Il Convegno sul femminismo islamico, organizzato dalla

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Il Convegno sul femminismo islamico, organizzato dalla
III CONGRES INTERNACIONAL
NTERNACIONAL DE FEMINISME ISLAMIC
BARCELONA, 24-27 D’OCTUBRE DE 2008
Il Convegno sul femminismo islamico, organizzato dalla Junta Islàmica Catalana a Barcellona, ha
visto riunite donne musulmane provenienti da tutto il mondo che si sono incontrate e confrontate su
diverse tematiche. Noi qui prenderemo in considerazione gli interventi di tre relatrici in particolare,
che si sono occupate più nello specifico di teologia femminista musulmana o che in ogni caso si
definiscono teologhe femministe.
La più nota è senz’altro Amina Wadud, afroamericana, che per prima nel mondo musulmano ha
inaugurato gli studi di ermeneutica coranica al femminile perlomeno in epoca contemporanea; nota
anche al pubblico occidentale per avere, in diverse occasioni, condotto la preghiera davanti a
credenti donne e uomini, il suo pensiero ha forse sofferto di questa notorietà, nel senso che i media
si sono concentrati sull’eccezionalità dell’evento lasciando in disparte il suo pensiero, estremamente
interessante. Wadud, infatti, nella sua interpretazione del testo, e partendo da quanto nel Corano
stesso è affermato, propone un modo nuovo di intendere la rivelazione: non più e non solo come
“discesa” gerarchica della parola di Dio, ma come messaggio inclusivo di uomini e donne. Wadud
esemplifica la sua interpretazione con uno schema che sovverte l’ermeneutica tradizionale,
maschile, dato questo confermato dalla mancanza di commentari coranici scritti da donne nella
storia dell’islam classico. Se dunque fino ad oggi, la rivelazione è stata intesa in questo modo:
DIO
UOMO
DONNA
per Wadud, lo schema da cui si deve partire è il seguente:
DIO
DONNA
UOMO
schema nel quale, fra i tre termini della relazione, esiste un mutuo rapporto di scambio.
Estremamente interessante anche l’intervento di Asma Barlas, autrice di ‘Believing’ Women in
Islam. Barlas ritiene che l’ermeneutica coranica sia il mezzo che può condurre alla liberazione della
donna. Le musulmane possono e debbono leggere il Corano come un testo liberatorio e contrario al
patriarcato, ma va oltre: secondo la pensatrice, non è necessario essere una donna per poterlo
leggere in questa chiave. Asma Barlas si pone pertanto all’avanguardia nel pensiero musulmano
femminsta e la sua proposta ha trovato un attivo sostenitore in Abdennur Prado, vice presidente
della Junta Islàmica Catalana, che ha ha fatto proprie le istanze della teologia femminista.
Segnaliamo infine, tra le relazioni più stimolanti, quella della senegalese Penda Mbow, docente
presso l’Università di Dakar, che ha esordito dichiarando la sua appartennenza al pensiero
mut‘azila. Affermazione, questa, destinata ad aprire un acceso dibatito nell’ambito
dell’ermeneutica. I mut‘azila, infatti, furono la prima corrente musulmana a fondare sulla ragione
l’analisi del testo sacro dell’Islam. Mbow ritiene che il pensiero mut‘azilita, oggetto di persecuzioni
e considerato nell’Islam come deviante, sia oggi da rivalutare soprattutto in una rilettura del testo
che porti all’equità nella relazione donne-uomini in contesto musulmano.
Il perseguimento di questa equità (musawat) è condiviso da diverse partecipanti al convegno. Nel
febbraio 2009, infatti, verrà annunciato il progetto internazionale Musawa, promosso da Sisters of
Islam, l’associazione indonesiana di donne musulmane all’avanguardia negli studi di genere che per
tre anni vedrà gruppi di ricerca in singoli paesi lavorare per un’interpretazione delle scritture che
permetta, a ciascuno secondo al propria specificità, di proporre modifiche sostanziali alle leggi
relative allo statuto personale. Al termine dei tre anni i differenti gruppi di ricerca si riuniranno per
produrre un documento comune. Questo progetto, annunciato nella seduta conclusiva del convegno,
ha evidenziato da un lato i progressi del movimento da un punto di vista teorico, dall’altro la
volontà di porre il pensiero, il pensiero critico, al servizio di un’effettiva incidenza sulla realtà.
J. Guardi, Università di Milano - R. Bedendo, CTI