III Parte - Riserve Enna

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III Parte - Riserve Enna
VALORI DEL PAESAGGIO AGRARIO: L’OLIVO
La pianta dell’olivo ( Olea europaea L.
ssp. sativa Hoffman & Link, sinonimo
Olea europea L. subsp. Europea) e la
sua coltivazione siciliana hanno una
storia millenaria.
Pare del tutto probabile che sia nativa
della Siria e che sia stata introdotta
nell’isola ad opera dei Fenici e dei
Micenei ed è ben presente anche in tutte
le regioni del Mediterraneo, soprattutto nelle aree collinari e
montane dell’entroterra, anche se si è ben adattata nelle zone
costiere.
Il processo storico del radicamento della coltivazione
dell’olivo ha fasi alternanti tra l’incoraggiamento della
produzione e la marginalizzazione della coltivazione e della
produzione.
Incoraggiata fortemente dai Romani conobbe un periodo di crisi con gli Arabi mentre i
Normanni ne ripresero la diffusione della coltivazione cui seguì una nuova crisi con la
presenza degli spagnoli.
La rivincita produttiva si ebbe con la dominazione borbonica.
La pianta dell’olivo continua ancora oggi a detenere il primato presenza nella storia e
nella cultura delle popolazioni isolane e del mediterraneo, in genere.
Questa antica tradizione che in Grecia si fa risalire alla diretta volontà della Dea Atena ha
anche riferimenti biblici e documenti storici ben precisi come il Codice mesopotamico di
Hammurabi (IRAQ).
La centralità dell’olivo è testimoniata dall’importante ruolo economico che ha avuto la
produzione olivicola per le popolazioni isolane e mediterranee ed anche per i significati
simbolici e religiosi della pianta.
Nella festa tebana denominata “Dafnoforia” dedicata ad
Apollo la processione al tempio recava con se rami d’ulivo
intrecciati con rami di alloro, gli ebrei utilizzavano l’olio
per i loro rituali sacri, profeti e re venivano unti come
segno di investitura (Messia o Khristòs nel linguaggio
antico significano “il signore è unto”) . Nella religione
cristiana l’olio e l’olivo assumono importanti significati
simbolici nell’olio degli infermi e in quello dei catecumeni
nonché nel rito della festa delle palme che viene associato
a simbolo di pace.
Assume anche il significato di testimoniare la prosperità
come è dato vedere in alcuni mosaici della Villa Romana
del Casale a Piazza Armerina.
Dal punto di vista vegetazionale l’olivo selvatico,
comunemente definito oleastro, è un elemento importante della macchia mediterranea e
caratterizza il climax più caldo definito in fitogeografia come Oleo-Lentiscetum.
Si caratterizza per il portamento cespuglioso, fitto di rami ricoperti da foglie verde scuro e
frutti più piccoli rispetto all’albero dell’olivo. La polpa dell’oleastro è più fine e più povera
di olio rispetto al suo corrispondente domestico. Anche l’oleastro aveva una vecchia
pratica di valorizzazione economica poiché veniva usato per effettuare gli innesti.
Fotografie: olivi a Pietraperzia
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Le miniere dismesse e abbandonate della Provincia di Enna: i segni dei geotopi della serie
Gessoso- Solfifera siciliana e il progetto di valorizzazione del geopark.
L’attività mineraria dello zolfo (e dei sali) con la sua complessa organizzazione produttiva e sociale,
dall’antichità romana fino alla dismissione (1970), rappresenta l’unico vero fattore produttivo
endogeno che ha lasciato tracce profonde sul paesaggio e sull’ambiente dell’entroterra siciliano
determinandone le trasformazioni strutturali ed infrastrutturali.
In particolare, la Sicilia centro-meridionale (unico produttore mondiale fino all’avvento dello zolfo
americano estratto con il metodo Frash) e la parte centrale della Provincia di Enna, fin dai tempi degli
antichi romani, catalizzarono l’attenzione economica e politica degli stati moderni almeno fino alla
progressiva crisi dell’industria solfifera siciliana determinata più dagli alti costi di estrazione che
dall’esaurimento del minerale.
Per questa ragione il paesaggio ennese si presenta oggi, soprattutto nella fascia centrale,
disseminato dei resti di macchine, di opifici in disuso, delle discariche dei rosticci, dei pozzi, etc.
Questi sono i segni principali o meglio gli iconemi del paesaggio geologico della serie gessososolfifera siciliana e rappresentano i caratteri evolutivi di millenni di storia geologica del mediterraneo e
nello stesso tempo costituiscono l’archivio del territorio e della memoria storica collettiva.
La Serie Gessoso-Solfifera del Messininano, nota anche come formazione di Cozzo Terravecchia
appartiene al Miocene superiore (5,2 milioni di anni circa) ed è affiorante in maniera estesa nel
bacino centrale siciliano, noto come Bacino di Caltanissetta, espandendosi anche nelle propaggini di
Caltagirone.
La serie è caratterizzata da una successione di sedimenti evaporitici compresi tra le formazioni del
Tripoli (Tortoniano superiore, 12 milioni di anni circa) e quelle dei Trubi (Pliocene inferiore, 1,8 milioni
di anni circa), rocce sedimentarie detritico-organogene.
Le condizioni orogenetiche che hanno portato alla deposizione della serie si siano instaurate nel
Miocene superiore in seguito alla chiusura dello Stretto di Gibilterra che ha impedito l'afflusso delle
acque atlantiche nel Mediterraneo intrappolandone le acque e divenendo, in tal modo, un bacino a
circolazione ristretta soggetto a parziale prosciugamento dove vi è l’arricchimento di sali
(prevalentemente carbonato di calcio, CaCO3)e il corrispondente impoverimento di ossigeno con
un’elevato stress per gli organismi biologici.
L'elevata temperatura, un'evaporazione eccessiva e lo scarso apporto di acque provenienti dai fiumi
hanno provocato un aumento della concentrazione delle sostanze disciolte nelle acque del bacino
che, raggiunti i punti di saturazione, hanno iniziato a precipitare dando luogo, appunto, ai depositi
evaporitici.
La Serie Gessoso-Solfifera continua è costituita dalle seguenti unità: Tripoli, Calcare di base, Gessi,
Sali e Trubi.
Il Tripoli, come già precedentemente accennato, è una roccia organogena: si forma in seguito
all'accumulo di microscopici gusci di diatomee (microorganismi marini a scheletro siliceo) e presenta
la caratteristica di "sfogliarsi" facilmente in sottili livelli tra i quali si rinvengono spesso pesci fossili.
Tale presenza è attribuibile alla "soglia" che ostacolava gli apporti idrici dell'Atlantico nel
Mediterraneo, ma non impediva l'ingresso dei pesci che intrappolati in condizioni a loro ostili a causa
dell'elevata salinità, morivano e si depositavano sul fondo.
Le rocce del Tripoli rappresentano un preavviso di ambiente che diventerà evaporitico.
Dopo la formazione del Tripoli si entra in condizioni prettamente evaporitiche con la precipitazione
del primo sale rappresentato dal calcare detto, per la posizione che occupa, Calcare di base.
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Associato ad esso vi è spesso lo zolfo.
Il Gesso che si deposita dopo il calcare di base si può presentare in due forme diverse: il gesso
primario stratificato e il gesso secondario che deriva dal primo ed è caratterizzato da cristalli di
notevoli dimensioni, trasparenti ed incolori, dalla caratteristica forma a "coda di rondine".
Dopo i gessi precipitano i Sali in funzione della concentrazione di K (potassio) e Na (sodio)
nell'acqua.
Chiudono la serie evaporitica i Trubi, marne calcaree a Globigerine del Pliocene inferiore (1.8 M.a.)
che indicano il ripristino delle normali condizioni di mare aperto conseguente all'abbassamento della
soglia di Gibilterra o all'innalzamento del livello dell'Atlantico.
Il costone calcareo di Capodarso e la miniera
I gessi del Messiniano
Il Messiniano segna importanti cambiamenti nelle condizioni fisiografiche dei bacini, in
corrispondenza della "crisi di salinità" che ha interessato l'area mediterranea, rappresentati dalla
formazione Gessoso-Solfifera le cui successioni più complete affiorano in Sicilia. Qui compaiono,
separate da una superficie di discordanza a carattere regionale, due unità evaporitiche poggianti in
discordanza sui terreni silico-clastici della Formazione di Terravecchia e ricoperte, sempre in
discordanza, dalla Formazione dei "Trubi" (calcilutiti e calcisiltiti pelagiche con calcareniti gradate) del
Pliocene inferiore (CATALANO, 1986).
Il Messiniano in Sicilia
L'unità evaporitica inferiore presenta:
- diatomiti e marne diatomitiche di colore bianco candido del "tripoli", sottilmente stratificate, molto
porose, leggere e friabili;
- calcari evaporitici (generalmente noti come "calcare di base") costituiti solitamente da calcari algali,
laminiti dolomitiche, ecc.;
- gessi selenitici e laminati (generalmente primari) con intercalazioni di marne gessose. L'unità
evaporitica superiore consta di:
- gessi selenitici, balatini e clastici, ciclicamente alternati con livelli carbonatico-gessosi e sabbiosoargillosi;
- calcari bioclastici del "complesso terminale" passanti verso l'alto e lateralmente ai precedenti gessi;
- sabbie argillose ("Arenazzolo").
Miniera Baccarato – Aidone
Miniera Floristella- Valguarnera
Miniera Grottacalda - Enna
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Oggi che la vecchia economia dell’industria solfifera e mineraria ha lasciato solo il ricordo di se
stessa è necessario attuare un progetto di valorizzazione ecomuseale e di science center per la
conservazione dei valori storico-trestimoniali e della geodiversità nonché per la fruizione turistica e
scientifica.
Miniera Calvino – Aidone
Miniera Faccialavata – Leonforte
Miniera Gaspa La Torre: calcherone - Villarosa
Miniera Pasquasia - Enna
Miniera Gaspa La Torre - Villarosa
Miniera Zimbalio - Assoro
Immagini tratte dal Cd rom: Percorsi turistici – Leader II - Rocca di Cerere - Enna
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