Coisp con i militari davanti Comando Generale Arma!!
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Coisp con i militari davanti Comando Generale Arma!!
Via Farini, 62 - 00186 Roma - fax +39 06 48903735 - [email protected] / www.coisp.it C O I S P · CO OR D IN A M E NT O P E R L ’ I N D IP E ND E N Z A S IN D A C AL E DE L L E F OR Z E D I P O L IZ IA _____ _ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ ___ _ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ ___ _ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ “DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE”. Anche il COISP davanti al Comando Generale dell'Arma per la manifestazione dei militari del 2 Dicembre. Rassegna stampa 30 novembre/3 dicembre 2010 IL GIORNALE DEI CARABINIERI: I MILITARI MANIFESTANO PER DIFENDERE I LORO DIRITTI. ROTTO UNO STORICO TABU' - "Quella di oggi è una giornata storica per i militari italiani perché dopo oltre 40 anni sono tornati a scendere in piazza per difendere i loro diritti e per denunciare le difficili condizioni di lavoro in cui si trovano ad operare”. Il Giornale dei Carabinieri, da più di quindici anni in prima linea per la sindacalizzazione delle forze armate e per la difesa dei diritti dei lavoratori con le stellette, esprime grande soddisfazione per la riuscita di questa importante iniziativa voluta dal Psd (Partito Sicurezza e Difesa) e dal sindacato di polizia Coisp. “Troppo spesso in passato ci siamo sentiti soli a combattere queste battaglie, ma oggi è importante sapere di non essere più l'unica voce fuori dal coro. Non ha importanza quante persone fossero presenti o quanti striscioni fossero stati preparati. La manifestazione di oggi ha un valore molto più profondo perché è riuscita a scuotere il mondo militare dal suo torpore e ha portato in piazza tanti uomini e donne ai quali troppo spesso è stato negato il diritto di essere rappresentati, di essere informati, di potersi esprimere e di poter scegliere. Aver manifestato davanti al Ministero della Difesa ed al Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri significa aver rotto uno storico tabù e aver portato il malessere ed il disagio dei militari direttamente davanti ai Palazzi del Potere dimostrando così la volontà di tenere alta l'attenzione sui problemi che affliggono l'intero Comparto Sicurezza e Difesa. Da oggi più che mai, Il Giornale dei Carabinieri sarà al fianco del Psd, del Coisp e di tutti quelli che hanno a cuore le nostre forze armate e di polizia per evitare che anche questa volta tutti gli sforzi vengano vanificati, come già successo negli ultimi anni”. Roma, 02 dicembre 2010 Il Coisp in piazza a Roma con i militari - Pubblicato da fidest su venerdì, 3 dicembre 2010 - Roma 2 dicembre 2010. Per la prima volta dopo gli anni 70, i militari sono scesi in piazza questa mattina a Roma per protestare contro il Governo. Significativo il nome dato alla manifestazione: “Difendiamo la Costituzione”. I militari infatti hanno voluto difendere il diritto di essere cittadini liberi, con uguali diritti e uguali possibilità, il diritto di essere rappresentati, di Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU essere informati, di potersi esprimere, di poter scegliere. Ai militari non è infatti permessa la libera associazione sindacale, non è permesso di esprimere liberamente la propria opinione. Ma l’obbedienza non può in alcun modo mortificare la dignità degli uomini in divisa, né comprimere i diritti riconosciuti nei primi articoli della Costituzione Italiana: tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, tutti hanno diritto di riunirsi pacificamente e di associarsi liberamente, di costituire sindacati a difesa delle condizioni dei lavoratori. E poi sono sacri i principi sanciti dall’articolo 52 della Carta Fondamentale: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze Armate si uniforma allo spirito democratico della Repubblica”. “Essere servitore dello Stato non significa esserne servo!”, afferma il Segretario Generale del COISP Franco Maccari, secondo cui “garantire anche ai militari i diritti civili fondamentali sanciti dalla Costituzione significa difendere la Giustizia e la Democrazia nel nostro Paese”. “E’ inaccettabile che un carabinere venga messo sotto procedimento se soltanto osa esprimere il proprio pensiero. Eppure oggi i militari che affermano i propri diritti vengono trattati alla stregua di pericolosi criminali: basta pensare alle incredibili pressioni arrivate dai vertici dell’Arma alla Questura di Roma per impedire la manifestazione davanti al Comando Generale. Per tre giorni è stato preannunciato un’inaccettabile diniego agli organizzatori, che ricordiamo essere Appartenenti alle Forze dell’Ordine, non certo a bande di pericolosi sovversivi!”. Prosegue Maccari: “E’ incredibile che il nostro Paese mandi i nostri migliori giovani a morire all’estero per ripristinare pace e democrazia quando in Patria quegli stessi diritti che andiamo ad affermare sono negati da un anacronistico ed oramai superato ‘Regolamento di disciplina militare’. Mentre in Italia la recente promulgazione del Codice dell’Ordinamento militare ha inasprito le limitazioni ai militari di riunirsi in libere associazioni e sindacati, in quasi tutte le democrazie occidentali i militari godono già da moltissimi anni del diritto alla libera associazione ovvero a manifestare pubblicamente le proprie idee e le proprie aspirazioni, del diritto a costituire liberi sindacati. In Polizia, così come nella cittadinanza, quello alla rappresentanza sindacale è un diritto radicato, che nessuno oserebbe mettere in discussione. Invece il sindacalismo per i nostri colleghi militari rappresenta una conquista da perseguire, e su questi temi sta crescendo un vastissimo movimento di opinione. Di questo devono convincersi anche le gerarchie militari, che devono adeguarsi ai tempi e comprendere che si trovano alla guida di realtà fatte di uomini e donne che hanno diritto alla propria vita, alla propria cittadinanza, alla dignità del proprio lavoro. Purtroppo su questi temi non abbiamo, né nel Governo né nei vertici militari, interlocutori validi e capaci di recepire queste istanze. Come sempre la politica è distante anni luce dalle esigenze e dalle sensibilità dei cittadini”. DIFESA: I MILITARI SCENDONO IN PIAZZA A ROMA PER DIFENDERE I LORO DIRITTI - di: Redazione Nsd giovedì 02 dicembre 2010 - (NSD) - "Difendiamo la Costituzione". Con questo slogan i militari sono scesi in piazza questa mattina a Roma per difendere i loro diritti, per tutelare le loro condizioni di lavoro e per denunciare un forte stato di malessere e di Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU -2- prostrazione. Presenti anche poliziotti, finanzieri e agenti di polizia penitenziaria che hanno voluto partecipare alla manifestazione organizzata dal Psd (il Partito Sicurezza e Difesa) e dal Coisp davanti al Ministero della Difesa ed al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri in viale Romania. "Vogliamo risvegliare le coscienze di politici; stampa e cittadini sono abituati a celebrare i militari solo quando fanno rientro in Italia nelle bare avvolte dal tricolore - spiegano gli organizzatori".... Alla manifestazione davanti al Ministero della Difesa erano presenti numerosi esponenti del Sindacato di Polizia Coisp con le loro bandiere verdi e le ormai immancabili sagome di cartone raffiguranti un "poliziotto pugnalato alle spalle dal Governo". Presente anche una folta delegazione del Psd (il Partito Sicurezza e Difesa) con in testa i suoi fondatori. "Una manifestazione per difendere la Costituzione italiana, il diritto di essere cittadini liberi, con uguali diritti e uguali possibilità, il diritto di essere rappresentati, di essere informati, di potersi esprimere, di poter scegliere. Ai militari non è infatti permessa la libera associazione sindacale, non è permesso di esprimere liberamente la propria opinione. Ma l’obbedienza non può in alcun modo mortificare la dignità degli uomini in divisa, né comprimere i diritti riconosciuti nei primi articoli della Costituzione Italiana: tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, tutti hanno diritto di riunirsi pacificamente e di associarsi liberamente, di costituire sindacati a difesa delle condizioni dei lavoratori - si legge in una nota degli organizzatori". Conclusa con successo la manifestazione! - Articolo pubblicato da: Redazione SUPU il 2 Dicembre 2010 - Un Questore con le palle, sicuro lo faranno Capo della Polizia. Roma 2.12.2010 Il Questore di Roma Francesco Tagliente,ha dimostrato di essere un Dirigente con le palle, nessun Questore della Capitale aveva mai osato concedere l’autorizzazione a manifestare innanzi al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, Lui lo ha fatto, contro le pressioni ingiustificate del Comando Generale, il SUPU, il PDM e il COISP (il Sindacato autore delle sagome,ci avete pugnalato alle spalle), hanno violato questo tabu’, hanno violato il Sacro Suolo dell’Arma, e mentre la nostra rappresentante della Segreteria Regionale SUPU Avv. Filomena Falsetta, arringava il Palazzo per mezzo di un megafono, con un comunicato riferito ai Precari Militari risevisti, ausiliari Carabinieri e Ufficiali delle vari Armi, visi pallidi di Carabinieri meravigliati facevano capolino dietro le tende del Palazzo, si sono intraviste innumerevoli Greche e Stellette, ci siamo chiesti ma che ci fa questo esercito di graduati all’interno di questa casa d’orata quando basterebbe il Comandante Generale e un’Appuntato per mandare avanti la baracca. I rappresentanti dei Sodalizi alla fine della manifestazione chiedevano un incontro con il Comandante Generale Gallitelli, incontro che ci veniva negato per bocca di un Capitano, riferendo che il Comandante Generale era fuori sede, erano fuori sede anche i Vice Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU -3- Comandanti, e quei Generali affacciati alla finestra chi erano? Forse travestiti? Incredibile a detto un Carabiniere passando con la sua autovettura davanti al Mausoleo “siamo arrivati alla frutta” Seguira’ un comunicato stampa e foto della manifestazione. Il Segretario Generale SUPU Giuseppe Pino Rotto uno storico tabù - Pubblicato da fidest su venerdì, 3 dicembre 2010 - “Quella di oggi è una giornata storica per i militari italiani perché dopo oltre 40 anni sono tornati a scendere in piazza per difendere i loro diritti e per denunciare le difficili condizioni di lavoro in cui si trovano ad operare”. Il Giornale dei Carabinieri, da più di quindici anni in prima linea per la sindacalizzazione delle forze armate e per la difesa dei diritti dei lavoratori con le stellette, esprime grande soddisfazione per la riuscita di questa importante iniziativa voluta dal Psd (Partito Sicurezza e Difesa) e dal sindacato di polizia Coisp. “Troppo spesso in passato ci siamo sentiti soli a combattere queste battaglie, ma oggi è importante sapere di non essere più l’unica voce fuori dal coro. Non ha importanza quante persone fossero presenti o quanti striscioni fossero stati preparati. La manifestazione di oggi ha un valore molto più profondo perché è riuscita a scuotere il mondo militare dal suo torpore e ha portato in piazza tanti uomini e donne ai quali troppo spesso è stato negato il diritto di essere rappresentati, di essere informati, di potersi esprimere e di poter scegliere. Aver manifestato davanti al Ministero della Difesa ed al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri significa aver rotto uno storico tabù e aver portato il malessere ed il disagio dei militari direttamente davanti ai Palazzi del Potere dimostrando così la volontà di tenere alta l’attenzione sui problemi che affliggono l’intero Comparto Sicurezza e Difesa. Da oggi più che mai, Il Giornale dei Carabinieri sarà al fianco del Psd, del Coisp e di tutti quelli che hanno a cuore le nostre forze armate e di polizia per evitare che anche questa volta tutti gli sforzi vengano vanificati, come già successo negli ultimi anni” Militari e Forze dell’Ordine alzano la testa, per la prima volta insieme scendono in piazza! Non accadeva dagli anni ’70, quando i militari scesero nelle piazze italiane per protestare contro le loro condizioni di vita e di lavoro. Ora accade di nuovo. Ma tutti insieme: poliziotti, militari, carabinieri, finanzieri, agenti della polizia penitenziaria, riuniti sotto la sigla del Psd, il Partito Sicurezza e Difesa, un movimento politico fondato un anno fa da un ex ufficiale dei carabinieri, Giorgio Carta, oggi avvocato, e da un ex elicotterista della Marina militare, Giuseppe Paradiso. Alla manifestazione romana, darà il suo appoggio anche il sindacato di polizia Coisp, il Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia, che si batte da sempre per la tutela dei poliziotti portando in giro per l’Italia le sagome con il poliziotto pugnalato. L’appuntamento è per domani 2 dicembre alle 11,30 a Roma quando i manifestanti organizzeranno una protesta a tappe, prima davanti al ministero della Difesa e poi in strada davanti al Comando Generale Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU -4- dell’Arma dei Carabinieri in viale Romania. Il titolo della manifestazione è “Difendiamo la Costituzione”. “Vogliamo risvegliare le coscienze di politici – dichiara Carta – stampa e cittadini sono abituati a celebrare i militari solo quando fanno rientro in Italia nelle bare avvolte dal tricolore”. “Per farle capire lo stato di prostrazione e di malessere in cui vivono i militari italiani, le posso dire che a un militare volontario dell’esercito impegnato in Afghanistan hanno dato sette giorni di consegna di rigore solo perché la sua branda non era in disordine. L’equivalente agli arresti domiciliari per i civili, un provvedimento che quasi sicuramente gli rovinerà le note caratteristiche e gli avanzamenti di carriera”. “L’obbedienza ci deve essere – osserva Giuseppe Paradiso – ma il militare non può rinunciare alla propria dignità e non può rinunciare a quei diritti riconosciuti nei primi articoli della Costituzione Italiana: dignità, uguaglianza e libertà”. E poi ci sono i carabinieri che reclamano per salari più adeguati. “E’ inaccettabile la sottrazione della somma di 770 milioni di euro necessarie al riordino delle carriere del personale non direttivo – dichiara ancora Carta – e il blocco degli stipendi peri prossimi 3 anni”. La manifestazione è anche l’occasione per denunciare la mancata lotta agli sprechi, come per esempio la soppressione di comandi inutili come i Comandi Interregionali che sottraggono uomini al territorio, determinando una minore capacità operativa dell’Arma nella lotta contro la criminalità. Militari e forze dell’ordine alzano la testa - Pubblicato da fidest su venerdì, 3 dicembre 2010 - Roma . Per la prima volta ieri mattina alle 11,30 davanti al comando generale dei carabinieri in viale Romania e al Ministero della difesa sono scesi in piazza insieme militari e forze dell’ordine. Non accadeva dagli anni ’70, quando i militari scesero nelle piazze italiane per protestare contro le loro condizioni di vita e di lavoro. Ora accade di nuovo. Ma tutti insieme: poliziotti, militari, carabinieri, finanzieri, agenti della polizia penitenziaria, riuniti sotto la sigla del Psd, il Partito Sicurezza e Difesa, un movimento politico fondato un anno fa da un ex ufficiale dei carabinieri, Giorgio Carta, oggi avvocato, e da un ex elicotterista della Marina militare, Giuseppe Paradiso. Alla manifestazione romana, darà il suo appoggio anche il sindacato di polizia Coisp, il Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia, che si batte da sempre per la tutela dei poliziotti portando in giro per l’Italia le sagome con il poliziotto pugnalato. Hanno organizzato una protesta per difendere la costituzione. “Vogliamo risvegliare le coscienze di politici – dichiara Carta – stampa e cittadini sono abituati a celebrare i militari solo quando fanno rientro in Italia nelle bare avvolte dal tricolore”. “Per farle capire lo stato di prostrazione e di malessere in cui vivono i militari italiani, le posso dire che a un militare volontario dell’esercito impegnato in Afghanistan hanno dato sette giorni di consegna di rigore solo perché la sua branda non era in disordine. L’equivalente agli arresti domiciliari per civili, un provvedimento che quasi sicuramente gli rovinerà le note caratteristiche e gli avanzamenti di carriera”. “L’obbedienza ci deve essere – osserva Giuseppe Paradiso – ma il militare non può rinunciare alla propria dignità e non può rinunciare a quei diritti riconosciuti nei primi articoli della Costituzione Italiana: dignità, uguaglianza e libertà”. Il Fatto Quotidiano: militari e forze dell’ordine alzano la testa Mercoledì 01 Dicembre 2010 - Per la prima volta insieme scendono in piazza. Roma,1 dic - Non accadeva dagli anni ’70, quando i militari scesero nelle piazze italiane per Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU -5- protestare contro le loro condizioni di vita e di lavoro. Ora accade di nuovo. Ma tutti insieme: poliziotti, militari, carabinieri, finanzieri, agenti della polizia penitenziaria, riuniti sotto la sigla del Psd, il Partito Sicurezza e Difesa, un movimento politico fondato un anno fa da un ex ufficiale dei carabinieri, Giorgio Carta, oggi avvocato, e da un ex elicotterista della Marina militare, Giuseppe Paradiso. Alla manifestazione romana, darà il suo appoggio anche il sindacato di polizia Coisp, il Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia, che si batte da sempre per la tutela dei poliziotti portando in giro per l’Italia le sagome con il poliziotto pugnalato. L’appuntamento è per domani 2 dicembre alle 11,30 a Roma quando i manifestanti organizzeranno una protesta a tappe, prima davanti al ministero della Difesa e poi in strada davanti al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri in viale Romania. Il titolo della manifestazione è “Difendiamo la Costituzione”. “Vogliamo risvegliare le coscienze di politici – dichiara Carta – stampa e cittadini sono abituati a celebrare i militari solo quando fanno rientro in Italia nelle bare avvolte dal tricolore”. “Per farle capire lo stato di prostrazione e di malessere in cui vivono i militari italiani, le posso dire che a un militare volontario dell’esercito impegnato in Afghanistan hanno dato sette giorni di consegna di rigore solo perché la sua branda non era in disordine. L’equivalente agli arresti domiciliari per i civili, un provvedimento che quasi sicuramente gli rovinerà le note caratteristiche e gli avanzamenti di carriera”. “L’obbedienza ci deve essere – osserva Giuseppe Paradiso – ma il militare non può rinunciare alla propria dignità e non può rinunciare a quei diritti riconosciuti nei primi articoli della Costituzione Italiana: dignità, uguaglianza e libertà”. E poi ci sono i carabinieri che reclamano per salari più adeguati. “E’ inaccettabile la sottrazione della somma di 770 milioni di euro necessarie al riordino delle carriere del personale non direttivo – dichiara Vincenzo Bonaccorso – e il blocco degli stipendi peri prossimi 3 anni”. La manifestazione è anche l’occasione per denunciare la mancata lotta agli sprechi, come per esempio la soppressione di comandi inutili come i Comandi Interregionali che sottraggono uomini al territorio, determinando una minore capacità operativa dell’Arma nella lotta contro la criminalità. (Il Fatto Quotidiano) Coisp in piazza con i militari - Pubblicato da fidest su martedì, 30 novembre 2010 Roma 2 dicembre con inizio alle ore 11.00 davanti al Ministero della Difesa e al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. Per la prima volta dopo 40 anni, i militari scenderanno in piazza contro il Governo per una grande manifestazione politica. Politica, perché è vietato ai militari svolgere attività sindacale. Carabinieri e appartenenti agli altri corpi militari dello Stato, manifesteranno per la tutela delle proprie condizioni di lavoro, ma soprattutto per affermare e difendere i propri diritti inalienabili sanciti dalla Carta Costituzionale. Si chiama infatti “Difendiamo la Costituzione” la manifestazione organizzata dal PSD – Partito Sicurezza e Difesa, e dal COISP – il Sindacato Indipendente di Polizia. Una manifestazione per difendere la Costituzione italiana, il diritto di essere cittadini liberi, con uguali diritti e uguali possibilità, il diritto di essere rappresentati, di essere informati, di potersi esprimere, di poter scegliere. Ai militari non è infatti permessa la libera associazione sindacale, non è permesso di esprimere liberamente la propria opinione. Ma l’obbedienza non può in alcun modo mortificare la dignità degli uomini in divisa, né comprimere i diritti riconosciuti nei primi articoli della Costituzione Italiana: tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, tutti hanno diritto di riunirsi pacificamente e di associarsi liberamente, di costituire sindacati a difesa delle condizioni dei lavoratori. E poi i principi sanciti dall’articolo 52 della Carta Fondamentale: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro nè l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze Armate si uniforma allo spirito democratico della Repubblica”. “Difendere questi diritti è dovere di ogni cittadino: significa difendere la Giustizia e la Democrazia nel nostro Paese”, afferma Franco Maccari, Segretario Generale del COISP. “Oggi un carabiniere – spiega il leader del COISP – viene messo sotto procedimento se soltanto osa esprimere il proprio pensiero. Questo non è accettabile in un Paese democratico: essere servitore dello Stato non significa esserne servo!”. Alla manifestazione potranno partecipare soltanto i militari che siano liberi dal servizio, non indossino l’uniforme, che non si qualifichino come militari o si rivolgano ad altri militari in divisa o che si qualificano come tali, secondo quanto prevedono gli articoli 1350 e 1483 del Codice dell’ordinamento militare. “Si tratta di norme illiberali e Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU -6- anacronistiche – dice Maccari – che pongono restrizioni gravissime a diritti civili fondamentali di questi stessi militari che il nostro Governo manda all’estero ad esportare democrazia!”. “Un carabiniere è considerato quasi come un delinquente se manifesta le proprie opinioni o difende i propri diritti!”, spiega Maccari, che conclude: “Il sindacalismo per i nostri colleghi militari rappresenta di una conquista da perseguire ad ogni costo. In Polizia, così come nella cittadinanza, quello alla rappresentanza sindacale è un diritto radicato, che nessuno oserebbe mettere in discussione. Noi non accettiamo di assistere passivamente alla repressione di quei militari che coraggiosamente si battono per il cambiamento, e per questo il 2 dicembre saremo in piazza insieme a loro”. I carabinieri formano un partito. Non è vietato, ma il ministro La Russa li punisce - Il Psd nasce per colmare il vuoto lasciato dall'impossibilità di formare rappresentanze sindacali. Il ministero, in una nota, spiega: "L'iscrizione ai partiti politici, ancorché - in sé - non vietata, è da intendersi assorbita dal divieto di esercizio di attività politica" Le sagome di cartone del poliziotto pugnalato alle spalle sono divenute il simbolo delle rivendicazioni degli agenti di polizia del sindacato Coisp. Hanno fatto il giro di mezza Italia in manifestazioni e presidi. Ora a quelle sagome si sono aggiunte quelle dei carabinieri. Un messaggio forte e uno smacco troppo grande per l‘Arma dei carabinieri, abituata da sempre a nascondere i disagi dei suoi appartenenti. Così ieri oltre un centinaio di persone tra poliziotti, carabinieri, militari, finanzieri ma anche semplici civili si sono presentati di fronte al ministero della Difesa di via XX settembre a Roma. Riuniti sotto la neonata sigla politica del Psd, un partito nato da appena un anno e che sta per ‘Partito degli operatori della sicurezza e della difesa’. E’ il primo formato da appartenenti delle forze dell’ordine. Non accadeva dagli anni ’70 che i militari organizzassero una protesta di piazza per denunciare le loro condizioni di vita e di lavoro. Non accadeva, soprattutto, che i carabinieri si esponessero in questo modo. Arrivando fin sotto il Comando Generale dell’Arma con cartelli e striscioni. Una esposizione che alcuni di loro stanno pagando a caro prezzo: con la consegna di rigore. Tre parole che significano per un carabiniere la fine o la seria compromissione di una carriera. Anni di fedeltà all’Arma che vanno a farsi benedire in un colpo solo. Di fatto su tratta di una punizione che è l’equivalente degli arresti domiciliari da scontare nel proprio alloggio o in caserma. Confinato in un locale apposito. Una ‘macchia’ che viene riportata sullo stato di servizio. Dura da digerire poi se l’unica colpa è quella di essere iscritti ad un partito. “La contestazione è quella di essere iscritti in uno specifico partito: il nostro”. Giorgio Carta, avvocato ed ex ufficiale dei carabinieri, è il fondatore insieme a Giuseppe Paradiso, elicotterista della Marina militare, del Psd: il partito per gli operatori della sicurezza e della difesa, duemila iscritti tra civili, appartenenti delle forze dell’ordine, militari e vigili del fuoco; 13 segreterie regionali in tutta Italia. Il partito è nato alla fine del 2009, da poco meno di un anno, ma da pochi mesi succede che i provvedimenti assunti nei confronti dei suoi appartenenti siano durissimi. “In un caso si è arrivati già alla definizione della sanzione: 5 giorni di consegna di rigore per un carabiniere dell’Umbria, Guido Lanzo. Carriera finita – dice Carta – e la minaccia seria di essere estromesso dall’Arma”. E i casi fioccano, sono già 5 i carabinieri sotto procedimento disciplinare perché iscritti al Psd. L’avvocato spiega che l’idea di formare un partito è il frutto di un’anomalia giuridica: “Militari e carabinieri non possono formare un sindacato ma possono formare un partito. Per questo è nato il movimento politico, anche per ovviare al divieto di costituirci in sindacato”. Ma nessuno ci aveva mai provato tra gli appartenenti delle forze dell’ordine. “E’ evidente che chi è iscritto al Psd – continua Carta – stia subendo i procedimenti solo perché appartenente ad un movimento politico che per la prima volta si occupa in modo specifico di tutelare i diritti e gli interessi degli appartenenti alle forze dell’ordine”. Ma fa di più l’ex ufficiale, sostiene che per i carabinieri iscritti in altri partiti politici, come ad esempio quelli tesserati nel Pdl, dove carabinieri e militari ricoprono cariche politiche pubbliche significative: assessori, consiglieri comunali, a carico loro non sia mai stato aperto alcun procedimento disciplinare. Ma, soprattutto, agli iscritti di altri partiti non è stata mai riservata la procedura che è riservata a loro: e cioè che i generali dell’Arma dopo aver dimostrato di conoscere la legittimità dell’iscrizione dei carabinieri al partito si consultino poi con il Gabinetto del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che di colpo pone un veto. “Ecco i documenti che provano come sei generali dei Cc Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU -7- hanno aderito – afferma Carta – ad una direttiva superiore volta a vietare ad alcuni carabinieri l’iscrizione al nostro partito”. Il legale mostra i documenti del Gabinetto del ministro della Difesa: “Non potendo vietare per legge il ministro usa un gioco di parole che ha dell’incredibile e dice che: “L’iscrizione ai partiti politici, ancorché – in sé – non vietata, è da intendersi assorbita dal divieto di esercizio di attività politica”. E da qui i comandi interregionali dei Carabinieri aggiungono: “La sola presenza di un certo numero di militari tra i tesserati di un partito potrebbe consentire di argomentare in ordine all’espressione di preferenza politica della Compagine militare; è, dunque, comportamento suscettibile di assumere – si legge ancora in un documento dei Carabinieri – rilievo sotto il profilo disciplinare”. I comandi non vietano perché non possono farlo per legge ma a pensarci c’è il Gabinetto del ministro. Una procedura che, però, viene riservata solo al Psd. Un partito che da mesi interagisce con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. “Di Pietro è un ex poliziotto, capisce le nostre problematiche – osserva Carta – e il suo partito ha risposto sempre positivamente alle nostre richieste”. L’avvocato in questi mesi ha spulciato le liste di carabinieri, poliziotti, finanzieri, iscritti ai vari partiti: “Questa corrispondenza tra ministero della Difesa e comandi interregionali dei Carabinieri avviene solo per i nostri iscritti”. Tira fuori le schede di diversi carabinieri che, in aspettativa e non, ricoprono cariche politiche pubbliche. Ilfattoquotidiano.it ha voluto, però, sentire alcuni di questi che fanno anche politica attiva. Remo Paniccia è da 10 anni nella politica, prima in Forza Italia e ora nel Pdl, è presidente del Consiglio comunale di Colleferro, in provincia di Roma: “Mai avuto problemi con il mio Comando” e, aggiunge, “mai chiesto nessun permesso al ministero della Difesa. E perché mai? C’è una legge che ci permette di fare attività politica fuori dall’orario di servizio”. Identica risposta da altri carabinieri iscritti nelle liste del Pdl. “Ci saranno probabilmente anche carabinieri iscritti a partiti di centrosinistra“, dichiara Giuseppe Paradiso. “Ma quello che denunciamo è che il ministero della Difesa sta tappando la bocca solo a noi. Teme la costituzione di un sindacato di militari e carabinieri, figurarsi un partito organizzato”. E per di più che strizzi l’occhio alla sinistra. “Ad un nostro tesserato è stato intimato: ‘O ti cancelli da questo partito o ti buttiamo fuori dall’Arma’ e parliamo – dichiara ancora Carta – di un padre di famiglia che ha esercitato solo un suo diritto”. Ma non emerge solo il caso dei carabinieri, c’è anche quello di due poliziotti, anche loro sottoposti a procedimento disciplinare. “E qui c’è un’anomalia ancora più forte, perché il ministero è quello dell’Interno – osserva Carta - retto dal leghista Roberto Maroni, e non si era mai visto nella storia della polizia, che è soggetta ad ordinamento civile, infliggere procedimenti disciplinari solo perché si è iscritti a un partito”. Paradiso e Carta hanno presentato 4 denunce, rispettivamente alle Procure della Repubblica di Roma e Padova e alle Procure militari sempre delle due città. Nelle denunce nei confronti di sei generali dell’Arma si chiede la persecuzione del reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di minaccia (militare e semplice) e per attentato ai diritti politici dei cittadini. Il ministro La Russa, interpellato al telefono da ilfattoquotidiano.it sulla vicenda ha detto di non saperne nulla: “Non mi interesso di queste cose. Non mi interesso, soprattutto, di un partito che non conosco”. E ha riattaccato bruscamente. Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU -8-