, del Sismi, del Sisde, dei
Carabinieri". Tutti documenti trovati e sequestrai a casa di Tavaroli. Ma anche Cipriani aveva una
fonte all'interno degli 007 italiani: secondo la procura di Milano era Marco Mancini, nome in codice
"Tortellino" o "I nostri Mezzi". "Grazie ai "Nostri mezzi" - scrive il gip- Cipriani aveva a sua
disposizione tutti i mezzi concretamente esistenti sul "mercato" per fornire, a coloro i quali
facevano richiesta, qualsiasi tipo di informazione", grazie a "una vera e propria ragnatela, parallela
se non addirittura contrapposta a quella legale " . I rapporti tra Telecom-Pirelli, investigatori privati
e Sismi sono così stretti che il traffico telefonico è imparagonabile addirittura quello "tra due
appassionati amanti" scrive il gip. Le informazioni richieste e scambiare secondo un test
"riguardavano un eventuale contesto internazionale" e venivano riversate al cliente su un foglio a
parte ("il foglio bianco"). Il capo centro Sismi di Milano, colonnello D'Ambrosio dice ai pm il 3
maggio scorso: " Su invito del mio direttore di Divisione, Augusto Pignero, mi sono incontrato con
Tavaroli, al fine di instaurare buoni rapporti". Secondo il racconto del capo centro Sismi, un
responsabile sicurezza di una grossa banca parlava di una "Banda Bassotti", composta proprio da
Mancini, Tavaroli e Cirpiani. Tra il Sismi e Telecom e Pirelli c'era, secondo i magistrati, un
continuo scambio di informazioni, ogni tanto venivano vendute dagli 007 delle "bufale", ma spesso
"le investigazioni commissionate da Tavaroli a Cirpiani piuttosto che un immediato diretto interesse
del gruppo Pirelli-Telecom, perseguivano verosimilmente l'obiettivo di far lavorare i privati su
indagini di interesse dei Servizi, facendo ricadere il costo sul conto delle due società".
GLI SPIATI
Tra gli spiati ci sono l'ex patron di Parmalat, Calisto Tanzi, il presidente di Capitalia, Cesare
Geronzi e l'ex presidente della Figc, Franco Carraro. Vittime della raccolta illegale di informazioni,
anche il presidente dell'accordo parasociale di Capitalia ed ex parlamentare Vittorio Ripa di Meana.
L'investigatore privato Marco Bernardini, che a un certo punto prende il posto Cipriani, ammette di
aver preparato dei dossier anche su "esponenti della finanza particolarmente in vista come Gnutti, i
De Benedetti, i Della Valle e i Benetton". Nei dossier anche uomini dello spettacolo, politici e
calciatori . Si tratta "di documentazione che non doveva in alcun modo essere conservata" e che a
partire da un certo momento ha cominciato addirittura ad essere bruciata.
I SISTEMI DI SPIONAGGIO
Per schedare, spiare, catalogare, incastrare le loro vittime, gli "spioni" avevano a
disposizione (internamente a telecom) quattro sistemi: Radar, un sistema in grado di
analizzare la storia, i contatti e la vita di qualsiasi numero di telefono, senza lasciare
traccia; un sofisticato e "piratesco" sistema di videosorveglianza e di accessi abusivi
contro i sistemi informatici altrui per controllare i dipendenti; Magistratura, un
meccanismo che consentiva in relazione a certi numeri telefonici ritenuti di interesse,
di sapere se fossero intercettati dalle procure d'Italia: Circe, un sistema che permette
l'acquisizione illecita di tabulati, anche senza inserire il numero di decreto del pm.
ADAMO BOVE
Nell'ordinanza più volte torna il nome di Adamo Bove, il dirigente della Telecom, che si è ucciso il
21 luglio scorso lanciandosi da un ponte della Tangenziale di Napoli. In Telecom, attraverso sistemi
segreti di raccolta di informazioni sui tabulati telefonici, Adamo Bove chiedeva ad una sua
collaboratrice di compiere "accertamenti su arabi legati alla vicenda Abu Omar". Dati da fornire,
secondo le dichiarazioni del suo successore alla guida della security di Telecom, Fabio Ghioni, e
confermate dalla stessa collaboratrice del manager suicida, "a persone preannunciate da Bove e che
accedevano al suo ufficio in tarda serata". Si tratta però di affermazioni, allo stato delle indagini,
"che vanno verificate, anche perché non smentibili da uno dei protagonisti di queste vicende - scrive
il giudice - Adamo Bove, recentemente tragicamente scomparso in circostanze ancora oggetto di
indagine".
LA VILLA DI CIPRIANI
Coi compensi pagati dal gruppo Telecom, un flusso finanziario che gli consentiva di mettere in
piedi spericolate operazioni finanziarie, Emanuele Cipriani si è comprato anche una villa da due
milioni di euro. Un'operazione - si legge nell'ordinanza - "grazie a un meccanismo raffinato, ideato
da Cipriani con il commercialista cosentino Marcello Gualtieri. "È proprio seguendo il percorso
della provvista per l'acquisto della villa - si legge nella richiesta del pm - che si è arrivati alla
scoperta di numerosi conti in svizzera e nel Regno Unito in disponibilità del Cipriani". Un vorticoso
giro di denaro attraverso assegni circolari, bonifici, provviste costituite all'estero e transitate su conti
correnti intestati a società con sede alle Bahamas e alle Isole vergini. "Le fonti di
approvvigionamento del denaro - chiarisce l'ordinanza - sono i compensi pagati dal gruppo
Telecom-Pirelli".
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