La signora dell`Everest: avere chiari gli obiettivi
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La signora dell`Everest: avere chiari gli obiettivi
Club della Qualità La signora dell’Everest: avere chiari gli obiettivi di Valeria Rabini S calare una montagna come l’Everest e arrivare in vetta è come condurre un’azienda e portarla al successo. Prerogativa comune è infatti disporre di persone che sappiano fare squadra. A proporre questo singolare parallelismo è Cathy O’Dowd, la prima donna ad aver scalato l’Everest da entrambi i versanti, sud e nord nel 1999. E’stata per quattro volte sui pendii della montagna più alta del mondo, raggiungendo la sua cima ben due volte. Esperienze raccontate da lei stessa nella sede di Confindustria Ancona, ospite nell’ambito delle iniziative promosse dal Club della Qualità. Una sfida quella di Cathy segnata sin dall’inizio da numerose difficoltà: selezionata all’ultimo istante per far parte del team tutto al maschile della spedizione sudafricana sull’Everest, budget ridotto di un quarto a seguito del crollo monetario del rand, attrezzature bloccate in dogana con il leader del gruppo, tutto mentre gli altri membri della spedizione erano fermi a Katmandu. Chi e’ Cathy O’Dowd Cathy O’Dowd, classe 1969 cresciuta a Johannesburg in Sudafrica, è una scalatrice e un’alpinista, oltre che autrice di libri e oratrice motivazionale, famosa per essere stata la prima donna, a soli 30 anni, a raggiungere la vetta del monte Everest da entrambi i versanti sia a sud che a nord seguendo i percorsi rispettivamente di Edmund Hillary e di George Mallory. Nel 2000 è diventata la quarta donna a salire il Lhotse, quarta montagna più alta della terra e collegata all’Everest tramite l’alta dorsale del South Col. Nel 2001 si è sposata con Ian Woodall, il primo sudafricano a far parte alla spedizione sull’Everest, di cui era leader, dove conobbe Cathy. Attualmente vivono in Andorra, nei Pirenei. Tempo due settimane e il team si frammenta in tanti piccoli gruppi. Uno di questi prende il sopravvento iniziando giochi di potere, zione dagli sherpa sulla stabilità delle condizioni meteorologiche. dando luogo a conflittualità e ad ulteriori divisioni. Manca la fiducia A motivare il gruppo arriva anche la telefonata satellitare di Nelson e si perde di vista il vero obiettivo: fare squadra e vivere la sfida di Mandela (“Sono orgoglioso di voi e credo che possiate farcela!”). far sventolare la bandiera del Sudafrica in vetta all’Everest. Servono Dopo nove settimane di fatiche inenarrabili la voce di Mandela quattro campi base e allestirli comporta superare avanti e indietro è un tonico energizzante che li fa arrivare in vetta e piantare la la montagna attraverso ghiacciai e crepacci ad un temperatura di bandiera del Sudafrica accanto a quella nepalese. Poter ammirare 35 gradi sotto lo zero. Ma lentamente si avanza, e per procede- quell’oro e quel viola dall’alto toglie il fiato. “Da lassù tutto è pic- re “occorrono, stimoli, passione, motivazione”, le frustrazioni sono colo e basso anche le montagne circostanti”. Il resto della squadra dietro l’angolo e producono stress. Basta un solo errore, come (il 75%) non ce l’ha fatta per la paura irrazionale che li bloccava. successo all’esperto scalatore uscito senza ramponi, che si muo- “La paura – assicura Cathy – non è nei confronti della montagna, re. “Non si possono prendere scorciatoie e non si possono fare ma nella nostra testa”. La lezione che ne ha tratto la prima donna errori - ammonisce la O’Dowd – a quella altezza servono le bom- ad aver scalato l’Everest è che la riuscita dipende dall’aver sco- bole di ossigeno in più nevica, situazione imprevista secondo le po, determinazione, saper riconoscere la motivazione degli altri previsioni meteo”. A quel punto un gruppo si distacca e sale fino e saper gestire lo stress per poter prendere la decisione migliore alla vetta, al momento di discendere però scoppia la bufera peg- ogni volta. Trovare le persone giuste al momento giusto sono gli giore che l’Everest abbia mai visto. Il gruppo di Cathy, che aveva strumenti del successo di una spedizione e di una azienda. Senza deciso di non salire, non può organizzare un piano di salvataggio. dimenticare che l’obiettivo non è la vetta, ma tornare a casa, così Muoiono in otto. Un duro colpo alla spedizione, molti decidono per una azienda non è quello di puntare solo all’aumento dei pro- di tornare a casa. fitti, che è una trappola, ma aver chiari gli obiettivi, sapere cosa è Il leader di Cathy (che poi diventerà suo marito) riceve assicura- accettabile, calcolare il margine di rischio e saper vedere lontano. Realtà Industriale delle Marche - CONFINDUSTRIA ANCONA 35