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Roland Verr L'APPROCCIO "LADINO" A UNA DIDATTICA LINGUISTICA INTEGRATA Il contesto Premetto che la scuola delle localit ladine in Provincia di Bolzano prevede una situazione di contatto plurilinguistico gi nelle sue linee istituzionali di base. Il legislatore ha inteso prendere atto della indubbia situazione di esposizione della piccola minoranza ladina rispetto ali ' ambito culturale italiano e tedesco, preveden¬ do oltre alla presenza in tutti gli ordini di scuola, della lingua specifica del gruppo linguistico, cio il ladino, anche il principio-base dell'insegnamento impartito pariteticamente in lingua italiana e tedesca. Il fatto di esigere tassativamente non solo la parit quantitativa delle ore di lezione in italiano ed in tedesco, ma persino la parit di esito finale, rappresenta un caso assai singolare nella normativa scolastica italiana. Questo modello di scuola speciale, accolto inizialmente, nell'ormai lontano 1948, con marcato scetticismo per non dire decisa ostilit dagli ambienti politici locali, si gradualmente imposto nel tempo, con vari assestamenti e correzioni di rotta che ne hanno migliorato sensibilmente l'accettazione a tutti i livelli. Una recente inchiesta tra i genitori degli alunni della scuola dell'obbligo delle localit ladine (Franz Vittur: Inrescida, 1990) ha assodato una pressoché totale adesione a questo modello (94,6% a favore). I risultati nell'apprendimento linguistico sono ulteriormente supportati dagli esiti degli esami di bilinguismo per l'accesso all'impiego pubblico in Provincia di Bolzano, che vedono i ladini in prima posizione con largo margine di vantaggio. Vista in prospettiva storica, la "scuola ladina" cos strutturata, permette di conseguire due fini portanti: - conservazione e promozione della lingua e cultura ladina, caratterizzante la minoranza; - acquisizione degli strumenti linguistico-culturali per affrontare con successo una realt plurilinguistica come quella della Provincia di Bolzano. Se da un lato occorre denunciare la scarsa presenza quantitativa istituziona¬ lizzata dell 'insegnamento del ladino, bisogna ricordare anche la possibilit espres¬ samente prevista dallo statuto di autonomia di usarlo in tutte le materie e ad ogni livello quale strumento di insegnamento, il ché apre numerose opportunit proprio nell'ambito della didattica linguistica integrata. Paradossalmente la stessa limita¬ tezza geografico-sociale del ladino, quale lingua "minima", obbliga gli alunni ad aprirsi alle lingue e culture "maggiori", favorendo un respiro pi vasto, che non si presumerebbe connaturato alla realt di una piccola etna marginale e da molti considerata residuale. 5 Occorre per differenziare le esperienze di contatto plurilingue, e conseguen¬ temente gli approcci ad una didattica contrastiva o integrata, sia da un punto di vista territoriale (data la grande diversit e variet linguistica all'interno delle stesse valli ladine) che da un punto di vista pi proprio all'organizzazione scolastica (ad esempio tra i vari ordini di scuola). L'aspetto linguistico-territoriale Le due valli di Gardena e Badia, facenti parte del distretto scolastico ladino si differenziano abbastanza nettamente per quanto riguarda Fuso e l'incidenza sociale della lingua ladina e la pratica funzionale del bi- o trilinguismo. Un'inda¬ gine dell'anno 1992, promossa dall'Istituto Pedagogico Ladino, indica una cono¬ scenza diffusa delle tre lingue: italiano, tedesco e ladino, specialmente nelle zone ad alta concentrazione turistica (pi del 30% degli alunni della 1. classe delle elementari a Selva di Val Gardena) ed una competenza trilingue inferiore, tra l'8 e il 20%, nelle zone pi marcatamente rurali della Val Badia. La conoscenza del ladino tra gli stessi alunni all'atto della prima scolarizzazione distribuita invece in modo pressoché antitetico con punte del 100% nel comune di S. Martino (considerato sottostrutturato da un punto di vista turistico) per arrivare a valori inferiori al 50% nelle frazioni ladine del comune di Castelrotto (comune a maggioranza germanofona). L'aspetto giuridico-organizzativo Questa disomogeneit del retroterra sociolinguistico degli alunni corrisponde in parte ad una eguale disparit di competenze linguistiche degli stessi insegnanti, almeno a livello di scuola media e superiore. L'ordinamento scolastico locale prevede infatti l'obbligatoriet dell'appartenenza al gruppo linguistico ladino sia degli insegnanti di scuola materna che di quelli di scuola elementare; il ché concorre a garantire una certa omogeneit, presumibilmente paritetica delle conoscenze pedagogico-linguistiche nelle tre lingue d'insegnamento nel corpo insegnante. Il quadro cambia nettamente nel comparto secondario, ove a fronte della clausola di precedenza assoluta degli insegnanti di madrelingua ladina, sussiste anche la possibilit di insegnamento per i non-ladini. Per un certo verso questa eccezione potrebbe anche rappresentare una maggiore opportunit per gli alunni di godere di un insegnamento pi qualificato da parte di insegnanti di madrelingua, nelle materie impartite in italiano od in tedesco. Viene per a mancare nella maggior parte dei casi di insegnanti non-ladini quella equilibrata conoscenza e pratica delle tre lingue che precondizione assoluta di qualsiasi insegnamento contrastivo od integrato. Ecco che allora la collaborazione tra insegnanti di materie impartite in lingue diverse (ad esempio storia in lingua tedesca, geografia in italiano, scienze naturali in tedesco, educazione artistica in italiano) pu considerarsi fattibile e proficua solo in quelle scuole, il cui corpo insegnante presenta le caratteristiche di cono¬ scenza plurilinguistica suesposte, a prescindere dal fatto che sia proveniente dalle localit ladine o meno. Diversi progetti di collaborazione interdisciplinare, incen- 6 trati proprio sulle possibilit offerte da una visione comparata delle lingue e dal loro uso integrato, sono naufragati anzitempo a causa dell'impossibilit di raffron¬ to operativo da parte di singoli insegnanti non perfettamente o sufficientemente bio trilingui. L'aspetto metodologico-didattico Dall'altro lato le difficolt di realizzazione di progetti siffatti possono provenire anche dalle deficienze linguistiche degli stessi alunni, vuoi per le ragioni dettate dalla conformazione socio-linguistica delle comunit locali, cio dal gi accennato disparato retroterra linguistico degli alunni, vuoi per gli oggettivi limiti alla pratica ed al possesso della lingua, dati dall 'et e dal limitato programma svolto (ad esempio in lingua inglese). Un'esperienza caratteristica a questo riguardo segnata dall'introduzione sperimentale dell'inglese quale quarta lingua nella scuola media; nonostante i tentativi intrapresi per attuare un raccordo programmatico con le altre lingue, non si ancora approdati a dei progetti definiti, proprio in ragione della insufficiente dimestichezza dei "beginners" con lo strumento lingui¬ stico stesso. Quasi tutti gli insegnanti da me interpellati sull'argomento si sono detti pienamente a favore di una osservazione contrastiva delle lingue e di una pratica di apprendimento-insegnamento integrata. La maggior parte di essi attuano per questi passaggi in modo del tutto saltuario, prendendo a spunto in genere le correzioni degli elaborati scritti. Lo studio delle interferenze quasi d'obbligo in una scuola di questo genere e non mancano gli esempi di indagini assai puntuali in questo settore, dovute spesso all'iniziativa di singoli insegnanti o di gruppi di docenti. I settori in cui maggiormente vengono alla luce le interferenze pi massicce tra le tre lingue sono: - Il genere dei nomi, una delle difficolt fondamentali dell'alunno ladinofono nell'apprendere la lingua tedesca: come inculcare fino all'automatismo lingui¬ stico un genere neutro non corrispondente in italiano o in ladino? Come avvertire le differenze di genere, quando il modello interiorizzato nella madrelingua di genere diverso? - Le declinazioni sono percepite morfologicamente nella sola lingua tedesca e si nota una particolare persistenza nell'errore nelle zone quasi esclusivamente monolingui ladine. - La fraseologia, specie le frasi idiomatiche tipiche di una lingua, si traducono invariabilmente in modelli speculari, ma linguisticamente scorretti nella lingua meno conosciuta. - Tutto il campo sintattico si presta poi per interessantissimi raffronti riguardo alla costruzione della frase; salta all'occhio in questo contesto la scarsa dimestichez¬ za dei nostri alunni col divaricamento verbale della grammatica tedesca, mentre di converso si insinuano nell'italiano "prodotto" dagli stessi alunni le costruzioni verbali di stampo ladino o tedesco. Se l'analisi dell'errore il metodo pi usato dai nostri insegnanti, sia singolarmente che in maniera incrociata, non si pu prescindere per, quale prima 7 fase di un progetto di questo genere, da un'attenta valutazione del livello di competenza linguistica degli alunni. Il primo tentativo organico in questa direzione stato intrapreso dall'Istituto Pedagogico Ladino a partire dall'anno scolastico 1987/88, con un'indagine a tappeto in tutte le scuole medie delle localit ladine. Questa ricerca, affidata al Prof. Sture Ureland, docente di linguistica comparata dell'Universit di Mannheim, riguarda principalmente la produzione scritta. Il metodo seguito il seguente: dopo la proiezione di una pellicola muta della durata di ca. un quarto d'ora per le prime classi e di maggiore durata per le classi successive, gli alunni elaborano un riassunto ed un commento in ciascuna delle tre lingue, sotto la supervisione dei collaboratori del progetto in un lasso di tempo predeterminato. I film proiettati variano dal semplice cartone animato nella prima classe al celeberrimo "Tempi Moderni" di Charlie Chaplin nella terza classe. Oltre all'elaborato, gli alunni consegnano una scheda personale con domande di carat¬ tere sociolinguistico (lingua d'uso, lingua conosciuta, fruizione dei media ecc.) Durante la correzione degli elaborati, effettuata secondo un metodo omoge¬ neo, tenendo conto degli stessi parametri di valutazione, si caratterizzano le categore di errore (ortografia, stile, sintassi, morfologia, fraseologia) imputando loro un punteggio predeterminato a seconda della gravit; dividendo il numero delle parole dei testi per la somma dei punti di errore si ottiene un quoziente indicativo della competenza di ciascun alunno. Questa indagine fa parte di un progetto di ben pi vasto respiro, teso a stabilire le conoscenze linguistiche nel campo della produzione scritta in zone bilingui o plurilingui, quali le regioni a popolazione svedese in Finlandia, le zone gaeliche in Irlanda e le zone ladinofone nei Grigioni e nelle Dolomiti. Pur non essendo ancora pubblicati, esistono dei dati molto confortanti circa la conoscenza delle tre lingue dei ragazzi delle scuole medie ladine, che indicano, come del resto era prevedibile, una maggiore sicurezza in ladino ed in italiano ed una sufficiente competenza in tedesco. Per anche da questa indagine traspare la disomogeneit sociolinguistica all'interno del territorio delle due valli di Badia e Gardena, con dei deficit pi marcati a seconda delle localit. Un supplemento di indagine anche per attualizzare i risultati. tuttora in corso, L'altra ricerca appena conclusa quella svoltasi a livello nazionale da parte dell'I.E.A., riguardante le capacit di lettura degli alunni delle scuole medie. A differenza dal resto del territorio nazionale, nelle nostre scuole si sono effettuate le prove in tutte e tre le lingue, con lo stesso grado di difficolt, affidandosi alla consulenza dei professori Lucisano e Klicpera. Anche questa indagine ha dato degli esiti assai confortanti, collocando i nostri alunni ad un livello di competenza di "native speaker" persino in italiano e tedesco. Per il futuro si proceder alla correlazione di questi dati, integrandoli con opportune indagini in tutti i gradi di scuola, cos da ricavarne un quadro di insieme oggettivo e completo, da cui partire per la programmazione vera e propria dell'insegnamento linguistico integrato. Al presente si sta effettuando da due anni a questa parte una presperimentazione di contatto plurilinguistico presso alcune sezioni di scuola materna, esperienza che non pu, ovviamente, comprendere l'osservazione linguistica, ma pu favorire 8 quella naturalezza nel passaggio da un codice linguistico all'altro, che la base di un'apprendimento integrato delle lingue. Lo svolgimento del progetto "pi adum cun pi lingac" (pi uniti con pi lingue) prevede semplicemente delle occasioni quotidiane, limitate temporalmente a circa 15-20 minuti, di giochi comunicativi, da effettuarsi un giorno nell'una e un giorno nell'altra lingua. Questa immersione precoce dovrebbe, a detta dei curatori del progetto (Dott. Theodor Rifesser e Dott. Kurt Egger) agevolare l'alfabetizzazione dei bambini nella prima classe delle scuole elementari, in cui il passaggio dal ladino all'italiano oppure dal ladino al tedesco viene vissuto a volte in modo traumatico o quanto meno difficoltoso. Ritengo che codeste esperienze vadano estese pertanto anche a questo primo anno di scuola dell'obbligo cos cruciale per lo sviluppo linguistico-culturale dell'alunno. Infatti nella prima classe delle scuole elementari la lingua meno conosciuta (rispettivamente tedesco o italiano) viene usata oralmente per un'ora al giorno. Sarebbe opportuno usarla come lingua veicolare e non relegarla in un'ambito separato di materia a sé stante. Questo perché, a patire dalla seconda classe, sia l'italiano che il tedesco sono lingua d'insegnamento, rendendo quindi ciascuna materia nel contempo palestra di esercitazione linguistica, secondo una logica situazionale. Come gi ricordato, questa occasione di contatto e di raffronto continuo viene purtroppo a mancare a livello di scuola secondaria. Ecco perché siamo intenzionati ad elaborare materiali di lavoro improntati ad una visione integrata dell'insegna¬ mento linguistico. Un primo esempio senz'altro il glossario trilingue ladinotedesco-italiano approntato dall'Istituto Pedagogico, in occasione dell'introduzio¬ ne della prova di ladino scritta all'esame di licenza media. La fase successiva sar l'approntamento di pagine di lavoro per le tre lingue, costruite sinotticamente. Successivamente si potr affrontare il problema pi difficile, cio l'elaborazione di una vera e propria grammatica integrata. Sicuramente ogni singola lingua deve essere considerata dal suo interno, cio per la propria intrinseca caratteristica, e solo successivamente raffrontata ad altri codici. La vera difficolt consiste nel calibrare queste occasioni di utile confronto nell'ambito di una programmazione didattica a lungo respiro. Questo presuppone appunto quel progetto integrato di insegnamento delle lingue che intendiamo attuare, garantendo in special modo la continuit tra livelli di scuola. Il sistema paritetico delle scuole delle localit ladine tendeva fino ad alcuni anni addietro a tenere nettamente separati gli ambiti di uso delle tre lingue. Nella contigua Val di Fassa si invece sperimentata un'ipotesi di copresenza costante dell'insegnante di ladino e dell'insegnante di italiano, secondo il modulo "one person, one language", gi nella scuola materna. Il progetto "Parladino", curato dal Prof. Balboni dell'Universit di Venezia e dall'Ispettore Dutto potrebbe offrire indicazioni valide anche per i livelli successivi. La copresenza si rende infatti necessaria sia per soddisfare le esigenze di competenza che di identificazione netta "parlante-lingua". Ora, se questo possibile a livello di scuola elementare, tramite l'organizza¬ zione modulare dell'insegnamento, che prevede appunto la copresenza, gi pi 9 problematica nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, a causa della rigida separazione delle materie per lingua di insegnamento. Abbiamo osservato infatti che i progetti interdisciplinari possono s aiutare il contatto plurilinguistico, per non con la costanza e sistematicit necessaria. Le possibilit di raffronto offerte da questi progetti (ad es. alimentazione sana, educazione ai sentimenti, giornalino scolastico, teatro a scuola ecc.) rimangono in genere limitate al lessico, alla fraseologia, alle peculiarit stilistiche, mentre raramente entrano nella sostanza propria del raffronto di sistemi e di codici. Ci non toglie che l'insegnante ladino operi costantemente colla consapevo¬ lezza della copresenza di questi diversi sistemi linguistici; dipende quindi dalla sua esperienza e sensibilit saper adottare le metodologie adatte. Il problema della formazione degli insegnanti Il nodo vero di tutto il discorso per non tanto quello delle metodologie e dei materiali didattici, bens quello della formazione degli insegnanti stessi. Non infatti possibile attuare un insegnamento plurilingue soddisfacente, in mancanza di una formazione secondaria ed universitaria che non tenga conto di questa realt. I nostri insegnanti di scuola materna ed elementare frequentano in genere le rispettive scuole superiori in lingua tedesca, ove l'italiano considerato lingua II ed il ladino non vi insegnato. La sola esperienza paritetica e trilingue che codesti neo-insegnanti potranno riversare nella loro attivit pedagogica sar quella delle loro reminiscenze del periodo della scuola dell'obbligo nelle localit ladine. Manca pertanto una specifica professionalit plurilinguistica, non tanto per la semplice conoscenza, che in genere data, quanto per la capacit di agire in un contesto scolastico con queste caratteristiche. Lo stesso dicasi per gli insegnanti delle scuole secondarie, i quali provengono dalle universit italiane ed estere, e a volte non conoscono neppure le altre due lingue. Ecco perché l'Intendenza Scolastica Ladina propone gi da anni una forma¬ zione in loco, trilingue ed abilitante, per tutti i nostri insegnanti, cio un corso di laurea paritetico di scienze dell'educazione ed uno post-laurea con le stesse caratteristiche per gli insegnanti delle scuole secondarie. Intendiamo avvalerci della possibilit che i nostri studenti frequentino pariteticamente gli insegnamenti della sezione italiana e di quella tedesca della futura Accademia Pedagogica provinciale, oltre ai corsi di lingua e cultura ladina e di didattica plurilinguistica della sezione ladina, che intendiamo mettere a disposizione anche degli studenti di lingua italiana e tedesca. Naturalmente questi insegnamenti vanno integrati da tirocini pratici presso le scuole della zona ladina. Benché travalichi il nostro tema specifico, vorrei far notare che il solo assunto equilinguistico, cio la eguale o pressoché eguale competenza nelle tre lingue, non di per sé garanzia sufficiente per un sistema scolastico paritetico. Occorre anche una vera compenetrazione multiculturale, che liberi la seconda o terza lingua dal ghetto di "lingua straniera". Occorre cio sia l'uso strumentale della lingua stessa (e siamo all'immersione parziale), sia la presa di contatto diretta col rispettivo ambito socio-culturale. 10 La zona ladina si trova a questo riguardo nell'invidiabile situazione di un diffuso "bombardamento" linguistico italo-tedesco, tramite gli ospiti presenti in massa, tramite il contatto coi concittadini italianofoni e germanofoni e per mezzo dei vari media. La ricezione dei programmi radiotelevisivi tedeschi, austriaci e svizzeri un validissimo antidoto alla variet dialettale di tedesco-tirolese che i ragazzi cono¬ scono per contatto diretto in Provincia di Bolzano. A fronte di tutta questa apertura e disponibilit all'utile confronto, vi per anche bisogno di una misurata equidistanza tra l' italiano e il tedesco; equidistanza che non va confusa con chiusura culturale od etnocentrismo ladino. Uno sbilancia¬ mento troppo marcato nell'uno o nell'altro senso causerebbe invariabilmente un'involuzione monolinguistica, che finirebbe per assorbire la stessa lingua ladina, ridotta alla stregua di dialetto locale nei confronti della lingua-guida. Vista da questa angolatura, la situazione ladina e l'organizzazione della scuola delle localit ladine rappresentano un'eccezione, persino rispetto alle tante realt bilingui d'Europa, dalla Catalogna ai Paesi Baschi, dall'Alsazia alla stessa Provincia di Bolzano al di fuori delle valli ladine dolomitiche. Bibliografia Statuto di Autonomia e norme di attuazione, Athesia, Bolzano 1993. Vittur F.: Inrescida sön la scola de oblianza de Gherdeina y Badia, Intendenza Ladina - Istitut Pedagogich Ladin - Bulsan, 1990. AA.VV.: Integrierte Sprachdidaktik - Didattica linguistica integrata, Pädagogisches Institut, Bozen, 1992. Dutto Mario G.: Bilinguismo potenziale e bilinguismo possibile, Mondo Ladino. Quadreni 7, Istitut Cultural Ladin, Vich, 1990. Balboni Paolo E. (a cura di): Educazione bilingue. Un progetto per le scuole equiparate dell'infanzia in Val di Fassa. Mondo Ladino. Quaderni 8, Istitut Cultural Ladin, Vich, 1993. Rifesser Th.: Die Schulordnung an den Schulen der zwei ladinischen Täler der Provinz Bozen/ Südtirol, I.P.L., Bozen 1992. 11