Fca, un successo a tappe
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Fca, un successo a tappe
197 Martedì 1 Aprile 2014 Fismic Confsal Il segretario generale Fismic ripercorre l’evoluzione del big delle auto Fca, un successo a tappe Ai risultati ha contribuito la partecipazione di Roberto Di Maulo* C i si avvicina a grandi passi all’evento della presentazione del piano industriale di FCA (Fiat Chrysler Automobiles) che si terrà il 6 e 7 maggio a Detroit, evento al quale parteciperà una delegazione della nostra organizzazione Fismic. Lo abbiamo chiamato evento perché rappresenta un momento di passaggio importante che ridefinirà il volto del nuovo colosso manifatturiero che aspira a diventare produttore di auto globale, con la messa sul mercato di 6 milioni di vetture l’anno (sono state quattro milioni e trecentomila quelle prodotte nel 2013). Il 6 e 7 maggio anche i più incalliti Fiat-scettici del nostro paese (con in testa gli uccellacci del malaugurio della Fiom e della Cgil) non potranno che ricredersi circa il futuro manifatturiero della FCA nel nostro paese e tutti dovranno prendere atto che è possibile mantenere un settore industriale importantissimo in Italia, a patto che ci siano regole e comportamenti che lo consentano e non obblighino gli imprenditori a cercare luoghi per produrre nei paesi già considerati emergenti. In Italia già molto è stato fatto da un’azienda condotta da un management deciso e risoluto nel cercare risultati e dal sindacato partecipativo, primo tra tutti la Fismic, che ha condiviso quegli sforzi operati dal management. Ripercorrendo a ritroso le tappe che hanno contraddistinto la sfida della modernizzazione ritroviamo il maggio e il giugno del 2011 con l’accordo e il referendum vinto grazie al voto dei lavoratori a Pomigliano, che oggi produce la vettura del segmento A più venduta in Europa, la Panda, e che probabilmente si avvia a celebrare la piena occupazione di tutti i lavoratori senza ricorso ad ammortizzatori sociali, grazie al probabile arrivo di nuove produzioni. Poi nel dicembre dello stesso anno e nel maggio successivo con l’accordo di Mirafiori prima e Grugliasco poi per la produzione dei modelli Maserati nel comprensorio dell’auto di lusso di Torino. Ci preme sottolineare soprattutto come oggi lo stabilimento di Grugliasco dia lavoro non solo a tutti coloro che avevano sofferto la cassa integrazione per 6 anni, ma è anche in grado di dare occasione di lavoro a centinaia di lavoratori di Mirafiori, in attesa che cominci la produzione del terzo modello (a cui ne seguirà almeno un altro) Maserati anche in quello stabilimento. A soli 500 metri da questo capolavoro di ingegneria a Grugliasco c’è tuttavia lo stabilimento ex Pininfarina con i lavoratori senza prospettive e con gli ammortizzatori sociali in scadenza il 4 maggio... Quanta differenza. Un’altra tappa fondamentale è stata rappresentata nel dicembre 2012 dal lancio della produzione della prima Jeep prodotta fuori dagli USA nello stabilimento di Melfi, che sarà affiancata dalla 500X, pure qua salvando il più grande stabilimento manifatturiero del Sud dal declino (sono oltre 7 mila i posti di lavoro, considerando anche l’indotto primario). Oggi possiamo ammirare gli operai che ballano, nel famoso video che gira sul web, pieni di soddisfazione e possiamo condividere il loro stato d’animo se confrontiamo analoghi servizi televisivi che mostrano lo scoramento dei giovani senza lavoro del nostro paese (alla faccia degli intellettuali con la puzza sotto il naso e il portafogli carico che criticano quel video). Senza contare la piena occupazione di oltre 6 mila lavoratori della Sevel di Atessa, che hanno fatto cassa integrazione raramente, arrivando alla VM di Cento (Ferrara) che proprio in questi giorni ha concluso un accordo che assicura il futuro occupazionale a un migliaio di lavoratori che produrranno motori grandi per Chrysler e Alfa Romeo. E saranno proprio i lavoratori di Cassino quelli che avranno le migliori sorprese dall’evento di Detroit: avevamo già anticipato nell’ottobre 2012 che Cassino sarà lo stabilimento dove si produrranno le nuove Alfa per tutto il mondo e ne avremo la conferma ben presto, così come Termoli e Pratola Serra avranno delle importanti conferme del loro ruolo di leader nella produzione di motori sia benzina che diesel di nuova generazione per le vetture del Gruppo. Aspettando l’evento del 6 maggio si può ben dire che sono stati investiti miliardi di euro per rinnovare gli stabilimenti italiani del Gruppo e che altri ne saranno investiti (solo per la nuova piattaforma Alfa si parla di un miliardo di euro) e che grazie a questo FCA resterà italiana nello stile e anche nella produzione, potendo contare alla fine del ciclo su decine di migliaia di occupati che produrranno vetture, soprattutto di lusso, per il mercato mondiale. Certamente il merito di tutto ciò è dell’a.d. Sergio Marchionne, che non ha mai smesso di credere nell’impresa nonostante le sentenze, i programmi televisivi e la Fiom, certamente il merito è dei lavoratori italiani che sono tra i migliori al mondo per produrre automobili, ma, lasciatecelo dire una volta tanto senza finta modestia, il merito di tutto questo è anche e soprattutto di un sindacato come la Fismic, che non ha mai smesso di metterci la faccia in prima persona per salvare un patrimonio italiano: il settore Automotive. * Segretario Generale Fismic Fismic via delle Case Rosse 23 00131 ROMA Tel: 06/71588847 - Fax: 06/71584893 www.fismic.it Lavoro, convincono le prime mosse di Renzi Il neo premier Matteo Renzi annuncia le sue prime mosse in materia di lavoro: vengono tolti subito alcuni vincoli assurdi imposti dalla legge Fornero, per decreto quelli su apprendistato e contratti a termine, che quindi entreranno subito a regime e per gli altri attraverso una delega al governo da esercitare nei prossimi mesi. Si tratta di un cambiamento profondo nell’ossificato mercato del lavoro in entrata del nostro paese che ha prodotto il record di giovani disoccupati della storia nazionale. Inoltre, si tratta di una evidente scossa al sistema di relazioni sindacali che prevedeva il trito e ritrito rito della cosiddetta concertazione, che assegnava ai sindacati confederali classici e alla Confindustria un immenso potere di lobbing e di veto che ha contribuito a fare entrare il paese nella palude in cui oggi, purtroppo, si trova. La Fismic apprezza moltissimo il metodo Renzi in questo campo e ne appoggia concretamente le misure finora intraprese perché appare la medicina adatta per dare una scossa salutare a un paese che ne ha estremo bisogno. Analizziamo di seguito le misure intraprese in materia di lavoro. Nell’immediato, a partire dall’entrata in vigore del decreto legge sul lavoro varato mercoledì scorso dal Consiglio dei ministri, verranno presi provvedimenti in materia di apprendistato e contratti a termine. La volontà è quella di potenziare e semplificare l’apprendistato, imponendo meno vincoli in tema di formazione: la formazione pubblica, che doveva integrarsi con il training aziendale, diviene facoltativa e sono aboliti i vincoli di stabilizzazione, inoltre non sarà più obbligatoria la forma scritta per il piano formativo individuale. Il decreto legge varato fissa da 12 mesi a tre anni la durata massima dei contratti a tempo determinato, che potranno essere anche senza causale, con proroghe ammesse fino ad 8 volte se riferite alla stessa attività, con l’accortezza che i dipendenti a tempo non superino il 20% dei totali dell’azienda. Renzi ha inoltre previsto un disegno di legge per la delega al governo a riformare il lavoro semplificando appunto la legge dell’ex ministro Fornero. Un passaggio parlamentare, che prevede però tempi lunghi di attesa, nel quale chiederà una delega per modificare gli ammortizzatori sociali con l’obiettivo di assicurare un sistema di garanzia per tutti i lavoratori: tra le misure ipotizzate, la revisione dei criteri e oneri contributivi ordinari, la rimodulazione dell’Aspi e la sua estensione ai collaboratori e la tutela delle donna in maternità, anche in caso di contratti atipici ed anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro nei casi delle lavoratrici parasubordinate. Tra le altre iniziative, ancora in fase di stallo, troviamo anche la rimodulazione del Durc in versione virtuale, secondo cui la regolarità contributiva nei confronti dell’Inps, Inail e Cassa Edile sarà verificata dagli stessi interessati solo con modalità telematiche e che avrà valore per 120 giorni, il che abbrevia molto i tempi, poiché la versione attuale prevede tempi di verifica più lunghi. È previsto inoltre l’arrivo di un’agenzia unica nazionale per l’impiego, per la gestione integrata delle politiche attive e passive fino ad ora offerta dai centri per l’impiego provinciali e dalle agenzie private. Il governo punta anche a rivedere il regime sanzionatorio per il lavoro nero, la cui quota è salita del 30%, valorizzando gli istituti premiali e a promuovere le comunicazioni telematiche, anche per gli adempimenti legati alla costituzione, gestione e cessazione del rapporto di lavoro. Infine si cercherà di introdurre un contratto a tutele crescenti con l’obiettivo di stilare un testo organico di disciplina dei contratti esistenti, di cui ne contiamo ad oggi circa 27 tra subordinati, parasubordinati, di lavoro autonomo e speciali, con l’introduzione di nuove formule con tutele crescenti per i lavoratori coinvolti. A parte le modifiche di apprendistato e contratti a termine, la cui attuazione dovrebbe essere pressoché immediata, il resto dei provvedimenti dovrà attendere molto di più. È prevista l’applicazione di alcuni di essi entro sei mesi dall’entrata in vigore delle legge delega sul lavoro proposta dal Consiglio dei ministri. C’è inoltre da segnalare positivamente la volontà del governo Renzi di sciogliere il Cnel, istituto inutile, costoso e pieno di vecchi esponenti di Confindustria e Cgil Cisl e Uil del quale nessuno (se non essi stessi) sentirà la mancanza. Giulia Batani