east_47_Le_vergini_giurate
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18-20 Albania Morgana_Layout 1 10/04/13 21:30 Pagina 18 ALBANIA Le vergini giurate Le donne albanesi per ottenere gli stessi diritti concessi agli uomini fanno voto di castità, una pratica tribale che ancora sopravvive nelle montagne. La rinuncia al sesso garantisce loro il diritto alla successione, a fumare in pubblico e a viaggiare. In una famiglia senza maschi, una donna può così diventare capo famiglia e godere della stessa autorità degli uomini. di Stella Morgana 18 G iurano di restare caste per sempre in cambio di una vita da uomini, per cavarsela in un mondo dominato dai maschi. Abitano i villaggi rurali del nord dell’Albania, fino a qualche tempo fa anche quelli della Bosnia e del sud della Serbia. Le chiamano “burrnesha”, (in albanese, burrë “uomo”, più neshë suffisso femminile), le “vergini giurate” (Virgjinat e bitume). Sono donne per natura e uomini per scelta che hanno deciso, per necessità, di mettere i pantaloni del “padre” di famiglia. Si svestono della loro sessualità per avere diritti e doveri degli uomini, per proteggere e accudire la famiglia. Adesso sono poche decine, ma sono figlie di una tradizione basata sulle prescrizioni del Kanun di Lekë Dukagjini, un codice di comportamento vecchio di più di cinquecento anni, osservato dai musulmani e dai cristiani e tramandato solo oralmente fino ai primi del Novecento. Rinunciando al sesso, alla maternità, ai figli, guadagnano lo status di uomini a tutti gli effetti: vendicano i torti, portano le armi, acquistano proprietà. Una di loro si chiama Pashe Keqi: sguardo severo, ottant’anni sulle spalle e il viso solcato da rughe scure. Quando la sua vita è cambiata era una ragazzina. Aveva barattato il suo vestito per un paio di pantaloni di papà, aveva tagliato i capelli, lasciando la grazia dell’adolescente che era nel giorno in cui aveva impugnato il fucile da caccia, quello per sparare, farsi valere, prendersi una rivincita. “All’epoca era meglio essere un uomo perché le donne erano considerate al pari degli animali. Mentre il valore della vita di una donna era la metà di quella di un uomo, il valore di una vergine era lo stesso: 12 buoi”, racconta. Proprio perché una vergine pesa tanto, secondo l’antica tradizione balcanica, il “passaggio” d’identità agli occhi della società avviene contemporaneamente a un altro: quello dall’infanzia alla maturità sessuale. Così la virgjinat veste i panni del capofamiglia e giura davanti a dodici uomini del villaggio. Da quel momento in poi la sua sessualità viene repressa, “dimentica” di essere una donna, in cambio di uno status superiore. Può vendere e comprare proprietà, fumare e bere insieme agli altri uomini, gestire gli affari di famiglia, difenderne l’onore, vendicarne l’offesa. Tutto con un nome da uomo. Quella delle “vergini giurate” è una tradizione che affonda le sue radici secolari tra i clan rurali del nord dell’Albania, dove la morte degli uomini in faide o per malattia era frequente e tanti gruppi restavano senza un patriarca. Una famiglia senza un uomo alla guida viene considerata come una sciagura in una “società patriarcale, fortemente polarizzata sul maschio, dove l’ereditarietà segue la linea maschile, in cui le donne sono parte stessa della proprietà detenuta dagli uomini”, secondo la descrizione di Antonia Young, antropologa inglese, ricercatrice all’Università di Bradford e autrice del libro Women who become men. È proprio in questo humus culturale che la scelta di diventare “vergine giurata” assume tanta importanza. In questo contesto l’omosessualità femminile non è considerata motore e ragione originale delle scelte delle singole burrneshë. Non sarebbe un’attrazione repressa verso le donne, tabù secondo il Kanun, ad aver spinto per secoli giovani ragazze a consumare la propria femminilità sotto abiti da uomo secondo Young. east european crossroads 18-20 Albania Morgana_Layout 1 10/04/13 21:30 Pagina 19 ALEX MAJOLI/MAGNUM PHOTOS ALBANIA Non ci sarebbe nessun disagio interiore da nascondere alla società maschilista scegliendo di vivere da maschio pur essendo femmina. Dietro alla conversione alla castità ci sono motivi economici, spesso sociali. La mascolinità diventa di fatto un dovere per quelle ragazzine che vogliono rifiutare un matrimonio combinato a tutti i costi senza però disonorare il padre; o ancora per quelle che restano orfane di una guida maschile, per quelle che non hanno fratelli maschi che ereditino le proprietà, come ha fatto notare il sociologo Zydi Dervishi. Così è stato per Xamille Stema. Suo padre era morto, la porta di casa restava sempre chiusa numero 47 maggio/giugno 2013 perché non c’erano più uomini in famiglia. Poi la sua vita è cambiata: ha messo la camicia, il cappello da uomo, si è buttata alle spalle la femminilità, ha tagliato i suoi boccoli neri. Ha riscattato così la sua famiglia, si è guadagnata il rispetto della gente anche per sua madre e le sue sorelle, ha iniziato ad andare a lavorare con gli altri uomini del villaggio, a pregare a fianco a loro in moschea. Poi ha riaperto a tutti la porta di casa, anche se in fondo nessuno aveva mai dubitato della sua identità: la sua voce e le sue mani tradivano e tradiscono tuttora ogni abito. Come Xamille ci sono almeno altre venti vergini giurate nel nord dell’Albania, la mag- \ Albania, Boge, 1998. Lula Popaj ha seguito la tradizione è diventata una vergine giurata a vent’anni. Molte donne sono diventate “vergini” per la mancanza di modelli maschili di riferimento. t Albania, Shkodra, 2002. Pashke Ograja, un’altra vergine giurata. In Albania, il valore della vita di una vergine era lo stesso di un uomo: 12 buoi. Il valore della donna, invece, era la metà. 19 18-20 Albania Morgana_Layout 1 10/04/13 21:30 Pagina 20 gior parte ha superato la soglia degli ottant’anni e non vuole mostrare rimpianti. Sono proprio le altre “vergini” silenti, che tanti connazionali ignorano, quelle che ha incontrato la scrittrice albanese Elvira Dones a metà degli anni duemila. Sono state raccontate nel suo romanzo Vergine giurata con la storia di “Hana” e attraverso quelle pagine e gli occhi dei lettori hanno rivissuto gli anni della giovinezza. In una famiglia di sole figlie, fa notare Dones per esempio, un padre decideva che una di loro lo avrebbe sostituito alla sua morte: una delle sorelle sarebbe diventata l’uomo di casa per evitare che la proprietà rimanesse senza eredi. Secondo la scrittrice però, anche se non c’è reale costrizione, almeno stando al racconto delle burrnesha, questa tradizione rappresenta la via di fuga, unica “libertà di chi non ha alternative”. Eppure in quasi tutte le interviste rilasciate ai media e ai ricercatori le “vergini giurate” ripetono come un ritornello che hanno optato per la vita da uomo proprio per non essere comandate da un uomo. Molte di loro non hanno avuto una esperienza così positiva, non c’è stato nessuno slancio di responsabilità per il futuro economico e sociale della famiglia, ma – come 20 AGENCY ANZENBERGER/CONTRASTO ALBANIA ha spiegato anche Dervishi – lo scambio di ruoli ha rappresentato solo una punizione per quelle ragazze che hanno rifiutato un matrimonio combinato. Infatti, tradizione vuole che scacciare in malo modo un pretendente diventi motivo di vendetta familiare contro il padre o il fratello della ragazza. Unico modo per allontanare l’ipotesi più nefasta e lo spargimento di sangue e quindi risolvere la controversia è la promessa della ragazza che si dichiara vergine per tutta la vita in cambio di vestire i panni di un uomo con oneri e onori. Solo fino a dieci anni fa si contavano più di cento “vergini giurate”, secondo i numeri snocciolati da Antonia Young. Nel 2007 Elvira Dones parlava di una quarantina di donne, adesso sono ancora meno – una ven- tina circa – e rispetto al passato chi decide di tornare indietro e rompere il giuramento non rischia più di essere uccisa, ma ormai la sua vita è comunque compromessa. Probabilmente la tradizione che ha unito nei secoli migliaia di donne è destinata a cristallizzarsi nel ricordo e nel folklore delle montagne che dividono l’Albania dal Kosovo. Di quelle donne per natura e uomini per scelta la fotografa Jill Peters ha raccolto un portfolio di ritratti ricordando così quel loro sacrificio in nome della necessità: “Possiedono una forza e un orgoglio indescrivibile, mettono l’onore della famiglia sopra ogni valore. Tra le persone che le circondano il loro passaggio è perfettamente accettato, ma la cosa più sorprendente è che non hanno (quasi) rimpianti.” east european crossroads