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LA COMPAGNIE DE L'OISEAU-MOUCHE E IL TEATRO LA RIBALTA La collaborazione fra le due compagnie è nata quando il Teatro la Ribalta ha realizzato lo spettacolo Fratelli, tratto dall'omonimo romanzo di Carmelo Samonà, in cui si osserva la relazione fra due fratelli, di cui uno autistico. Un testo di una grande profondità e che ha aperto il mio sguardo su un tema che prima di allora conoscevo poco: l'incontro con la diversità. La vicenda racconta della volontà del fratello "sano" di ricercare, all'interno del linguaggio del fratello autistico, un possibile vocabolario per poter comunicare con lui. Il lavoro di preparazione di questo spettacolo ci ha portato a lavorare in alcuni centri socio-educativi della regione Lombardia, alla ricerca di materiale di documentazione, realizzando inoltre laboratori con persone disabili, anche per nutrire il nostro lavoro di attori alla ricerca di una gestualità e di sguardi che ci avvicinassero a questa realtà. Inoltre, durante la tournée, abbiamo sempre cercato di incontrare quelle situazioni - dagli ospedali psichiatrici ai centri socio-educativi - che fossero vicine ai temi del nostro spettacolo. Fratelli è il secondo tassello di una trilogia avviata dallo spettacolo Scadenze da "Vite a scadenze" di Elias Canetti, una pièce che è uno sguardo sul senso e sul valore della vita. A questo primo lavoro sono seguiti, appunto, Fratelli, uno spettacolo sulla diversità, e Ali, l'incontro con l'uomo-angelo. La relazione fra gli individui e la relazione con il mondo è il filo conduttore di questa trilogia. Attraverso Fratelli volevamo realizzare uno spettacolo che esprimesse e indagasse il tema della diversità e i molteplici modi di leggere il mondo. Lo spettacolo fu invitato al Centre Dramatique National Jeunes Publiques Le Grand Bleu di Lille. A pochi chilometri c'è la città di Roubaix, dove ha sede la Compagnie de l'Oiseau-Mouche. Conoscevamo già di nome gli Oiseau-Mouche e abbiamo invitato i suoi attori ad assistere allo spettacolo. L'incontro è avvenuto in quell'occasione. Ci sembrava che Fratelli potesse raccontare loro qualcosa e ci interessava vedere cosa li avrebbe colpiti e come avrebbero considerato il nostro spettacolo. Il loro entusiasmo fu straordinario, tanto che ci invitarono ad andarli a trovare nella loro sede il giorno dopo. In quell'occasione ci hanno mostrato degli studi, piccoli testi, brevi scene, per uno spettacolo su Artaud. Abbiamo poi assistito a una prova di Arbeit macht frei di Gervais Robin, uno spettacolo sull'olocausto e in particolare sullo sterminio degli handicappati nei lager nazisti, un lavoro che ci ha toccato particolarmente. Inoltre, ci colpì l'atmosfera, inquietante e allo stesso tempo straordinaria, della sala prove. Non era la prima volta, durante la nostra tournée, che persone provenienti da centri socio-educativi o da altre strutture di sostegno a persone con handicap mentali assistevano al nostro spettacolo, ma quello degli Oiseau-Mouche fu un particolare ritorno emotivo. Il loro direttore e i diversi registi della compagnia erano invece interessati a quella che era la struttura del nostro teatro, la nostra poetica e i tipi di linguaggi che usavamo. Fu così che ci invitarono a tenere un laboratorio con la compagnia. Nel 1994 abbiamo tenuto un workshop di dieci giorni. Alla fine di questo periodo di lavoro abbiamo "aperto le porte" della sala prove anche agli attori che non avevano preso parte al workshop e a tutti quelli che erano interessati e abbiamo mostrato loro i risultati. Abbiamo lavorato inizialmente su un training fisico, per verificare le possibilità e le capacità degli attori di lavorare sulla danza contemporanea e sul gesto. Nelle improvvisazioni lavoravano sulla loro storia, privata o inventata, e comunque si partiva sempre dal loro vissuto. Gli Oiseau-Mouche avevano già largamente sperimentato il linguaggio del corpo prima di lavorare con noi, attraverso la tecnica del mimo: io e Julie Stanzak, danzatrice del Tanztheater di Pina Bausch, abbiamo svolto sostanzialmente un lavoro di formalizzazione di tipo coreografico. Per ampliare le loro possibilità di espressione corporea, tenevamo quotidianamente una lezione di danza contemporanea, con una serie di esercizi riconducibili ai codici della danza. Anche se era la prima volta che praticavano un lavoro sul corpo legato alla danza, ci ha stupito la loro facilità di memorizzare e ripetere le sequenze di azioni e gesti. Tutto il vocabolario di danza proveniva da loro e io e Julie non facevamo altro che coreografare tutti questi piccoli elementi. Ogni singolo gesto formalizzato derivava da una loro risposta a una nostra sollecitazione, per cui era molto vero. Nel lavoro di composizione finale si poteva riconoscere l'origine e l'autenticità di ogni singolo gesto. "La gestualità non è una rappresentazione, ma è la vita stessa in ciò che ha di irrappresentabile", ha scritto Umberto Galimberti. Ogni danza astratta ha al suo interno una storia che la conduce e gli dà un ritmo; gli Oiseau-Mouche hanno scoperto questo meccanismo - riempire ogni gesto di senso e vita propria e restituirlo con il significato con cui è nato, e non in modo astratto o semplicemente formale - e hanno imparato a giocarci.