Silvano Morisoli, già consigliere comunale di Monte Carasso ed ex

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Silvano Morisoli, già consigliere comunale di Monte Carasso ed ex
Io mi aggrego con convinzione e coraggio
Ci stiamo avvicinando a lunghi passi verso l’appuntamento della votazione consultiva sull’aggregazione del
Bellinzonese del 18 ottobre. Un appuntamento storico, che assumerà grande rilevanza per il futuro
dell’agglomerato urbano Bellinzonese e per la Città Ticino. Ad essere interessati sono 17 comuni e,
personalmente, credo che il nuovo comune debba costituirsi compatto con tutti e diciassette i comuni,
proprio per la loro particolarità logistica, culturale e storica.
Bellinzona ha la possibilità e la competenza, grazie alla partecipazione di tutti, di divenire un comune forte,
autorevole nei confronti del Cantone e della Confederazione, che non debba più dipendere dagli altri
nell’assumere nuove responsabilità e nel soddisfare le esigenze dei cittadini, tutti.
Fatta eccezione per le attuali frazioni di Bellinzona e per qualche altro singolo caso, la struttura dei comuni
del Bellinzonese è rimasta immutata dalla costituzione del Cantone Ticino, due secoli or sono. Erano, e lo
sono tutt’ora, comuni creati attorno al campanile della Parrocchia. Comuni i cui compiti originariamente, mi
si perdonino i termini un po’ riduttivi dell’elencazione, erano invero pochi, segnatamente quelli di portare
l’acqua alle fontane pubbliche dapprima e alle singole case poi, di garantire la sicurezza pubblica e la
manutenzione delle strade pubbliche nonché, con l’introduzione dell’obbligo scolastico, di offrire
l’insegnamento primario. La Parrocchia completava la fornitura alla comunità dei pochi “servizi pubblici” di
allora scandendo con le campane il tempo della vita privata e sociale, per lo più legata all’attività agricola, e
offrendo assistenza sociale e spirituale.
Alla luce di questa, mi si consenta, pur sommaria analisi, dovrebbe sorgere spontanea la domanda: è mai
possibile che a terzo millennio avviato, un’organizzazione territoriale basata su confini comunali
ottocenteschi soddisfi ancora al meglio le esigenze della nostra società?
Non mi dilungo nell’elencare i compiti che i comuni hanno dovuto accollarsi con il passare del tempo, né,
tanto meno, quelli che ormai da decenni non sono più in grado di svolgere autonomamente e che hanno
portato alla creazione di collaborazioni intercomunali puntuali, consorzi, e quant’altro ancora, e che
necessitano comunque periodicamente di essere rivisti e rivisitati: sono sotto gli occhi di tutti!
Ecco allora che il progetto di Aggregazione nasce dalla consapevolezza che per ridare slancio e dinamismo
al Bellinzonese occorre fare un salto di qualità. O almeno provarci. Tutto questo non è stato pensato
nell’ottica di una “grande Bellinzona”, ma nell’ottica di una “nuova” Bellinzona, e la differenza non è da
sottovalutare. Non si vuole una città che si ingrandisce fine a se stessa, ma diciassette comuni che
progettano insieme un nuovo modello istituzionale che valorizzi e promuova centro e periferia.
Sono consapevole e lo dobbiamo essere tutti: non tutto potrà funzionare alla perfezione sin da subito. La
Nuova Bellinzona sarà tutta da costruire. Lo sanno e lo dicono anche coloro che in questi anni si sono
impegnati per implementare il modello. Si incontreranno difficoltà, anche importanti, ma se si crede nel
futuro e nei progetti che la nostra regione è chiamata a sviluppare, l’unica via da percorrere è quella di
unirci per collaborare e per creare una nuova realtà solida, forte, moderna e autorevole, pronta ad
affrontare le opportunità e le sfide future.
Sono da sempre stato favorevole al progetto di aggregazione, sin dal 2001, quando all’interno dell’Ufficio
Patriziale di Monte Carasso si ventilavano progetti di rilancio dell’Ente Patriziale anche nell’ottica di
un’aggregazione con Bellinzona.
Sono originario e patrizio di Monte Carasso, così come lo era mio papà. Mia mamma è originaria di Gudo.
Ho militato per dodici anni in consiglio comunale a Monte Carasso e per otto anni ho svolto la carica di
presidente del Patriziato di Monte Carasso. Mi sono sempre battuto per la valorizzazione della nostra
comunità, del territorio, con particolare attenzione alla nostra montagna. Da ventitré anni sono direttore
della Casa per anziani del Circolo del Ticino, nata per volontà dei sette comuni che compongono il
comprensorio, situati sulla sponda destra del fiume Ticino e collaboro in modo attivo con le direzione delle
case per anziani del Bellinzonese, anche nell’accoglienza di anziani bisognosi nel momento in cui posti liberi
lo permettono.
Venerdì 18 settembre ero presente alla diretta televisiva sull’aggregazione tenutasi sul piazzale dell’exconvento delle agostiniane a Monte Carasso in un’atmosfera, sì autunnale per la fresca brezza, ma di una
bellezza incredibile, incuriosito come il centinaio di presenti e le migliaia di persone che l’hanno seguita alla
televisione. Prima dell’inizio della trasmissione ho ammirato la bellezza del contesto dell’ex-convento che è
e rimarrà sempre e comunque a Monte Carasso, che rappresenta una parte della nostra storia e della
nostra cultura e che nessuno potrà mai negare, anche da comune aggregato.
Lo stesso vale per i Fortini della fame, ancora visitabili, che collegavano Sementina a Camorino: rimarranno
sempre una testimonianza di un periodo difficile e turbolento per Bellinzona e per il Ticino nella storia
dell’Ottocento europeo. E restando in tema di collegamenti, il ponte tibetano che collega Monte Carasso
con Sementina che è già una realtà moderna di un’iniziativa ed un’opera intesa a valorizzare un sito
meraviglioso; sito che solo con una visione allargata e una pianificazione estesa e coordinata potrà essere
ulteriormente potenziato, valorizzato e coordinato. Cito ancora la manifestazione “Strada in festa” che si
tiene da qualche anno a settembre con un mercato di oltre due chilometri e che collega Bellinzona a
Giubiasco, con una partecipazione di oltre venticinquemila persone, per non parlare poi delle feste della
vendemmia che ci accompagnano annualmente in momenti di convivialità e di degustazione… E ancora, chi
di noi bellinzonesi da Lumino a Cadenazzo e da Moleno a Gudo non ha avuto sentimenti di afflizione
seguendo il momento storico peggiore della gloriosa ACB? Qual è il nostro sentimento quando si parla delle
difficoltà del RABADAN? Il desiderio non è forse quello di unirci, lottare per mantenere vive e attive queste
nostre importanti realtà?…. e allora! Il nostro pensiero non è forse già aggregato alla regione del
Bellinzonese? …non siamo forse già aggregati idealmente? Gli abitanti dei quartieri di Daro, di Ravecchia o
di Carasso, non hanno forse mantenuto la loro identità, senza spersonalizzazione e con la fierezza di
rimanere tali, anche se oggi Bellinzonesi?
Beh, so di non doverlo ribadire, ma lo faccio ugualmente: amo il mio paese e la regione in cui vivo e lavoro.
Una regione stupenda ricca di storia e di cultura ma che è confrontata con una certa fragilità che arrischia di
ingigantirsi con le nuove sfide e con i forti mutamenti in atto, o che comunque avverranno nel prossimo
futuro, a prescindere dalla nostra volontà di rinnovo o incertezza ad aggregarci e collaborare. Il
cambiamento è certo! E allora cosa aspettiamo? Se il cambiamento deve avvenire io voglio poter essere
partecipe e dirigerlo e non subirlo, da spettatore. Sono dell’idea che dobbiamo essere noi a deciderne le
modalità nel processo; dobbiamo essere noi ad accompagnarlo e dargli quell’impronta che ci ha
caratterizzato e che ci caratterizza quale regione del Cantone e lasciare ai prossimi questo meraviglioso sito.
Questa aggregazione è nostra, pensata da un gremio di persone che amano e vivono la regione. Questa
iniziativa è nata per ridare slancio e non certamente per ridurre o annientare questo stupendo e ricco
luogo. Chi si è messo in prima persona facendo da locomotiva al progetto è stato mosso da un’esigenza
concreta di tutelare e valorizzare questa regione, perché crede che solo unendo le forze e mettendoci
assieme potremo affrontare questo incerto futuro di cambiamenti. Ne sono convinto, solo così potremo,
assieme, dare un tocco moderno e dinamico, mantenendoci al contempo ben ancorati alle radici storiche,
culturali che ci hanno partorito e che ci identificano.
Per dirla alla Sebalter su “La Turrita no 8/9, Agosto/Settembre 2015”, anch’io penso e lavoro da aggregato,
sono nato aggregato ed ho una visione aggregata del Bellinzonese. È un sentimento di appartenenza forte,
che è cresciuto con gli anni e mi ha accompagnato nel corso della mia vita professionale e politica e che
intendo mantenere ed ulteriormente valorizzare.
Queste semplici considerazioni dovrebbero convincere chiunque che è ormai tempo di cambiare. Così come
nel 1803 fu costituito il Canton Ticino, riunendo in una sola repubblica i territori che gli Svizzeri avevano
conquistato e sottomesso all’Italia tra la metà del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, credo che nel
2015 il Comune del “campanile” ha fatto il suo tempo e che la complessità dei problemi da risolvere e dei
servizi da offrire impongano uno sguardo moderno sul futuro.
Ci sono senza dubbio molteplici e valide motivazioni a favore dell’aggregazione, sia di sostanza sia di
etichetta. Secondo me abbiamo il dovere di onorare l’audacia che hanno avuto i nostri antenati nel 1803,
riunendo eroicamente i vari territori in una sola repubblica. Sono convinto che oggi abbiamo ancora la loro
grinta ed il loro coraggio per affrontare questo nuovo cambiamento sul quale, non dovrebbero
razionalmente esserci dubbi.
Silvano Morisoli, già consigliere comunale di Monte Carasso ed ex presidente del Patriziato di Monte
Carasso