ho discusso - Maria Cecilia Guerra
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LE RADICI CULTURALI E SOCIALI DELLA VIOLENZA SULLE DONNE Maria Cecilia Guerra Modena 15 aprile 2016 Istituto Tecnico Commerciale «J. Barozzi» 16 aprile 2016 Istituto di Istruzione Superiore «F. Selmi» La violenza contro le donne: i femminicidi Gli omicidi delle donne sono circa il 30% degli omicidi. Una quota in costante aumento negli ultimi venticinque anni (nel 1992 erano l’11% ) dal momento che è diminuito il numero di uomini uccisi (diminuzione degli omicidi di stampo mafioso che hanno come vittime quasi esclusivamente gli uomini) Ogni 2,2 giorni viene uccisa una donna Il 46,3% delle donne muore per mano del partner ‐ ‐ il 35,6% sono uccise dall’uomo con cui vivono, il 10,6% dall’uomo che hanno lasciato. Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) La violenza contro le donne: nel corso della vita Tipo di violenza Da partener (attuale o ex) Violenza fisica e sessuale 31,5% 13,6% 6 milioni e 788mila 2 milioni 800mila Violenza fisica 20,2% 4milioni 353 mila 11,6% Violenza sessuale (compresi stupri e tentati stupri) 21% 4 milioni 520 mila 5,8% Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) La violenza contro le donne: negli ultimi 5 anni Tipo di violenza Da partener (attuale o ex) Violenza fisica e sessuale 11,3% 4 milioni 353mila 4,9% 1 milione 19mila Violenza fisica 7% 1 milione 517mila 11,6 Violenza sessuale (compresi stupri e tentati stupri) 6,4% 1 milione 369mila 5,8 Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Altre forme di violenza dal partner VIOLENZA PSICOLOGICA ED ECONOMICA Isolamento e limitazione: nel rapporto con la famiglia di origine o gli amici, impedimento o il tentativo di impedire di lavorare o studiare; Controllo: imposizione su come vestirsi o pettinarsi, l’essere seguite e spiate, l’impossibilità di uscire da sole, fino alla vera e propria segregazione; Violenza economica: impedimento di conoscere il reddito familiare, di avere una carta di credito o un bancomat, di usare il proprio denaro e il costante controllo su quanto e come si spende; Svalorizzazione e violenza verbale: situazioni di umiliazioni, offese e denigrazioni anche in pubblico, critiche per l’aspetto esteriore e per come la compagna si occupa della casa e dei figli, reazioni di rabbia se la donna parla con altri uomini; Intimidazione e minacce: veri e propri ricatti come portare via i figli, le minacce di fare del male ai figli e alle persone care o a oggetti e animali, nonché quella di suicidarsi. Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Altre forme di violenza STALKING Atti persecutori che si ripetono nel tempo generano nella vittima ansia e timore al punto di condizionarne le abitudini. Le forme più diffuse: -ricerca insistente di parlare con la vittima, -tentativi ripetuti e molesti di entrare in contatto mediante messaggi e telefonate, -richiesta di appuntamenti, -aspettarla nei luoghi a lei abituali, -seguirla, spiarla, - danneggiare le sue cose, - divulgare sue foto o filmati su internet o sui social network, pubblicare commenti offensivi e imbarazzanti - minacciare di fare del male a lei, ai suoi figli o ad altre persone a lei vicine Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Altre forme di violenza Violenza psicologica Da partner attuale 26,4% (della popolazione femminile in coppia) In forte calo rispetto al 2006 (era il 42,3%) Soprattutto quella meno grave. Stalking 16,1% delle donne di cui da ex partner 1milione e 525mila Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Maggiore consapevolezza delle donne La violenza negli ultimi 5 anni da parte del partner è più spesso - considerata un reato (dal 14,3% al 29,6%) - raccontata a qualcuno (dal 67,8%% al 75,9%) - denunciata alle forze dell’ordine (dal 6,7% al 11,8%) il cui operato lascia molto più spesso soddisfatte - Supportata (servizi, centri antiviolenza ecc.) Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Ma anche segnali negativi Lo zoccolo duro della violenza non è intaccato La gravità delle violenze sessuali e fisiche è aumentata (aumentano le donne che hanno subito ferite nei 5 anni precedenti, raddoppiate le donne che hanno temuto per la propria vita a seguito delle violenze subite) Aumenta la percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di violenza sulla propria madre. (Se il proprio partner ha assistito alla violenza tra genitori diventa autore di violenza nel 22% dei casi, così come se ha subito da piccolo violenza fisica, soprattutto dalla madre (35,9%)) Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Una storia che viene da lontano Diritto civile “Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri” (art. 143 del codice civile) Ma prima della riforma del diritto di famiglia del 1975, la donna era subordinata all’uomo, in posizione di capo famiglia - patria potestà sui figli (decisioni riguardante gli studi e la vita in generale) - potestà maritale sulla moglie che non poteva compiere validamente nessuna attività senza il consenso del marito (non poteva donare, vendere beni immobili, iscrivere ipoteca o riscuotere capitali). Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Una storia che viene da lontano. Diritto civile Codice civile del 1942 Potestà maritale + dovere di protezione ‐ Potere di correzione del marito sulla moglie, che poteva essere esercitato dal marito anche con mezzi violenti . ‐ Potere di esigere i rapporti coniugali anche con la violenza : non era considerata violenza carnale perché il marito ‐ ‐ ‐ aveva acquisito il diritto con il matrimonio. Controllo della corrispondenza della moglie. Limitazioni della libertà di pensiero della moglie: il marito poteva legittimamente vietare alla moglie frequentazioni esterne alla famiglia e a lui sgradite. Limitazioni alla libertà di lavoro: perché la donna potesse sottoscrivere un contratto di lavoro era necessaria l’autorizzazione del marito. Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Una storia che viene da lontano. Diritto penale ‐ Fino al 1963 resta in vigore in Italia il cosiddetto “ius corrigendi” che dava al marito il diritto di picchiare la moglie rea di aver commesso atti a suo giudizio sbagliati (basta che non andasse contro la morale comune). - Fino al 1968 l’adulterio era reato quando commesso da una donna . Gli uomini erano impuniti, a meno che la relazione extraconiugale non fosse di dominio pubblico (offesa alla famiglia e alla morale; non interessava l’offesa alla moglie). Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Una storia che viene da lontano. Diritto penale - Fino al 1981 resta in vigore il delitto d’onore. L’uomo che uccideva la moglie (o anche la figlia o la sorella) «nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onore suo e della sua famiglia» aveva diritto alle attenuanti e a una pena limitata da tre a sette anni. Al contrario, la donna che uccideva il marito in circostanze analoghe, era condannata all’ergastolo. - Fino al 1981 resiste il matrimonio riparatore che consentiva, a chi avesse commesso uno stupro, di vedere estinto il proprio reato qualora avesse contratto matrimonio con la propria vittima. - Fino al 1996 la violenza sessuale nei confronti delle donne era considerata e punita come un reato contro la morale. Dal 1996 è considerata un reato contro la persona. Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Le cose non cambiano da sole Franca Viola (di Alcamo – Sicilia) è stata la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Le cose non cambiano da sole Franca Viola Il 26 dicembre 1965, all'età di 17 anni e 11 mesi , alle nove del mattino, Franca Viola, fu rapita da Filippo Melodia, assieme al fratello Mariano, 8 anni. Li portarono in un casolare in campagna dove Viola fu violentata. Dopo due giorni lasciarono andare il bambino, dopo sei portarono Franca a casa della sorella di Melodia, in paese. La legge diceva, allora, che il matrimonio avrebbe estinto il reato di sequestro di persona e violenza carnale. Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, ossia non più vergine, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l'onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta zitella, additata come "donna svergognata". Ma Franca non volle. Fu la prima donna in Italia – in Sicilia - a dire di no alla “paciata”, la pacificazione fra famiglie, e al matrimonio riparatore. Ci fu un processo, lungo, a Trapani. Lei lo affrontò. Durante il processo la difesa tentò invano di screditare la ragazza, sostenendo che fosse consenziente alla fuga d'amore, la cosiddetta "fuitina". I sequestratori furono tutti condannati. «Non fu difficile decidere. Mio padre Bernardo venne a prendermi. Cosa vuoi fare, Franca. Non voglio sposarlo. Va bene: tu metti una mano io ne metto cento. Questa frase mi disse. Basta che tu sia felice, non mi interessa altro. Mi riportò a casa e la fatica grande l’ha fatta lui, non io. È stato lui a sopportare che nessuno lo salutasse più, che gli amici suoi sparissero. La vergogna, il disonore. Lui a testa alta. Voleva solo il bene per me». Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) La narrazione: vittima o colpevole? Lo stupro è considerato legittimato da cosiddette provocazioni femminili lo stereotipo è - lo ha provocato - non è stata prudente troppo spesso le ragazze di oggi si comportano da ‘vispe terese’. Citerò, per tutti, il caso, di qualche anno fa, di tre donzelle che, sulle montagne di Abruzzo, passarono tutte sculettanti davanti a un pastore di pecore macedone che, non sapendo né leggere né scrivere, ma riconoscendo solo i propri istinti, le inchiappettò. Girare al largo dei ‘pastori macedoni’, pieni di alcol e coca, …. che circolano nelle zone d’ombra intorno alle discoteche, non è pruderie moralistica, ma elementare prudenza. (Massimo Fini marzo 2012 su Il fatto quotidiano) (Si sottolinea che l’aggressore è un ALTRO: lo straniero, l’immigrato, l’uomo di un’altra cultura o religione). Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) La narrazione: vittima o colpevole? 1979 in un’aula di tribunale: “Processo per stupro” Una ragazza era stata violentata dal suo compagno e da altre tre persone. Arringa dell’avvocato difensore E allora signor Presidente che cosa abbiamo voluto, cosa avete voluto? La parità di diritti? Avete cominciato a scimmiottare l’uomo! … Avevate cominciato con il dire “perché io alle nove di sera devo stare a casa, mentre mio marito, il mio fidanzato, mio fratello, mio nonno, il mio bisnonno vanno in giro?”. Vi siete messe voi in questa situazione! Non l’abbiamo chiesto noi questo! E allora purtroppo ognuno raccoglie i frutti che ha seminato! Se questa ragazza si fosse stata a casa, l’avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente! Eh no signore, è una realtà questa! È una realtà che non può essere obliterata! A me fa tanta pena, è una sventurata, è una vittima dei nostri tempi! Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) #Viajosola, le donne rivendicano il diritto di viaggiare in sicurezza (12 marzo 2016) Post, scritto da una studentessa paraguaiana, Guadalupe Acosta, come se a parlare fossero Maria Coni e Marina Menegazzo, due turiste argentine uccise a fine febbraio mentre viaggiavano insieme in Ecuador, zaino in spalla. Ammazzate da due giovani uomini che si erano offerti di ospitarle. L'ennesimo atto di violenza insensata contro due donne, eppure online c'è stato subito chi ha trovato da ridire sul fatto che le ragazze viaggiassero "sole" - anche se erano in due - e che magari, in qualche modo, se l'erano cercata. Ieri mi hanno uccisa... ma peggio della morte è stata l'umiliazione che è venuta dopo. Non mi sono fatta toccare e mi hanno spaccato il cranio … Ma quello che succede dopo è, se possibile, ancora peggio: domande, insinuazioni: "Come eri vestita? Perché eri da sola? Sei andata in un posto pericoloso? Perché una donna viaggia sola, senza essere accompagnata?". Non si risparmiano le accuse ai genitori, "per non avermi tarpato le ali, per avermi lasciato essere indipendente". "Se al nostro posto ci fossero stati dei ragazzi sarebbero state spese solo parole di cordoglio. Ma essendo una donna sono stata condannata perché non sono rimasta a casa", Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) La narrazione: vittima o colpevole? Solo recentemente si è avuta la consapevolezza che le violenze sono esercitate soprattutto in ambito domestico, all’intero di relazioni amorose correnti o pregresse. Ma il cliché non cambia. Sui media la violenza sulle donne è descritta: - come questione sentimentale - frutto di motivi passionali Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) La narrazione: vittima o colpevole? Lo stereotipo è sempre lo stesso - dall’ «onore» tradito (che giustificava il diritto d’onore ) alla questione sentimentale (lo ha tradito, lo ha lasciato) - l’idea che l’uomo è da compassionare perché non ha retto all’abbandono Quindi la violenza omicida sarebbe scattata in una circostanza particolare che ne costituisce una attenuante o per lo meno che spiega, giustifica il gesto estremo (per spiegare il quale si ricorre al raptus, al dramma della follia). Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) 27 febbraio 2016 (Rovigo) 20 marzo 2016 (Genova) 15 gennaio 2016 (Ariano Irpino) Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) 11 aprile 2016 (Reggio Emilia) 2 febbraio 2016 (Roma) Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) 25 febbraio 2016 (Manchester) Pare fosse infastidito, raccontano i vicini, perché lei "guadagnava più di lui", perché "non puliva abbastanza l'appartamento " e "cucinava male" Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) La narrazione Ma se questa è la spiegazione, che da quindi una attenuante al colpevole, allora l’implicazione è che nel comportamento delittuoso la donna abbia la sua parte di responsabilità in quanto colpevole di avere suscitato la gelosia. - Dramma della gelosia: stereotipo culturale: visto come un sentimento legato all’amore Lui per lei faceva tutto … lei che lo amava e ora non lo ama più. Lui che non può accettare perde la testa uccide … Era un bravo ragazzo, una persona per bene … E’ LUI LA VITTIMA È LEI LA COLPEVOLE Si tratta di una rappresentazione falsata della realtà. Il delitto è quasi sempre l’estremo risultato di una serie di comportamenti di lunga data, in cui le circostanze che giustificano la violenza vengono continuamente mutate. Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Legge 119 del 2013 -contrasto alla violenza di genere In attuazione della convenzione di Istanbul Riconoscimento della violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione di genere. La violenza sulle donne non è il risultato della natura intrinsecamente violenta degli uomini: è un fenomeno sociale che ha le radici nella relazione di potere asimmetrica fra uomini e donne Per questo la si può PREVENIRE intervenendo sui fattori che la determinano (educazione, comunicazione, rete di aiuto, valutazione del rischio, rimozione delle discriminazioni a partire da quelle sul lavoro e in famiglia) Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Legge 119 del 2013 -contrasto alla violenza di genere In attuazione della convenzione di Istanbul Secondo pilastro: PROTEZIONE Alla donna che subisce violenza deve essere garantita sicurezza Es. misure di allontanamento del partner violento, arresto in flagranza di reato, rete di accoglienza, informazione, ecc. Protezione anche durante il processo Es. testimonianza in modalità protetta, informazioni sullo stato del processo, patrocinio gratuito. Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Legge 119 del 2013 -contrasto alla violenza di genere In attuazione della convenzione di Istanbul Terzo pilastro: PUNIZIONE La violenza nei confronti delle donne è un reato e va punita. Definizione del reato di Violenza domestica: il fatto che il colpevole abbia o abbia avuto una relazione sentimentale con la donna oggetto di violenza non è un’attenuante, ma una aggravante. (altre aggravanti: violenza su donne in gravidanza, su minori) Punizione della violenza assistita Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016) Maria Cecilia Guerra (Modena aprile 2016)