2.4. Scambi internazionali e frammentazione internazionale della
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2.4. Scambi internazionali e frammentazione internazionale della
TEMI DI RICERCA 2.4. Scambi internazionali e frammentazione internazionale della produzione: la posizione dell’Italia come fornitore terzista nel Traffico di Perfezionamento Attivo Lucia Tajoli (*) 2.4.1 Introduzione L’osservazione dei dati empirici sul commercio tra paesi mostra che quote importanti e crescenti di questi scambi sono costituite da flussi generati dalla frammentazione internazionale di processi produttivi. La frammentazione internazionale della produzione consiste nella rilocalizzazione all’estero di fasi specifiche di un processo produttivo tradizionalmente integrato e condotto in un solo paese (in un solo sito produttivo). La scelta di localizzare all’estero una o più fasi del processo produttivo è ovviamente funzione di una qualche sorta di «vantaggio comparato», ma anche di vantaggio assoluto, di un paese (per esempio, perché abbia luogo delocalizzazione internazionale della produzione è sufficiente che esista un differenziale positivo del costo del lavoro per unità di prodotto). Quando la divisione internazionale del lavoro è il risultato della frammentazione di un processo produttivo, le singole economie nazionali si caratterizzano per il fatto di specializzarsi in segmenti più o meno estesi del processo produttivo: sarà sempre possibile che un paese si specializzi, ad esempio, nelle fasi capital intensive e/o in quelle skill intensive, ma si dovrà parlare allora di specializzazione in una fase del processo, e non più di specializzazione nella produzione di una certa merce. La misurazione diretta della frammentazione internazionale della produzione è piuttosto complessa, perché richiederebbe di utilizzare dati a livello di impresa sugli approvvigionamenti e sulle lavorazioni «conto terzi» effettuate per imprese estere. La delocalizzazione di fasi della produzione può infatti avvenire secondo modalità molto diverse, che rendono impossibile cogliere in un’unica misura l’ampiezza del fenomeno: la delocalizzazione può essere effettuata da un’impresa multinazionale verticalmente integrata, che (*) Politecnico di Milano e Università Bocconi. 92 effettua diverse fasi di lavorazione nei suoi stabilimenti collocati in paesi diversi, ma può anche avvenire attraverso lo scambio di beni semi-lavorati tra imprese separate, che effettuano tra loro transazioni di mercato. Quando un’impresa si limita ad acquisire da un’impresa estera beni semi-lavorati o input intermedi normalmente si parla di outsourcing, mentre se un’impresa esporta temporaneamente alcuni materiali o semi-lavorati perché un’impresa estera effettui (secondo le indicazioni del committente) alcune fasi del processo produttivo per poi reinviare i prodotti ottenuti all’impresa originaria, si parla di frammentazione internazionale della produzione in senso stretto (o di production sharing, secondo la terminologia del Department of Commerce americano). Dal momento che questa organizzazione della produzione genera evidentemente flussi di scambio di beni con diverso grado di lavorazione tra paesi, è possibile in prima approssimazione utilizzare questi dati di commercio internazionale per studiare il fenomeno. A livello europeo (e dunque anche per l’Italia) sono disponibili i dati relativi ai volumi di traffico internazionale originati da una forma particolare di frammentazione internazionale della produzione, il Traffico di perfezionamento (Tp). Il Tp è un regime doganale particolare dell’Unione europea, istituito nella forma attualmente in vigore dal 1994, ma che esiste da circa venti anni, e che trova un suo corrispettivo – anche se con nomi leggermente diversi – in altri paesi (cfr. ad esempio Watkins 2001). Questo regime consente di rilevare separatamente dai flussi di scambio definitivi i movimenti di merci in uscita dall’Ue destinate ad essere perfezionate al di fuori del territorio economico dell’Ue (esportazioni temporanee) e quelli relativi alle importazioni nel territorio dell’Ue di merci «a scarico di esportazioni temporanee» (reimportazioni). Parallelamente, vengono rilevati in questo regime tariffario i movimenti in entrata di mer- TEMI DI RICERCA ci destinate a subire perfezionamento nel territorio economico dell’Ue (importazioni temporanee) e quelli di esportazione a scarico di precedente importazione temporanea (riesportazioni). I primi due flussi misurano dunque il Traffico di perfezionamento passivo (Tpp), gli altri due il Traffico di perfezionamento attivo (Tpa). La rilevazione separata avviene perché il regime è soggetto ad una serie di agevolazioni doganali e tariffarie, e dunque le imprese sono incentivate (ma non obbligate) a registrare i flussi di esportazione o importazione temporanea come tali per poter beneficiare di queste agevolazioni. Data però la volontarietà nel dichiarare il Traffico di perfezionamento come tale, le misure statistiche ufficiali disponibili presso gli uffici statistici nazionali e presso l’Eurostat, inevitabilmente sottostimano il fenomeno. Inoltre questa misura non rileva il traffico di perfezionamento intra-europeo, rendendo purtroppo molto difficile misurare un aspetto fondamentale del processo di integrazione economica in atto tra i paesi appartenenti all’Unione. Il Traffico di perfezionamento passivo è un fenomeno relativamente noto, che a livello italiano ed europeo ha una particolare rilevanza nei confronti dei paesi dell’Europa centro-orientale e del sud del Mediterraneo. Infatti, una delle motivazioni principali del Tpp europeo consiste nella possibilità di delocalizzare verso paesi a basso costo del lavoro specifiche fasi produttive fortemente intensive nell’impiego di manodopera non specializzata, ottenendo così una riduzione nei costi complessivi di produzione. L’altra principale spinta al Tpp proviene dalla necessità o dall’opportunità di fare ricorso a competenze tecnologiche possedute in esclusiva dal perfezionatore (è questo, ad esempio, il caso di flussi di perfezionamento diretti verso gli Stati Uniti). In questo secondo caso il perfezionamento all’estero non sempre è una scelta strategica del committente. Il Traffico di perfezionamento attivo è l’altro lato di questo stesso fenomeno e, sebbene sia forse meno conosciuto, dal punto di vista dell’industria europea si tratta di un’attività quantitativamente molto più rilevante. Nelle sezioni che seguono si vuole proporre una descrizione generale del fenomeno del Traffico di perfezionamento attivo e della sua rilevanza a livello europeo, utilizzando i dati di Tpa menzionati sopra, per poi valutare e interpretare la collocazione dell’Italia relativamente a questa forma di divisione internazionale del lavoro rispetto all’Ue nel suo complesso. 2.4.2 Rilevanza del Traffico di perfezionamento attivo Alcune stime indicano che l’incidenza della frammentazione internazionale della produzione sui flussi di esportazioni tra paesi è in crescita (Feenstra, 1998) e per i paesi Ocse è pari ad almeno il 20% (Hummels et al., 2001). I dati relativi al solo traffico di perfezionamento per l’Unione europea mostrano un dato leggermente inferiore a questo. Nel 2000 l’Ue ha ricevuto dai paesi extra-europei merci da perfezionare in Tp per un valore vicino a 70 miliardi di euro all’anno, mentre da parte sua ha inviato all’estero per il perfezionamento merci per un valore di circa 13,5 miliardi di euro. Il valore aggiunto prodotto nell’Unione raddoppia il valore delle merci, e le ri-esportazioni di prodotti ottenuti dalla lavorazione di importazioni temporanee nel 2000 hanno superato i 126 miliardi di euro, pari al circa il 16% delle esportazioni in regime normale (o esportazioni definitive). Decisamente più contenuto è invece il peso delle esportazioni temporanee o delle re-importazioni dell’Ue sui corrispondenti flussi definitivi. Da questi dati l’Ue risulta dunque effettuare lavorazioni per conto di paesi terzi ben più che far lavorare i propri beni all’estero. La tendenza ad effettuare fasi di lavorazione per paesi terzi si è rafforzata nel corso del decennio passato e le ri-esportazioni sono cresciute ad un tasso medio annuo superiore a quello delle esportazioni definitive. La crescente importanza della frammentazione internazionale della produzione e la maggiore rilevanza del Tpa rispetto al Tpp è un tratto comune a tutti i paesi membri Ue. In relazione però alla loro rilevanza economica, la tendenza a ricorrere alla frammentazione internazionale della produzione attraverso il traffico di perfezionamento o ad essere sede di decentramento produttivo da parte di paesi terzi è sensibilmente diversa da paese a paese. Con riferimento al Tpa, l’incidenza di questo tipo di traffico può essere interpretato come un indice dell’attrattività del paese come sede produttiva, verso cui delocalizzare alcune fasi della produzione. Le ragioni per cui un paese può essere scelto per delocalizzarvi processi produttivi sono molteplici, e riflettono specularmente le ra- 93 TEMI DI RICERCA gioni che spingono a ricorrere al Traffico di perfezionamento passivo. Un paese può essere una sede produttiva privilegiata perché in esso i costi di produzione sono inferiori (per esempio per il basso costo dei fattori produttivi, o perché è dotato di infrastrutture più efficienti, o per ragioni fiscali) oppure perché possiede particolari capacità tecnologiche o manodopera con qualifiche avanzate difficilmente reperibile altrove, oppure perché si trova in una posizione geografica privilegiata, di facile accesso per le imprese committenti e da cui è facile raggiungere altri mercati. Non casualmente, molte di queste motivazioni coincidono con le ragioni che rendono un paese attrattivo dal punto di vista degli investimenti esteri. In molti casi infatti i flussi di Traffico di perfezionamento sono legati all’attività di imprese multinazionali. Ma come già accennato, la presenza di imprese multinazionali è solo uno dei fattori che attiva questi flussi, che non richiedono necessariamente legami proprietari tra le imprese coinvolte. Il tipo di legame più labile che caratterizza il decentramento produttivo attraverso gli scambi di perfezionamento rispetto al tradizionale investimento diretto verticale li rende da un lato più facili da attuare, ma anche maggiormente volatili. Inoltre, il minor grado di controllo che l’impresa committente è in grado di esercitare sull’impresa estera perfezionatrice (non essendo questa una sua filiale) accentua in molti casi l’importanza di una serie di caratteristiche del paese verso cui si delocalizza (per esempio, l’esistenza di un sistema giuridico affidabile che renda implementabili i contratti firmati). Una misura della propensione relativa dei paesi ad agire come perfezionatori per conto di paesi terzi è stata calcolata attraverso un indice di «propensione comparata rivelata alla frammentazione internazionale della produ- Tab. 2.4.1 - Flussi commerciali dell’Italia e dell’Unione europea: flussi definitivi, di perfezionamento attivo e passivo (Milioni di ecu/euro e percentuali) 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 51.375 56.527 51.296 57.477 53.285 55.354 62.118 52.402 69.329 57.289 70.655 57.023 82.748 58.725 89.953 66.682 88.153 67.516 85.998 73.028 108.363 102.850 3.198 3.293 3.089 2.633 3.643 2.753 3.381 2.951 3.858 3.054 3.792 3.364 3.992 3.937 4.902 4.695 4.745 4.944 5.997 7.079 Traffico di perfezionamento passivo (valori) Esportazioni temporanee 737 1.048 Re-importazioni 653 894 1.344 1.166 1.481 1.089 1.651 1.458 1.823 1.561 1.933 1.742 1.525 1.577 1.527 1.754 1.585 1.758 1.699 1.824 Incidenza del Traffico di perfezionamento (%) Ri-esportazioni/Esportazioni def. 6,37 6,23 Importazioni temporanee/Impor. 5,68 5,73 Esportazioni temporanee/Espor. 1,43 2,04 Re-importazioni/Importazioni def. 1,16 1,56 5,80 4,76 2,52 2,11 5,86 5,25 2,38 2,08 4,88 5,15 2,38 2,55 5,46 5,36 2,58 2,74 4,58 5,73 2,41 2,97 4,44 5,90 1,69 2,37 5,56 6,95 1,73 2,60 5,52 6,77 1,84 2,41 5,53 6,88 1,57 1,77 359.837 45.675 368.916 449.211 409.149 445.782 453.466 489.606 476.758 491.752 524.572 522.128 608.694 606.049 615.157 641.339 639.303 704.902 797.573 943.357 Traffico di perfezionamento attivo (valori) Ri-esportazioni 53.530 56.613 Importazioni temporanee 27.728 30.839 58.883 28.435 68.771 31.627 77.120 37.072 83.705 40.292 87.749 44.850 97.262 51.138 106.084 55.268 109.025 59.992 126.858 69.209 Traffico di perfezionamento passivo (valori) Esportazioni temporanee 5.936 7.485 Re-importazioni 7.119 8.604 8.292 9.489 9.629 10.019 11.032 11.950 12.813 13.209 13.973 14.037 15.173 15.380 12.186 13.932 11.845 14.322 13.490 14.275 Incidenza del Traffico di perfezionamento (%) Ri-esportazioni/Esportazioni def. 15,04 15,75 Importazioni temporanee/Impor. 6,50 6,78 Esportazioni temporanee/Espor. 1,67 2,08 Re-importazioni/Importazioni def. 1,67 1,89 15,96 6,33 2,25 2,11 16,81 7,09 2,35 2,25 17,01 7,57 2,43 2,44 17,56 8,19 2,69 2,69 16,73 8,59 2,66 2,69 15,98 8,44 2,49 2,54 17,24 8,62 1,98 2,17 17,05 8,51 1,85 2,03 15,91 7,34 1,69 1,51 Italia Flussi definitivi (valori) Esportazioni Importazioni Traffico di perfezionamento attivo (valori) Ri-esportazioni 3.275 Importazioni temporanee 3.209 Unione europea Flussi definitivi (valori) Esportazioni Importazioni 355.978 426.733 Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat, Comext database. 94 TEMI DI RICERCA zione»1. Questo indice, che ricalca l’analogo indice di specializzazione produttiva di Balassa evidenzia, per ciascun tipo di flusso commerciale, se il paese in esame abbia una propensione maggiore o minore dell’Ue nel suo complesso, relativamente al corrispondente flusso definitivo, a realizzare Traffico di perfezionamento: nel primo caso l’indice assumerà un valore maggiore di uno, nel secondo l’indice sarà inferiore all’unità. I dati europei mostrano che vi sono paesi, come Francia, Regno Unito e Irlanda che evidenziano una stabile ed elevata propensione alla frammentazione internazionale della produzione dal lato del perfezionamento attivo. La Germania come perfezionatrice attiva si colloca leggermente al di sotto della media dell’Unione, mentre molto al di sotto della media tendono a collocarsi i paesi mediterranei2. Anche per l’Italia, l’attività di perfezionamento svolta dalle imprese italiane per imprese estere è molto più consistente rispetto al valore dell’attività delocalizzata dalle imprese italiane stesse. Le riesportazioni italiane ammontavano a circa 6 miliardi di euro, contro un valore delle reimportazioni di circa 1,8 miliardi di euro. Mentre però il peso del Tpp italiano sul totale degli scambi commerciali del paese è perfettamente in linea con la media Ue, o leggermente al di sopra di questa, va notato che l’Italia mostra una propensione relativa a svolgere attività di perfezionamento per paesi terzi decisamente più bassa rispetto alla media europea: l’Italia riceve un quantitativo di merci da perfezionare che risulta contenuto relativamente al peso economico del suo settore manifatturiero. Rispetto ai suoi principali partner com1 Esso è definito come segue: Rji = (Fij/Fdj) / (FiUe/FdUe) dove Rji è l’indice di propensione rivelata del paese j per il flusso temporaneo di tipo i Fd misura il flusso definitivo Fi misura il flusso temporaneo di tipo i Ue è l’Unione europea j indica il paese j dell’Ue. 2 Queste differenze sono legate in maniera non marginale alla diversa distribuzione di filiali di multinazionali estere nei diversi paesi Ue. Come detto, parte degli scambi registrati come Tp sono infatti scambi intrafirm e non è, quindi, un caso che in questi scambi risultino particolarmente attivi paesi come Regno Unito e Irlanda che rappresentano destinazioni privilegiate di Ide statunitensi e giapponesi. merciali, Germania e Francia, l’Italia presenta un’incidenza del Tpa molto inferiore, soprattutto dal lato delle ri-esportazioni. Nel corso degli anni Novanta, mentre il peso del Tpa appare in tendenziale crescita per Germania3 e Francia, questo non sembra accadere per l’Italia. Infatti il tasso medio di crescita del valore delle ri-esportazioni è in linea con il tasso di crescita medio del valore delle esportazioni definitive (intorno al 7% per entrambi). Un’accelerazione però si registra nell’ultimo triennio di osservazione (1998-2000): in questi ultimi anni il tasso di crescita medio delle ri-esportazioni è raddoppiato rispetto al periodo precedente e rispetto al tasso di crescita delle esportazioni definitive nello stesso periodo. I flussi di ri-esportazione presentano una volatilità maggiore dei flussi definitivi (la varianza dei tassi di crescita è più elevata), e pertanto è difficile per ora capire se la crescita degli ultimi anni segni un effettivo cambiamento di tendenza. 2.4.3 Provenienza geografica del Traffico di perfezionamento attivo Il principale committente di lavorazioni di perfezionamento per l’Italia, così come per tutta l’Ue, sono gli Stati Uniti, da cui proviene, soprattutto negli ultimi anni, quasi la metà delle importazioni temporanee e verso cui si dirige quasi la metà delle ri-esportazioni. Per l’Ue, l’incidenza degli Stati Uniti come destinazione delle ri-esportazioni è solo leggermente inferiore, e comunque al di sopra del 40%. Il peso degli Stati Uniti nel Tpa europeo appare muoversi in parallelo con l’apprezzamento della valuta americana: il tendenziale apprezzamento del dollaro rispetto all’euro (e rispetto alla maggior parte delle valute) negli ultimi anni ha notevolmente aumentato la convenienza al decentramento produttivo da parte delle imprese americane, abbassando il 3 È interessante notare la notevole differenza nell’incidenza del Tpa tedesco se calcolato sui flussi di importazioni temporanee piuttosto che sulle ri-esportazioni. Il valore molto maggiore delle ri-esportazioni indica che una parte molto consistente del valore aggiunto del bene ri-esportato viene prodotto in Germania, non essendo dunque il mero risultato di operazioni di assemblaggio o riparazione, ma di fasi più complesse ed estese del processo produttivo. 95 TEMI DI RICERCA Tab. 2.4.2 - Indice di propensione comparata rivelata al Traffico di perfezionamento attivo 1996 1998 2000 Francia Ri-esportazioni Importazioni temporanee 1,371 1,593 1,865 2,695 1,875 2,616 Belgio-Lussemburgo Ri-esportazioni Importazioni temporanee 1,138 0,616 1,151 0,625 0,865 0,542 Paesi Bassi Ri-esportazioni Importazioni temporanee 1,234 0,575 1,026 0,409 0,733 0,231 Germania Ri-esportazioni Importazioni temporanee 1,028 0,547 0,894 0,507 0,998 0,759 Italia Ri-esportazioni Importazioni temporanee 0,274 0,667 0,323 0,807 0,348 0,938 Regno Unito Ri-esportazioni Importazioni temporanee 1,775 1,736 1,387 1,473 1,416 1,374 Irlanda Ri-esportazioni Importazioni temporanee 3,171 5,573 3,052 1,288 2,470 0,767 Dnimarca Ri-esportazioni Importazioni temporanee 0,644 0,827 0,656 0,848 0,412 0,995 Grecia Ri-esportazioni Importazioni temporanee 0,736 0,358 0,677 0,400 0,528 0,354 Portogallo Ri-esportazioni Importazioni temporanee 0,686 0,541 0,472 0,232 0,653 0,420 Spagna Ri-esportazioni Importazioni temporanee 0,758 0,587 0,681 0,500 0,687 0,342 Svezia Ri-esportazioni Importazioni temporanee 0,036 0,986 0,089 0,773 0,066 0,733 Finlandia Ri-esportazioni Importazioni temporanee 0,612 1,231 1,042 1,198 0,764 0,576 Austria Ri-esportazioni Importazioni temporanee 0,817 1,187 0,548 1,038 0,592 1,250 Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat, Comext database. 96 TEMI DI RICERCA Fig. 2.4.1 - Incidenza del traffico di perfezionamento % ri-esportazioni/esportazioni finali 40 35 30 25 20 15 10 5 2000 1999 1997 1997 1998 1996 1996 1995 1994 1993 1992 1991 1990 0 Anni 25 20 15 10 5 Anni Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat, Comext database. costo in dollari delle produzioni eseguite in Europa e in altri paesi. La quota americana sulle ri-esportazioni europee mostra un deciso aumento nel 1998 e continua a crescere fino al 2000. Al di là di queste fluttuazioni cicliche, gli Stati Uniti risultano comunque sia per l’Ue che per l’Italia la principale fonte di Tpa per l’intero periodo di osservazione. Per quanto riguarda le altre aree geografiche di provenienza del Tpa, l’Italia mostra alcune differenze rispetto alla media Ue. Per l’Ue, la seconda area di destinazione delle riesportazioni è il Sud-Est asiatico, che nel 2000 riceveva quasi il 18% delle riesportazioni e arrivava quasi al 12% escludendo il Giappone. Al contrario, per l’Italia il peso dell’area (Giappone incluso) non arriva al 7%. Tra le destinazioni asiatiche, anche il Giappone riceve una quota importante (ma in diminuzione) 2000 1999 1998 1995 1994 1993 1992 1991 0 1990 % ri-esportazioni/esportazioni finali 30 delle ri-esportazioni Ue, mentre riveste un ruolo decisamente più marginale come committente per l’Italia. L’Italia mostra una maggiore propensione ad effettuare Tpa per paesi geograficamente Italia vicini: la seconda destiGermania nazione delle ri-esportazioni italiane dopo il Francia Nord America nel 2000 erano i paesi del bacino del Mediterraneo, il cui peso è però fortemente diminuito nel corso degli anni Novanta. Altre destinazioni rilevanti sono poi i paesi Efta e i paesi dell’Europa centro-orientale (Peco) candidati all’ingresso Italia nell’Ue, il cui peso è Germania tendenzialmente aumentato nel corso degli Francia anni Novanta. Non stupisce che la distanza geografica rivesta un ruolo nelle scelte di delocalizzazione produttiva, dal momento che questa incide sui costi della frammentazione internazionale sia attraverso i costi di trasporto diretti delle merci sia attraverso problemi di tempistica, verifica delle lavorazioni, eccetera. L’Italia risulta dunque una destinazione privilegiata per paesi come i Peco. I dati europei però mostrano anche che la prossimità geografica non può costituire l’unico fattore d’interesse per il Tpa. 2.4.4 I settori maggiormente interessati dal fenomeno Per poter produrre un bene utilizzando la frammentazione internazionale della produzione, devono essere verificate alcune condizioni (cfr. Deardorff, 2001). Il processo produttivo deve avere le caratteristiche tecniche per poter essere segmentato in più fasi, che possono aver luogo in sedi geografiche separate. 97 TEMI DI RICERCA Tab. 2.4.3 - Aree di provenienza e di distribuzione del Tpa nel 2000 (Milioni di euro) Importazioni temporanee RI-esportazioni Italia Efta Centro Est- Europa Bacino Mediterraneo Nord America America del Sud Asia Centrale Asia Sud-Est Oceania Africa sub-sahariana Totale extra-Ue 850,0 760,4 939,1 3.344,9 110,0 25,9 253,2 223,6 99,2 7.078,9 526,1 443,5 695,1 2.860,7 120,3 41,8 417,0 37,8 399,1 5.997,0 Unione europea Efta Centro Est- Europa Bacino Mediterraneo Nord America America del Sud Asia Centrale Asia Sud-Est Oceania Africa sub-sahariana Totale extra-Ue 4.790,6 3.279,2 3.014,5 35.477,3 2.098,4 1.059,1 10.791,5 688,2 1.436,5 69.209,3 7.069,6 5.402,6 6.308,7 58.041,8 3.733,0 1.784,2 25.339,1 2.440,2 4.403,3 126.857,5 Fonte: Elaborazioni sui dati Eurostat, Comext database. Inoltre, perché vi sia convenienza economica ad attuare questa frammentazione della produzione, le diverse fasi produttive devono avere caratteristiche diverse (per esempio in termini di tecnologia impiegata, o di intensità di utilizzo dei fattori produttivi) che rendono conveniente dislocare una particolare fase della produzione in un sito specifico. Infine, i costi di trasporto dei semi-lavorati da un sito produttivo all’altro devono essere relativamente contenuti, per non annullare i risparmi ottenuti dal processo produttivo così organizzato con un aggravio di altri costi. Evidentemente non tutti i settori manifatturieri go4 Le ragioni per delocalizzare fasi produttive in questi settori sono diverse. Mentre la delocalizzazione nel settore tessile-abbigliamento riguarda le fasi più labour-intensive del processo produttivo e avviene principalmente verso paesi a basso costo della manodopera, la delocalizzazione nei comparti meccanici dipende maggiormente dalle capacità tecnologiche del paese verso cui si delocalizza. Diverso è il caso dell’elettronica, che può comportare la delocalizzazione delle fasi produttive a monte verso i paesi più tecnologicamente avanzati e delle fasi di assemblaggio di componenti verso paesi a basso costo del lavoro. 98 dono di queste caratteristiche, anche se gli sviluppi tecnologici e la tendenziale caduta dei costi di trasporto nel tempo fanno sì che il fenomeno della frammentazione internazionale della produzione interessi un numero sempre maggiore di industrie. A livello mondiale, tra i settori che maggiormente fanno ricorso alla frammentazione internazionale della produzione vi sono il tessile-abbigliamento, l’elettronica e alcuni comparti della meccanica4. Per quanto riguarda il Traffico di perfezionamento attivo europeo, i settori di maggior peso risultano essere la meccanica (inclusa l’elettronica) e i mezzi di trasporto, che da soli costituiscono circa il 70% delle ri-esportazioni totali verso il resto del mondo. In particolare, il settore degli autoveicoli è quello di maggior peso (25% del totale delle ri-esportazioni nel 2000), seguito dall’aereospaziale (che ammontava al 18%, incluse le importazioni temporanee e ri-esportazioni di aereoveicoli per operazioni di manutenzione), dalla meccanica industriale (15%) e dall’elettronica (10%). Anche per l’Italia, la meccanica e i mezzi di trasporto hanno un peso rilevante nelle riesportazioni, ma molto più contenuto rispetto alla media europea e in particolare rispetto a Francia e Germania (per i quali questi due settori costituiscono più dell’80% delle riesportazioni). Le ri-esportazioni di prodotti meccanici costituivano nel 2000 il 12% delle ri-esportazioni italiane e i mezzi di trasporto ammontavano al 31%, in linea con il peso medio di questi settori anche negli anni precedenti. Altri settori rilevanti (con un peso sul totale superiore al 5%) per le ri-esportazioni italiane sono la chimica, i prodotti agro-alimentari e i prodotti petroliferi, che vengono importati temporaneamente in Italia per essere raffinati e ri-esportati. Il settore chimico mostra una dinamica notevole nel corso degli anni Novanta: il valore delle riesportazioni cresce ad un tasso medio annuo pari al 21%. Nell’ambito di questo comparto, preponderanti sono i settori della chimica organica e soprattutto della farmaceutica. Tra i mezzi di trasporto, i valori maggiori per le ri-esportazioni si hanno nel settore aereo-spaziale, mentre del tutto marginale è il peso degli autoveicoli che invece costituiscono una delle voci maggiori a livello europeo. Le ri-esportazioni di meccanica sono costituite principalmente da macchine industriali e agricole e loro componenti (ma anche TEMI DI RICERCA Tab. 2.4.4 - Distribuzione geografica del Tpa (%) 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Italia Ri-esportazioni Efta 8,51 6,33 Paesi candidati Ue 1,04 1,50 CIS 0,00 0,00 Balcani 0,09 0,03 Bacino Mediterraneo 20,34 18,05 Penisola Arabica 5,86 5,65 Nord America 35,79 39,45 America centrale 2,19 2,91 America del Sud 2,89 2,88 Asia centrale 1,02 0,97 Asia Sud-Est 9,05 8,14 di cui: Cina 1,24 1,06 Giappone 3,44 2,71 Oceania 1,38 1,43 Africa sub-sahariana 1,62 2,37 6,56 2,16 0,69 0,33 18,71 5,96 41,86 1,91 1,70 2,07 7,49 1,23 1,89 1,82 1,11 6,83 3,50 1,41 0,41 12,67 8,06 38,67 4,60 1,56 2,52 7,15 0,73 2,05 2,17 1,77 7,87 4,24 2,19 0,70 16,74 4,67 35,13 2,99 2,51 1,55 8,10 1,77 1,96 1,27 3,39 10,08 4,30 2,23 1,03 14,41 5,71 38,88 1,89 3,62 0,70 9,07 1,91 2,80 0,95 1,51 11,48 6,26 2,46 1,18 12,72 5,53 30,83 2,28 4,16 1,97 7,82 1,30 2,15 0,93 4,35 13,24 5,53 2,93 0,92 11,13 4,16 33,68 3,02 2,90 1,71 10,40 3,42 2,61 1,10 3,14 11,39 4,08 9,03 1,17 8,99 3,64 38,10 1,87 2,10 1,36 8,69 2,29 2,03 0,82 5,40 10,55 4,20 6,91 2,23 8,02 4,20 44,80 2,06 2,33 0,63 7,45 0,80 2,29 1,14 3,22 8,77 4,20 0,71 2,49 11,59 2,24 47,70 2,86 2,01 0,70 6,80 1,06 1,37 0,63 6,66 Unione europea Ri-esportazioni Efta 4,54 4,85 Paesi candidati Ue 1,15 1,77 Cis 0,00 0,00 Balcani 0,02 0,01 Bacino Mediterraneo 6,87 7,21 Penisola Arabica 4,78 5,29 Nord America 41,41 36,52 America centrale 1,58 2,42 America del Sud 1,62 2,12 Asia centrale 2,37 1,97 Asia Sud-Est 18,70 18,95 di cui: Cina 0,75 1,05 Giappone 9,04 8,98 Oceania 2,53 2,29 Africa sub-sahariana 4,33 4,85 4,84 2,13 1,62 0,14 6,99 5,99 36,91 2,64 1,98 1,68 17,99 1,60 7,47 2,04 3,93 4,69 2,66 1,87 0,28 6,08 6,00 35,47 2,88 2,35 1,86 19,33 2,35 8,07 1,95 3,09 4,59 3,01 2,34 0,35 4,96 4,52 35,97 2,55 2,62 1,89 20,26 2,44 8,91 2,14 3,47 5,78 3,68 2,50 0,42 5,19 4,58 32,80 2,00 3,39 1,45 20,88 2,08 9,89 2,46 3,62 4,73 4,87 4,31 3,71 2,80 3,04 0,41 0,39 5,17 4,39 4,57 4,22 32,94 36,74 2,24 2,29 2,74 3,08 1,62 1,34 21,83 21,27 1,91 3,20 11,01 9,15 2,60 2,64 3,89 3,02 5,74 3,25 2,71 0,38 5,57 4,35 41,24 3,10 3,53 1,16 18,30 2,85 6,53 2,17 3,38 7,32 2,71 1,81 0,34 5,50 4,53 43,67 3,09 2,59 1,37 18,54 2,75 6,88 2,26 3,71 5,57 2,41 1,49 0,36 4,97 4,42 45,75 3,79 2,94 1,41 17,99 2,54 6,54 1,92 3,47 Italia Importazioni temporanee Efta 6,06 4,91 6,57 13,50 Paesi candidati Ue 1,19 0,95 0,89 1,15 Cis 0,00 0,00 5,57 6,40 Balcani 0,07 0,03 0,09 0,11 Bacino Mediterraneo 42,27 40,99 33,16 26,97 Penisola Arabica 1,15 1,98 1,59 8,60 Nord America 18,24 21,99 24,42 22,35 America centrale 1,02 0,97 2,07 2,52 America del Sud 2,88 2,34 1,76 1,90 Asia centrale 0,11 0,26 2,16 2,42 Asia Sud-Est 3,30 3,56 4,55 4,66 di cui: Cina 1,34 1,39 1,92 1,86 Giappone 0,78 1,00 1,45 1,62 Oceania 8,37 6,44 7,30 4,48 Africa sub-sahariana 6,56 5,11 4,43 3,18 16,26 1,05 9,31 0,18 24,67 1,49 22,90 1,55 1,20 1,16 6,37 3,04 2,15 6,23 3,10 21,04 1,63 8,69 0,91 22,49 0,94 21,81 0,70 2,82 0,49 5,81 2,61 2,03 6,19 0,97 23,27 20,90 1,49 1,74 5,59 2,93 0,30 0,61 22,55 17,21 0,44 0,53 22,82 29,75 1,97 1,71 3,02 2,14 1,10 0,81 6,21 5,84 3,03 3,60 2,00 1,07 4,90 5,69 4,03 1,80 16,15 1,33 5,55 0,91 10,72 0,43 44,06 1,36 1,78 0,41 5,33 2,86 1,29 4,29 4,49 15,06 1,02 5,86 1,43 15,23 0,60 43,77 0,63 1,72 0,88 4,40 1,62 1,60 3,49 2,90 12,01 0,72 9,04 0,99 13,27 0,40 47,25 0,70 1,55 0,37 3,43 0,85 1,41 3,16 1,40 Unione europea Importazioni temporanee Efta 3,16 3,47 3,20 4,02 Paesi candidati Ue 1,49 1,06 1,08 1,26 Cis 0,00 0,00 1,82 2,00 Balcani 0,02 0,01 0,12 0,08 Bacino Mediterraneo 6,71 6,27 5,77 4,71 Penisola Arabica 2,62 2,38 4,65 4,16 Nord America 52,81 55,30 51,32 48,83 America centrale 1,04 0,99 1,10 2,30 America del Sud 2,59 1,96 2,08 1,96 Asia centrale 0,87 1,06 1,16 1,19 Asia Sud-Est 16,77 15,95 17,29 17,69 di cui: Cina 0,84 0,85 1,07 0,93 Giappone 9,84 9,01 10,14 10,68 Oceania 1,91 1,70 1,69 1,26 Africa sub-sahariana 2,50 2,49 2,90 1,92 4,41 1,33 2,83 0,38 4,11 2,82 48,55 2,02 1,71 1,07 17,88 1,13 10,66 1,40 1,92 4,51 1,50 3,39 0,37 4,29 2,72 46,33 2,03 1,66 0,97 19,74 1,42 12,23 1,26 1,92 4,83 4,19 1,52 1,57 2,45 2,38 0,10 0,18 4,43 3,40 2,72 3,48 43,78 47,43 2,35 2,22 1,86 2,19 1,37 1,26 19,11 19,84 1,77 2,34 11,26 11,41 1,19 1,29 1,59 1,23 5,42 1,47 2,51 0,20 4,67 3,58 49,84 3,27 1,95 1,05 17,54 2,30 9,15 1,17 2,87 6,78 1,28 2,12 0,21 4,69 3,26 50,74 3,79 2,20 1,03 16,74 2,58 8,08 0,97 2,96 6,92 1,44 3,09 0,21 4,36 3,38 51,26 4,50 3,03 1,53 15,63 2,38 7,16 0,99 2,08 Fonte: Elaborazioni sui dati Eurostat, Comext database. 99 TEMI DI RICERCA in questo caso il peso è molto al di sotto della media Ue), mentre minore è il peso del settore elettrico e del tutto trascurabile è quello delle macchine utensili. Non solo la chimica ha però mostrato una elevata dinamica: nei settori italiani principalmente interessati dal Tpa, il tasso di crescita medio annuo delle ri-esportazioni nel corso degli anni Novanta è stato superiore all’ana- logo tasso di crescita delle esportazioni definitive dello stesso settore. Infine, sono tuttora non trascurabili le ri-esportazioni tessili e di ceramica, vetro e cemento, ma il peso di queste è calato notevolmente nel corso degli anni Novanta. I settori di maggior peso sul Tpa italiano non sempre coincidono con i settori in cui l’Italia risulta avere un vantaggio comparato Tab. 2.4.5 - Ri-esportazioni italiane per settori merceologici 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Milioni di ecu/euro Prodotti energetici 253,0 449,9 272,6 675,9 515,7 498,6 402,8 317,6 244,6 230,9 542,4 Minerali 0,0 0,0 0,0 0,5 0,1 0,0 0,1 0,2 0,1 0,1 0,1 Prodotti agroalimentari, bevande 228,4 324,3 326,6 412,9 463,6 587,3 575,2 691,9 634,6 790,2 663,2 Chimica 186,7 201,7 257,5 320,2 325,5 455,6 539,0 616,9 755,5 752,5 1.254,2 Gomma e plastica 55,7 48,7 38,8 44,8 28,3 40,6 38,2 33,4 34,4 23,3 42,3 Pelli e cuoio 22,2 18,5 13,3 10,3 7,0 18,6 28,1 34,4 28,7 30,0 29,8 Carta, sughero e legno 1,8 1,8 0,7 4,4 6,8 16,3 12,0 16,4 12,1 16,8 16,6 Tessili 203,7 184,1 148,7 126,0 116,0 104,2 97,6 106,2 105,6 128,1 174,1 Abbigliamento 36,3 37,6 38,1 35,7 29,3 21,7 21,7 20,7 29,1 21,0 17,8 Calzature e accessori 0,5 0,8 0,4 2,6 9,6 8,1 6,8 6,1 4,8 7,7 7,3 Ceramica, vetro, cemento 576,5 554,1 497,5 580,1 448,6 364,8 302,6 333,0 268,2 186,2 256,4 Metalli e prodotti in metallo 137,2 101,9 58,6 86,1 95,7 155,7 124,0 102,8 136,0 130,9 175,8 Meccanica 416,7 415,6 391,3 549,9 388,6 835,5 694,5 665,0 699,4 570,4 739,3 Mezzi di trasporto 1.061,2 783,3 918,9 724,9 852,5 613,4 838,6 869,0 1.726,0 1.652,4 1.852,6 Strumenti di precisione 75,3 68,9 66,9 51,5 49,5 64,4 68,3 70,1 77,7 86,6 91,4 Altri prodotti 19,6 6,2 55,9 16,6 44,6 105,5 63,6 46,5 71,4 73,8 49,4 Totale 3.274,6 3.197,5 3.085,9 3.642,4 3.381,3 3.857,8 3.792,5 3.992,2 4.901,6 4.745,0 5.997,0 Peso percentuale dei settori sul totale delle ri-esportazioni Prodotti energetici 7,73 14,07 8,83 18,56 15,25 12,92 10,62 7,96 4,99 4,87 9,04 Minerali 0,0 0,0 0,0 0,01 0,00 0,00 0,00 0,01 0,00 0,00 0,00 Prodotti agroalimentari, bevande 6,97 10,14 10,59 11,34 13,71 15,22 15,17 17,33 12,95 16,65 11,06 Chimica 5,70 6,31 8,35 8,79 9,63 11,81 14,21 15,45 15,41 15,86 20,91 Gomma e plastica 1,70 1,52 1,26 1,23 0,84 1,05 1,01 0,84 0,70 0,49 0,71 Pelli e cuoio 0,68 0,58 0,43 0,28 0,21 0,48 0,74 0,86 0,59 0,63 0,50 Carta, sughero e legno 0,06 0,06 0,02 0,12 0,20 0,42 0,32 0,41 0,25 0,35 0,28 Tessili 6,22 5,76 4,82 3,46 3,43 2,70 2,57 2,66 2,15 2,70 2,90 Abbigliamento 1,11 1,17 1,23 0,98 0,87 0,56 0,57 0,52 0,59 0,44 0,30 Calzature e accessori 0,01 0,03 0,01 0,07 0,28 0,21 0,18 0,15 0,10 0,16 0,12 Ceramica, vetro, cemento 17,61 17,33 16,12 15,93 13,27 9,46 7,98 8,34 5,47 3,92 4,28 Metalli e prodotti in metallo 4,19 3,19 1,90 2,36 2,83 4,04 3,27 2,58 2,77 2,76 2,93 Meccanica 12,72 13,00 12,68 15,10 11,49 21,66 18,31 16,66 14,27 12,02 12,33 Mezzi di trasporto 32,41 24,50 29,78 19,90 25,21 15,90 22,11 21,77 35,21 34,82 30,89 Strumenti di precisione 2,30 2,15 2,17 1,41 1,46 1,67 1,80 1,76 1,58 1,83 1,52 Altri prodotti 0,60 0,19 1,81 0,46 1,32 2,73 1,68 1,16 1,46 1,55 0,82 Totale 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat, Comext database. 100 TEMI DI RICERCA Tab. 2.4.6 - Peso percentuale di alcuni dei principali settori di ri-esportazione dell’Italia (settori definiti a livello di due cifre della Nomenclatura Combinata) Chimica inorganica Chimica organica Farmaceutica Fertilizzanti Utensili e macchine utensili Prodotti in metallo Macchine e appar. meccaniche Macchine elettriche Mezzi ferroviari Autoveicoli Aereospaziale Imbarcazioni Totale 1995 1996 1997 1998 1999 2000 1,24 5,07 4,33 0,33 0,03 0,02 16,51 5,10 1,77 1,38 10,68 2,06 100,00 1,48 5,68 5,86 0,13 0,03 0,00 11,03 7,24 1,42 0,91 16,31 3,47 100,00 1,57 6,68 5,93 0,18 0,09 0,01 9,08 7,49 2,05 0,98 15,09 3,64 100,00 1,50 6,49 6,71 0,14 0,19 0,00 9,11 4,97 1,99 0,92 27,78 4,52 100,00 2,07 5,44 7,61 0,07 0,06 0,00 8,56 3,40 1,04 0,89 30,62 2,28 100,00 1,86 3,20 14,63 0,11 0,04 0,00 8,42 3,86 1,97 0,52 27,90 0,50 100,00 Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat, Comext database. rivelato nelle esportazioni definitive. Il vantaggio comparato dell’Italia rispetto ai concorrenti europei che appare dai dati delle esportazioni finali in alcuni settori tradizionali (come tessili, abbigliamento e calzature) non è rilevabile nelle ri-esportazioni. Questo non deve sorprendere, perché in questo settore sono piuttosto le imprese italiane che si avvalgono dei vantaggi della delocalizzazione produttiva spostando verso paesi terzi alcune fasi della lavorazione. Anche nel settore delle macchine industriali e agricole però l’Italia presenta un vantaggio comparato nelle esportazioni definitive, che scompare osservando i dati delle riesportazioni: l’indice di Balassa di vantaggio comparato rivelato per questo settore rispetto ai paesi Ue risulta essere pari a 1,19 se misurato sulle esportazioni definitive, mentre scende a 0,55 nel caso delle ri-esportazioni. Al contrario, alcuni settori, come la chimica ed in particolare la farmaceutica, dove l’Italia non presenta vantaggi comparati (almeno a livello complessivo di settore) in termini di esportazioni definitive, sembrano essere privilegiati dall’attività di perfezionamento attivo. È difficile però parlare di un vantaggio comparato a livello di Tpa e di ri-esportazioni, sia per ragioni teoriche (il concetto di vataggio comparato è definito su prodotti finiti in assenza di scambi di beni intermedi), sia, nel caso dell’Italia, per ragioni empiriche. Infatti, nel valutare queste osservazioni, occorre ricordare che l’entità dei flussi di ri-esportazione rilevati come flussi in regime di perfezionamento per l’Italia è relativamente modesto e quindi trarre implicazioni generali o di tendenza da questi dati può risultare azzardato. Alcune indicazioni possono essere tratte osservando la destinazione geografica delle riesportazioni nei settori di maggior peso. Sebbene il Nord America sia la principale destinazione delle ri-esportazioni aggregate, i settori in cui queste si concentrano sono la farmaceutica, le macchine industriali e agricole e l’aereospaziale, e non in tutti i settori gli Stati Uniti sono il committente principale. Nel 2000, i principali destinatari di prodotti chimici di base sono stati i Peco e i paesi del Bacino del Mediterraneo. Questi paesi sono destinazioni di rilievo anche per alcuni comparti meccanici. È plausibile pensare che in questo caso il Tpa di questi paesi verso l’Italia sia indicazione di una forma di dipendenza tecnologica. Il Sud-Est asiatico ricopre invece un peso rilevante nei settori delle macchine elettriche e degli autoveicoli. 2.4.5 Conclusioni Il fenomeno della frammentazione internazionale della produzione è sempre più rilevante nell’ambito dei rapporti economici tra paesi e i dati presentati mostrano che il Tpa, una particolare misura di questo fenomeno, costituisce una componente importante della struttura commerciale europea. Questo fenomeno interessa non marginalmente anche l’Italia, ma il nostro paese risulta partecipare 101 TEMI DI RICERCA Tab. 2.4.7 - Ri-esportazioni dell’Italia nel 2000 per aree geografiche nei principali settori (Milioni di euro) Area di destinazione Settore Efta Balcani Peco Cis Cereali Preparazioni di cereali Preparazioni di vegetali Bevande Chimica inorganica Chimica organica Farmaceutica Fertilizzanti Tinture e coloranti Utensili e macchine utensili Macchine e appar. mecc. Macchine elettriche Mezzi ferroviari Autoveicoli Aereospaziale Imbarcazioni Totale 0,7 0,7 0,0 1,1 8,2 0,2 0,6 0,9 64,5 0,3 24,5 1,5 6,5 10,8 4,1 0,3 2,0 0,2 3,6 1,3 0,2 0,8 55,8 1,7 1,7 0,1 0,8 1,0 1,1 0,3 30,2 4,6 3,6 8,6 58,5 0,2 526,1 0,1 3,0 0,3 0,1 1,0 96,1 0,1 257,8 0,1 20,2 9,6 0,6 2,9 0,1 6,1 234,8 251,6 3,5 0,9 0,1 42,6 MediNord Sud Asia Sud-Est Pen. Oceania Africa Totale terraneo America America centrale Asia Arabica sub-sah. extra-Ue 7,0 4,4 0,9 1,0 3,4 15,1 1,8 1,9 1,0 0,2 87,1 39,0 36,0 0,2 138,6 593,4 0,4 0,8 0,8 21,4 300,2 4,5 116,5 1,3 99,4 2,9 5,1 6,9 1.033,2 0,7 2,4 695,1 2.860,7 11,0 0,6 3,0 0,3 9,2 7,0 1,5 1,2 0,2 42,3 8,9 1,2 177,5 21,6 350,9 0,8 4,9 3,0 0,3 0,1 5,7 0,1 23,9 0,4 1,2 0,4 8,3 2,5 0,2 2,7 1,4 0,3 0,5 0,2 0,5 5,6 2,5 11,7 8,7 8,3 0,6 0,4 29,2 6,8 2,1 1,1 14,0 41,8 145,7 8,0 2,3 3,3 0,9 0,2 134,5 37,8 19,5 28,2 2,5 5,4 5,4 1,7 0,6 17,9 184,4 80,2 62,4 111,3 191,8 877,3 6,7 11,8 0,1 2,5 5,3 505,1 1,9 231,6 0,5 118,1 0,1 31,3 284,9 1.673,0 5,1 30,3 399,1 5.997,0 Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat, Comext database. all’attività di perfezionamento attivo in misura decisamente inferiore rispetto al suo peso economico. Le ragioni dello scarso coinvolgimento dell’Italia nel perfezionamento attivo (per lo meno per conto di paesi non-Ue) sono molteplici, e qui possiamo provare ad ipotizzarne solamente alcune. Innanzitutto è noto che l’Italia non è una destinazione privilegiata di investimenti diretti dall’estero, e dal momento che una parte dei flussi di perfezionamento è legata all’attività delle imprese multinazionali, questo contribuisce a ridurre il ruolo dell’Italia come perfezionatore. Inoltre, il modello di specializzazione internazionale dell’Italia non favorisce l’attività di perfezionamento attivo. La rilevanza relativamente modesta di una serie di settori tecnologicamente avanzati, che a livello internazionale sono caratterizzati da elevata propensione alla frammentazione della produzione, riduce l’interesse per l’Italia come destinazione di perfezionamento di questi prodotti. Esistono comunque delle eccezioni, e delle nicchie in cui questo fatto viene smentito, come mostrato dal caso della farmaceutica e del settore aereospaziale, dove evidentemente la presenza di imprese di punta è in grado di attrarre l’interesse di committenti esteri. I settori tradizionali italiani, d’altro canto, sebbene fortemen- 102 te competitivi, non presentano un elevato grado di attrattività del nostro paese nei confronti dei committenti internazionali rispetto ad altri paesi, che si avvantaggiano di costi di produzione molto più bassi. La spiegazione di questa scarsa attrattività va ricercata probabilmente in alcune caratteristiche strutturali del sistema produttivo italiano. La dimensione spesso molto ridotta delle imprese è infatti di ostacolo allo sviluppo dell’attività di perfezionamento: per effettuare perfezionamento attivo la piccola dimensione può creare un problema di scarsa visibilità e di scarsa affidabilità nei confronti dei potenziali committenti internazionali. Ci si può chiedere se questa propensione relativamente modesta dell’Italia al traffico di perfezionamento attivo debba essere fonte di preoccupazione. Da certi punti di vista, la tendenza crescente ad essere «terzisti» per conto di committenti esteri può non essere una prospettiva positiva, in quanto implica una (almeno parziale) perdita di controllo su alcune fasi del ciclo produttivo dei beni e su alcune scelte strategiche legate alla produzione e alla commercializzazione. Tuttavia, se il processo di frammentazione internazionale della produzione implica sicuramente dei mutamenti strutturali nell’organizzazione dell’attività TEMI DI RICERCA produttiva, con conseguenti costi di aggiustamento, esso implica anche una serie di opportunità dal punto di vista della penetrazione dei mercati esteri, del mantenimento della competitività e dell’acquisizione di tecnologia5. Il carattere (presumibilmente) irreversibile del processo di frammentazione internazionale della produzione a livello mondiale induce a ritenere che esso vada adeguatamente incentivato per evitare il rischio di una parziale marginalizzazione dai flussi di scambio e di integrazione tra i principali paesi. Inoltre, la partecipazione alla frammentazione internazionale della produzione può tradursi in un aumento della competitività dei prodotti «italiani», in quanto i beni esportati come risultato di Tpa assommano i vantaggi comparati di più paesi, facilitando la penetrazione di componenti italiane su mercati di sbocco altri5 A partire da queste considerazioni di ordine generale, in un recente lavoro (Baldone, Sdogati e Tajoli, 2002) si suggerisce e si verifica l’ipotesi che grado e modo di inserimento di una economia nazionale nel processo di frammentazione internazionale della produzione possano influenzare il tasso di crescita di quella economia, mostrando l’esistenza di una correlazione positiva tra Tpa e tassi di crescita del Pil. menti difficilmente accessibili. Infine, il Tpa può dar luogo a spillover tecnologici importanti e a ricadute sulla composizione della forza lavoro e sulle professioni, aumentando inevitabilmente la domanda di competenze professionali elevate e di tecnici qualificati. Riferimenti bibliografici BALDONE S., SDOGATI F. e TAJOLI L. (2002), Frammentazione internazionale dei processi produttivi e crescita, Quaderni DIG, Politecnico di Milano, in corso di pubblicazione. DEARDORFF A.V. (2001), Fragmentation in Simple Trade Models, in North American Journal of Economics and Finance, vol. 12. FEENSTRA, R.C. (1998), Integration of Trade and Disintegration of Production in the Global Economy, Journal of Economic Perspectives, vol. 12, No. 4. HUMMELS D., ISHII J. e YI K., (2001), The Nature and Growth of Vertical Specialization in World Trade, Journal of International Economics, vol. 54. WATKINS R. 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