Per un nuovo disordine
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Per un nuovo disordine
PAGINA AUTOGESTITA A CURA DEL PARTITO PIRATA Iscrizione Tribunale di Rovereto (Tn) n. 275 direttore responsabile Mario Cossali L’Associazione Partito Pirata e il forum li trovi in rete su www.partito-pirata. it. Qui invece mettiamo a disposizione il mensile dell’associazione: www. piratpartiet.it Su www. anonet.it si trova il progetto che stiamo sviluppando per una rete anonima o darknet. Per iscriversi alla mailing list è sufficiente inviare dal vostro account di posta una e-mail, anche priva di oggetto e contenuto a: http://ml.partito-pirata. it/cgi-bin/mailman/listinfo/ open Faccio un blog o un giornale? di Angelo Greco Svezia, quando i pirati sono donna di Athos Gualazzi Il 1 gennaio 2011 il Partito Pirata Svedese ha compiuto cinque anni e in segno di rinnovamento il fondatore del partito Rick Falkvinge ha scelto di dimettersi da leader. “Sono passati cinque anni fantastici e mi sento molto felice “, ha detto Falkvinge “Ma se uno fa lo stesso lavoro troppo a lungo comincia a stagnare. Sento di avere fatto quello che potevo come leader del partito e ho ancora molto da dare sia al partito che al movimento dei pirati, in generale, ed è tempo per un passo successivo.” Falkvinge rimarrà nella direzione del partito, ma prevede di concentrarsi principalmente per diffondere ulteriormente l’ideologia pirata in Europa. ”Sono già stato costretto a rinunciare a diverse conferenze internazionali a causa di vincoli di tempo, ma ora, probabilmente, sarà diverso”, continua Falkvinge “La pirateria come movimento sta crescendo, è importante che queste questioni siano affrontate anche a livello internazionale e ho un sacco di esperienze da portare con me fuori dalla Svezia.” A Falckvinge succede l’attuale vicepresidente Anna Troberg, nel campo dell’informatica è notoria la preponderanza maschile e che al vertice del Piratpartiet vi sia una donna è un’ulteriore segno non solo d’innovazione ma anche di apertura piena dei pirati all’assoluta eguaglianza di tutta la ciurma. “ I Partiti Pirata sono necessari e hanno molto da dare” afferma la nuova leader del partito Anna Troberg. “Non vedo l’ora di affrontare questa nuova ed entusiasmante sfida. Mi sento pronta a portare avanti il partito, ma ovviamente spetta al comitato direttivo decidere se vogliono darmi fiducia e confermarmi per l’intera durata del mandato.” Troberg ha un background come responsabile editoriale ed è l’autrice del romanzo ”Chefer från helvetet” con lo pseudonimo Stele di Rosetta. Queste esperienze le gioveranno nel suo lavoro alla guida del partito. ”Voglio mostrare alla gente che ci sono valori nella politica dei pirati” dice Troberg “Dobbiamo arrivare a comunicare meglio come le nostre politiche incidono effettivamente per ognuno di noi nella nostra vita quotidiana. Usiamo spesso termini tecnici e quasi astratti e quindi raggiungiamo meno persone di quanto vorremmo. C’è un grande compito educativo di fronte a noi e so di avere molto da offrire.” L’insediamento del nuovo presidente comporterà alcuni cambiamenti nella leadership del partito e vedremo quale sarà la rotta tracciata per pilotare il Partito fino al lido del 2014. Quanto questa nuova leadership riuscirà a cooptare pirati e piratesse dipenderà molto dalle iniziative che riusciremo tutti, anche a livello internazionale, a mettere in campo per sfatare il preconcetto che l’informatica è appannaggio di una sola “metà del cielo”. 20 I nternet ha portato una considerevole crescita del giornalismo, sia in termini di strumenti che di offerta. I blog sono diventati il mezzo per divulgare informazioni ed idee. Ma, a fronte di un sempre più esiguo gruppo di persone che vorrebbe la rete libera da controlli e garanzie, tutti ci siamo accorti che anche il giornalismo online ha bisogno di regole. In proposito, un’ordinanza emessa dal Tribunale di Milano il 21 giugno 2010 ci offre l’occasione per chiarire definitivamente se il blog vada registrato o meno. E, senza tanti preamboli, vorremmo entrare subito nel nocciolo della questione. Ormai è evidente che l’attività giornalistica può realizzarsi non solo attraverso la carta stampata, ma anche la rete internet. Sembra un concetto banale, ma c’è stato bisogno di una sentenza per chiarirlo [Trib. Roma, sent. 09.02.2004, in D&G 2004, 20, 118]. Non vi sono ostacoli, quindi, almeno in teoria, per creare su internet un giornale vero e proprio, come i periodici stampati. Non per questo, tuttavia, ogni blog deve essere necessariamente considerato un giornale o richiede tutti gli obblighi a cui soggiacciono i giornali. Infatti, chi svolge attività giornalistica a mezzo di blog internet è libero di scegliere se registrare o meno la testata (la registrazione avviene presso la cancelleria del Tribunale nella cui circoscrizione deve essere effettuata la pubblicazione). Tuttavia bisogna sapere che: 1. Solo il blog registrato può godere delle sovvenzioni previste dalla legge 7 marzo 2001 n. 62 [Art. 7 Decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70: “La registrazione della testata editoriale telematica è obbligatoria esclusivamente per le attività per le quali i prestatori del servizio intendano avvalersi dei contributi previsti dalla legge 7 marzo 2001, n. 62”]. 2. Solo il blog registrato può godere dei benefici costituzionali disposti nei confronti della stampa [Trib. Milano, ordinanza 21 giugno 2010; Cassazione dell’11 dicembre 2008 n. 10535]. Così, il sequestro del blog registrato (così come del giornale stampato) può aver luogo solo per atto motivato della autorità giudiziaria e comunque nei casi di urgenza, salvo convalida ad opera della stessa. [Art. 21 Cost.: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione]. Questo perché la registrazione implica una serie di garanzie per il pubblico come la comunicazione l’indicazione del direttore responsabile, il luogo di pubblicazione, ecc. Di converso, il blog non registrato non può invocare la garanzia dell’art. 21 della Costituzione. per esimersi dal sequestro nel caso di lesione di diritti di terzi. 3. La sola registrazione in Tribunale non consente al blog di essere considerato una testata giornalistica [Trib. Roma, sent. 09.02.2004]. È necessario infatti che il prodotto da esso realizzato possa considerarsi effettivamente giornalistico. Pur non esistendo una definizione normativa di attività giornalistica, la Cassazione ritiene sussitere il giornalismo quando vi è: 1) la raccolta, il commento e l’elaborazione di notizie (attuali) destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale; 2) l’elemento della creatività, la tempestività di informazione [cfr. Cassazione 7007/84; Cassazione Sezione lavoro, 1827/95]. 4. Al blog non registrato non si applica l’aggravante della “diffusione a mezzo stampa” e le conseguenti e più gravi sanzioni previste dalla legge 47/1948 per i prodotti editoriali cartacei. Si applica invece l’aggravante dell’uso del mezzo di pubblicità [Art. 595, terzo comma, codice penale] per via della particolare capacità divulgativa del mezzo telematico]. 5. Il direttore di un giornale online non risponde a titolo di colpa per omesso controllo su quanto pubblicato nel suo sito. Egli quindi non è responsabile del reato di cui all’art. 57 cod. pen. [Art. 57 Reati commessi col mezzo della stampa periodica: Salva la responsabilita’ dell’autore della pubblicazione e fuori dei casi di concorso, il direttore o il vice-direttore responsabile, il quale omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che col mezzo dalla pubblicazione siano commessi reati, e’ punito, a titolo di colpa, se un reato e’ commesso, con la pena stabilita per tale reato, diminuita in misura non eccedente un terzo.]. Questo è l’orientamento di una recentissima sentenza della Cassazione. [Cassazione, IV sez. pen., sent. n. 35511/10 che richiama una giurisprudenza ormai costante. Unico caso contrario è la sent. n. 12960 del 31.08.2000]. A riguardo, tuttavia, sono state presentate diverse proposte di legge per estendere la portata dell’art. 57 anche al giornale telematico. 6. I semplici forum on line non sono parificati ad un giornale online. Il fatto che i messaggi e gli interventi siano pubblici e visionabili da chiunque, non costituisce motivo valido per assimilare il forum ad un prodotto editoriale, sia pure ad un giornale online. Per un nuovo disordine di Paolo Casilino Cocuroccia 1 4 dicembre del 2010, un mese fa: il giorno della guerriglia a piazza del Popolo, Roma. Facciamo un passo indietro. Durante il WTO, il 30 novembre del 1998, a Seattle, è nato ufficialmente quel fenomeno che i media chiamano black bloc. Per la prima volta una vetrina infranta diventava spettacolo e simbolicamente rappresentava la società dei consumi che si frantumava sotto gli occhi degli increduli spettatori. Grazie a questa novità, Bill Clinton bloccò le riunioni e fece salire i rappresentanti delle associazioni a discutere. Grazie a quei disordini Clinton ha ascoltato quelle persone. Ora però i governi hanno mangiato la foglia e non mostrano più la comprensione di dodici anni fa. Per questo mi chiedo se sia ancora valida questa strategia. Possiamo ancora parlare di novità quando afferiamo a questo fenomeno? Tra l’altro il black bloc è un gruppo internazionale molto variegato, dove non solo studenti si aggregano, ma anche insegnanti, sindacalisti, assistenti sociali e tutte quelle figure assimilabili alla classe media occidentale. È così diversificato che formulare accuse verso qualsivoglia gruppo è praticamente impossibile. Purtroppo invece il nostro movimento è composto, in maniera prevalente, da studenti, per cui in caso di disordini diventa quasi scontato “puntare il dito”. Questa è la trappola mediatica che sta attuando il governo. Una giornata di scontri diviene così la scusa per proporre misure draconiane: Gasparri e Maroni infatti han- no continuato a sfruttare l’onda dei disordini delirando su arresti preventivi verso “i vasti gruppi di violenti criminali che costellano l’area della sinistra” ed estensione del DASPO (Divieto d’Accedere agli eventi SPOrtivi) alle manifestazioni pubbliche. E allora questo movimento, che negli ultimi mesi è riuscito ad attirare l’attenzione dei media, ha sicuramente uno slancio di ottimismo e vitalità che è mancato negli ultimi anni, ma pecca di ingenuità nel momento in cui cade nella trappola della provocazione, creando disordini e prestando il fianco chi invoca un nuovo 7 Aprile. È il momento buono per creare nuove forme di protesta e nuove modalità di disordine. Anche perché adesso nessuno se lo aspetterebbe.